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martedì 18 febbraio 2020

Coronavirus 2019.

I recenti fatti di cronaca raccontano di un'epidemia causata da un virus, che ormai tutti conosciamo per le tante volte che ne abbiamo sentito parlare. Il nome del virus è SARS-CoV-2 e causa una malattia, con sintomi principalmente respiratori, che può essere anche molto grave. Il focolaio dell'epidemia è stato identificato in Cina e la vera "stranezza" del virus è che si tratta di un "nuovo" virus per noi umani. Prima di noi questo virus (sembra) infettava alcuni animali ma, come spesso accade, si è trasformato ed è "saltato" nell'uomo, cosa mai successa prima per questo virus. Per questo gli esperti sono preoccupati: non lo conosciamo bene, non sappiamo bene cosa potrebbe causare, che malattie e come si diffonde. Ora iniziamo ad avere qualche notizia ma sempre troppo poco.


Intanto alcuni numeri (attenzione, i numeri sono in continuo aggiornamento, oggi è il 18/02/2020): 73.332 casi totali (72.528 in Cina). 1.870 morti.
Per fare un paragone con una passata pandemia (quella alla quale assistiamo ancora non può essere definita pandemia ma "epidemia") dobbiamo tornare al 2009 quando avvenne una pandemia che colpì varie parti del mondo causata da un virus influenzale chiamato H1N1 (volgarmente "influenza suina"). In quel caso i contagiati furono 482.300 e i morti 6.000. Come si vede molti di più di quelli che riguardano questa epidemia. Solo in Italia ci furono 229 morti che possono sembrare tantissimi ma sono anche meno di quelli di altre epidemie influenzali.
Altri numeri possono essere interessanti e quelli forniti dal CDC cinese nel più ampio (finora) report sui casi confermati di malattia da Coronavirus (44.000 casi) sono interessanti.
Apprendiamo per esempio che l'82% dei casi confermati ha avuto sintomi lievi e che l'85% dei morti ha più di 60 anni. Questi numeri confermerebbero che l'infezione, con le giuste misure di contenimento (che per ora sembrano quelle viste) potrebbe non costituire una minaccia particolarmente grave. Presto per cantare vittoria ma forse non per guardare tutto con più tranquillità di come sembrava all'inizio.



Ma allora perché questo panico?
Provo a dire la mia.

Nelle persone, nel cittadino normale, il panico si sparge quando non capisce bene una notizia e assiste a cose mai viste prima, alle quali non è abituato. Uomini con la tuta, quarantene, filmati con arresti e controlli di massa, preoccupano già solo questi. Se poi le autorità non sanno comunicare, non danno certezze e sembrano brancolare nel buio, la paura aumenta di intensità.
In questi giorni si è poi assistito a comportamenti particolari. Esperti che invece di tranquillizzare hanno confuso ancora di più, dichiarando un giorno "è la cosa peggiore mai vista" e il giorno dopo "il rischio è zero".
Il cittadino ha ovviamente bisogno di una guida, di qualcuno che informi correttamente e con equilibrio ma questo, nei tempi del web, sembra complicato.
Così qualcuno ne approfitta suonando le sirene d'allarme che, a ben vedere, più che d'allarme sono un suono acuto e fastidioso che ha lo scopo di attirare l'attenzione su di sé.
Al netto quindi di allarmismi e terrorismi, possiamo dire che questa epidemia è una di quelle cose che sono successe e succederanno. Fondamentale non è spargere paura facendo credere all'apocalisse imminente, è la preparazione delle autorità (e quelle cinesi, nonostante tutto, hanno fatto uno sforzo a dir poco immane, quelle italiane sono state pronte e reattive) e la comunicazione giusta.
Il resto, mascherine, prodotti omeopatici, spray antivirus o paure da web, non servono a nulla. Bisogna inoltre aggiungere che da noi, in Italia, il rischio è attualmente molto basso. Il virus non c'è, semplicemente, è ancora lontano da noi. Non c'è quindi nessun motivo per agitarsi e bisogna solo aggiornarsi con le notizie provenienti dal ministero della salute. Il resto è panico.

Se quindi il lavoro "serio" deve essere fatto dagli esperti e da chi lo fa (ministeri, agenzie di salute), quello comunicativo (secondo me) deve essere gestito localmente dai vari ministeri. Così da evitare che ognuno dica la sua contraddicendosi da un giorno all'altro e basandosi su finte notizie o comunicati sbagliati. Certo, occhi aperti, bisogna studiare e seguire l'evolversi della situazione, mai abbassare la guardia. Ma questo è compito di chi lavora nelle istituzioni, non di altri. Inoltre, se un dato può tranquillizzarci, è che tutti gli indicatori mostrano come i casi si stiano stabilizzando e che l'epidemia resta, fondamentalmente, confinata in Cina e in una provincia in particolare. La situazione quindi attualmente non è fuori controllo.
Non è possibile però trarre delle conclusioni certe. La situazione è in evoluzione e, alla fine, questo virus lo conosciamo ancora poco. Anche gli esperti vanno da previsioni ottimistiche e che parlano di prossima fine dell'epidemia a scenari pessimistici che ipotizzano un peggioramento della situazione drammatico.

A che punto siamo quindi?

Un riassunto della situazione ci viene dal PTS (Patto Trasversale per la Scienza) un gruppo di scienziati, esperti e comunicatori creato per combattere le false notizie in medicina). Il comunicato è a firma del PTS nelle persone di: prof. Pier Luigi Lopalco (ordinario di Igiene e presidente PTS), del prof. Matteo Bassetti (ordinario Clinica Malattie Infettive e coordinatore Gruppo Vaccini PTS), del prof. Guido Silvestri, del dott. Stefano Zona (medico infettivologo, IoVaccino) e del dott. Stefano Prandoni (pediatra, L’influenza questa sconosciuta). Leggiamolo.

1. L’epidemia causata dal nuovo coronavirus, battezzato SARS-CoV-2, è in continuo divenire e così anche le nostre conoscenze in proposito.
2. Al momento, i dati ufficiali ci inducono a considerare una letalità della COVID19 significativamente inferiore ad infezioni da altri Coronavirus (SARS e MERS).
3. Il ritmo di crescita, un indice che si chiama R0 e ci dice quante persone possono essere contagiate da un soggetto infetto, è confrontabile con quello di altri virus, come quello influenzale pandemico.
4. In questa situazione, riteniamo oltremodo corretto, da parte delle istituzioni sanitarie nazionali e sovranazionali, l’aver messo in atto ogni possibile strategia per la precoce identificazione dei pazienti infetti e il contenimento dell’epidemia. Infatti, indipendentemente dal tasso di letalità, è importante evitare che il nuovo Coronavirus diventi endemico a livello planetario. Occorre tuttavia notare come sarebbe più appropriato un atteggiamento continentale più in sintonia tra i diversi Stati europei.
5. Il livello elevato di attenzione da parte delle autorità sanitarie non giustifica, tuttavia, l’allarmismo nella popolazione italiana che si è registrato negli ultimi giorni. È invece importante sfruttare questo momento mediatico per istruire la popolazione generale su alcune buone pratiche di igiene che sappiamo già ora essere utili per prevenire la trasmissione di moltissimi patogeni, tra cui anche il SARS-CoV-2:

→ lavaggio delle mani con acqua e sapone o con gel di soluzione alcolica, da eseguire più volte al giorno, soprattutto prima di mangiare o di toccarsi naso, bocca e occhi;
→ utilizzo di fazzoletti monouso per coprire bocca e naso quando si tossisce o si starnutisce, gettando immediatamente nel pattume il fazzoletto; in alternativa, coprire bocca e naso con l’incavo del braccio;
→ areare spesso i locali chiusi.
Poiché, come dicevamo, le informazioni e i dati sono in continuo aggiornamento, si invitano i cittadini a non cadere nella trappola della disinformazione e a consultare fonti accreditate. Qui di seguito un elenco di siti
istituzionali:
- Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus
- Istituto Superiore di Sanità: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/
- Centro Europeo per la Prevenzione e Controllo delle Malattie Infettive (ECDC):
- Organizzazione Mondiale della Sanità: https://www.who.int/emergen…/diseases/novel-coronavirus-2019

Le precauzioni che si devono prendere in questo caso sono identiche a quelle che si prendono per le altre malattie infettive. Forse questa epidemia ha un lato positivo. Ci fa capire come non viviamo in un paesino sperduto e solitario ma in un pianeta comune e che i fatti dall'altra parte del globo interessano tutti e poi ci sta aiutando a capire come affrontiamo le emergenze e come possiamo migliorarci.
In più un pensiero va a quelle persone che, sopratutto all'inizio dell'epidemia, hanno perso la vita, anche degli operatori sanitari che, altro non sono, che morti sul lavoro.
Se però chi lavora sul campo rischia di perdere la vita, chi lavora sui media provi a non fare perdere la calma a nessuno, che si capisca come non solo la paura non serva a niente ma che l'allarme è  ingiustificato e soprattutto pericoloso, per tutti.

Alla prossima.