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giovedì 23 novembre 2017

Medicine come caramelle o caramelle come medicine, un sondaggio ci dice che è sempre un errore.

In questi giorni sta girando una notizia (soprattutto in pagine e siti di appassionati di omeopatia): uno studio francese avrebbe dimostrato che i prodotti omeopatici avrebbero lo stesso effetto dei medicinali.
In realtà questo è un esempio di come i dati di uno studio possano essere usati (manipolandoli) per ottenere il risultato che preferiamo, che ci piace e dimostra casomai come l'omeopatia sia un business molto furbo, in questo sì identica alla medicina che, quando vuole fare business ha i trucchi perfetti per farlo.
L'omeopatia, per chi non lo sapesse, è quella antica pratica esoterica secondo la quale dei granuli di puro zucchero (o di alcol nel caso dei prodotti liquidi) avrebbero la capacità di curare le malattie. In seguito ad una cerimonia magica (si diluisce l'ingrediente decine o centinaia di volte, poi si sbatte 10 volte così la sostanza produrrebbe l'effetto opposto a quello conosciuto, per esempio il caffè curerebbe l'insonnia invece di causarla) questi granuli si trasformerebbero in medicine anche se, ad una analisi, contengono solo ed esclusivamente zucchero (dalla 12ma diluizione in poi). È chiaro quindi che di effetti non possono essercene (così come dimostrano sia la logica che gli studi del settore), lo zucchero, non cura nulla e che chi dice di averli avuti probabilmente ha beneficiato dell'effetto placebo o ha confuso il  normale decorso della malattia con una guarigione miracolosa, non ci sono altre spiegazioni. Ovviamente chi produce e vende omeopatia evita di mostrare il lato paranormale e punta tutto su improbabili dimostrazioni di efficacia e su studi realizzati in maniera piuttosto furba, come questa.

La ricerca francese sull'omeopatia (realizzata con metodi piuttosto discutibili, in pratica i dati sono stati raccolti via telefono, come in un'intervista), finanziata da Boiron (multinazionale omeopatica) nota che i pazienti dei medici omeopati, rispetto a quelli dei medici normali, usano meno ansiolitici, meno antibiotici e meno anti infiammatori.
Inoltre, incredibile (?), non hanno più problemi di salute o complicazioni di chi si rivolge al medico ordinario. In pratica, usando meno medicine, si ammalano allo stesso modo di chi va dal medico.
Le notizie ed i comunicati relativi alla vicenda hanno toni trionfalistici (a me è arrivato addirittura un comunicato stampa): "L'omeopatia funziona come le medicine!" oppure "i pazienti omeopatici hanno salute identica a quelli normali, quindi l'omeopatia funziona". Ma quello che si legge in questo studio conclude davvero così? Dimostra che l'omeopatia funziona?
Niente di tutto questo, gli omeopati ci prendono in giro ancora una volta.

Andiamo per ordine, provo a spiegare a grandi linee lo studio che, alla fine, si rivela un semplice, banale, spot pubblicitario. Nello studio c'è poca scienza e molta propaganda.
Intanto è bene ricordare che parliamo di una ricerca effettuata qualche anno fa in Francia e che se ne parla in questi giorni solo perché l'accademia francese delle scienze ha ribadito l'inutilità e la mancanza di basi dell'omeopatia. Uno stuolo di omeopati si è quindi preoccupato di trovare sostegno per ribattere ed ha pensato di rispolverare questo studio non proprio recente. I dati dello studio sono stati pubblicati in molte riviste (quasi tutte alternative o di omeopatia) dividendo i dati per tipo di malattia o sfruttandoli per altre considerazioni. Il nome della ricerca è EPI3.

Si tratta di uno studio di coorte (significa che si osservano nel tempo dei gruppi di individui con caratteristiche paragonabili) nel quale sono stati controllati tre gruppi di persone. Quelle che si rivolgevano al medico ordinario, quelli che andavano da un medico che usava sia omeopatia che medicine e chi si rivolgeva ad un omeopata.
Di questi pazienti sono state controllate le condizioni di salute e l'uso che hanno fatto di alcune classi di farmaci: ansiolitici, antibiotici, anti infiammatori.
Il risultato finale è che i pazienti dell'omeopata usano meno farmaci ed hanno condizioni di salute (quindi "esiti" della malattia) simili a quelli dei medico ordinario.
Omeopati, associazioni omeopatiche, industria omeopatica e simpatizzanti dell'omeopatia, hanno quindi concluso che i prodotti omeopatici hanno la stessa efficacia e gli stessi risultati (i pazienti non muoiono o non stanno peggio) di quelli normali. Voi la vedete così?

Che i pazienti degli omeopati prendano meno medicine non sorprende, gli omeopati già ne prescrivono di meno (o non si direbbero "omeopati", farebbero i medici ordinari) ed i loro pazienti sono, per ovvi motivi, "selezionati" (chi va dall'omeopata lo fa perché non vuole andare dal medico o in ogni caso non ha particolare tendenza ad assumere medicine). Inoltre i disturbi di chi consulta un omeopata sono quasi sempre banali, lievi, spesso passeggeri, altrimenti altro che omeopata, si corre in ospedale. Perché non osservare quello che succede in malattie gravi e che, senza terapia, non migliorano?
Nulla di sorprendente quindi in quel risultato, i pazienti degli omeopati prendono meno medicine per ovvi e comprensibili motivi e non hanno complicazioni o problemi di salute conseguenti per motivi altrettanto ovvi e legati ai primi (se non hai malanni gravi, passati questi stai bene, a prescindere dal farmaco che hai preso o se non lo hai preso). Il concetto è ovviamente riconosciuto dai ricercatori (che dicono che le similitudini tra i gruppi possono rispecchiare il trattamento che i pazienti ricevono dai vari tipi di medici così come il normale andamento della malattia, la "regressione verso la media" del linguaggio statistico).

Se avete una mentalità scientifica vi sarete perciò subito resi conto che questo risultato non dimostra nulla, né l'efficacia dell'omeopatia né altro (nemmeno l'inefficacia, è proprio uno studio molto banale, senza pretese, praticamente un sondaggio telefonico), anzi, dimostra solo una cosa: quando le medicine non servono non bisogna prenderle. E dimostra anche che le aziende omeopatiche sono, appunto, aziende, con lo scopo di vendere e di usare qualsiasi tecnica pubblicitaria che aiuti a farlo. Non a caso, oltre al fatto che lo studio è stato finanziato da Boiron, molti degli autori sono direttamente coinvolti con l'azienda, essendone dipendenti.
Questa vicenda è un esempio perfetto di come le multinazionali farmaceutiche (in questo caso omeopatiche) riescano a "spremere" gli studi ottenendone sempre un risultato a loro favore. I dati della ricerca in questione non ci dicono nulla dell'efficacia dell'omeopatia ma i comunicati stampa lo annunciano con fierezza lo stesso. Una cosa simile avvenne qualche anno fa ad una presentazione di un mio libro.
C'erano tra il pubblico degli agopuntori. Una di essi mi fece una domanda, più o meno: "sa che l'agopuntura ha dimostrato di funzionare quanto un noto farmaco anti infiammatorio? Perché quindi non usarla?" io risposi qualcosa che chi ha mentalità scientifica ritiene ovvio: "quello che dice non dimostra assolutamente che l'agopuntura funziona, potremmo avere dimostrato per esempio che l'anti infiammatorio non funzioni, dipende dai punti di vista". La dottoressa fu presa da una sorta di crisi isterica (non scherzo, iniziò a battere i piedi) dicendo che ero io a non volere ammettere l'efficacia dell'agopuntura e che ero chiuso di mente. Ecco, diciamo che studi di questo tipo servono semplicemente a confermare le ipotesi che vogliamo, non certo a fare progredire la medicina.

Come vedete non è difficile "imbrogliare" la nostra mente, persino chi fa un lavoro che richiederebbe "occhio critico" può cascare nelle giravolte delle aziende che, non importa come, hanno solo interesse a dire che il loro prodotto funziona e deve essere venduto.
Io invece da questa ricerca traggo un altro messaggio, che è pure risaputo: non si deve abusare dei farmaci, anche se difficile da fare accettare.

È un concetto che si ripete da anni, le medicine sono farmaci, droghe, molto potenti, si usano solo in caso di bisogno.
Nella stragrande maggioranza dei casi (influenze, malesseri passeggeri, fastidi banali, sintomi temporanei) prendere una medicina non cambierà né il sintomo né il decorso del problema (al contrario, quando si ha un vero problema o un sintomo serio è sempre bene parlare con il medico che giudicherà se fosse il caso di assumere farmaci). Il risultato dello studio quindi ci conferma una cosa che sappiamo già e ne sottolinea un'altra che, continuamente, ripeto quando si parla di omeopatia e qualcuno mi dice "ma se non fa male, perché non prenderla?".
Bene, intanto una medicina si prende "perché fa bene" e non "perché non fa male" e poi si dimentica la perdita di denaro, la presa in giro della prescrizione di caramelle come fossero farmaci, le bugie che, per chiari motivi, l'omeopata dovrà dire al paziente.
Insomma il problema etico in omeopatia è importante, altrimenti chiunque potrebbe prescrivere acqua fresca, mentine come fossero pillole e dolciumi per curare le malattie. Non si può e non si deve fare.

Basta quindi non prendere niente, né medicine, né omeopatia, né altro, perché i disturbi passeranno da soli e che prendere farmaci, omeopatia, pasticcini o liquirizia è, fondamentalmente, la stessa cosa. In tutto questo l'efficacia dell'omeopatia non c'entra nulla ma gli omeopati hanno ovviamente rigirato la frittata trasformando un'ovvietà in una dimostrazione di efficacia (della quale nello studio non c'è traccia).
Il messaggio corretto, quindi, non è "l'omeopatia funziona come le medicine" ma "omeopatia, medicine ed altro, molte volte non servono a niente, evitatele".

Perché è vero che i medici prescrivono medicine come fossero caramelle ed è sbagliato ma gli omeopati prescrivono caramelle come fossero medicine, che probabilmente è anche peggio.

Alla prossima.

mercoledì 15 novembre 2017

La strega vien di notte.

Oggi, con le conoscenze che abbiamo acquisito negli anni, alcune cose ci sembrano scontate ma nel passato, quando della medicina non sapevamo praticamente nulla, tutto si basava su tradizioni, sull'esperienza. Le persone spiegavano i vari fenomeni in maniera "semplice", con fenomeno sovrannaturali, con magie e miracoli.
Quando non hai appigli nella realtà non resta che inventarsi una storia.
Così, uno dei fenomeni più inspiegabili e dolorosi nella vita di un uomo, era spiegato dalla presenza di esseri magici e poco chiari. La morte in culla (sindrome della morte improvvisa infantile o SIDS: Sudden infant death syndrome) è un fenomeno ad oggi inspiegabile.

Nel primo anno di vita, un lattante apparentemente sano, muore nel sonno, improvvisamente e senza segni precedenti (questo può accadere il qualsiasi momento, notte, giorno, a casa o all'esterno). Il fenomeno, fortunatamente raro, è serio. La SIDS è la causa di morte più frequente tra un mese e l'anno di età, si verifica più spesso nei primi sei mesi e, nei bambini sani, è la causa di morte più frequente. Niente allarmismi però, resta un evento molto raro (incidenza dello 0,5 per mille) ed in declino da quando sono state diffuse delle raccomandazioni sulle posizioni del sonno del lattante (che è bene tenere a "pancia in su" e non "in giù".
Sono state ipotizzate molte cause, ci sono sicuramente dei fattori ambientali che ne aumentano il rischio (fumo passivo, ambienti sovraffollati, caldo eccessivo) e sembra che in alcuni casi possano influire fattori genetici ma nulla è ancora certo. Ma non è questo l'argomento del post (che potremo trattare in un'altra occasione), quanto una curiosità che nasce dalla lettura di libri del passato, la "morte in culla" infatti è un evento descritto da secoli, persino nella vita di regnanti (come il figlio di Enrico II, morto in culla) e nobili. In documenti storici del passato che riguardavano famiglie nobiliari, sono descritte anche molte morti in culla in un'unica famiglia (per esempio il figlio del duca de Berry, nipote del Re Sole, che ebbe tre figli morti in culla).

Se già oggi abbiamo difficoltà ad inquadrare questi fatti, come facevano i nostri avi? Come spiegavano il dramma?

Con dei "mostri" che uccidevano i bambini.


Se molti esseri mitologici del folklore (streghe, spiriti, gnomi...) venivano descritti come "burloni" o anche aggressivi, alcuni di essi erano tipicamente "fissati" con i neonati. Mentre i primi erano spesso usati per spaventare i bambini inducendoli a comportamenti accorti e non pericolosi (tipiche le tante "streghe dei pozzi" che potevano essere usate per tenere lontani i bambini da pozzi e cavità), i secondi erano spesso usati come spiegazioni per eventi luttuosi incomprensibili, proprio come la SIDS.
L'usanza è affascinante perché cambia nelle diverse culture (e probabilmente chi tra noi è più grande di età ne avrà sentito parlare) ma esiste praticamente dovunque, con aspetti che dimostrano come queste leggende abbiano spesso un'origine unica (infatti anche se con nome diverso, le figure mitologiche si somigliano per caratteristiche anche in zone molto distanti tra loro), capostipite potrebbero essere le Lamie, streghe dell'antica Grecia, in parte umane ed in parte animali.

In Sardegna ad esempio la causa della morte in culla erano le "Surbiles", delle donne, di aspetto a metà tra la strega ed il vampiro, che passavano la notte tra le culle dei bambini succhiandone il sangue e provocandone così la morte.
Figure simili erano diffuse in tutta Italia, in Liguria ad esempio c'erano le Bàzure, le Donaze nel bellunese, le Masciare in Puglia e Basilicata ed in Piemonte le Masche (o i Masconi, versione maschile della strega). In alcune culture la vita dei neonati era messa in pericolo da animali, più o meno reali.
Ad esempio in molte culture esistevano dei rettili che potevano "cibarsi" del latte che avevano mangiato i neonati, uccidendoli o addirittura del loro respiro, come i "tiraciatu" (aspirafiato) siciliani che erano raffigurati come lucertole che di notte entravano nelle case dei neonati. Animali "mangia bambini" erano raffigurati più spesso con forme feline o di rettili. Lo stesso all'estero. Ogni paese ha le sue figure mitologiche che spiegavano, in maniera "semplice" e fatalista certi drammi famigliari. Ovviamente esistevano anche le "contromisure" (tradizionali), come quella di annodare dei fazzoletti vicino al neonato (i nodi avrebbero confuso i mostri), mettergli addosso un capo di abbigliamento rosso vivo (che avrebbe spaventato i mostri), usare collanine d'argento (che li respingeva) ed altro.
Ciò che appare evidente è che, i nostri avi, non si curavano particolarmente di eventuali traumi o stress che potessero colpire i bambini che ascoltavano le storie di questi mostri. Anzi, le figure stregonesche erano spesso usate proprio per incutere ai bambini un certo timore e renderli timorosi, evitandone così comportamenti che potevano metterli a rischio. Leggendo la traduzione di una filastrocca potremmo notare come non si avesse alcun problema a descrivere una strega (la Borda romagnola) che usava corde per strangolare e quindi uccidere i bambini:
"Ninna nanna, la Borda lega i bei bambini con una corda. Con una corda e con una cordicella, lega i bei bambini e poi li stringe, con una corda e con un legaccio, lega i bei bambini e poi li ammazza"
I tempi sono cambiati, vero?
Il lato drammatico di queste vicende è che non è rara la descrizione di persone (quasi sempre donne) condannate a morte (ed a sofferenza) perché sospettate di essere state causa di morte di un bambino, i processi per stregoneria sono storia e queste persone erano spesso dei semplici capri espiatori, dei poveri vagabondi, delle vecchiette emarginate dalla società.
Non bisogna stupirsi.

Queste leggende davano una spiegazione "ovvia" a domande enormi, in un senso giustificavano gli avvenimenti, davano una motivazione ad un fatto drammatico. Molto più "consolante" pensare alla strega che purtroppo aveva ucciso il neonato (e magari così prendere accorgimenti per gli altri neonati) che non trovare una spiegazione, giustificare semplicemente una cosa non semplice è un altro istinto umano. Pensate al fascino (drammatico) della credenza diffusa in molte regioni, di mostri o streghe, capaci di rapire il bambino in culla sostituendolo con uno gnomo (in Umbria erano gli "gnefri"). Era un modo per spiegare e "giustificare" la nascita di un bambino con problemi, malformazioni o malattie sconosciute. Ovviamente sto parlando in linea generale e dal punto di vista del medico, queste storie molto spesso hanno radici ed origini molto più complesse che si perdono nella notte dei tempi, quello che ho analizzato è solo un aspetto e probabilmente molto incompleto. Una delle cose che più mi ha colpito è che si somigliano tra loro, anche in zone molto distanti geograficamente.

Oggi queste leggende non hanno praticamente più spazio, anche se in certe culture ne sopravvive il ricordo. Le streghe sono state sostituite da altre cose, da "misteri" moderni e l'uomo, nonostante il progresso, cerca sempre una giustificazione esterna per un problema innato come la morte. Accettare la morte di un neonato è quasi impossibile, si comprende per ovvi motivi la morte di una persona anziana o malata ma la scomparsa improvvisa di un bambino sano è considerata come uno dei momenti più terribili che possa vivere un uomo. Per questo si è sempre cercato un motivo, una giustificazione. Prima le streghe, poi i mostri, oggi l'inquinamento, la malasanità, i vaccini, le onde elettromagnetiche. Dobbiamo necessariamente trovare una "colpa" perché una morte così grave non può essere "normale".
In realtà il mostro è dentro di noi e si chiama paura e l'unico antidoto è la cultura che ci può permettere di razionalizzare un avvenimento difficilmente comprensibile.

Alla prossima.