lunedì 23 novembre 2020

No Dati No Vaccino

"No dati, no vaccino". Questa frase, sentita in questi giorni tante volte, ha creato confusione in qualcuno e in altri addirittura scandalo. Ma è davvero così assurda? No, per me no. Però è un bell'esempio del cortocircuito di informazioni e percezione della realtà e della scienza che questa pandemia, assurda, ha creato.

In questi giorni il prof. Crisanti (microbiologo dell'università di Padova) è finito su tutti i giornali con titoli come "non farò il vaccino" o "senza dati non farò il vaccino". Al solito i titoli (e spesso anche gli articoli) possono essere fuorvianti perché il discorso di Crisanti era molto più articolato. La frase "incriminata", trascritta, era questa:
Domanda: "Lei se lo farebbe il vaccino...il primo vaccino che arriva a gennaio?"
Crisanti: "senza dati no"
Domanda: "Perché?"
Crisanti: "perché voglio essere rassicurato che sia un vaccino che è stato testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia Io penso come cittadino ne ho diritto e non sono disposto a accettare scorciatoie".
Che dite?
In questa frase trovate qualcosa di strano? Io no. E infatti lo stesso identico pensiero di Crisanti l'ho avuto anche io.
Premesso che un vaccino, come qualsiasi farmaco, debba essere sicuro e efficace è chiaro che, se fosse così, andrebbe fatto e lo farei.
A oggi però i vaccini annunciati per il Sars-Cov-2 sono "sicuri e efficaci" solo su annuncio dei produttori. Sappiamo che si tratta (per alcuni) di tecnologie modernissime e mai utilizzate, che i criteri di sviluppo sono stati certo rigorosi ma accelerati per l'urgenza ma non abbiamo dati, studi, pubblicazioni, statistiche da studiare.
Niente, solo i comunicati stampa di chi li produce. Sono già qualcosa ma solo dal punto di vista giornalistico.
Da quello scientifico e medico non valgono nulla.

E mi hanno stupito (fino a un certo punto) le dichiarazioni scandalizzate di altri medici, di autorità e scienziati che attaccavano Crisanti. Proprio Crisanti ha avuto una posizione perfettamente scientifica. "No dati no vaccinazione". Che è quello che tutti noi dovremmo chiedere e per primi gli scienziati. Capisco le persone, i cittadini assetati di speranza, di cure, lo capisco ma lo scienziato, il medico, deve restare con i piedi per terra. Non può scatenare un tifo da stadio (per aver detto quello che leggete sopra sono stato anche insultato) perché un produttore di farmaci ha detto che il suo farmaco è buono.
Mettiamo un attimo da parte il buon senso che ci direbbe di aspettare che questi vaccini siano approvati e giudicati da chi deve farlo (le autorità sanitarie AIFA in Italia, EMA in Europa, FDA in America), facciamo finta che il vecchio, saggio consiglio di non chiedere all'oste com'è il suo vino si debba ignorare ma è così assurdo che uno scienziato giudichi un farmaco quando potrà vederne le caratteristiche?

A me non pare.
E presumo che chi ha criticato me (e Crisanti) amerebbe avere un medico che prima di prescrivergli un farmaco ne conosca caratteristiche e capacità, rischi e benefici, utilità e inutilità. Ovvio.
E poi non parliamo della crema scioglipancia ma di un vaccino che sarà somministrato a milioni (miliardi) di persone.
Nel caso dei farmaci (e dei vaccini) trattandosi di prodotti somministrati a tante persone, a scopo medico, il controllo dei numeri deve essere scrupoloso, attento, al massimo dell'oggettività. È per questo che prima di approvare un farmaco o un vaccino passano anni, tanti. Perché non basta l'analisi dei dati, serve l'esperienza sul campo, il controllo di chi assume quel farmaco e poi i "dati grezzi". In questo caso gli anni saranno annullati visto il momento, l'urgenza, ci sta. Ma cautela, attenzione, prudenza. Non devono scomparire sostituiti da un comunicato stampa.
Avere voglia di arrivare a una soluzione a questa pandemia è certamente comprensibile ma la fretta non aiuterebbe, anzi, potrebbe essere dannosa. Meglio una lumaca che arriva al traguardo di una lepre che inciampa nel suo percorso.


Essere lumache, sicuramente più lente, ci darebbe modo di annunciare una soluzione solo quando l'avremmo in mano, la discuteremmo, si capirebbero le caratteristiche, si potranno mettere su una bilancia rischi e benefici. Fare le lepri, veloci e scattanti, è una tentazione ma così succede proprio quello che sta succedendo: discutere del nulla.
Cosa che rischia di confondere tutti noi e soprattutto la popolazione generale che, in un clima già caotico e pieno di informazioni contraddittorie, ne troverà un'altra, l'ennesima.
Tanto che al primo annuncio di un vaccino, efficace ma che doveva essere conservato a -80 gradi, c'era chi chiedeva già l'acquisto di refrigeratori per la conservazione e il trasporto, subito, per essere preparati. C'era già l'azienda che li avrebbe prodotti!
Pochi giorni dopo l'annuncio di un'altra azienda, con un vaccino che invece non aveva bisogno di questi strumenti. Ed era pure un po' più efficace.
Poi di nuovo l'annuncio della prima, il vaccino deve essere conservato a -70 ma noi forniremo dei contenitori adatti, poi voi ci metterete il ghiaccio. Ed è pure un po' più efficace del secondo, in una sorta di gara al rialzo.
Vi rendete conto che sembra di parlare di una nuova varietà di pomodori in vendita al mercato?

La faccenda si fa più strana (o forse più chiara) quando successe la stessa cosa con il vaccino prodotto in Russia (annunciato in pompa magna da Putin). Tanti annunci, grandi risultati ma dati zero.
Cosa dissero gli scienziati in quell'occasione?
Beh, ebbero un atteggiamento diverso. E in quel caso c'era pure uno studio pubblicato addirittura su Lancet (ben poca cosa, pochi soggetti e poca attendibilità ma almeno due dati c'erano) ma non bastava. 
Giustamente.
Cosa chiedevano gli scienziati quella volta? I dati.
No dati no vaccino. Appunto.
La stessa cosa non è accaduta questa volta, anzi, grande entusiasmo per un comunicato stampa del produttore.
Questo caos è sicuramente dovuto al momento e alla sete di soluzioni ma è necessario? Inevitabile?

Cosa sarebbe dovuto accadere? Nulla di speciale, quello che succede sempre quando si produce un nuovo farmaco.

Le case farmaceutiche, quando devono mettere in commercio un farmaco, hanno tantissimi dati, con quelli producono uno studio (normalmente dopo anni di esperimenti), danno i dati alle autorità che devono approvare quel farmaco (dopo mesi, anche anni), poi pubblicano lo studio per la comunità scientifica mondiale, lo mettono a disposizione di tutti.
In questo caso non è ancora avvenuto, probabilmente succederà. Questo serve per mostrare a tutti (a me, ai medici, agli scienziati, al pubblico) i risultati, le capacità di quel farmaco. Quelli che usciranno nello studio (se mai ci sarà) sono i dati "processati", quelli che, dopo calcoli e processi statistici, danno il risultato finale: funziona o non funziona. Poi ci sono i dati grezzi.

I dati grezzi sono i dati che ha l'azienda (i soggetti testati, le loro caratteristiche, i risultati divisi per ogni singolo soggetto, gli effetti collaterali, le osservazioni e così via) senza che questi siano "processati", "manipolati", trattati per creare lo studio. Sono in pratica i dati "nudi e crudi", quelli più attendibili.
Con i dati grezzi avremmo un'idea ancora più chiara, direi "pulita" di quanto quel farmaco possa fare ma questo succede in genere anni dopo, quando il farmaco e ormai in commercio da tempo.

Ora, nel caso di questi vaccini noi attualmente (speriamo accada presto) non abbiamo nessun dato, nessun dato statistico, nessun dato grezzo, nessuna pubblicazione scientifica. Non abbiamo nulla. Abbiamo fretta e quindi le procedure che normalmente durano anni stanno durando (pochi) mesi ma anche questo, se fosse un successo, sarebbe un grande passo per l'umanità.
Questo però non deve farci dimenticare la prudenza e l'attenzione. Non solo. Proprio chi fa scienza e cura le persone non dovrebbe mai dimenticare le basi sulle quali poggiano le sue azioni.

Dire "io così non mi vaccino" non è un errore di comunicazione, è una dichiarazione da uomo di scienza. Aggiungerei "io così non consiglierei il vaccino a nessuno". Scienza. Ovvia.
La comunicazione istituzionale avrebbe potuto dire "per ora non abbiamo dati ufficiali, siamo ottimisti viste le notizie che comunica l'azienda e speriamo di poter aver presto questo vaccino che sembra molto efficace".
Cosa vi sembra? Troppo cauto? O semplicemente onesto?

Qualcuno dice "ma così dai fiato ai complottisti!". Ora, premesso che dei complottisti non mi importa un granché e credo siano più importanti le persone che vogliono informazioni oneste e corrette, non si può comunicare con la popolazione usando un linguaggio ambiguo e poco onesto perché qualcuno potrebbe approfittarne.
Un'altra obiezione (giustissima): "quando sali su un aereo, chiedi di vedere il progetto di costruzione per fidarti? No, ti fidi dell'ingegnere e voli". Giustissimo. Non si possono certo dare i dati dei vaccini alla cittadinanza sperando li studi e li capisca. Ovvio.
Ma alla comunità scientifica sì. La "pubblicazione" di un esperimento è un cardine del metodo scientifico. Io, comune cittadino, non capirei mai i progetti di costruzione di un aereo ma un ingegnere aeronautico sì. E se lui prima di salire su un nuovo aereo che dice di volare alla velocità della luce chiedesse di vedere com'è fatto, lo trovereste scandaloso o ovvio?

Per questo mi hanno stupito dichiarazioni di altri scienziati (che in altre occasioni si erano dimostrati equilibrati e ricchi di buon senso), cose come "il vaccino è sicuro" o "io il vaccino lo farò". Anche aggressive, offensive. Anche dei giovani divulgatori sono diventati dei giudici aggressivi verso Crisanti quando Crisanti ha dato loro una lezione di perfetta aderenza al metodo scientifico. La scienza non deve credere, deve capire. Persino quando una cosa ci fa piacere. La scienza è oggettiva, non crede sulla fiducia.
Cosa sta succedendo a tutti quelli che ciecamente e senza chiedere UN dato, parlano di vaccino efficace e sicuro a breve disponibile? Siamo severissimi con sciocchezze come l'omeopatia e i ciarlatani e diventiamo permissivi e superficiali con un vaccino di nuova generazione che verrà somministrato a tutto il mondo? Che succede?
Non per niente non è stato solo Crisanti (o io) a dire cose del genere, nella loro ovvietà l'hanno detta anche altri, come il prof. Galli o il prof. Garattini.

Che ne sappiamo del vaccino? Che ne sai se sarà sicuro? Funziona sugli anziani (i soggetti tra i più colpiti dalla malattia)? Impedisce la contagiosità? Riusciremo a conservarlo e distribuirlo come si deve? E se domani quel vaccino mostrasse un effetto collaterale grave e inaccettabile che ne sarà della tua sicurezza? E se, pur non avendo effetti collaterali gravi quel vaccino non funzionasse, che ne sarà della tua sicurezza? E soprattutto, messa da parte la tua, da scienziato, che ne sarà della sicurezza della popolazione?
Lo sapremo sicuramente, se arrivasse l'approvazione significherà che qualcuno l'avrà saputo, controllato, certificato, mi fido pienamente dei controllori, il loro "sì" sarà quel giorno un sigillo di garanzia. Benissimo. Oggi no.

Altri hanno detto "così si sparge sfiducia nei vaccini". Cioè chi dice di attenersi ai dati e aspettare conferme diffonderebbe sfiducia mentre chi giudica in base agli articoli di giornale sarebbe uno scienziato responsabile?
Ma veramente voi vorreste un medico che prescrivesse la tisana dimagrante perché il produttore dice che funziona perfettamente da una pagina di giornale? La sfiducia nei vaccini si sparge con la poca chiarezza, con mancanza di dati, di giudizi, di risultati, di pareri professionali.
Ecco, a me sembra che non sia stato Crisanti a sbagliare nella comunicazione ma tanti altri (che lo hanno attaccato aspramente) e pure in maniera esagerata. Sarà il panico, l'entusiasmo, sarà la voglia di avere subito in mano la soluzione ma è molto meglio dire le cose come stanno che arrampicarsi sugli specchi.
Poi è chiaro che chi ha interesse a sottovalutare questo aspetto liquiderà in due parole chi solleva dubbi legittimi o fa domande: "è un antivax" o "sta dicendo cose pericolosissime", in due parole di qualifica il messaggero, lo si demolisce, così si tenta di demolire il suo messaggio, mettiamolo nella casella degli antivax così nessuno lo ascolterà, liquidato. Il punto è che, secondo me, è molto più "antivax" chi annuncia un vaccino senza averlo in mano. Chi parla di condizioni di conservazione senza che ancora non sia in commercio. Chi dice "funziona nel 90% dei casi" senza averne visto uno. La fiducia del cittadino si conquista con la trasparenza, la correttezza, la chiarezza, molti non l'hanno ancora capito.

Ovviamente i produttori fanno il loro lavoro, ovviamente se il vaccino andasse in commercio sarà (probabilmente) sicuro e efficace, ovviamente se così fosse io lo farei e inviterei gli altri a farlo ma, oggi, altrettanto ovviamente, stiamo parlando del nulla. Di ipotesi.
Di parole frettolose.

E la gatta frettolosa fece gattini ciechi.

Alla prossima.

mercoledì 11 novembre 2020

Covid: cosa fare?

Nel caos di informazioni e notizie (devo dire più confusionarie che semplificative) in tanti hanno dimenticato, anche a livello istituzionale, di diffondere i concetti più basilari e pratici. Abbiamo sentito parlare di carica virale, test molecolari, indice di contagiosità, fino allo sfinimento ma quasi mai di comportamento. Tutto interessante ma nella vita di tutti giorni, visto come questa epidemia ci sta condizionando, sarebbe il caso secondo me di dire ai cittadini cosa bisogna fare in caso di problemi legati a questa pandemia. In parole semplici.

Non è facile esemplificare e non è facile dare informazioni utili senza sostituirsi alla fondamentale opinione e presenza del proprio medico ma credo che tra i servizi di questo sito e miei, come medico divulgatore, non può mancare un consiglio di questo tipo.

Allora, visto che vorrei aiutare, aiutatemi a non fraintendere.

Quello che scrivo NON si sostituisce al parere del medico, non è valido per tutti e sempre ma è una lista di consigli veloci che può servire a chi ha dubbi, paure o sospetti.
Ho pensato di scrivere questa cosa perché (anche a differenza della prima ondata di epidemia) ho notato un aumento di persone che hanno paura quando sentono qualche sintomo, hanno dubbi su cosa fare, chi chiamare, se prendere farmaci e quali.
Poi ho pensato che anche io, da medico, dovrei andare a consultare le regole della mia regione di residenza, perché (e la formulo anche come domanda: perché?) nessuno ha mai pensato di realizzare dei volantini, dei comunicati, dei piccoli manuali su cosa fare se si hanno problemi di questo genere. Non tutti hanno internet, non tutti lo sanno usare, non tutti capiscono bene ciò che leggono. Non sarebbe a questo punto giusto fare un'operazione di informazione capillare invece di lasciare tutto alla libera interpretazione personale (che a quanto pare non sta dando grandi frutti)?

Si deve pensare inoltre che stiamo andando incontro alla stagione invernale e quindi sintomi di tipo influenzale saranno frequenti e diffusi. Se non si vuole il panico e l'intasamento di centralini e ospedali, forse è meglio spiegare cosa fare.
E qui ancora una nota polemica: ma non c'è chi ha il compito di fare queste cose?

Ora torniamo alla versione non polemica e mettiamoci al servizio di chi legge.

Importante: molte regioni hanno regole e organizzazione diversa una dall'altra, prendete questi consigli come consigli generali, per sapere come muoversi ma cercate nei siti della vostra regione il comportamento da usare per ogni caso (dove fare il tampone, dove telefonare se si ha bisogno e così via). Ho creato una guida breve, veloce, semplice proprio perché credo sia quello che serve. Niente lunghe spiegazioni o premesse, domanda e risposta. Iniziamo.

Covid: cos'è.

Una malattia di tipo respiratorio causata da un virus della famiglia dei Coronavirus (COronaVIrusDisease), alla quale appartengono altri virus che causano quasi tutti sindromi simil influenzali. La malattia ha in genere decorso benigno ma può essere pericolosa sia in persone giovani e sane ma soprattutto in persone anziane o con malattie importanti. Le complicanze più gravi sono quasi tutte a carico delle persone molto anziane (>80 anni) e con malattie (tra le quali ipertensione e diabete), questo non significa che i più giovani siano esenti dalle stesse o che non siano un pericolo per chi sta attorno. Importante quindi non contagiarsi ed evitare di contagiare gli altri.

I sintomi della malattia possono essere sfumati.

Tosse, mal di gola, diarrea, malessere, dolore toracico, dolori muscolari e articolari, stanchezza importante ma può presentarsi già con sintomi più seri come la dispnea, cioè la difficoltà a respirare o la febbre molto alta. La presenza di questi sintomi "classici", accompagnata da altri più tipici come la perdita del gusto o dell'olfatto, deve fare pensare alla possibilità di aver contratto la malattia Covid. Un'altra caratteristica di questa malattia è che può peggiorare in maniera imprevedibile (invece di migliorare come una malattia benigna, peggiora) e quindi il paziente noterà che i sintomi, che si alternano con miglioramenti e peggioramenti e spesso improvvisamente peggiorano senza ulteriori miglioramenti. Questo è un brutto segno che merita attenzione.

Ho dei sintomi, mi devo preoccupare?

Dipende.

Se i sintomi sono come quelli di un raffreddore classico non c'è motivo di allarmarsi. Tosse (in genere secca) anche insistente, febbricola (37,5-38,0 °C), stanchezza, dolori articolari, possono essere il segno della malattia iniziale. In questo caso l'ideale è eseguire un tampone (per sapere se si è contagiosi e sapere come comportarsi). Informarsi con ciò che si è deciso della propria regione di residenza, in genere la procedura prevede la chiamata al medico curante che indicherà cosa fare (le regole cambiano anche continuamente) e dove recarsi per approfondimenti. In quasi tutte le regioni il medico di medicina generale farà un'impegnativa per recarsi in un centro dove si effettuano tamponi. In genere, visto l'afflusso, si può perdere da qualche ora a un'intera mezza giornata, organizzarsi di conseguenza.

  • Se si è negativi bene, probabilmente ci si trova di fronte a una delle tante sindromi parainfluenzali (anche in questo caso sarebbe bene avere qualche accorgimento per evitare di trasmetterle), riposo e farmaci sintomatici al bisogno, passerà. Ma attenzione al decorso dei sintomi, se peggiorassero avvertire il proprio medico. Da non scartare una ripetizione del tampone.
  • Se si è positivi ai controlli si è affetti da Covid.

A questo punto è fondamentale l'uso di cautela in famiglia e con i contatti prossimi. Cercare in tutti i modi di isolarsi, usare stoviglie e biancheria separata, dormire in camere separate, usare la mascherina anche a casa, evitare contatti stretti. Si fa per sicurezza e per non diffondere la malattia, finché possibile. Se i sintomi sono gestibili e non gravi è molto meglio fare tutto a casa, in ospedale non farebbero niente che non si potrebbe fare a casa propria. Ovviamente avvertire il proprio datore di lavoro e prevedere almeno 15 giorni di isolamento.

Non andare all'ospedale o dal medico in questo caso (pochi sintomi, gestibili, condizioni buone). Non andare in pronto soccorso. È inutile e non si farebbe nulla di diverso.
Gestire i sintomi come si farebbe con un normale raffreddore: riposo, idratazione, mantenere contatto con il proprio medico, se la temperatura fosse vicina ai 38 °C e si ha malessere generale senza ulteriori sintomi importanti può essere utile il Paracetamolo che va preso alla dose massima di 3 grammi al giorno (3 compresse da 1000 mg, quindi massimo 3 al giorno, una ogni 8 ore).

Se i sintomi fossero peggiori o comparisse un peggioramento repentino, avvertire il proprio medico o il pediatra in caso di bambini.
Recarsi in pronto soccorso se:

- Si ha difficoltà a respirare.

- Si ha una temperatura corporea superiore ai 39 °C

- Si perde conoscenza o si hanno sintomi preoccupanti


Cosa faccio? Cosa devo controllare?

La temperatura corporea è ovviamente il primo parametro da controllare. Basta un normale termometro elettronico (sia quello a distanza che timpanico). Per temperatura elevata si deve intendere una temperatura superiore ai 38 °C, al di sotto si parla di febbricola (e ricordare che fino a 37 °C la temperatura è considerata normale) che è qualcosa che NON deve preoccupare. Per cui è tranquillizzante una temperatura fino ai 37 °C, è nel range normale se si arriva a 37,5 °C, è febbre oltre questo valore.

Se si desidera si può acquistare anche un saturimetro che è un strumento elettronico capace di misurare la saturazione di ossigeno del sangue (pO2). Questo strumento non è indispensabile e deve essere usato con cautela, altrimenti diventa un controllo maniacale che può indurre ipocondria o stress senza motivo. Non è uno strumento indispensabile, la dispnea (difficoltà a respirare) si nota, si avverte e non sarà certo lo strumento ad avvertirci che c'è.

Se si ha un saturimetro basta un controllo due volte al giorno (mattina, pomeriggio verso sera) che dovrà dare una saturazione uguale o superiore al 96% e normalmente questo valore va dal 97 al 99%. Se il valore fosse basso (per esempio 90%) sarà il caso di chiamare il medico o, se non rintracciabile, andare in pronto soccorso, a maggior ragione in presenza di altri sintomi (febbre, tosse). Il controllo della pressione arteriosa, se non per altri motivi, non è fondamentale in questa patologia. Ovviamente questo ha un significato in presenza di contagio conclamato (tampone positivo). In caso di contagio escluso tutto va visto come, da sempre, si affronta una malattia influenzale, senza sottovalutazioni né drammi.

Devo comprare qualcosa in particolare?

Non ha senso (e può essere dannoso) trasformare la casa in un reparto ospedaliero. Quello che serve in genere lo abbiamo già ma direi che è sufficiente:
- Paracetamolo (compresse da 1000 mg per adulti, 500 mg. per bambini, fino a 12 anni).
- Termometro: vanno bene tutti i tipi.
- Saturimetrro: si acquista in farmacia e on line, costo attorno ai 30 euro. Vanno benissimo quelli portatili ("da dito"). Considerarli indicativi perché la qualità, non sempre ottima, potrebbe fornire valori non precisi.

Che farmaci devo prendere?

Oltre ai sintomatici (paracetamolo, per la febbre) non serve prendere altro. Si può anche non prendere nulla se i sintomi sono scarsi o nulli. Idratarsi, mangiare in maniera equilibrata preferendo verdure e frutta, dormire sufficientemente, sono consigli sempre validi.

Non c'è nessun farmaco che possa migliorare la malattia, soprattutto nelle fasi iniziali, in quelle gravi e avanzate le terapie saranno eventualmente somministrate in ospedale. Vitamine, integratori e simili, non hanno nessuna azione. Non assumere cortisone se non ci sono sintomi perché può causare danno al sistema immunitario e quindi favorire l'infezione. Non assumere eparina, idrossiclorochina, se non ci sono sintomi, sono farmaci potenti e possono avere effetti collaterali anche gravi.
Se quindi i sintomi non sono gravi o preoccupanti la malattia è assolutamente gestibile a casa senza particolari accorgimenti.

Quando chiamare il medico?

Come detto prima: solo in presenza di sintomi non lievi che facciano pensare al Covid (o con questi sintomi e positività al Coronavirus). Per riassumere.

Tosse, febbre (oltre i 37,5 °C), malessere generale.

Quando andare in pronto soccorso?

Febbre elevata (>38 °C) e/o dispnea e/o grave stato generale, a maggior ragione se è accertata positività al virus. Uno di questi sintomi o più sintomi associati richiedono controllo in pronto soccorso. 

Cosa succede dopo?

Se si è arrivati in ospedale saranno i medici a decidere in base alla situazione. Se è richiesto il ricovero le cure avverranno in ospedale. Se si rimanda a casa si può continuare l'isolamento e le cure sintomatiche. Quindi il "cosa fare" si chiude qui. In base alle decisioni delle singole regioni le persone con sintomi gravi (e positive) da Coronavirus saranno ospedalizzate e ovviamente si seguirà l'iter corretto. Stessa cosa per le persone positive ma senza (o con pochi) sintomi. Si starà a casa in isolamento in attesa della scomparsa dei sintomi e della negativizzazione. Successivamente si tornerà alla vita normale.

In genere la malattia dura 12-16 giorni, con sintomi che possono persistere anche a lungo e ripresa lenta (per esempio la stanchezza tende a durare alcune settimane).

Bisogna mantenere la calma perché il panico non risolve nulla e rischia di peggiorare le cose.
Non si va al pronto soccorso "per sicurezza" prima di tutto perché se malati si rischia di diffondere ulteriormente la malattia, poi si sovraccaricano le strutture con interventi non necessari e poi, se non malati, si rischia di essere contagiati perché l'ambiente ospedaliero è quello più a rischio. Ragionare bene, dunque, evitando le decisioni dettate dalla paura.

È importante quindi razionalizzare, prendere le cose per quello che sono, questa malattia è subdola ma è una malattia come tante altre che permette la prevenzione (con le misure di sicurezza) che sono a oggi la nostra arma principale, quindi calma e sangue freddo.
Finirà se riusciamo a capire che le epidemie fanno parte della storia dell'umanità, comportiamoci di conseguenza e tutto andrà per il meglio.

Esistono numeri utili per informazioni generali (quindi non numeri di pronto soccorso ma solo per chiedere informazioni sulla situazione, organizzazione, su cosa fare o a chi rivolgersi per un problema). Io consiglio di chiamare ai vari numeri regionali (sono più aggiornati sulla situazione locale) ma esiste anche quella nazionale del ministero della salute, questo: 1500. Qui la pagina del ministero della salute con informazioni, dati e recapiti utili.

Qui una lista dei numeri regionali ai quali rivolgersi per informazioni.
Ovviamente restano validi i numeri di emergenza 118 e 112 per le chiamate in casi molto urgenti.

Alla prossima.