Link veloci

venerdì 19 dicembre 2014

MedBunker Classic: Merry Christmas...or not?



Ma è possibile che nei giorni di Natale e capodanno si assista ad un incremento della mortalità?

Pare proprio di sì. Sia la mortalità per malattie cardiache che per altri motivi, ha un picco attorno ai giorni citati.
Lo ha mostrato uno studio che non riesce però a capirne bene i motivianche se ipotizza come causa il ritardo (nei periodi di vacanza si tende a rimandare i controlli e le visite) di diagnosi e l'inizio tardivo di eventuali terapie.

Non è un argomento sconosciuto. Esiste infatti il cosiddetto "Happy New Year heart attack" ("L'attacco cardiaco del buon anno nuovo"). Qualcuno evidenzia pure come l'aumento del consumo di bevande alcoliche (che proprio in quel periodo ha anch'esso un picco) sia causa di problemi cardiaci (soprattutto aritmie). Che anche i suicidi abbiano un picco nel periodo natalizio non credo sia una novità ed i motivi, in questo caso, sono facilmente immaginabili. Ruolo fondamentale giocano spesso la solitudine ed i problemi depressivi. Una review (è un PDF) che analizza vari studi sull'argomento però non giunge a conclusioni univoche. Non è detto che questo picco esista e che sia dovuto esclusivamente a fattori "psicologici". Potrebbe accadere ad esempio che l'arrivo dei soccorsi in caso di suicidio o tentativo di suicidio, in periodo natalizio potrebbe essere meno pronto e tempestivo.
Non voglio quindi essere un messaggero di pensieri tristi e non voglio parlare di malattia in un periodo che spero sia per tutti di rilassamento e di bilanci positivi.
Questo blog è spesso luogo di tragedie e brutte storie ed almeno in questi giorni mi sembra giusto dedicare qualche minuto a dei pensieri positivi e più leggeri.
Quanti di noi per esempio hanno mai pensato ai traumi che può procurare un personaggio come Babbo Natale nei bambini?
I nuovi arrivati imparano a distinguere le figure amichevoli che gli stanno attorno e così conoscono il mondo, riconoscono i propri simili e crescono sereni.
I primi lineamenti che un neonato impara a riconoscere sono quelli della mamma. In genere due occhi, un sorriso, una figura calda, serena e dalla voce suadente e cantilenante. Così un bimbo passa i primi mesi della propria vita.

Poi all'improvviso, in una fredda serata di dicembre, la stessa figura che lo ha tanto coccolato ed addormentato, lo cede alle braccia di un "mostro". Un uomo grasso, con la barba bianca che gli ricopre il volto e con la voce profonda e cavernosa, lo abbraccia togliendolo dal calore materno.
Ed i bimbi reagiscono così:
































Voi avevate (o avete) paura di Babbo Natale?

E dei clown?

Io da bambino odiavo il momento dei clown al circo... ma non per la loro presenza, ma perché usavano spesso far esplodere petardi che mi facevano saltare sulla sedia...

Tornando a Babbo Natale, c'è da dire che si tratta del mistero più misterioso che esista. Milioni di persone dicono di averlo incontrato ed esistono pure foto e filmati con la sua imponente sagoma che si staglia sul bianco della neve. Moltissimi individui dicono di ricordarlo quando da piccoli ricevevano dalle sue mani doni e dolci. Ma allora Santa Claus esiste o no?
Se lo hanno visto in tantissimi, in carne ed ossa, hanno pure scambiato alcune parole con lui. Se esistono prove fotografiche e video e se esistono segni tangibili del suo passaggio, perché questo personaggio non viene preso sul serio?
Babbo Natale viaggia per tutto il mondo portando doni ai bambini in brevissimo tempo. Quale macchinario o quale tecnologia gli permette di effettuare un viaggio così lungo in un periodo di tempo tanto ridotto?
Si è parlato di curvatura spazio-temporale, di viaggio a velocità superiori a quella della luce e di particolari capacità della sua slitta trainata da renne, ma il mistero resta fitto, anche se non del tutto.
I detrattori della sua esistenza dicono che si tratta di un'invenzione delle multinazionali americane delle bevande che lo hanno creato per farci spendere soldi e per ingrassare la popolazione mondiale rendendola schiava delle medicine e delle palestre. Questi gruppi di alternativi portano delle prove (banali) a sostegno delle loro teorie.
Dicono ad esempio che il Santa Claus che la notte di Natale porta i doni ai bambini abbia la barba finta.
In pratica, in base alle loro conclusioni, dovremmo credere ad un enorme complotto di bambini, adulti, venditori di barbe finte e di giocattoli.

Si attaccano ad un particolare insignificante (quello della barba) per invalidare tutta la teoria (che è scomoda, per chi con il Natale ci vive).

Ammetto che a volte analizzando le testimonianze ci sono delle incongruenze, delle distorsioni, come il fatto che ad ogni apparizione Babbo Natale abbia una faccia differente, a volte una voce o il colore degli occhi diverso da quello che aveva quello dell'anno prima, ma sono piccolezze, particolari che non tolgono nulla alla veridicità della storia.
Qualcuno ha anche ipotizzato che esistessero migliaia di Babbi Natale nel mondo che truccati con barba e vestito rosso guadagnassero soldi facendo le foto con i bambini nei centri commerciali, una sorta di "big Babbo Natale", una potente lobby natalizia.
Bugia: esisteranno pure i falsi Babbi Natali ma di certo non sono capaci di volare o di lasciare regali ai bambini di tutto il mondo in una sola notte. Che poi chi si vestirebbe in quel modo ridicolo davanti a tutti?
Implausibile.

Immaginate se un giorno tutti i bambini potessero ricevere i regali gratis e comodamente a casa loro da Babbo Natale in persona? La lobby dei giocattolai fallirebbe (e sappiamo quanti miliardi girino nella vendita dei giocattoli) come quella dei venditori di vestiti da Babbo Natale e quella degli impacchettatori di regali.
Un giro miliardario risolto con pochi spiccioli (una fetta di panettone o un po' di spumante da offrire al Babbo Natale che ci fa visita): è questa la vera barriera di menzogne, chi ha interesse non permette di far luce in un affare miliardario.
Ma come procedono gli studi in questo campo? Cosa hanno concluso?
Lo hanno studiato degli esperti nordeuropei: l'astrofisico Knut Jørgen Røed Ødegaard, il professore di fisica Gaute Einevoll, il professore di matematica Nils Lid Hjort e l'esperto di folletti Ane Ohrvik.
Le loro conclusioni sono certe: Babbo Natale può effettuare quel viaggio e lasciare tutti i doni in un tempo ridottissimo grazie ad una curvatura spazio temporale, teorie che sono state sviluppate anche da Albert Einstein tanto da far sospettare a più di qualcuno che Santa Claus fosse in realtà il fisico tedesco.

Altro mistero, non meno stupefacente: come fa Babbo Natale a capire se un bimbo è stato tanto buono da meritarsi un regalo o no?
Tante teorie. Quella più plausibile sembra sia legata ai berretti che i bimbi portano nel periodo invernale per andare a scuola.
Gaute Einevoll infatti ipotizza che i berretti possano registrare l'attività cerebrale dei bambini misurando le piccole variazioni di campo magnetico e determinare così l'entità (e la "bontà") dei loro pensieri.
Una teoria molto più azzardata è quella di Nils Lid Hjort, il quale pensa ad un accordo tra l'omone di Natale e la STASI, il servizio segreto (ormai dismesso) dell'est-europa.
Per altri studiosi, la velocità di Babbo Natale è determinata dal fatto che egli abbia le proprietà quantiche legate alla luce e che sfrutti queste proprietà per spostarsi con la sua slitta da un posto all'altro.
Questa ipotesi è stata pubblicata nella rivista di fisica Annals of Physics, (1983, vol 12, pp 379-381) dagli studiosi Matthew Davies e Martin Slaughter.
Per la maggioranza della popolazione del continente americano invece, l'abilità di Babbo Natale è racchiusa nel suo naso, rosso, capace di percepire le intenzioni ed il comportamento dei bambini.
Il mistero quindi c'è ancora anche se molte delle teorie sembrano avvicinarsi alla sua soluzione.
Per chiudere ogni discussione poi, basti pensare ai tanti studi serissimi che riguardano Babbo Natale e che ne giudicano i vari aspetti. Qualcuno per esempio mette in dubbio la sicurezza dei suoi doni rispetto agli standard attuali, altri ne ribadiscono l'esistenza, altri ancora studiano le conseguenze delle sue visite sui bambini.
Sul particolare della barba finta preferisco sorvolare, mi sembra un'obiezione stupida e senza significato: hanno fatto per caso delle analisi ai peli della barba di Babbo Natale? Qualcuno ha prelevato un ciuffo di barba per farne l'analisi spettrofotometrica? No. Non è mai accaduto.
E se qualcuno aggiunge l'obiezione che tirando la barba tende a staccarsi dalla faccia del simpatico nonnino, basti sapere che esistono centinaia di casi nel mondo di barbe particolarmente elastiche e sinuose che se allungate o tirate di proposito danno l'effetto di staccarsi dalla cute.
Obiezione respinta quindi.
Dell'esistenza del vecchietto di Natale si sono occupati anche studiosi italiani e naturalmente anche loro sono giunti alla stessa conclusione. Inoltre anche i loro calcoli i viaggi di Babbo Natale sono spiegabilissimi con la meccanica quantistica con uno sciame di particelle elementari che naturalmente renderebbe non visibile il Babbino durante la consegna dei regali.


Quando perciò qualcuno vi dirà che Babbo Natale non esiste, non ascoltatelo. Esistono troppe testimonianze della sua esistenza (a meno di sospettare che tutti i bambini o i testimoni siano finti o pagati).
Le prove della sua esistenza ci sono, non solo immagini e video ma anche contatti, ripetuti e prolungati.
Le spiegazioni ai tanti misteri che lo avvolgerebbero esistono e sono pure plausibili, esistono decine di studi che ne certificano l'esistenza e soprattutto non è possibile che milioni di persone nel mondo si sbaglino a meno di considerarli pazzi o visionari.
I doni poi: chi li porterebbe in milioni di case nel mondo?

Per chi non ci crede ancora o si ostina a dire ai propri figli che Babbo Natale è un'invenzione della Coca Cola (nota multinazionale delle bevande, quindi cattiva e per di più americana) o che addirittura si tratti di parenti o amici vestiti in maniera totalmente assurda resta solo il senso di colpa di restare insensibili e di non ascoltare le tante prove e le tante testimonianze della sua esistenza. Questo vuol dire mistificare la realtà, lavorare per chi ci sfrutta e ci domina. Diffidate dai "disinformatori prezzolati" al servizio del "nuovo ordine mondiale dei Babbi Natali".
Peggio per loro.

Bibliografia

1) Dickens C.: Cantico di Natale
2) Calvino I.: I figli di Babbo Natale
3) Pirandello L.: Sogno di Natale
4) Sundblom H.: Santa Claus (review)
5) Moore C.C.: A visit from St. Nicholas

==========

Auguro a tutti di passare dei giorni sereni e rilassanti (che ci vogliono sempre...), a chi non sta bene di superare questo momento e di rialzarsi con più forza di prima ed a chi ha difficoltà di superarle. Forza, che ce la facciamo...
Ci rivediamo tra un paio di settimane, stacco un po' la spina anche io.

Buone feste!
:)

lunedì 8 dicembre 2014

I risultati sul cancro della ricerca: su Google.

Era il 2007 quando a Kim Tinkham diagnosticarono un tumore al seno.
Circa 3 centimetri, linfonodo positivo (cioè intaccato dalla malattia, quindi tumore già non localizzato) ma malattia ancora in uno stadio relativamente iniziale. In questi casi è necessario un intervento chirurgico per la rimozione della lesione ed è utile una chemioterapia o radioterapia, per scongiurare che le cellule tumorali si diffondano a distanza dalla sede originale. Kim consultò 4 medici, tutti le dissero la stessa cosa, conveniva operarsi e poi iniziare le terapie, c'erano buone possibilità di fermare la malattia almeno per qualche anno. Lei, sconvolta, non voleva crederci, la sua vita così "normale" diventava all'improvviso quella di una malata. Aveva visto un film che parlava di autoguarigione, della forza della mente, che, se desideri ardentemente qualcosa, il tuo corpo ti accontenta e lei desiderava ardentemente guarire. Consultò un quinto medico, questo le disse qualcosa di diverso, che non era necessario l'intervento o le terapie, che secondo lui non funzionano le disse addirittura che ci sono tanti trattamenti che la medicina nasconderebbe perché economici ed efficaci, fanno guarire, lo avrebbe confermato una ricerca che poteva trovare su internet, lui, naturopata, era contrario ad ogni terapia aggressiva. A lei la scelta.
Kim ebbe fiducia e cominciò ad impegnarsi.

Cambiò stile di vita, iniziò a mangiare solo vegetali e litri di succhi di frutta, aveva letto su internet che potevano sconfiggere il tumore che però avanzava inesorabilmente, integrò tutto con vitamine, magnesio, integratori, oli essenziali, decine di flaconi e scatolette comprate anche on line, la sua casa sembrava una farmacia. Il suo medico curante non riuscì a convincerla che tutto quello sarebbe stato inutile, le chiese quindi di sottoporsi almeno all'intervento, per le donne con la malattia in quello stadio la sopravvivenza a 5 anni è quasi del 60% ed intervenire al più presto avrebbe potuto essere decisivo, ma Kim rifiutò, anche perché nel frattempo iniziò a fare le sue "ricerche". Sembrerebbe "scontato" che cercare una soluzione per una malattia su internet non sia certo la soluzione migliore ma questo è invece quello che fanno tante persone. Il mezzo è immediato, semplice, a portata di tutti e la forte ignoranza culturale ed informatica rendono tutto ciò che si trova credibile. Su Google, cercando "cure per il cancro", si troverà di tutto, soprattutto sciocchezze, medicina spazzatura, false cure e truffe. Chi non capisce che internet è un mezzo e non una soluzione per i problemi di salute rischia grosso e Kim ha corso questo rischio.

Kim Tinkham racconta la sua storia in televisione: "mi sono curata da sola".

Su Google trovò altre soluzioni alternative, era semplicissimo trovarle e cominciò a parlarne con le amiche, poi su siti internet, nei gruppi di donne con il suo stesso problema ed erano in tante ad averci provato, tante guarite! Certo, chi non è guarito non può putroppo più raccontarlo ma non è importante, bisogna crederci e Kim in breve diventò quasi un riferimento per tante persone, la intervistarono persino dei giornali locali ed arrivò persino in televisione, dove la donna raccontava come cercare i siti più influenti della medicina alternativa, c'erano siti che parlavano di guarigioni stupefacenti, c'erano i testimoni, i "guariti" ed una di queste aveva seguito una dieta particolare, si chiamava "dieta alcalina" ed era spiegata in un libro scritto dal "dottor Robert Young".
Kim conobbe Young, l'autore di quel libro che diceva che nutrirsi di alimenti alcalini poteva guarire da tutte le malattie, cancro compreso. Iniziò quella dieta, fiduciosa di potercela fare. Young le disse che poteva guarire in fretta, senza intervento, né chemio, né radioterapia: "il tumore è dovuto all'ambiente acido che ne causa l'accrescimento", diceva sicuro il dottore, bisogna alcalinizzare. Erano passati solo 9 mesi dalla diagnosi e la donna, contenta, scopriva che nei suoi esami del sangue non vi era traccia del tumore. A quel punto la scelta era quella vincente, con la medicina c'era una possibilità su due di vivere per 5 anni, con le cure nascoste la guarigione era praticamente certa. Kim era tanto sicura da iniziare a raccontare la sua storia in giro per gli Stati Uniti, ospite di note tramissioni parlava di come si stava "curando da sola", una nota conduttrice, dopo averla ospitata, inizialmente le aveva fatto i complimenti per il suo coraggio, poi parlò di "irresponsabilità". Kim era entusiasta, persino il naturopata la intervistò per pubblicizzare le sue cure.

In effetti, la diagnosi di guarigione del naturopata Young basata su un esame del sangue la fece riflettere, le sembrava un po' strano che il "dottore" le avesse fatto fare solo l'esame per controllare la malattia, quando i medici dell'ospedale la riempirono di radiografie, TAC, ecografie, ma meglio così, si sa che i medici esagerano sempre e prescrivono tanti esami, i naturopati hanno un approccio diverso. Erano già passati quasi due anni e Kim stava benissimo, qualche fastidio dalle ulcere sulla pelle che doveva coprire con delle bende per non sporcare i vestiti, un dimagrimento eccessivo, dei forti dolori la notte, a volte un senso di svenimento probabilmente dovuto alla forte anemia, ma gli esami del sangue dicevano che la malattia andava bene, tutto confermato dal naturopata e quindi si procede, nonostante gli sguardi delle amiche e del medico che doveva prescriverle gli esami da fare, la guardavano come se fosse pazza, ma lei sapeva ciò che faceva, ormai dopo mesi di ricerche e studi su Google non aveva più dubbi e poi Young era un mito tra gli "alternativi", ne parlavano tutti bene e lui si presentava come:
"naturopata, microbiologo e nutrizionista. Famoso per i suoi studi sulla dieta alcalina, Young è fervente sostenitore della salute, la guarigione olistica e uno stile di vita che promuove il fattore alcalino. Vive con la moglie, Shelley Redford Young, coautrice de "Il miracolo del pH alcalino", in un ranch nello Utah, dove conducono anche il “Ph Miracle Center”, il centro in cui i pazienti vengono curati seguendo i dettami della dieta alcalina".
Kim però proprio su Google scoprì che il "dottor" Young in realtà aveva comprato una laurea per corrispondenza, in un'università poi chiusa per truffa, che non era un medico e che aveva avuto parecchi guai con la legge (oggi è in carcere).
Però era bravo, simpatico, sorrideva, sapeva incoraggiare, usava parole suadenti e convincenti, anche questa era una cura.
Lo aveva trovato cercando su Google, come fanno tantissime persone, una ricerca: che male vuoi che faccia.
Dal dolore al dito alla malattia grave, chissà cosa dicono su internet, si dimentica che una diagnosi o la decisione su una terapia sono processi molto complicati, difficili, anche per un medico e che su internet si rischia di incontrare truffatori senza scrupoli. Il problema è mondiale, in Belgio una associazione di divulgazione scientifica ha lanciato una campagna (si chiama "Non cercarlo su Google") proprio per mettere in guardia su queste leggerezze, perché con la salute non si scherza e non si cerca su Google.

Ma Kim non ci ha fatto caso, per lei quello che era scritto su Google era credibile, forse i medici volevano nasconderlo e poi...che male fa?

Kim muore alla fine del 2010, dopo un breve ricovero in ospedale per un'emorragia più brutale delle precedenti. La sua malattia l'aveva divorata, metastasi in tutto il corpo e ferite aperte non le avevano lasciato scampo, la sua sopravvivenza era esattamente quella prevista in assenza di cure.

Come si potrà notare, le "cure segrete" e nascoste non sono né segrete né nascoste, nessun boicottaggio, chi vuole è libero di seguirle, comprarle, crederci. Basta un click. Un medico onesto vi dirà che è molto pericoloso seguire consigli medici non controllati, che una persona che promette guarigione via internet è un ciarlatano, vi avvertirà e lo farà per il vostro bene, ma nessuno oserà mai obbligarvi ad una scelta o ad una contraria.
Il libro di Young è ancora in vendita anche in Italia, nessuna censura, nessun complotto, libera vendita e nessuna cura segreta, per chi vuole curarsi dal cancro in maniera alternativa, è tutto scritto lì, liberi di scegliere, liberi di curarsi, il libro si prende quando si vuole, si va alla cassa, scontrino e via con la cura miracolosa, dopo una ricerca su Google, ma un avvertimento è d'obbligo: le cure che funzionano le trovate in ospedale, non su Google.

Buona ricerca.

Alla prossima.

lunedì 17 novembre 2014

Ozono curatutto

Incoraggiati dall'enorme ingenuità di molta gente che popola la rete internet, sono sempre di più i ciarlatani che si lanciano nel campo delle pseudocure e delle pseudomedicine offrendo trattamenti chiaramente inutili quando non pericolosi. Se ne trovano migliaia e nei meandri della rete, dei perfetti anonimi ed a volte anche dei medici, lanciano la loro esca sperando che abbocchi qualcuno. Alcuni ci riescono, altri cambiano "trattamento" raffinando le loro affermazioni, altri ancora provano a fare il "salto" di qualità passando dal web alla televisione.
In rete si troverà di tutto, dai rimedi per qualsiasi malattia ai test per diagnosticarle, da fantasiose cure per il cancro a "noti" rimedi alternativi, non manca la fantasia. Ricevo molte segnalazioni ed ho un archivio a dir poco voluminoso ed ogni tanto mi "aggiorno" per controllare se quel ciarlatano si è ritirato o se ha avuto un certo successo.
Devo dire che rispetto al numero di false cure che si trovano in rete sono davvero poche quelle che arrivano al "grande pubblico", che riescono ad avere un certo successo; spesso sono quelle che si distinguono per originalità, altre volte hanno dei complici in medici veri e propri che danno una sorta di "approvazione" a queste truffe ed altre volte ancora sono talmente "confuse" e ben articolate da richiedere grande preparazione per smascherarne l'inconsistenza.
Oggi è la volta di qualcosa che avevo sottovalutato in quanto esistente da anni ma mai diventata "pseudocura" di largo consumo. Complicata e poco diffusa la ritenevo una delle tante terapie non provate da conoscere solo per cultura personale, fino a quando, dopo una segnalazione, ho approfondito l'argomento ed ho trovato alcuni dati interessanti...o curiosi, dipende dai punti di vista. Si tratta delle cure a base di ozono.

In realtà si rischia di fare un po' di confusione. Spesso è presentata come "ozonoterapia" una pratica che sfrutta l'ozono (un gas) per migliorare alcuni stati infiammatori e traumatici di tipo ortopedico (distorsioni, ernie al disco, esiti di fratture...). Non vi sono risultati eccellenti e gli studi dicono che questo tipo di terapie molto raramente risolvono i problemi per le quali sono consigliate, possono avere un ruolo palliativo e presentano qualche rischio.
Nel caso di cui parlo però, non discuterò di questa ozonoterapia ma di presunte terapie, sempre a base di ozono, usate per curare malattie molto più gravi e per le quali è promesso un effetto importante.

Partiamo da un dato chiaro: non vi è alcuna prova né motivo plausibile che questa presunta terapia abbia un effetto antitumorale o su problemi di tipo neurodegenerativo è una conclusione che si evince già per ciò che succede al sangue esposto a flussi di ozono. Sono segnalati alcuni terapeuti che in Italia ed in altre nazioni propongono questa linea di cura per moltissime gravi malattie: tumori maligni, AIDS, sclerosi multipla ed altro ma lo fanno su iniziativa personale visto che non vi è alcun dato scientifico che ne giustifichi l'utilizzo. Non sono segnalate guarigioni o miglioramenti evidenti (controllati scientificamente), non vi è alcuno studio che ne mostri benefici e sono stati evidenziati molti effetti collaterali, persino casi di decesso. Insomma, si tratta di una delle tante pseudoterapie ciarlatanesche.


La presunta cura consiste nella somministrazione endovena di ossigeno poliatomico, nome complesso del più conosciuto ozono, composto gassoso che in questa pseudoterapia è proposto in forma liquida.
Questa sostanza ha una forte azione ossidante (e questo si scontra con il fatto che l'azione ossidante fisiologica favorisce l'accumulo di mutazioni genetiche che può dare origine a cellule tumorali), per questo motivo, se la presunta terapia avesse i risultati promessi risulterebbe cancerogena e dannosa per l'organismo.

La cosa più eclatante in questo tipo di terapia è che lo stesso nome "ossigeno poliatomico liquido" (o "ozono liquido") è fuorviante, sembra descrivere chissà quale sostanza quando semplicemente rimarca la struttura dell'ozono che è già normalmente "ossigeno poliatomico", contiene 3 atomi di ossigeno) e, se si usasse su tessuti umani, sarebbe un composto dannosissimo. L'ozono è irritante, esplosivo in forma liquida. L'eventuale esistenza di "ossigeno poliatomico liquido" e la sua somministrazione in vena, quindi, renderebbe il trattamento mortale, nel caso dell'ozono liquido basterebbe pensare che data la sua alta instabilità, il suo utilizzo deve avvenire subito dopo la produzione, che è consentita solo con macchinari imponenti e costosi.

Gruppo di generatori di ozono

Oltre a questa difficoltà materiale, non bisogna dimenticare la possibilità reale di causare embolie gassose nel caso fosse somministrato in forma di gas. Ma a quanto pare chi propone questa pseudocura avrebbe trovato una soluzione.
Per quanto si capisce da quello (pochissimo) che si trova in giro, la terapia sarebbe costituita da acqua (o sangue) "ozonata" (cioè sottoposta a flussi di ozono, non si inietterebbe ozono ma acqua o trasfusioni di sangue sottoposti a flussi di ozono), ma anche in questo caso l'ozono dopo poche ore (circa 11) si decompone e torna ad essere ossigeno. Si consideri anche che l'ozono reagirebbe immediatamente con le cellule del sangue non raggiungendo per niente le cellule neoplastiche che si dice voler distruggere. La quantità di ossigeno e di ozono che giungerebbero sui punti da trattare quindi sarebbero letteralmente irrilevanti e senza alcun effetto. In pratica non vi è praticamente nessuna azione antitumorale (ma neanche di altro tipo) sull'individuo vivo. Sono gli stessi meccanismi dell'organismo che annullano gli effetti (praticamente immediatamente) di questa sostanza.
È già la procedura quindi che non ha molte possibilità di essere reale ed innocua, sui risultati comunque vi è un vuoto enorme, nessuna prova di efficacia, ammesso sia possibile somministrare questo tipo di cura.
L'alternativa all'ozono, secondo chi pratica queste terapie, visti i problemi insormontabili, potrebbe essere l'infusione di alte dosi di acido ascorbico (vitamina C) in quanto questo, a contatto con le cellule, rilascia ossigeno e ROS (specie reattive all'ossigeno, ovvero radicali liberi). Già questa metodica sembra almeno fattibile e senza particolari rischi, ma i risultati su varie patologie e sui tumori in particolare, sono ancora molto lontani dal definirsi "provati", gli studi in proposito non sono giunti a conclusioni certe e ad oggi nessuno ha avuto risultati degni di nota nella cura di malattie gravi.
La cosiddetta terapia all'ozono liquido (o poliatomico) si può definire senza dubbio quindi, una pseudocura ciarlatanesca.
Nella ricerca di centri o persone che nel nostro paese effettuano questo tipo di pseudoterapie, oltre a pochissimi medici privati, mi imbatto nell'azienda che sostiene di "sviluppare" la metodica, si tratta della Santé Direct, azienda che si occupa di cosmetici e prodotti di bellezza ed ecco che a questo punto vi è una sorpresa: Santé Direct si trova a Torino in via Cernaia 31.
Voi direte...e quindi?
 ...e quindi quello è l'indirizzo di una vecchia conoscenza: Medestea.
Già, è l'azienda farmaceutica che ha acquistato e finanziato il cosiddetto "metodo Stamina", la finta terapia a base di staminali che ha tenuto banco nelle cronache italiane dei mesi scorsi e non a caso l'indirizzo è lo stesso della Stamina Foundation, la fondazione "per lo studio delle cellule staminali" del prof. Davide Vannoni, persona che credo non abbia bisogno di presentazioni. A quanto pare la Medestea ha, tra le sue linee di "ricerca" e terapia, un bel po' di pseudocure senza alcuna base scientifica.

Che strano affare, vero? Come si vede anche in questa vicenda, mai nulla è fatto a caso. Dietro ad ogni presunto "benefattore dei malati" boicottato dalla scienza, c'è sempre un'organizzazione ben salda che sa benissimo cosa vuole ottenere e questo lo dico da quando ho iniziato ad occuparmi di queste cose.
Ma proseguiamo. Questa pseudoterapia è proposta all'estero in alcune cliniche di terapie alternative ed in Italia da alcuni medici, in case di cura private o "centri medici" che in sordina (ma neanche tanto), lasciano intendere di poter curare o migliorare gravissime malattie come la sclerosi multipla, anche la spiegazione del meccanismo d'azione della presunta terapia è lacunoso e ricco di termini vaghi e non adatti ad una cura seria, gli stessi medici imperversano su internet lasciando messaggi entusiastici sugli effetti di queste cure e frequentano siti e forum dedicati alle malattie più diffuse. Alla ricerca delle credenziali scientifiche dei medici che praticano in metodo in Italia si leggono proclami incredibili, come la possibilità di curare malattie gravi, ma non vi è traccia di pubblicazioni scientifiche serie o dati inconfutabili, anzi, l'aria è proprio quella delle più tipiche pseudoterapie. In rete per esempio esistono due "case report" (descrizione di caso clinico) di persone con tumori operati e poi sottoposti alla pseudocura che sarebbero guariti grazie a questa (come se non avessero fatto altro...), anche in questo caso molto fumo e pochissima sostanza. C'è stato anche il tentativo (tramite alcuni politici) di far compiere il "salto di qualità" a queste terapie, cercando di inserirle in un ospedale pubblico o di farle rimborsare dal SSN, medici che hanno creato una "società scientifica" d'appoggio alla pseudoterapia e che tramite questa sono entrati nelle stanze del potere.
Uno di questi medici, in particolare, avrebbe offerto la pseudocura ad una delle bambine "simbolo" del caso Stamina (la madre parla di "boccetta con la cura" portata ogni settimana) e poi avrebbe consigliato alla famiglia le terapie di Davide Vannoni ed ecco che ancora una volta il "cerchio si chiude". Disperati-rimedio miracoloso, sempre lo stesso copione.

False cure, strani intrecci tra aziende e medici alternativi, tentativi di "ufficializzazione", terapie non sperimentate per le malattie più gravi, mi sembra che per l'ennesima volta non si tratta di "coincidenze" ma che dietro alla disperazione ed alla sofferenza, più di una persona organizzi fiorenti attività, questo anche per rispondere a chi pensa si tratti di casi isolati e non organizzati.

Alla prossima.

Bibliografia:

- Velio Bocci: OZONE: A new medical drug. 2011, Springer
- International Journal of ozone therapy 7:155-160, 2008
- Scheda tecnica dell'ozono.

martedì 11 novembre 2014

Cresciuto a pane e Angela.

Ho raccontato tante volte come da bambino ero un appassionato di documentari scientifici (i miei preferiti erano quelli sugli animali), divoravo le "enciclopedie" (erano l'internet di qualche anno fa) e, come molte altre persone, ero un ammiratore di Piero Angela, forse il più noto divulgatore scientifico italiano. Il suo modo di spiegare, di accompagnare per mano lo spettatore tra le curiosità e gli argomenti della scienza in generale, della medicina, l'astronomia, l'archeologia, era per me ipnotico. Era ospite di qualche tramissione televisiva quando lo ascoltai raccontare di una sua iniziativa, il CICAP, un'associazione di volontari che si impegnava nella divulgazione scientifica, nello smascherare le truffe e nello spiegare i fenomeni paranormali, un argomento che in quegli anni andava fortissimo. I fantasmi, i guaritori, i medium, gli alieni, erano argomenti che spesso occupavano intere pagine di giornali ed il CICAP spiegava e controllava, faceva delle prove e testava tutte le affermazioni non scientifiche che giravano in quegli anni. Sarà una coincidenza, ma tutti gli scettici che conosco, tutti quelli che da adulti sono diventati "smascheratori" di bufale (oggi si dice debunker, in inglese "demistificatore"), da piccoli erano appassionati di quei fenomeni misteriosi. Probabilmente l'essere diventato scettico è il risultato della maturità, il capire che i "fenomeni paranormali" altro non sono che truffe, una disillusione insomma ed anche un po' una delusione. Come quella volta che un sabato sera restai a casa perché in televisione annunciarono di trasmettere la prima autopsia reale di un alieno, potevo perdermela?
No, infatti seguìi la trasmissione, un po' deluso perchè in mezzo a tante chiacchiere "l'autopsia" durava pochissimi minuti ma arrabbiatissimo perché dopo poco si scoprì che si trattava di un falso, una burla creata per soldi da una persona senza scrupoli.
Ecco, forse la delusione del ragazzo che sognava i misteri ma che scoprì che c'era poco di misterioso ha contribuito a formare la mia innata curiosità ed il mio scetticismo.

Pensate, da ragazzino stampavo un giornalino che si chiamava "!Misterio" (l'avreste mai detto?) dove raccontavo dei più noti "misteri", come il triangolo delle Bermuda, lo Yeti, il mostro di Lochness. Passavo ore a scrutare il cielo sperando di vedere un UFO (ma non ne vedevo mai) e, scoprire che le navi scomparse nel triangolo delle Bermuda non erano in numero superiore a quelle scomparse in qualsiasi altro angolo della Terra, o leggere che la foto del mostro di Lochness che tanto mi affascinava non era altro che un imbroglio, mi fece diventare grande. Così mi appassionai alla psicologia delle credenze, al comportamento umano (che era anche il mio), al capire i trucchi, le manipolazioni, le tattiche di chi inventava storie incredibili: era sicuramente molto più interessante del credere a queste storie, mi sentivo più appagato nello scovare la truffa nell'esserne vittima.
Per questo guardavo a quella associazione di Piero Angela come ad un club di persone fortunate, di colte, "giuste", un perfetto contraltare ai tanti ciarlatani che infestano la nostra vita. Volevo iscrivermi, ma nelle mie tasche di adolescente squattrinato non c'erano abbastanza soldi, così dovevo accontentarmi di seguire qualche tramissione o leggere una rivista prestata da un amico.
Arrivarono i tempi del blog, ero ormai un medico, le passioni del passato di trasformano, a volte cambiano, ma non spariscono mai e per caso scopro che, a poca strada da dove abito, si sarebbe svolto un convegno del CICAP, proprio quell'associazione che da ragazzo mi attirava. Il programma era ghiotto, la sacra Sindone, i lupi mannari, i viaggi sulla Luna e poi c'era lui, Piero Angela.
I soldi li avevo, i tempi delle tasche vuote finalmente erano passati e non esitai a far tornare il ragazzo curioso nei meandri dei misteri che tanto lo attiravano.
Mi iscrissi al congresso e ci andai.
L'inizio dell'avventura fu eccezionale. Presi un taxi per arrivare al teatro in cui si svolgeva il congresso ed una persona di mezza età, sentendo che andavo verso la sua stessa destinazione, mi chiese se poteva salire con me e dividere il prezzo del viaggio, accettai. Quell'uomo iniziò a chiedermi che ci facessi al congresso del CICAP, spiegai che ero lì per curiosità e lui iniziò a raccontarmi che lui stava andando a fare analizzare le sue esperienze, riusciva a vedere le persone defunte e le aveva addirittura fotografate con il telefono che estrae per cercare quelle immagini. Mi mostra un paio di foto che secondo lui ritraevano le immagini di queste "anime in pena" ma che in realtà non mostravano niente, non c'era niente oltre al panorama o agli oggetti ritratti. "Vede qui? Questo è mio cugino che non c'è più...e qui c'è mia nonna, la vede come sorride?", io annuì, più perché non sapevo cosa dire che per altro. Non ero né scandalizzato né spaventato, quella persona era assolutamente tranquilla e serena, stavo semplicemente iniziando il mio viaggio nel "mistero", nelle mie passioni di un tempo (in testa mi risuonava una suono simile a "uao!") e l'attesa aumentava.

Fu divertentissimo: ascoltare una relazione sui licantropi trattati con linguaggio scientifico, sentire parlare in maniera serissima di cerchi nel grano, fu una sorpresa inattesa e splendida. Sentìi per la prima volta parlare di "scie chimiche" e di complotti, io, abituato a convegni infiniti sulle spiegazioni biologiche della "premature ovarian failure" o dei meccanismi del feedback negativo dell'asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, mi trovavo davanti a persone serissime e docenti universitari, che dibattevano di possessioni sataniche e fachiri, tra il pubblico si alza un professore di fisica che discute di fotoni ed un sindonologo, cose da pazzi! L'uomo che in taxi mi aveva mostrato le foto dei "fantasmi" si aggirava facendole vedere ad altri partecipanti al congresso: nessuno lo prendeva in giro, nessuna risatina, erano tutti serissimi.
Ero affascinato, stregato. In fondo stavo partecipando alla riunione di un gruppo di difensori del bene, tutti uniti contro i ciarlatani, i cattivi e gli imbroglioni, come nelle migliori favole ma con approccio scientifico e vivere una favola restando con i piedi per terra è il sogno di tutti che io stavo realizzando unendolo alla passione per la scienza.

Poi, in una pausa, scesi nella sala del teatro dove c'era un uomo che leggeva, era Piero Angela. Lo guardavo intimorito, lo seguìi quando un ammiratore gli chiese una foto e presi coraggio: "posso stringerle la mano per ringraziarla?", mi sorrise e mi strinse la mano, scambiammo due parole, gli raccontai che ero cresciuto con i suoi documentari, con "Quark" e nel frattempo pensavo a quando fossi idiota, a quante persone gli avranno detto le stesse identiche cose, a quali parole più originali avessi potuto trovare, ma lui era tranquillissimo, nessuna fretta, poi un'amica scattò una foto e lui chiese se volessi rifarla, visto che era stata fatta all'improvviso. Macché, ho incontrato Piero Angela, che m'importa della foto.


Da quel giorno ho sempre appoggiato le attività del CICAP, ne ho ammirato e sottoscritto gli scopi, ho cercato di fare qualcosa per sostenere un'associazione senza scopo di lucro, fatta di volontari, che non riceve finanziamenti pubblici, piena di giovani e persone di tutte le età piene di passione e che va avanti solo con l'aiuto di chi lo desidera. Ho partecipato ad alcuni loro congressi, ho scritto per la loro rivista, ho partecipato al corso che organizzano ogni anno per spiegare a chi è interessato, le tecniche per difendersi ed indagare sulla pseudoscienza.
Sono quei piccoli desideri realizzati, da bambino vedevo il CICAP come un manipolo di eroi contro i ciarlatani, da adulto anche io ho voluto fare parte del "manipolo". In un'epoca di ignoranza scientifica, di decadenza culturale, credo che associazioni come il CICAP siano vitali, fondamentali, siano una boccata d'ossigeno per tutti ed una garanzia per la corretta informazione, bene che oggi è sempre più raro.
Anche quest'anno, al "15° corso per indagatori di misteri", parteciperò alle attività e di cosa potrei occuparmi se non di medicine alternative?
Io assieme a tanti altri "investigatori" del mistero, divulgatori scientifici, scienziati, vere e proprie personalità della divulgazione nazionale e non solo, spiegheremo i trucchi, le curiosità e le tecniche più utilizzate nella pseudoscienza, in una serie di lezioni che si terranno nei week end tra gennaio e giugno 2015 (io parteciperò il 21-22 marzo 2015). Chi fosse interessato può iscriversi in questa pagina, in ogni caso, come ogni anno, conoscerò persone, racconterò cose e tornerò bambino, quando sognavo di difendere il mondo dai cattivi e stare dalla parte dei buoni, che è sempre una bella cosa.

Alla prossima.

domenica 2 novembre 2014

L'"effetto Iene".

Negli Stati Uniti c'è un medico molto conosciuto per le sue trasmissioni in TV, discusso perché spesso pubblicizza soluzioni (soprattutto diete ed integratori) senza basi scientifiche. Si chiama Mehmet Oz, è un chirurgo toracico che da anni conduce una trasmissione televisiva (trasmessa anche in Italia in alcune reti private) sugli stili di vita, le diete, le vitamine e gli integratori. Non fa mai nomi, non fa pubblicità diretta (indiretta sì, quando mostra i prodotti in TV), ma è chiaro ed indubbio che ogni "rimedio" da lui pubblicizzato diventa in breve un campione di vendite. La sua trasmissione è seguitissima ed ha vinto anche molti premi televisivi, Oz è diventato quello che si chiama un "guru" della salute ed ha scritto libri e realizzato video di successo.
Questo non piace a molti suoi colleghi: Oz spesso banalizza gli argomenti, parla di sostanze utili come se fossero panacee per tutti i mali, spettacolarizza ricerche scientifiche ancora preliminari, insomma fa l'errore più comune della medicina "spettacolo" e per questo è stato criticato da colleghi e scienziati.
Non solo, una delle conseguenze del suo comportamento è che i suoi spettatori rincorrono i prodotti che questo medico afferma essere utili per la salute. C'è da dire che Oz non ha mai pubblicizzato direttamente una marca o una linea di prodotti dimagranti ben precisa (anche se nel suo sito ha una lista di aziende "partner") e che in genere parla di malattie non gravissime, spesso di dimagrimento e diete, ma sicuramente ha diffuso diverse volte notizie imprecise e con chiaro intento commerciale (vedi la trasmissione sulle "bevande rilassanti" che ha pubblicizzato prodotti che non hanno benefici sulla salute nonostante le loro pretese), ancora più grave quando si tratta di affermazioni non supportate da adeguata credibilità medica.

Mehmet Oz, medico, guru delle diete
La sua notorietà è stata sfruttata da alcune ditte (specialmente di vendita on line) che legavano i loro prodotti alle affermazioni fatte in TV, che mostravano i filmati del dott. Oz che decantava le proprietà benefiche di uno o l'altro integratore, mostravano il "bollino" "visto in TV" o "ne parla il dott. Oz".
Tutto questo si può configurare probabilmente nella pubblicità ingannevole, non esiste integratore che fa dimagrire, non esiste la pillola miracolosa e perdere peso senza impegno o una dieta mirata e prescritta da professionisti è impossibile e pericoloso. Per questo motivo il Senato USA ha ascoltato il medico "guru" per i danni potenziali delle sue affermazioni. Parlare di diete miracolose, vitamine che curano tutto, prodotti per la salute che con la salute non hanno niente a che vedere, non è una leggerezza, è un pericolo pubblico. Poco importa se il medico non ha mai fatto nomi di farmaci o aziende, è noto e già questa sua notorietà potrebbe avere effetti deleteri, lo hanno chiamato "effetto Oz", il danno che un personaggio noto mediaticamente può fare su chi lo segue. Lui si è difeso sostenendo che non fornisce consigli medici, che ognuno è libero di scegliere e che le sue non sono certo prescrizioni mediche ma solo opinioni.

Qualcosa di simile (e più severa) è capitata ad un altro "guru" delle diete miracolose seguitissimo negli USA: Kevin Trudeau.
Non è un medico ma un conduttore televisivo ed autore di libri di successo dai titoli esplicativi: "Le cure che loro non vogliono farvi conoscere" o "Le diete che vi nascondono", tutti con un unico filone complottistico, le autorità mediche nasconderebbero cure efficaci e diete per danneggiare la popolazione, niente di nuovo, le solite sciocchezze.

Kevin Trudeau, guri dei complotti medici

Il problema è che tante persone, disperate o meno, a quelle parole ci credono e si affidano a ciarlatani, naturopati improvvisati, diete miracolose e cure fasulle, spendendo tanti soldi per non ottenere nulla (nella migliore delle ipotesi). Come si è difeso Trudeau?
Allo stesso modo di Oz: lui non prescrive nulla, racconta dei fatti, consiglia, riporta opinioni altrui, sta a chi legge fare delle scelte. Comodo, semplice e senza rischi.

Tutto come da copione, scarico di responsabilità compreso, sono cose che accadono anche da noi e che siamo abituati a leggere, se non fosse che il Senato statunitense ha preso sul serio le conseguenze dei comportamenti di quel medico. Probabilmente OZ se la caverà con un richiamo e tornerà a fare quello che ha sempre fatto, lo spettacolo deve continuare, ma è sintomatico di come gli approcci verso le informazioni false e pericolose sono diversi da uno stato all'altro e soprattutto come la superficialità nel dire "io non rispondo delle conseguenze di quello che dico" sia internazionale.
A Kevin Trudeau, però, è andata peggio rispetto al dott. Oz poiché è stato arrestato per le sue pericolose affermazioni e condannato a 10 anni di carcere.

Un altro falso medico che è finito in galera (con 18 capi d'accusa) è Robert Young, autore del libro che ha diffuso nel mondo la cosiddetta "dieta alcalina", una bufala che ormai è diventata un classico della pseudomedicina.

Robert Young, "inventore" della dieta alcalina finito in carcere con 18 capi d'accusa, dall'abuso della professione medica alla truffa.

La dieta alcalina è quella che consigliava la dottoressa intervistata dalle Iene. Negli USA in galera, in Italia in TV ed a fare conferenze a pagamento...e poi dicono che da noi non si è liberi...
Queste persone sono state considerate pericolose per la popolazione e autrici di affermazioni scorrette, fraudolente e dannose. Tutti e tre hanno spiegato di averlo fatto non per interesse ma per la voglia di "raccontare un altro punto di vista".

Non vi ricorda qualcosa?
Già, ricorda la risposta della trasmissione televisiva Le Iene, quella che ha pubblicizzato prima il "veleno di scorpione cubano" come cura anticancro, poi il "metodo Zamboni" come cura anti sclerosi multipla, poi il "metodo Vannoni" come cura per tutte le malattie neurodegenerative ed infine la dieta per curare il cancro. Le varie vicende hanno dei finali piuttosto prevedibili, il "veleno di scorpione" è in realtà acqua in vendita a 250 euro al flacone, il "metodo Zamboni" non ha funzionato e le ricerche dicono che non cura la sclerosi multipla, il "metodo Vannoni" non ha curato nessuno e l'inventore è sotto processo per reati gravissimi e le diete non curano il cancro (magari!). Mentre chi ha problemi di salute resta senza parole per queste cure miracolose (tranne "il metodo Zamboni, che ha seguito il normale iter scientifico) che chissà perché sono nascoste nelle tasche di poveri geni incompresi, tutti i medici e gli studiosi del mondo, in una puntata, vedono crollare mesi di spiegazioni, lavoro, studio, cura del paziente.
Da noi, che risposte danno le tramissioni "diversamente attendibili"? Come hanno risposto Le Iene alle (inevitabili) critiche ricevute?
"Abbiamo solo raccontato una storia". Sono sembrati anche un po' infastiditi, non capendo con sguardo leggermente nel vuoto il motivo di tante proteste. La risposta è la stessa che danno tutti quelli che scrivono con superficialità, la stessa che danno ordini dei medici (!) che organizzano convegni su false medicine, la stesso fanno associazioni e comuni che danno il loro patrocinio ad incontri di pseudomedicina: "sentiamo l'altra campana". Ma quando "l'altra campana" è un delirio di falsità, una pubblicità a pericolose pratiche sulla salute, che "campana" è? Che "storia" stai raccontando?
Evidentemente non sanno (ma come fanno a non saperlo?) che tante persone che li seguono potrebbero avere una malattia grave, un tumore, una malattia neurodegenerativa, un problema genetico, che tanti di loro stanno seguendo delle cure, spesso ricche di effetti collaterali, dure da seguire. Non sanno (?) che tutti coloro che hanno malattie gravi sono letteralmente disperati, sanno che potrebbero non farcela, che potrebbero morire, lasciare le persone care, perdere la battaglia contro la malattia. Esistono persone ingenue, senza cultura, che credono a qualsiasi cosa venga detta in TV, che non sanno distinguere lo spettacolo dalla scienza.
Questo Le Iene e tutti i media che soffiano sul fuoco delle false cure, non lo sanno (evidentemente, perché se lo sapessero sarebbero degli avvoltoi). O lo sanno ma si girano dall'altra parte vendendo la sofferenza degli altri per un proprio tornaconto?

Non sanno neanche che ad un malato grave, la proposta anche teorica, ipotetica, piena di "se" "forse", "potrebbe" "sarebbe", diventa una speranza reale, meglio di niente, meglio della sofferenza, un tentativo in più. Eppure dovrebbe essere risaputo.

Non sanno che infondere il dubbio ingiustificato e solo a scopo di intrattenimento in chi sta male non è un buon lavoro né un servizio utile, aumenta il disagio di chi è già a disagio, le paure (che già ci sono così, senza bisogno del dubbio) e per chi è più debole è un rischio gravissimo perché può causare scarsa collaborazione, abbandono della terapia, c'è chi è morto per aver abbandonato la terapia della cattiva "medicina ufficiale" per le teorie deliranti di un ciarlatano.
Non sanno neanche che i loro servizi pubblicitari, hanno indotto ed inducono centinaia di persone ad acquistare da persone senza scrupoli false cure, a spendere ingenti somme di denaro per inseguire speranze vendute da cialtroni che si fingono geni, si favorisce la nascita di decine di ambulatori (spesso disastrati) appena fuori dai confini italiani nei quali si offrono trattamenti con il "metodo Zamboni" (per niente controllati dallo stesso Zamboni) a chi ne faccia richiesta, a centri "medici" che vendono pozioni e flaconi di "bevande miracolose" o curano con flebo di bicarbonato che fanno schiantare giovani malati a prezzi esorbitanti
Tutto questo Le Iene e certi mezzi di comunicazione non lo sanno, evidentemente.
Se si vuole fare informazione utile ed onesta, intanto si prendono le giuste misure per evitare tragedie, perché il danno, quando fatto, non puoi più recuperarlo con un semplice ed ipocrita "ho solo raccontato una storia", perché con il tuo "racconto" rischi di uccidere qualcuno, di farlo soffrire, di illuderlo.
Non è un buon servizio far credere a chi sta male che la soluzione è lì, pronta e sicura, nascosta dalle migliaia di medici, ricercatori e scienziati e venduta (guardacaso venduta) da qualcuno spuntato dal nulla. Fa spettacolo, certo, ma lo spettacolo fatelo con le ballerine, i truffatori da quattro soldi, fate qualche inchiesta, occupatevi delle aziende farmaceutiche che ci fregano con falsi studi o con farmaci inutili. Queste inchieste sono difficili, complicate, si rischia anche qualche denuncia, ma se siete giornalisti "d'inchiesta", questo fa parte del vostro lavoro, è un rischio da correre se volete toccare argomenti delicati, esattamente come nel lavoro del medico il rischio è quello di sbagliare, persino di danneggiare (capita, purtroppo capita). Un medico non corre mai il rischio di sbagliare o danneggiare quando somministra flaconi d'acqua per il cancro (perché è chiaro ed è "noto" che l'acqua non cura il cancro né altre malattie), non sbaglierà mai quando consiglia una dieta per curare il cancro (perché è noto che le diete non curano il cancro, stupido chi ci crede). Un professore di psicologia non sbaglierà mai quando dice di aver inventato una cura per tutte le malattie, perché non deve rendere conto all'ordine dei medici, perché non sarebbe radiato, non verrebbe licenziato e così un non giornalista (i conduttori de Le Iene che hanno propagandato false cure non sono giornalisti) non rischia nulla professionalmente perché la sua professione è quella di "raccontare", di parlare, di condurre ed intrattenere.
Non si può "radiare" un intrattenitore e non esiste l'"ordine professionale dei conduttori televisivi".
Voi non rischiate nulla, fate rischiare, non subirete danni, li procurate.
Ma visto che sembrate non saperlo, forse quello che è successo negli Stati Uniti potrebbe succedere anche in Italia, giusto per ricordare che ogni nostro gesto dev'essere fatto con la consapevolezza di non fare del male, se fai rischiare la salute alla gente, ne paghi le conseguenze, l'abuso di credulità è ancora un reato o no?
Che ognuno si assuma le proprie responsabilità quindi, perché questo va ben oltre il semplice buon senso e l'onestà intellettuale e professionale (abbondantemente travalicate), va nella responsabilità personale.

Perché se un medico sbaglia è condannato ma se sbaglia un conduttore televisivo cerca la scusa e continua a fare quello che ha fatto? Perché non posso somministrare ad un mio paziente una medicina creata da me, a casa, ma se un ordine dei medici incoraggia a farlo è tutto permesso?
Perché se un ingegnere sbaglia ne paga le conseguenze ma una trasmissione non deve rispondere dei suoi danni?
Perché se un geologo sbaglia gli fanno un processo ed invece un presentatore l'anno prossimo sarà sempre lì con la prossima "cura per tutte le malattie"?
I senatori americani hanno chiamato il rischio che fa correre il dottor Oz a chi lo segue come "effetto Oz", ovvero l'effetto negativo e dannoso che può avere un personaggio noto e mediaticamente famoso sulla salute e quindi sulla popolazione, da noi esiste un "effetto Iene"?
Non sarebbe il caso che come un medico, un professionista, un dipendente pubblico che sbaglia pagherà, lo faccia anche un intrattenitore con la voglia di fare informazione ma che pur di attirare spettatori non si pone neanche il dubbio del limite da non oltrepassare? Quando questo succede con un ordine dei medici o con un patrocinio di un'amministrazione comunale, non sarebbe il caso di rinfacciare a chi di dovere le responsabilità del caso?
Oppure: continuiamo con l'indifferenza dello "scaricabarile", tanto la pellaccia non è né del presentatore TV e nemmeno del presidente dell'ordine dei medici, così possiamo continuare a "raccontare storie", di truffe sulla salute, ma sempre storie sono.

Alla prossima.

NOTA: Ne approfitto per ricordare che venerdì 14 novembre alle ore 20,00, sarò a Bologna (Sala Cenerini, via Pietralata, 60), ingresso libero, per la conferenza organizzata dall'associazione Minerva. Salute e Bugie.


martedì 21 ottobre 2014

...e se i tuoi occhi fossero i miei?

Il lavoro di medico è un lavoro particolare, sicuramente delicato e pieno di grandi responsabilità, forse, per certi versi, la "mitizzazione" della medicina è ingiustificata, esistono lavori più stressanti, faticosi, nei quali alla fatica fisica o psicologica non si accompagna un adeguato compenso economico (non è che i medici in generale guadagnino così tanto, ma c'è chi sta peggio), non si tratta quindi di un lavoro "eroico", è un mestiere come un altro, ma ha una caratteristica che forse non ha nessun'altra professione: il contatto con le persone sofferenti, con il dolore e con momenti intimi e che quasi nessuno condivide con gli altri. Tutte le professioni sanitarie hanno questa caratteristica, dall'infermiere, all'ostetrica, l'operatore socio-sanitario, si lavora spesso con chi sta male, con chi ha una fragilità o un dolore. Ma il medico è quasi sempre quello che deve decidere, agire, comunicare.
Forse è per questo e per mantenere una corazza fatta di sicurezze e certezze molto fragili che si scontrano con l'essere degli umani assolutamente normali, che difficilmente un medico racconta le sue debolezze, le indecisioni, i dubbi e gli errori, il paziente vuole mettersi nelle mani di qualcuno capace dell'impossibile non di un uomo capace inevitabilmente solo del possibile.
Esistono dei momenti, durante la vita del medico, difficili e particolarmente impegnativi, ma uno, forse il più impegnativo (almeno secondo me) è quello che si prova quando hai davanti un altro essere umano che sai non avere più speranze. Davanti al dolore fisico c'è sempre la possibilità di provare a dare sollievo, persino di fronte ad una diagnosi molto grave puoi sempre sperare che le cure facciano effetto, ma quanto tutto è stato fatto, quando ogni tentativo è fallito, il medico sa che chi ha di fronte non ha un futuro.
È dura ed è molto difficile capire quale sia il comportamento più adatto.
Voglio raccontarvi una di queste storie per provare a far capire come possa essere difficile il contatto con una vita comune che però non ha speranza di continuare, come siano complicati e delicati comportamenti ordinari, come parlare, rispondere, guardare.
Una donna si presenta al pronto soccorso per dei disturbi molto vaghi, non li elenco ma si trattava di sintomi abbastanza lievi. La sottopongo a degli esami tra i quali un'ecografia ed è questa che mi porta al sospetto di un problema molto grave, un tumore, probabilmente di quelli che non lasciano molte speranze. Per avere conferma di quanto avevo visto chiamo anche un collega che ha lo stesso sospetto.
Alla paziente non diciamo tutto, spieghiamo naturalmente ciò che si vedeva, cosa poteva essere, ma provammo a non comunicare il nostro pessimismo, fondamentalmente inutile e non importante in quel momento.
Le diciamo che sarebbe stato necessario un approfondimento e così fu, gli ulteriori esami confermarono purtroppo i sospetti, si trattava di un tumore maligno di quelli più gravi.
La paziente fu sottoposta ad intervento chirurgico ed anche ciò che vedemmo con i nostri occhi non fu per niente bello, la malattia era disseminata, difficilmente estirpabile.
Dovete sapere che parlare di cancro, anche per un medico, anche per la medicina, è un tabù: una parola che terrorizza, spaventa, lascia senza fiato. Così anche tra noi che ne vediamo tanti, raramente si sentirà pronunciare quel termine. Cancro così diventa "K", si trasforma in una lettera, impersonale, neutra, che non ha nessun connotato negativo, qualcuno scrive "Ca", un tumore maligno, chiamato Ca (pronunciato "ci-a"), fa meno paura, anche a noi medici. Altri ancora assegnano un nome latino, una lingua nobile, usata forse per dare eleganza e poca cattiveria ad una parola che terrorizza: "mali moris", il "male dei mali".
Questa paura nel pronunciare quel nome scompare nei referti, che non possono mentire o nascondere ed il referto della paziente era chiaro, un tumore maligno, un cancro.
Fondamentalmente la paziente segue l'iter di tutte le donne con quel problema, si ricovera ed è sottoposta ad intervento, era una paziente tra tante, una donna elegante, giovane, simpatica, molto curata, ma non era diversa da altre, da tante donne, mamme, mogli, che avevano avuto la stessa diagnosi, è frequente entrare in confidenza con chi hai in reparto ma i pochi giorni di degenza e gli impegni non permettono di approfondire la conoscenza o di entrare più a contatto.
Fino a quando un pomeriggio viene in reparto una bambina, era la figlia della signora, circa 11-12 anni, quando vede la mamma piena di tubi, flebo, cerotti e cateteri è evidente la sua sorpresa. Ero abbastanza vicino per sentire ciò che si dicevano e la figlia chiese alla madre cosa avesse, mi colpirono le sue mani, intrecciate in uno spasmo di paura che le legava una all'altra deformandole, unite con forza, in un gesto che mostrava tutto il terrore e lo sbalordimento di quella piccola donna. La mamma, per non allarmare la bambina naturalmente fu evasiva: "la mamma sta male, qualche giorno di ricovero e poi torna a casa".
Successe proprio questo, arrivato il momento della dimissione fui io a doverle spiegare cosa sarebbe successo, l'intervento era andato bene così come la convalescenza, le spiegai che sarebbe stata sottoposta ad altre terapie, alla chemio, forse altri esami e che comunque ci saremmo visti per i controlli.
Mi fece una domanda precisa: "dottore, ma è grave? Quante speranze ho di farcela?". Un medico non può mentire, ma anche la verità può essere detta in tanti modi, senza bugie ma ricordandosi di avere di fronte una persona come te, io sapevo che quella donna aveva poche speranze, lo sapevo e dovevo comunicarglielo. Le dissi che la malattia era grave ma che, visto l'intervento e le successive terapie, le speranze c'erano, ci saremmo visti ed anche la voglia di combattere e l'ottimismo potevano essere delle ottime armi. Non dissi una bugia ma forse neanche tutta la verità.

Rividi la paziente dopo circa 3 mesi, stava benissimo, era tornata ad una vita praticamente normale, ben vestita, una bella espressione, vivace, era tanto in forma che stentai a riconoscerla e quando mi salutò dovetti riflettere un po' prima di ricordarmi di lei.
"Signora, ma lei è in formissima!", mi rispose che stava benino e che quando le capitava di essere un po' giù o pessimista pensava ai miei occhi ed alle mie parole e tornava subito ottimista.
Ne fui contento ma sentìi anche molta responsabilità, una parola sbagliata, una frase buttata lì, un pensiero espresso con poca attenzione, anche queste cose fanno parte della cura, anche questa è (dovrebbe essere) medicina, per lei, pensare alle mie parole ed al mio sguardo era diventato un appiglio, un incoraggiamento ed un motivo per sperare. È tanto bello quanto duro da sapere.

Persi di nuovo di vista la paziente per rivederla solo due anni dopo.
Stavolta non rividi la donna di prima, quella elegante, truccata e ben vestita, vidi una donna distrutta, trascurata, chiaramente scoraggiata. Le chiesi come andasse e mi rispose che l'ultimo controllo aveva evidenziato un ritorno della malattia e rimasi di sasso. La guardai fissa e lessi nei suoi occhi una domanda, una richiesta, in quegli occhi c'era la sua vita e cercava risposte da me, si aggrappava totalmente alle mie parole, di nuovo e provai ad incoraggiarla ancora..."vedrà signora, ce l'abbiamo fatta per due anni, ce la faremo ancora...", lei mi rispose "io non voglio vivere per due anni, voglio vivere fino a 60 anni, ho una figlia, una famiglia..." e rimasi senza parole, mentre lei aveva ancora quello sguardo pieno di domande e paura, ci guardammo per qualche minuto e riuscìi ad abbracciarla ma non ebbi la forza di dirle altro, abbassò i suoi occhi e silenziosamente si allontanò, chiamata dall'infermiera che doveva farle un prelievo.


Davanti a quello sguardo, dopo un iniziale imbarazzo, provai per qualche secondo un'indecisione, la mia mente voleva capire se dovevo comportarmi da professionista tecnicamente e freddamente ineccepibile o se fosse giusto aggiungere quello che c'è oltre il professionista, l'uomo sotto il camice bianco. Ho pensato "e se i tuoi occhi fossero i miei?".
Se un giorno avrò anche io quello sguardo da un letto di sofferenza e trovassi un mio simile al quale mi sono affidato, cosa mi aspetterei, quale sarebbe il mio desiderio?
Quegli occhi avrebbero potuto essere i miei, probabilmente lo saranno, in un letto al posto di quel paziente e di fronte a me ci sarà un altro medico al posto mio, probabilmente farei quello stesso sguardo, fisso, interrogante e speranzoso. È una sensazione strana, profonda ed hai due possibilità per risolverla: annullarla o accontentarla.
Nessuna delle due possibilità è la migliore (o almeno io non so quale sia), nessuna delle due è semplice da scegliere. Ma mi chiedo cosa vorrei io al posto del paziente, se preferirei che quel medico annullasse la sua persona per svolgere freddamente il suo compito o se preferirei che assieme al suo compito riuscisse a dirmi qualcosa, ad essere un compagno di avventura.
Non è facile, lo capisco, ma andare via avvolti dalle parole di un altro essere umano che ti accompagna nella malattia può servire a sentire il calore che manca in quei momenti.

Ebbi nuove notizie della signora circa un anno dopo, mi dissero che era ricoverata nel reparto di medicina interna, due piani sopra quello in cui lavoravo io. Aspettai di finire il turno per togliermi il camice ed andarla a salutare, in borghese, come fossi un conoscente, senza dirlo a nessuno, non andavo come medico ma come uomo.
Arrivato davanti alla sua stanza c'erano un po' di persone in attesa. Assieme alla sorella della signora altri miei colleghi, tutti in borghese. Nessuno aveva rapporti di parentela o amicizia con la signora, eravamo tutti lì, chissà perché, per un saluto, uno sguardo, eravamo lì per lei, una paziente come le altre, tanto che non ci rivolgemmo parola, come se non ci conoscessimo. Uno ad uno entrammo nella stanza. Io salutai la signora che, ormai grave, mi riconobbe e mi fece un sorriso, le dissi qualcosa, la accarezzai e la guardai negli occhi, ricordando quanto furono importanti per lei i miei occhi, le sorrisi e lasciai il posto ad un collega, uscendo pensai a sua figlia, la bambina che con le mani intrecciate dalla paura le chiedeva cosa avesse.
Ero in reparto e leggevo la posta quando mi arrivò la notizia che la signora non ce l'aveva fatta.
La pensai e, come si vede, la penso ancora oggi e di anni ne sono passati.
Non cambierà nulla della sua storia, forse non ho aggiunto nulla alla sua vita, ma il fatto che il suo ricordo è ancora qui con me è un piccolo segno che anche chi muore resta con noi.
Oltre a questo ho la convinzione che dove non arriva la medicina o dove si ferma la vita, a volte, le parole, l'uomo, un abbraccio, sono quello che chiunque in quei momenti vorrebbe avere.

Forse, se riuscissimo a vedere i nostri occhi negli occhi degli altri, di tutti gli altri, potremmo dire di vivere veramente e di vivere oltre la vita.

Alla prossima.

lunedì 13 ottobre 2014

La dittatura scientifica: ovvero perché la scienza non si decide democraticamente

Immaginiamo una scena.
Andiamo dal medico e, dopo essere stati ricevuti, elenchiamo i nostri sintomi: il malessere, quel dolore proprio sotto lo sterno e la difficoltà a digerire. Il medico ci guarda, riflette e poi telefona a qualcuno. Nel frattempo entra in ambulatorio un altro signore in camice, che si siede vicino al dottore, anche lui fa una telefonata. 

Bene, dopo un sospiro, il nostro medico ci fornisce il suo responso: “Guardi, dai sintomi che elenca a me sembra lei abbia una gastrite, ovvero un’infiammazione della mucosa gastrica con possibile causa batterica, quindi dobbiamo fare un primo esame diagnostico e da quello decidere la terapia…ma…ho interpellato il mio amico pranoterapeuta che sottolinea come vi sia un evidente squilibrio energetico che richiede un adeguato trattamento del Qi, quindi consiglia 10 sedute da lui".
Il medico è interrotto dall’altra persona che nel frattempo aveva terminato la telefonata. “Scusate se intervengo” -dice- “in qualità di iridologo omeopata, il bruciore sotto lo sterno può essere curato solo con il peperoncino estremamente diluito ma preferirei della belladonna 200CH, sono pronto a prescriverla, anche se prima mi sono consultato con un collega che consiglia di controllare il "plesso solare" che potrebbe essere chiuso e dovrà essere quindi riaperto con delle sedute di Reiki”.

Ecco, dopo una scena del genere chi non sarebbe disorientato e confuso?
Abbiamo assistito ad un confronto democratico tra varie visioni della salute e della medicina, ognuno ha dato il suo responso, alla pari, la sua opinione personale. Una, scientifica, che si basa su ipotesi convincenti, test che le confermano e linee guida condivise in tutto il mondo, che ha mostrato di ottenere risultati convincenti, ripetibili e dimostrabili, le altre non scientifiche che si basano su ipotesi non dimostrate o non del tutto dimostrate e decisioni arbitrarie, con l'aggiunta che i risultati, quando va bene, non sono convincenti e quasi sempre non esistono. Per questo esistono le pubblicazioni scientifiche, illustrano i risultati di un esperimento, chiunque può leggerle, controllarle, confutarle, smentirle se possibile. Le "opinioni" senza controllo scientifico (o che non lo hanno superato) restano opinioni, indimostrate, non sono scienza né medicina.

Usciamo dallo studio medico senza una diagnosi e senza nemmeno una cura, perché nel frattempo mentre il medico stava prescrivendo un test per Helicobacter pylori con un antiacido per darci sollievo temporaneo, l’omeopata prescriveva 9 granuli al giorno di belladonna per 6 mesi, il pranoterapeuta una serie di sedute di prana, il maestro Reiki due trattamenti al giorno fino a completa riapertura del plesso solare.

Siamo sconfortati e delusi. A chi dobbiamo dare ascolto? Possibile che tutti avevano idee diverse? Chi ha ragione? Non si sa con sicurezza, ma possiamo dire che la possibilità che abbia ragione il medico è molto alta e sicuramente molto più alta di quella degli altri. Gli altri “terapeuti”, potrebbero averla, ma finora non sono riusciti a dimostrarlo e chi ha controllato se avessero ragione ha tratto una conclusione precisa: non ne hanno. Ascoltarli quindi è come puntare su un cavallo perdente, che ha pochissima possibilità di vincere.

I "non scienziati" non fanno scienza ma pseudoscienza, si basano su presupposti mai dimostrati e mai hanno dimostrato il contrario, c’è poco da fare dunque, si è liberi di avere le proprie opinioni, ma non tutte hanno lo stesso valore. Per questo si dice che la scienza non è democratica. Una cura efficace non si decide per votazione o per alzata di mano e nemmeno se chi la propone è un ottimo comunicatore o un abile venditore, non cura chi è più simpatico ma chi è più bravo a farlo e può dimostrarlo, l’opinione di chi si basa su osservazioni personali non è equivalente a quella di chi si basa su osservazioni ripetute e controllate anche da altri.
La medicina scientifica infatti, non è necessariamente quella "giusta", non è detto abbia per forza ragione ma è quella che ha dimostrato, oggi, con le nostre conoscenze e con i nostri mezzi, di funzionare più di altre, è molto più avanzata rispetto a quella dei nostri avi, sarà molto arretrata rispetto a quella dei nostri discendenti.
Tutte le altre pratiche, quelle non scientifiche, non necessariamente devono avere torto su tutto, non per forza non funzionano mai, ma negli esperimenti, con i nostri mezzi e le nostre conoscenze, hanno dimostrato di non funzionare.
Non c'è democrazia che tenga quindi: la medicina scientifica funziona, tutte le altre no.
Chi diffonde pseudoscienze però, cerca di "mettersi alla pari", non gradisce il suo essere considerato alla stregua dei cartomanti e così attua una serie di comportamenti che possano farlo sembrare "attendibile" quando non vi è attendibilità.

Chi dice di essere l’unico a conoscere una cura, non ha la stessa dignità scientifica di chi applica una cura provata e riprodotta da migliaia di persone nel mondo, sembra un concetto banale e scontato ma non è così. Se dobbiamo discutere delle caratteristiche di un nuovo pianeta extrasolare non chiameremo a dibattere un astronomo ed un astrologo, semplicemente perché il primo studia la scienza dell’universo basandosi su leggi e conoscenze acquisite ed accettate ed illustra le sue conoscenze con un linguaggio internazionale, quello della scienza, il secondo si basa su superstizioni, teorie non dimostrate, prove inesistenti e le sue conoscenze non hanno nessun linguaggio condiviso, ha un'idea che nessuno ha mai dimostrato vera, lo stesso vale per capire le caratteristiche di una vena acquifera: consultare un geologo ed un rabdomante è semplicemente ridicolo, sbagliato: il geologo applica ciò che migliaia di studiosi hanno provato e lui ha approfondito, il rabdomante vende il suo prodotto che non ha alcuna attendibilità. Se parliamo della sfericità della Terra, non dobbiamo dibattere con chi sostiene sia piatta, nessuno di noi (chi non fa l’astronauta almeno) ha mai visto la Terra dallo spazio, ma ci fidiamo di chi ha fatto quei calcoli, di chi l’ha vista e studiata, “l’alternativo” che sostiene la Terra sia piatta lo dimostri o taccia.

Così in medicina: non solo in quella che “si fa” ma anche in quella che “si discute”, d’altronde, se cercate la ricetta della pasta alla carbonara, ascoltate le spiegazioni del cuoco e quelle del benzinaio decidendo chi ha ragione dal modo di parlare o preferite seguire le indicazioni del primo che, anche se non sa esprimersi bene, ha sicuramente più competenze ed esperienza del secondo? Il benzinaio può essere bravissimo a cucinare, ma non è il suo mestiere, non ha voce in capitolo, non è attendibile, se poi qualcuno vuole ascoltarlo, fatti suoi. Chi basa le sue opinioni su concetti non dimostrati ha sempre la possibilità di provarli e di avere ragione ma se non lo fa e la ragione la pretende lo stesso, molto probabilmente è un imbroglione, come lo è chi non segue le regole della scienza, che esistono anche in medicina proprio per evitare che finiscano per curarci stregoni e maghi da quattro soldi. Questo in genere non è un problema negli ambienti dove si curano le persone (negli ospedali per esempio, è davvero difficile si siedano accanto il medico e lo stregone) ma in altri ambiti (in televisione o nei media in generale ad esempio) può succedere che le tesi di un sedicente esperto vengano messe a confronto con quelle di un vero esperto, di un professionista del settore e di esempi ne abbiamo tanti. I sismologi che devono discutere le tesi di un tecnico che prevede (a posteriori) i terremoti, i ricercatori che devono spiegare perché un esperto di marketing non può aver scoperto la cura per tutte le malattie e così via.
Per questo è onesto, corretto e costruttivo mettere le cose in chiaro, si informa bene, se si chiarisce con chi si sta discutendo. In caso contrario si pongono sullo stesso piano due persone che non lo sono, confrontare un esperto che deve spiegare concetti complicati o semplificare termini tecnici con uno che liquida un argomento delicato con due parole che, a prescindere dalla loro correttezza, arrivano subito al pubblico, è una furberia, una scorciatoia pericolosa ed uno scienziato che si rispetti commetterebbe una grossa ingenuità confrontandosi con uno pseudoscienziato, ne uscirebbe sfinito e disarmato dalle sparate inconsistenti (e spesso inconfutabili perché basate su mere ipotesi) di chi ha di fronte.


La televisione inglese (la BBC) ha "risolto" questo problema stilando delle linee guida riguardanti i programmi di informazione scientifica. I giornalisti non devono invitare pseudoscienziati o presunti esperti nei loro programmi. Se si parla di medicina devono parlare i medici, se di fisica i fisici e così via. D’altronde, chi si farebbe riparare la macchina da un medico e si farebbe operare per appendicite da un meccanico?
Le scelte della scienza e le sue conclusioni e, se continuiamo a parlare di medicina, le terapie, non sono per forza (e forse non lo sono quasi mai) ciò che "la maggioranza" desidera. Chi non desidererebbe che una grave malattia si curasse con una semplice dieta? Tutti. Eppure non è così.
Altrimenti potremmo indire delle votazioni, le scienziarie, nelle quali i votanti scelgono la cura in base alla semplicità, l'economicità, la simpatia nei confronti di chi la propone o l'abilità del venditore nel convincere il prossimo. La scienza non è democratica per questo, conclude ciò che è oggettivo, non ciò che è per forza vero, ma ciò che è plausibile alla fine di tutti gli esperimenti.
La scienza (ed ancora la medicina) non è democratica perché non deve essere decisa da chi governa o da chi dirige un ministero, ma è decisa dai dati, da ciò che si può vedere, controllare, persino smentire. La scienza quindi è una sorta di dittatura ideale: decide non democraticamente ma nell'interesse esclusivo di tutti gli abitanti della Terra, nessuno scienziato fa una scoperta a suo uso e consumo ma ogni scoperta è a favore di tutti, a prescindere dalla loro condizione sociale, dal sesso o dalla provenienza, nessuna democrazia potrebbe essere così "giusta ed altruista" e no, uno scienziato corretto non ha nulla a che spartire con un ciarlatano. Un oncologo non ha nulla a che spartire con Di Bella, uno staminologo non ha nulla a che spartire con Vannoni. I primi fanno scienza, i secondi pseudoscienza. Se domani un geologo californiano si presentasse in televisione affermando che la forza di gravità non esiste, non è un simpatico burlone ma un banale raccontaballe. Può sempre dimostrare di avere ragione buttandosi dalla finestra, non lo farà mai perché sa che le sue idee sono semplicemente una trovata commerciale. Rike Geerd Hamer, "inventore" di una delle più crudeli e deliranti pseudomedicine, che spara a zero sull'oncologia e sulla chemioterapia, quando la malattia l'ha toccato, si è operato e si è sottoposto a chemioterapia salvandosi, esattamente ciò che dice di fare la medicina che lui descrive come "inefficace". Recitare la parte del paladino della verità, gli consentirà di avere sempre qualcuno che penserà di trovarsi davanti ad un genio incompreso, tessendone le lodi ed ammirandolo per la sua "coraggiosa ricerca" e farà passare in secondo piano il vero scopo del ciarlatano: i soldi.

Attenzione, la scienza non è perfetta, un medico o uno scienziato possono sbagliare come qualsiasi altro essere umano ma, mentre l’errore dell’esperto (quando in buonafede) è fortunatamente l’eccezione ed è spesso dovuto al caso, per il falso esperto succede l’esatto contrario, la regola è sbagliare, l’eccezione è avere ragione. Chissà se anche l’informazione nostrana si adeguerà a questa “norma”, mettere ognuno al proprio posto: chi cura a parlare di salute, chi vende pentole a venderle. Questa è una garanzia elementare, un diritto di tutti, una pretesa minima per chi desidera informazioni attendibili e cure oneste ed efficaci, cura chi sa farlo non chi dice di farlo.
Ognuno, naturalmente, è libero di curarsi con il venditore di pentole, ma che si dica chiaro che si sta vendendo una cura non provata e che nessuno se ne esca con la scusa “io ho solo raccontato una storia” perché in questo caso non fai lo scienziato e nemmeno il venditore di pentole, ma il romanziere.

Alla prossima.