lunedì 23 dicembre 2019

Omeopatia e finte cure: cosa possiamo imparare da loro?

L'omeopatia (per chi non sapesse di cosa si tratta può approfondire qui) è una finta cura, nata nell'ottocento, che pretende di curare tutte le malattie con delle caramelle di zucchero. Ha conosciuto un suo momento di gloria verso gli anni '90, forse in risposta all'eccesso di medicine che rischiava (e rischia) di essere un pericolo per tutti. Dopo l'esaltazione iniziale, la sua natura esclusivamente commerciale e l'ovvia inefficacia, hanno ridotto le vendite e la notorietà relegandola a piccolo fenomeno di nicchia. Negli ultimi anni, la consapevolezza dei consumatori e la diffusione dell'informazione corretta hanno ridotto ulteriormente il successo di questa pratica, tanto che le vendite sono ormai ridottissime e le aziende produttrici cercano nuovi spazi commerciali per guadagnare.

Mi batto da anni per far conoscere alle persone la realtà di questa finta medicina, per due motivi principali: il malato non è un limone da spremere è una persona fragile e anche se ha un piccolo disturbo, la bugia e la prescrizione di finte medicine dovrebbero essere proibite sempre e senza eccezioni.
Il secondo motivo è di principio: se lasciamo passare l'idea (per qualcuno "innocente") che una caramella di zucchero possa curare le malattie per motivi magici, apriamo la porta a truffe più grandi. Se può curare la caramella di zucchero può curare anche l'imposizione delle mani, o l'aglio per il cancro o il prezzemolo per le malattie neurodegenerative. Non si può ammettere, nemmeno come "consolazione" che una vera e propria frode diventi medicina.

Questo vale per tutte le cure, anche quelle scientificamente accertate e usate. Una medicina deve curare, più o meno, non per forza sempre ma deve curare in maniera dimostrata, deve essere più utile che dannosa. Il resto sono chiacchiere (spesso interessate al guadagno di soldi).

Ma allora, in un momento di declino e, probabilmente, di prossima sparizione di questa "cura" che cosa possiamo salvare dell'omeopatia?
Perché di ogni cosa, anche la meno bella, dobbiamo ricavarne un insegnamento, un suggerimento.  La stessa cosa vale per le altre cure alternative. Ogni truffa, ogni ciarlataneria ci può dare uno spunto per migliorare la medicina, perché se le persone ci credono, se si affidano (anche solo per disperazione) a queste truffe, un motivo ci sarà e non è sempre chiaro.
C'è chi dice: "se ha un effetto placebo, ovvero causa dei piccoli miglioramenti perché le persone pensano di prendere medicine, perché non usarla? Avremmo un effetto su chi magari non ha malattie e non avremmo gli effetti collaterali o tossici delle medicine".
Idea non stupida ma ci sono molti problemi.
Primo tra tutti è che l'effetto placebo non è controllabile o prevedibile.
Non sappiamo se un finto prodotto possa funzionare poco o tanto, non sappiamo fino a quando possa funzionare e su alcuni non funziona proprio per niente. Che senso avrebbe quindi usare una finta medicina se non ne abbiamo il controllo e non sappiamo nemmeno se possa avere effetti? E perché dovremmo mentire alle persone per ottenere, forse, un effetto?

Altri, visto che un ruolo decisivo nel successo di queste finte cure è il modo di porsi del medico, del guaritore e del suo atteggiamento, indicano un legame proprio nel rapporto tra medico e paziente. L'omeopata parla tanto, chiede tanto, ascolta, perde tempo. Usa parole magiche (succussione, dinamizzazione, memoria dell'acqua...).
Lo nota persino uno studio, gli effetti dell'omeopatia sulle persone sono tanto più presenti quanto è più lunga e accurata la visita dell'omeopata. Questo succede raramente nella medicina. Orari stretti, fretta, personale ridotto, impegni continui, rendono spesso le visite veloci, velocissime, fredde, quasi atti dovuti che non lasciano nessuno spazio all'empatia, alla comprensione, al parlare, capire, ascoltare.

Ecco. Questa è una delle lezioni che possiamo apprendere dalle cure alternative. Un vecchio detto recita: cura più la parola che le medicine. Provare a parlare di più, prima ancora, imparare ad ascoltare. Discutere, arrivare a decisioni condivise, spiegare, ragionare, sono tutti comportamenti non solo doverosi ma che renderebbero (e lo dico proprio perché è il mio lavoro e so di cosa parlo) la medicina non solo più umana ma anche molto più efficace.
Questa probabilmente è una cosa che dobbiamo apprendere dagli omeopati. A questo aggiungerei che le false cure (si chiamano per questo "miracolose") promettono tanto, troppo, l'impossibile: funzionano sempre, senza problemi né effetti collaterali. A parole.

Questo non è giusto, non si possono fare promesse al vento, non è giusto esagerare o dire bugie al paziente tanto per accontentarlo, nemmeno se fosse per dare una speranza. Ma la speranza è una delle facce della disperazione e, soprattutto nelle malattie più gravi, la speranza deve essere sempre l'ultima a morire.
Per questo un'altra lezione che dobbiamo fare nostra e rubare ai ciarlatani è la speranza: anche se fosse poca, anche se fosse ridotta diamola. Non c'è bisogno di bugie, non si deve prendere in giro il paziente: c'è una possibilità? Usiamola, lottiamo assieme, speriamo insieme.
Un altro aspetto che trovo interessante dell'omeopatia è che le teorie magiche di questa pratica (più si diluisce un rimedio più questo sarebbe efficace, non è magia? Oppure la "succussione", battere 100 volte su una Bibbia il rimedio, non è esoterismo?) nonostante siano incredibili e difficilmente proponibili, rendono una pratica paranormale come l'omeopatia una medicina, usata anche negli ospedali, con appoggi e pareri favorevoli incredibili. In parte per non conoscenza ma anche perché affascinante, esattamente come gli oroscopi e i maghi. Questo succede per tutte le false cure, ognuna è miracolosa, magica, inarrivabile: misteriosa.
Questo può farci capire come l'istinto umano sia sempre legato alla speranza, al magico, all'insondabile e quindi la medicina, nella sua razionalità, si trova spesso in una posizione di distanza, di "freddezza", di poca vicinanza all'essere umano.
Imparare a non banalizzare la medicina (ma senza renderla magia), raccontarne i risultati fantastici, quasi miracolosi, può (forse, è un'idea) renderla più "amata", più desiderata. Senza però, ribadisco, renderla magia, attenendosi ai fatti, alle cose oggettive. 

Ma c'è un altra cosa che pochi sanno per la quale dovremmo ringraziare l'omeopatia.
Oggi, la scienza, per dire se un farmaco funziona deve fare degli esperimenti e ogni esperimento pur preciso e corretto, avrà sempre una possibilità di errore. Siamo umani e, anche non volendolo, possiamo commettere errori che però, in campo medico, possono essere molto pericolosi. Nella ricerca ci sono alcuni trucchi, piccoli metodi, procedure, che rendono più bassa la possibilità di sbagliare, che "correggono" le tendenze umane e le dimenticanze, che cercano di distinguere le "impressioni" e le "opinioni" dai fatti, dai dati oggettivi (nella ricerca si chiamano "bias", errori).

Usiamo per questo il placebo (una pillola senza ingredienti) per controllare se l'effetto che notiamo è del farmaco che stiamo testando o è un caso, un effetto non legato al farmaco. Per essere ancora più precisi facciamo l'esperimento senza dire ai soggetti che prendono il farmaco testato se stiamo dando proprio il farmaco o il placebo (si chiama "esperimento in cieco") o, addirittura, nemmeno i medici che somministrano i prodotto da provare, sanno se si tratta proprio di quello o del placebo (si chiama "doppio cieco").
Per evitare che gli effetti del farmaco che testiamo dipendano dalle caratteristiche del paziente (un prodotto, per esempio, potrebbe funzionare maggiormente sugli uomini che sulle donne o sugli anziani rispetto ai giovani) un rimedio potrebbe essere quello di "mescolare" i soggetti che proveranno il farmaco, li "randomizziamo", li mettiamo nei due gruppi (quelli che prendono il farmaco e quelli che prenderanno il placebo) a caso, così i risultati non saranno "guidati".


Ma tutte queste cose come le abbiamo studiate, questi metodi di studio da dove vengono? Dall'esperienza degli scienziati, dalla loro esperienza e, incredibile, proprio da un esperimento che voleva capire se l'omeopatia funzionasse o meno.
Qualcuno forse conoscerà questa storia, abbastanza ordinaria ma straordinaria perché è uno dei primi esempi di studio scientifico condotto secondo criteri precisi e che miravano a diminuire il più possibile gli errori e le influenze dei giudizi personali.

Tutto successe in Bavaria, zona nella quale l'omeopatia, rimedio chic delle classi più agiate, aveva (la storia si ripete) chi la criticava e combatteva. Siamo nel 1835 e l'esperimento si chiamò "il test Nuremberg", in onore della città nella quale si svolse.
Proprio in quella città era rimasto ormai un solo omeopata, Johann Jacob Reuter che rispondeva alle critiche dei medici che non apprezzavano quella forma di stregoneria. L'argomento più forte (che se fate caso lo è ancora oggi) era "non può essere effetto placebo, visto che anche bambini, animali e pazzi ne traggono giovamento" (in realtà "bambini, animali e pazzi" subiscono l'effetto placebo come chiunque).
La medicina era ancora agli albori ma tentava con difficoltà di farsi strada ed iniziava ad usare seriamente il metodo scientifico. Così il primario dell'ospedale di quella città, il dottor Friedrich Wilhelm von Hoven (che per l'occasione cercò di non apparire ufficialmente usando il finto nome di E. F. Wahrhold) criticava l'omeopatia perché restava ferma a idee già sorpassate, dalle quali la medicina voleva liberarsi (la "forza vitale", le energie maligne, le costituzioni, forme primitive di conoscenza).
L'omeopata Reuter non si diede per vinto e propose un test, un esperimento per capire una volta per tutte se quelle caramelline di zucchero fossero medicine o solo un costoso passatempo per ricchi annoiati come sostenevano ormai quasi tutti i medici ma ormai anche la stampa e le autorità. E furono avvertiti proprio le autorità e la stampa locale, ai quali si annunciò che il test si sarebbe svolto nella più grande taverna del centro città.

Von Hoven invitò a provare una diluizione 30CH (la più tipica in omeopatia, dentro non c'è più nessuna traccia di principio attivo) di sale. Normale sale. Chiese ai soggetti sotto test di annotare qualsiasi sensazione, sintomo, problema provassero durante la somministrazione del sale omeopatico. Il "bello" è che l'esperimento fu, in un certo senso, artigianale con 120 partecipanti (alcuni poi esclusi per vari motivi). Furono testati 50 flaconi di sale omeopatico e 50 di acqua distillata e nessuno (né i partecipanti, né gli sperimentatori) sapeva quali flaconi contenevano omeopatia e quali acqua. Insomma, quello che oggi si chiama esperimento in "doppio cieco" (così non ci sarà nessun condizionamento nemmeno da parte degli sperimentatori, anche involontario).
Alla fine dell'esperimento pochissimi dei partecipanti (solo 8 su 50) riferirono sintomi o disturbi particolari. Di loro cinque avevano preso l'omeopatico, tre l'acqua, in pratica tra omeopatia e acqua non c'era nessuna differenza.
Se il risultato è ovvio l'esperienza è interessante.

In questo esperimento possiamo notare che:

1) L'esperimento fu pubblico (oggi si pubblica, per rendere pubblico, ogni esperimento su rivista scientifica). Gli esperimenti segreti o non ben illustrati non sono scientifici.

2) Il metodo, le regole, i limiti dell'esperimento furono illustrati e descritti perfettamente, davanti a tutti. Oggi, nella sezione "materiali e metodi" (nelle pubblicazioni in inglese indicate con il termine "methods", tipica di ogni pubblicazione scientifica, bisogna descrivere perfettamente il metodo usato per l'esperimento, anche per poterlo ripetere o controllare.

3) Sono stati creati due gruppi a caso di persone (randomizzazione), nessuno, né dei partecipanti né degli sperimentatori, conosceva il vero contenuto dei flaconi (doppio cieco) ed è stato usato un placebo (l'acqua distillata). Si tratta di un primitivo esempio di studio scientifico serio. Quello in doppio cieco randomizzato con placebo è un tipo di esperimento considerato di buon livello.

4) Fu creata una statistica dei risultati finali. Non un mero elenco di numeri. Quello che si fa in ogni studio scientifico che si rispetti.

Non è quindi il risultato che deve stupirci ma l'ennesimo insegnamento che ci fornisce la pseudoscienza, la finta medicina che vende caramelle e miracoli come fossero farmaci. Caratteristica dello scienziato è non fermarsi mai, nemmeno davanti a ciò che sembra incredibile. Proprio l'incredibile può riservarci sorprese e uno dei concetti più difficili da capire è che se una falsa cura, che sia il bicarbonato per il cancro o l'omeopatia per il raffreddore, funzionasse, nessuno avrebbe motivi per non usarla.
Se gli esperimenti, la scienza, la ragione, mi dicessero che le caramelle di zucchero guariscono le allergie, perché non dovrei usarle e non dovrebbero usarle tutti i medici?
Se il bicarbonato curasse il cancro, perché non dovrei proporlo ai miei pazienti, a me stesso, ai miei familiari?
Per il motivo più semplice: non funzionano.
Eppure qualcuno, non per forza ignorante, non per forza credulone, ci crede, crede apertamente che una normale caramella di zucchero, sul quale è stata spruzzata acqua all'aroma di fegato di anatra, curi il raffreddore. Ci crede. Perché?

Se esistono le false medicine evidentemente l'essere umano ha bisogno di comprarle, di crederci e di usarle.
Se quindi non è giusto mentire al paziente, trattarlo da stupido o rifilargli finte cure, è bene ricordare che prima di prescrivere una pillola è fondamentale l'ascolto e la parola. E che, prima di sostenere che una cura funzioni, è fondamentale studiarla bene, provarla e testarne gli effetti.
Visto che di ogni cosa, anche la peggiore, è bene farne esperienza costruttiva e positiva, facciamolo anche con l'omeopatia e le ciarlatanerie.
Per concludere, se è vero che non bisogna mai abbassare la guardia nei confronti di chi si approfitta delle fragilità del prossimo, bisogna anche usare queste cose (che esistono, sono sempre esistite) per migliorarsi. Il mondo delle false cure ci può dare molti spunti per migliorare quello della medicina, soprattutto nel rapporto con i pazienti.
Non imitiamo furbizie, trucchi e giochi di parole ma usiamoli come chiavi per capire perché, con questi, si riesce a convincere chi si ha di fronte, a volte contro ogni evidenza e buon senso.

Una cosa che invece gli omeopati e tutti coloro che usano false cure dovrebbero apprendere dalla medicina è chiara: il paziente è sacro e truffarlo è disonesto.

Alla prossima.

Ne approfitto per augurare a tutti i lettori di trascorrere delle buone festività. Relax, pensieri positivi e costruttivi. Un abbraccio a tutti.

venerdì 22 novembre 2019

L'interruzione di gravidanza.

Credo sia bene fare chiarezza su un argomento importante e delicato. Mi rendo conto che tante persone, per informazione o per bisogno personale, cercando su internet qualcosa su questo argomento, trovano di tutto, spesso informazioni sbagliate e a volte anche informazioni sbagliate "volontariamente", per ideologia.
Ho notato anche una scarsissima conoscenza sul tema da parte di molte persone, quindi è sempre utile un bel ripasso perché conoscere è il modo migliore per avere delle opinioni corrette.

Premessa: questo non è un post per discutere degli aspetti etici, personali, morali o religiosi ma esclusivamente tecnico, tutti sono pregati di tenerlo presente, anche per questo sarà scarno di "opinioni" o "considerazioni", elencherà semplicemente le cose, così che ognuno avrà un manuale per sapere cosa succede ma anche un elenco di informazioni per capire meglio, senza condizionamenti.

L'aborto volontario è l'interruzione della gravidanza prima del suo termine naturale con mezzi esterni (quando è "aborto spontaneo" questo avviene senza interventi esterni, spontaneamente, appunto).
Per motivi personali (psicologici, sociali o fisici), in Italia, la donna può richiedere l'interruzione della gravidanza fino alla 13ma settimana circa (90 giorni dall'ultima mestruazione), è tutto regolato dalle leggi vigenti.
In particolare, da noi, la legge che regola e chiarisce la possibilità di interruzione di gravidanza è la 194/78.

In caso di problema che metta a rischio la salute materna, questo limite è esteso e, finché il feto non ha possibilità di vita autonoma, è possibile scegliere di abortire.

Nella maggioranza dei paesi moderni l'aborto è regolato in modo simile. In alcuni paesi (anche europei, come la Francia, la Spagna o il Regno unito), l'aborto si può effettuare fino alla fine della gravidanza se questa mette a repentaglio la vita o la salute della madre (anche una grave malformazione fetale mette a repentaglio la salute psicologica materna). Se una donna ha una gravidanza il cui proseguimento mette a grave rischio la sua salute, può quindi chiedere (e ottenere) di abortire fino alla fine della gravidanza. In alcuni stati (soprattutto i più poveri) sono ancora tanti (ma anche da noi se ne vedono alcuni, rari) gli aborti illegali (fatti a casa, da improvvisati, con mezzi di fortuna) che, oltre ad essere un reato, sono rischiosissimi e realmente un azzardo.

Alcuni passaggi possono risultare impressionanti per i più sensibili che hanno sempre la possibilità di non leggere il post.
I commenti che andassero fuori tema o che commentassero altri aspetti che non siano quelli tecnici trattati da questo post, saranno eliminati senza preavviso.

In Italia, l'interruzione volontaria di gravidanza (IVG, "aborto volontario") si può eseguire quando una donna potrebbe correre rischi fisici o psicologici proseguendola. Sarà la donna a scegliere se interrompere o meno la gestazione. Questo fino al 90mo giorno di gravidanza (terzo mese, circa 12 settimane). Quando però è dimostrata e certificata una grave malattia del feto e questa può creare problemi di salute alla gestante (anche solo dal punto di vista psicologico) è permesso interrompere la gravidanza oltre questo termine (fino a quando il feto non ha capacità di vita autonoma, quindi più o meno a 22 settimane), si chiama in gergo "aborto terapeutico" e può avvenire in teoria fino alla fine della gestazione (per esempio per una malformazione talmente grave da non permettere mai vita autonoma al nascituro) ma in pratica, visto che le tecniche diagnostiche oggi permettono diagnosi molto precoci, questo non avviene quasi mai. Questo avviene anche nelle altre nazioni dotate di leggi moderne sull'aborto. Si può interrompere una gravidanza per motivi medici fino alla fine della gestazione se il feto non avrebbe capacità di vita autonoma dopo la nascita per la sua patologia ma questa è un'evenienza fondamentalmente nulla. In alcune nazioni avviene più frequentemente.

L'interruzione di gravidanza si può ottenere con diverse tecniche, quasi sempre la tecnica usata dipende dalla settimana di gestazione in cui si ricorre all'intervento.
La tecnica più utilizzata è la cosiddetta: "isterosuzione" accompagnata dalla "revisione della cavità uterina".


IVG, come si fa?

Isterosuzione

Si pratica in genere fino alla 12ma settimana. Si inserisce una cannula dentro l'utero che "risucchia" il contenuto (si chiama "materiale ovulare", cioè embrione, annessi embrionali come placenta, liquido amniotico, sacco amniotico). Spesso questa tecnica è completata con la "revisione della cavità uterina". Si pratica in anestesia generale.

Revisione cavità uterina (RCU)

Con uno strumento apposito (curette, una sorta di piccolo cucchiaio) si "grattano" le pareti dell'utero per eliminare il suo contenuto. Spesso questa procedura segue la prima, l'isterosuzione, come completamento. Si pratica in anestesia generale. Questo intervento è detto popolarmente "raschiamento". In alcuni casi (dipende dalle scelte del reparto in cui avviene l'intervento) al posto dello strumento a cucchiaio si usano delle pinze che estraggono il materiale ovulare, procedura leggermente meno sicura della precedente.


Questa tecnica ha rare complicanze, la più frequente è la perforazione uterina (con lo strumento si "intacca", fino a perforarla, la parete dell'utero, che è molto sottile, succede nell'1% circa dei casi e quasi sempre risolvibile spontaneamente).

Interruzione di gravidanza con terapia orale

Si utilizza una compressa di una sostanza (prostaglandine) che causa contrazioni dell'utero che causano l'espulsione del prodotto del concepimento. In alcuni casi, quando l'espulsione non è completa, si deve procedere a isterosuzione e/o revisione della cavità uterina. Alcuni preferiscono fare questa procedura in ospedale, visto che possono esserci perdite di sangue e dolori. In altri casi si può andare a casa e poi tornare per un controllo. Questa procedura è indicata nelle settimane di gravidanza iniziali. Ha aspetti positivi e meno e necessita di un buon colloquio con la donna per spiegarne le caratteristiche (visto che spesso si gestisce parte della procedura a casa).

Induzione del parto abortivo

Quando la gravidanza è più avanzata (dalla 14ma settimana in poi) ed eseguire le procedure precedenti può essere difficile o rischioso, si preferisce indurre un normale parto con delle sostanze che stimolano le contrazioni uterine. La presenza di contrazioni causa l'espulsione (il parto) del feto abortito che è quasi sempre privo di vita vista anche la sua forte prematurità. Se il feto nascesse vivo bisognerebbe prestare ogni assistenza possibile per mantenerlo in vita.

In alcuni stati si usano alcune procedure per causare la morte del feto prima dell'espulsione quando, la stimolazione del parto, vista l'epoca avanzata della gravidanza, causerebbe la nascita di un feto vivo e vitale.
In alcuni casi si usa una puntura intracardiaca di una soluzione tossica (sotto guida dell'ecografo, prima di iniziare il procedimento) che causa arresto cardiaco del feto (e poi si procederà al parto). In rari casi (succedeva soprattutto negli Stati Uniti, la tecnica è stata poi proibita per legge) si procedeva all'"aborto a nascita parziale", si stimolavano le contrazioni e, solo al momento della nascita, si causava la morte del feto con varie tecniche (tralascio i particolari perché cruenti). Questa procedura (ormai scomparsa) era usata quando era importante mantenere integro il feto per esami dopo la nascita o quando i genitori chiedevano la sua integrità per vederlo o farne foto per ricordo (negli Stati Uniti è molto diffusa e popolare l'abitudine di ritrarre, filmare, fotografare un feto morto).

Questa possibilità è rimbalzata nei mesi scorsi nelle cronache perché secondo qualcuno la tecnica sarebbe stata "riabilitata" nello stato di Washington, si tratta di una bufala. C'è da sapere che in quasi tutti gli stati USA questa modalità di aborto è, come detto, proibita.

Se il feto nascesse vivo dopo la procedura di aborto è obbligatorio per legge tentare tutte le manovre di rianimazione necessarie alla sopravvivenza. Non è permesso (in Italia ma anche in tutte le nazioni che hanno una legge moderna) causare la morte del neonato dopo il parto, è un reato.


Come si procede.

L'interruzione di gravidanza in Italia si fa recandosi presso un medico (ginecologo) di un ospedale pubblico che, accertatosi della gravidanza, deve compilare un documento sottoscritto dalla donna che richiede l'intervento.
Seguiranno sette giorni detti di "riflessione" nei quali la donna è invitata a ponderare la sua scelta. Se confermata si procederà a ricovero (solo in strutture pubbliche o convenzionate con il servizio sanitario nazionale) e l'intervento. Se c'è un'urgenza particolare (importante pericolo di vita, per esempio) è permesso evitare i sette giorni di pausa. In genere è previsto un solo giorno di ricovero (day hospital) e si può riprendere dopo poche ore la propria normale attività.
Eseguire un'interruzione di gravidanza non causa conseguenze fisiche particolari essendo un intervento di chirurgia minore, se però si eseguono diversi interventi sull'utero (per esempio diversi "raschiamenti") questo può invece causare complicanze anche serie. Ovviamente, come per qualsiasi intervento chirurgico, esistono dei rischi legati all'intervento stesso, all'anestesia o alla degenza. Le conseguenze psicologiche, non per forza presenti, a volte meritano un attento monitoraggio e, se necessario, un sostegno da parte di esperti.
In Italia, a differenza di altri paesi, l'unica figura che può eseguire un aborto è il medico specialista in ginecologia che ha comunque diritto all'obiezione di coscienza (rifiuto di eseguire l'intervento). Si deve sottolineare però che un medico obiettore non viene a meno dai suoi doveri professionali ed è obbligato ad assistere la persona prima e dopo l'intervento, sia per normali attività, come le informazioni e i documenti del ricovero, che per urgenze e l'assistenza durante il ricovero, chi si sottraesse a queste procedure si sottrae ai suoi doveri professionali.

Il numero di interruzioni di gravidanza nel nostro paese si è ridotto notevolmente, in maniera drastica  (nel 1982 sono state 284.000, nel 2000 furono 135.133, nel 2016 84.926) e questo è probabilmente dovuto all'uso più diffuso di contraccettivi, all'informazione, alla possibilità di acquisto di pillola contraccettiva post coitale (pillola del giorno dopo) e a fattori socio economici. La stima (ovviamente non esistono dati precisi) delle interruzioni che avveniva prima della legge sull'interruzione legale di gravidanza, parlano di 350.000 interruzioni ogni anno. Per dare qualche altro numero: delle donne che hanno fatto ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza il 74,3% non lo aveva mai fatto prima. Le donne che hanno fatto ricorso all'IVG per più di quattro volte sono lo 0,9%, per più di tre l'1,3%.
Per legge è possibile acquistare la "pillola del giorno dopo" in farmacia con ricetta se si è minorenni e senza bisogno di ricetta dalla maggiore età. Una donna minorenne può farsi prescrivere questa pillola anche dal suo ginecologo privato o in ospedale, dal pronto soccorso.

Per chi pensasse di avere una gravidanza indesiderata esiste anche la possibilità di non riconoscere il neonato subito dopo la nascita (e quindi affidarlo per l'adozione) e di partorire in maniera anonima rinunciando al figlio.

Alla prossima.

Articolo modificato dopo la stesura iniziale.

domenica 13 ottobre 2019

Copia incolla omeopatico.

Il "plagiarismo" scientifico consiste nel copiare e usare ripetutamente parti di uno studio scientifico (proprio o di altri) per realizzarne uno nuovo (che quindi nuovo non sarà).

Si tratta di un fenomeno relativamente nuovo e molto studiato, coinvolto nella lotta alle frodi scientifiche perché mette in crisi la serietà e l'attendibilità della ricerca scientifica. La corsa alla pubblicazione scientifica, la voglia di apparire, il desiderio di ingrossare (in qualsiasi modo) il proprio curriculum induce alcuni ricercatori a copiare studi già esistenti (di altri o propri) "riciclandoli" e pubblicandoli come nuovi. Spesso cambiando qualche termine, qualche frase, qualche riferimento ma, fondamentalmente, con un semplice lavoro di "copia-incolla".

Argomento interessante. Non ne avevo mai parlato ma ne ho occasione proprio ora quando, nell'ambito dell'attività del PTS (Patto Trasversale per la Scienza) sto analizzando assieme agli altri componenti (del mio gruppo omeopatia e con quello di Enrico Bucci contro le frodi scientifiche) lo studio di cui ho parlato pochi giorni fa, quello che, con un impressionante tempismo e per incredibile coincidenza, esalta l'efficacia dell'omeopatia (!) nell'otite (!).
Studiando e cercando viene fuori un dato interessante che si aggiunge a quelli già notati che ho spiegato nello scorso post.

L'autore dello studio sull'omeopatia nell'otite è Paolo Bellavite ex docente dell'università di Verona che ora, pensionato, fa il volontario in Burundi. Da anni infatuato dall'omeopatia, contro gli obblighi vaccinali, è un personaggio niente male, aggressivo con chi non gli da ragione, non ammette mai i suoi errori e spesso attacca violentemente chiunque osi criticarlo. Beh, è stato colto con le mani...nella marmellata.

Andando a controllare le sue ultime pubblicazioni (praticamente tutte in riviste predatorie e non indicizzate su PubMed) si è scoperto che c'è un preoccupante vizietto di "copia-incolla". Bellavite ha infatti ripetutamente copiato intere parti dei suoi studi riportandole in studi successivi facendo così "ingrossare" non solo il suo curriculum ma anche autocitandosi.

Un tipico esempio di plagiarismo. Se si ha pazienza si può vedere già controllando le varie pubblicazioni ma oggi, fortunatamente, ci aiutano dei software. Questi programmi controllano le pubblicazioni e ci permettono di sapere se ci sono blocchi di testo (non semplici parole o frasi, proprio interi blocchi di testo) che appaiono da altre parti. Le regole sono precise e stabilite e i software svolgono in maniera eccellente il loro lavoro.
Così, studiando i lavori di Bellavite viene fuori questa cosa interessante.
L'ex professore prende uno o più blocchi di un suoi vecchi studi (spesso senza cambiare nemmeno una parola) e li copia in un nuovo studio.
Questo gli consente una cosa immediata: senza lavoro né sforzo crea una nuova pubblicazione dal nulla.
Ovviamente le grandi riviste scientifiche, oltre a non pubblicare studi banali (come quelli di Bellavite) hanno i loro mezzi (tra i quali proprio questi software) che le proteggono da queste frodi ma così non è per le riviste più scadenti e "predatorie" (che vivono proprio accettando qualsiasi studio, dietro pagamento di una somma di denaro) e, guardacaso, l'ultimo lavoro di Bellavite appare proprio in una di queste.

credits Diego Pavesio

Insomma, una bella figura per l'omeopatia italiana che in Bellavite aveva un punto di riferimento.
Spero che si sia capito il fenomeno che è pure molto grave e deprimente per la ricerca scientifica, per la moralità e la dignità dei ricercatori che, nella stragrande maggioranza dei casi non ricorrono a questi mezzi per il loro lavoro.
Ma se non fosse chiaro o qualche profano non avesse capito bene cosa sto raccontando, faccio un esempio pratico.

In un suo studio del 2011 appaiono queste parole:
"A randomised double-blind placebo controlled pilot study was carried out on children with otitis media. Subjects presenting middle ear effusion and ear pain and/or fever for no more than 36 h were enrolled in the trial. They received either an individualised homeopathic remedy or a placebo, administered orally three times daily for 5 days or until symptoms subsided. Outcome measures included the number of treatment failures after 5 days, 2 weeks and 6 weeks. Diary symptom scores during the first 3 days and middle ear effusion at 2 and 6 weeks after treatment were also evaluated. There were fewer treatment failures in the group receiving homeopathy after 5 days, 2 weeks and 6 weeks, however these differences were not statistically significant. Diary scores showed a significant decrease in symptoms at 24 and 64 h after treatment in favour of homeopathy (P < 0,05)".
 Nello studio che abbiamo analizzato (quello sull'otite, di pochi giorni fa, del 2019) appaiono queste parole:
"A randomized double-blind placebo controlled pilot study was carried out on children with otitis media. Subjects presenting middle ear effusion and ear pain and/or fever for no more than 36 h were enrolled in the trial. They received either an individualized homeopathic medicine or a placebo; administered orally three times daily for 5 days or until symptoms subsided. The 4 most commonly medicines prescribed included Pulsatilla, Chamomilla, Sulphur and Calcarea carbonica. Outcome measures included the number of treatment failures after 5 days, 2 weeks and 6 weeks. Diary symptom scores during the first 3 days and middle ear effusion at 2 and 6 weeks after treatment were also evaluated. There were fewer treatment failures in the group receiving homeopathy after 5 days, 2 weeks and 6 weeks. However these differences were not statistically significant. Diary scores showed a significant decrease in symptoms at 24 and 64 h after treatment, in favor of homeopathy (P < 0,05)"

Avete visto bene? Sono parti praticamente identiche.

L'autore ha copiato e incollato intere parti dello studio da altri studi di anni prima. (questo ovviamente è solo un esempio, la miniera è infinita (qui per particolari della scopiazzatura incredibile) e non riguarda solo l'ultimo studio. Qui un piccolo schema che mostra i vari blocchi che poi sono stati trovati copiati in altri studi di Bellavite.

I blocchi di testo copiati e usati negli studi. Il blocco 1 (rosa) è stato usato in quattro studi (come mostrato a destra)

Interessante anche il fatto che negli studi Bellavite taglia parti copiate da altri studi che potrebbero contraddire le sue idee o le sue conclusioni.

Ma cosa mi combina professore, cosa mi combina! 😅

Al prossimo omeopata esaltato che vi parlerà del "numerosi studi del prof. Bellavite" fate vedere questo post e tagliate corto, a quanto pare l'omeopatia è talmente noiosa che anche gli omeopati si annoiano a scriverne seriamente.

Alla prossima.

Nota: veramente, io a volte mi chiedo se gli omeopati siano questo disastro per una loro sfortuna innata o proprio se le cercano. Guardate chi arriva su Facebook in difesa di Bellavite.


Maria Gloria Alcover Lillo è l'omeopata condannata per aver curato il tumore di una donna con l'omeopatia. E gli omeopati però vogliono essere presi sul serio.

Proprio imbarazzante.

mercoledì 9 ottobre 2019

Povero omeopata.

[articolo aggiornato dopo la pubblicazione iniziale]

Perché bisogna occuparsi di omeopatia? Perché le pseudoscienze sono pericolose?
Perché sono un affare, una lobby, perché fra di loro si aiutano e sostengono e non vogliono ostacoli. 

È iniziato il processo all'omeopata accusato di aver causato la morte di un bambino di 7 anni, affetto da otite e che ricevette omeopatia come cura per la sua malattia.
Una brutta pagina di sofferenza e dolore. Il pensiero va subito a Francesco, il povero bambino che, troppo presto, ha lasciato la sua famiglia. Una delle cose più insopportabili per un genitore e per la comunità. Si poteva evitare? Forse. Di sicuro bisogna provarci e certo non somministrando caramelle tanto per fingere una cura.
Fino a che il processo non sarà finito non si potrà accusare nessuno di nulla, è giusto, anzi, sarebbe di cattivo gusto (oltre che scorretto), aspettiamo dunque la decisione dei giudici. Non ha aspettato invece qualcun altro.
Con un tempismo straordinario e per incredibile coincidenza, è uscita in questi giorni una pubblicazione in una rivista scientifica di medicine alternative. Secondo questo studio l'omeopatia sarebbe efficace nell'otite.
Che coincidenza, non trovate?
Un bambino, curato con omeopatia (che ricordo sono normali caramelle di zucchero che non curan nulla) muore per le conseguenze di un otite e puntuale come un orologio svizzero esce lo studio che dimostrerebbe gli effetti delle caramelle omeopatiche nell'otite. Il primo autore di questo studio è Paolo Bellavite, ex docente universitario ora in pensione, che si occupa da anni di omeopatia cercando con fatica ma senza riuscirci, di trovare spiragli o appigli per dimostrare che le caramelle curino le malattie. Vecchia conoscenza di questo blog quando spiegai uno dei tanti trucchi usati per dimostrare i poteri magici del "gelsomino omeopatico". Bellavite è lo stesso che ci restò malissimo quando la Federazione nazionale ordini dei medici ufficializzò la posizione sull'omeopatia spiegandone l'inconsistenza. Insomma, un personaggione.

Il PTS (Patto Trasversale per la Scienza), associazione che si occupa proprio di vederci chiaro nelle affermazioni non scientifiche e nelle fake news mediche, ha voluto vederci chiaro e ha analizzato questo studio. C'è da dire che nessuna linea guida o protocollo consiglia l'uso di omeopatia (che ricordo, si tratta di normali caramelle) nell'otite o in altre malattie e, studi a parte, ovvietà a parte, è totalmente fuori luogo curare un bambino con febbre e dolori con degli zuccherini. Ma allora, questo studio è attendibile? Il PTS ha notato alcune cose.

Qui un riassunto e per i più curiosi l'approfondimento direttamente nel sito del PTS (link alla fine di questo post).

Si tratta di uno studio pubblicato in una rivista "predatoria" (che cioè accetta qualsiasi cosa, anche la meno seria, pur di pubblicarla) il cui editore è incluso nella "Beall's List", la lista delle riviste "predatory". Nel 2015 lo stesso editore accettò tra gli editors (i responsabili della rivista) un cane...già, un cane, che era di uno scienziato stufo di ricevere continuamente inviti a diventare editor della rivista, registrò il suo cane.

La rivista non è nemmeno su PubMed (la banca dati delle pubblicazioni scientifiche), è stata espulsa da DOAJ- Directory of Open Access Journals (database delle riviste ad accesso pubblico) e il suo "impact factor (fattore di importanza, è un numero) è zero. (0).
Dice lo stesso autore dello studio in una delle sue pubblicazioni: "The publication of a paper in a journal cited by PubMed is not in itself a guarantee of quality, but it can be considered an important criterion of validity," ("La pubblicazione di uno studio in una rivista citata su PubMed non è di per se una garanzia di qualità ma può essere considerato un importante criterio di validità").

Ecco, lo stesso Bellavite ci ha confermato che già questo dimostra la scarsa validità del suo studio.

Per non parlare del livello dello studio, una scelta arbitraria, a caso, di studi che parlano bene di omeopatia, quasi tutti pubblicati da riviste (banalotte) di medicina alternativa, quasi tutti di valore pessimo.
Insomma una torta ben confezionata per dimostrare che le caramelle curano l'otite e, sempre per incredibile tempismo e coincidenza e con una fretta esagerata (in 15 giorni studio ricevuto, accettato, pubblicato), arrivata poco prima dell'inizio del processo al "povero omeopata messo in croce" accusato di omicidio.
Proprio bello.
Ah, chi scrive del "povero omeopata" è proprio l'autore dello studio, in un post poi velocemente cancellato.

Il primo autore dello studio parla del "povero omeopata messo in croce" perché accusato di aver colpa della morte di un bambino di 7 anni. "Non mi pronuncio", dice l'autore ma si pronuncia difendendo l'omeopata e scrivendo una sorta di "ricerca". Per dimostrare di avere ragione cita proprio la sua ricerca.

Ecco, a volte, quando parlo di "lobby degli omeopati", qualcuno mi chiede cosa si intende, di cosa sarebbe capace, ecco, qui c'è un indizio niente male, un tentativo maldestro di trovare giustificazioni per un fatto ingiustificabile.
Ma se questo studio pretende di trovare una prova di efficacia dell’omeopatia si dimostra invece una prova di superficialità, di mancanza di buon senso e di aderenza alla scienza di chi usa questa pratica, un brutto passo falso degli omeopati.

Sopporto creduloni e ingenui, fanno parte dell'umanità, non sopporto i furbi e i loro trucchi che ora, con il PTS, hanno un nemico in più. Ci sono due problemi da risolvere: spiegare alle persone che l'omeopatia è una falsa cura e spiegare allo stato che chiudendo un occhio accettando e sostenendo questa pratica è complice di questi fatti.

Per i particolari si riporta all’analisi completa della pubblicazione.

Alla prossima.

Aggiornamento: 11/10/19: l'omeopatia, si sa, è basata sulle diluizioni del principio attivo. 100 grammi di una sostanza, diluita, diluitissima, sparisce ma, magia, funziona sempre. Ecco, lo studio rivoluzionario sull'omeopatia si sta diluendo e solo pochi giorni dopo la sua pubblicazione perde pezzi e...autori. Uno degli autori infatti è sparito (ritirato? Espulso? Cancellato? Boh) dal gruppo iniziale. Ma è solo l'inizio, Bellavite ha un po' esagerato e i risultati li vedremo presto.
Io spero solo che l'autore sia stato diluito ma non battuto sulla Bibbia.

Aggiornamento 13/10/19: ma guarda un po' quante cose si scoprono andando a scavare nell'attività scientifica dell'ex professor Bellavite. Colui che fa la morale agli altri e li attacca violentemente poi fa una delle cose più comiche (per essere buoni) che possano accadere nel mondo della ricerca scientifica. Copia e incolla. Si chiama "plagiarismo". In pratica per anni, ripetutamente e anche in occasione di quest'ultimo studio sull'omeopatia nell'otite, il prof. Bellavite ha copiato intere parti da altri suoi studi. In pratica ha usato parti di altri studi per comporne di nuovi.
Pratica molto molto (molto) scorretta e dilettantesca. Interessante anche scoprire che in molti degli studi da lui citati come "prova" di efficacia dell'omeopatia ha tagliato le parti poco convenienti, gestendo dati e parole in modo da darsi ragione. Impressionante.
Per approfondimenti si può leggere qui.


mercoledì 25 settembre 2019

Homeokiller 1

L'approfondimento e lo studio della ciarlataneria in medicina possono essere un esercizio interessante. Ovviamente, dopo i primi anni di "analisi" e di semplice curiosità, ho cercato di guardare altri aspetti del fenomeno, ho approfondito non solo il lato medico o i trucchi dei ciarlatani (che a questo punto ritengo di aver approfondito tantissimo) ma anche altre cose. L'aspetto psicologico (i pazienti, le persone, perché ci credono, cosa pensano), quello sociale (perché si vendono ancora amuleti, perché negli anni 2000 c'è ancora chi crede ai guaritori), quello economico (le ciarlatanerie non hanno grande peso nel nostro sistema economico, perché fanno scalpore?) e tanto altro. Diventa un esercizio curioso, interessante, stimolante e soprattutto fa vedere il problema da altri punti di vista, in certi casi mi sento quasi un archivio vivente, tante ne ho lette e viste in questi anni. Qualcuno addirittura sostiene che non avrebbe senso smentire pratiche come l'omeopatia, troppo facile, nessuna difficoltà a smontare una "cura" a base di caramelle senza principio attivo. Probabilmente è così. L'argomento, ormai noto, non meriterebbe tanta insistenza e perseveranza.
Ma io insisto.

Perché proprio l'omeopatia, stupida, facile, mi sembra un esempio di come si possa prendere in giro la gente con piccoli trucchi, con la pubblicità e i giochi di parole. Se ci sono ancora persone che credono agli oroscopi e all'omeopatia come possiamo pensare di diffondere una cultura su argomenti molto più difficili e tecnici? E come possiamo spiegare i trucchi ben più complessi delle grandi aziende farmaceutiche?
La medicina, nonostante sia stata letteralmente la salvezza dell'umanità, ha tanti limiti e difetti. Ha il fattore umano che può inquinarla con la disonestà, la voglia di denaro o l'incompetenza (o il semplice errore) però ha indubbiamente migliorato la nostra qualità di vita, ci ha dato vantaggi, successi e salvezza, bisogna migliorare, sempre ma come possiamo migliorarci se stiamo ancora discutendo di quanto valga una "cura" fatta di caramelle di zucchero?

Reputo per questo l'omeopatia talmente banale come argomento che mi sembra un caso perfetto, esemplare di falsa cura spacciata per medicina. Con l'aggravante che questa gode di grandi appoggi anche a livello istituzionale. Così, anche se cerco di parlarne meno, a volte assisto a spettacoli incredibili, curiosi e tutti provenienti da questo mondo fantastico fatto di caramelle magiche, poteri misteriosi e .

Qualche giorno fa mi è stato segnalato un interessante post sul blog di un medico omeopata.
Lo conosco (virtualmente) perché da anni mi attacca, insulta, aggredisce, si sfoga con la bava alla bocca perché è arrabbiato con chi critica l'omeopatia, con chi spiega che è semplice acqua fresca e che, secondo lui, mette in crisi il suo lavoro. Io sono spesso uno dei bersagli dei suoi insulti.

Questo medico, tempo fa, in uno dei suoi infiniti sfoghi violenti contro il sottoscritto, disse che io scrivevo contro l'omeopatia perché non avevo pazienti e quindi avevo tanto tempo libero, così lo impiegavo criticando le pozioni omeopatiche.
Pensate che contorsione mentale, che attacco personale, che lamentoso dispetto infantile.
Essendo un medico ospedaliero non c'è (purtroppo) modo per me di avere poche pazienti, lavorando in un ospedale pubblico curo chi arriva, fossero una o cento e, di certo, il mio tempo libero è poco.

Però lo sfrutto come mi piace, scrivendo, dormendo, giocando, ridendo. Sicuramente non devo darne conto a nessuno, nemmeno agli omeopati nervosi (che evidentemente non hanno benefici dai tranquillanti omeopatici).

Così dopo quella valanga di insulti e il riferimento al mio tempo libero pensai di aprire un nuovo blog, quello su "Le Scienze", tanto che intitolai il primo post "Salute, bugie e tempo libero", facendo riferimento alle poco eleganti insinuazioni del rilassato omeopata.

Nel frattempo le cose per il tranquillo omeopata non si mettevano bene e il suo blog, ospitato nelle pagine di un quotidiano on line, fu chiuso e lui fu costretto a farsi un sito personale, frequentato soprattutto da suoi amici e omeopati come lui. Un ottimo modo, credo, per passare il suo tempo libero del quale, a me, non importa più di tanto.
Mi dimenticai del personaggio, niente di interessante ma qualche giorno fa mi segnalano un suo post, intricato, complicato e preoccupante.
Il pensiero omeopatico si è fatto molto più ingarbugliato, psicotico, violento.

Il motivo per cui critico l'omeopatia, come racconta nel post che mi hanno segnalato, ora sarebbe opposto: non sarebbe più dovuto alla mia mancanza di pazienti e al mio troppo tempo libero ma dal fatto che Big Pharma e la plutocrazia della medicina finanzia, paga, appoggia, le critiche contro l'omeopatia, un sistema organizzato: l'omeopatia (che ricordo, sono normali caramelle di zucchero) sarebbe tanto potente che le multinazionali pagherebbero tante persone (tra le quali il sottoscritto, evidentemente) per demolirla.
Ci sarebbero gli estremi per una bella querela non omeopatica ma come faccio a denunciare un medico, un professionista che blatera cose del genere? Come si può? Qui il livello è da scuola elementare. C'è solo da compatire, auguro al collega tempi migliori.

Però il triste sfogo dell'omeopata è da rendere pubblico. Almeno per far capire chi è un omeopata, che argomenti usa, di cosa parla e come si spiega il crollo di successo della sua medicina immaginaria.

Ora non sarebbe più (solo) colpa mia (e di Burioni, ovviamente ora c'è anche lui) se l'omeopatia sta scomparendo e gli omeopati sono visti come fossero i maghi medievali delle caricature ma c'è tutto un sistema dietro.
La plutocrazia (ha scritto questo!), i poteri forti, l'immancabile Big Pharma e i soldi, tanti soldi. L'omeopata complottista immagina grandi trame e organizzazioni che tutto comandano. Così mentre chi vede le scie degli aerei e non conosce la dinamica dell'atmosfera immagina aerei neri che spargono scie di veleno in tutte le città, l'omeopata che non capisce perché nessuno vuole più zucchero per curarsi pensa ai poteri forti che, a suon di soldi, pagano emissari che sparlano in giro della "medicina delle caramelle". Essendo inconcepibile una presa di coscienza delle persone, pensa subito al "grande fratello" che condiziona tutto.
Potrei sfidare l'irascibile omeopata a dimostrare, dati alla mano, che esista una sola azienda che mi abbia pagato per criticare le caramelle curative facendogli fare una figuraccia mondiale ma ne varrebbe la pena? Ma dai, ci sono cose più importanti nella vita.
Usiamo questo poco elegante sfogo dell'omeopata come caso da manuale.
L'articolo infatti è di una contorsione mentale e di un complottismo senza fine, estremo, pieno di link a siti di bufale, pagine di blog anonimi e complottistici, sembra il post di un ragazzino ingenuo che crede agli alieni e leggerlo è inquietante ma anche noiosissimo talmente è banale e a circa tre quarti ho interrotto, troppo scontato.
Questo equilibrato omeopata dice che c'è tutto un sistema creato ad arte, organizzato per distruggere l'omeopatia perché questa farebbe risparmiare i pazienti e perdere le case farmaceutiche, troppo rischiosa. Il lieto collega poi conclude con una domanda classica:

"Domanda: SE L’OMEOPATIA fosse una bufala, un raggiro ed fosse ormai sulla via del declino e sempre meno gente si curasse con i farmaci omeopatici, come sostiene questa campagna diffamatoria, perchè investire tutte queste risorse e capitali per distruggerla se è già moribonda?"

Ragionando così io potrei sostenere: "se gli omeopati dicono che l'omeopatia è un continuo successo sempre più usato, perché il collega sostiene che i poteri forti la stanno mettendo in crisi?".
Livello seconda elementare dicevo. Siamo lì.
L'omeopatia è criticata, è definita una bufala semplicemente perché è vero.
Niente altro: è una bufala, pericolosa e irrispettosa per le persone.
Non c'è nessuna risorsa investita per demolire l'omeopatia. Io non ricevo nessun finanziamento, né da Big Pharma né da altri, sono uno stipendiato dallo stato (e quindi anche da lui! Oddio!). Io dico che l'omeopatia è una bufala perché è una bufala. Niente di più.

Fa quindi un po' tenerezza l'omeopata che si chiede ingenuamente il motivo misterioso di tanti attacchi a chi dice di curare le malattie con le caramelle e nella sua adolescenziale ingenuità non pensa al motivo più semplice e ovvio.

E pensate, questo sistema sarebbe organizzato dalle aziende farmaceutiche che pagano i congressi, le riviste, le ricerche e i medici ma il nostro amico dimentica che anche l'omeopatia è prodotta da aziende farmaceutiche, che pagano i congressi, le riviste, le ricerche e gli omeopati.
Il gioviale omeopata però ha la sua soluzione.
L'omeopatia "fa paura" (😂) ed è per questo che "i plutocrati" [persona che, per la sua elevata posizione economica, esercita un’influenza determinante sulla vita politica e sociale] (io sarei uno eh?) la vogliono distruggere ma basta organizzarsi e tutto sarà ristabilito.
Non sto scherzando. Questo non è un ragazzino brufoloso in preda a ribellione adolescenziale, è un medico.

Allucinante.

Va bene.
Niente di nuovo. Di personaggi strani, guaritori e truffatori che mi accusavano di essere pagato ne ho incontrati tanti (tutti più o meno finiti male ma è un'altra storia).
Una cosa che non meritava nemmeno un post, tanto è stupida e ovvia. Il complotto mondiale era prima appannaggio dei più estremisti e visionari ma ormai non mi stupisco più di niente.
Stavo per chiudere la pagina quando lo sguardo cade sul primo commento al post.

L'articolo si chiama "La strategia HOMEOKILLER ovvero come la plutocrazia vuole distruggere l’Omeopatia", sì, la strategia "homeokiller" e sapete chi ha commentato?
Una certa Maria Gloria Alcover Lillo, omeopata nota per essere stata condannata a tre anni di reclusione e tre di interdizione dalla professione per omicidio colposo. Per aver "curato", assieme ad un'altra omeopata (anch'essa condannata) con le caramelle una povera donna che aveva un tumore.

L'Alcover, secondo il tribunale: "È venuta meno ai fondamentali doveri della professione medica, infliggendo consapevolmente grandi sofferenze alla paziente e cercando di ‘coprire’ anche l’altra collega, senza mai assumersi le proprie responsabilità"
Homeokiller.

Sulla vicenda dell'omeopata condannata per aver "curato" un tumore con le caramelle ci tornerò, è un dramma ma vale la pena conoscerlo.

Dobbiamo essere uniti, dice la condannata per omicidio all'omeopata complottista

È tutto imbarazzante, non trovate?

E il collega pensa alla plutocrazia, a Di Grazia e Burioni, che lui immagina non dormano la notte (anche perché dormire in un materasso pieno di dollari non è comodo) pensando al nuovo metodo per distruggere la pericolosa omeopatia, medicina dell'ottocento che rappresenta oggi il nulla, lo 0,7% di quanto si vende in farmacia (dati ufficiali Federfarma 2018), che vende meno di profumi, pannolini, creme idratanti e fazzolettini, caramelle senza sapore ma secondo l'omeopata minaccia principale e fondamentale nella medicina di oggi. Non esistono poteri forti contro i fazzolettini o gli assorbenti ma c'è tutto un sistema, per il mio amico omeopata, contro le caramelle omeopatiche.
Davvero preoccupante (per i poveri fazzolettini, ovviamente).

Ognuno però è libero di curarsi come vuole, ognuno è libero anche di non curarsi. Come ognuno è libero di dire di curare con le pozioni, l'aglio, i riti magici o le preghiere. Dobbiamo essere liberi, anche il collega è libero di immaginare complotti e che, dietro alla banale considerazione che lo zucchero non sia una cura ci siano milioni e banche svizzere (libero di pensare anche che le aziende che producono omeopatici siano invece missioni caritatevoli di beneficenza).

Ma le istituzioni, quelle civili, politiche, mediche e di ordine pubblico, non dovrebbero permettere che esistano persone che consigliano truffe vere e proprie sulla salute.

Per me cambia poco se una persona si curi o meno con le pozioni magiche, mi dispiace umanamente , per principio e come medico ma non è fondamentale per la mia vita. Però una nazione civile dovrebbe proteggere i propri cittadini da queste truffe. Se c'è un caso di danno va punito e risarcito ma anche chi promuove, pubblicizza e diffonde queste, diciamolo chiaro, cretinate, va richiamato. Non è possibile sopportante i ragli e le baggianate da parte di chi dovrebbe attenersi a scienza e coscienza.
Il collega quindi può arrabbiarsi quanto vuole, il mondo va avanti, la medicina progredisce e non è offendendo gli altri che per magia lo zucchero curerà le malattie.

Caro collega che ti arrabbi con me, il problema è tuo, non mio.
Risolvilo.

Nella seconda parte dell'articolo racconterò proprio la storia della donna malata di melanoma che due omeopate (una quella che ha commentato l'articolo di cui parlo) hanno "curato" amorevolmente. Tutto sulla base delle carte del processo che le ha condannate.
Homekiller, però veramente.

Alla prossima.

lunedì 2 settembre 2019

La storia di Pamela.

Ho parlato qualche settimana fa degli scomodi fantasmi dei ciarlatani.
Tutti i testimoni che, consapevolmente o meno, fanno da cassa di risonanza, da megafono per questi cialtroni.
Sono i loro "pazienti", quelli "guariti", i miracolati che raccontano storie incredibili, malattie gravissime, avanzate, tumori incurabili che con le cure più assurde e segrete ce la fanno. Lo dicono pure nei video, lo urlano al mondo.
Poi muoiono.
Ma mentre il loro corpo muore, la loro testimonianza, la pubblicità per il ciarlatano resta eterna, su internet. Sono decine, centinaia, fantasmi della ciarlataneria.
Solo nella mia esperienza in rete ne ho contati almeno una cinquantina. Non ci sono più nella realtà sono invece vivi e guariti nel mondo virtuale.

In questi giorni mi è tornato in mente un altro episodio che rientra in questa drammatica categoria . L'occasione è stata la morte di Nadia Toffa, conduttrice del programma televisivo "Le Iene", che era stata protagonista di uno scontro con l'ex showgirl Eleonora Brigliadori, ormai, dopo la carriera televisiva, diventata sacerdotessa di pratiche paranormali e seguace di false cure mediche.
Nel video che riprende lo scontro, violento, appare una persona che conoscevo abbastanza bene.

Pamela (nome di fantasia) era una donna di provincia, combattiva e lavoratrice. A Roma la chiamerebbero "verace".

Da sempre appassionata di misteri, fatti curiosi e personaggi tra il magico e il ciarlatano, un giorno purtroppo scopre di essersi ammalata di tumore al seno.
Lavora in ospedale e si rivolge subito al primario del reparto di chirurgia che la conosceva bene. Questo le propone un intervento chirurgico, poi un ciclo di chemioterapia e probabilmente la radioterapia. Da quanto si vede nell'esame istologico il tumore non è molto avanzato e la sua cura potrebbe essere un successo.

Pamela però ha paura, non ci sta. Già la sua passione per personaggi al limite della normalità l'ha spinta a frequentare giri strani, di "alternativi", amanti del naturale a tutti i costi che, al posto della medicina, si curano con cerimonie, pozioni, false medicine e così questa tendenza, la spinge a cercare su internet una cura "diversa", qualcosa che sostituisca la medicina della quale ha paura.

Comunica al medico e ad una sua parente l'intenzione di non sottoporsi alle cure dicendo che avrebbe pensato lei al da farsi e si rivolge a Tullio Simoncini, il guaritore (ex medico, radiato e pluricondannato) che dice di curare il cancro con il bicarbonato di sodio.
Simoncini (ovviamente) la riceve con successo e le dice che, per fare la sua cura, dovrà operarsi nella clinica privata dove lui si appoggia (all'estero) e dopo l'intervento lui avrebbe fatto le sue "flebo di bicarbonato".
Pamela accetta. I costi sono altissimi, c'è anche un viaggio da organizzare ma lo fa e così ad agosto del 2011 parte e si opera.
L'intervento fatto nella clinica privata è diverso da quello consigliato dall'ospedale, molto meno esteso e senza ricerca del "linfonodo sentinella" (un linfonodo che, se positivo all'esame istologico, indica necessità di estendere l'intervento chirurgico) ma lei è contenta, tanto che, a marzo dell'anno successivo, realizza un video di testimonianza nel quale dice di essere guarita.

"Era tutto negativo, mi sento bene e non ho niente che non va"

Pamela è contenta, continua la sua vita, torna a lavoro e diventa una fervente sostenitrice di Simoncini. Io la conobbi in una situazione poco piacevole.
In un articolo su un giornale on line si raccontavano le vicende di questo ex medico, le sue condanne, i suoi trucchi e gli imbrogli. Lei intervenne nei commenti difendendolo, dicendo che le aveva salvato la vita e unendo le solite dicerie sulle case farmaceutiche e sui medici tutti pagati e al soldo di "Big Pharma".
Qualcuno le mise il link a questo blog, dicendo di leggere i miei articoli (sono quelli con i quali ho iniziato la mia attività sul web) per capire di chi si stava parlando (Simoncini è un guaritore senza tanti scrupoli, tra i più subdoli che io abbia conosciuto) ma lei reagì malissimo. Disse che io ero un imbroglione, che ero stato condannato da un tribunale, che ero pagato per screditare Simoncini con un linguaggio pesante e fortemente aggressivo e volgare.

Qualcuno mi segnalò il commento e risposi cercando di rimanere nei binari dell'educazione. Smentii la signora su mie eventuali condanne e la invitai a non insultare. Questo provocò un'ulteriore reazione rabbiosissima di Pamela, con un linguaggio volgarissimo (parole e termini irripetibili) mi insultò nuovamente aggredendomi e minacciandomi pure.
A quel punto passai tutto al mio avvocato (più che altro per le insinuazioni, gli insulti descrivono chi li fa) e la querelai per diffamazione.
Della cosa si occupò l'avvocato e seppi poco di lei (fino a quando mi chiese di ritirare le querela e per farlo chiesi una donazione di 500 euro ad una associazione di ricerca sul cancro che lei fece). La cosa si chiuse in quel modo anche se ogni tanto la ritrovavo sui social o su pagine internet a difendere Simoncini perché l'aveva guarita e perché a lui doveva la sua vita. Poi scomparve.

La rividi qualche anno dopo, nel 2016 in televisione, rimasi abbastanza stupito nel riconoscerla.
Era diventata una seguace di Eleonora Brigliadori, proprio l'ex showgirl che ricordavo all'inizio e che oggi fa la sacerdotessa paranormale, fa riti magici, di evocazione di divinità e ritiri spirituali.

La vidi nel video (abbastanza noto) nel quale, durante un rito per strada, la Brigliadori insulta e picchia proprio Nadia Toffa, la conduttrice del programma Le Iene che la stava intervistando a proposito delle sue dichiarazioni contro le cure mediche e contro la medicina.
Pamela era proprio lì, nel gruppo che faceva il rito. Vestita con un velo e con un bastone in mano, era leggermente cambiata, un po' ingrassata ma stava compiendo il rito, ogni tanto si rivolgeva alla Toffa in difesa della sacerdotessa.
Mi informai con dei miei amici che la conoscevano.
Stava male, non era guarita per niente e la malattia la stava consumando lentamente. Lei però non aveva nessuna intenzione di fare cure o rivolgersi alla medicina, si rivolse alla Brigliadori che, con i suoi riti, ne avrebbe favorito la guarigione.
Pamela parlava con pochi perché le volte che ne aveva discusso era stata criticata da qualche amico e quindi si confidava raramente, anche con la famiglia.


Muore l'anno dopo, soffrendo.

Ovviamente il video che parla di Pamela viva e guarita è su internet e ci resterà a lungo.
Ecco, un altro testimone del successo dei ciarlatani, che era addirittura pronta a farsi denunciare per difenderne uno. Che era passata da uno all'altro guaritore, in un drammatico, inutile e deprimente tentativo di sfuggire alla malattia. Pamela non è stata gentile con me ma io lo sarò con lei: succede, nessuno può giudicarla ma quello che è successo a lei può succedere a tutti.
Perché la paura, l'ansia, sono cose di tutti. Anche la ricerca del miracolo e dell'impossibile, sono istintivi, figli del terrore. Ma dopo lo sbandamento iniziale, quando ci si rende conto che bisogna fare qualcosa, si parli con i medici, si vada in ospedale. Ecco perché, pur comprendendo, insisto.
Cosa ha guadagnato Pamela? Salute? No, non ce l'ha fatta ed è andata via nel modo peggiore. Soldi? Non ne parliamo, ha perso soldi e la dignità di non finire nelle mani di furbastri disposti a tutto.
Non ha guadagnato nulla.
Entrare nel giro dei ciarlatani significa fare la fine di Pamela come delle sue altre amiche, perdere salute, soldi, dignità.

La sacerdotessa Eleonora Brigliadori continua su Facebook e in giro a fare i suoi riti.
Il guaritore Simoncini continua, all'estero e di nascosto, a chiedere soldi per fare il bicarbonato endovena. I loro seguaci cadono uno ad uno.
Lasciano una amara scia di illusioni sfruttate solo per soldi.

Non affidatevi ai ciarlatani, se c'è una speranza è la medicina. Non gonfiate il conto in banca di furbi e disonesti.
Fatelo per voi.

Alla prossima.

mercoledì 26 giugno 2019

Danni da vaccino?

I vaccini sono sempre sicuri?
Causano danni?
Questa domanda è quella che si pongono alcuni dei genitori esitanti, che hanno dubbi sulle vaccinazioni.
Devo dire che l'impressione (personale) mi dice che sia una domanda più "inculcata" da furbi e antivaccinisti che una curiosità spontanea, questo per un motivo molto semplice: cosa non causa mai danni?

È quello che rispondo quando la stessa domanda me la fa una paziente o in un convegno. "Mi dica una cosa che mai, in nessuna occasione, sia potenzialmente dannosa". In realtà non esiste.

Se poi parliamo di farmaci, di sostanze che introduciamo nel nostro corpo (esattamente come una puntura d'ape, un pezzo di pesce, un'arachide...), il "rischio" è leggermente più elevato ed è proprio questo il punto. Non mi sembra che qualcuno (dotato di normale buon senso) abbia mai detto "i vaccini sono sicuri al 100%" perché "al 100%" non è sicuro niente.
Bisogna considerare, inoltre, che ci sono due grandi categorie di "danno" da considerare.

La prima sono gli "eventi avversi", ovvero qualsiasi problema sia insorto dopo una vaccinazione (parliamo solo di vaccini per non perdere il filo, ok?) ma non per forza legato a questa. Un dolore, una febbre, un rossore insorti subito o poco dopo una vaccinazione sono un evento avverso da segnalare. Deve essere per forza dovuto alla vaccinazione? No, però segnalarlo e conoscerlo ci serve per capire se può esserlo e se ci dobbiamo preoccupare.

Poi ci sono gli effetti collaterali. Cioè i problemi che siamo sicuri (perché li conosciamo) siano dovuti alla vaccinazione. Gli effetti collaterali sono le cose che succedono perché usiamo un composto attivo. Qualsiasi farmaco abbia un'azione ha un effetto collaterale. L'Aspirina fa passare il dolore ma irrita le pareti dello stomaco, la Tachipirina fa abbassare la febbre ma crea danni al fegato. Noi scegliamo di approfittare dell'effetto positivo se questo ci serve ed è superiore a quello negativo. Il vaccino ci può dare ogni tanto un effetto collaterale banale e passeggero ma ci protegge da malattie che non sono mai banali e a volte nemmeno passeggere (di alcune malattie infettive si muore).

Per esempio alcuni vaccini causano gonfiore e fastidio nel punto di inoculazione, altri possono causare febbre, altri ancora persino una polmonite (come il vaccino antivaricella) ma sono rischi talmente rari che vaccinarsi vale ancora la pena.
Alla fine la vaccinazione fa rischiare quanto si rischia vivendo ma molto meno di quanto si rischierebbe avendo una malattia infettiva.

Appurato che tutto possa potenzialmente essere rischioso, questo rischio è accettabile?
Perché alla fine è tutto un fatto di percezione e di realtà.
Possiamo pensare che un rischio sia altissimo quando invece è trascurabile o, al contrario, sminuire un rischio reale e questo succede ogni giorno.

Partiamo dal fatto che per la scienza (quindi dai dati che abbiamo, dagli studi effettuati) il rischio legato alla vaccinazione è bassissimo, veramente bassissimo. Inoltre si tratta di un rischio quasi sempre risolvibile e non definitivo, questo emerge da tutti i dati che abbiamo, dalla sorveglianza attiva e passiva delle vaccinazioni e dagli studi.
Il rischio di partenza è leggerissimo, cioè è già basso il rischio legato al tipo di farmaco (il vaccino), per esempio il rischio di altri prodotti (analgesici, antibiotici e altri) è molto più alto. Se poi paragoniamo questo rischio a quello "alternativo", cioè quello di avere una malattia (e la medicina è tutta basata sul bilancio rischi/benefici), vaccinarsi conviene.
Un esempio.
Credo tutti sappiamo che uno degli eventi avversi della vaccinazione sia la febbre (non costante, non per forza alta ma spesso presente). La febbre, quando soprattutto è molto elevata, può causare convulsioni (non a caso chiamate "convulsioni febbrili").
Molti studi concludono che le convulsioni da febbre causata dalla vaccinazione non sono dovute alla vaccinazione direttamente ma indirettamente, alla febbre quindi.
Le convulsioni febbrili sono più o meno violente ma quasi tutte si risolvono spontaneamente e senza problemi.
Ma quando è alto il rischio di convulsione febbrile dopo vaccinazione?
I dati ci dicono che si verifica circa un caso ogni 39.000 vaccinazioni.
Come vedete questo rischio? Basso? Alto, altissimo? Ecco, ragioniamo con i numeri.
Sapete quante persone muoiono per fulmine in Italia? Circa 10-15 l'anno.
Consideriamo che in Italia nascono circa 450.000 bambini ogni anni e potremo calcolare che abbiamo meno casi di convulsioni febbrili che morti da fulmine. Muoiono molte più persone per colpa dei fulmini che per colpa dei vaccini per i quali non è morto nessuno.

Così si percepisce meglio il rischio? Parlo della mia percezione (che non per forza è uguale a quella di altri): per me morire fulminati è un'evenienza rarissima.
Mio figlio, dopo una vaccinazione, ha avuto un episodio di convulsione febbrile velocissimo, ha perso il controllo barcollando ed è caduto a terra. Io ero abbastanza tranquillo, l'ho preso, l'ho steso sul letto ed ho aspettato con attenzione, mia moglie è andata in panico ed ha urlato, così mio figlio, vedendola urlare, ha iniziato a piangere in maniera incontrollabile, mentre l'episodio si era già risolto.
Potrei dire che mia moglie è stata più dannosa del vaccino (scherzo eh? 😉).
Questo per dire che può succedere un problema ma sappiamo che è quasi sempre banale.

Oppure guardiamo i morti per incidente stradale: nel 2017 più di 3000.
Qualcuno ha mai chiesto una legge per mettere fuori legge le auto? O per limitare a 20 chilometri orari il limite di velocità? No, perché l'auto è comoda, molti incidenti sono evitabili ma tanti altri sono "inevitabili", il prezzo del progresso che tutti noi, volontariamente e con consapevolezza sfruttiamo.
I vaccini, inoltre, non sono solo "comodi" come le automobili ma sono "salvavita", "protettivi", tutti valori in più che incidono nella scelta di farli.
E le reazioni avverse "gravi"? Così come sono definite proprio dai medici, per grave si intende ogni evento avverso legato ai vaccini che ha previsto il ricovero (anche in osservazione) in ospedale o un evento "clinicamente rilevante" che ha richiesto studio del caso. Sono quindi compresi anche le convulsioni febbrili, la febbre stessa, spesso una reazione locale che ha richiesto terapia o i rarissimi casi di shock anafilattico. Se però controlliamo tutti i report vedremo che già sono rari i casi di evento avverso grave e di questi, quasi tutti (per esempio in un report della regione Puglia, nel 97% dei casi) erano casi di febbre.
Certo che gli estremisti e gli attivisti antivaccino esagereranno e parleranno di una strage. Ovvio che chi punta alla paura e il terrore non spiegherà i particolari, lancia un numero, fa paura e si nasconde, come ogni terrorista.
C'è un'altra domanda ricorrente sulla sicurezza dei vaccini.
Come mai se i danni da vaccino sono così rari, esistono molti indennizzati?

I "danni da vaccino" ovviamente esistono, come ho premesso all'inizio e come succede per qualsiasi evento della vita ma quelli realmente dovuti (in maniera dimostrata e chiara) alla vaccinazione sono pochissimi, quasi tutti legati alla vecchia vaccinazione antipolio. Se si leggessero le notizie di cronaca, conoscendo i potenziali danni da vaccino, quelli che arrivano ai giornali non lo sono. Casi di autismo, epilessia, addirittura diabete e sclerosi multipla, sono pretestuosamente legati ai vaccini. Ci saranno i veri danni ma non sono certo quelli che conosciamo tramite i media.
La stragrande maggioranza (o meglio, la quasi totalità) di presunti danni da vaccino di cui leggete nei giornali o su internet non hanno nulla a che vedere con un vero problema derivato da una vaccinazione.
Non c'è nessuna prova lo sia, a volte è proprio evidente, altre volte è solo un riconoscimento "legale" e non scientifico.

Ho già spiegato come si svolgono (superficialmente) i processi per richiesta di indennizzo per danni da vaccino ed è proprio leggendo queste sentenze o le perizie che si capisce il livello di "attendibilità" scientifica delle conclusioni dei tribunali. Si tratta fondamentalmente di trovare una scusa per dare a persone con disabilità un aiuto economico. Certo che è difficile da accettare ma, ripeto, leggete sentenze e documenti (come ho fatto io) per capirlo bene.

Sentenza di Busto Arsizio. Visto che non ci sono prove di altre cause per la malattia di un bambino, è ragionevole sia stato il vaccino.
Sto parlando di perizie che sostengono che visto che non ci sono prove che una problematica (in questo caso l'autismo) sia stata causata da qualcosa in particolare, sarebbe ragionevole che la causa possa essere la vaccinazione.
Lo trovate...ragionevole?

Un po' come dire, visto che se una persona sviene, senza una causa precisa o conosciuta, chi gli sta accanto potrebbe essere chiamato a risponderne perché, ragionevolmente, potrebbe essere stato lui a spingerlo e farlo cadere. Oppure, visto che raramente una trasfusione di sangue può causare un grave effetto collaterale (e la legge indennizza chi lo subisce), si dovrebbero considerare le trasfusioni inutili e pericolose. Sarebbe stupido.

Esistono fiumi di parole sulle sentenze per indennizzo da presunto danno da vaccino, sentenze ribaltate, pareri, giudici che sottolineano non tanto la necessità di "ripagare un danno" ma quella di "aiutare chi è in difficoltà", sono talmente tante le parole da confermare che le sentenze e le leggi non sono medicina né scienza, sono tutt'altra cosa.
Tanto che usare una sentenza per sostenere che i vaccini siano pericolosi non è solo segno di ignoranza ma spesso di malafede.
A proposito di questo c'è anche il dramma dei genitori che usano (letteralmente) la malattia del figlio per guadagnare denaro (con tanto di raccolte fondi e immagini del bambino malato date in pasto alle persone dovunque ci sia occasione per chiedere soldi), un paio di esempi sono noti sui social network.

Oggi la stragrande maggioranza di "danni da vaccino" decisi in tribunale hanno solo un legame temporale con la vaccinazione, alcuni sono addirittura improbabili (se si vuole approfondire ho scritto un post qualche anno fa).

Oltre al fatto (credo evidente) che non è certo un tribunale o una sentenza a decidere un fatto medico, le persone che hanno ricevuto indennizzi (e non risarcimenti, questo è fondamentale) sono persone che hanno un danno, a prescindere dal motivo o dall'eventuale illecito o colpa. La donna che in gravidanza non lavora è "indennizzata" dallo stato (non certo perché il lavoro la danneggi ma perché al contrario non sia danneggiata economicamente dalla gravidanza), la persona che è invalida (nata o diventata così) sarà indennizzata (non certo perché l'invalidità sia per forza colpa di qualcuno, può essere congenita, per evitare che l'invalidità diventi un ostacolo alla normale possibilità di vivere dignitosamente) e così via, come il lavoratore che ha una malattia verrà indennizzato (e la malattia non è colpa di nessuno, ovviamente).
L'indennizzo da "danno da vaccino" (che vale anche per le trasfusioni e i farmaci emoderivati) si può assegnare se qualcuno, dopo una vaccinazione, a prescindere dal nesso o dalla reale associazione, ha manifestato problemi gravi che ne hanno limitato l'attività. Lo scopo è anche per questo "solidale", non si indennizza cioè per ripagare una "colpa" (dei vaccini, in questo caso) ma per aiutare una persona o una famiglia con chiaro aumento di impegno economico (per approfondimenti, vedere qui).

In linea di massima mi sembra giusto e corretto che esista una legge così.
Pensare però che l'esistenza di una legge o di indennizzi presuma che esistano anche migliaia di danneggiati da vaccino (non staremo qui a fare statistiche sulla percentuale di eventuali danni sul totale di vaccinati in Italia) è una falsa informazione.
La legge, lo stato, gli indennizzi, sono ben altra cosa rispetto alla sicurezza, l'utilità o l'efficacia di un vaccino, cosa che nessuna autorità al mondo, nessun ente e nessuno scienziato attendibile ha MAI messo in dubbio.

Questi sono dati reali e basati sulle conoscenze scientifiche se poi la si vuole mettere sul tifo da stadio o sull'ideologia,, chiaro, ognuno tifi per la maglietta che gli piace.

Alla prossima.

mercoledì 5 giugno 2019

Libertà di cura? Eccola.

Ho sempre detto e lo ripeto che la lotta alle false cure e ai ciarlatani della salute si fa impedendo ai truffatori di agire.
Sicuramente informare, spiegare la medicina, diffondere conoscenza e cultura, sono ottimi metodi per dare la possibilità di scegliere bene e consapevolmente ma a volte non basta. Chi ne è vittima, chi muore per colpa di un ciarlatano non deve essere criticato perché, tranne rari casi, si tratta sempre di persone fragili, a volte disperate, facilmente condizionabili. Soprattutto mai stupirsi.

Anche la persona più colta e razionale può essere vittima di truffatori.

Come è successo a Katie, mamma quarantenne che pensava (magari convinta da qualche ciarlatano o proprio leggendo internet) di sconfiggere il tumore che l’aveva colpita, con diete, attività fisica e curcuma, nella migliore tradizione della medicina alternativa. Ha rifiutato le cure mediche (intervento, chemioterapia e forse radioterapia) e si è affidata ai ciarlatani. E ovviamente è morta. È un peccato. Per lei che, avendo un tumore non troppo avanzato, poteva benissimo riuscire a guarire, c’era una buona probabilità e per sua figlia piccola che ha perso una mamma sfruttata e tradita. Però questo dimostra che la libertà di cura esiste.
Quando una persona sta male può liberamente e tranquillamente affidarsi alla medicina o ai maghi. Ai ciarlatani o agli ospedali.
Oggi l’ignoranza totale è rara e chiunque sa che le cure mediche vere e dimostrate si trovano in ospedale, dove pensi di trovarle d’altronde?
Oppure qualcuno crede davvero che un tumore, un cancro, malattia incurabile per definizione, si curi con il pepe o mangiando mele? Se ti affidi a internet o a chi dice di essere boicottato e di aver fatto una grande scoperta sul cancro stai rischiando tutto perché ti affidi al nulla, sia chiaro.

Lo sappiamo tutti, giusto?

Bisogna aggiungere che la famiglia di Katie ha dato fondo a tutti i propri risparmi per permettersi le cure alternative.
Ecco, da una parte ci sono le cure frutto di decenni di studi, terapie a volte efficacissime altre no, cure fatte di scienza, fatica, confronti, libri e dati.
Dall’altra abbiamo una baggianata frutto della fantasia malata di qualcuno che poi internet o qualche complice provvede a diffondere. Scegliete. Eccola la libertà. Certo, io penso che non si è veramente libero se non si hanno informazioni vere, oneste, controllate. So però che è difficile controllare e mantenere la calma in certi momenti. 

Katie aveva un tumore che oggi, seguendo le cure previste, ha un alto tasso di sopravvivenza e di guarigione (la possibilità di essere vive dopo cinque anni dalla diagnosi è oltre il 70%). Si è affidata a sciocchezze. La dieta vegana (molto in voga in ambienti alternativi), la curcuma (ultima moda dei ciarlatani), il pepe nero, le vitamine e altro. La dieta vegana non cura il cancro. La curcuma neanche. Nemmeno un po’.
Il pepe o le vitamine al cancro nemmeno lo sfiorano. Katie, per curare il suo tumore mammario, ha fatto una cura equivalente al nulla.

Katie come appariva in una delle tante foto messe in rete da lei stessa.
Per questo mi batto e mi batterò sempre perché ognuno sia libero di scegliere ma anche per togliere dalle grinfie dei ciarlatani le persone più bisognose d’aiuto. Certo che bisogna essere liberi di scegliere, però bisogna anche conservare, finché possibile, la lucidità e la dignità che ci salvino da truffatori e ciarlatani.
Alla piccola figlia di Katie, sei anni, un giorno racconteranno che la mamma è morta per inseguire la libertà. Forse la figlia capirà, forse si chiederà chi ha convinto la mamma che la scelta di usare sciocchezze sia stata davvero una scelta libera o condizionata da qualche furbo profittatore. Essere pasto di avvoltoi significa essere liberi?

Lo ripeto quindi. Affidatevi sempre e solo a chi ci propone cure dimostrate. Negli ospedali pubblici, in genere, si è sufficientemente protetti. Non esistono cure segrete o nascoste, per le malattie serie servono maniere serie.
Non affidatevi, mai, a chi parla di cure miracolose, di “metodi” inventati, di complotti, di risultati garantiti al 100%.
Cercate di mantenere saldo il timone che lì fuori c’è tanta gente che guarda il vostro portafogli e non la vostra salute.

Siate liberi ma non siate ingenui.
Mi raccomando.

Alla prossima.