Se abbiamo una possibilità di cura, questa è nella medicina, né nei riti magici e nemmeno tra le pieghe delle tante finte terapie che si trovano in giro. Questo è da ribadire perché un insistente marketing da parte della lobby dell'alternativo, cerca di dipingere la medicina ed i luoghi in cui si pratica come un girone infernale ed il paradiso sarebbe rappresentato da granuli di zucchero, massaggi energetici o pozioni magiche. Si tratta di una grossa bugia con il solo scopo di guadagnare senza curare.
La medicina è fatta dall'uomo, con tutte le conseguenze, anche negative ma non esistono "alternative" ad essa, è un controsenso.
La medicina è il risultato di un percorso, di controlli, prove ed esperienza. Alternativa a tutto questo è affidarsi all'improvvisazione, al caso, all'opinione personale e questo, quando si parla di salute, è molto pericoloso.
Se è corretto limitare l'uso dei farmaci quando non necessari e l'eccessiva medicalizzazione di ogni atto umano, quando si ha un problema non c'è pozione magica che ci possa salvare. La medicina si usa quando c'è qualcosa che non va ed ovviamente, questo qualcosa, spesso succede quando meno ce lo aspettiamo. Per questo spesso si commette un errore molto grave, considerare le pseudomedicine come qualcosa di inoffensivo. La stessa omeopatia, la pseudomedicina più diffusa al mondo, fa suo uno slogan che è un pugno in faccia alla ragione: "non ha nessun effetto collaterale", evidente, se non contiene nulla non provoca nulla di negativo ma nemmeno di positivo.
La medicina è fatta dall'uomo, con tutte le conseguenze, anche negative ma non esistono "alternative" ad essa, è un controsenso.
La medicina è il risultato di un percorso, di controlli, prove ed esperienza. Alternativa a tutto questo è affidarsi all'improvvisazione, al caso, all'opinione personale e questo, quando si parla di salute, è molto pericoloso.
Se è corretto limitare l'uso dei farmaci quando non necessari e l'eccessiva medicalizzazione di ogni atto umano, quando si ha un problema non c'è pozione magica che ci possa salvare. La medicina si usa quando c'è qualcosa che non va ed ovviamente, questo qualcosa, spesso succede quando meno ce lo aspettiamo. Per questo spesso si commette un errore molto grave, considerare le pseudomedicine come qualcosa di inoffensivo. La stessa omeopatia, la pseudomedicina più diffusa al mondo, fa suo uno slogan che è un pugno in faccia alla ragione: "non ha nessun effetto collaterale", evidente, se non contiene nulla non provoca nulla di negativo ma nemmeno di positivo.
Farsi abbindolare dalle sirene affascinanti della medicina alternativa quindi può essere quindi un brutto salto nel buio, anche logico: se qualcuno non si fida della medicina che subisce dei controlli e delle verifiche, come può fidarsi di qualcosa che non ha mai dimostrato di funzionare e che fugge il controllo?
Anche l'evento più fisiologico che esista, il parto, può complicarsi e la cosa da ricordare è che la maggioranza delle complicazioni da parto sono imprevedibili. Proprio per questo conviene avere a disposizione i mezzi per provare a rimediare.
Ho già parlato altre volte della possibilità di partorire a casa, per certi tipi di gravidanza (per esempio quelle senza patologie o condizioni di rischio, in donne che abbiano già partorito), il parto in casa è una possibilità che non espone a particolari rischi (ed anzi sembra avere dei benefici). Già, però certi rischi non puoi prevederli e quindi si devono tenere presenti alcune cose. Ad esempio farsi assistere da personale qualificato, oppure assicurarsi di poter raggiungere un ospedale in breve tempo. Oppure fidarsi della medicina, dipinta come il male da alcuni ma che ha consentito, anche a questi furbetti della salute, di arrivare integri fino alla loro età.
Non ci sono leggi che regolano il parto, non possono esserci, così in qualche nazione non è prevista una regolarizzazione del settore dove quindi chiunque può improvvisarsi ostetrica ed agire come preferisce.
Così è accaduto in Australia il 24 gennaio 2012.
Così è accaduto in Australia il 24 gennaio 2012.
Caroline Lovell, 36 anni, ha scelto di partorire a casa sua e di provare il parto in acqua utilizzando la vasca di casa, è stata sempre attratta dalla possibilità di partorire in casa, anche se il primo suo parto avvenne in ospedale. Ad assisterla Gaye Demanuele, ostetrica, nota nell'ambiente ed anche lei decisa attivista per il parto in casa (ed attiva anche su altri fronti come il pacifismo) che, quattro mesi dopo il parto di Caroline, scelse di cancellarsi dal registro delle ostetriche australiano perché non voleva fare parte di un sistema che obbliga le donne a ricevere farmaci e trattamenti medici durante il parto. Secondo la donna il parto in ospedale "riduce la possibilità delle ostetriche di prendersi cura delle donne in un sistema sanitario centrato sulla persona e olistico [...] un sistema nel quale troppe donne e bambini soffrono gli effetti di frequenti procedure, spesso non necessarie, che procurano un trauma fisico e psicologico alla nascita".
Una posizione forte e nemmeno così rara, anzi, molto comune nella ristretta cerchia delle ostetriche estremiste (anche di casa nostra) che terrorizzano la donna dipingendo il parto in ospedale come un'esperienza terribile (ed al contrario quello a casa, ovviamente assistito da loro, come la soluzione ideale).
Idee estreme che non hanno come scopo quello (corretto) di ridurre la medicalizzazione della gravidanza e del parto, questo infatti non significa rigettare la scienza ma usarla se serve mentre le ostetriche "olistiche" hanno uno scopo molto più personale (e venale). Il parto non è un evento da medicalizzare ma è un evento come un altro e, come qualsiasi evento, può diventare (molto raramente) problematico. Il punto è che quando si è impregnati di ideologia si tende a diventare estremisti e invece di considerare ogni caso come caso singolo si combatte una guerra contro tutto ciò che è medicina, come se rappresentasse il male, dimenticando che il male ci colpiva duramente e senza sosta proprio quando la medicina non esisteva.
Una posizione forte e nemmeno così rara, anzi, molto comune nella ristretta cerchia delle ostetriche estremiste (anche di casa nostra) che terrorizzano la donna dipingendo il parto in ospedale come un'esperienza terribile (ed al contrario quello a casa, ovviamente assistito da loro, come la soluzione ideale).
Idee estreme che non hanno come scopo quello (corretto) di ridurre la medicalizzazione della gravidanza e del parto, questo infatti non significa rigettare la scienza ma usarla se serve mentre le ostetriche "olistiche" hanno uno scopo molto più personale (e venale). Il parto non è un evento da medicalizzare ma è un evento come un altro e, come qualsiasi evento, può diventare (molto raramente) problematico. Il punto è che quando si è impregnati di ideologia si tende a diventare estremisti e invece di considerare ogni caso come caso singolo si combatte una guerra contro tutto ciò che è medicina, come se rappresentasse il male, dimenticando che il male ci colpiva duramente e senza sosta proprio quando la medicina non esisteva.
Caroline aveva già avuto un primo figlio partorito in ospedale con la complicanza di un'emorragia post partum (fattore che aumenta il rischio che l'incidente si ripresentasse la seconda volta) ed aveva espresso al suo medico curante ed ai ginecologi che l'avevano vista in ospedale l'intenzione di partorire a casa, rifiutando alcuni farmaci (era moderatamente anemica) e dei controlli. Un elemento importante è proprio il fatto che la sua gravidanza non aveva le caratteristiche che permettevano un parto in casa con pochi rischi, secondo le linee guida più moderne Caroline avrebbe rischiato di meno partorendo in ospedale, l'unica speranza è che fosse informata di questo particolare.
Passa quindi il tempo e si arriva alla fine della gravidanza.
Passa quindi il tempo e si arriva alla fine della gravidanza.
Il parto arriva quando previsto, tutto va bene. L'ostetrica la lascia da sola, dentro la vasca in una stanza buia per non interferire nel primo approccio mamma-figlio. Durante tutto questo tempo, sembra dalle testimonianze, l'ostetrica non controlla Caroline, non esamina le sue condizioni e, quando la donna si alza per coricarsi in un letto, sviene, perdendo coscienza. L'ostetrica inizia delle manovre (a quanto pare non adeguate) di rianimazione.
A quel punto l'ostetrica che si batte per la libertà della donna si allarma e finalmente chiama l'ospedale. Caroline è in arresto cardiaco.
All'arrivo dei sanitari si riesce a rianimare Caroline e trasportarla in ospedale ma l'emorragia e l'arresto cardiaco hanno già compromesso la situazione, i danni sono irreversibili e la donna muore dopo 12 ore.
Emergono particolari preoccupanti. Raccontati dal coroner alla stampa, quasi tutti i particolari della vicenda provengono dalla testimonianza diretta di un'altra ostetrica, giovane, alle prime esperienze e che accompagnava la Demanuele durante la sua attività, al parto ha assistito anche una "doula" (donna senza competenze che fa "compagnia" alla partoriente).
Sembra che l'ostetrica non si sarebbe nemmeno curata di infomarsi bene sulle complicanze che sarebbero potute sorgere nel parto di Caroline per problemi che la donna già aveva (tra i quali l'emorragia sofferta in occasione del primo parto), alcuni fattori di rischio sottovalutati e che, non solo non avrebbe controllato le condizioni della donna ma non si sarebbe nemmeno allarmata vedendo l'acqua della vasca colorata dal sangue. La testimonianza del coroner australiano aggiunge un particolare raccapricciante.
Quando Caroline provò ad alzarsi dalla vasca, fece presente di sentirsi male, disse di sentirsi morire e chiese quindi all'ostetrica di chiamare l'ambulanza richiesta non ascoltata.
La ragazza riprova ad alzarsi ma non riesce, reclina la testa, respira molto velocemente ed appare agitata, secondo l'ostetrica tutto questo sarebbe dipeso da una crisi d'ansia che la Demanuele "risolse" dando alla donna dell'omeopatia (arnica) e fiori di Bach (rescue remedy).
Da quanto si sa la vicenda assume toni davvero drammatici, soprattutto perché sarebbe emerso che l'emorragia di Caroline non sarebbe dipesa da un problema grave (per esempio legato all'utero) ma da due lacerazioni, complicanze frequenti che spesso richiedono una semplice sutura che si esegue in pochi minuti. La donna quindi sarebbe deceduta per una emorragia molto lenta ma fatale e soprattutto facilmente risolvibile.
La ragazza riprova ad alzarsi ma non riesce, reclina la testa, respira molto velocemente ed appare agitata, secondo l'ostetrica tutto questo sarebbe dipeso da una crisi d'ansia che la Demanuele "risolse" dando alla donna dell'omeopatia (arnica) e fiori di Bach (rescue remedy).
Da quanto si sa la vicenda assume toni davvero drammatici, soprattutto perché sarebbe emerso che l'emorragia di Caroline non sarebbe dipesa da un problema grave (per esempio legato all'utero) ma da due lacerazioni, complicanze frequenti che spesso richiedono una semplice sutura che si esegue in pochi minuti. La donna quindi sarebbe deceduta per una emorragia molto lenta ma fatale e soprattutto facilmente risolvibile.
Se così fosse si tratterebbe di una tragedia immensa.
Caroline |
Ora l'ostetrica è sotto accusa (qui il rapporto del coroner, è molto lungo ed in inglese) ed emerge il fatto che si tratterebbe già del terzo parto in casa conclusosi tragicamente nel quale sarebbe coinvolta la donna, nei due precedenti sarebbero morti i neonati (ed in uno di questi casi emerge un altro rifiuto dell'ostetrica di chiamare un'ambulanza). Tra gli elementi che ha sollevato l'avvocato dei parenti di Caroline si sottolinea il fatto che l'ostetrica abbia agito "di testa sua" e questo che sembra un particolare insignificante è invece fondamentale. Esistono delle procedure e delle pratiche che possono aiutare in caso di difficoltà. L'esperienza e la competenza professionale sono fondamentali in questo tipo di lavoro ma davanti ad un'emergenza si devono prendere dei provvedimenti precisi. Proprio l'assoluta mancanza di questi provvedimenti (mancato controllo, mancato allarme, mancata terapia) pesano come un macigno nelle responsabilità dell'ostetrica che ora dovrà risponderne ai magistrati australiani. Ma il punto non è l'eventuale presenza di un reato (da accertare) ma il fatto che in presenza di fattori di rischio il parto in casa sarebbe stato più insidioso, che davanti a delle complicanze siano stati presi provvedimenti inadeguati (omeopatia), usare le "opinioni personali" in medicina, è questo il punto.
Le autorità del paese ora chiedono una campagna informativa per la popolazione che raccomandi di rivolgersi solo a personale qualificato e che rispetti gli standard previsti in questi casi e lo stesso è chiesto da associazioni per i diritti dei cittadini e da molte persone che sono rimaste colpite dal fatto. Il clamore per la vicenda, inizialmente locale, ha iniziato ad estendersi in tutto il mondo ed è stato creata anche una pagina Facebook che chiede una riforma delle regole per i parti in casa riferendosi alla storia di Caroline.
Le autorità del paese ora chiedono una campagna informativa per la popolazione che raccomandi di rivolgersi solo a personale qualificato e che rispetti gli standard previsti in questi casi e lo stesso è chiesto da associazioni per i diritti dei cittadini e da molte persone che sono rimaste colpite dal fatto. Il clamore per la vicenda, inizialmente locale, ha iniziato ad estendersi in tutto il mondo ed è stato creata anche una pagina Facebook che chiede una riforma delle regole per i parti in casa riferendosi alla storia di Caroline.
Io aggiungo: partorire a casa può essere una scelta utile ma va valutata con attenzione. Se si sceglie questa via rivolgetevi solo a personale con i titoli previsti per farlo e soprattutto se queste persone sono abituate a lavorare con false medicine (fiori di Bach, omeopatia, energie...) state molto attente, la proposta di questo tipo di false cure in caso di vere complicazioni o vere malattie è segno di incompetenza.
Questo è qualcosa che dovete conoscere bene prima di decidere.
Alla prossima.
Quando si parla di parti in casa mi piace raccontare la "mia" esperienza (o meglio, quella di mia moglie).
RispondiEliminaC'è da dire che la mia prima figlia era podalica, per cui il parto naturale ci era stato vivamente sconsigliato e dato che a mia moglie interessava poco e niente il partorire in sé ha accettato di buon grado l'idea del cesareo. Quindi non c'erano alternative, si andava in ospedale.
Fatto sta che mia moglie ha auvto complicazioni, atonia dell'utero post-partum e emorragia. Non ho temuto per la sua vita perché vedevo la tranquillità nei medici, seppure velata di urgenza dal modo in cui si muovevano e intervenivano, ma è stato comunque un calvario, mia moglie ha perso più di 2.5 litri di sangue ma dopo qualche ora eravamo in stanza con la nostra pupetta.
Ora, sebbene sia meno probabile (Salvo, il ginecologo sei tu e potrai correggermi, ma questo è quello che mi è stato detto dai medici dell'ospedale), è possibile che si possa verificare anche in caso di parto naturale. E in quel caso, fossimo stati in casa con l'ostetrica, non so se avrei ancora avuto una moglie accanto. O comunque ci sarebbe stato da chiamare l'ambulanza e andare d'urgenza all'ospedale.
Due anni dopo ci toccò scegliere se partorire naturalmente. Mia moglie scelse nuovamente di no. Diceva: le complicazioni ci possono essere, la probabilità è anche più grande visto che ho già subito un cesareo, e tra un cesareo d'urgenza e un cesareo programmato preferisco il secondo. E così fu. E anche quella volta, atonia.
Fortunatamente e anzi direi OVVIAMENTE i medici, consapevoli di questo problema, avevano già a disposizione le attrezzature e i medicinali necessari per controbatterla. Il risultato è che mia moglie perse "solo" un litro di sangue o poco meno, tutto durò molto meno e anche la ripresa fu estremamente più facile.
In questo la storia di mia moglie mi ricorda quella di Caroline, dove una complicazione era conosciuta e proprio per questo si sarebbe dovuti andare molto molto molto più cauti. Cosa che nel nostro caso, in ospedale, è stato fatto.
Inoltre non ho niente da dire sul lato umano, l'intero personale dell'ospedale (a parte un'ostetrica odiosa) è stato molto gentile e comprensivo, i medici hanno sempre rassicurato mia moglie sulle sue paure (ricordo che chiese al ginecologo il giorno prima del secondo parto se potesse morire, e lui disse molto gentilmente che non poteva garantirle che non sarebbe morta, ma che la probabilità era così bassa che si sarebbe dovuta preoccupare più del tratto in macchina da casa all'ospedale).
Poi immagino che ci siano storie diverse di persone deluse dagli ospedali, ma mia moglie ha, nonostante i problemi avuti, un buon ricordo del suo "parto super-medicalizzato".
Nel caso di mio figlio c'è stato un prolasso del funicolo, se fossimo stati in casa sarebbe morto.
RispondiEliminaIo penso che una persona come quella non si possa definire un'ostetrica estremista, ma un serial killer, spero che le diano l'ergastolo.
Ho avuto una gravidanza gemellare quindi credo che sia uno dei casi in cui partorire in casa è proprio da scemi. Ovviamente mi sono affidata all'ospedale, tralasciamo che sono stata coccolata come non mai e che sono voluta rimanere qualche giorno in più...
RispondiEliminaAd ogni modo ho deciso di fare il parto naturale, il parto è andato bene anche se la seconda si è girata e il ginecologo è intervenuto provando a girarla in sede per poi tirarla fuori podalica, il problema grosso è stata la placenta.
Non usciva.
Hanno dovuto tirarla via, ho avuto un'emorragia importante.
Io credo che occorre fidarsi e mettersi nelle mani di chi fa quel mestiere!
Nel '95 seguivo un corso pre parto organizzato dalle ostetriche della mia Usl. Da loro venni a sapere che esisteva la possibilitá di partorire in casa. (Non lo presi neanche in considerazione ) Oppure in un ospedale a una ventina di km di distanza con una stanza arredata come fosse casa propria. Con mamma della partoriente e marito fra i piedi a fare la ola e tante foto. E con la possibilità di avere subito con sè il neonato. Seppi anche che in un altro ospedale un pò più lontano potevo partorire in acqua. Scelsi l' ospedale della mia città, sicuramente più grande , attrezzato e migliore, dove il marito era ammesso in sala parto ma non costretto ( e non ero così sicura che l' avrei voluto fra i piedi dato che mi trovavo indaffarata a partorire ), dove ho tenuto in braccio mio figlio lo stretto necessario per allattarlo nella nursey , risparmiandogli l' andirivieni di parenti e amici miei e delle donne ricoverate nella mia stessa stanza. E riposandomi e dormendo bene almeno quel paio di giorni dopo il parto. Rifarei le stesse scelte. Anche se ho avuto un parto superveloce ( solo 2 ore dall' inizio del travaglio alla nascita );e privo di complicazioni. Non mi sono sentita sola in un ambiente estraneo. In sala parto eravamo in tanti : oltre a marito, ginecologa e ostertica una inaspettata decina di giovani medici a imparare. Beh, in fondo è stata una festa da ricordare. Ma il parto è stato per me una fase di passaggio, non il momento clou nella mia vita di donna. Come tale ho cercato di sbrigarlo nel modo più veloce, efficiente e sicuro. Perchè tutto il bello arriva dopo. E non vale la pena di giocarselo in un paio d' ore.
RispondiEliminaUna mia conoscente, un po' di anni fa, ha deciso di partorire in casa, aiutata da un medico. Tutto andò bene, per fortuna, e si svolse senza incidenti. Rimane l'incomprensibilità di questa scelta, che sia che mia moglie vediamo come una inutile regressione.
RispondiEliminaHo alle spalle due parti precipitosi e pretermine. Soprattutto per il secondo bambino, nato con una prematurità severa, non passa giorno che io non ringrazi il personale che mi ha assistito, in ospedale, e che ha permesso a me e mio figlio di non rimetterci le penne.
RispondiEliminaSono grata alla medicina e questo rende per me incomprensibili scelte come quella riportata nel post.
Segnalo questo blog che raccoglie testimonianze simili, di come la fascinazione per il naturale a tutti i costi nel parto in casa abbia talvolta esiti devastanti:
http://hurtbyhomebirth.blogspot.it
Mi chiedo come si possa consapevolmente affidarsi ad un'ostetrica magari bravissima a farti pat-pat sulle spalle durante il travaglio nel calore di casa tua, ma che poi non ha i mezzi per gestire un'emergenza o nemmeno per riconoscerla.
Ma soprattutto mi chiedo come si riesca a sopravvivere a certi drammi, dovuti solo a incoscienza e disinformazione. Se quel "sarebbe accaduto comunque" che ci si racconta poi basti a dormire sereni la notte.
Il mio primo figlio è nato con la ventosa. Da quello che mi ha raccontato mia moglie stava andando in sofferenza e persona l'ostetrica che conoscevamo come una persona di un calma infinita iniziò ad agitarsi quando vide che le cose si complicavano. Fortunatamente tutto è andato per il meglio ma mi chiedo, in casa senza ventosa avrebbe utilizzato uno sturalavandini?
RispondiEliminaCondivido in toto le posizioni espresse nell'articolo.
RispondiEliminaA supporto (come se ce ne fosse bisogno) posso solo portare la mia esperienza: un parto naturale in ospedale senza alcun intervento medico invasivo.
Sì: ho scritto "naturale in ospedale" e spero non me ne vogliano le talebane del parto "alla vecchia" per cui occorre sgravidarsi in mezzo ai boschi col suono di acqua corrente e cinguettio di passerotti nelle orecchie -.-
Non ho fatto induzione, nessuna manovra particolare in fase di espulsione, niente episiotomia, niente ventosa e ovviamente nessuna complicazione (altrimenti qualcuno sarebbe intervenuto).
Non ho fatto neppure l'epidurale ma non per una vocazione al martirio o per sentirmi una "vera mamma", come molte ancora oggi sostengono si debba fare: semplicemente non potevo affrontarne la spesa (non ne sono stata affatto felice ma ho sostituito l'anestesia con imprecazioni varie).
Insomma, il tutto per dire che si può certamente affrontare un parto senza sovramedicazione anche in una sala parto attrezzata: il fatto che il personale qualificato per ogni evenienza sia presente (o a portata di voce almeno, dato che io ero sola con mio marito e l'ostetrica) e che l'ambiente sia equipaggiato con ogni supporto che potrebbe essere utile, oltre ad avere anche una sala operatoria a pochi metri di distanza, non implica necessariamente che si debba utilizzare tutto ;)
Nel mio caso in particolare credo che siano stati utilizzati solo pochi cm di filo di sutura per ricucire la lacerazione creata dalla capoccia (bella grande) di mio figlio. Tutto qui.
Ecco i dispositivi medici usati nel mio parto: del filo.
Alla faccia del parto medicalizzato!
Alcuni movimenti estremisti lasciano credere che il parto in ospedale sia una sorta di inferno dal quale si esca vivi per miracolo. Anche in questi giorni c'è una campagna criminalizzante che parla addirittura di "reato di abuso ostetrico", tra le varie follie sarebbe previsto (c'è una proposta di legge) il carcere per chi fa partorire la donna supina (a pancia in su) o chi espone parti del suo corpo nudo (e dovrebbero fare a questo punto una legge che indichi come partorire con i vestiti).
EliminaAl netto delle inevitabili maleducazioni personali (ma anche incompetenze) e dei frequenti problemi di comunicazione o superlavoro, il parto in ospedale è un parto normalissimo e di passi avanti ne sono stati fatti.
Io ho vissuto il passaggio tra la vecchia ostetricia italiana (ostetriche non laureate, atteggiamento paternalistico, medici/padroni, donne senza alcun diritto ed altro) e la nuova, il salto è enorme e positivo e sembra di vivere in due epoche diverse.
Le ostetriche che ho conosciuto io nella mia carriera (quasi tutte ospedaliere) sono nella stragrande maggioranza dei casi, persone gentili, competenti, serie. Se ci sono le incivili o quelle che farebbero meglio a cambiare lavoro? Ovvio, perché non dovrebbero esserci? Come in qualsiasi attività.
E quando chiedo alle donne come ricordano il loro parto, quasi tutte rispondono in maniera positiva.
Il parto resta un evento che io definisco "animalesco" in senso positivo. C'è poco di "costruito" o "idilliaco", è una delle ultime cose rimaste "come devono essere" e che rispecchiano quello che siamo: degli animali evoluti.
Se poi la TV, i media e certa comunicazione descrivono il parto come una telenovela con la musica di sottofondo è chiaro che qualche donna può vivere un'esperienza che non si aspettava.
Purtroppo non credo siano solo i media a descrivere il parto come una situazione da favola ma anche le donne stesse. Da quello che ho potuto constatare c'è una sorta di gara a chi ha vissuto al situazione più estrema per cui, a quanto pare, non esistono donne che ci mettono più di due ore per partorire, salvo quelle che ce ne mettono quarantotto.
EliminaSi va da "sono arrivata in ospedale alle 19.03 e alle 20.37 Gerardina era già nata!" a "ho sentito un crampo allo stomaco e pensavo fosse fame, ma poi Ferrero è uscito mentre andavo in cucina a prendere una Fiesta!"; uniti ai bollettini di guerra che nemmeno mio nonno in Normandia...
Mi chiedo perché semplicemente non ci si racconti la verità. Personale, certo, e probabilmente un po' deformata dalle emozioni del momento, ma certamente più condivisibile delle assurdità che si sentono di solito.
Personalmente ho avuto due gravidanze splendide e due parti che all'ultimo momento hanno presentato complicazioni quali l'arresto cardiaco della bambina nel primo caso e una posizione scorretta della testa del bambino, nel secondo.
RispondiEliminaEntrambe le situazioni sono state risolte magnificamente e senza conseguenze per nessuno solo ed esclusivamente grazie alla competenza e all'esperienza del personale ospedaliero. E giusto per essere pignola ho cominciato e terminato entrambi i parti in maniera del tutto naturale.
...oddio!!!
RispondiEliminaMi sembra che usare questo caso come esempio per sconsigliare assolutamente il parto in casa sia un po' eccessivo: il comportamento della madre è stato imprudente e quello dell'ostetrica veramente criminale.
RispondiEliminaQuando quindici anni fa mia mnoglie pensò al parto in casa le fu subito detto che era possibile, ma solo fino a che tutti i parametri fossero rimasti nella norma: al minimo accenno di rischio avrebbe dovuto rinunciare al parto in casa e andare in ospedale. Le dissero anche che le vere emergenze sono molto rare e che se ci sono complicazioni i sintomi sono visibili ben prima che diventino un problema.
Fu un parto molto tranquillo e sereno e carico di una magia che ancora adesso ricorto con molta nostalgia.
Al mattino, da quanto la cosa era stata tranquilla e silenziosa, nessuno nella casa si era accorto che durante la notte c'era stato un parto.
C'è da dire che una parte di questa tranquillità consisteva anche nel sapere che in caso di bisogno in pochi minuti un'ambulanza poteva venire per andare in ospedale.
Naturale va bene, ma con discernimento.
usare questo caso come esempio per sconsigliare assolutamente il parto in casa sia un po' eccessivo
RispondiEliminaGuarda, sinceramente a volte mi scoraggio profondamente, uno scrive delle cose, fa attenzione alle parole, cerca di non dimenticare nulla e poi chi commenta lo fa senza molta attenzione. Dove ho scritto che il parto in casa sia da sconsigliare assolutamente?
Hai letto questa parte del post? La copio:
"per certi tipi di gravidanza (per esempio quelle senza patologie o condizioni di rischio, in donne che abbiano già partorito), il parto in casa è una possibilità che non espone a particolari rischi (ed anzi sembra avere dei benefici)."
Saluti.
Io condivido l'opinione sui miglioramenti ospedalieri: avevo avuto dei racconti di estrema medicalizzazione che davvero mi spaventavano, perciò per i miei due figli ho scelto l'opzione Casa del Parto dentro all'ospedale di zona(sì, con marito in mezzo ai piedi e rooming in spinto). Era come essere a casa MA con tanti dottori e tante ostetriche attorno quando servivano (nel mio caso poco).
RispondiEliminaPure un parto in acqua, non mi sono negata nulla, ma per nulla al mondo sarei rimasta in casa.
Hai ragione, scusa, è che trascinato dal leggere di questa tragedia mi era scappata quella frase, come anche la frase conclusiva. Vedrò di stare più attento la prossima volta. E grazie per il lavoro che stai facendo.
RispondiEliminaArticolo che ho apprezzato particolarmente da collega (MMG che avendo tante pazienti giovani segue ben volentieri le gravide) e da gestante a poche settimane dal secondo parto. Lavorando sul territorio ne sento di ogni, e mi sono state anche segnalate pagine fb e gruppi che raccolgono testimonianze raccapriccianti sul parto in ospedale, propugnando come ideale il parto in casa, possibilmente senza medici cattivi intorno che magari si lasciano tentare dalla malaugurata idea di proporti un cesareo, visto come la peggior violazione della magia del parto naturale. Ecco, io sono dell'idea che invece di passare il tempo denigrando il personale che le ha seguite e che verosimilmente ha permesso loro di portare a casa le penne e un figlio sano, queste donzelle dovrebbero accendere ogni mattina un cero alla Madonna e alla buonanima di Porro e di tutti coloro che hanno lavorato per permettere alle donne di affrontare un cesareo e di tornare a casa sui loro piedi a prendersi cura della prole. Peccato che la percezione del rischio sia assolutamente distorta e quello che dovremmo considerare un progresso sia invece visto come una violazione di non si sa quale diritto al ritorno alla natura. Personalmente ho partorito e partorirò nuovamente in ospedale con epidurale (sperando di poterla fare anche stavolta), il mio primo parto è stato da manuale ma con una simpatica emorragia post partum che non ricordo come un momento particolarmente divertente ma che non mi ha preoccupato visto che ero in una struttura adeguata, circondata da medici competenti e in prossimità di una rianimazione e di una TIN. Tutto ciò non ha tolto alcuna poesia, anzi ha permesso a me e a mio marito di vivere la nascita di nostra figlia con la massima serenità.
RispondiEliminami sono state anche segnalate pagine fb e gruppi che raccolgono testimonianze raccapriccianti sul parto in ospedale
RispondiEliminaHo letto quelle pagine, sono parte di una campagna che dovrebbe essere a favore del "parto naturale" (per quello che significa) e "contro l'abuso e la violenza in sala parto" (per quello che significa anche questo). Idea apprezzabile, se ci sono stati casi di maleducazione, abuso, aggressività in sala parto è bene che escano fuori e che non si ripetano in futuro.
Poi però, leggendo quelle pagine, ho trovato uno sfogatoio pubblico, dove molte donne raccontavano le loro disavventure in sala parto.
Peccato che fosse tutto anonimo, senza riferimenti, con storie poco credibili (le classiche "60 ore di travaglio" perché ci sono persone che pensano che la prima contrazione indichi l'inizio del travaglio.
Alcune testimonianze davvero singolari, come quella che racconta disperata di non aver potuto vedere suo figlio immediatamente perché colpita da embolia da liquido amniotico e quindi finita in rianimazione ed in coma per tre giorni, poi, svegliatasi, ha capito di essersi persa il primo contatto con il bambino, ovviamente non ha ringraziato chi le ha salvato la vita ma ha insultato quei medici cattivi che mentre la intubavano non le spiegavano perché.
Infine la legge che vorrebbero fare approvare: previsto il carcere se il personale in sala parto espone parti nude della donna (in sala parto...), la fa partorire supina (a pancia in su) ed altro.
Riassumendo: come trasformare un'iniziativa interessante in una farsa.
Le stavo proprio per chiedere cosa ne pensava di questa campagna.. Sinceramente penso che se si sono verificati abusi questi vadano DENUNCIATI (con tutto quello che ne consegue), tra le linee guida della campagna è espressamente scritto di non fare riferimenti e di lasciare tutto nel limbo dell'anonimato perché "il reato di violenza ostetrica in Italia non esiste quello di calunnia e diffamazione sì".. Non avendo competenze mediche non posso giudicare l'operato del personale di sala (e anche avendone non saprei se da qualche frase si possa farlo) ma non trovo sia corretta una campagna impostata in questo modo.. Se i reati di calunnia e diffamazione esistono un motivo ci sarà..
EliminaSono d'accordo. Quella che poteva essere una corretta (ed utilissima) operazione di denuncia si è trasformata in una campagna anonima, cieca, generalizzante ed inutile. Ribadisco che basterebbe leggere la proposta di legge che hanno proposto per rendersi conto dell'assurdità della cosa, tanto da avermi fatto pensare ad un'operazione pubblicitaria (una legge come quella "progettata" non sarà mai approvata).
EliminaA me quella pagina fb ha fatto molto pensare, quando un numero esorbitante di testimonianze dichiarava di aver subito non una manovra di Kristeller, ma 4, 5, 9! Ovviamente 3 giorni di travaglio, contrazioni subito intollerabili...
EliminaIn più, alla mia domanda riguardo come mai cadessero dal pero quando scoprivano che il bimbo dovesse stare nella nursery e non in camera con loro, la risposta è stata che ti dicono che starà con te, invece non è vero.
A parte qualche storia, che sicuramente nasconde un comportamento scorretto dei sanitari, magari un modo di fare un po' più rude del tollerabile, sembra che molte si siano fatte un film tutto strano del parto, come un momento idilliaco, molto new age come mentalità, e lo scontro con la realtà è stato tremendo, tanto da credere di aver subito qualcosa di atroce.
Io non ho figli, ma non credo partorirei mai in casa, tra l'altro mia nonna ne ha persi tre di figli al momento del parto e 3 su 7 gravidanze è una media parecchio alta.
sembra che molte si siano fatte un film tutto strano del parto, come un momento idilliaco, molto new age come mentalità, e lo scontro con la realtà è stato tremendo, tanto da credere di aver subito qualcosa di atroce.
EliminaPartendo dal presupposto che anche se una donna vive male un momento normalissimo un po' di colpa dei sanitari c'è (almeno di comunicazione) è l'impressione che ho avuto anch'io. Non fosse altro perché la maggioranza delle testimonianze erano chiaramente eccessive (una ha raccontato che con una Kristeller le hanno staccato l'utero ma poi è arrivato il primario a riattaccarglielo salvandole la vita...) o raccontano fatti assolutamente normali ma vissuti malissimo (come quella che dice "ho rifiutato l'anestesia per i punti dell'episiotomia ed il medico sfacciato mi ha detto "ma perché vuole soffrire?"".
Insomma, come dicevo prima, io non dico che non esistano casi di abuso o inciviltà (ci mancherebbe esistono anche da parte delle donne che devono partorire eh? È ovvio, l'umanità è varia) ma lì hanno fatto una raccolta indifferenziata di malesseri di tutti i tipi che quasi niente hanno a che fare con la quotidianità in sala parto.
9 mesi sono lunghi, e spesso si passano a farsi delle lunghissime pippe mentali che dopo 5 minuti che devi curare il piccolo spariscono subito. Conseguenza di tutto ciò è che dietro alla vicenda nascita si sviluppa una furibonda e sicuramente eccessiva ideologia. Il parto di per se è un evento banale (non dal punto di vista medico tecnico, sia chiaro), e di questo noi dovremmo farcene una ragione, e se è vero che dovrebbe essere in parte de-medicalizzato (come dice Salvo di sono degli eccessi da scongiurare), dall'altra a mio avviso deve essere de-ideologizzato.
RispondiEliminaE detto tra di noi, se per caso uno si becca una ostetrica stressata un po' fuori dalle righe, se questa fa bene il suo lavoro se ne può anche fare una ragione. E'la vita, e ci capita di continuo di trovarsi la persona discutibile di fronte.
Oddio un'overdose di buon senso! Di questi tempi potrebbe essere fatale! Complimenti tutto verissimo (soprattutto per quanto riguarda le pippe mentali dei 9 mesi cancellate in una settimana con i pargoli).
EliminaA proposito di pippe mentali... dopo aver lavato il secondo dei miei piccoli assieme alle ostetriche, e lasciando la mamma "coccolarsi" finalmente il suo tesoro dopo un parto naturale, veloce (se 2 hr. dall'arrivo all'ospedale puo' essere tale) ma abbastanza "bestemmioso"...e ci mancherebbe...!!! Ma con addirittura nessun punto di sutura nonostante 4 kg di "vitellino" (ancora un grazie alle ostetriche, carine, disponibili e professionali oltre ogni aspettativa), ero li' per l'appunto con loro, aspettando di andare tutti e tre in camera, rilassandoci un po'. Una di esse ha cominciato a leggere una specie di "testamento-in-vita" di una futura mamma, con tutte le sue richieste da sala parto, la sua ostetrica personale (e gia' qui le "titolari" dell'ospedale pregustavano i conflitti di fronte alla puerpera...), una serie di "riti" e procedure prima e post parto, chi doveva e non doveva esserci, quali profilassi fare o non fare... e una serie interminabile di baggianate "new age", tra musica, colori e aromi (compresa la propria placenta sotto spirito...) che sinceramente mi hanno fatto ridere di incredulita'.
RispondiEliminaMi sa che di fronte alla "cruda" naturalita' dell'atto la gentildonzella non avra' avuto molto tempo di accorgersi se il sitar era meglio del bongo o stavano mettendo su la cavalcata delle valkyrie...
una serie di "riti" e procedure prima e post parto, chi doveva e non doveva esserci, quali profilassi fare o non fare... e una serie interminabile di baggianate "new age", tra musica, colori e aromi (compresa la propria placenta sotto spirito...)
EliminaSuccede spessissimo, lunghe liste di esigenze e desideri che poi si scontrano con le contrazioni, l'epidurale, le urla ed il papà pallido.
:)
Ma non sempre. La placenta sotto spirito è ovviamente un'esagerazione da chi non conosce alcune pratiche e non sa che è l'OMS stessa a dire che 'il taglio tardivo o nessun taglio del cordone sono la procedura fisiologica'
EliminaProbabilmente la donna in questione stava semplicemente chiedendo un lotus e non vedo nulla di male nel desiderare due lucine e un pò di musica se questo può rendere una partoriente più tranquilla!
Voi uomini dovreste partorire almeno una volta nella vita... Forse le battutine e le risatine di incredulità sparirebbero.
La violenza in sala parto comincia esattamente così: con il non rispettare le esigenze di una donna, che posso assicurare sono TUTTE legittime finché non intralciano la pratica medica!
Credo che il succo non fosse ti parliamo in modo piu o meno gentile o mettiamo o meno la musica...ma non si può scardinare la struttura di un sistema che in caso di emergenza deve scivolare ben oliato per delle richieste indubbiamente di preferenza ma sostanzialmente alla necessità di utilità <0 diciamo che se anche si volesse l'aroma di rosa sui mattoni non significherebbe che i mattoni siano edibili come di contro un ristorante viene valutato sempre dalla qualità e la presentazione del piatto. Come nella ristorazione i medici forniscono un servizio e nessuno entro l'etica e la professionalità dovrebbe intralciarli o dovremmo fare noi i medici. Il medico brusco scoccia anche me, il tu é meglio del lei rilassa se si mantiene il rispetto delle parti ma cio nonostante criticherei il lato umano mai quello professionale di uno che per salvarmi facesse la cosa persino piu assurda e medioevale se non avesse altre opzioni possibili...però resta la persona che ti salva la vita...e va ricordato
EliminaHo letto il progetto di legge dell'onorevole Zaccagnini.
RispondiEliminaE' molto dettagliato e specifico, forse troppo.
La mia impressione è che sia scritto più che per le partorienti, per gli avvocati delle stesse.
Stabilisce una serie di norme di comportamento, per lo più di carattere negativo, cioè divieti, cui i sanitari si devono attenere, salvo il caso di urgenza.
Molte di queste prescrizioni mi sembrano una invasione di campo della legge nel campo della scelta medica "secondo scienza e coscienza".
Ma soprattutto rischiano di causare un'aumento del rischio di parto e soprattutto del rischio legale collegato.
Un esempio. E' vietato il cesareo, salvo il caso di urgenza.
Durante il parto si verifica una situazione per cui, secondo scienza e coscienza, sarebbe indicato il cesareo. Sarebbe cioè preferibile, ma non "obbligatorio", diciamo.
Cosa fa il medico.
Non fa il cesareo (vietato dalla legge) e rischia che si verifichino le complicazioni? Finisce sotto processo.
Fa il cesareo? Quindi non si verificano complicazioni (in ragione del cesareo o per "fortuna"). Finisce sotto processo perchè non era (a posteriori!!!) un caso di urgenza.
Aspetta a decidere, per vedere coma va? Aumenta il rischio del parto.
Mi preoccupa una legge, fatta da politici, che dica al mio medico come mi deve curare!!
Oltre a quello che hai notato ci sono delle parti letteralmente ridicole: se la donna è costretta a mostrare le sue parti intime (e quando si partorisce, c'è poco da fare, si esce "da lì"), è previsto il carcere, lo stesso se la donna partorisce a pancia in su: il carcere, sarebbe un reato.
EliminaIn altre occasioni una cosa del genere sarebbe stata definita una barzelletta, invece c'è gente che l'ha presa seriamente ed ovviamente trasformare in reato il parto "a pancia in su" andrebbe a vantaggio delle donne. Ovvio.
Potresti farla partorire in ginocchio, con un lungo abito salva pudore.
RispondiEliminaE per secondare l'uscita del pupo, vai a tentoni!!
La legge Zaccagnini non lo vieta. :-)
Scusate l'ignoranza, ma io pensavo che fosse normale il parto a pancia in su. Come dovrebbe essere secondo loro?
RispondiEliminaIn qualsiasi posizione la donna si senta a proprio agio. Supina, in ginocchio, carponi, accovacciata, in piedi... magari non a testa in giù, ecco :P
EliminaIl parto in posizione litotomica (=supina con le gambe piegate) obbligata, se non è necessario per eventuali manovre, rischia di essere più lungo e doloroso per la donna. In generale, se la donna può scegliere la posizione, trova da sola quella che per lei è meno dolorosa e più agevole per l'espulsione del bimbo.
Ci sono evidenze di casi in cui la donna avrebbe voluto partorire in altra posizione e, senza motivi clinici, gli è stato negato?
EliminaE,se fosse, è una violazione delle linee guida?
E,se fosse, è una violazione delle linee guida?
EliminaSe il parto è fisiologico sì, la posizione supina non migliora gli esiti del parto. Se ci sono complicanze (per esempio alcune che richiedono l'uso della ventosa o altre) la posizione supina è impossibile. Quindi la legge così com'è è scritta malissimo.
Dottore serve che persone come lei appoggiano questa campagna. E si deve anche mettere in luce confrontando la cartella clinica di tante partorienti le bugie che vengono scritte. Faccio un esempio: durante il turno di Tizio e Caio si hanno 9 volte su 10 tagli cesareo per ''mancato impegno''? Perché sempre durante i turni di certe ostetriche (e qui sarebbe opportuno co sentire di fare nomi) si concentrano i casi di maltrattamento? Siamo tutte bugiarde nel confronti delle stesse persone? Il personale della pulizie deve necessariamente entrare a fare il proprio lavoro prima che si copra la donna con un lenzuolino? Una cosa è essere visitata dai medici od ostetriche e un'altra è che entro una squadra con secchio e spazzoloni mentre ancora la mamma si deve ricomporre. L iniziativa partita di Facebook ha delle basi vere,non facciamo l'errore di sminuire. Ogni medico nel suo piccolo puo fare in modo che nel reparto non si trattino così le signore. Non costa nulla investire in un comportamento più umano.
RispondiEliminaMaria. Mamma 2014
Dottore serve che persone come lei appoggiano questa campagna.
EliminaLo avrei fatto MOLTO volentieri se fosse stata organizzata seriamente. Se c'è un problema si analizzi, si usino anche testimonianze (ma verificate, non come gogna pubblica perché se solo una di quelle testimonianze fosse falsa o esagerata, la campagna perderebbe ogni credibilità ed ho il ragionevole dubbio che più di uno di quei racconti sono falsi o esagerati) senza bisogno di perdere l'anonimato (basterebbe una persona competente e controllarne con il permesso dell'interessata, una decina) ed una proposta di legge seria e non demagogica (il carcere per aver fatto partorire una donna supina non me lo tolgo dalla testa, ridicolizza tutto).
La maggioranza delle cose (serie) che vorrebbe la legge sono già "leggi" dell'ostetricia, se non avvengono evidentemente qualcuno non segue le linee guida e le raccomandazioni più recenti, non serve quindi una legge ma una forma mentis diversa.
Non credo serva sminuire o nascondere eventuali abusi ma su un argomento così serio bisogna essere altrettanto seri. Così com'è fatta la campagna non serve a nulla, quella legge non verrà mai approvata e terrorizza le partorienti.
Così com'è quindi non appoggerei proprio nulla.
Se le persone che hanno portato avanti la campagna sapranno renderla attendibile ed utile sarò il primo a farlo.
Primo passo? Controllare le cliniche private, la quasi totalità ha un tasso di cesarei abnorme (anche del 90%), bene, c'è qualcosa che non va o no?
Ah, ora ho notato che sono appoggiate da ASSIS (sito antivaccini del dott. Serravalle) e da un sito di osteopatia, direi che come attendibilità medica la possiamo chiudere qui.
Elimina@Ericcartman
EliminaNon costa nulla investire in un comportamento più umano.
Questo è verissimo.
In molti casi, non solo limitati alla ostetricia, il personale medico e paramedico dimostra pochissima empatia nei confronti dei pazienti.
Ma non credo che lo si possa vietare per legge, nè che sia necessario imporlo per legge.
Sta alla professionalità di ciascun operatore essere all'altezza delle richieste dei suoi pazienti.
Io sono ancora confusa... Che posizione é migliore per lo staff durante il parto? E c' è una base sul fatto che ogni posizione vada bene?o che altre posizioni aiutino a partorire?
EliminaBuongiorno Salvo, segnalo questo articolo, che mi pare faccia di tutta l'erba un fascio, compresa la delirante proposta Zaccagnini:
RispondiEliminahttp://espresso.repubblica.it/inchieste/2016/04/27/news/violenza-ostetrica-quegli-abusi-in-corsia-vissuti-dalle-donne-italiane-1.262726?ref=HRBZ-1
Di solito i suoi post mi piacciono molto (a dire tutta la verità mi ha convinto lei a vaccinare mio figlio!), ma questo mi ha lasciato un'impressione negativa, spero che la mia critica risulti costruttiva… Non crede che mostrare un solo caso di parto casalingo evidentemente criminale sia un po' come usare un solo caso di autismo per screditare i vaccini? Certo, dice anche che il parto in casa in certi casi è preferibile, ma è una frase sola, che non viene approfondita: in quali casi, e perché? ho trovato un articolo che mi sembra più obiettivo, anche se molto semplice: http://www.corriere.it/salute/pediatria/16_gennaio_04/partorire-casa-ampio-studio-indica-tutti-possibili-rischi-30f271a6-b2ad-11e5-a496-ad59edbfe8ea.shtml
RispondiEliminaComunque la ringrazio per il suo lavoro,
Emilia
Sono d'accordo con lei, infatti non ho presentato questo caso per "demolire" il parto in casa. Oltre ad aver detto che in certe situazioni è possibile e pure non rischioso (anzi, pure benefico), un approfondimento l'ho scritto da un'altra parte (qui: http://digrazia-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/02/06/il-parto-migliore-e-quello-piu-sicuro/).
EliminaIn questo caso non si tratta del pericolo di un parto in casa ma di quello di affidarsi a persone incompetenti. È infatti evidente che:
- L'ostetrica era ufficialmente e sfacciatamente contro le evidenze scientifiche (si era pure cancellata dall'albo delle ostetriche).
- L'ostetrica non ha valutato né prestato attenzione ai rischi (presenti e conosciuti) di questo parto.
- L'ostetrica non ha sorvegliato come si dovrebbe (naturalmente basandosi su quanto si sa dalla cronaca) il post partum.
E questo l'ho sottolineato nella frase finale del post, nella quale ribadisco che partorire a casa può essere benefico ma solo a certe condizioni, ricopio: "partorire a casa può essere una scelta utile ma va valutata con attenzione. Se si sceglie questa via rivolgetevi solo a personale con i titoli previsti per farlo e soprattutto se queste persone sono abituate a lavorare con false medicine (fiori di Bach, omeopatia, energie...) state molto attente, la proposta di questo tipo di false cure in caso di vere complicazioni o vere malattie è segno di incompetenza."
Però capisco che un evento drammatico del genere possa ingenerare paure dirette a situazioni sbagliate, esattamente come quando leggiamo delle "morti di parto" in ospedale sembra vi sia una strage degli innocenti in tutti gli ospedali italiani (salvo poi scoprire fossero morti purtroppo inevitabili).
Saluti!
Mi sono resa conto di aver fatto un esempio sbagliato, poiché non c'è nessuna relazione fra vaccini e autismo, mentre c'è fra la morte della mamma australiana ed il parto in casa, ma la critica di fondo permane: non credo sia giusto presentare un solo caso negativo (e che ha ripercussioni emotive molto forti) per parlare del ritorno dei parti in casa.
RispondiEliminaIl mio parto in ospedale è stato senza particolari complicazioni e ho scelto l'ospedale per sentirmi più sicura sia per la mia salute che per quella di mio figlio. Ma non è stata rispettata la fisiologia né la mia persona (induzione per far prima, in 6 in stanza con la porta spalancata a chiacchierare che manco si erano accorti che mi stavano prestando la flebo e avevo il braccio ricoperto di sangue, mentre io nuda facevo da me e altro).
RispondiEliminaCol senno di poi, mi informerei bene per il parto in casa.