lunedì 27 giugno 2016

Informazione alla faccia dell'intimidazione (seconda parte).

Com'è possibile che una persona che si occupa di divulgazione scientifica sia vittima di intimidazioni e minacce?
Succede davvero? Perché succede?
Di questo problema se ne parla poco, credo principalmente per imbarazzo, chi ti ascolta stenta a crederci e poi sono fatti personali. Chi intimidisce chi fa divulgazione non attacca "la scienza" o un'idea ma una persona che porta avanti argomenti scomodi e dichiararsi "sotto attacco" non è piacevole, per questo troverete pochi divulgatori che parleranno volentieri di questo aspetto della loro attività.

I motivi di questo atteggiamento apparentemente raro ho cercato di spiegarli nella prima parte del post.
Sono fondamentalmente due: interesse personale o ideologia.

L'intimidazione fatta per interesse personale ha quasi sempre un motivo: il denaro.
Mostrare a tutti i trucchi di un ciarlatano, svelare una truffa (medica, scientifica o di altro tipo), smascherare un venditore di illusioni, si scontra con il motivo principale per cui queste persone fanno quel tipo di attività, il guadagno, i soldi e quando si parla di soldi c'è chi non ragiona più, chi mette a rischio la nostra fonte di sostentamento diventa un avversario da eliminare.
C'è un secondo motivo che spinge qualcuno ad insultare o intimidire chi si occupa di temi scientifici: l'ideologia. "Chi non la pensa come me è contro di me", questo pensano alcune persone pesantemente influenzate dalla loro ideologia che li condiziona profondamente. Questo tipo di fenomeno possiamo notarlo in ideologie con frange estremiste (vegetariani, animalisti, seguaci di sette o guaritori), chiunque osi smentirli o parlarne negativamente, diventa subito un nemico, un ostacolo e, visto che fortunatamente la minaccia fisica è l'ultimo scalino, si punta quasi sempre alla demolizione della persona, alla denigrazione, alla calunnia.

L'intimidazione nei confronti di scienziati, divulgatori e blogger è un fenomeno noto in tutto il mondo. Simon Singh, medico e divulgatore scientifico inglese è stato denunciato (ma ha vinto il processo che lo vedeva protagonista) dalla potentissima (nel Regno Unito) associazione dei chiropratici nazionale perché non perdeva occasione per raccontare dei danni (anche mortali) che questi operatori in bilico tra medicina e ciarlataneria causavano in tutto il mondo (una cosa simile, riguardante l'omeopatia, è successa al nostro Piero Angela, anche nel suo caso i querelanti hanno perso la causa). Nonostante la vittoria al processo Singh si diceva amareggiato non solo per la vicenda ma anche per il tempo ed il tantissimo denaro speso per difendersi da questi attacchi ed il fatto ha suscitato talmente tanto clamore da ispirare una campagna per la libertà di parola che è riuscita a cambiare la legge britannica sull'argomento.

Questo sarebbe anche il male "minore": anche se si finisce in vicende giudiziarie l'importante è dimostrare la propria innocenza e uscirne fuori, il vero problema è che spesso le intimidazioni non sono solo di tipo "legale" (minacciare di querela è già intimidazione) ma anche fisico e psicologico. Un destino simile lo ebbe Brian Deer, giornalista britannico che delineò la vicenda di Andrew Wakefield, l'ex medico autore del falso studio che diede origine alla leggenda dei vaccini come causa dell'autismo. Fortunatamente la denuncia (due denunce) di Wakefield a Deer per diffamazione fu archiviata ed il giornalista ha proseguito con successo crescente la sua attività.
Un particolare che può essere interessante è quello che Deer, come giornalista investigativo, negli anni precedenti il caso Wakefield, aveva "smascherato" altre truffe, in particolare quelle riguardanti dei farmaci (come l'antibiotico Bactrim) molto utilizzati. Le case farmaceutiche produttrici subirono non solo un grave danno d'immagine ma anche economico (i farmaci furono ritirati dal commercio e le aziende pagarono multe salate) ma nessuna di loro osò minacciare o vessare il giornalista. I fatti erano talmente evidenti che un'ulteriore insistenza sarebbe stata fuori luogo.
Wakefield e gli antivaccino invece non hanno nessun limite ed il "danno" al "guru" antivaccini è stato sempre interpretato come "danno" a tutti i suoi seguaci.

Simile il caso dei ricercatori che hanno messo in dubbio l'esistenza della "sindrome da fatica cronica", minacciati di morte da alcuni soggetti che appartengono a gruppi di pazienti con la presunta malattia.
E questo è un atteggiamento tipico dei movimenti ideologici: il branco. Il tentativo di zittire voci "contrarie" o di influenzare l'opinione pubblica (ed a volte anche quella politica), trasforma i "simpatizzanti" di temi pseudoscientifici in una vera e propria lobby.

Interessante il lavoro di una giornalista americana sul tema.
Renee DiResta, ha scritto un articolo sull'atteggiamento aggressivo dei movimenti antivaccino, proprio ora che in alcuni stati degli Stati Uniti si sta decidendo una legge sull'obbligatorietà delle vaccinazioni, mostrando come questi movimenti organizzino campagne mediatiche che tentano di influenzare la decisione dei governanti e l'opinione pubblica.
Ciò che emerge è che gli utenti che partecipano a queste operazioni sono pochissimi ma molto rumorosi. Si muovono con messaggi, eventi sui social network e martellamento ossessivo su Twitter, con tanto di pagine di istruzioni su come "presidiare" i social network e video di spiegazioni su come lanciare un "hashtag", è accaduto in occasione della campagna antivaccino studiata dalla DiResta, durante la quale solo 10 utenti hanno inviato 63555 messaggi su Twitter. Alla giornalista autrice dell'articolo un trattamento ancora più meschino, foto e dati di suo figlio (un bambino) sparse per il web per intimidirla.
I fanatici antivaccino non si fermano nemmeno davanti ai bambini. Quello che è successo a Marco Arturo, studente americano lo dimostra. Il ragazzo ha realizzato un video per un progetto scolastico nel quale spiegava perché il nesso vaccini-autismo è inconsistente, un'iniziativa ironica e simpatica che presto ha reso il video molto popolare.
Questo ha infastidito molte persone che non si sono fatte scrupoli nell'attaccare violentemente il ragazzino minacciandolo, vessandolo ed insultandolo, un anonimo ha messo in rete cinque blog solo per attaccare e criticare il ragazzo. Consolazione: Marco Arturo ha saputo rispondere in maniera esemplare a tutti gli attacchi ricevuti ed ha dimostrato anche preparazione e proprietà di linguaggio eccezionali ed ha deciso di continuare a coltivare la sua passione per la scienza.

"Vorrei prenderlo per la giugulare" o "il più stupido che abbia mai visto", così (e peggio ancora) gruppi di antivaccinisti hanno assalito un ragazzino autore di un video scolastico
Non succede solo per temi medici, anche Michael Mann, climatologo che studia il "riscaldamento globale" è stato minacciato di morte da chi questo fenomeno lo nega e così chi scrive a favore degli OGM (organismi geneticamente modificati), uno dei più noti "naturopati" americani ha lanciato un appello per giustificare l'omicidio di chi si schiera a favore degli OGM e minacce esplicite sono comparse pochi giorni fa nel blog di Oca Sapiens (pseudonimo di Silvie Coyaud pungente e seria giornalista scientifica), vergognose. Non importa se si tratta di poveri mentecatti che fanno i finti violenti o di minacce attendibili, una cosa del genere è fuori da ogni sopportabilità.


Altro caso noto è quello di Edzard Ernst, docente universitario di medicine alternative poi diventato critico sull'omeopatia, che aveva alle calcagna addirittura un giornalista pagato da aziende omeopatiche per screditarlo pubblicamente.

Addirittura?
Sì, addirittura.
Minacce gravi le ha ricevute un giornalista italiano che si è occupato di Hamer, l'ex medico psicopatico che ha fondato una setta con la scusa di divulgare una sua "terapia" per il cancro. Stessa sorte per un giornalista tedesco che ha dovuto cambiare addirittura residenza per sfuggire alla persecuzione di sostenitori di questa pratica assurda. Sono noti veri e propri episodi di stalking da parte di sostenitori di ciarlatanerie a giornalisti o divulgatori che hanno osato "attaccarne" le credenze.
Altri esempi?
Molti ricorderanno la pesante intimidazione che subì un blogger italiano da parte dell'azienda omeopatica Boiron che solo alla fine ritirò le sue minacce di denuncia e lo fece solo perché tutto si rivoltò contro di lei, non è infatti un'immagine positiva quella che vede una potente multinazionale farmaceutica accanirsi contro un giovane blogger che aveva "osato" criticare un suo prodotto.

C'è di peggio.
Molti degli pseudomedici alternativi usano la minaccia legale come arma per zittire i critici. Anche i guaritori più noti lanciano messaggi minacciosi per intimidire chi osa criticarli, e lo stesso da parte di altri alternativi e naturopati. Uno di questi ("naturopata" senza alcun titolo medico valido) che vende l'aloe (ovviamente spacciata come cura per qualsiasi malattia, cancro compreso ma alla fine utile solo alle tasche di chi la vende) di fronte a critiche equilibrate e per nulla scorrette non ha esitato a denunciare una blogger che si occupa di queste vicende, caso archiviato. Di vessazioni simili potrei farne un elenco lunghissimo.
Qualcosa di simile è accaduto anche a proposito dell'Escozul, il "veleno di scorpione" cubano che pretende di curare il cancro (in realtà nel prodotto in vendita c'è semplice acqua): uno dei più attivi importatori italiani della sostanza ha denunciato dei blogger che si erano interessati al caso, tutto archiviato.
Di questi giorni è il mail bombing unito a minacce di querela per Marco Bella, docente universitario di chimica che ha "osato" scrivere un articolo che racconta l'annullamento di un convegno di medicina alternativa all'università di Bologna.
Insomma, l'elenco potrebbe essere infinito e quindi con gli esempi mi fermo qui.

Qualcuno potrebbe dire: ma come, sono i venditori di medicine alternative che denunciano chi parla di loro?  Il mondo al contrario?
Beh, diciamo che chi non ha nulla da perdere in quanto a reputazione non si fa tanti problemi a perderla ancora di più e le tenta tutte pur di non perdere soldi, inoltre queste persone hanno, nell'intimidazione, una delle poche armi per farsi "grossi". I loro seguaci invece si muovono per "lesa maestà", nessuno si deve permettere di criticare il sacro nome del guru.

Recentemente anche un politico si è reso protagonista di un caso del genere. L'intimidazione come unica risposta possibile in una discussione che lo vedeva subissato di critiche ed evidentemente in imbarazzo e si sa che l'immagine per un politico è tutto.
Inondato di proteste in seguito ad una sua affermazione piena di errori e scorretta, il politico prima ha usato l'arma della censura (commenti cancellati, contraddizioni, risposte ad altri argomenti) ed infine ha querelato un giornalista che si era "permesso" (senza usare una sola parola fuori posto) di criticare l'uomo di potere.

Avete mai visto un "complottista" o uno di quelli che spargono bugie o terrore a proposito di farmaci o vaccini denunciato, minacciato o aggredito? No, probabilmente no. Certe azioni sono tipiche dei delinquenti, di chi non ha nulla da perdere, di malviventi e truffatori, per questo le "aggressioni" provengono praticamente tutte da un'unica parte e questo perché chi truffa non ha molte altre armi per "smentire" chi lo scopre.

C'è infatti una caratteristica che permette di distinguere una critica argomentata e seria (e mossa da intenti costruttivi) da una che ha il solo scopo di danneggiare l'attività (a questo punto meritoria) di chi fa divulgazione: l'attacco personale. Quando la critica si sofferma sulla persona, sul suo lavoro, l'aspetto, il nome o a particolari insignificanti, significa che chi la attacca non ha altri argomenti, non può smentire nulla, non ha dati per confutare quelli del divulgatore.
Se scrivessi un articolo di critica nei confronti di una pseudomedicina, chi la promuove potrebbe smentirlo facilmente: fornire dai dati seri ed utili per confutare quanto ho scritto. Se invece iniziasse una sequela di insulti, commenti su errori grammaticali e sull'autore dell'articolo, si può essere sufficientemente certi che si tratta di rabbia, senza nessun argomento serio e che probabilmente l'articolo ha colto nel segno.

Ricordo quando nei primi anni di attività di questo blog, restavo sconcertato dal tono di certi messaggi che mi arrivavano. Insulti gratuiti, minacce personali, insinuazioni, calunnie, inizialmente tutto questo ti disorienta, principalmente perché non te lo aspetti e non sei abituato e forse anche perché ti aspetti uno scontato riscontro positivo al tuo lavoro.
Ma non è sempre così e la stragrande maggioranza delle "critiche" non sono argomentate o giustificate ma un insieme di rabbiosi commenti senza attinenza con quanto scritto.

Si cerca di giustificare con le scuse più ovvie: "è gente strana", "avranno problemi", "saranno stressati" ma poi rifletti sul fatto che è davvero sconcertante che qualcuno impegni il suo tempo a minacciare gli altri perché hanno scritto qualcosa di fastidioso (per loro).
Il fenomeno è talmente diffuso (e preoccupante?) che in Gran Bretagna esiste il "premio Maddox" che prende il nome da John Maddox, editor di Nature (nota rivista scientifica) per 22 anni, appassionato di giornalismo investigativo e che sosteneva l'impegno sociale dei giovani scienziati. Il premio è indetto da associazioni di divulgazione scientifica e dalla stessa rivista Nature e premia scienziati che, nonostante le difficoltà, gli ostacoli e le minacce, si impegnano ad informare correttamente il pubblico. Stand up fo science, è il motto del premio (più o meno "resistenza per la scienza").
Curioso: un premio per chi diffonde la scienza nonostante le difficoltà incontrate, sembra di raccontare una storia medievale ed invece accade oggi.

Qualcuno parla di "prezzo dell'onestà" a me sembra semplicemente il "prezzo" inevitabile dell'esporsi, di dire la propria, di avere il coraggio di prendere posizione, a volte essere impopolari ma certo è un problema che esiste, molto più comodo "stare in mezzo", non scontentare nessuno ed apparire neutrale, farsi i fatti propri insomma.

L'aspetto più strano, comunque, non è certo capire il motivo di questo comportamento (come ho scritto gli interessi ci sono) ma come si sia riuscito a capovolgere la realtà, chi cerca di dire le cose come stanno diventa un "amico dei poteri forti", chi diffonde falsità e bugie un "ribelle al sistema". Io dico che la vera ribellione al sistema sia quella culturale, l'aderenza alla realtà, l'esposizione dei fatti, inventare fandonie e diffondere ignoranza fa semplicemente il gioco del potere.
Una bugia piacevole e rassicurante è più gradita di una verità scomoda e spiacevole ma fa molto male e può portare, in campo scientifico, a gravissime conseguenze.

Come diceva qualcuno: "nell'epoca della falsa informazione, dire la verità è resistenza rivoluzionaria"
Ma non preoccupatevi, chi decide di mettersi a disposizione degli altri non si fa certo fermare da un insulto o da 100 minacce, c'è una qualcosa di molto profondo che muove la maggioranza delle persone che si prestano (...spesso gratuitamente) all'informazione pubblica ed uno che fa rumore non bilancerà mai i mille che incoraggiano, ringraziano, aiutano e sorridono. In fondo, il fatto che qualcuno ricorra a questi mezzi significa una sola cosa: hai colpito con precisione l'obiettivo. L'unico rimpianto: l'assoluta inesistenza delle istituzioni che dovrebbero essere le prime a favorire la corretta informazione e lo sviluppo culturale della popolazione, fondamentalmente non sono fatti che li riguardano e non fanno nulla per sostenere una corretta informazione scientifica e culturale.
Ma chi fa informazione in genere non lo fa per avere qualcosa di materiale in cambio.

Quindi avanti, senza problemi ed alla faccia delle intimidazioni.

Alla prossima.

La prima parte del post è qui.

martedì 14 giugno 2016

Informazione alla faccia dell'intimidazione (prima parte).

Esiste un aspetto della divulgazione scientifica in rete che trovo preoccupante e che probabilmente è poco conosciuto.
Lasciando come intoccabile la libertà di pensiero e di opinione individuale (e l'argomento è più che attuale), non è raro l'atteggiamento di alcune persone che quando si sentono toccate nelle loro credenze o nei loro interessi non si limitano a dissentire o ribattere ma vanno oltre, molto oltre.

Il fenomeno dell'intimidazione nei confronti di chi fa informazione fino ad oggi sembrava limitato ad ambiti molto delicati ed ai margini della società: chi si occupava di cronaca, malavita e grandi interessi rischiava (e rischia) di subire pressioni psicologiche ed a volte anche fisiche con lo scopo di ottenere un "cambio di atteggiamento" o di interesse nei loro confronti.
È sempre successo, infatti, che i malviventi che vedono i loro loschi affari smascherati attraverso la stampa o altri mezzi di comunicazione non si facciano molti scrupoli nell'intimidire chi si fa gli affari loro.
Proprio perché si tratta di un gesto di infimo valore e di atteggiamento delinquenziale, questo tipo di azione non è mai andata oltre certi ambienti ma non sembra essere più così, in parte anche per la diffusione di internet.
Probabilmente parte del fenomeno può essere legato al fatto che gli scambi di opinioni sul web sono "filtrati" da un monitor, non percepiamo di avere di fronte una persona reale e spesso uno sfogo o un pensiero, non proprio nobile, possono diventare vere e proprie aggressioni dovute alla sensazione di "anonimato" (che non esiste) che pervade chi utilizza il web come strumento di comunicazione.
Libertà di opinione non significa però libertà di aggredire chi si ha davanti, saremmo altrimenti in una sorta di gabbia di animali feroci nella quale vince chi urla più forte. Il problema nasce quando persone direttamente o indirettamente interessate da un argomento oltrepassano ogni limite della decenza, dell'educazione ed a volte della legge.
Nel mondo esistono diversi appassionati (molti sono addetti ai lavori, altri semplici divulgatori) che si impegnano nella diffusione di temi dedicati alla salute o alla scienza, si tratta di medici, scienziati, ricercatori, giornalisti, appassionati ma anche semplici cittadini che hanno il piacere di approfondire un argomento scientifico o medico e quando ho iniziato a fare divulgazione non avrei mai pensato di causare l'astio e l'odio che traspare da certi comportamenti, d'altronde che rabbia potrebbe causare un medico che spiega quali sono le basi della medicina, della scienza e che mette in guardia dalle false cure? Si potrà persino non essere d'accordo con alcune opinioni ma che importa? Oltretutto, se per qualsiasi motivo, una lettura provocasse nervosismo o rabbia, basterebbe evitarla, voltare pagina. Se una cosa non interessa non si legge.
Ecco, l'interesse, si parlava di grandi interessi (che poi vanno in coppia con i soldi), non avevo valutato quanto "rompere le uova nel paniere" a ciarlatani e truffatori significasse mettere in crisi eventuali guadagni.

Uno dei punti fondamentali della corretta divulgazione (oltre che dell'onestà personale) è quello di attenersi ai fatti. I commenti e le considerazioni personali sono comprensibili ed inevitabili (o ci si limiterebbe alla fredda e tecnica cronaca, inutile ed a lungo andare noiosa ed impersonale) ma quando chi scrive si limita a fatti documentabili e precisi ha poco da temere, questo aiuta anche a non cadere nella diffamazione (che è un reato). Se dicessi che una presunta cura ha tutte le caratteristiche della ciarlataneria non starei diffamando nessuno (una cura non è una persona ed un medico ha il dovere, prima di tutto professionale, di spiegare la medicina), prima qualità del divulgatore quindi è attenersi ai dati limitando le proprie opinioni non professionali. Nonostante i temi legati alla salute, ai ciarlatani, alle numerosissime truffe del web tocchino quindi innegabili interessi economici, riportare fatti e documenti è un'arma diretta ed efficace contro chi si approfitta della debolezza del prossimo evitandone le ritorsioni.
Davanti ad una cosa del genere chi ha l'interesse a mettere a tacere le voci che rischiano di fare saltare affari e smascherare truffe, non ha altre armi che non siano quelle che tendono ad intimidire chi si "immischia" negli affari (loschi) degli altri
L'intimidazione può avere diverse forme. La più immediata è quella verbale: commenti violenti ed aggressivi, minacce più o meno velate, messaggi in codice (mafioso). Quando si tocca la tasca di qualcuno o l'ideologia di un altro si rischia sempre. Alla minaccia verbale spesso segue quella legale, più "elegante" (molto meno violento dire "ti denuncio", rispetto a "ti picchio") ma altrettanto efficace. Poi l'ultimo stadio: la minaccia fisica, dai messaggi pubblici a quelli privati, sono tanti i divulgatori che devono fare i conti con gente "strana" che riversa la sua rabbia ed il suo odio con una violenza che disturba.
Chi ha affrontato questo tipo di minacce sa che sono fastidiose, non solo per la loro violenza ma anche perché il loro scopo è quello di fare "abbassare la cresta" ma chi le fa forse non immagina che non saranno certo le intimidazioni o la violenza a fermare una passione o la ricerca della verità, anzi, spesso la minaccia risulta in uno sforzo maggiore, in quanto a quel punto è evidente con chi si ha a che fare: una persona perbene non si permetterebbe mai di intimidire il prossimo e chi affronta questa gente si sente ancora più motivato a proseguire nella sua opera.



Non è facile parlare di certe cose senza esporsi. Come definire una ciarlataneria che pretende di curare varie malattie o addirittura il cancro? Termini "cura non scientifica" o "cura non provata" sono tanto corretti quanto poco d'impatto, ma affermare che uno o l'altro guaritore siano dei truffatori o dei ciarlatani è molto più rischioso e, c'è poco da fare, non rispetta la legge, per questo motivo chi scrive deve sempre stare attento ad ogni parola, a quello che dice, basta pochissimo per capovolgere i ruoli e trasformare il ciarlatano in "offeso" anche perché alla fine chi si trova a vivere ai limiti (quando non oltre) della legalità è talmente sfrontato da rivolgersi alla legge per cercare di incutere timore a chi osa criticarlo. Come definire un medico che si lancia in affermazioni antivacciniste quando sappiamo che i vaccini sono tra i farmaci più sicuri al mondo e che spargere paure è terrorismo sanitario?
Allora perché questi personaggi invece di replicare con dati e fatti si lanciano in (poco velate) minacce ed aggressioni?
Basti pensare che se un'affermazione fosse falsa, basterebbe replicare, smentirla, correggerla, chi querela o intimidisce per rispondere a dei fatti documentati (e quindi non ad ipotesi o "illazioni") ha evidentemente molto da temere da ciò che si scrive di lui.
Per questo motivo non bisogna mai tirarsi indietro, per un'intimidazione devono nascere 100 articoli di denuncia, ogni tentativo di zittirne uno deve diventare l'occasione di moltiplicare per 100 le voci critiche. Ma possibile che la situazione sia così grave?

Possibile eccome.
La cosa che personalmente mi ha più colpito è che le intimidazioni arrivano anche da persone che non avrebbero alcun interesse personale nella vicenda, finché è il guaritore a minacciare è chiaro che si tratta di un tentativo di protezione dei propri affari, ma quando a minacciare è una madre di famiglia, un professionista o un "bravo padre" che non sono coinvolti direttamente nell'attività ciarlatana (a volte si tratta di persone che seguono la pseudocura o semplici sostenitori del guaritore) bisogna porsi qualche domanda.
Non vi annoierò con le indimitazioni che ho ricevuto da quando mi occupo di certi argomenti ma ne racconterò in breve solo una per mostrare a cosa si arriva.
Qualche anno fa, dopo la pubblicazione di una mia intervista su un quotidiano nazionale, un signore scrisse alla redazione del giornale raccontando come io fossi "notoriamente pagato dalle case farmaceutiche".
Non unì alla sua mail prove o rivelazioni scottanti (che ovviamente non esistono), scrisse proprio che "si sa" che io avrei chissà quali nascosti interessi. Come immaginate una persona che fa una cosa del genere? Un povero disadattato? Un ragazzino un po' fuori di testa?
No, cercando l'autore del messaggio scoprii che si trattava di un avvocato (ed un avvocato dovrebbe sapere cosa significa "calunnia"), conosciuto, titolato e che svolge consulenze per enti statali. A me non sconvolse la calunnia ma il mittente, perché questa persona ha sentito il "bisogno" di calunniarmi?
Questa persona non ha manifestato il suo dissenso o la sua protesta ha mirato proprio a screditarmi e senza una sola prova in mano, a caso: "pagato dalle case farmaceutiche" (che poi, anche se fosse, bisognerebbe dimostrare che questo presunto pagamento sia frutto di un reato).

Il quotidiano che ricevette il messaggio si mise a disposizione per una mia eventuale azione legale. Rinunciai (anche se economicamente non mi sarebbe costata nulla), mi sono messo nelle vesti di quell'avvocato, davvero: se una persona arriva ad un gesto demenziale del genere ha qualcosa che non va, ha dei problemi seri ed io non ho voluto creargliene altri, la sua presumo sia stata estrema ed incauta superficialità e leggerezza.
Come può una persona inventare vere e proprie fandonie da romanzo di spionaggio di serie B su una persona che nemmeno conosce? Non è normale.

Succede, eccome se succede. È successo recentemente anche ad una mamma che ha sentito il dovere di esporsi in prima persona dopo che la figlia si ammalò di pertosse. La donna ha iniziato un'opera di sensibilizzazione a favore dei vaccini, tutto gratis, solo volontariato. Non è passato molto tempo per trasformarla in bersaglio di insulti e critiche, illazioni e vere e proprie diffamazioni da parte di "antivaccinisti" ma non "professionisti" del settore o business men dell'alternativo, altre mamme e papà che però la pensavano diversamente da lei e, solo per questo, si sono trasformate in belve feroci cariche d'odio. Succede ad un docente universitario che ha iniziato a fare divulgazione sempre sul tema vaccini che ha ricevuto insulti, minacce, denigrazioni con uno scopo preciso: demolire il messaggero per non fare arrivare il messaggio.

Uno dei motivi che spinge persone non direttamente coinvolte dall'attività dei guaritori a diventare "paladini violenti" di un'ideologia, è quello che sono i guaritori stessi a promuovere ed incoraggiare un atteggiamento intimidatorio ed aggressivo, chiunque osi porsi domande o addirittura critichi le parole del "guru" non solo non ha diritto di parola ma deve essere fermato in tutti i modi, in una sorta di "crociata" a favore della verità (che in questi casi risiede, naturalmente, nelle idee di chi gestisce gli affari del gruppo"). Non per niente i toni di questi "guru" sono spesso mistici, esagerati, biblici, con richiami e citazioni religiose, con "chiamate alle armi" di antica memoria. I "nemici" sono coloro i quali si contrappongono che vengono prima descritti come corrotti, maligni, collusi ed "inviati" da non precisate entità sovrane per contrastare il "bene assoluto" e poi impersonificano la causa principale della "non diffusione" di quella medicina alternativa, il nemico da eliminare. Quando questo non sortisce l'effetto desiderato il "guru" passa alle minacce velate e poi a quelle chiare. Per questo moltissime pratiche alternative hanno caratteristiche settarie e, come in una setta, ciò che dice "il capo" è una missione da compiere. Si potrebbe pensare che un seguace di una pratica alternativa, essendo libero di praticarla, non avrebbe nessun motivo per aggredire, perché farlo allora?
Proprio per quello che ho detto, l'appartenenza ad un gruppo, il senso di "setta" chiusa che non permette intromissioni o "sacrilegi" e spesso, non a caso, sono proprio i seguaci e mai il "guru" a compiere gli atti più illegali e violenti, proprio come in un gruppo di fanatici.

Qualche mese fa, partecipando ad una conferenza su uno dei temi più noti relativi a "cure miracolose", un docente universitario disse chiaramente di non volere entrare nel tema preciso del convegno ma di volere restare sul generico. Perché? Lui disse che, "avendo famiglia ed una posizione", non voleva esporsi.
Non mi piacque questa sua mancanza di coraggio ma nello stesso tempo mi fece riflettere sul fatto che si è quasi come dei "carbonari" per un semplice motivo: ti metti contro qualcuno, un guru che si è creato un seguito, che ha plagiato tante persone e quindi metti la tua faccia contro le idee (spesso dogmatiche) di tanti. Non tutti riescono a reggere il peso di questa responsabilità.

Come contrastare questi deliri?
Semplicemente facendo il proprio dovere, ignorandoli finché possibile, rivolgersi a chi di dovere quando si oltrepassa il limite e posso assicurare che quando certi "leoni da tastiera" hanno a che fare con un tribunale, diventano pecorelle smarrite.
Il "mestiere" di blogger, di giornalista, di divulgatore, espone necessariamente a critiche ed inimicizie ma non si può tornare indietro, lottare contro le mistificazioni è un dovere morale ed umanitario (ed è un lavoro, per qualcuno), oltre ad essere una passione che se ti prende non ti abbandona mai più. Parlando con uno dei miei "colleghi" di divulgazione scientifica, commentando questi fatti, ho detto che non possiamo permetterci di avere "paura" o di tirarci indietro davanti questi avvenimenti, non potremmo altrimenti pretendere che chi ha a che fare quotidianamente con delinquenti o gente pericolosa possa lavorare serenamente. C'è sicuramente la possibilità di difesa legale (chi va oltre può sempre beccarsi una bella denuncia) ma non sarebbe meglio fermarsi prima?
Può suscitare un sorriso sapere che negli unici due casi in cui mi sono sentito in dovere di denunciare chi mi ha pesantemente diffamato (il famoso "limite" era stato abbondantemente superato), gli aggressori, "duri" e violenti dietro ad un monitor, si sono trasformati in personaggi miti ed inoffensivi, chiedendo perdono ed il ritiro delle denunce, l'ho fatto ma in cambio hanno dovuto versare delle somme in beneficenza ad organizzazioni da me indicate cosa che è avvenuta senza problemi: come si vede l'ideologia si scioglie dietro ad una semplice, banale, perdita economica.

Chi usa la minaccia o l'intimidazione per "avere ragione" ha comunque già perso: dimostra automaticamente di avere torto. Chi ha dei fatti dalla sua parte non ha bisogno di usare altro e intimidire chi critica con i fatti significa che quei fatti portano fastidio.

Nessuno oltretutto è obbligato a leggere o seguire qualcosa che va contro le proprie convinzioni, se sono contro le corride non andrò mai in un'arena in Spagna, mi sembra evidente.
Non è minacciando che si ottiene qualcosa e l'intimidazione è il segno di aver colpito il primo interesse di chi vende un prodotto: il denaro.
Per chi crede che questi fenomeni siano rari o isolati, nella seconda parte di questo articolo racconterò episodi noti o meno di intimidazione alla scienza o ai suoi rappresentanti, si noterà come lo "scontro" ideologico arriva a limiti inimmaginabili.

Alla prossima.