Vampiri e bellezza.
Una delle caratteristiche della pubblicità è quella di affidare i propri messaggi a personaggi famosi o "popolari". Questo perché la gente tende a imitare persone che hanno successo o di forte influenza mediatica. La notorietà si può sfruttare anche a fin di bene, come in campagne di beneficenza ma anche a "fin di male", inducendo le persone a spendere inutilmente i propri soldi o, peggio, a farsi del male.
Qualche mese fa un personaggio televisivo che spopola negli Stati Uniti (meno da noi), Kim Kardashian, ha pubblicato una foto (per niente piacevole) del suo volto pieno di macchie di sangue. A suo dire quella era una procedura che l'avrebbe aiutata a mantenere la pelle del viso giovane e fresca. Si tratta di una sciocchezza (pure pericolosa). Il nome "popolare" è "vampire facial" (più o meno "viso da vampiro", riferito all'immagine sanguinolenta della procedura) e usa un trattamento che è spesso usato da sportivi o persone che hanno problemi ortopedici. Il PRP (una sorta di "frullato di piastrine", le cellule che nel nostro corpo aiutano la cicatrizzazione delle ferite) negli anni scorsi era stato usato per migliorare stati infiammatori, rinforzare articolazioni, muscoli, ossa di sportivi e corridori anche forme di artrite, con risultati promettenti ma che alla fine non hanno mai mantenuto appieno le promesse. In realtà la base teorica di questa pratica non era campata in aria e qualche ipotesi interessante sembrava rendere credibile l'uso di PRP in varie branche della medicina ma gli studi hanno fatto cambiare idea.
Non ci sono infatti grandi conferme del potere "rigenerante" di queste "pappe piastriniche" e, nonostante qualcuno le pratichi ancora, la maggioranza degli sportivi non le usa più. Ma il mercato ha trovato un altro sfogo, quello dell'estetica e dei trattamenti di bellezza. Così la "pappa di piastrine" ha iniziato a farsi strada come rigenerante dei tessuti del corpo e del viso e qualcuno ha pensato bene di favorire l'assorbimento di queste sostanze praticando centinaia di microfori (con strumenti appositi) sulla pelle. Risultato? Un ringiovanimento del viso.
Gli studi sembrano mostrare un effettivo miglioramento (soggettivo e oggettivo) della pelle ma temporaneo e non importante. Il problema è che il trattamento, per il risultato che si può raggiungere (raggiungibile con altri metodi) sembra esagerato e potenzialmente pericoloso (oltre agli effetti locali, come i lividi, i rossori e gli ematomi c'è un raro ma possibile rischio di infezione).
Il problema è quindi legato all'entità del risultato di fronte alla pesantezza del trattamento. Quasi indolore ma...ha senso?
La foglia nella gola.
Una signora va dal medico: "mi scusi, credo di avere una foglia di alloro bloccata in gola, bevendo il the mi sono accorta che ho ingoiato l'alloro e da quel momento mi fa male".
Ma no signora, sicuramente sarà irritata o graffiata, però darò un'occhiata.
Patient: "I think there's a bay leaf stuck in my throat."
— Dan Kim (@dan___kim) March 5, 2018
Me: "I'm sure it's just a scratch, but let's take a look.
.
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Oh. There's definitely a bay leaf in there!"#DontEatTheBayLeaf pic.twitter.com/me3QvIrksj
Quella "striscia" verde che vedete in basso è una foglia di alloro.
Nella gola della signora c'era questo:
I polmoni e la Covid.
La pandemia di Covid ha sicuramente colpito tante persone anche psicologicamente. Improvvisa, inaspettata, drammatica, la malattia è diventata "nota" in pochi giorni. La parte strettamente medica è stata però spesso trascurata perché (purtroppo) le cronache sono state invase dalle considerazioni politiche, emotive, da pareri e opinioni azzardate, da previsioni basate sul nulla. Il dibattito pubblic oè stato occupato quasi interamente da posizioni faziose, di principio, da previsioni e scommesse, anatemi e minacce.
Se dovessimo tornare al lato esclusivamente medico una delle cose più evidenti e preoccupanti è il danno ai polmoni provocato da questo virus.
È proprio il danno polmonare quello che, principalmente, determina la gravità della malattia, causando un'insufficienza respiratoria grave e persino letale.
Se i termini medici possono essere difficili e troppo tecnici, molto più evidenti le immagini.
Ed ecco una immagine TC (Tomografia computerizzata, la vecchia TAC) che mostra l'aspetto dei polmoni prima del danno e dopo.
La prima immagine (è come una sezione, una "fetta" dei polmoni) è quella dei polmoni in una persona con Covid in fase presintomatica, quella in basso è la stessa persona con sintomi avanzati e prima della risoluzione. Noterete come nell'immagine in alto i polmoni sono praticamente neri. Sono integri, normali, è l'aspetto (quasi) normale dei polmoni in una TC. Diversa la situazione in basso.
Si noteranno i polmoni molto più "opachi", biancastri, perché è in atto una "fibrosi", ovvero il tessuto polmonare è sostituito da tessuto più rigido, più "duro", meno adatto a respirare e scambiare ossigeno con i vasi sanguigni. Per semplificare al massimo, il "nero" dei polmoni ossigena il corpo, il "bianco" no.
Questi sono i "polmoni da Covid", inadatti a respirare.
Il caso si risolverà con successo ma forse questa immagine può fare capire il danno causato dalla malattia e perché le difficoltà respiratorie possono essere così gravi.
Video medici quando non c'erano i video.
Negli anni siamo stati abituati a progressi tecnici favolosi che ci hanno consentito cose prima considerate incredibili. In medicina, per esempio, l'avvento di internet, delle trasmissioni radio e video, hanno rivoluzionato letteralmente lo studio e le cure delle malattie. Ma come si faceva quando non c'erano i video?
Sono notissimi i manuali di anatomia preparati da abilissimi (e poi diventati storici) disegnatori, gli interventi chirurgici descritti con vere e proprie opere d'arte pittoriche. Ritratti di volti malati, immagini di lesioni della pelle, del corpo, tutto riportato fedelmente da bravissimi disegnatori. E su quello studiavano i medici.
In questa immagine del 1819 si ritrae il decorso della febbre gialla (una malattia infettiva trasmessa dalle zanzare) in un giovane uomo francese. Le immagini sono drammatiche ed evocative e rendono benissimo l'idea della gravità e dell'evoluzione della malattia. Un disegno che è una fotografia dei tempi.
Observations sur la fièvre jaune, faites à Cadix, en 1819 |
La caramella che uccide.
Un cinquantaquattrenne americano in sovrappeso e con abitudini alimentari sbagliate, ha avuto un arresto cardiaco e successivo decesso. I medici, che lo conoscevano, descrivono questa persona come abituata a mangiare molti dolci, in particolare buste di caramelle. Negli ultimi anni l'uomo mangiava mezza busta di liquirizia al giorno.
La liquirizia contiene molte sostanze attive (tra tutte l'acido glicirrizico) che, per un consumo moderato, non creano problemi. Quando si esagera però (come nel caso dell'uomo del quale parliamo) gli effetti possono essere importanti.
Ipertensione (aumento della pressione arteriosa), ipokaliemia (diminuzione dei livelli di potassio nel sangue), aritmie cardiache e insufficienza renale. Tutti i sintomi che quest'uomo presentava poco prima della morte. Per questo i medici che lo hanno seguito imputano la morte proprio al consumo eccessivo di liquirizia. Il caso è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine a settembre scorso.
Le ultime parole d'amore.
Quando qualcuno di noi lascia questo pianeta una delle consolazioni più grandi è che lo faccia circondato dall'affetto dei propri cari. La vicinanza, una mano stretta, anche solo esserci, possono essere molto consolatori per chi sta perdendo qualcuno a cui si vuole bene. Una ricerca di qualche mese fa ci regala una possibilità in più. Utilizzando l'elettroencefalogramma, alcuni scienziati canadesi hanno rilevato delle onde elettriche cerebrali che sono presenti in persone morenti, ormai senza più attività cerebrale attiva. Mentre alcune di queste onde registrate sono presenti anche senza coscienza (sono semplici "riflessi", risposte a stimoli esterni), altre sono presenti solo in caso di coscienza (cioè del rispondere attivamente, coscientemente allo stimolo esterno) e si trattava in particolare degli stimoli uditivi.
Questa ricerca, interessante, apre quindi un'ipotesi scientificamente utile ma anche molto romantica. Sembra che le persone morenti abbiano nell'udito il senso che per ultimo abbandona il corpo. In parole ancora più povere: parlare a chi se ne sta andando potrebbe essere veramente effettivo, un gesto percepito da chi sta abbandonando la vita quando gli altri sensi e la stessa coscienza, l'hanno già abbandonata. Una cosa che fa bene a chi è lasciato e, forse, anche a chi ci lascia.
Questa ricerca, interessante, apre quindi un'ipotesi scientificamente utile ma anche molto romantica. Sembra che le persone morenti abbiano nell'udito il senso che per ultimo abbandona il corpo. In parole ancora più povere: parlare a chi se ne sta andando potrebbe essere veramente effettivo, un gesto percepito da chi sta abbandonando la vita quando gli altri sensi e la stessa coscienza, l'hanno già abbandonata. Una cosa che fa bene a chi è lasciato e, forse, anche a chi ci lascia.
Diamo i numeri?
Voi non ci crederete o forse se seguite questo blog non vi stupite ormai di niente ma c'è gente, un bel gruppo di gente, che ne segue altra (su siti web, su Facebook, sui social) che sostiene di poter cambiare le cose, il futuro (una malattia, l'esito di un concorso, un problema finanziario, uno amoroso o altro) con dei numeri.
Sì. Recitando dei numeri. Una sequenza. Si dicono questi numeri di continuo, tante volte e tutto si risolverà. Dalle cose più impressionanti come guarire da una malattia grave a quelle più banali, come trovare parcheggio per l'auto.
Uno dirà: "sono quattro svalvolati" e invece no. Cioè sì, un po' lo saranno, per forza ma sono persone normali, comuni. Ho visto chiedere la "sequenza" a una mia amica, laureanda in giurisprudenza. L'ho visto fare a una collega, pediatra e alla mamma di un amico di mio figlio, impiegata. Se leggete queste pagine c'è chi chiede una sequenza di numeri per qualsiasi cosa. Non so cosa pensare se non avere così la conferma che l'ingenuità e la creduloneria sono davvero diffuse, comuni, sono cose normali, non eccezioni di qualcuno o di chi è davvero strano o particolare.
Come si può credere che dire dieci volte 4458987111 faccia passare l'allergia o che portare in tasca un bigliettino con scritto il numero 45688772541 sia perfetto per vincere al Lotto?
Non lo so, non lo so e forse non lo voglio sapere.
Voi non ci crederete o forse se seguite questo blog non vi stupite ormai di niente ma c'è gente, un bel gruppo di gente, che ne segue altra (su siti web, su Facebook, sui social) che sostiene di poter cambiare le cose, il futuro (una malattia, l'esito di un concorso, un problema finanziario, uno amoroso o altro) con dei numeri.
Sì. Recitando dei numeri. Una sequenza. Si dicono questi numeri di continuo, tante volte e tutto si risolverà. Dalle cose più impressionanti come guarire da una malattia grave a quelle più banali, come trovare parcheggio per l'auto.
Uno dirà: "sono quattro svalvolati" e invece no. Cioè sì, un po' lo saranno, per forza ma sono persone normali, comuni. Ho visto chiedere la "sequenza" a una mia amica, laureanda in giurisprudenza. L'ho visto fare a una collega, pediatra e alla mamma di un amico di mio figlio, impiegata. Se leggete queste pagine c'è chi chiede una sequenza di numeri per qualsiasi cosa. Non so cosa pensare se non avere così la conferma che l'ingenuità e la creduloneria sono davvero diffuse, comuni, sono cose normali, non eccezioni di qualcuno o di chi è davvero strano o particolare.
Come si può credere che dire dieci volte 4458987111 faccia passare l'allergia o che portare in tasca un bigliettino con scritto il numero 45688772541 sia perfetto per vincere al Lotto?
Non lo so, non lo so e forse non lo voglio sapere.
Per ora è tutto, alla prossima.