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venerdì 4 giugno 2021

Mi piace piacere: come gli scienziati hanno (s)Piegato la scienza.

Io non ero sulla Luna quel giorno quando l’uomo vi sbarcò e non posso essere certo che tutto ciò avvenne davvero, mi sembra plausibile e non ho prove per affermare il contrario, ho anzi tanti dati che mi fanno pensare sia tutto vero, mi fido pure degli scienziati che lo confermano. Per me quindi siamo sbarcati sulla Luna e se mi chiedono racconto pure cosa è successo.

Io non ero a Wuhan quando ci fu il primo caso di COVID, non posso essere certo che Sars-Cov-2 sia un virus naturale, mi sembra plausibile per ora e non ho prove per affermare il contrario, anzi, ho dati che me lo confermano. Questo so e questo dico. Perché dovrei appoggiare o diffondere ipotesi campate in aria? Le fake news, la geopolitica, si basano proprio su questo: leggende diffuse fino a diventare realtà.

E questo credo sia giusto dire a chi mi chiede un parere. Se mi rendo conto che puoi pure metterti 50 mascherine e 20 strati di stoffa davanti alla bocca ma il virus può contagiarti anche attraverso le mucose degli occhi o se lo passo dalle mani alla bocca o se non uso bene (chi lo fa?) le protezioni, faccio presente che bisogna fare attenzione nel pensare che la mascherina risolva tutti i problemi. Può dare un senso di falsa sicurezza (e sono convintissimo che ciò accada a tutti noi, me compreso). Bisogna usarla.

Sicuramente limita la diffusione del virus nei posti chiusi, affollati, quando bisogna stare vicini (limita la diffusione di goccioline di saliva) ma se sei all’aperto, distante dagli altri, da solo, la mascherina non ha tanta utilità (magari tenerla a portata di mano, certo). Non serve. In molte occasioni la mascherina è un semplice gesto di rispetto ed educazione più che di reale prevenzione. Certo che la mascherina non fa male, non uccide, non soffoca. Queste sono paranoie e quindi tra metterla o no è meglio metterla. Una sicurezza in più, passare giornate a discutere se sia meglio la stoffa, la carta da parati o la plastica è parzialmente una perdita di tempo, non stiamo discutendo di chi lavora in rianimazione o in un ospedale Covid ma di vita quotidiana.

Credo che quando si parla al pubblico di scienza o medicina (argomenti delicati), soprattutto in un momento come questo e sapendo che il pubblico è assetato di notizie e nello stesso tempo travolto da troppe informazioni, bisogna essere cauti nelle parole, nelle ipotesi e nelle espressioni. Puoi scatenare paura o panico. Puoi dare un messaggio sbagliato, rischi anche di mettere in cattiva luce le opinioni (anche correttissime ma magari complicate o fraintendibili) di un collega o di uno scienziato. Si possono diffondere anche, inconsapevolmente, bufale e false notizie. Le parole hanno un peso e chi le dice se ne assume la responsabilità.

Pericoloso.

Tranne se si è alla ricerca di attenzione, di riflettori o notorietà. Se domani volessi finire su tutti i giornali basterebbe pochissimo.

Potrei dire, per esempio (sono un ginecologo) che si starebbe sperimentando con successo il trapianto di feto. Le coppie che non possono avere figli risolverebbero così ogni loro problema. Si fa crescere un embrione in provetta fino alla ventesima settimana e poi si impianta in un utero solo per portarlo fino alla nascita. Come? Con la manovra di Gent-Wolkenstein. Comodo, rapido e semplice.

Ma non è vero. È una bufala.

Non solo non c’è nessun esperimento di questo tipo e la "manovra di Gent-Wolkenstein" non esiste ma non è nemmeno una possibilità attualmente ipotizzabile. Però riceverei subito tante telefonate. Giornalisti curiosi, agenzie di stampa, qualche TG e infiniti siti internet. Il mio nome rimbalzerebbe dovunque. Poi qualcuno smentirebbe la notizia, un giornalista intervisterebbe un esperto di ostetricia che direbbe che si tratta di una sciocchezza e qualcuno mi darebbe del ciarlatano (giustamente). Intanto il mondo ha parlato di me e tante coppie speranzose appoggerebbero le mie ricerche, le mie teorie e ciò che dico, se questo fosse stato il mio obiettivo sarebbe stato centrato in pieno.

Ho cercato di parlare poco di questa pandemia, ho cercato di limitarmi a qualche spiegazione (cos’è un virus, come sono fatti i vaccini, a cosa serve il lockdown e così via) per non aumentare la confusione, il disorientamento delle persone, non sempre ci sono riuscito e talvolta ho pure sbagliato. Però ho anche detto che non ci sono certezze su una cosa che conosciamo troppo poco e da pochissimo tempo, che fare previsioni è sbagliatissimo.

Ho cercato di limitarmi ai dati certi, oggettivi, quelli che abbiano anche se pochi e confusi ma almeno controllabili e verificabili (come fanno i vecchi ginecologi di provincia). È giusto, ok, però la gente vuole scoop, opinioni, non “forse ne usciremo tra sei anni” ma “in estate torneremo in spiaggia”, tanto se sbagli chi vuoi che si ricordi ma almeno per quei pochi giorni sei diventato il beniamino degli speranzosi, degli ansiosi e dei frettolosi.

Non “guardate che stare chiusi in una classe è ovviamente rischioso, così non limitiamo più i contagi” ma “i dati ci dicono che i bambini non hanno gravi conseguenze dalla malattia, quindi possiamo farli andare a scuola”.  La gente vuole certezze, meglio se ottimistiche, positive. Ed è per avere inseguito questa sete che la comunicazione della scienza e della medicina in questi lunghi mesi è stata disastrosa. Letteralmente imbarazzante.

Chi dice che è tutto finito è un ottimista, bravo, meno male che qualcuno c’è. Chi mette in guardia, chi invita alla prudenza è un menagramo, uno jettatore. Abbattiamolo. Se vuoi fare il brillante devi dire qualcosa che vada contro l’opinione diffusa, comportati da ribelle, da anticonformista, sarà un successo. YouGonnaBeAStar.

Qualcuno dice che forse queste figure di scienziati che si arrabbiano, urlano, dicono parolacce in diretta e bisticciano servono a farli diventare "umani", distanti dalla figura dello scienziato triste e curvo sul microscopio, beh, no. Non credo sia questa la figura adatta per diffondere la scienza e la cultura. Se urlo voglio sopraffare, non difendere la mia opinione (che uno scienziato difende a "colpi di studi"). Se dico che il collega che ho di fronte è un cretino non sto dibattendo, sono un incivile e questo non è il modo più adatto per fare conoscere la scienza. Per creare il personaggio però sì, è perfetto.

Allora chi me lo fa fare? Meglio annunciare lo scoop. Il trapianto di bambino è ormai una realtà. Lo stanno facendo in Israele e forse anche in Sudafrica. Così il mio nome rimbalzerà dovunque, forse anche in qualche notiziario straniero e poi ci sono centinaia di siti e micro siti che le notizie delle agenzie neanche le leggono, copia e incolla. Che m’importa. 

Il virus creato in laboratorio? Non sembra. Ma siamo sicuri? E come si fa a essere sicuri. Forse? Forse sì, forse no (che informazione importante nel momento in cui non lo sappiamo, vero?), forse è sfuggito, forse è stato Bill Gates, in teoria potrebbero essere stati anche gli alieni. Forse, chi lo sa. In realtà non abbiamo nessuna prova o evidenza che questo virus sia stato creato o modificato in un laboratorio o che, presente in natura e in fase di studio, sia sfuggito al controllo e si sia diffuso nel mondo. Gli studi dicono che non c’è traccia di manipolazione umana, sembra  un virus naturale, comparso perché così fanno i virus: mutano, cambiano, saltano da una specie all’altra, così sembra e non abbiamo prove opposte. Cosa ci serve quindi discutere (non nei congressi, parlo di internet), senza avere una sola prova, di una “fuga” o “manipolazione”? Ipotesi, disquisizioni: talk show. Però le persone (non competenti) leggono, trovano appoggio per le loro supposizioni, l'idea dell'imbroglio, del complotto, l'ipotesi si fa certezza e, certo, lo sapevamo tutti, in fondo. No?

Ottimo risultato, non c'è che dire.
La pandemia scomparirà tra un anno? No, due. Tre! Mai!! Meglio la mascherina di carta, no meglio di stoffa. FFP2, FFP3, P2, A4!! Fisiopata!!

A caso, tanto per parlarne. E mi riferisco soprattutto agli scienziati "da salotto TV", sul web, cercando con difficoltà, qualcuno prova a informare correttamente. Quante volte avete visto uno scienziato smentire nei media le sciocchezze sulle mascherine assassine? E sui pericoli del vaccino anti-Covid? Avete capito bene, grazie all'informazione dei media, cosa fa un tampone? E come si cura la malattia? Quante volte lo hanno spiegato? Io ho visto ben altro. Polemiche, sciocchezze, banalità, parole a caso. E il mio nome gira, divento un opinionista, uno che conta perché tutti chiedono la mia opinione. E tutti si accapigliano per smentirla, significa che la mia opinione conta, altrimenti chi vuoi che l’avrebbe letta?

Però per smentire un’opinione su un virus devi essere virologo, meglio, epidemiologo, anzi, meglio immunologo, forse meglio infettivologo. L’altro giorno ascoltavo la radio tornando dal lavoro. Intervistavano per l’ennesima volta uno dei tanti esperti di virus più gettonati. Solite domande, richieste di previsione: “cosa ne pensa di...”, “ci parli di...”.

L’esperto ormai parlava automaticamente in una decina di minuti di intervista ha riversato decine di parole, frasi e discorsi ma non ha aggiunto nulla a ciò che già si sa. Parlando, non ha detto niente. Nulla. Concetti banali, simili a quelli che avrebbe potuto dire un pescatore romagnolo parlando, con il collega pescatore a fianco, di virus per perdere tempo in attesa del pesce all’amo.

Come quando mi hanno chiesto di commentare la bufala del vaccino che rende magnetici. Avrei dovuto smentire una cosa del genere, che i vaccini non fanno attaccare calamite sulle braccia, spiegare che la frase “inversione parametrica dei cromosomi” (la presunta spiegazione data da una pseudoscienziata al fenomeno paranormale) non significasse  nulla. Ecco, non vorrei che qualche scienziato, qualche esperto, abbia confuso la divulgazione o la spiegazione della scienza con lo spettacolo. Non si deve spiegare per forza. Non è obbligatorio elencare tutti i virus presenti sul pianeta. Non si fanno previsioni come se parlassimo della nebbia in Val Padana, occhio, attenzione, sono malattie, sofferenza, paura. Ci sono stati morti e dolore. C'è chi insulta e chi deride, chi attacca e chi denigra, è una lotta a chi ce l'ha più lungo (il virus).

Quello che facciamo dovrebbe servire alle persone per capire meglio, non per fare vedere come siamo bravi noi (e quanto sono scarsi gli altri...). Se la pandemia durerà sei anni o cinque anni e tre mesi non cambia nulla. Se un vaccino fosse efficace nel 92% dei casi ed è meglio di quello efficace nel 91,2% è un particolare insignificante.

A cosa serve tutto questo, che informazione può dare? A cosa è utile? A fare spettacolo. A creare un personaggio che poi userà la popolarità per altri motivi o solo perché così è contento. Non serve alle persone, al pubblico, a chi ascolta. I programmi televisivi riempiono la serata, qualche ascolto, qualche polemica che ne porterà altre e lo show è servito. Creare un personaggio, non diffondere i pareri della scienza. A questo è servita l'informazione in Italia.

Sono appassionato di rock, la barba la porto incolta. Ricordo quando quel giorno andai in solitaria nel deserto del Sinai. Eravamo io, Mickey Rourke e Charlize Theron. Saluto l’amico Barak Obama per avermi onorato delle sue parole. Vorrei aggiungere che è meglio vaccinarsi nella stagione fredda perché il vaccino si conserva meglio e la protezione dura di più. Secondo me.

Buio in sala. Bibite, gelati, popcorn! Bomboloni.

Alla prossima.