Dossier Di Bella



Qui il file epub da scaricare per leggere l'intero dossier in formato digitale (attenzione: il file contiene la versione iniziale, risalente a maggio 2011 e non aggiornata del dossier, mancano quindi alcune parti aggiunte successivamente). I siti della famiglia Di Bella, che oggi cura gli affari vendendo la cura miracolosa sono cambiati nel tempo e le pagine vengono spostate o cancellate. Qualche link potrebbe quindi essere non funzionante. Ho inserito, aggiornandoli, dei link a "web archive" (l'archivio del web che memorizza tutte le pagine di internet, anche quelle ormai scomparse) ma qualcuna può non esistere più. È ovviamente impossibile tenere aggiornati i link (le pagine web cambiano continuamente) però cercherò periodicamente di verificarli anche grazie alle vostre segnalazioni.

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Luigi Di Bella era un fisiologo nato in provincia di Catania nel 1912 e deceduto a Modena nel 2003.
Una valida carriera universitaria e una vita di studi non lo avevano mai portato alla ribalta come successe intorno alla fine degli anni ’90, nonostante già venti anni prima iniziò a tenere incontri scientifici parlando di una sua intuizione a proposito di certi farmaci risultati efficaci contro alcuni tumori. Si diceva in giro da tempo, quindi, che quest'uomo avesse scoperto una cura per il cancro valida e priva di effetti collaterali. Questa cura, che prese il nome dell'inventore, è detta "cura Di Bella" o "Metodo Di Bella" (MDB). La voce si sparse velocemente e nello stesso tempo anche stampa e televisione si accorsero di questo scienziato e delle sue "terapie". Eravamo nel 1997.

La sua casa fu presa d'assedio, non solo da centinaia di pazienti e famigliari di malati di cancro, ma anche da cronisti e giornalisti in cerca di scoop che nella vicenda ebbero un ruolo (negativo) fondamentale. L'aspetto del medico siciliano ebbe un ruolo fondamentale in tutta la vicenda. Egli ufficialmente non chiedeva soldi per le sue consulenze e per seguire le terapie (era richiesta un'offerta libera) ed aveva un aspetto rassicurante, da nonno sereno e tranquillo, nessuna aggressività né voglia di protagonismo (tipica invece di altri "alternativi"). La storia fece scalpore in tutta Italia e poi in tutto il mondo: testate come il Time o il Newsweek si occuparono di lui in maniera positiva ma altre testate (Wall Street Journal, Guardian), lo paragonarono alle statue della “Madonna piangente”, utilizzando anche luoghi comuni sull'Italia credulona e bigotta, la rivista Nature parla di "commedia all'italiana" ed il più noto oncologo italiano, Umberto Veronesi si disse "rassegnato e dispiaciuto". Trasmissioni televisive facevano a gara per ospitare Di Bella, tutti i giornali lo intervistavano, si parlava di lui quasi come di un nuovo genio incompreso quando ancora, in effetti, l'efficacia delle sue cure non era mai stata dimostrata ma solamente "raccontata".

L'emozione prese il sopravvento: cittadini che si organizzavano in raccolte di firme per chiedere la sperimentazione della cura Di Bella, famosi oncologi che lanciavano anatemi pubblici, ma Di Bella continuava a rispondere pacatamente e senza polemiche. Polemiche, risse e persino insulti facevano invece scontrare i due schieramenti: da una parte gli increduli e dall’altra coloro che avevano fede. Si organizzarono meeting e maratone televisive (che poi erano un'occasione di scontro feroce tra "scettici” e “credenti"). Tutto ruotava attorno alle persone che giuravano di essere guarite dal cancro con quella cura. Si mossero individui influenti e ci furono anche dei magistrati che ordinarono la somministrazione gratuita dei farmaci necessari alla terapia (che erano molto costosi) a chi ne avesse bisogno: fu il culmine della vicenda che portò la storia alla ribalta mondiale.

Qualcuno cavalcò l'onda dell'entusiasmo e si disse pronto ad andare fino in fondo. La pressione popolare e mediatica fu immensa e si giunse dove non sembrava possibile. Il costo dei farmaci del protocollo era molto alto e le famiglie dei malati dovevano sobbarcarsi sacrifici economici enormi per assicurare la cura ai loro cari. Carlo Madaro, pretore di Maglie, paesino del leccese, intimò la fornitura gratuita di quei farmaci ad un paziente malato e di conseguenza a chiunque ne avesse avuto bisogno: questa decisione scatenò ulteriori polemiche in quanto quella sentenza (corroborata da una perizia richiesta dallo stesso pretore) di fatto assegnava alla cura una certa credibilità che invece non era mai esistita in ambiente scientifico.
Ma il caso era ormai esploso. I farmaci che componevano il protocollo erano praticamente introvabili, si arrivò addirittura ad un mercato nero gestito dalla malavita in alcune zone del Paese ed i costi, già alti, lievitarono ulteriormente. Non si riusciva a mantenere la calma né dal lato dei sostenitori né da quello di chi chiedeva calma e pazienza: ormai era uno scontro diretto e di principio. "La cura Di Bella" fu l'argomento del giorno di quel periodo. Sia per strada che nei salotti della TV, nei telegiornali, in programmi dedicati e sulla stampa non si parlava d'altro: pro e contro si dividevano equamente, ma in fondo al cuore di chi era scettico di fronte all'ennesima promessa di guarigione batteva la speranza che fosse tutto vero. Come spesso accade in questi casi, non mancarono gli avvoltoi che piombavano sulla vicenda per interessi personali. Fino  quel momento Di Bella si era detto contrario (per vari motivi) alla sperimentazione, prima chiedendo garanzie, poi ritrattando la sua disponibilità, di nuovo una chiusura assoluta e nuovamente uno spiraglio, un comportamento che fu definito "ambiguo".

La pressione popolare andò oltre ogni immaginazione, tanto da spostarsi nelle aule di governo.
Analizzando i documenti relativi al caso, parere contrario alla sperimentazione fu dato dalla Commissione Unica del Farmaco in data 8 gennaio 1997 e 5 agosto 1997, dalla presidenza del Consiglio Superiore di Sanità in data 16 luglio 1997 e dall'assemblea generale del Consiglio stesso in data 19 dicembre 1997.
Nonostante tutto fu accettato di sperimentare la cura e l'allora ministro della Sanità, l'onorevole Rosy Bindi, giustificò con il "volere del popolo" un provvedimento urgente che autorizzasse la sperimentazione del protocollo Di Bella. Nonostante non vi fossero documentazioni ufficiali di efficacia, si cominciò a lavorare per programmare il protocollo di sperimentazione relativo alle cure del professore siciliano.

Iniziò così una delle pagine più buie, da una parte e dall'altra, della storia scientifica italiana. Buia perché un tale dispendio di energie umane, economiche e sociali non possono essere spese per qualcosa che non ha alcun fondamento. A prescindere dal risultato finale, prima di mettere in moto una macchina mastodontica come quella della sperimentazione ufficiale, avrebbe dovuto esserci almeno un elemento valido per ritenere "meritevole di interesse" una pratica medica non consolidata, altrimenti chiunque, in generale, abbia in testa "la cura per tutto" avrebbe lo stesso diritto di Di Bella di vedere questa sua “cura” sperimentata a spese della collettività. Nel caso di Di Bella, l'unico elemento "valido" fu la spinta popolare, ossia la “volontà del popolo” (ma anche volontà politica?).  Su questa incredibile storia Daniela Minerva scrisse un libro "La leggenda del santo guaritore" che sottolineava come un delirio, spinto da interessi personali e politici che approfittarono dell'ignoranza scientifica del paese, travolse l'Italia di quegli anni.

La sperimentazione di fase II (atta a stabilire l'eventuale efficacia di una cura sull'uomo) serviva a valutare se i risultati fossero stati sufficienti per passare ad una fase III che avrebbe confrontato il MDB con altri farmaci antineoplastici e a stabilire quindi se l'effetto fosse stato superiore agli attuali trattamenti per la malattia. Il processo di sperimentazione fallì perché non fu rilevato alcun effetto particolare nei confronti dei tumori e molti dei casi presentarono tossicità, avanzamento della malattia o decesso, e per questo furono tanti i casi umani che sospesero il protocollo di sperimentazione. Venne quindi stabilita l'inefficacia del metodo e l'implausibilità del passaggio ad una fase successiva di sperimentazione. La delusione per l'esito dell'esperimento fu cocente e dopo un iniziale disorientamento il gruppo Di Bella tornò all'attacco accusando gli sperimentatori di non aver agito con correttezza. In particolare si faceva riferimento al fatto che erano stati utilizzati dei prodotti scaduti e che molti dei farmaci somministrati contenevano impurezze, prima fra tutte le tracce di acetone, prodotto tossico che avrebbe falsato i risultati dei protocolli. La presenza di confezioni scadute fu certificata da un'ispezione dei NAS dei Carabinieri che segnalò l'accaduto a diverse procure. Questi ulteriori dubbi furono argomento di interrogazioni parlamentari e di altre polemiche. I sostenitori del MDB continuavano a sostenerne l'efficacia additando gli sperimentatori di complottare per demolire la cura, mentre gli accusati si difendevano affermando che la sperimentazione era stata condotta sotto il diretto controllo del professor Di Bella e che tutto ciò che era stato utilizzato aveva seguito le sue stesse indicazioni.
Nonostante tutto Di Bella non cambiò mai opinione:
"la mia terapia è l’unico mezzo che oggi consenta il trattamento medico del cancro."
L’unico?
"Sì: perché non ha tossicità; perché applicato tempestivamente porta alla guarigione; perché non c’è argomento scientifico serio che oggi possa affermare il contrario"(Intervista a Panorama, 21/09/2000, M. Tortorella)
Il 5 maggio 2005 l'allora ministro della sanità Storace chiede un parere al Consiglio superiore di sanità in quanto vorrebbe portare i farmaci necessari per il MDB in fascia A (rimborsabili quindi) e chiede inoltre se  vi fossero i presupposti per una nuova sperimentazione, allegando una relazione del prof. Di Bella che riassumeva le caratteristiche del suo metodo.
Il 20 dicembre arriva il no definitivo. Il Prof. Condorelli del CSS definisce il MDB non efficace e potenzialmente pericoloso. Le cartelle richieste dall'istituto ai Di Bella non arrivarono mai e fu stabilito, stavolta con molta più severità che non solo non era da ipotizzare una nuova sperimentazione ma il MDB doveva essere considerato un metodo non scientifico e non utile. Il presidente del consiglio superiore di sanità definisce "eretico" quel protocollo di cura del cancro e Il tribunale per i diritti del malato infine, definisce il MDB "inaccettabile e contrario agli interessi dei pazienti".

Dopo qualche mese di contrasti il clamore cominciò a spegnersi fino ad arrivare a oggi, in cui si assiste ancora alla somministrazione del MDB in maniera legale (i Di Bella sono medici), anche se lo stesso non è riconosciuto dalla medicina. Attualmente le redini del gruppo Di Bella sono tenute dai figli del defunto professore che hanno fondato anche un'associazione ed aperto un sito internet che mantiene i contatti con i seguaci della terapia. Questo è il sito che attualmente rappresenta il gruppo guidato dal figlio di Di Bella e che propone le cure anticancro a chi ne facesse richiesta. Ricordo ancora le mie impressioni del tempo: le teorie di Di Bella non erano totalmente campate in aria, ma avevano qualcosa di "plausibile", perché certi componenti del suo cocktail di farmaci avevano dimostrato qualche effetto antitumorale (alcuni solo "in vitro", ossia a livello sperimentale) e tra le sostanze vi era anche un chemioterapico. Esistevano oltretutto molte testimonianze aneddotiche di efficacia. Poi fu il momento delle polemiche. La sperimentazione, si disse, non fu fatta come Di Bella prevedeva, le forze dell'ordine avevano riscontrato molte irregolarità e si mossero pretori e giudici.

I miei ricordi di quel periodo sono abbastanza precisi.
Il destino è proprio buffo. Stavo vivendo le stesse sensazioni di chi oggi vede le testimonianze a favore dei “guaritori” e si chiede le stesse cose, immagina complotti e ragiona in maniera errata. Non potevo quindi non studiare il caso Di Bella, non solo per ovvi motivi "divulgativi" ma anche per un motivo personale. La vicenda Di Bella pian piano scomparve nell'oblio (anche se oggi si continua a praticarne la terapia) ed in pochissimi continuano a parlarne. Così è giunto il momento di capire fino in fondo cosa successe: un modo di chiudere i conti con i miei dubbi di studente e con i dubbi di tanti altri che non conoscono a fondo la vicenda. Fu tutto un bluff o davvero esisteva un complotto che voleva nascondere la rivoluzione nel campo della cura del cancro? Di Bella era solo un ciarlatano o fu un genio affossato da poteri fortissimi capaci di condizionare uno studio scientifico? E ancora, la terapia Di Bella guarisce dal cancro o è inutile? Ed eccoci giunti ai giorni nostri.

Ho cercato di ricostruire la vicenda, studiare le carte, le "prove", la documentazione e gli studi scientifici. Un lavoro immane. Ho provato a cercare anche qualcuno che avesse avuto esperienza diretta come malato con il MDB. Ho studiato la perizia effettuata per il tribunale che doveva decidere se questa terapia fosse efficace e quindi giustificasse la scelta di assegnare gratuitamente i farmaci a chi ne avesse fatto richiesta. In questo caso posso anticiparvi che l'esito della perizia è, a mio modo di vedere, strabiliante, e per me è stato un colpo inaspettato. Ho anche contattato direttamente il figlio del prof. Di Bella, Giuseppe, chiedendogli di inviarmi casi di guarigione o miglioramento evidente ed ottenuto esclusivamente con il MDB.

Potrei essermi perso qualcosa e quindi qualsiasi elemento nuovo sarà benaccetto, ma si parte da dov'ero rimasto. Per rendere tutto più comprensibile ho pensato di creare uno schema in maniera che ogni lettore possa non solo capire i vari passi della vicenda ma leggerli con calma, rimandando ad un secondo momento i capitoli successivi. La storia può essere a tratti ingarbugliata ma spero di renderla comprensibile sia cronologicamente che dal punto di vista medico. Un fattore curioso della vicenda è che negli anni successivi alla sperimentazione non è mai stato spiegato dettagliatamente cosa successe, nemmeno da parte di quel governo che autorizzò la sperimentazione. Sono usciti vari libri che raccontavano di Di Bella, della storia e degli esperimenti, tutti a favore del professore e tutti che descrivevano come "scorretta" e manipolata la vicenda che lo riguarda, ma a parte le dichiarazioni ufficiali del governo non è mai stato pubblicato un testo che cercasse di scavare a fondo per capire in maniera equilibrata se davvero ci si fosse trovati davanti ad una genialità demolita o ad una ciarlataneria smascherata. Proverò qui, per la prima volta, a fare maggiore chiarezza.

Aggiungerò le mie opinioni ma solo alla fine, perché ho il dovere di dare il mio giudizio da medico. Ho cercato però di lasciare tanto spazio alle considerazioni di chi legge (sono anzi curioso di sapere cosa si percepisca della vicenda Di Bella prima della lettura di queste righe e cosa si penserà dopo). E’ stato un lungo viaggio che mi ha impegnato tanto ma anche un’esperienza che ha risposto ad uno dei dubbi che ho portato con me in questi anni di professione. Spero che possa essere utile anche ai dubbi di tante altre persone.

Si è concluso anche un sondaggio conoscitivo che ho inserito nel blog (senza alcun valore statistico, oltretutto per dei limiti del sistema alcuni hanno votato più volte), alla domanda 
Cosa pensi del "Metodo Di Bella"?
la maggioranza (235 voti, il 38% dei votanti) ha risposto che se la sperimentazione è fallita vuol dire che non funziona, più o meno simili quelli che pensano sia una ciarlataneria (112, il 18%) e quelli che non credono possa essere un metodo anticancro efficace (100, il 16%) ma hanno ancora dubbi. Interessante il numero di votanti che non conoscono il metodo (61, il 9%) nonostante questo sia stato per mesi la notizia più importante in Italia. Infine gli "irriducibili" del complotto, quelli che pensano che il metodo sia sicuramente efficace ma vittima di un boicottaggio (in 60, il 9%) ed infine quelli che credono possa avere qualche effetto ma non ne sono sicuri (48, il 7%).

Discuterò subito di due aspetti della vicenda. Il primo è l'atteggiamento ed il comportamento del gruppo Di Bella, aspetto che inizialmente ha giocato tantissimo a favore del professore siciliano (l'aspetto mite, l'offerta libera richiesta per le visite, lo "status" di perseguitato) mentre negli ultimi anni decisamente contro il gruppo guidato dai figli che ne ha ereditato l'attività. Parlerò poi dell'aspetto forse più delicato ed importante a proposito di cure "alternative": l'efficacia. Una cura non scientifica funziona o no? Lo vedremo insieme. Intanto cerchiamo di capire cosa sia la " terapia Di Bella".

Metodo Di Bella, cos'è?

Il cosiddetto metodo Di Bella (MDB, cura Di Bella, multiterapia Di Bella, terapia biologica Di Bella, sono tutti sinonimi), è costituito da un insieme di farmaci e vitamine che, secondo le dichiarazioni di chi lo aveva inventato, era capace di curare i tumori maligni senza particolari effetti collaterali. Pochi sanno che oltre all'utilizzo come terapia anticancro il gruppo ora gestito dai figli di Di Bella afferma di poter curare anche altre malattie quali l'epatite C, il morbo di Alzheimer, la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson ed il morbo di Crohn, oltre a malattie autoimmuni e neurologiche.


La composizione del MDB è spiegata nello stesso sito ufficiale curato dai figli del medico:
I principi terapeutici costituenti l' MDB, sono Somatostatina-octreotide, Retinoidi, Vitamine E, D, C, Melatonina, Bromocriptina, microdosi di antiblastici (chemioterapici, ndr)
Nonostante Di Bella ed il suo staff affermino che l'uso della somatostatina fosse una costante della "cura", l'analisi delle cartelle dell'archivio del prof. Di Bella mostrava come questa sostanza fu utilizzata costantemente a partire dal 1989 (e mai usata prima del 1979). Tra la "cura" degli anni '70 e quella degli anni '90 vi sono differenze importanti ed a volte totali (fino al 1980 ad esempio, la cura non prevedeva quasi mai le vitamine o il chemioterapico). In realtà, anche "l'origine" di questo metodo non è sufficientemente chiaro.
Non esistono infatti studi specifici e prolungati sulle sostanze che compongono il protocollo che sembra "comparso dal nulla" senza alcuno studio pubblicato. Lo stesso Di Bella raccontava ai convegni che era giunto alla conclusione del potere antitumorale della melatonina "per caso". Nonostante l'ostentata preparazione scientifica del defunto professore, lo stesso ha compiuto errori grossolani, come quello del definire ripetutamente la melatonina come "insolubile in acqua", tanto da brevettare una sua forma particolare (coniugata) per sorpassare questo ostacolo. Peccato che la melatonina è solubile in acqua e la forma brevettata da Di Bella non cambia la sostanza delle cose. La "formula" della melatonina di Di Bella, inoltre, ha nella sua descrizione un errore che la rende irreale, chimicamente impossibile.
La formula della melatonina brevettata da Di Bella. Il "legame idrogeno" (le due "H" unite dalla linea ondulata, a sinistra) è chimicamente impossibile.

In un video racconta di aver incontrato un amico di una collega universitaria malato di tumore e dopo una non ben specificata assunzione di melatonina, "stette meglio". Nel corso degli anni, il prof. Di Bella ha utilizzato più di 150 farmaci diversi, fatto che sottolinea l'assoluta inesistenza di un vero e proprio "metodo" quando di tentativi disordinati ed ingiustificati di raccogliere le proprie idee.
L'intero "protocollo" che compone la cura, le dosi, la posologia, la durata dei trattamenti, non ha avuto nessuna statistica né valutazione indipendente, né altri studiosi sono arrivati alle conclusioni di Di Bella.

In ogni  caso, il razionale del MDB non è (come ho già detto) per nulla "folle" e per questo ho sempre avuto una curiosità particolare per questa storia, apparentemente diversa da quelle dei guaritori che tratto di solito; diciamo che l'intuizione di per sé ed in linea generale non è scorretta, ma sono gli effetti che fanno testo. Potremmo dire quindi che l'idea di base può avere alcune intuizioni teoricamente valide ma da questo all'applicazione sul vivente c'è davvero un abisso. Alcune delle sostanze che formano il cocktail hanno mostrato sia in via sperimentale, sia sull'uomo, una teorica attività antitumorale per alcune forme di malattia. Il limite dell'idea è che non erano mai stati dimostrati effetti per "l'insieme" dei componenti e che anche per i singoli ingredienti l'effetto antitumorale è limitato, incostante e spesso inesistente, non vi era prova cioè che le sostanze assieme o singolarmente, avessero un particolare effetto contro i tumori e soprattutto contro tutti i tumori (ed altre malattie che indicava Di Bella). Una sostanza che potenzialmente possiede poteri antitumorali può non avere effetto all'atto pratico oppure può avere effetto solo in associazione ai chemioterapici, o ancora, ha un effetto molto lieve da sola e così via (e ciò è accaduto un'infinità di volte, è a questo che servono le ricerche scientifiche). Scienficamente quindi i numerosi esperimenti sulle sostanze singole o associate, non hanno mai mostrato alcuna attività significativa nei confronti dei tumori in generale. Non vi è quindi alcun motivo per considerare "curativo" il metodo messo a punto in maniera arbitraria dal prof. Di Bella.

A quanto dichiarato a più riprese dai Di Bella, uno dei punti più importanti del metodo sarebbe l'inibizione dell'ormone della crescita (detto GH, Growth Hormone o somatotropina, è un ormone che stimola la crescita cellulare e quindi l'accrescimento fisico dell'organismo) tramite la somatostatina.

Tratto dal sito metodo Di Bella (sottolineature mie)
In vitro o in cavie, livelli elevati di questo ormone (che ha la capacità di far proliferare sia cellule normali che neoplastiche con la sua azione "mitogenica", in fondo è questa la sua funzione nell'uomo) sono stati capaci di produrre neoplasie e quindi un suo ruolo nella genesi e nella proliferazione dei tumori è stato ipotizzato da tempo, negli anni '70 si ipotizzò per esempio che questo ormone potesse avere un ruolo nella genesi di  tumori del sangue (come le leucemie), ipotesi poi smentita in studi successivi.
Studi epidemiologici e che hanno esaminato pazienti (anche pediatrici) ai quali veniva somministrato il GH a scopo terapeutico non hanno evidenziato alcun rischio di aumento dello sviluppo di tumori, nemmeno con livelli elevati di questa sostanza nel sangue. Vista la presenza di un lieve aumento di recidive in persone che erano già state affette da tumore, soprattutto di tipo intestinale, gli studi proseguono anche oggi. In ogni caso non vi è una netta evidenza che nell'uomo questo ormone possa intervenire in senso favorevole nello sviluppo dei tumori maligni. Una delle osservazioni iniziali riguardo questo "rischio" legato alla presenza di ormone GH è quella relativa agli individui affetti da acromegalia, una malattia caratterizzata proprio dall'importante aumento dei suoi livelli nel sangue: non presentano un'incidenza di tumori maligni più elevata rispetto alla popolazione generale. L'uso della somatostatina nella cura del cancro è stato prima ipotizzato e poi sperimentato negli anni passati. Sono stati osservati alcuni risultati nella cura di certe neoplasie del sistema nervoso ed in certi tipi di tumore chiamati "neuroendocrini" ma i risultati non sono mai stati costanti (tanto che riveste notevole importanza la ricerca di "recettori per la somatostatina" in questi tumori che in questi casi è utilizzata), così come altri esperimenti hanno mostrato assoluta inefficacia (sia nei riguardi della sopravvivenza che sulla qualità di vita) della somatostatina nella cura di altri tipi di tumore, come quello mammario. Risultati deludenti quindi.
Uno studio recente, ha evidenziato inefficacia della somatostatina anche nei tumori della prostata. Stessa inefficacia dei cosiddetti "analoghi" della somatostatina utilizzati come prevenzione delle recidive da cancro mammario (per precisione esistono analoghi della somatostatina che hanno mostrato un'efficacia maggiore di quella mostrata dall'octreotide) o come cura di prima scelta: nessun beneficio. In uno studio, in combinazione con la chemioterapia standard (ed in una classe di pazienti ben precisa, quella positiva ai recettori per la somatostatina), la sostanza ha dimostrato efficacia nel prolungare la sopravvivenza solo in tumori polmonari in fase iniziale. Una revisione degli studi più attendibili (per esempio che contengono un paragone tra octreotide e placebo e che esaminano un campione di pazienti sufficientemente numeroso), ha selezionato alla fine tre studi, in uno di questi l'octreotide migliora (di poco) la sopravvivenza da tumore epatocellulare (un tumore al fegato), negli altri due no. In nessuno dei tre studi il farmaco ha diminuito la massa tumorale o ne ha causato la regressione. Grossi dubbi anche sull'effetto antiangiogenico (cioè che sfavorisce la crescita di vasi sanguigni, tattica ipotizzata per curare i tumori) della somatostatina e dei suoi analoghi, vi è un effetto antitumorale ma bilanciato da un contemporaneo effetto di stimolo nei confronti della crescita tumorale. L'evidenza scientifica quindi, è abbastanza forte: se potrebbe essere teorizzabile un'azione terapeutica della somatostatina e dei suoi analoghi sui tumori, nell'applicazione pratica questa azione non si è dimostrata reale. La somatostatina quindi, non è da considerare (tranne rare eccezioni come nel caso dei tumori neuroendocrini) un antitumorale efficace nell'uomo (questo è quello che risulta da anni di ricerche e numerosi e ripetuti studi). Anche altre sostanze che hanno un'azione simile alla somatostatina (inibiscono i fattori di crescita) sono da tempo sperimentate nella cura dei tumori (ed alcune di esse utilizzate correntemente) ma anche in questo caso i risultati sono discussi (sopravvivenza scarsissima) e le indicazioni molto limitate. Una revisione recente degli studi realizzati sulla somatostatina nella cura del cancro è giunta alle stesse conclusioni: effetti nulli o modesti, scarsissima attività antitumorale, inefficacia curativa (tranne nei tumori neuroendocrini che prevedono già da tempo l'uso di questa sostanza).

Non vi sono particolari evidenze di efficacia sull'uomo nemmeno per gli altri componenti del "cocktail" usati singolarmente. La melatonina ad esempio, sembra avere (ma gli studi non concordano) un effetto preventivo nei confronti di alcuni meccanismi di sviluppo del tumore mentre l'effetto curativo sembra legato soprattutto ad un miglioramento degli effetti collaterali della chemioterapia. Bisogna ricordare che alcuni componenti del "cocktail" Di Bella sono correntemente utilizzati in oncologia, non in generale ma su alcuni precisi tipi di tumore come la ciclofosfamide (è un chemioterapico) ed i retinoidi che trovano uso in alcune forme di leucemia. Nel metodo si usano anche farmaci antiormonali in tumore che tipicamente sono trattati in questo modo (mammella, prostata, tumori ipofisari), elemento che fa assomigliare il "metodo" ad un continuo tentativo di cura ma mai costante e definitivo, più che un "metodo" quello di Di Bella assomiglia ad un insieme di cure mescolate senza un senso o una logica terapeutica. Per curare un tumore che produce prolattina, per esempio, si utilizza già normalmente, un farmaco "antiprolattina". Di Bella fa la stessa cosa, non si capisce quindi in cosa consisterebbe la sua "scoperta".

Alcune delle sostanze somministrate, intervengono (come abbiamo visto prima per la somatostatina) direttamente nei processi di differenziazione e crescita cellulare che è uno degli aspetti più duri da interpretare quando si parla di tumore. Gli estrogeni, la prolattina, la melatonina, hanno un ruolo nella crescita delle cellule, nelle loro divisioni e nella loro morte (detta apoptosi).
Stesso discorso per la somatostatina, che ha la capacità di regolare la crescita cellulare. Per questo motivo sono state ripetute diverse ricerche che miravano a testare le capacità della somatostatina nella cura del cancro, da sola o in associazione alla chemioterapia. Ma come abbiamo visto gli studi hanno confermato che nonostante la capacità teorica, clinicamente non vi è alcun effetto (né curativo né in termini di sopravvivenza) significativo da parte di questa sostanza (da ribadire che in alcuni tipi di tumori sensibili alla sostanza, la somatostatina è già utilizzata in oncologia). Le vitamine contenute nel cocktail avrebbero invece lo scopo di rafforzare l'azione delle altre sostanze.

I retinoidi, altro componente del "cocktail" Di Bella, sono sostanze che appartengono al gruppo della vitamina A, intervengono in numerosi processi del nostro organismo ma a dosi elevate possono avere effetti teratogenici (che provocano malformazioni), citotossici (che danneggiano le cellule) e mutagenici (che causano mutazioni cellulari, anche tumorali). Molte cellule del nostro corpo hanno "recettori" per queste sostanze (ovvero rispondono alla loro azione). Il loro uso nelle terapie oncologiche è stato sperimentato in diverse forme tumorali, in alcune l'effetto è stato modesto, in altre (come la rara leucemia promielocitica acuta) sono stati molto positivi, tanto da rappresentarne la terapia d'elezione da diversi decenni. L'uso di retinoidi in vari tipi di tumore è stato sperimentato anche in studi in larga scala ed il loro studio sui tumori più comuni non ha mai avuto grossi risultati (per esempio nel tumore polmonare o in quelli di testa e collo). Si è provato quindi a studiare l'uso di questa sostanza in alcune forme tumorali sfruttando le caratteristiche genetiche dei pazienti più "responsivi" (che per esempio avevano un tipo di tumore con molti recettori per la sostanza) ed è stato ottenuto qualche risultato promettente. Sembra che l'acido retinoico possa infatti migliorare l'efficacia della chemioterapia in alcuni tumori (mammario ad esempio) in donne con tumore dotato di un tipo di recettore specifico ed anche ricerche recenti hanno confermato come l'acido retinoico abbia effetto solo per alcuni tipi di tumore negli stadi iniziali ed a dosi precise nell'ordine di µM (molto più basse di quelle somministrate in genere con il MDB che sono nell'ordine dei grammi, in genere 0,25 gr). Su cellule già tumorali o avanzate l'acido retinoico non ha avuto nessun effetto.

Vi è anche la presenza di un chemioterapico (quasi sempre ciclofosfamide) già normalmente utilizzato in oncologia. Di Bella lo utilizzava ai dosaggi già usati nei normali protocolli chemioterapici. Da notare come secondo il medico modenese sia "deleterio" sottoporsi a chemioterapia quando egli stesso somministra un chemioterapico ed agli stessi dosaggi tradizionali.

Ciclofosfamide in terapia di mantenimento oncologica: 50-200 mg al giorno (dalla scheda tecnica del farmaco)
Ciclofosfamide nel MDB: 50-100 mg al giorno (dal sito della Fondazione Di Bella)

La ciclofosfamide non è l'unico farmaco utilizzato normalmente in oncologia che Di Bella prescrive e questa è una contraddizione evidente, visto che è nota l'avversione dei Di Bella nei confronti dei farmaci usati tradizionalmente tanto da fargli affermare che effettuare chemioterapia pregiudica l'efficacia del suo metodo.

Altra contraddizione nel metodo: si utilizza la somatostatina che inibisce l'ormone GH ma anche la melatonina che stimola la produzione dello stesso ormone.
Il razionale del MDB quindi non è teoricamente assurdo (anche se ha basi sperimentali praticamente inesistenti). Di Bella in fondo pretende di aver scoperto un metodo rivoluzionario di cura dei tumori mescolando sostanze senza effetti antineoplastici ad altre già utilizzate in alcune forme tumorali che egli usa in maniera generale, senza averne sperimentato gli effetti e con un "protocollo" di sua invenzione arbitrariamente scelto come "curativo".

Quando per la prima volta sentii parlare di metodo Di Bella ricordo di esserne rimasto affascinato. Mi ero appena laureato e le spiegazioni che sentivo ai tempi in televisione non mi lasciavano indifferente: quella cura aveva un motivo di esistere, doveva essere sperimentata, certo, ma non si parlava di improbabili cure con il bicarbonato o con assurdi intrugli che invece ritroviamo oggi.
Ecco perché nella mia mente ho sempre conservato in un angolino il dubbio. Per questo studiare il metodo Di Bella è sempre stato un mio obiettivo e non ci sarei mai riuscito fino in fondo se non fossi stato spinto da alcuni di voi a scrivere questo articolo: approfondire e studiare un argomento dovrebbe servire proprio a questo, a portar luce sui propri dubbi.
A questo punto, visto che il metodo Di Bella prevede espressamente di non somministrare altri farmaci che non siano appartenenti a quelli previsti dal metodo stesso (chemioterapia compresa che anzi viene sconsigliata anche se poi è somministrata con la "cura"), si può capire come sia importante stabilire con certezza se affidarsi a questa presunta cura sia sicuro ed efficace e non invece un azzardato salto nel buio. 

Le statistiche

Qualsiasi ricerca, anche la più banale, deve condurre a delle conclusioni ed il modo migliore per estrarre dai numeri un risultato generale è compiere un calcolo statistico che non è un mero calcolo aritmetico ma deve analizzare diverse varianti. Nel caso della sperimentazione di un farmaco è bene valutare la sua efficacia nei vari tipi di tumore (un farmaco può essere efficacissimo nei confronti di un tipo di tumore e assolutamente inefficace in un altro), l'efficacia da solo o in associazione con altri farmaci (una sostanza può essere poco efficace da sola ma aumenta l'efficacia di un'altra), la sopravvivenza (un farmaco può rallentare il decorso della malattia di pochi mesi o di anni e bisogna confrontarlo quindi con gli altri farmaci a disposizione), la tossicità, eccetera. A questo serve la statistica. Una delle mancanze più importanti riguardo le medicine alternative (specie quelle che affermano di curare il cancro) è proprio il rilevamento statistico.

Nel caso del MDB la statistica non esiste. Non vi sono dati conservati sistematicamente e catalogati in maniera completa, non c’è puntuale presenza di eventuali cure effettuate in precedenza, il decorso ed il follow-up (cioè l’evoluzione della malattia successiva alla cura) analizzati per trarre delle conclusioni mancano, i numeri sono spesso "nudi e crudi" pertanto non è facile farsi un'idea d'insieme ma bisogna analizzare i casi singolarmente. Questa è una pecca gravissima che non può passare inosservata. Il problema si pone anche perché conservare dei dati non è un'impresa difficile. Oggi esistono i computer e basta catalogare ordinatamente tutti quei casi con i quali si è venuti a contatto per contare su una mole di numeri sufficiente a trarre delle conclusioni. L'unica statistica controllata disponibile è quella relativa alla sperimentazione nazionale. Non stupisce a questo punto una dichiarazione del prof. Luigi Di Bella che, ancora in vita, pronunciava frasi disarmanti come quella detta durante un convegno a proposito di statistiche:
"...per me basterebbe un caso positivo su un milione negativi, per dire non che quella sia legge ma per dire: io debbo trarre lo spunto da quello che è stato fatto per avere la guarigione in questo caso, studiamo!..."
Gli unici dati forniti dal gruppo Di Bella invece sono molto generici, spesso non fanno riferimento ad eventuali terapie effettuate prima della cura, altre volte non si conosce bene la storia del paziente. Si assiste spesso a dichiarazioni personali di ammalati non suffragate da documentazione.
Uno degli aspetti più significativi è che esistono casi definiti "risolti" o "migliorati" che non hanno nemmeno un esame istologico della neoplasia "curata" (e quindi non si ha nemmeno la certezza che un determinato paziente fosse affetto da tumore maligno).
Sulla incredibile mancanza di statistiche non è facile trovare una risposta che la giustifichi. Qualcosa ho trovato nel forum gestito dai figli del prof. Di Bella. A firma di uno di loro infatti, c'è la risposta ad un utente che chiede proprio se non sia il caso di catalogare e studiare statisticamente i presunti casi risolti:


In pratica la "raccolta dati" sarebbe impossibile perché manca il tempo per farlo e perché sarebbe inutile (testualmente "lascia il tempo che trova").
La risposta è palesemente evasiva.
Non avendo possibilità di studiare le statistiche non si ha quindi nemmeno una base sulla quale definire efficace o meritevole di approfondimento la cura del gruppo che propone il MDB. La cosa più eclatante è che senza statistiche nemmeno il gruppo Di Bella può parlare di "efficacia" o "risultati" : questi infatti non si misurano "a spanne" o per sensazioni ma in maniera precisa, più attendibile che si può.
Per avere quindi un'idea dei risultati della cura proposta dal professore Di Bella, mi sono basato sui documenti pubblici disponibili, sulla perizia effettuata da medici per il pretore di Maglie e sulle dichiarazioni degli esponenti del gruppo che propone la teoria.
Una delle fonti più abbondanti di documentazione (e più "attendibili" in quanto preparate dallo stesso staff Di Bella) è il sito dell'omonimo gruppo. Tra dichiarazioni di efficacia, attacchi alla medicina e spazio alle testimonianze, c'è anche qualche documento interessante.

Un insieme di studi ad esempio.
Troviamo elencate delle ricerche che, secondo il gruppo Di Bella, sarebbero "conferme scientifiche del potenziale antitumorale del MDB". Sono riportati alcuni studi dal 2003 al 2006.
Così vado a leggere queste ricerche per trovare queste presunte conferme che io consultando la letteratura scientifica non avevo trovato.
Devo dire che questo elenco ha poco a che fare con "il metodo Di Bella", anche qui mi sembra ci sia una forzatura, come inserire ricerche che ad esempio evidenziano il ruolo degli antiossidanti nella dieta per prevenire certi tumori (concetto ben conosciuto dalla medicina e pubblicizzato, oltretutto).
Inoltre, che bisogno avrebbe il Metodo Di Bella di una ricerca che sottolinea l'efficacia di alcune vitamine (tra le quali i carotenoidi) nella prevenzione del rischio di cancro polmonare e, soprattutto, cosa c'entra questo con le "conferme scientifiche del potenziale antitumorale del MDB"? Gli studi elencati infatti non confermano assolutamente il presunto potenziale del MDB ed in alcuni casi addirittura lo negano.

Il primo studio dice che non ci sono evidenze di effetto dei singoli componenti (ma anzi alcuni gravi effetti collaterali dei retinoidi):
"in all prospective randomized chemoprevention trials (CARET, ATBC and PHS) no significant evidence of benefit for supplementation with alpha-tocopherol, beta-carotene or retinyl palmitate was reported". (Trad: ""In tutti gli esperimenti prospettici randomizzati di chemioprevenzione...non è stato riportato nessun beneficio significativo per l'integrazione con alfa-tocoferolo, betacarotene o acido retinoico")
il secondo che sembra esserci un risultato benefico della dieta con sostanze antiossidanti (carotenoidi, flavonoidi, vitamina E) nella riduzione del rischio di cancro polmonare (e cosa c'entra la riduzione del rischio con la cura del cancro?) in uomini che fumano; il terzo parla di traumi genitali in pazienti trattati per tumore prostatico ed analizza il ruolo degli alimenti nel rischio e nella prevenzione dei tumori prostatici, e così gli altri. In uno studio si evidenzia che con un basso apporto di vitamine, gli effetti collaterali della chemioterapia sono più importanti, in un altro si studiano le vampate di calore in donne con precedente diagnosi di tumore mammario... ripeto: cosa c'entra tutto questo con le ricerche che "comprovano l'attività antitumorale di ogni singolo componente del MDB"?
Sono studi che sembrano cercati a caso: inserisci "cancer, retinoids, beta carotene", in un motore di ricerca e copi/incolli tutto quello che appare anche se non ha nessuna attinenza con l'argomento che vuoi trattare.

Uno studio che "comprova il potenziale antitumorale di ogni singolo componente del MDB" che invece...lo smentisce.
C'è anche un lavoro (lo studio originale è stato pubblicato in una rivista di basso "impact factor") sull'efficacia del MDB sui tumori polmonari. Le statistiche per questo tipo di tumore ci dicono che la sopravvivenza ad un anno dalla diagnosi è di circa il 35%.
Secondo lo studio di un medico che segue il metodo di Di Bella (effettuato su pochi casi in verità, 28)  invece, la sopravvivenza con l'applicazione della loro terapia ad un anno è di circa il 51% (sopravvivenza di 9,4 mesi in media per pazienti trattati con chemioterapia contro 12,9 per quelli dello studio). Il risultato sarebbe insomma un aumento di sopravvivenza di più di tre mesi in metà dei pazienti, utilizzando comunque sempre un chemioterapico, anche se a basse dosi. Un risultato che, seppur non del tutto negativo, di certo non può essere definito "eclatante" per efficacia soprattutto se andiamo avanti con il tempo e leggiamo la sopravvivenza a 2 anni dei pazienti curati con il MDB che, secondo questo documento, è stata del 21,1%. Come riferimento si sappia che, con le cure standard, abbiamo una sopravvivenza a 5 anni del 7-9% (per la classe IIIb di tumori polmonari), risultato quindi poco "evidente" (e che non valuta la sopravvivenza a 5 anni, più attendibile)  ma che al limite meriterebbe approfondimento.


Questioni di forma

Per quanto riguarda gli aspetti formali del gruppo Di Bella (esiste al mondo una sola associazione che può definirsi "riconosciuta" e che è rappresentata dai figli del defunto creatore del metodo) anche qui ho molti dubbi. Nel forum gestito dallo stesso gruppo, che a quanto pare è "moderato" direttamente da uno dei figli del professore, si leggono affermazioni assolutamente imbarazzanti. Si parla di "bufala delle vaccinazioni", si attaccano violentemente "Big Pharma", l'oncologia, la medicina ufficiale: si assiste cioè al campionario di argomentazioni tipiche del peggior complottismo internettiano ed anche questo non fa per niente bene alla causa. Ciò che su quelle pagine si afferma è senz’altro fuori da ogni ragionevolezza. Si legge spesso, ad esempio, della proibizione di assumere qualsiasi farmaco (anche banale, come gli antiacidi) che non faccia parte del cocktail Di Bella ma nello stesso tempo si prescrive al paziente di assumere decine di farmaci (anche 20 compresse di melatonina al giorno e si arriva a più di 30 compresse, bustine, iniezioni, ed altro da assumere giornalmente!), alcuni molto potenti e con effetti collaterali importanti. La cura sarebbe "prescrivibile" solo da "medici approvati" dei quali poco si sa (perchè? Se la cura funzionasse dovrebbe farlo a prescindere dal prescrittore), come se fossero padroni di una formula magica e lo stesso acquisto dei prodotti dovrebbe avvenire nelle farmacie "consigliate", eppure lo stesso Di Bella rilascia ricette "standard" in fotocopia, perchè nessuno potrebbe prescrivere la sua terapia visto che egli stesso la prescrive fotocopiando l'elenco dei farmaci che sono praticamente identici da una persona all'altra (posseggo 10 ricette, tutte fotocopie)?

 

Due prescrizioni di Giuseppe Di Bella per due pazienti diversi,
stampate al computer, eppure la cura non sarebbe prescrivibile da medici "non autorizzati".

Non si capisce nemmeno il motivo per il quale alcuni farmaci del "metodo" dovrebbero essere preparati galenicamente (significa "manualmente", in laboratorio) dalle farmacie consigliate. Di Bella sostiene che solo così si otterrebbe un prodotto di qualità ed efficace ma questo si scontra con la logica: una farmacia non potrebbe mai avere i macchinari e le strutture che permettono una preparazione precisa e standardizzata come quella di una grande azienda.
Ma non finisce qui.

Si mantiene il paziente in una sorta di "regime" rigido all'inverosimile: se i farmaci non sono assunti in maniera perfettamente aderente alle prescrizioni, se non sono acquistati dove dicono i Di Bella, se non sono prescritti da loro o chi per loro e se presentano una minima differenza da quanto consigliato, si dice, la cura potrebbe non funzionare, tanto che molti pazienti sono costretti a preparare foglietti, promemoria, video di istruzioni e veri e propri manuali per poter seguire la cura. Per consigli o chiarimenti deve essere consultato Giuseppe Di Bella in persona o i medici da lui autorizzati dei quali non bisogna divulgare i nominativi. Una sorta di corporazione segreta proprietaria di una ricetta misteriosa, insomma. Ma questa ricetta avrebbe poteri miracolosi, divini, mai raggiunti da nessuna cura medica al mondo, sarebbe capace di guarire tutti i tipi di tumore nel 100% dei casi. Lascio giudicare al lettore l'entità di questa affermazione.

Dal forum del sito di Di Bella (nov 2014): la cura funziona in tutti i tumori e li guarisce totalmente.

Sono posizioni estremiste, incomprensibili, ingiustificate, pericolose per la salute e tipiche di altre cure non scientifiche.
Nella home page del sito, inoltre, vengono riportate come notizie da "rassegna stampa" pagine tratte dai peggiori siti di disinformazione presenti su internet come "disinformazione.it" (per chi non lo conoscesse è uno dei siti più estremisti in fatto di complottismo, misteri, medicine alternative), che infatti è un marchio di inattendibilità, e questo lo posso affermare senza possibilità di smentita stupendomi contemporaneamente di ritrovarli come fonti ufficialmente citate dal gruppo Di Bella.

Perché una presunta terapia antitumorale "efficace" avrebbe quindi bisogno di ricorrere a questo tipo di appoggi? Che senso ha per una terapia che vorrebbe ricevere un riconoscimento scientifico, affiancarsi a personaggi, affermazioni e teorie che tutto sono tranne che scientifiche?
Colpisce anche il continuo "dissociarsi" dalle cure alternative e dai ciarlatani "il metodo Di Bella non ha nulla a che fare con le pozioni" ripetono ossessivamente nel loro sito i figli del professore, eppure si pesca a piene mani proprio nei siti dei ciarlatani, si citano come "rassegna stampa" articoli dei siti "paranormali", si cerca appoggio in riviste e giornali di livello infimo e sono numerose le apparizioni di Giuseppe Di Bella in convegni dedicati al paranormale o con veri e propri guaritori tra i partecipanti. Perchè?

Anche i Di Bella utilizzano l'argomentazione del complotto per spiegare il disinteresse della medicina e dell'industria nei confronti della loro "scoperta".
Può essere interessante leggere parte di una risposta data da Adolfo Di Bella ad un utente che pone una domanda semplice e diretta che, riassunta, può essere: come mai le multinazionali rifiuterebbero una scoperta del genere che frutterebbe miliardi su miliardi e, soprattutto, chi gestisce queste industrie rifiuterebbe queste cure anche per se stesso e per i propri familiari? E' una domanda che mi pongo spesso anch'io quando appare l'ennesima terapia alternativa anticancro.
La risposta di Adolfo Di Bella (compare nel forum del sito ufficiale) è questa (sintesi):
Molti anni fa ci siamo posti queste domande, che ci lasciavano confusi per la difficoltà di trovare risposte convincenti. [...]. Una volta che si sia entrati a far parte di quei ristretti consessi che oggi governano il mondo, subentra una smania di onnipotenza, una sensazione di "invulnerabilità", che confinano con forme maniacali. Si crede cioè che il potere e l'impunità difendano da qualsasi male. Quando questo arriva, ci si riduce come Don Rodrigo quando scopre il primo bubbone: da potente si trasforma in uno dei tanti anonimi colpiti dalla malattia e, per mano del Griso di turno, finisce nel lazzaretto come un pezzente qualsiasi. La congrega esala sui singoli - uomini esclusivamente sotto il mero profilo biologico - e si fa quasi essere autonomo, mostruoso Moloch senza volto. Se una guerra atomica fino ad oggi si è evitata, questo lo si deve unicamente al fatto che anche i soci della confraternita ci andrebbero di mezzo. Ma il cancro non è che una eventualità, che si spera capiti sempre e solo agli altri. Qualcuno sa comunque che ha una possibilità e anche dove andarla a trovare. [...]
Adolfo Di Bella
Nei racconti di Di Bella e dei suoi figli compaiono anche misteriosi (a detta dei protagonisti) attentati, avvelenamenti, boicottaggi, pedinamenti ed addirittura tentativi di omicidio. Purtroppo di fronte a questa lista di incredibili avvenimenti (mai seguiti da denuncia), alla domanda di chi fossero gli autori reali o presunti, i Di Bella rispondono con continui "non so", "non ricordo", "non posso dirlo".
2) tentativo di avvelenamento, nell'estate dello stesso anno, mediante esteri fosforici messi nell'acqua che beveva. I tentativi sono stati due; mio padre si è salvato solo grazie alle contromisure mediche che ha preso; l'acqua è stata analizzata, c'è stato un testimone dell'avvelenamento, noi sappiamo chi ha introdotto le sostanze, non possiamo dimostrarlo legalmente, ma conosciamo anche la persona dalla quale era venuta la disposizione. Successivamente, non posso precisare la data, ma comunque tra la fine del '74 e l'estate del '75, ci sono stati tre incidenti stradali - mio padre praticamente è stato investito per tre volte (da "Intervista al professor  Di Bella , settembre 1996)
Per gli eredi del fisiologo modenese il "complotto" esisterebbe anche oggi, con la messa a punto di una vera e propria rete organizzata (in tutta Italia, evidentemente) per boicottare il loro metodo, parlano addirittura di schedature dei pazienti e di referti alterati di proposito (evidentemente in tutti gli ospedali d'Italia ci sarebbe una rete organizzata e collegata apposta per nascondere i risultati miracolosi del metodo), laboratori analisi di strutture pubbliche che falsificherebbero risultati di esami, servizi di radiologia che altererebbero le lastre, medici collegati per occultare risultati e successi dei pazienti di Di Bella, tutti "schedati" ed identificati dalle strutture ospedaliere pubbliche, per questo consigliano di tacere a quanti si sottoponessero alla loro cura.

Dal forum dei figli del prof. Di Bella (17/12/13), pazienti in cura schedati e referti artefatti: meglio nascondere tutto
Questo vittimismo e l'atteggiamento da complottista estremo (oltre alla stupefacente fortuna del sopravvivere a 3 attentati e due avvelenamenti) non fanno per nulla bene all'"immagine" dei Di Bella, come non fanno bene gli insulti che rivolgono ripetutamente (con epiteti anche molto offensivi) nei confronti dei medici (chiamati in senso dispregiativo "laureati in medicina" e non "medici") agli oncologi ed a politici e giornalisti. Utilizzano termini come microcefali, avvoltoi, leccacu** e così via; volgari e pesanti gli insulti rivolti ai "detrattori" del metodo, i figli del defunto prof. Di Bella dimostrano un approccio "pubblico" molto aggressivo (ed invitano i loro sostenitori ad una sorta di "crociata" contro i detrattori) e del tutto distante dall'atteggiamento che costruì parte del successo del padre (che si presentava sempre in maniera sobria e mite suscitando simpatia a chi lo guardava). Colpisce l'utilizzo frequente di linguaggio aulico, solenne, ricco di termini arcaici e di riferimenti religiosi e citazioni bibliche con dichiarate posizioni bigotte ed omofobe (Adolfo Di Bella definisce gli omosessuali "depravati", li chiama "pervertiti dal popò ipersensibile" e li accosta ai pedofili).



I "depravati di tutto il mondo" sarebbero gli omosessuali che vogliono adottare un bambino, Sodoma e la pedofilia accompagnano il tutto. Sono parole di Adolfo Di Bella.

La moglie di Giuseppe Di Bella parla di un frate che avrebbe rivelato che prima dell'"approvazione" del MDB "sarebbero dovute cadere tre teste". Si tende così a "mitizzare", ad idolatrare un personaggio che, pur ben inserito nell'ambiente accademico italiano, non ha mai raggiunto notorietà internazionale (Luigi Di Bella è un nome sconosciuto all'estero e da noi è noto solo per i fatti di cronaca relativi al caso nazionale) né si è distinto per particolari meriti scientifici.
I suoi eredi ne fanno un eroe della scienza: spuntano così dal nulla presunte candidature al premio Nobel per Luigi Di Bella (di cui non vi è alcuna traccia), che è descritto come "padre" della melatonina, quando invece gli studi su questa sostanza iniziarono ben prima della sua attività (la melatonina fu isolata nel 1917 e definitivamente chiamata con questo nome nel 1958, Di Bella iniziò ad occuparsi di "tumori" nel 1963) e si racconta di una vita di successi scientifici e riconoscimenti generali (che allora smentirebbero i presunti complotti e tentativi di omicidio).

Sempre a proposito di atteggiamenti non scientifici, nel forum Di Bella è riportata la solita, falsa e manipolata notizia del 2.5% di efficacia della chemioterapia nei malati di tumore (è un "must" dei complottisti, ne ho parlato diverse volte), a dire dello staff del sito la medicina non ha nessuna efficacia e l'unica cura utile è il MDB, sono gli stessi utenti che lo smentiscono causando un'imbarazzante "ritirata".

Dal forum della famiglia Di Bella (immagini accostate da me): "non esiste un solo tumore ai polmoni curato dalla medicina"..."ed io allora?", "ok, ne esistono pochi".

È evidente un atteggiamento dilettantesco, improvvisato e per niente attendibile.
Per quanto riguarda le "pubblicazioni scientifiche" realizzate dallo stesso gruppo Di Bella, queste riguardano alcuni studi, quasi tutti pubblicati sulla rivista Neuroendocrinology Letter, dal bassissimo impact factor ("fattore di impatto" che è un valore che indica la "stima" di cui gode una rivista scientifica nel suo ambiente, più è citata in letteratura, più è alto il suo "impact factor", per Neuroendocrinology Letter qui fornisce uno 0.70, qui 1,05, per avere un metro di paragone Lancet ha 30,0, Nature 30,98, la più citata di neuroscienze oltre 20)  anche se Giuseppe Di Bella la definisce [min. 1:28] "una delle massime riviste internazionali" e ciò è evidentemente falso e che vede nell'editorial board diversi scienziati anche rispettati uniti a gente di discutibile valore scientifico compresi medici hameriani. Come mai Di Bella pubblichi praticamente sempre nella stessa rivista può avere diverse spiegazioni, una può essere il fatto che del comitato editoriale della rivista fa parte proprio Giuseppe Di Bella, un po' chiedere all'oste com'è il vino e la stessa pubblicazione ha dedicato addirittura una "laudatio" alla memoria dell'inventore del MDB (nonostante lo stesso non sia considerato un personaggio di rilievo del mondo scientifico), sembra quasi un giornale "personale". Il valore accademico e l'imparzialità di queste pubblicazioni è quindi molto discutibile e sicuramente non di rilievo accademico.

Il comitato editoriale della rivista che ha pubblicato il lavoro di Di Bella di cui egli stesso è componente.

Un'altra pubblicazione a cura di Giuseppe Di Bella è una revisione (ovvero un "riassunto") degli effetti della melatonina. Nei mesi scorsi poi, sono apparsi dei proclami molto curiosi: il gruppo Di Bella ha rilasciato delle dichiarazioni poi riportate dalla stampa e rimbalzate su internet circa un presunto "riconoscimento mondiale" del loro metodo. Un "comitato di scienziati" in un congresso di oncologia a Singapore e poi a Dailan, in Cina, avrebbe approvato e messo agli atti la terapia Di Bella, un riconoscimento prestigioso quindi e decisivo.
In realtà i Di Bella hanno ecceduto con l"'entusiasmo" raccontando una storia che può impressionare chi non è un "addetto ai lavori" e che riserva qualche sorpresa. Un congresso internazionale di oncologia è una buona occasione, per ogni scienziato che si occupi di questi argomenti, per presentare le sue idee (e per chi è presente di ascoltarle). Non c'è nessuna "approvazione" né "riconoscimento". E' vero che se un argomento presentato in un congresso risulta assolutamente incredibile è la stessa platea spesso a farlo notare o addirittura l'argomento non arriva mai alla "presentazione" congressuale (viene respinto al momento del controllo, quando esiste, da parte degli organizzatori), ma una relazione in un "grosso congresso internazionale" (e vedremo tra poco quanto "grosso" è quello al quale ha partecipato Di Bella) è talmente breve (nel caso di Singapore, Di Bella ha parlato 20 minuti) e "generale" che non è possibile approfondire se non successivamente, e non sappiamo nemmeno se la relazione sia stata salutata con applausi o con i fischi, tanto può valere una cosa del genere. Diciamo che si tratta del modo più corretto per presentare un'idea in campo scientifico, non un implicito riconoscimento di "efficacia" o "attendibilità", come invece fanno trasparire i proclami apparsi in giro. A questo punto poi ci sarebbe da discutere su come sia possibile che un'idea terapeutica ritenuta vittima di un complotto dai suoi creatori possa apparire indisturbata in un congresso internazionale di medicina.
Striderebbe in questo senso anche la presenza del presidente di una multinazionale farmaceutica (collegata ad altre note aziende farmaceutiche) come moderatore della sessione che ha visto Di Bella discutere la sua idea. 


Per quanto riguarda la "messa agli atti" dichiarata dai Di Bella, qualsiasi professionista che partecipa a congressi scientifici sa che tutte le relazioni presenti nelle giornate vengono raccolte nei volumi degli atti congressuali e questo certo non fornisce un'approvazione ufficiale o un riconoscimento superiore rispetto alle altre relazioni. Ogni congresso ha gli "atti", che sono come un diario delle varie presentazioni tenute durante le riunioni, una sorta di "verbale" del congresso. Perché quindi spacciare questa notizia assolutamente normale in ambito medico come un fatto eccezionale e unico per l'occasione? Un medico (ed uno scienziato in generale) sa che la partecipazione ad un congresso e la pubblicazione negli atti relativi, è un avvenimento che non "approva" niente e non entra nel merito di uno studio. Personalmente ho avuto decine di studi pubblicati in atti congressuali, ma non per questo mi definisco un "luminare" della medicina o pubblico la notizia in tutti i siti web del mondo. D'altronde era stato lo stesso Di Bella (padre) a lamentarsi che le sue idee erano boicottate in quanto avevano eco "solo" nei congressi:
"le mie comunicazioni scientifiche le ho potute fare solo verbalmente o con dei poster; quindi suscitare soltanto qualche piccola reazione locale a parole o il piccolo riassunto che si manda ai congressi, che pochi o nessuno legge, e che si fanno nel volume e che servono ad altre attività e non a quelle scientifiche"

In poche parole il padre si lamentava di partecipare solo ai congressi medici mentre il figlio si vanta perchè ne ha frequentato uno. E' lo stesso Giuseppe Di Bella che conferma la partecipazione del padre a decine di congressi, perchè quindi questo avrebbe rappresentato qualcosa di differente?
Ma c'è un particolare che sorprende e fa guardare con una nuova luce il "congresso mondiale di oncologia" cinese.

Il "famoso congresso" al quale avrebbe partecipato come relatore acclamato il dottor Di Bella, risulta essere un cosiddetto "scam congress" o "junk congress" (letteralmente un "congresso truffa" o "congresso spazzatura"). E' un convegno senza alcun valore scientifico al quale può partecipare chiunque ne faccia richiesta (e paghi per partecipare), gli stessi organizzatori invitano nominativi "a caso" pescandoli sulle mailing list di medici, a chi ne faccia richiesta, su internet e nei depliant di altri congressi. L'organizzazione è inoltre conosciuta come spammer che organizza ogni anno decine e decine di convegni sui più diversi argomenti scientifici proprio perchè punta al guadagno "di massa" e "d'elite": più inviti si mandano, più persone cadono nella truffa, più soldi si incassano (ed è davvero singolare immaginare un congresso scientifico nel quale i relatori invitati pagano per partecipare con tanto di sconti comitiva). Nonostante questo molti giornali, senza alcun controllo della notizia, pubblicizzano l'evento come "prestigioso" attirando pericolosamente persone bisognose d'aiuto.

La notizia del congresso cinese in un giornale on line

Si tratta di un meccanismo semplice quanto redditizio. Gli organizzatori inviano mail di invito a centinaia di persone nel mondo. Chi accetta l'invito paga e partecipa al congresso ma dovrà servirsi dell'organizzazione cinese per ogni suo passo. Segnalati anche furti nelle carte di credito dei partecipanti. Un vero e proprio "mercato pseudoscientifico". Far passare come "importante congresso" quello cinese nel quale ha partecipato Di Bella quindi è  (il medico modenese è stato preso in giro o lui sta prendendo in giro chi legge) davvero difficile. Di Bella ha chiesto di partecipare o è stato invitato letteralmente "per caso", come questa persona, questa (che spiega anche come molti dei "relatori" in realtà fossero inventati), questa o questa (non è neppure un medico ed è stato insistentemente invitato a parlare di tumore polmonare), questa e questa, tutta gente che ha rifiutato di andare dopo aver capito trattarsi di un imbroglio organizzato da un'associazione commerciale in cerca di soldi facili.

Le tariffe per partecipare "come relatori acclamati" al congresso 2010 a Singapore. Tariffe sostanziose, come si vede.
Di Bella d'altronde ha pubblicato alcune mail ricevute dall'organizzazione cinese che lo invitavano ad "iscriversi" al congresso tramite il link che porta proprio alla pagina delle registrazioni a pagamento:

La mail ricevuta da Di Bella nella quale egli veniva invitato a "registrarsi" (pagando) per partecipare al congresso

Un "importante relatore" invitato e fatto pagare per partecipare è qualcosa di assolutamente non credibile (un po' come se invistaste a casa vostra a cena un amico chiedendogli i soldi per comprare il mangiare).
Uno dei destinatari delle continue richieste di partecipazione (dietro pagamento) ha pensato di "vendicarsi" facendo uno scherzo agli insistenti autori degli inviti. Ha preparato un finto studio scientifico (ironico, su come eliminare gli insetti molesti prendendoli in giro) ed ha allegato un altrettanto ironico curriculum vitae.

Il finto studio inviato all'"importante congresso cinese". Firmato Prof. Knut Nasodiculo.

Ho provato personalmente a "farmi invitare" al congresso inviando uno studio assolutamente non credibile (a firma del dott. Massimo Della Serietà) i cui autori si chiamavano Fasullo, Cetriolone e Tarocco e sono stato invitato insistentemente a partecipare al convegno con assegnazione di 20 minuti di relazione (sempre dopo lauto pagamento).

L'invito che ho ricevuto per la partecipazione al "congresso mondiale di oncologia" in Cina.

L'anno successivo, presentando uno studio sulla "pasta alla carbonara per curare il buco sullo stomaco", sono stato accettatto allo stesso congresso e "promosso" moderatore di sessione. Una bufala insomma. Ecco come un altro "accreditamento" continuamente ed ossessivamente ripetuto dai Di Bella e dai giornali è crollato davanti ad un controllo approfondito.

Inoltre, perché sottolineare la partecipazione ad un congresso "scientifico" per poi prendere parte, non una ma più volte e senza pubblicizzarlo, ad un congresso di guaritori organizzato da una rivista di ufologia e che tratta argomenti assolutamente ciarlataneschi?
L'atteggiamento di Di Bella in questo senso è ambiguo, da un lato si dissocia e ridicolizza i ciarlatani dall'altro gli siede accanto nei "congressi".

Congresso di Giuseppe Di Bella e Tullio Simoncini (guaritore pluricondannato che sostiene che il cancro sia un fungo, la candida)


Nel loro sito i Di Bella ridicolizzano e prendono in giro Tullio Simoncini, il guaritore con il quale hanno partecipato a vari congressi.
Intendiamoci: nessuno vieta di salire sul palco di tutti i congressi ufologici nel mondo, ma chi pretende di curare la gente da malattie gravi e chiede attenzione scientifica, partecipando a questi congressi dimostra parecchia superficialità, oltre a non rispettare i criteri scientifici attuali. Come si può pretendere attenzione dal mondo scientifico se l'attenzione si cerca in quello "fantascientifico"?
Ecco per esempio il tentativo di Giuseppe Di Bella di introdurre il suo "metodo" nell'isola di Capoverde, grazie all'interessamento di un falso medico, Di Bella scrive al console capoverdiano ed al ministro dello stesso paese "raccomandando" la sua cura ed "autorizzando" il presunto medico a somministrarla.

La lettera di Di Bella al ministro ed al console di Capoverde con raccomandazione nei confronti di un falso medico come prescrittore del metodo.

Da quando in qua una terapia oncologica si decide con una lettera e con la stessa di identifica il "somministratore"? Stiamo parlando di medicina o di commercio di bassa lega? Interessante poi il particolare: il metodo può essere prescritto solo da ben precisi medici autorizzati e Di Bella autorizza un falso medico al centro di varie vicende giudiziarie?
Curioso poi l'atteggiamento di chi sostiene questa cura alternativa. I seguaci del MDB hanno un comportamento simile a quello dei fanatici religiosi, aggressivi e minacciosi contro chiunque metta in dubbio le proprietà della cura, tanto da somigliare ad una setta chiusa e rigida, vedono nei Di Bella un'àncora di salvezza indiscutibile. Hanno creato gruppi sul social network Facebook, raccolgono firme, fanno proselitismo selvaggio, scrivono libri e creano gadget, calendari, poesie e disegni dedicati al defunto professore, creando una sorta di fanatismo come per un "Padre Pio della medicina".

Il calendario Di Bella 2012
Su internet, a proposito di questa cura, si trova di tutto, in maniera incontrollata, una vera e propria operazione di promozione a tutti i costi e senza limiti.
Per un periodo, ad esempio, si è sparsa la falsa notizia di un presunto "riconoscimento" della cura da parte dell'IEO (Istituto Europeo di Oncologia) e del suo allora direttore prof. Veronesi. Si tratta di una falsa notizia smentita dallo stesso figlio del prof. Di Bella e naturalmente anche dal noto oncologo milanese.

Adolfo Di Bella smentisce il presunto "riconoscimento" del MDB da parte di Umberto Veronesi, falsa notizia diffusasi sul web
L’efficacia

Per studiare l'efficacia di un nuovo farmaco bisogna analizzarne gli effetti su un numero attendibile di pazienti ed il primo passo nel caso del MDB fu quello di chiedere documentazione riguardo alle presunte guarigioni propagandate dal gruppo del medico modenese. Proprio all'inizio del clamore causato dal caso, siamo nel 1997, l'allora ministro della sanità Rosy Bindi rispondendo ad un'interrogazione parlamentare precisa di aver richiesto un adeguato numero di cartelle cliniche da studiare. Viene inviata la documentazione relativa ad un solo caso. Il 6 novembre 1997 la Bindi, partecipando ad una trasmissione televisiva (Moby Dick, condotta da Michele Santoro) precisa di aver fatto richiesta di almeno 100 cartelle da esaminare. La risposta di Di Bella (di un suo collaboratore, per la precisione), presente in collegamento è "non mi fido" e si arriva al 1998. Nella stessa trasmissione, alla domanda rivolta a Luigi Di Bella se fosse d'accordo per una commissione di esperti che analizzasse il suo protocollo, il professore rispose che una eventuale commissione avrebbe sollevato numerosi dubbi e che il modo migliore per analizzare la sua cura sarebbero state delle indagini dei Carabinieri sui pazienti che si dichiaravano "guariti".

Un estenuante tira e molla quindi, promesse e ritrattazioni (il professore annunciava la trasmissione delle cartelle ma poi non le inviava al ministero) con la forte pressione delle "associazioni di sostegno" a Di Bella che puntavano soprattutto alla cessione gratuita dei farmaci necessari alla cura (cosa che nel frattempo era avvenuta in molti casi dopo decisioni di varie preture). Furono tantissime ed estenuanti infine, le discussioni sulla possibilità di sperimentare la cura: Di Bella chiedeva una commissione costituita per l'occasione, gli organismi sanitari (Istituto superiore di sanità su tutti) chiedeva di visionare un numero almeno attendibile di cartelle prima di decidere per una eventuale sperimentazione), i rifiuti da parte di Di Bella continuavano tanto che fu definito anche ciarlatano per il suo atteggiamento demagogico ed omertoso. Il medico modenese, alla fine, consente l'esame di tutte le cartelle cliniche presenti nel suo archivio: sono tutti i casi da lui trattati dagli anni '71 al 1997.
L'esame dell'archivio Di Bella fu disarmante: di fronte ai dichiarati "oltre 10.000" casi trattati furono rinvenute 3076 cartelle, moltissime delle quali senza alcuna diagnosi (988) o con diagnosi di malattie NON tumorali (565), molte delle cartelle (291) non riportavano inoltre nessuna documentazione sul loro utilizzo del MDB. Tutti questi casi furono naturalmente esclusi dall'analisi assieme a quelle di persone residenti all'estero e quindi non rintracciabili nei registri tumori in Italia e dei pazienti "persi" nei controlli successivi (quindi dei quali non si conosceva l'esito della "cura"). Furono analizzate le rimanenti cartelle (248)
Tecnicamente è un'analisi retrospettiva.
Il risultato è scoraggiante, su 248 casi selezionati che avevano effettuato la cura, un solo paziente era ancora vivo dopo due anni dalla diagnosi di tumore.
La maggioranza dei casi descritti nelle cartelle rimanenti mostravano un'assoluta inefficacia del metodo, nessuna guarigione né miglioramento della sopravvivenza o della qualità di vita in maniera oggettiva, alcuni dei pazienti inoltre effettuavano o avevano effettuato altre terapie.
Solo 4 pazienti avevano effettuato unicamente il MDB senza altre cure, i risultati furono i seguenti:
  • Un paziente con leucemia mieloide cronica diagnosticata a 31 anni, deceduto a 34 anni.
  • Un paziente con tumore al fegato diagnosticato a 61 anni, deceduto a 62 anni.
  • Un paziente con tumore del colon-retto (con probabili metastasi epatiche) diagnosticato a 47 anni, deceduto a 48 anni.
  • Un paziente con tumore polmonare diagnosticato a 75 anni, vivo al controllo (dopo 2 anni).
Il dato fu ufficializzato dal ministero. Ma i Di Bella insistevano sul fatto che di casi guariti ne esistevano migliaia e che l'analisi era falsata.

Confronto stima di sopravvivenza con terapia standard (dal registro tumori ITACARE) e MDB per leucemia

Confronto stima sopravvivenza con terapia standard (registro tumori ITACARE) e MDB per tumori dell'età adulta (> 14 anni)
Furono stimate le cure di sopravvivenza per vari tipi di tumore. A titolo eplicativo riporto quella relativa al tumore mammario (dal registro Itacare).
Pazienti con tumore mammario curate solo con MDB: sopravvivenza ad 1 anno: 55% a 5 anni: 23% (cure standard: ad un anno 97%, a 5 anni 85%). L'analisi delle cartelle notava come la sopravvivenza dei bambini affetti da leucemia fosse particolarmente bassa anche se spiega che non è possibile stabilire se questo dato preoccupante fosse dovuto ad una totale inefficacia del metodo o al fatto che le cartelle analizzate fossero, in fondo, casi abbastanza avanzati.

I casi pubblicati in riviste scientifiche forniti dal gruppo Di Bella sono pochissimi (e per la quasi totalità sulla rivista "Neuroendocrinoloy Letters" di cui ho parlato prima. Tutti gli altri presunti risultati non sono stati pubblicati in riviste, ma sono una serie di racconti e testimonianze aneddotiche o vengono pubblicati da altri medici o addirittura solo su pagine internet. La quasi totalità delle ricerche, persino quelle provenienti direttamente dal gruppo Di Bella o da medici che applicano il MDB, non parla di "guarigione" o "remissione" della malattia, ma di miglioramento dei sintomi oppure di buona qualità di vita o, infine, di scarsi effetti collaterali, i dati sono presentati male, addirittura con errori statistici e grafici. I dati scientifici a disposizione, insomma, vengono pubblicizzati dal gruppo Di Bella come "eclatanti" o evidenti quando in realtà sono molto confusi, di scarsa qualità e non hanno assolutamente risultati brillanti che si percepiscono ascoltando le stesse dichiarazioni dei "dibelliani".

Un primo caso, ad esempio, descrive la remissione di tumore all'esofago.
Leggendo l'abstract (ossia il riassunto) dello studio relativo a questo caso, reperibile in rete, sembra capire che il MDB abbia guarito un tumore inoperabile senza l'intervento di altra terapia. Basta leggere il titolo dello studio:

Complete objective response of oesophageal squamocellular carcinoma to biological treatment.
(trad: Risposta oggettiva e completa di un carcinoma squamocellulare esofageo al trattamento biologico)

Controllando però lo studio completo, si scopre che il paziente aveva effettuato chemioterapia che già da sola aveva ridotto del 50% la massa tumorale.


Il paziente avrebbe poi sospeso la chemioterapia. Nello studio si parla di "progressione del cancro" poi di "inizio della terapia Di Bella" e quindi sono descritti una serie di lunghi esami che non mostrano alcuna presenza di masse tumorali o metastasi. Il "problema" è che mentre sono dichiarate e certificate le lesioni curate con la chemio e successivamente l'assenza di neoplasie, vi è un "buco" proprio al momento dell'inizio della cura Di Bella. E' scritto "progressione del tumore" ma non vi è descritto nessun esame che lo confermi né viene riportato alcun referto.
In poche parole in questo studio è descritto il caso di un paziente che ha effettuato chemioterapia (che ha ridotto del 50% un tumore inoperabile) e successivamente il MDB. Non si capisce quindi perché la successiva guarigione del paziente debba essere affidata alla cura Di Bella. Non solo questo non è scontato ma appare altamente probabile che gli effetti della chemioterapia si siano prolungati anche successivamente alla sua interruzione. E' un fenomeno frequente e conosciuto. Nella migliore delle ipotesi, quindi, il MDB avrebbe migliorato gli effetti della chemio, risultato che non ha nulla a che vedere con il titolo e le conclusioni dello studio. La risposta del trattamento Di Bella, non è come dice il titolo "oggettiva e completa" ma incompleta e non evidente. Di Bella ripete l'affermazione che egli smentisce nello stesso studio, nel suo sito:

Il paziente, come descritto dallo stesso Di Bella, ha effettuato chemio e radio ma nel sito Di Bella afferma che i tumori non erano stati sottoposti a nessuna terapia...
Un secondo caso è un neuroblastoma in un bambino di 7 mesi che (dopo rifiuto di chemio e chirurgia) sparisce completamente. Questo caso sembra non avere (da quanto disponibile) particolari omissioni. Qualora venisse confermato, sarebbe un'interessante prova di efficacia.

Un altro caso descritto sempre dai Di Bella (pubblicato sempre nella stessa rivista scientifica della quale Di Bella è editor) parla di una remissione completa (scomparsa totale della malattia) di un carcinoma mammario. La paziente ha rifiutato chemioterapia ed intervento e si è sottoposta al MDB. Dopo 14 mesi viene diagnosticata la remissione della malattia. Anche in questo caso non vi è chiarezza nel decorso della malattia, nelle terapie effettuate dalla paziente e del follow-up.
Altro caso poco chiaro ma simbolico sul tipo di "descrizione" degli eventi fornita dal gruppo Di Bella, è contenuto in un .pdf. Una giovane donna ha una tumefazione ad un piede. Operata, asportata, si tratta di un tumore benigno dei vasi sanguigni (un emangioma). Successivamente soffre di disturbi alla vista che la inducono ad effettuare una risonanza magnetica che descrive una massa nella zona dell'ipofisi. La massa è asportata (quindi non vi è più tumore) ed analizzata: adenoma ipofisario e condrosarcoma (rispettivamente tumore benigno e maligno). La caratteristica dell'adenoma ipofisario è quella di produrre in eccesso alcuni ormoni, specialmente prolattina ed ormone della crescita (GH). Altri disturbi inducono la ragazza ad effettuare altri esami: la massa è ricresciuta. Non è specificato quale (se quella benigna o quella maligna, i referti sono "tagliati") ma dall'aspetto radiologico e dalla descrizione, è probabile si tratti della formazione benigna.
A questo punto la paziente segue il MDB e sta bene.
Qual è il problema?
Semplice: come detto, l'adenoma ipofisario produce un eccesso di ormoni (prolattina ed ormone della crescita) e la sua cura è la somministrazione di inibitori di questi ormoni che è risolutiva e senza grossi effetti collaterali. Cosa contiene tra gli altri ingredienti il MDB? Proprio inibitori della prolattina (cabergolina) e dell'ormone della crescita (somatostatina). La terapia eseguita quindi, è esattamente quella standard. Nessun miracolo né cura alternativa, la paziente ha effettuato la cura che qualsiasi medico le avrebbe prescritto. Cosa c'entra questo con i tumori curati con il MDB?

In un ulteriore caso viene descritto un tumore mammario. La paziente affetta avrebbe rifiutato ogni trattamento (chirurgia, chemioterapia...) per affidarsi totalmente alle cure di Di Bella. Dopo il protocollo ogni lesione sembra scomparsa. Questo caso appare come credibile, almeno stando a quanto descritto, anche se esistono alcune incongruenze e non vi è nemmeno corrispondenza apparente tra le lesioni descritte e le immagini presentate.
Esiste un caso (attenzione, immagini molto impressionanti) studiato dall'ematologia degli ospedali riuniti di Bergamo, nel quale una paziente affetta da linfoma cutaneo (che ha una percentuale di sopravvivenza del 91% a 5 anni con le cure standard), ha rifiutato ogni cura per seguire proprio il MDB. La malattia è progredita in maniera impressionante (i medici parlano di "cose che si vedono solo nei film di fantascienza come Alien"). Solo a quel punto la donna si sottopone a cure regolari.

Esistono ancora  una serie di studi che sono spesso citati come dimostrazioni di efficacia ma che in realtà descrivono un'assenza di effetti collaterali ed un buon effetto sui sintomi. Per esempio in un tumore polmonare avanzato non curato con chemioterapia, il metodo Di Bella ha migliorato in alcuni casi i sintomi e la capacità respiratoria, ma non ha guarito la malattia. La sopravvivenza inoltre non è stata superiore a quella ottenuta con i metodi standard. Anche qui, dunque, nessuna dimostrazione di particolare efficacia. Se il MDB ha ottenuto una sopravvivenza media di poco più di 3 mesi (95 giorni), i metodi tradizionali ne ottengono una di oltre 14 mesi (14,6 mesi, per l’esattezza) ma quando i sostenitori del MDB descrivono lo studio parlano di "grande successo della terapia". Stesso risultato in un altro studio: alla fine si ha una buona qualità di vita, scarsi effetti collaterali ma nessuna guarigione dalla malattia, ed anche in questo caso si tratta di un medico "dibelliano".
Questo non vuol dire che l'attuale trattamento standard del tumore polmonare avanzato sia ricco di successi, perché si tratta di una delle malattie più gravi e meno curabili, ma mentre la medicina ufficiale lo ammette, il gruppo Di Bella con gli stessi risultati (fallimento delle cure), non lo fa e parla, al contrario, di successo evidente.
Un esempio può essere un protocollo standard sperimentale con chemioterapici: farmaci ben accettati, scarsa tossicità ma nessuna guarigione nè prolungamento della sopravvivenza. In pratica gli stessi risultati di Di Bella ma conclusioni, negative, ammesse.
Gli errori statistici e di analisi, a volte, davvero soprendenti, si ripetono in molti studi del gruppo. Un esempio in questo studio nel quale, tra le altre cose, si dice che le pazienti con tumore mammario (stadio iniziale) che si sono sottoposte solo al metodo, sono sopravvissute nel 100% dei casi. La tabella che illustra questo risultato invece, riporta alcuni decessi, oltre ad "analizzare" i risultati di due anni quando nello studio si parla di controllo per 5 anni (gli altri 3 anni di analisi dei pazienti, dove sono finiti?). I grafici contenuti in questo studio, non mostrano in nessuno di essi una sopravvivenza del 100% come dichiarato nel testo.
Sopravvivenza del 100% nel testo, non nel grafico (se la sopravvivenza fosse del 100% le linee sarebbero "rette" come la prima superiore).

Come si spiegano queste analisi superficiali, poco curate quando non palesemente errate?
Vi sono poi ulteriori studi pubblicati da altri medici esterni o non collegati al gruppo Di Bella che hanno sperimentato la terapia anche in ospedali pubblici ed a loro dire con buoni risultati.
Tutti gli altri dati che ho trovato sono "racconti" che non hanno quasi mai un lieto fine. Sono centinaia le persone che hanno affermato di esperienze di loro cari che utilizzando la terapia Di Bella hanno avuto buoni effetti, tutti questi però sono purtroppo deceduti. Qualcuno ha detto che la cura "è iniziata troppo tardi" altri che "il corpo era ormai devastato dalla chemioterapia" ma delle guarigioni annunciate o dei miglioramenti evidenti dovuti esclusivamente a terapia con MDB non vi è traccia.
Tutto questo di fronte alla dichiarazione di "migliaia" di casi trattati (varie fonti dichiarano più di 20.000 pazienti trattati).
In realtà, per quello che abbiamo appena visto, siamo davanti ad un insuccesso del metodo.
Casi pubblicati e descritti correttamente che fanno desumere un buon risultato del MDB sono rarissimi, si contano sulle dita di una mano.
Ho provato poi a studiare un lungo elenco di casi inseriti nel sito del gruppo Di Bella (ho scelto l'ultimo, del 2010, che è il primo della lista e poi ho controllato tutti gli altri; l'ultimo della lista lo riporto qui) a proposito di "rilevazioni statistiche non definitive" relative a tumori maligni mammari.
Si tratta di 76 casi. Sono un misto di tumori mammari di vario tipo, di diverso grado istologico e con decorso clinico differente. La maggioranza di questi hanno subìto trattamenti medici (intervento chirurgico, radioterapia o altro). Ho escluso quindi i casi sottoposti a questi interventi.
Nei casi rimanenti (ossia quelli che avrebbero effettuato solo il MDB) i dati sono assolutamente discordanti e confusi. Manca ad esempio un esame istologico che riveli il grado di malignità o non si hanno nemmeno notizie dei risultati o del tipo di tumore trattato.

Una schermata tratta dal sito dei Di Bella dei casi di cancro mammario trattati. Pallini rossi miei per evidenziare quelli che non avevano subìto alcun intervento
Se da quella tabella, quindi, estraiamo solo i casi trattati unicamente dal MDB (che nell'elenco sono indicati dalla lettera A), dai dati presentati (che, ripeto, sono a disposizione qui) si avrà:

4 Remissione parziale - assenza di esame istologico
2 Remissione completa - assenza di esame istologico
1 Stabilità - assenza di esame istologico

1 Remissione completa - presenza di esame istologico
1 Stabilità - presenza di esame istologico
3 Progressione - presenza di esame istologico

Questo può essere un esempio di quello che accadde durante l'analisi dell'archivio del prof. Di Bella. Su oltre tremila cartelle di pazienti trattati, ne furono selezionate solo 248 e tra questi UN solo paziente era sopravvissuto al momento del controllo.
In questo caso, su 76 pazienti solo 12 hanno effettuato il MDB e di questi solo 5 hanno un esame istologico. Di questi solo uno (ma non sappiamo per quanto tempo) presenta remissione della malattia.

Anche in questo caso, quindi, abbiamo risultati sconfortanti, l'evidenza non è quella di diverse guarigioni in 76 casi di tumore mammario ma di un insieme di dati disordinati, scorretti e fondamentalmente inutili per un'analisi accurata e non c'è nessuna evidenza di efficacia del MDB. Tra parentesi: come è possibile che un medico che si occupa di curare i tumori (e raccoglie i casi) non abbia a disposizione nemmeno l'esame istologico della malattia? Anche questo dato è sconcertante.
E' fondamentale ricordare che il MDB prevede che non si effettui chemioterapia (che lo stesso Di Bella utilizza nel suo "metodo" ma da lui considerata dannosa tanto da ritenerla colpevole dell'inefficacia del metodo, un motivo in più quindi per escludere dall'analisi delle sue banche dati i pazienti che l'hanno fatta), bisogna ricordarlo soprattutto quando sono inseriti dai Di Bella dei casi che invece l'hanno effettuata.

Studiando gli altri "casi clinici" si hanno le stesse incongruenze: in uno studio ad esempio, vengono analizzati 20 pazienti con linfoma non-hodgkin, escludendo quelli che avevano ricevuto altri trattamenti e quindi mantenendo solo quelli che hanno effettuato soltanto il MDB restano 4 pazienti e tutti hanno avuto una risposta parziale, valutata per un massimo di 3 mesi dall'inizio del MDB. Il numero di 4 pazienti non è naturalmente meritevole di attenzione e 3 mesi di follow-up (cioè di controlli al paziente successivi alla terapia) non sono per nulla attendibili.
Eppure le conclusioni dello studio recitano (sottolineatura mia):
L'associazione di ciclofosfamide, somatostatina, bromocriptina, retinoidi, melatonina e ACTH è ben tollerata ed efficace nel trattamento del NHL di basso grado ad uno stadio avanzato.
Lo chiedo a chi legge: una terapia che procura una risposta parziale in quattro casi su venti valutata dopo 3 mesi di cura, merita di essere definita "efficace"? Oggi la sopravvivenza a 5 anni da linfoma non-Hodgkin curato con chemio e radioterapia è del 55% circa, dato calcolato su migliaia di pazienti. Fate i vostri conti.

Se davvero su migliaia di pazienti trattati si fosse ottenuto un successo solo su pochi pazienti e le loro storie sono (perché lo sono) oltretutto descritte male, a decorso incerto e poco chiare, quanta fiducia si potrebbe dare a questo metodo? Sperimentarlo sarebbe stato corretto o no?
Persino ferventi sostenitori del metodo che avevano fondato associazioni per pubblicizzare la cura non ce l'hanno fatta.
Una recente pubblicazione da parte di Giuseppe Di Bella (nella solita rivista che li ospita, Neuroendocrinology Letters) sostiene di aver ottenuto una sopravvivenza del 71% a due anni dalla diagnosi di tumore mammario. Dalle statistiche disponibili, sappiamo che un tumore che non è sottoposto a nessuna terapia (né chirurgica né medica) ottiene la stessa identica percentuale di sopravvivenza: 71%. Alla luce di ciò emerge una conclusione preoccupante, lo stesso Di Bella ammette che i pazienti che si sottopongono alla sua terapia hanno lo stesso risultato di chi non fa assolutamente nulla.
L'esame di questi dati farebbe quindi concludere che il MDB non ha particolare efficacia nella cura dei tumori.

Sopravvivenza a 2 anni (linea nera continua) da tumore mammario in vari stadi in assenza di cura (71%).


Sopravvivenza a 2 anni (linea nera continua) da tumore mammario in vari stadi con "metodo Di Bella" (71%).
Un altro studio di Di Bella (pubblicato sempre nella stessa rivista) cerca di creare una statistica dei risultati conseguiti con la sua terapia. Copio l'analisi di un sito che se ne è occupato:
Di Bella dice di aver curato 29 pazienti [...] dal 2006 al 2012. Di queste pazienti: 17 erano prive di profilo molecolare per cui nessuno sa di quale delle decine di tumori mammari benigni e letali soffrivano; 2 sono morte nei primi due anni; 7 sono scomparse dalla statistica; delle restanti 20, "il 55%" - nel senso di 11 su 29... - ha avuto una remissione per 5 anni.
Estrapolata all'incidenza dei tumori mammaria/anno in Italia vien fuori una strage, rispetto al tasso medio di sopravvivenza a 5 anni ottenuto con le terapie convenzionali:
stadio 0-I: >99%
stadio II: 93%
stadio III: 72%
stadio IV (metastasi diffuse): 22-26%
A questo punto viene da chiedersi: come faccia Di Bella ad insistere sull'efficacia del suo metodo?

Le testimonianze

Oltre all'analisi dei dati bene o male archiviati, ho provato a cercare riscontri nelle tante testimonianze aneddotiche (per quello che possono valere) spesso pubblicate su internet, sui social network, raccontate in interviste o sui siti di sostegno al metodo.
Ebbene, anche "aneddoticamente" non ho trovato nessuna evidenza di efficacia del MDB: morire "serenamente" a casa (come è spesso dichiarato nelle testimonianze) non vuol dire che una cura sia efficace, ma che, al massimo, non procura nessun effetto collaterale spiacevole, e la stragrande maggioranza delle persone che ho contattato in quanto riferivano effetti positivi del MDB su loro conoscenti, non hanno ottenuto nessuna guarigione, ma dalle loro parole si evince una morte serena dei loro cari (sempre da dimostrare, perchè conoscendo i casi anche questo non è evidente). Nei casi "raccontati" si legge quasi sempre di diagnosi di tumori benigni presentati come maligni o altri di tumore allo stadio iniziale definito come "molto avanzato" o ancora di tumori rimossi con intervento chirurgico ma presentati come "scomparsi" grazie alla cura alternativa. Un altro elemento significativo è una dichiarazione di "miglioramento" fatta dopo pochi mesi (4-5) dall'inizio della cura. Anche davanti ad affermazioni "sorprendenti" appare chiaro, dopo l'analisi della documentazione, che il caso clinico non è per niente aderente a quanto raccontato e che molte testimonianze si appigliano ad un piccolo particolare apparentemente positivo, negando il resto della situazione che è del tutto disastrosa.
In un caso che ho analizzato, una paziente raccontava di miglioramenti evidenti di un tumore pancreatico con metastasi cerebrali. Il dott. Di Bella raccontava questo caso in un messaggio sul suo sito parlando di "evidente miglioramento della malattia". Leggendo la documentazione invece si assisteva ad un grave peggioramento della malattia, aumento del numero di metastasi cerebrali e comparsa di metastasi al fegato. L'unico dato riportato nel sito però era la diminuzione di dimensioni di una metastasi che era passata da 2,0 cm ad 1,8 cm, la storia completa poteva essere letta soltando studiando i referti e le cartelle che la paziente mi ha inviato e non nel sito nel quale questa documentazione non compariva.
Lo "stile" dei "casi risolti" presentati dal gruppo Di Bella, ricalcano un copione tipico e già visto in altri casi di presunte terapie alternative: discrepanze nei dati, scarsità di informazioni, casi risolti precedentemente da cure standard, addirittura assenza di malattia maligna spacciata invece come "cancro". Un insieme di dati costruiti apposta per far apparire come "miracolosa" una guarigione che non c'è o se c'è è dovuta ad altro. Niente di nuovo insomma.
Persino nel sito del gruppo Di Bella, dove esiste una pagina di testimonianze, non si hanno dati utili a capire l'andamento di una malattia, ma si legge un elenco di lettere, saluti, racconti più o meno completi ma sempre aneddotici. Non vi è follow-up: sono pubblicati addirittura messaggi di persone che dicono di stare meglio dopo qualche mese di cura (Di Bella) e la storia si ferma a questo. La stessa particolarità avevano ed hanno articoli di giornale dai toni entusiastici: "Di Bella mi ha salvato la vita" oppure "Sono guarito grazie alla cura Di Bella". Parole forti che possono dare la speranza (reale o illusoria) a chi soffre per una grave malattia. Ma andando ad analizzare i casi descritti come "successi eclatanti" non pare esserci nulla di così singolare. Ho richiesto tramite vari canali di ricevere casi migliorati o guariti avendo effettuato solo il MDB. Ne accennerò alla fine.
Fece molto scalpore il caso di un paziente che fu dichiarato guarito da medici "dibelliani" e finì con la sua storia sulle pagine di parecchi quotidiani. A gennaio 2006, giudicato inguaribile, si rivolge ad un medico che prescrive il MDB. Viene dichiarato guarito a lettere cubitali in diverse testate giornalistiche ma all'inizio del 2007 muore per la malattia.
Eppure anche questo caso viene descritto come "successo" della cura. Aneddoti e "gossip" sono l'opposto di ciò che dovrebbe essere fatto per diffondere una terapia scientifica e questo nel caso che stiamo esaminando non è un aspetto secondario, come in un convegno dei Di Bella quando una testimone sussurra che persino il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi è "guarito con questa cura" e da Di Bella un ammiccante "io non so niente" sembra più uno sketch con colpo di scena finale che altro.
Le testimonianze che circolano su internet ed in varie testate giornalistiche sono con tutta probabilità e fino a prova contraria inattendibili ed in certi casi palesemente falsificate. Si tratta quasi sempre delle tecniche usate da altri "guaritori", ovvero riprendere i risultati (positivi) di un paziente che ha effettuato cure normali aggiungendo il metodo Di Bella e dando tutto il merito dell'efficacia a quest'ultimo.

In un video che riprendeva una conferenza sul MDB un medico (Rita Brandi) racconta di un caso di tumore alle vie biliari che descriveva come notevolmente migliorato (dal titolo della sua relazione: "rilevante risposta obiettiva ed evidente miglioramento..."). Il convegno, si è svolto il 9 giugno 2012 e le parole del medico descrivevano la paziente in buona salute tanto che lo stesso medico afferma con decisione che l'avrebbe "fatta vedere" al primario di un ospedale romano che aveva definito la cura alternativa come dannosa. I fatti non vanno proprio così, visto che la stessa figlia della paziente definita dal medico "dibelliano" come "evidentemente migliorata", in buone condizioni e che "sta bene", racconta della madre ricoverata con febbre alta, in condizioni gravi e persino "moribonda". Tutto questo il 15 giugno, solo una settimana dopo il convegno. La figlia della signora afferma che la mamma è "da quasi un mese a letto supina", quindi sicuramente questo stato era già presente ben prima delle affermazioni della dottoressa al convegno.

La paziente definita dal medico dibelliano "notevolmente migliorata", è descritta dalla figlia come "moribonda" ed è ricoverata in ospedale.

Ho la documentazione conservata che non pubblico per tutela della riservatezza. La donna morirà ad inizio settembre 2012.
La paziente, definita in evidente miglioramento con malattia che avrebbe avuto una rilevante risposta obiettiva. Questo a giugno 2012. A settembre 2012, dopo mesi di ricovero ospedaliero, avviene il decesso della donna.

Questo è un esempio di come una "testimonianza" apparentemente eclatante e sorprendente (e proveniente da un medico!), possa essere una totale invenzione.

Per capire cosa vuol dire "testimonianza inattendibile" possiamo controllare anche un caso di "guarigione di mieloma multiplo" con MDB. Una donna affetta da mieloma multiplo (neoplasia del plasma) non effettua nessuna terapia convenzionale e si affida totalmente al MBD. Dopo alcuni mesi la guarigione. La donna è viva e gli esami mostrano assenza di malattia. Lo testimonia la figlia in un sito dedicato alla cura in questione.
Tutto "evidente".
Ma studiando il caso (seppur con i pochi elementi a disposizione) non sfugge la diagnosi iniziale fornita dalla stessa "testimone": MGUS. La paziente non aveva un mieloma multiplo ma una MGUS, è scritto da lei stessa.

La MGUS (Monoclonal Gammopathy of Undetermined Significance ovvero Gammopatia monoclonale a significato incerto) è una patologia simile al mieloma ma benigna e soprattutto che non richiede alcuna terapia ma solo controlli nel tempo (che la diagnosi sia quella è confermato anche dalla descrizione del percorso diagnostico-terapeutico). Ha la possibilità (rara) di evolvere verso una forma maligna (e ciò può accadere dopo decine di anni) ma è quasi sempre a decorso benigno. Il MDB in questo caso non ha quindi guarito nulla. Quante persone sanno la differenza tra mieloma e MGUS? E quante sanno che la seconda non richiede nessun trattamento? Di Bella lo sa (è un medico...)?
Perchè quindi questa testimonianza? Non è possibile rispondere a questa domanda ma la questione è sufficientemente chiara.
Una testimonianza di guarigione da mieloma (tumore maligno). All'inizio la diagnosi reale: MGUS (tumore benigno).

Questo tipo di "prova di efficacia" lo abbiamo già conosciuto nel caso di altri alternativi (alcuni con testimonianze video che rafforzano il messaggio) ma come si è visto non è un video o un messaggio in un blog che può cambiare il corso della scienza. La "testimonianza" inventata inoltre, spopola nelle bacheche e nei forum che pubblicizzano questa cura alternativa. Ammalati, parenti disperati, chiedono aiuto ed informazioni ed il gruppo che sostiene la presunta cura invita a leggere le testimonianze o i messaggi di chi "ce l'ha fatta". Ad un occhio profano, come si può capire, una testimonianza non può che sembrare attendibile. Che motivo avrebbe un malato di cancro di raccontare bugie?
Eppure è così.
Un altro esempio può essere quello che descriverò, così sarà più semplice comprendere perchè non è possibile accettare testimonianze di questo tipo per giudicare l'efficacia di una cura e soprattutto non è possibile presentarle come "attendibili".
In un sito di sostenitori del MDB è riportata l'esperienza di una donna (raccontata dal figlio) presentata come: "Testimonianza tumore ovarico trattato con mdb remissione completa" (remissione completa significa scomparsa totale del tumore). Il titolo così com'è farebbe pensare ad un tumore scomparso totalmente grazie alla cura alternativa, oltretutto riguardante il tumore ovarico, considerato ad alta malignità. Eppure ciò che si legge è particolarmente insidioso per chi non è tecnicamente preparato.

Leggendo il caso infatti, la realtà appare ben diversa, si legge:
viene diagnosticato un probabile cancro dell'ovaio destro [...] intervento chirurgico a giugno per isterectomia, con tutto ciò che prevede il protocollo, quindi linfonodi, appendice, ecc...  [...] Risulta inoltre che la capsula era interessata da cellule tumorali, il lavaggio peritoneale positivo e riscontrano una iperplasia dell'endometrio e adenocarcinoma in situ dell'endometrio stesso, in sostanza doppia neoplasia, anche se, diciamo così, entrambe ad uno stadio I (Ic e Ia per l'esattezza). [...] Premetto per far capire che si tratta di uno stadio iniziale ma con alta possibilità di recidiva [...] il ka ovarico è piuttosto pericoloso e difficile da controllare da statistiche ufficali [sic]
La signora aveva ricevuto diagnosi (notare l'approssimazione: la diagnosi è definita "probabile")di tumore ovarico allo stadio Ic (cioè stadio iniziale). Operata (con rimozione di utero, ovaie, appendice, linfonodi) a questa diagnosi si è aggiunta quella di un tumore all'utero. Per questo tipo di tumore, in questo stadio (quindi iniziale) la terapia è esclusivamente chirurgica (bisogna cioè operare rimuovendo utero, ovaie, linfonodi regionali, appendice ed eventuale parte dell'omento e del peritoneo) che è quello che la signora ha fatto. La scelta di effettuare chemioterapia dipende dai centri e dai protocolli e si effettua solo a scopo "preventivo" (cioè per prevenire la formazione di eventuali metastasi) anche se in questo caso (presenza di "capsula ovarica" positiva per cellule tumorali e presenza di cellule maligne in addome) è fortemente consigliata. In ogni caso dopo l'intervento la paziente è per forza di cose e logicamente "disease free" cioè senza segno di malattia, poichè la "parte malata" è stata interamente rimossa.

Caso presentato come "remissione completa" di tumore ovarico curato con MDB. Leggendo la storia la paziente è stata operata e la "remissione" (al momento) è da imputare esclusivamente alle cure standard

Nessuna cura alternativa, nessuna strana procedura, la paziente ha seguito le cure previste normalmente per i casi come il suo. Il testimone quindi racconta una storia che non descrive un "tumore ovarico in remissione completa" per merito del MDB (come dice nel titolo) poiché la "remissione" è dovuta all'intervento (l'ecografia non può rilevare "recidive" sulle ovaie perché la paziente le ovaie non le ha più!). L'eventuale presenza di metastasi a distanza poi, non è naturalmente immediata e serve un lungo periodo di follow-up (cioè di controllo) per escludere questa possibilità. La pericolosità del MDB in questo caso è ben illustrata. Nonostante uno stadio iniziale di malattia, invece di sottoporsi a chemioterapia per ridurre la possibilità di metastasi, questa persona ha fatto ricorso ad una cura che non ha alcuna efficacia esponendosi ad un altissimo rischio di recidive.

Ecco come una testimonianza racconta un fatto che è stato presentato in maniera totalmente diversa.
Lo stesso testimone, in risposta ad una persona che chiedeva se esistessero evidenze di efficacia del MDB sui tumori ovarici riporta la sua storia su Facebook (sulla pagina dei sostenitori della cura).
A quanto pare Di Bella ha richiesto un esame ecografico per "confermare la remissione". Eppure Giuseppe Di Bella, in quanto medico, dovrebbe sapere che questo diario clinico non testimonia alcuna remissione se non quella dovuta alle cure mediche standard e soprattutto che una semplice ecografia non è per niente indicata come esame di controllo perché non adeguata.

Secondo questa testimonianza il metodo Di Bella ha ottenuto la remissione (la scomparsa) di un tumore ovarico, l'ecografia infatti non evidenzia tumori sull'ovaio. Il particolare è che la paziente le ovaie non le aveva più, asportate con l'intervento chirurgico effettuato in ospedale e considerato trattamento di prima scelta in questi casi.

Curiosissimo quindi il percorso di questa "guarigione" (simile alle altre descritte nelle varie testimonianze):
  • Tumore all'ovaio ed all'utero.
  • Intervento che rimuove l'ovaio e l'utero, procedura standard in questi casi.
  • Inizio cura Di Bella.
  • Ecografia: non ci sono lesioni agli organi addominali (ma se sono stati asportati, che lesioni dovrebbero esserci?)
  • Testimonianza finale: la cura Di Bella ha funzionato perché non ci sono tracce di tumore.
Ecco qual è il meccanismo che a prima vista stupisce ma ad un esame approfondito spiega il "trucco".

Tante altre testimonianze (la maggioranza) non sono accompagnate da documentazione e quindi non è semplice approfondirle.
In certi casi, quando è disponibile un minimo di documentazione è proprio questa che smentisce il valore della testimonianza alla quale si riferisce. Come in questo caso di "Sarcoma di Edwing - Trattato con MDB regressione completa". Anche qui il termine "remissione completa" fa immaginare una storia con un evidente effetto della cura alternativa ma non è così. Il paziente (è la sorella che ne racconta la vicenda) viene curato con chemioterapia, trapianto cellule staminali e radioterapia. A queste, aggiunge anche il MDB.
Non si capisce quindi il motivo che farebbe concludere che il MDB abbia permesso una "remissione completa" della malattia. Questo è certificato persino dal medico legale che esegue una perizia sul piccolo paziente e che viene riportata nel sito di sostegno a Di Bella.

Conclusione della perizia su un caso di "remissione totale dovuta a MDB". Lo stesso medico legale non può trarre conclusioni certe in quanto il paziente si era già sottoposto ad altre cure (radio terapia, chemio, trapianto cellule staminali)

Una delle cose che mi ha maggiormente colpito è che esistono pazienti curati e guariti da interventi standard (chirurgia, chemioterapia, radioterapia) ma che per aver effettuato dei cicli di MDB danno tutto il merito del loro miglioramento a quest'ultimo. Non posso sapere se la motivazione è psicologica o se esistono altri motivi ma sono diversi i casi che ho studiato i quali, dopo essersi curati in ospedale si definiscono "curati con il MDB".
Un esempio:

Paziente operata, sottoposta a radioterapia (33 sedute, come confermato da un famigliare) e poi a "metodo Di Bella", il miglioramento sarebbe dovuto al "metodo". Notare come sia evidenziato il miglioramento ma non il fatto che vi erano già state le terapie standard (sottolineature rosse mie).

Lo stesso trucco è usato da alcuni giornalisti seguaci dei Di Bella. In un blog che diffonde cure alternative si parla di un bambino curato dal suo tumore all'occhio dal "metodo Di Bella", ecco un esempio:

Per la giornalista Gioia Locati (Il Giornale) il bambino sarebbe stato guarito dalla cura Di Bella: falso.

Controllando la pagina Facebook della madre del bambino si scopre che dopo aver speso molti soldi e dopo il fallimento della cura alternativa, la donna ha deciso di sospenderla per affidarsi a cure ospedaliere che hanno determinato la guarigione del bambino.

La mamma del bambino ammette: la guarigione è dovuta alle cure in ospedale, da mesi abbiamo abbandonato le cure alternative

Come si vede, quindi, anche le notizie diffuse da giornali, siti o giornalisti, possono raccontare una verità apparentemente incredibile ma falsa.
Ovviamente i seguaci ed i complici di Di Bella evitano accuratamente di dare risalto a testimonianze negative che anzi sono eliminate o nascoste.

Testimonianza cancellata dai seguaci di Di Bella, ufficialmente per "non scoraggiare chi è in cura".

Le testimonianze di presunta guarigione relative al MDB ricalcano alla fine quelle di qualsiasi guaritore alternativo: dare alla pseudocura tutti i meriti di una guarigione che invece è dovuta ad altro.
Un ulteriore esempio.
Un tumore (astrocitoma anaplastico, grado III) cerebrale che dal 2015 è stato sottoposto a MDB. Gli ultimi esami parlano di guarigione.
Splendido.
Se non fosse che il paziente è stato operato e la lesione rimossa con un piccolo residuo che sembra ormai regredito.
Lo testimoniano gli esami che il figlio del paziente mostra in pubblico e che parlano chiaramente di intervento chirurgico, cosa che, apparentemente, nessuno dei seguaci trova interessante.

Risonanza magnetica mostrata come "prova" di efficacia del MDB ma che parla di "paziente operata".

Attenzione perciò quando si legge una testimonianza, anche la più eclatante, i medici alternativi sono molto abili nel cambiare le carte in tavola ed è un'abilità tipica del loro operato.

Da quanto finora osservato non sembra quindi esserci particolare evidenza di efficacia di questo metodo alternativo di cura. Emergono altresì ulteriori imprecisioni e molti punti oscuri che aggiungono dubbi a quelli già emersi dall'analisi dei dati a disposizione in maniera "disordinata" in rete. La cosa che colpisce di più è che le cosiddette "testimonianze" (che furono quelle che fecero scoppiare la "rivolta popolare" degli anni della sperimentazione) sono pesantemente manipolate nei dati, nella storia clinica, nelle conclusioni e nei particolari, in modo da far apparire una guarigione (o un miglioramento) come dovuto al "metodo" alternativo quando non vi è alcuna evidenza (e spesso risulta il contrario) di questa azione.
 
Ma all'inizio del 1998 fu deciso di sperimentare la cura e questo è il passo più importante (ma anche discutibile) della vicenda. Una prova sotto controllo di efficacia: questo serviva secondo i Di Bella e sicuramente a tutti noi.

La sperimentazione

E' il caso di soffermarci sulla sperimentazione ufficiale del metodo, organizzata dall'Istituto Superiore di Sanità, ente governativo italiano, che ha sancito la sua inefficacia e successivamente ha ricevuto numerose critiche per presunte irregolarità. I figli del professore Di Bella hanno creato dopo i fatti del 1998, una fondazione (Fondazione Di Bella) che propaga il metodo pubblicizzandolo ancora oggi.
L'allora ministro della sanità si disse contrario (e lo ribadì con decisione diverse volte) alla sperimentazione perché non vi era alcuna evidenza che il metodo Di Bella potesse avere un ruolo terapeutico nei confronti del cancro.
Questa affermazione provocò il risentimento dell'intera equipe del professore e delle associazioni che lo sostenevano ma le risposte erano sempre portate sul piano emozionale, niente dati, nessuna prova ma termini come "libertà, guarire, sofferenza" che se non muovevano la scienza sicuramente avevano il loro effetto sull'opinione pubblica. Da un lato continuavano le manifestazioni, dall'altro il risentimento per una guerra alla scienza che prima di tutto danneggiava i malati. Ufficialmente, in pubblico, gli esperti parlavano di "assurda follia", insistevano sull'inconsistenza di quella cura, ma qualcuno sussurrava un macabro "muoiono tutti come mosche".
Sulla mancanza di basi scientifiche che giustificassero una sperimentazione, un esempio possiamo averlo in un testo preparato dagli stessi Di Bella che riporta la dichiarazione contraria alla sperimentazione del ministro seguito dalla risposta del gruppo modenese:

[...] rilevato che da tutti gli organismi suddetti è stata affermata la mancanza di fondamento scientifico documentato del metodo Di Bella e quindi l'insuscettibilità del medesimo all'impiego sistematico negli ammalati di tutti i tipi di tumore... (On.le Bindi, comunicato stampa 267, 23/12/97)

I Di Bella rispondono a "modo loro" con qualcosa che sicuramente spiazza per diversi motivi chi è  dotato di una minima capacità critica:
Vi sono numerose evidenze scientifiche sull’efficacia antitumorale dei singoli componenti del MDB da una revisione della letteratura fino al dicembre 1997.
Una ricerca eseguita sui singoli farmaci componenti il MDB, fino a tutto il 1997, incrociando i farmaci con la parola «Cancer», e limitando la ricerca agli studi eseguiti sull’uomo nella massima banca dati bio-medica (Med-line), www.pubmed.gov, che raccoglie gli abstracts delle più autorevoli riviste scientifiche, ha evidenziato settemilaquaranta (7.040) pubblicazioni sui principi terapeutici costituenti l’ MDB.
Le "evidenze scientifiche" sull’efficacia antitumorale del MDB i Di Bella le avrebbero ottenute con un motore di ricerca medico (PubMed): farmaco+cancer ed appaiono più di 7000 pubblicazioni.
Chi legge può farsi un'idea dell'attendibilità di questo metodo. Per chi non è pratico di motori di ricerca, utilizzo lo stesso sito usato dal gruppo di Modena e provo a cercare (con il loro metodo!) le evidenze scientifiche dell'"efficacia antitumorale del sesso": 58783 risultati. Molti di più di quelli ottenuti da loro.
Con questo tipo di ricerca secondo i Di Bella mi potrei sentire autorizzato a richiedere la sperimentazione del sesso come rimedio anticancro.
Purtroppo non è così che si dimostra come funziona una terapia (ed un motore di ricerca) ed i Di Bella, sfruttando l'emozione e la spinta demagogica proveniente da svariate persone ottennero di sperimentare la loro cura.
Il New Scientist raccontò la storia della sperimentazione italiana in un articolo intitolato "una cura per la ciarlataneria" nel quale criticava l'incredibile scelta di sperimentare il metodo alternativo.

Andiamo subito al sodo.
I dati sono tanti e cercherò di estrarre solo quelli utili alla comprensione dei punti principali e delle varie posizioni assunte dalle parti nella complicata vicenda.
La sperimentazione nazionale della cura Di Bella fu concordata a fine gennaio 1998, iniziò a marzo e coinvolse 1155 pazienti affetti da vari tipi di tumore. Si chiuse nel luglio 1998 in quanto la quasi totalità dei pazienti si era ritirata dallo studio (il 97,5%). La maggioranza dei ritiri fu causata dalla morte o dalla progressione della malattia. Tutti i particolari del protocollo furono stabiliti dal professore Di Bella in concerto con i componenti della commissione ufficiale. Dallo stesso professore furono siglate le pagine del protocollo una per una (Di Bella fu presente a tutte, tranne una, le riunioni della commissione) e si comunicò anche un rilassamento delle posizioni rispettive che nei mesi precedenti erano molto tese, tanto che Luigi Di Bella, alla fine della riunione finale si disse soddisfatto perchè si era "imboccata la via giusta" ringraziando ripetutamente [1] il ministro della sanità di allora (Rosy Bindi).

Alla fine, i risultati della sperimentazione effettuata dal Ministero della sanità (ora "della Salute"), venivano riassunti così dal ministro di quel periodo, Umberto Veronesi:
"Dall'analisi dell'insieme dei 1155 pazienti inclusi negli studi - sperimentali (386 pazienti) ed osservazionali (769 pazienti) - non emerge alcuna evidenza che il trattamento MDB sia dotato di una qualche attività anti-tumorale di interesse clinico..." (da: risposta all'interrogazione parlamentare n. 4-25267, ministro U. Veronesi).
Poi puntualizza:
- In nessuno dei 1155 pazienti inclusi nella sperimentazione si è osservata una risposta obiettiva completa (scomparsa delle masse tumorali);
- Una risposta obiettiva parziale (riduzione di almeno il 50% delle lesioni tumorali), si è osservata in soli 3 (0,8%) dei 386 pazienti inclusi negli studi sperimentali.
Ad oggi di questi 3 pazienti [...] due sono deceduti ed il terzo è in fase di progressione della malattia.
La quasi totale assenza di risposte obiettive nello studio sperimentale propriamente detto è stato confermato negli studi osservazionali nei quali solo in 5 (0,7%) dei 769 pazienti inclusi, i centri partecipanti hanno segnalato la presenza di una risposta obiettiva di tipo parziale.
[...] A circa un anno dall'inizio della sperimentazione. Escludendo dall'analisi i pazienti in fase terminale [...] si sono osservati 466 decessi su 660 pazienti (71%) degli studi sperimentali e osservazionali.
Dopo la chiusura della sperimentazione i pazienti furono in ogni caso seguiti e le loro condizioni studiate, di loro non sopravvisse nessuno. A luglio 1998, sul totale dei 386 pazienti dello studio sperimentale si ebbero:

Decessi 53%
Progressione di malattia 33%
Malati stazionari 3%
Pazienti non rintracciabili 6%
Risposta parziale 1%
Risposta completa 0%

A giugno 1999 si osservarono (risposta ministero della salute 20/11/2000 ad interrogazione parlamentare, pag. 2):

Decessi 77%, escludendo i pazienti in fase terminale, il totale dei pazienti deceduti fu del 71%.
Malati stazionari 2,5%
Pazienti non rintracciabili 4,7%
Risposta completa 0%
97,5% dei pazienti risultano ritirati dallo studio per decesso, progressione della malattia, tossicità.

E' bene ribadirlo, la  percentuale di pazienti guariti o migliorati in maniera significativa tra quelli curati con il MDB fu dello zero per cento.

Non tutti sanno che oltre alla sperimentazione più "nota", quella nazionale, ne esiste un'altra regionale, indipendente, condotta in Lombardia su 333 pazienti: anch'essa diede risultati assolutamente negativi.
vi furono un caso di risposta parziale alla terapia (0,3%), 4 casi di risposte minori (1,2%); in 111 casi (33,3%) non si verificò alcun cambiamento, in 168 casi (50,4%) il tumore progredì nella stessa sede, in 49 casi (14,7%) il tumore progredì in altra sede. In 246 pazienti si venficarono effetti tossici di vario grado. Si ebbero nausea e vomito (35%), diarrea (22%), tossicità epatica (9%), tossicità neurologica (11%), tossicità metabolica (6%), tossicità ematologica (3%). In 25 pazienti fu necessario sospendere il trattamento. (ANSA).
L'indagine clinica sui casi conservati negli archivi di Di Bella inoltre, stabilì che non solo non vi era evidenza di effetto positivo ma la sopravvivenza dei pazienti archiviati era nettamente inferiore a quella della media nazionale.

Il risultato (ne ho parlato nell'ultimo articolo) di questa analisi fu pubblicato sull'autorevole rivista Cancer, erano oltre 3000 cartelle conservate dal professore Di Bella nel suo archivio, selezionate in base alla storia di ogni paziente: confrontando la sopravvivenza degli individui che avevano assunto la terapia Di Bella con quella dei pazienti dei registri tumori italiani, quella dei pazienti di Di Bella era significativamente inferiore.
Disse la professoressa Buiatti, responsabile dell'analisi dell'archivio del professore modenese:
"Ho potuto rintracciare, grazie al Registro dei tumori italiano, la storia dei pazienti. E ho potuto confrontare la loro sopravvivenza con quella media degli altri malati di cancro. I pazienti di Di Bella andavano peggio. Morivano prima. Ma questo non significava obbligatoriamente che il decorso della malattia fosse peggiorato dalla Di Bella. Da lui, infatti, arrivavano persone in condizioni peggiori della media. Restava un dato di fatto, preciso, inequivocabile: i suoi pazienti morivano come gli altri. Non c'era alcun vantaggio terapeutico. Nessuna salvezza, Di Bella non accettò mai che si verificasse se la sua terapia avesse un valore di tipo palliativo. Non è un palliativo, ha sempre detto. È una cura".

Come si vede quindi, le prove (le ripetute prove) hanno stroncato decisamente ogni velleità di efficacia del MDB. Nessuna evidenza né scientifica né clinica di effetto anti-tumorale.
Non si parla solo della sperimentazione "ufficiale" ma anche tutti gli altri dati hanno raggiunto la stessa conclusione. La sentenza quindi è nettamente a sfavore di questa presunta cura. I risultati negativi della sperimentazione furono pubblicati nel prestigioso British Medical Journal.

Alle conclusioni della sperimentazione risposero tantissimi esponenti politici e naturalmente gli stessi Di Bella. Le polemiche sembravano non cessare. Le critiche ai metodi utilizzati nello studio furono feroci, si parlò addirittura di manipolazione dei protocolli e dei dati e di episodi di gravità tali da dover invalidare lo studio. Il ministero rispose che la stesura ed il progetto di sperimentazione furono effettuati seguendo alla lettera le indicazioni del Prof. Di Bella. Contatti continui tra gli sperimentatori ed il gruppo Di Bella servivano proprio a stabilire "le regole" e chiarire le richieste del professore. I prodotti utilizzati nella sperimentazione furono preparati nelle officine galeniche dell'Istituto Chimico-Farmaceutico Militare di Firenze (ICFM), proprio per standardizzarle e produrle su scala semi-industriale (il Prof. Di Bella faceva produrre le sostanze ad una farmacia che conosceva personalmente).
Il ministero della salute rispose che i farmaci furono il frutto "delle indicazioni del Prof. Di Bella [...] pedissequamente riportate nei protocolli approvati dallo stesso professore che ne ha siglato le singole pagine".
I protocolli di sperimentazione furono portati avanti, controllati e sottoscritti, oltre che dal professore Di Bella, anche da un'equipe di oncologi e garanti tra i migliori in Italia, alcuni storici come Veronesi e Dulbecco. Il gruppo era formato da:
Umberto Veronesi (Istituto europeo di oncologia), Lorenzo Tomatis (Istituto oncologico Garofalo di Trieste), Luigi Di Bella, Renato Dulbecco (università della California La Jolla), Marco Geddes (vicepresidente del Consiglio superiore di sanità), Dino Amadori (presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica), Silvio Monfardini (direttore della Fondazione Pascale di Napoli), Stefano Jacobelli (Università di Chieti), Giorgio Parmiani (Istituto tumori di Milano), Francesco Cognetti (Istituto Regina Elena di Roma), Gian Luca Sannazzari (università di Torino), Franco Conte (università di Pisa), Giuseppe Colucci (ospedale oncologico di Bari), Franco Mandelli (università di Roma La Sapienza), Paolo Bruzzi (Istituto tumori di Genova), Rossella Silvestrini (CNR), Nicola Montanaro, Francesco Di Carlo e Luigi Pagliaro (CUF), Eva Buiatti (università di Firenze), Cesare Peschle e Marino Massotti (Istituto superiore di Sanità).
L'American Cancer Society, dopo i risultati della sperimentazione ha dichiarato: "L'evidenza scientifica disponibile non supporta le affermazioni sull'efficacia della terapia Di Bella nel curare il cancro. Può causare effetti collaterali seri e pericolosi".
Le garanzie offerte dagli sperimentatori apparivano serie ed importanti ma non bastarono a chiudere la polemica. Nonostante la sperimentazione parlasse chiaro i Di Bella ricominciarono a farsi sentire, accusando autorità ed ambiente scientifico di boicottaggio e condotta colpevole, già prima che la sperimentazione si chiudesse.
Cercheremo ora di capire quali fossero le principali accuse e quali furono le risposte fornite dalle autorità.

Le critiche alla sperimentazione

Il motivo principale per cui la sperimentazione sarebbe stata un fallimento, secondo i Di Bella sarebbe stato un boicottaggio voluto dai "poteri forti" della sanità, case farmaceutiche in primis ed altre figure (medici?) secondariamente. Difficile sostenere che i motivi del "disinteresse" risiedessero in mire economiche visto che la somatostatina (principale componente del MDB) è un farmaco molto costoso (lo era ancora di più all'epoca della vicenda) ed un ciclo di cura arriva a costare oltre i 2000 euro al mese (considerando anche i macchinari necessari come le "pompe temporizzate" il costo lievita ulteriormente).
Una delle critiche era basata sulla mancanza di "randomizzazione" (una scelta omogenea dei pazienti da sottoporre a sperimentazione in modo da aver meno fattori condizionanti possibili nei risultati) e nella mancanza di un gruppo di controllo (ad esempio che assumesse placebo o chemioterapici). La risposta a questi biasimi (che apparvero anche sul prestigioso British Medical Journal a commento dei risultati della sperimentazione pubblicati nella stessa rivista) fu che per motivi etici e per l'urgenza della sperimentazione non era stato previsto il team di controllo e nemmeno la randomizzazione dei gruppi. Questo aspetto fu piuttosto discusso dalla comunità scientifica anche in sedi prestigiose. Sul British Medical Journal ad esempio (una delle riviste mediche più importanti al mondo) si aprì un dibattito interessante, iniziato con un commento che, pur accettando i risultati della sperimentazione e definendo il MDB come una "falsa cura", criticava la scelta di non "randomizzare" i pazienti, questo per rendere "perfetta" la sperimentazione e non dare adito a critiche. Secondo l'autore di questo commento, i sostenitori del metodo di cura alternativo probabilmente non avrebbero comunque accettato alcuna conclusione negativa della sperimentazione ma renderla inattaccabile avrebbe consentito di migliorarne i risultati statistici. A questo commento seguirono ulteriori risposte.

La seconda critica, forse la più importante, si basava sul fatto che secondo il gruppo Di Bella, durante la sperimentazione furono somministrati farmaci scaduti. Il fatto fu certificato da una squadra di carabinieri dei NAS di Firenze durante un'ispezione.
I carabinieri eseguirono controlli in un ospedale e poi presso lo stabilimento chimico militare che preparava i farmaci del MDB e notarono che molte delle confezioni erano state somministrate o conservate per un periodo superiore ai tre mesi indicati nelle confezioni.
Il gruppo dei NAS concluse il verbale con le seguenti parole:
Ciò [...] comporta che 1048 pazienti abbiano assunto [...] un farmaco potenzialmente imperfetto e non più possedente le caratteristiche terapeutiche iniziali [...]
A questa notizia c'è una risposta, che analizzerò assieme alle altre obiezioni.  Riguardo il "blitz" dei NAS si può aggiungere che fu criticata la presa di posizione dei carabinieri, i quali non si limitarono solo a verbalizzare quanto riscontrato, ma entrarono nel merito dell'efficacia giudicando "falsata" l'azione farmacologica dei prodotti rinvenuti senza averne titolo, tanto da scrivere nello stesso verbale che "ne consegue quindi che i risultati ottenuti dalla sperimentazione siano sicuramente inattendibili". Questo "giudizio di merito" fu ritenuto da molti inopportuno e non competente ai militari.
La terza critica riguardava la presenza di un composto definito tossico (e cancerogeno) da Di Bella, nei flaconi che contenevano una parte del MDB (i retinoidi). Questo composto, l'acetone, secondo il gruppo Di Bella non doveva essere presente ed esistevano metodi di preparazione (già da loro utilizzati) che lo eliminavano totalmente dal prodotto farmacologico. Ma andiamo per ordine.

I farmaci scaduti

L'obiezione più grossa che fu posta dal Di Bella agli sperimentatori fu quella relativa alla presenza di confezioni di farmaco scaduto tra quelle che venivano somministrate ai pazienti partecipanti alla sperimentazione. Dai documenti il fatto è reale. Esistevano e sono stati somministrati dei prodotti che presentavano una data di scadenza ormai passata.
La risposta del Ministero della Sanità fu precisa.
Per stabilire la data di scadenza di un prodotto galenico sono necessarie alcune informazioni precise (la natura del prodotto, i tempi della sua degradazione, l'intervallo terapeutico, cioè la dose minima e massima efficace). Per ottenere queste informazioni dai prodotti del MDB servivano parecchi mesi, almeno un anno, e data l'urgenza del provvedimento di sperimentazione si rinunciò a stabilirli. Il Prof. Di Bella aveva comunque assicurato che se ben conservato, al riparo da luce e calore, lo sciroppo ai retinoidi era assolutamente stabile (non aveva bisogno di una data di scadenza predefinita). Oltretutto il medico modenese non indicò mai una eventuale data di scadenza al momento della firma dei protocolli di sperimentazione.  Così sottolineò il ministero:
"Il prof. Di Bella aveva fornito le più ampie assicurazioni, in merito al fatto che, se custodito in ben precise condizioni al riparo dalla luce e dal calore, lo sciroppo ai retinoidi era del tutto stabile"
(risposta all'interrogazione parlamentare n° 4-20163 del 20/11/2000)
L'affermazione che i retinoidi necessari alla cura non avevano una scadenza precisa fu sottolineata quindi dallo stesso Di Bella e questo viene confermato (ed in maniera che avvalora del tutto la risposta del ministero) anche oggi dallo stesso staff del professore, come possiamo vedere da questo screenshot di una risposta data nel forum ufficiale dei Di Bella (gestito dallo stesso Adolfo Di Bella) ad una lettrice che chiedeva lumi sull'argomento:


I retinoidi non hanno scadenza, lo ribadiscono nuovamente i Di Bella, anche oggi, ma per la legge i farmaci hanno obbligo di scadenza.
E' per questo che venne presa la decisione di apporre in ogni caso una data basandosi sul tempo di degradazione medio del prodotto galenico stabilito dall'industria produttrice senza considerare decisiva questa iniziativa.
Se quindi gli sperimentatori si sono esposti a facili attacchi, Di Bella ha accentrato l'attenzione come elemento invalidante sulla data di scadenza dei farmaci non prima della sperimentazione ma successivamente. Ma le regole si stabiliscono prima di iniziare proprio per evitare contestazioni e non a giochi fatti.

L'acetone

Si tratta di una sostanza incolore utilizzatissima come solvente in diversi settori merceologici.
Non classificato tra i prodotti cancerogeni, ha una tossicità molto limitata e solo per esposizioni prolungate. Fu proprio la presenza di questa sostanza nei farmaci preparati dalle officine chimiche militari il punto più aspramente criticato dai Di Bella che giudicarono come gravissima e fortemente tossica la presenza di residui d'acetone nei flaconi dei farmaci..
Eppure a quanto pare l'uso di acetone quale solvente delle preparazioni galeniche fu voluto dallo stesso Professore Di Bella così come il relativo metodo di eliminazione.

Lo stabilimento di produzione fece presente al prof. Di Bella come non fosse possibile eliminare completamente l'acetone dalle preparazioni e propose di sostituirlo con l'alcol etilico (altro solvente utilizzato nei composti farmaceutici). Di Bella rifiutò sostenendo che l'alcol avrebbe rovinato la preparazione.
Il Ministero sottolineava inoltre che, proprio per l'estrema difficoltà nell'eliminare qualunque traccia del solvente da una preparazione galenica, erano state seguite le linee guida internazionali con le indicazioni sui limiti di questa sostanza. L'acetone in particolare è un diluente classificato in classe 3 (quindi la meno tossica), nell'animale il limite che mostra di non essere tossico è di 10.000 ppm, nell'uomo l'ingestione di dosi elevate non ha mostrato effetti letali ed i sintomi sono limitati a nausea, vomito e crampi addominali, più pericolosa l'inalazione. L'acetone non ha mai mostrato alcun effetto cancerogeno né negli animali né nell'uomo, unici casi nei quali si è registrato un effetto letale sono stati i suicidi e gli avvelenamenti accidentali dei bambini (con ingestione di interi flaconi di acetone puro).
La risposta del governo all'obiezione della presenza di acetone nei preparati sottolineò proprio la mancanza di tossicità della sostanza, la presenza in ogni caso di quantità minime della stessa e l'impossibilità materiale di eliminarla tutta.
"La quantità massima di acetone residuo consentito in un prodotto medicinale è pari a 5000 ppm (pari a 5000 mg/l) era quindi inevitabile che aderendo fino in fondo allo standard dettato dal prof. Di Bella sarebbero rimaste tracce di acetone" (risposta all'interrogazione parlamentare n° 4-20163 del 20/11/2000)

Per stabilire la quantità di acetone nei vari preparati della sperimentazione, fu utilizzato un macchinario altamente sensibile che stabilì quantità sei volte inferiori ai limiti consentiti (850 mg/l nei casi dove era più presente). Fu notato anche che era proprio la sensibilità dei metodi utilizzati (sensibilità a partire da 0,1 parti per milione) per misurare l'acetone residuo che poteva trarre in inganno, in quanto quello utilizzato dal prof. Di Bella ed eseguito nella sua farmacia di fiducia (metodo della cartina al nitroprussiato di sodio che ha sensibilità a partire da 400 parti per milione), era molto meno sensibile di quello dei laboratori chimici militari e poteva addirittura indicare come assente una quantità di acetone che invece fosse presente in piccole quantità. Il Ministero ha sottolineato che con la sua metodica è stato estratto tutto l'acetone materialmente possibile. E' stato inoltre riportato che alcune farmacie che preparavano i cocktail per Di Bella utilizzavano metodi di eliminazione dell'acetone assolutamente più drastici e distruttivi (come il calore) di quelli utilizzati dallo stabilimento statale, che potevano avere influenza negativa sulle caratteristiche dei farmaci somministrati.

Alle "giustificazioni" del Ministero, il gruppo Di Bella replicò a sua volta con una quantità enorme di dati: ma anche qui noto una assoluta mancanza di attinenza con i temi trattati. I dati sono tanti, chi vuole consultarli lo faccia, ma riporto un esempio. Per dimostrare che la quantità di 850 mg/l di acetone (cioè quella contenuta in alcune preparazioni criticate da Di Bella) sono altamente tossiche, viene riportato uno studio. Secondo Di Bella in questo studio si dimostrerebbe che già 41 mg/l di acetone abbiano una capacità tossica.
Il punto è che lo studio citato non dice per nulla quello che sostiene Di Bella ma considera i limiti "olfattori" dell'acetone, ne analizza cioè la percezione, da parte di lavoratori esposti a questa sostanza, di "odore di acetone" e stabilisce che già alla quantità di 41 mg/l si ha una percezione dell'odore. Non parla assolutamente di tossicità né di limiti nelle preparazioni farmaceutiche. Nelle repliche di Di Bella sono tanti gli studi "travisati" per ottenere qualche ragione nella disputa. Un comportamento poco trasparente ed ingiustificabile per degli scienziati che ricorda moltissimo i modi dei guaritori che abbiamo conosciuto in questi mesi: con la manipolazione dei risultati della letteratura scientifica si porta acqua al proprio mulino.
La vicenda dell'acetone sembra quindi relativamente importante. Probabilmente gli sperimentatori avrebbero dovuto puntualizzare anche gli aspetti minori della vicenda ma non vi è alcuna prova che l'acetone in generale sia particolarmente tossico o pericoloso, oppure che le quantità contenute come residuo di lavorazione potessero causare danni e che vi sia la possibilità di eliminare completamente dai flaconi ogni traccia di questa sostanza.
In ogni caso, nonostante le "critiche" a posteriori del gruppo Di Bella, la sperimentazione si concluse con dei risultati inequivocabili. Visto l'enorme risalto mediatico che aveva avuto la storia, il Ministero della Sanità italiano si premurò di diffondere con tutti i mezzi la conclusione della vicenda.
Vennero inoltre osservate in via complementare (anche se questo non rientrava negli scopi della sperimentazione) le curve di sopravvivenza dei pazienti sottoposti allo studio. Tutte rientravano nei parametri delle curve di sopravvivenza relative alle specifiche forme di tumore in assenza di trattamento: in poche parole quei pazienti non avevano avuto alcun beneficio né terapeutico né in termini di allungamento della sopravvivenza con MDB.
Le fasi della sperimentazione furono seguite dagli esperti dell'Istituto Superiore di Sanità e da un team etico di esperti internazionali che ne certificarono la correttezza ed i risultati.
In seguito alle successive rimostranze riguardanti alcuni aspetti della sperimentazione fu aperta un'inchiesta dal procuratore della repubblica di Torino, poi trasferita per competenza a Firenze ed archiviata in quanto non fu evidenziata alcuna irregolarità nei protocolli e nelle procedure. Il procuratore aggiunto di Firenze Ubaldo Nannucci definì "assolutamente inconsistente" l'ipotesi che i farmaci della sperimentazione (furono analizzati anche i flaconi dei prodotti utilizzati) potessero essere "imperfetti" ribadendo che nei protocolli del professore non c'erano prescrizioni sulla stabilità del prodotto. Il prof. Luigi Di Bella, tra le altre insinuazioni sulla corretta applicazione delle sue direttive, arrivò ad affermare che le sue firme furono falsificate. Questa dichiarazione gli costò una condanna per diffamazione (Sent. N. 509/01 del 28 giugno 2001, tribunale di Pisa).

Dal punto di vista scientifico, sia teorico che pratico quindi, la cura Di Bella non ha avuto alcun effetto sui malati di tumore, nemmeno modesto. In maniera analoga neppure il gruppo Di Bella è stato capace di offrire all'analisi della comunità scientifica alcun dato che facesse sospettare gli effetti positivi tanto reclamizzati, solo a parole.
Nonostante questo molte persone continuavano (e continuano) a rivolgersi ai Di Bella per curare il loro problema di salute con l'effetto collaterale di un notevole sacrificio economico ed un'illusoria speranza di efficacia.
Il metodo Di Bella, come ho già detto, è pubblicizzato e prescritto regolarmente anche oggi, nonostante tutto e nonostante ancora oggi nessuno sia stato in grado di dimostrare alcun effetto curativo del metodo, i seguaci del gruppo modenese sono ancora tanti. Mi hanno segnalato (ed ho notato anche personalmente) che esistono anche nel caso dei Di Bella, individui che frequentano forum dedicati al cancro con lo scopo di attirare nuovi pazienti descrivendo successi incredibili e guarigioni dovute al metodo che in realtà non hanno alcuna evidenza di essere reali. Un tentativo di diffondere il metodo all'estero fu fatto negli anni del suo "boom" italiano, in Canada aprì uno studio che offriva il MDB ma chiuse per mancanza di clienti. Health Watcher un sito canadese contro le frodi in medicina ha dedicato una pagina al MDB intitolandola "Dr. Di Bella, il più grande ciarlatano del cancro italiano arriva in Canada", anch'egli, come molti all'estero, utilizzando luoghi comuni e "scontati" sull'Italia e gli italiani.

Una delle immagini che apparivano sulle riviste canadesi che accoglievano con "ironia" l'arrivo della cura in quel paese. La "salsa al pomodoro di Di Bella", esempio di un manifesto che utilizzava i tipici luoghi comuni sugli italiani "furbetti e creduloni".

Per farsi un'idea di quanti sostengano ancora questa pratica analizziamo le donazioni del 5x1000 (la Fondazione Di Bella è un'associazione di volontariato) nel sito delle entrate sono state registrate:

2007: 669 donazioni (per circa 18.000 euro)
2008: 1045 donazioni (per circa 30.000 euro)
2009: 1185 donazioni (per circa 34.000 euro)

La fondazione non pubblica nel sito nè un suo bilancio nè l'impiego di queste somme di denaro. Attualmente è in corso una raccolta fondi per "acquistare un software che permetta di raccogliere i casi" seguiti dai Di Bella (in realtà non ci sarebbe bisogno di "un software" ed anche se fosse il costo è irrisorio).

Sono attuali anche le richieste di rimborso spese dallo stato da parte di chi si è sottoposto a questa cura ma questo è un argomento che risale già all'epoca della sperimentazione.
Furono diverse infatti le richieste di fornitura gratuita dei farmaci del MDB e si arrivò persino allo scontro in tribunale.
In particolare la pretura di Maglie (in provincia di Lecce) preparò un'inchiesta per decidere se fornire gratuitamente questi farmaci e richiese una perizia sulle cartelle cliniche di persone che si dicevano guarite o migliorate per merito del MDB.
Un collegio di periti esaminò queste cartelle e stabilì che visto "l'evidente effetto positivo" della cura ed il miglioramento sia dei sintomi che della sopravvivenza dei pazienti fosse necessario favorire il rimborso dei costi di quei farmaci.
La perizia analizza i casi pervenuti in pretura uno per uno e trae le sue conclusioni.
Le possiamo trarre anche noi, visto che abbiamo modo di leggere quelle pagine e le relative conclusioni.

Pubblico intanto l'editoriale di Antonio Panti, presidente dell'ordine dei medici di Firenze, dedicato alla professoressa Eva Buiatti, epidemiologa di fama internazionale e persona squisita che tanto fu attaccata e denigrata per un'unica "colpa": aver definito non efficace il MDB. La professoressa infatti era responsabile dell'analisi delle cartelle cliniche presenti nell'archivio del professore Di Bella che non mostrò alcuna evidenza di efficacia del metodo. E' un resoconto (amaro) di cosa significò per l'Italia scientifica tutta la vicenda.

Tra credulità di massa e malafede di élite.

In occasione di un Convegno in memoria di Eva Buiatti, una collega che ha lasciato una profonda traccia nella comunità scientifica italiana per il suo valore professionale, il rigore etico, la grande umanità, Marco Geddes ha organizzato una serata in cui si è rievocato quell’incredibile anno in cui scoppiò, raggiunse il culmine e, infine, scomparve il caso della terapia Di Bella, una cura “per tutti i tumori”. Ringraziamo Marco che ha sintetizzato ottimamente l’enorme mole di materiale raccolto.
Abbiamo deciso di pubblicarlo sia in ricordo di Eva, che guidò la sperimentazione che dimostrò la fallacia, anzi la dannosità, della terapia Di Bella, sia perché siamo convinti che molti medici abbiano dimenticato la crisi che attraversò allora la medicina italiana e come la sperimentazione, voluta dal Ministro Rosy Bindi, strenua difenditrice della correttezza scientifica, abbia chiuso irrevocabilmente la vicenda dimostrando la falsità clinica e farmacologica della cura.
Forse la storia non è maestra di vita, ma una riflessione sui fatti non è inutile. E può insegnare qualcosa. Intanto sui meccanismi scatenanti di un bagno di irrazionalità in cui emergevano antiche diffidenze verso la scienza, un oscuro potere che congiurava per impedire a un vecchietto, buono e caro, di salvare il mondo. E le difficoltà dei medici, costretti a difendersi dalle accuse dei pazienti di voler negare loro una cura salvifica per chi sa quali inconfessabili interessi. E l’ignoranza dei mass media, acuita dal desiderio di scandalismo e di mettere finalmente in angolo professori e scienziati. E le fantasie popolari, alimentate da politici indecenti (la terapia Di Bella diventa di destra!) e da giornalisti indegni (soltanto uno ha dichiarato di pentirsi per quanti morti poteva aver causato consigliando dai teleschermi quella terapia!). E la deontologia di alcuni medici seguaci più di Mammona che di Ippocrate.
I medici tuttavia hanno di che recriminare. Le sperimentazioni sono tali se seguono regole precise;
la tecnologia dominante messa in pratica mediante rigorosi protocolli è arma vincente solo se accompagnata da un pari impegno umano e da un prendersi cura del paziente fino alla morte. La medicina non fa miracoli e ogni panacea è inganno; l’affidarsi a qualsiasi soluzione, anche la più illogica, è propria della condizione di chi soffre e dei suoi cari. Il medico non può ignorare che speranza e ragione non vanno d’accordo e spetta a lui tenerle insieme nell’interesse del paziente.
Molti si chiedono: potrebbe accadere di nuovo? Un episodio siffatto sarebbe stato impensabile riguardo a una malattia circolatoria, ma il cancro è tuttora una metafora delle sconfitte della medicina e uno stigma di morte. Il messaggio opposto, che molti tumori sono curabili, ormai sembra assimilato e ciò dovrebbe diminuire il rischio dell’esplosione di una nuova terapia miracolistica. Però, di recente abbiamo vissuto il clamore irragionevole e irrazionale sui casi Welby e Englaro: l’irrazionalità è sempre in agguato.
Antonio Panti

Perizie e risultati, le conclusioni.

In questa ultima parte del dossier mostrerò alcuni dati che mi sono stati utilissimi per trarre delle conclusioni. Su tutti la perizia svolta da medici su mandato della pretura di Maglie che doveva decidere se fornire gratuitamente i farmaci ai malati che ne facevano richiesta.
Infine le mie conclusioni personali.
Ribadisco, conclusioni personali. Tratte dai dati che ho mostrato, da mesi e mesi di lettura, da conoscenza diretta di casi trattati con il MDB e dalle mie conoscenze professionali.
In tutta questa vicenda ho cercato di mantenere un certo distacco ed ho elencato le mie perplessità, i documenti, le valutazioni fatte all'epoca e le carte a disposizione.
Invito chi è davvero interessato alla questione a non fermarsi solo alle mie parole ma indaghi e ragioni personalmente, cercando di capire se davvero il MDB sia stato un grande bluff oppure un "misterioso" complotto che ha affossato il tutto. Il caso, ormai quasi dimenticato, è stato un grande evento che ha mischiato scienza, creduloneria, speranza e cupidigia.

Io la riposta che cercavo da anni l'ho avuta, e spero la trovi anche chi tra di voi ha conservato in un angolo del proprio cervello un dubbio riguardante questa pratica “alternativa”.
Ho letto la relazione CTU (è la perizia svolta da consulenti, medici, da consegnare al giudice, in questo caso il pretore di Maglie dell'epoca, Carlo Madaro) e vi ho trovato anzitutto molte forzature.
E' questa (è un .pdf) e vi sono analizzate una serie di cartelle cliniche. Un gruppo di cartelle appartenevano ai malati che avevano fatto richiesta di rimborso spese per i costi che avevano sostenuto effettuando il MDB, un altro gruppo era formato da cartelle inviate spontaneamente in pretura da malati che così desideravano sostenere l'efficacia del metodo. L'analisi di questa perizia è interessante non solo per ciò che conclude e per come lo fa ma anche perchè è un modo per analizzare altri casi definiti come "migliorati" o "guariti", in un unico documento abbiamo la possibilità di studiare decine di casi (scelti però, chi non ha avuto effetti le cartelle non le ha inviate, naturalmente).

Già all'inizio si parla di 78 casi analizzati dei quali, dopo un anno di MDB, 40 erano deceduti ed uno peggiorato. Cumulativamente quindi (ma non è così che si fanno le medie in medicina) più del 50% dei pazienti era morto dopo un anno di cura Di Bella. Ora, non per fare l'avvocato del diavolo, ma subito dopo la tabella iniziale c'è questa singolare affermazione:
Considerando che le migliori statistiche oncologiche sui tumori riportano una sopravvivenza a 5 anni del 29% associando chirurgia e/o radio-chemioterapia, il risultato del MDB è chiaramente ed innegabilmente positivo.
Quali sarebbero le "migliori statistiche" (i dati ufficiali che non distinguono per tipo di tumore e quindi non forniscono dati precisi dicono che il 55% dei malati, 72% per i tumori infantili, è vivo dopo 5 anni dalla diagnosi e non il 29%)?
Riguardo quale tipo di tumore (sappiamo che la sopravvivenza dipende fortemente dal tipo di tumore analizzato)? "Più del 50%" di decessi ad un anno da tutti i tipi di tumore non mi sembra un dato "chiaramente ed innegabilmente positivo", anzi, potrebbe essere definito come assolutamente sconfortante...

Poi viene analizzato un secondo gruppo che presenterebbe più dell'86% di casi di stabilità, regressione o scomparsa del tumore. In quanti anni? Su 161 casi solo due sono descritti come completamente guariti, mentre per gli altri non è descritto nemmeno il periodo di osservazione (che è citato come: "diversi anni [...] anche cinque").
"Diversi anni" mi sembra una valutazione piuttosto imprecisa e fuorviante soprattutto se teniamo presente che non siamo di fronte ad una considerazione vaga e personale ma ad una perizia medica giurata, richiesta oltretutto per decidere se affrontare un'importante spesa del denaro pubblico.
Da pagina 12 in poi vi è un elenco che dovrebbe essere l'argomento centrale di una discussione sull'efficacia di questo metodo. Sono elencati dei casi "responsivi alla cura" e quindi la loro attendibilità e la cura della statistica sarebbe decisiva per una valutazione del MDB.
Ogni caso è evidenziato da un colore che indica l'esito della cura (positivo o negativo). Ma studiando bene l'elenco sorgono parecchi dubbi e non si può fare a meno di ricordare che questa è una perizia medica che doveva far decidere ad un giudice (indebitamente, disse qualcuno, in quanto giurisdizionalmente compito del Ministero o del TAR) se valesse la pena o meno fornire gratuitamente i farmaci per il metodo a chi ne avesse fatto richiesta.
Per capire l'attendibilità di questa perizia e quindi l'efficacia presunta del MDB vediamo cosa riportano questi elenchi.
Qualche esempio. Sono definiti "responsivi alla cura" (attenzione: responsivi alla cura, che hanno cioè tratto beneficio dal MDB) casi come (note tra parentesi mie):

- Non progressione della malattia dopo 3 mesi (3 mesi...?)
- Regressione delle metastasi polmonari inferiore al 50% (che misura è? Inferiore di quanto? Dell'1 o del 48 per cento?)
- Caso valutato con riserva, documentazione incompleta (e allora perché è stato inserito nei casi "positivi"?)
- Parziale regressione di una lesione dello sterno di dubbia natura neoplastica (parziale? dubbia? Perché quindi hanno inserito il caso?)

Tantissimi  "casi migliorati" sono su questo tono. Come si fa a giudicare "particolarmente rilevante" il caso di un paziente che ha effettuato il MDB per un mese e radioterapia nei sei mesi precedenti? Nella migliore delle ipotesi questo caso sarebbe da escludere dall'elenco dei casi "responsivi", almeno con la formula del dubbio. Come si può definire rilevante un caso di stabilizzazione delle lesioni dopo 9 mesi?

Questa perizia ha un valore altissimo. Prima di tutto raccoglie la presunta evidenza di efficacia della terapia Di Bella tratta dalle centinaia di cartelle visionate dai periti. Visto che la perizia conclude con un giudizio fortemente favorevole nei confronti del MDB (tanto da indurre l'allora pretore di Maglie a stabilire che i farmaci necessari alla cura dovessero essere forniti gratuitamente) sarà interessante studiare su cosa si siano basati questi periti per trarre queste conclusioni (che verranno però in seguito smentite dalla sperimentazione). Dalle parole di uno dei periti, il dott. Montinari:
"Le ripeto: partendo da un assoluta asetticità verso la MDB io per primo ho fatto la parte dell’avvocato del diavolo. Ho chiesto e continuo a chiedere Tac, analisi, referti, anche recentissimi per integrare anche le cartelle più datate. Ho visitato io stesso alcuni pazienti, abbiamo tenuto conto in ogni singolo caso del peso anche posticipato nel tempo che possono aver avuto chemioterapia, radioterapia, interventi. E stato un lavoro massacrante, mi creda. Ma che sarà inconfutabile". (da Il Giornale, 17/02/99 Gabriele Villa)
Inconfutabile. Montinari usa questo termine. Ma è davvero così?

La perizia "inconfutabile" che si confuta da sola.
La perizia, commentata dal tribunale, è stata effettuata dai medici dottor D'Ambrosio, Lupo e, appunto, Montinari (per la cronaca, Massimo Montinari è un medico che cura l'autismo con diete ed omotossicologia e sostenitore del collegamento vaccini-autismo) e consta di 24 pagine che discutono ed analizzano 203 cartelle cliniche pervenute alla pretura di Maglie che doveva decidere se intimare con un'ordinanza la cessione gratuita dei farmaci necessari al MDB che fino a quel momento erano a pagamento a carico di chi li acquistava.
Per l'esame riassuntivo dei dati clinici dei pazienti che avrebbero utilizzato il MDB per curare il tumore maligno del quale soffrivano, sono state utilizzate delle tabelle, in cui vengono riportati senza particolare evidenziazione i casi standard, in giallo quelli definiti "rilevanti" ed in azzurro i casi definiti "particolarmente rilevanti".
Alla luce di questa suddivisione che poi sarà decisiva per il giudizio finale, ci si aspetterebbe che un caso "rilevante" dimostri un effetto chiaro del MDB su un tumore maligno. Ancora di più nei casi definiti "particolarmente rilevanti", in cui il MDB dovrebbe aver avuto un effetto evidente, oggettivo e palese. Prima di dare un giudizio su queste definizioni, guardiamo qualche esempio:


Il primo caso analizzato dell'elenco non è evidenziato. Si tratta di un adenocarcinoma a grandi cellule, indifferenziato, e l'analisi dei periti dice:
"Modesta riduzione della lesione costale sede della pregressa RT. A tre mesi di MDB non si evidenziano nuove lesioni. [...] Buona la qualità di vita".
In pratica il tumore localizzato nella zona delle costole è ridotto di volume esattamente dove il paziente ha effettuato radioterapia (RT). Questa cartella, quindi, con l'eventuale efficacia del MDB non avrebbe nulla a che vedere, ma al contrario mostrerebbe effetti positivi della radioterapia effettuata dal paziente.
Seguono gli altri casi.
Il primo definito "particolarmente rilevante", perciò evidenziato in azzurro, parla di un "adenocarcinoma polmonare". Il giudizio dei periti recita letteralmente (copio):
"Il caso è emblematico poichè non è stato eseguito alcun trattamento tradizionale. Si apprezza nel corso di circa 10 mesi dall'inizio del MDB un notevole miglioramento clinico e soggettivo ed un modesto miglioramento radiologico. Il caso merita di essere seguito nel tempo data la sua singolarità per non aver subìto alcun trattamento interferente".
Ebbene, ci sarebbe da aspettarsi, dalla classificazione detta sopra, che i casi "particolarmente rilevanti" siano quelli che descrivano una guarigione certa, evidente, o almeno un miglioramento eclatante, con chiari segni di regressione importante della malattia. Nel caso descritto invece si parla di "notevole miglioramento clinico e soggettivo" (cioè che il paziente si sentiva meglio, era una sua constatazione o un rilievo di chi lo esaminava, non un dato strumentale) e poi di modesto miglioramento radiologico: la radiografia del torace, cioè, aveva evidenziato solo un lieve miglioramento (nemmeno quantificato con precisione). Il problema più importante è che il paziente non è stato seguito, non sappiamo com'è finita la sua storia, se è guarito, peggiorato, deceduto: è insomma una descrizione assolutamente inutile. Questo sarebbe un caso "particolarmente rilevante"...
Il secondo subito a seguire è ancora peggio. Un caso di adenocarcinoma polmonare con metastasi cerebrali. Anche questo "particolarmente rilevante", che però, leggendolo, assume ben altra connotazione. Si vede infatti che il paziente ha un (copio):
"miglioramento iconografico delle lesioni cerebrali con la loro quasi scomparsa che potrebbe essere la risultante della pregressa RT. Si evidenzia la riduzione dei marcatori tumorali e la non progressione della malattia. Buona qualità di vita"
Questo vuol dire che radiologicamente le lesioni cerebrali sono quasi scomparse ma il paziente su quelle lesioni ha eseguito la radioterapia (RT): cosa c’entrerebbe il MDB? La riduzione dei marcatori tumorali (sono esami del sangue, non specifici e che non fanno diagnosi) e la non progressione della malattia potrebbero essere dovuti anche alla terapia "standard" che ha fatto il paziente. Perché quindi questo caso è considerato "particolarmente rilevante" a favore del MDB dai periti?

Un caso "particolarmente rilevante" a favore del MDB. Meningioma in miglioramento (clinico), ma il miglioramento è dovuto al drenaggio (asportazione di materiale)...
I casi successivi sono tutti dello stesso spessore e posso affermare che le contraddizioni presenti nella perizia sono talmente evidenti che anche un profano probabilmente le coglierebbe, invito chi legge a dare un'occhiata facendo attenzione soprattutto alla suddivisione dei casi: il colore azzurro equivale ai casi "particolarmente rilevanti", prima chiedetevi cosa vi aspettereste da una definizione del genere poi date una lettura. Si troveranno così pazienti migliorati grazie alle precedenti terapie mediche standard, addirittura casi come la "stabilizzazione di un tumore benigno" a lenta evoluzione (un tumore benigno non è...maligno e se si evolve lentamente è normale che lo si riscontri come "stabile"), anche questo definito "particolarmente rilevante" o con miglioramento della qualità di vita (senza sviluppo positivo della neoplasia). A volte (ed è un caso molto frequente) non si ha nemmeno la certezza che la lesione sia tumorale (ed il caso è inserito sempre tra quelli "a favore" del MDB)!

Caso "particolarmente rilevante": parziale effetto su una lesione ma i periti non sanno nemmeno se si trattasse di una metastasi o di una complicazione della radioterapia (radionecrosi, non un tumore).
Per non parlare dei casi evidenziati in giallo. Qui i giudizi di "rilevanza" assumono toni grotteschi, come nel caso del paziente che migliora con la radioterapia e non peggiora con il MDB o quello che si basa su dichiarazioni della paziente e non su documenti (copio): "la signora dichiara che nel corso dell'ultimo ciclo di chemioterapia erano ricomparse recidive cutanee". Il MDB avrebbe quindi migliorato qualcosa della quale non si ha nemmeno una diagnosi.
La casistica non evidenziata (con sfondo bianco) è assolutamente inconsistente (tumori già asportati, curati con altri metodi, in corso di chemioterapia, senza documentazione, progrediti, ecc.).



Leggendo quindi la perizia (che, ricordo, è stato un passo fondamentale nell'intera vicenda Di Bella) emergono ancora più dubbi di quanti ne esistano semplicemente studiando la teoria, la sperimentazione e tutto ciò che si sente a proposito di questa “cura”. Se sono quelli documentati nella perizia i casi "risolti" siamo davvero molto lontani da una cura risolutiva per il cancro. Si suppone infatti che i casi sottoposti a perizia siano quelli più "positivamente trattati" (sono casi "scelti", inviati da pazienti che richiedevano il rimborso spese!) mentre non sappiamo quanti casi non siano stati riportati, non vi è una statistica precisa, non conosciamo i fallimenti, non sappiamo nemmeno su quanti casi trattati in totale si siano avuti questi risultati. Si conclude quindi che persino sulla base di documentazione "a favore" e selezionata, non emerge per niente un effetto positivo del MDB, ma piuttosto una forzatura nelle conclusioni che vogliono far pendere l'ago della bilancia verso un lato quando l'evidenza lo spinge decisamente verso l'altro. Per questo è necessario sottolineare nuovamente che i casi esaminati sono "selezionati", si tratta cioè di cartelle inviate alla procura dai pazienti e da chi voleva un rimborso spese e quindi sono casi "prescelti" come dimostrazione di efficacia. E se invece analizzassimo la totalità delle cartelle di chi si è sottoposto alla cura?
La perizia è l'aspetto della vicenda che mi ha disorientato di più. Queste pagine non sono una raccolta di casi dimostrativi di effetto curativo ma un elenco che mostra un'assoluta inconsistenza dei presunti effetti positivi del MDB.

Caso "particolarmente rilevante": tumore mammario con risposta parziale inferiore al 30%
Se è vero infatti che una perizia medica per il tribunale è pur sempre un giudizio "di parte", ci si aspetterebbe una valutazione almeno obiettiva da parte dei medici che hanno esaminato quelle cartelle. Il loro giudizio infatti poteva (come in effetti sembra aver fatto, vista la disposizione del pretore di Maglie) far decidere in un senso o nell'altro il giudice ed influenzare l'opinione pubblica. Compito delicato, quindi, e per questo da svolgere con attenta precisione.
Tumore mammario con metastasi: 7 mesi di MDB, miglioramento del quadro, stabilità di malattia, dovuti a precedenti chemio, radio ed ormonoterapia. Questo sarebbe un caso "particolarmente rilevante" a favore della cura Di Bella...


Tumore mammario, caso "rilevante": risposta completa...ma non valutabile e senza dati.

Chi legge può comunque farsi un'idea personale. Critiche alle decisioni della pretura arrivarono anche dalla stampa: qualcuno infatti sospettò un atteggiamento demagogico del pretore che sfociò nella sua candidatura in un partito politico.
Abbiamo visto quindi come l'analisi di decine di casi e la conclusione di "efficacia" del MDB raggiunta dai periti fa sorgere molti dubbi non solo sull'analisi stessa ma anche sui risultati del metodo che non appare per niente così risolutivo come indicato dai periti. Ribadisco che questi sarebbero i dati più "evidenti" a disposizione (selezionati, inviati volontariamente, usati per richieste di rimborso).
In seguito a questa perizia, il pretore ordinò di rimborsare (spesa pubblica quindi) i farmaci a chi seguiva il MDB. Lascio al lettore un giudizio sulla vicenda.

Questa curiosa "metodica" di analisi la ritroviamo in un'altra pubblicazione [pagina rimossa, rimane su internet archive] presente nel sito ufficiale del gruppo Di Bella.
Si analizzano alcuni casi di tumore mammario curati con MDB.
Si presume che sul sito dei Di Bella si trovino analisi di casi "positivamente" risolti, di dimostrazioni di efficacia, altrimenti non si comprenderebbe l'utilità (se non ad avere un parere negativo della presunta cura) di pubblicare un elenco del genere.
Eppure anche in questa pubblicazione abbiamo le stesse fallacie e gli stessi "strani" risultati presenti nella perizia della quale ho parlato.
Prendiamo il primo caso analizzato e scorriamolo cronologicamente.
1985: diagnosi di carcinoma mammario. Intervento chirurgico.
1986: Recidiva. Radioterapia e terapia ormonale.
--Per dieci anni nessun sintomo--
1997: Metastasi cerebrali. Chemioterapia.
1998: Inizio MDB, migliore qualità di vita, nessun segno di miglioramento delle metastasi.
1999: Decesso della paziente.
Questo caso è definito "positivo": chi legge giudichi. Se si ha tempo leggere anche gli altri casi: noterete una confusione totale, pazienti operate, curate, sopravvissute per anni grazie alla medicina ed il "beneficio" del "metodo Di Bella", che non ha impedito il decesso, sarebbe un "miglioramento della qualità di vita" a detta dell'autore del report, opinione personale che si scontra con i fatti che parlano di completa inutilità di questo metodo.
Ora, che una sostanza somministrata ad una persona che soffre porterebbe ad un presunto miglioramento delle condizioni cliniche (da dimostrare, naturalmente, perché stiamo parlando sempre di giudizi soggettivi), può anche essere positivo, ma vendere un "metodo" come curativo quando non cura nulla non è corretto, oltre che pericoloso. Come abbiamo letto nell'ultimo articolo poi, Di Bella non ha mai sostenuto che il suo metodo potesse avere un effetto almeno palliativo (per esempio la riduzione dei dolori o dei disturbi senza effetto curativo) ma affermava di curare, guarire, migliorare la malattia tumorale e questo da quanto emerge dai casi esaminati è assolutamente falso. I casi presentati dai Di Bella spesso sono invece dimostrativi di come le cure standard abbiano l'effetto che tutti conosciamo: quando non curano prolungano la sopravvivenza.
Nel caso di tumore mammario visto prima ad esempio basti notare come la medicina (con l'intervento e le terapie) abbia fatto sopravvivere quella paziente per ulteriori 14 anni (che non sono pochi) dalla diagnosi di tumore mentre il MDB non ha avuto nessun ruolo nella vicenda. Nonostante Di Bella critichi profondamente le cure attuali, con questo dato quindi ha dimostrato involontariamente che chirurgia, radio e chemio mantengono le promesse quando al contrario il suo metodo non dimostra di mantenerne nessuna.
Gli altri casi nell'elenco seguono più o meno la stessa storia, nel secondo ad esempio una paziente peggiora (addirittura in corso di MDB sviluppa nuove lesioni) ma "sta meglio". Simili gli altri casi, diagnosi di tumore, radioterapia, chemioterapia e nessun risultato evidente del MDB. Un caso è esemplare (il n°9): una paziente con tumore mammario si sottopone ad intervento chirurgico e successivamente, dichiarando di rifiutare qualsiasi altra terapia, inizia il MDB. Viene però scoperto che la paziente sta effettuando terapie "antitumorali" (probabilmente chemio) e non presenta peggioramento della malattia. Prosegue in ogni caso il MDB. Alla fine dell'analisi è scritto che il caso è di "incerta valutazione e [...] può attestare una sua possibile efficacia nel contrastare la comparsa di metastasi". Che ne dite?

Capisco che ad uno sguardo profano sia molto complicato districarsi tra sigle, tecnicismi e termini scientifici, ma ad una veloce analisi competente no: tutto è molto più chiaro.

Tirando le somme, quindi, abbiamo una presunta cura per i tumori che non ha mai avuto dimostrazioni scientifiche, le cui ripetute sperimentazioni pubbliche hanno avuto esito negativo, la cui evidenza documentale non mostra particolari effetti positivi. Persino i casi presentati come "migliorati" dal gruppo Di Bella ad un'analisi della documentazione non mostrano il presunto miglioramento ma evidenziano quasi sempre un'inefficacia della cura o la presenza di altre terapie contemporanee o antecedenti. Il suo "inventore" non ha mai dimostrato un effetto particolarmente significativo della cura nei malati di tumore, non pubblica statistiche documentate, non pubblica in letteratura scientifica (tranne in tre casi ma su una rivista secondaria e "schierata" a suo favore e che vede Giuseppe Di Bella nel comitato editoriale) i risultati delle sue presunte cure, non ha mai pubblicato sperimentazioni animali. I metodi di divulgazione della presunta cura sono assolutamente ascientifici ed utilizzano canali impropri, gli atteggiamenti aggressivi ed intimidatori.

Gli effetti positivi di questa terapia si baserebbero sulle dichiarazioni personali dei componenti del gruppo Di Bella e su dichiarazioni spontanee di alcuni pazienti, troppo poco per parlare di "cura del cancro".
Mi pare non ci sia altro. Questo non vuol dire che informare sia inutile, chi viene a conoscenza di questa "cura" e ha la sensazione sia efficace, è bene sappia che non è vero. Nessuno si senta esente da debolezze o cedimenti.
Nel 2008 l'Istituto nazionale del cancro di Genova sottoponeva a questionario 2000 parenti di pazienti deceduti di tumore, 1100 di questi avevano usato (almeno negli ultimi tre mesi di vita) il MDB. Non fu riscontrata nessuna differenza nelle caratteristiche dei pazienti (ricorrere alla cura cioè non era esclusiva di un sesso o di una classe di età o altro), questo significa che la possibilità di ricorrere ad un metodo non riconosciuto riguarda chiunque.

Se qualcuno dovesse avere altri elementi da aggiungere o correzioni da fare mi contatti pure, io non vedo altri elementi sui quali basarsi per un giudizio. Se esistono pazienti con documentazione completa che vogliono inviarmi le carte del loro caso mi contattino tranquillamente.

Prima di chiudere questo capitolo aggiungo l'ultimo paragrafo.
Ho contattato varie persone che affermavano di aver assistito famigliari trattati con il MDB, alcune mi hanno contattato personalmente, altre le ho raggiunte io. Tra le "testimonianze", alcune (esattamente 12) di esse erano assolutamente inattendibili (simili ai casi elencati nella perizia di Maglie, casi curati dalla medicina ma dichiarati curati dal MDB, mancanza di documentazione importante), altri (due) mostravano chiara inefficacia del metodo (non sono stato autorizzato alla pubblicazione) perché, avendo effettuato solo MDB, non hanno avuto alcun miglioramento dei sintomi, della sopravvivenza e sono deceduti. Pensavo di realizzare un articolo a parte con i casi ricevuti ma per mancanza di dati non ho modo di farlo. Di seguito l'elenco dei casi che hanno mostrato effetti sulla malattia o sulla sopravvivenza che aggiornerò se dovessero aggiungersene altri:
  • 1) relativo ad un tumore mammario recidivato dopo 3 anni in tumore polmonare. La sopravvivenza totale è stata di 27 mesi dalla diagnosi, ha mostrato una buona sopravvivenza mentre effettuava il MDB, rispetto alle medie più recenti di sopravvivenza per questo tipo di malattia in trattamento standard. La paziente ha effettuato inizialmente le terapie standard e successivamente le avrebbe abbandonate per ricorrere al MDB. Questo caso l'ho trovato molto interessante pur nei limiti del singolo episodio e della chemioterapia effettuata inizialmente per 3 cicli. Non si è assistito comunque a guarigione.

Anche tra i commenti di questo blog sono apparse alcune persone che raccontavano di effetti positivi del metodo, una che si è dichiarata "guarita dalla terapia del professore Luigi Di Bella". La signora è autrice di un libro che racconta la sua storia ed a pagina 20 dell'introduzione è scritto "quanto scrivo è supportato da una lunga serie di esami diagnostici e da altra documentazione [...] verificabile da parte di chiunque voglia appurarne la veridicità". Le ho chiesto questa documentazione "verificabile" dopo un primo contatto via mail da parte sua, ma non ho mai ricevuto risposta. Un altro commentatore aveva promesso di inviarmi i documenti appena pronti, aspetto dall'8 giugno 2011 senza aver ricevuto niente.

Per cercare eventuali altri casi con evidenza di efficacia ho allora contattato direttamente il dott. Giuseppe Di Bella (figlio del prof. Luigi) e gli ho inviato un messaggio mail il 04/03/11, questo:
Gentile Dott. Di Bella,

sono un medico che gestisce un blog critico sulle medicine alternative (l'indirizzo lo trova in calce al messaggio).
Sto per completare (dopo mesi di lavoro, analisi e studio) un dossier sulla cura Di Bella ed ho praticamente finito di scrivere tutti gli articoli che saranno pubblicati appena possibile.
Alla fine degli articoli era mia intenzione inserire eventuali casi di guarigione o miglioramento oggettivo di tumori maligni tramite il MDB e per questo motivo ho chiesto tramite vari canali (soprattutto, ma non solo, via internet) che chiunque avesse casi simili li avrebbe potuti inviare al mio indirizzo di posta elettronica per studiarli ed eventualmente (se autorizzato) pubblicarli.
Mi riferisco naturalmente a casi ben documentati con i dovuti riferimenti clinici e diagnostici, che hanno effettuato esclusivamente il protocollo Di Bella e che dimostrano un'efficacia del metodo. Il mio appello ha prodotto purtroppo pochissimi casi, dei quali solo uno pubblicabile perchè autorizzato. La documentazione completa quindi (come lei comprenderà sicuramente) è fondamentale.

Prima di procedere alla pubblicazione dei miei articoli quindi, mi sembra corretto rivolgermi a lei direttamente per ricevere qualcosa in proposito se esiste (ho letto nel suo sito di circa 22.000 casi trattati, non dovrebbe quindi essere un problema fornirmene alcuni).
Se possibile i casi non dovrebbero essere quelli presenti nel suo sito che ho già studiato approfonditamente ma altri che lei non ha mai pubblicizzato ma che sicuramente ha conservato assieme agli altri migliaia descritti.

Certo di un riscontro positivo porgo cordiali saluti.
La risposta alla mia richiesta è arrivata il giorno dopo. Cinque messaggi contenenti rispettivamente:

1) I due lavori pubblicati su Neuroendocrinology Letters (già noti, commentato il primo nei miei articoli, il secondo è una sorta di "speciale" sul MDB, la rivista è quella con Giuseppe Di Bella nel comitato editoriale, la stessa che pubblica tutti i suoi lavori)
2) Due ulteriori lavori pubblicati su Neuroendocrinology Letters (noti, già commentati nei miei articoli).
3) Il depliant del congresso di oncologia che si è svolto in Cina al quale ha partecipato Giuseppe Di Bella. Il congresso è organizzato dalla stessa società che ha invitato Di Bella a Singapore, in un precedente incontro. Si tratta del congresso "spazzatura" che ha accettato il mio  "studio" sul cetriolo.
4) Una lista dei congressi (scientifici e non) ai quali ha partecipato Giuseppe Di Bella e degli studi indicizzati su Medline e una parte del depliant del congresso cinese di cui sopra.
5) Un documento in italiano che spiega il razionale del MDB, i motivi che non validerebbero la sperimentazione ufficiale con riferimento alla perizia della pretura di Maglie.

Niente altro, nessun caso o dato utile a studiare un "successo" del metodo.
Non ho ricevuto alcun caso diverso da quelli presentati in questo dossier nè casi non presenti nel sito dei Di Bella nè altri casi inediti. In extremis ho poi contattato un medico "dibelliano" che presenta nel suo sito alcuni "casi clinici" chiedendogli documentazione del primo che era quello più "interessante": al giorno d'oggi non ho ricevuto alcun documento ma l'invito a contattarlo telefonicamente (cosa che non ho ancora fatto).
Più di questo non ho potuto fare.

Ho letto anche alcune reazioni ai miei primi articoli e come spesso accade non è stato confutato nessuno dei casi che ho analizzato ma (dallo stesso gruppo Di Bella) ho letto i soliti proclami inutili (che io sarei pagato da chissà chi o che questi articoli sarebbero parte di un programma enorme che avrebbe come obiettivo la demolizione di questa cura) uniti ad insulti, "auguri" della peggiore specie e minacce di querela. Sarebbe molto più costruttivo fornire spiegazioni, discutere i fatti invece di perdersi in discorsi vaghi ed attacchi personali che hanno l'aria di giustificazioni di chi non ha altri argomenti.

Siamo arrivati quindi alla fine.
Giuseppe Benagiano, direttore dell'istituto superiore di sanità, dichiarò nel 1998:
"Sulla vicenda abbiamo sbagliato tutti: ministerò della sanità, commissione unica del farmaco, mass media, medici e magistrati. L'unico a non commettere errori è stato proprio il professore modenese, che ha perseguito con scaltrezza di un attore la sua personale rivincita sul mondo accademico". (La Repubblica, 28/03/1998)
L'intera vicenda assume connotati diversi rispetto a quelle dei guaritori via web, perché è arrivata all'attenzione nazionale ed è stata sperimentata pubblicamente con finanziamenti statali ed in un'epoca nella quale internet non aveva praticamente voce.
Il caso poi fu di rilevanza nazionale e si esposero (a favore della cura) anche personalità di un certo rilievo. Fu anche la prima volta nella quale parte dell'opinione pubblica si schierò contro gli scienziati che continuavano a ripetere che la cura non aveva nessuna possibilità di essere efficace. Improperi, insulti e minacce erano indirizzati continuamente nei confronti degli oncologi e degli accademici che cercavano di calmare un'opinione pubblica che sembrava ormai delirante.
Quanto successo significa anche che non è ammissibile la sperimentazione nazionale finanziata da tutti noi di una teoria indimostrata e senza evidenze, se non scientifiche (che comunque sarebbero fondamentali), almeno cliniche (un congruo numero di persone davvero guarite con la terapia “alternativa”). Qualsiasi sperimentazione di un metodo non scientifico, infatti, sarà inevitabilmente contestata in eterno da chi quella cura l'ha ideata, si troveranno centinaia di difetti nella sperimentazione, soprattutto a risultati pubblicati (e negativi). Non esiste la sperimentazione perfetta, o comunque è difficilissima da realizzare, soprattutto quando riguarda malattie gravi dove entrano in gioco anche l'etica, la pietà umana e la legge.
L'esperienza fallimentare di Di Bella dovrebbe quindi servire proprio a dimostrare che sperimentare qualsiasi idea con soldi pubblici è un delitto scientifico, sociale ed etico (oltre che economico): sono migliaia le cure alternative esistenti al mondo e tutte dicono di essere infallibili ed efficaci. Tutte però si scontrano con lo scoglio della dimostrazione scientifica, ed è un bene che sia così. Alla fine la cosiddetta cura Di Bella non ha mostrato (ammetto con mia sorpresa) nè più attendibilità nè più evidenze delle varie cure alternative che ho analizzato in questi anni. C'è un altro punto che sottolineo e che ribadisco ogni volta che compare l'ennesimo "genio incompreso" che ha trovato la cura "efficace" per una grave malattia: perchè affermare che il mondo nasconde una cura che sarebbe utile al mondo stesso? Che bisogno ci sarebbe di giochi di parole, casi "dubbi", finte guarigioni, se si ha ragione? Perchè gridare al complotto quando basterebbe mostrare dei fatti chiari ed inequivocabili per dimostrare di avere scoperto qualcosa che funziona? Perchè assumere atteggiamenti discutibili ed antiscientifici e poi lamentarsi che la scienza non ascolta?
Dichiararsi "a favore della scienza" e poi partecipare ad un convegno di ufologi per presentare una cura medica non depone certo a favore di chi lo fa. Perché dissociarsi da un mondo (quello universitario ed accademico) del quale Luigi Di Bella era parte integrante (professore universitario di fisiologia) e lo è stato fino alla fine?
E perchè quindi lamentarsi di un fantomatico complotto e lanciarsi nelle braccia di venditori di fantascienza?
La spiegazione potrebbe essere la più semplice e la lascio a voi.

 Di Bella inoltre vìola il codice deontologico dei medici (l'articolo 13) che recita:
Sono vietate l’adozione e la diffusione di terapie e di presidi diagnostici non provati scientificamente o non supportati da adeguata sperimentazione e documentazione clinico-scientifica, nonché di terapie segrete. In nessun caso il medico dovrà accedere a richieste del paziente in contrasto con i principi di scienza e coscienza allo scopo di compiacerlo, sottraendolo alle sperimentate ed efficaci cure disponibili.
L'unico che è fuori dalle regole in tutta la vicenda quindi è proprio Di Bella che non rispetta alcun criterio tra quelli necessari al buon progresso della scienza.
Quando un individuo pensa di aver trovato un rimedio per la salute prima di tutto deve confermare la sua idea in maniera indipendente, sperimentandola come meglio preferisce ma con criteri precisi e ripetibili: solo allora, e se si avranno risultati significativamente positivi, si potrà passare ad una sperimentazione più vasta ed al limite finanziata dal pubblico. Pensiamo poi ai giornalisti che urlavano al miracolo ed al boicottaggio, ai politici che hanno cavalcato la vicenda alla famelica ricerca di voti facili, a tutti quei malati che vedevano accendersi la speranza (molti dei quali hanno abbandonato le cure standard per affidarsi al MDB), ai loro famigliari incantati dalle sirene del miracolo. Pensiamo ai titoli dei telegiornali ed alle manifestazioni di piazza, alle urla ed alle accuse. Ai libri che si affrettavano ad uscire durante il periodo di maggiore clamore. Pensiamo a tutto questo ed a quante speranze sono state spezzate. Ricordiamoci delle persone che hanno preso parte volontariamente alla sperimentazione. Cavie umane per una pratica senza prove, riflettiamo soprattutto su questo. Quanti di noi lo farebbero?
Pensiamo a chi si è aggrappato a questa illusione ed ha perso la sua battaglia e pensiamo a chi lo fa ancora oggi, credendo ad un'illusione che tale resterà.

Infine due righe di parere personale, lo devo per dovere professionale e perchè mi è stato chiesto (soprattutto in questi giorni):

La mia impressione è che il prof. Di Bella si sia intestardito (probabilmente in buona fede) sulla sua idea andando oltre quello che è il metodo scientifico, in questo modo è scivolato, come capita spesso, in un terreno pericoloso e criticabile: le cure alternative senza efficacia. Molti sono quelli che ne hanno approfittato (non in buonafede, stavolta) per fini personali. Infine gli atteggiamenti dell'odierno gruppo Di Bella sono assolutamente fuori dai canoni scientifici e medici (ed anche del buon senso) non hanno alcuna attendibilità scientifica e come collega diffido dal loro operato in maniera profonda.

Se dovessi dare un consiglio ad una persona cara che mi chiedesse un parere sul MDB glielo sconsiglierei vivamente considerandolo un metodo alternativo pseudoscientifico ed assolutamente inattendibile. Non ho avuto nessun elemento che mi abbia convinto di dover dare una possibilità a questa "cura", troppe approssimazioni e forzature, certezze mai confermate, non ho mai letto di un caso che mi abbia fatto pensare a qualche effetto evidente e limpido di questa "cura". Sono arrivato ad una conclusione che non avrei immaginato, il MDB alla luce dei fatti non ha alcuna differenza con le varie cure alternative che ho analizzato in questi anni, tra questo metodo ed un Bonifacio, un Hamer ed un Simoncini vi sono davvero pochissime differenze, una delle quali è la sperimentazione ufficiale (con risultati negativi) e pubblica che per le altre cure non è mai (giustamente) avvenuta. La vittoria dell'ignoranza sulla scienza, della speranza sulla ragione, questo è stato il "caso Di Bella". Sottoscrivo quindi in pieno l'opinione della comunità scientifica e medica internazionale sul cosiddetto metodo Di Bella: non è curativo.

Spero di aver tracciato un buon ritratto di tutta la vicenda e credo che ognuno di noi a questo punto abbia la possibilità di fare una scelta tra un metodo mai provato e che continua a non curare nessuno e la medicina che con tutti i suoi limiti raccoglie qualche successo e riesce in qualche miracolo.
A chi sta male ed è confuso dico che è normale esserlo e spero che si abbia il coraggio di sollevarsi e sollevare il velo di paura che ci fa perdere di vista la realtà: bisogna affidarsi a metodi provati, non ad illusioni, piacevoli, dolci ma inutili. Attenzione anche a chi cerca di trascinarvi con le parole nel baratro delle speranze infrante.

Chiudo questa inchiesta con l'augurio che simili cose non debbano più ripetersi e con la speranza che la gente non si fidi delle voci da cortile o delle notizie apparse sul giornale e sui media per argomenti così delicati ma si affidi alla scienza perché è interesse di tutti. Uno scienziato geniale che scoprisse davvero un rimedio rivoluzionario avrebbe tutto l'interesse a sperimentare, affidare i suoi risultati alla scienza e diffondere le sue statistiche. Ha la ragione e l'onestà dalla sua parte.
Non so se riprenderò l'argomento Di Bella in futuro, ma sicuramente oggi ho chiuso un debito con la mia coscienza che avevo in passato. Il mio invito a documentarsi ed approfondire ogni argomento l'ho usato per me, l'ho condiviso ed ho raggiunto le mie conclusioni. Non ho alcuna intenzione di definire il mio giudizio una sentenza: resta un giudizio personale come tutti quelli che fornisco tramite questo blog, a chi mi ha seguito l'onere di scegliere.
Del "metodo Di Bella", in Italia restano i figli che continuano a vendere la cura a decine di persone senza alcun riscontro clinico né scientifico e promettendo risultati che in realtà non esistono, non dimostrano e nessuno ha mai riscontrato all'infuori della cerchia del gruppo modenese, questo in Italia, nel resto del mondo più nulla. Una discreta carriera universitaria bruciata dalla voglia di apparire, un nome dimenticato che tornò nelle pagine dei giornali internazionali solo alla sua morte, per il Los Angeles Times, Di Bella fu l'inventore della "cura ciarlatanesca per il cancro".

Spero quindi che chi legge si sia fatto un'idea sul caso Di Bella e che di questa storia se ne parli come merita e non come spesso accade come l'ennesimo "mistero all'italiana", visto che, dati alla mano, di misterioso c'è ben poco.

Bibliografia e riferimenti.

  • http://www.metododibella.org
  • 2010 - Fondazione "Giuseppe Di Bella" - Documentazioni Cliniche
  • Giuseppe Di Bella: Relazione Congresso SIO Torino 2008
  • CTU per la Pretura Circondariale di Lecce (Sezione distaccata di Maglie).
  • Neuro Endocrinol Lett. 2009;30(4):437-49.
  • Neuro Endocrinol Lett. 2009;30(3):312-21.
  • Neuro Endocrinol Lett. 2008 Dec 29;29(6). 
  • Neuro Endocrinol Lett. 2012 May 27;33(3):247-248.
  • E. Altomare: Medicine & Miracoli (Avverbi edizioni)
  • Cancer Biother Radiopharm. 2001 Apr;16(2):171-7.
  • The National Cancer Institute of Canada Clinical Trials Group, J Natl Cancer Inst. 1994 Feb 16; 86(4): 306-9.
  • Risultati sperimentazione clinica e studio osservazionale del MDB, Istituto superiore di sanità.
Collaborazioni e ringraziamenti

Ringrazio personalmente di vero cuore chi ha collaborato con le proprie segnalazioni, fornendo notizie, documenti, referti, alla realizzazione del dossier. In particolare:

Yari Davoglio per la revisione e la correzione dei testi e dell'intero dossier.

Un grazie anche a

B.S. per la segnalazione di due casi personali.
F.B. per la segnalazione di un caso personale con relativa documentazione.
B.Z. per la segnalazione di un caso personale.
Ilario D'Amato per avermi ispirato il titolo del dossier.

M.B. per aiuto tecnico e consigli.
Mi hanno aiutato: M.G., P.A., Marco Bella.

Dedico questo lavoro a Silvia A.
Una lettrice del blog che non mi leggerà più con mio profondo rimpianto.

Ultimo aggiornamento 06/08/22

* Comunico che per evitare manipolazione delle mie parole (come avvenuto) ed utilizzo a fini strumentali di eventuali testimonianze e documenti che ricevo, non sono più disposto ad esaminare casi di presunte guarigioni o miglioramenti legati all'uso di farmaci del cosiddetto "metodo Di Bella" o di altre terapie alternative. La decisione l'ho presa (consultandomi con i miei legali) in seguito ad un caso che ho osservato e che non pubblico perché non autorizzato, che è stato definito "guarito" come se lo avessi fatto io. In realtà da parte mia non vi è stato alcun accertamento di "guarigione" né ho mai certificato o comunicato a nessuno tale conclusione che per me invece è del tutto diversa da quanto raccontata in altre sedi. Non ho mai rilevato una guarigione o un miglioramento evidente, dovuto al cosiddetto "metodo Di Bella", ho invece rilevato spesso manomissione dei dati, falsificazione di documenti, cartelle e storia clinica, occultamento di dati fondamentali per la ricostruzione della storia.
Ne approfitto per ricordare che mi riservo di avvalermi di protezione legale per qualsiasi uso inopportuno, illegale o non permesso del mio nome o della mia figura professionale. (11/03/13)