In un momento come l'attuale, nel quale una famiglia non ottiene mutui o prestiti per bisogni essenziali come una casa, un'azienda non è pagata per i servizi che ha già prestato allo Stato ed un lavoratore deve temere di perdere le proprie certezze come il lavoro o la pensione, può essere importante segnalare come ottenere in pochi giorni 3.000.000 di euro dal governo per provare se un anonimo cittadino dice bugie o la verità. Intendiamoci, ognuno può essere libero di pensare di aver scoperto la macchina che va alla velocità della luce o l'invisibilità, può dichiarare ufficialmente di aver visitato un pianeta alieno o di avere scoperto la cura per tutte le malattie (di mitomani e millantatori è piena la storia), ma la novità importante è che ora chiunque può dichiarare ciò che vuole, troverà sempre qualcuno, anche in un governo nazionale, disposto ad ascoltarlo e sostenerlo, anche con tre milioni di euro.
Non ci vuole tanto.
Prendiamo una persona con una laurea qualsiasi, mettiamo un letterato. Immaginiamo che abbia pensato ad una cura per malattie inguaribili, non una o due, tutte, persino quelle genetiche e che questa cura abbia dei presupposti che nessuna persona al mondo, nemmeno dei premi Nobel per la medicina, sia riuscito a notare.
Non ci vuole tanto.
Prendiamo una persona con una laurea qualsiasi, mettiamo un letterato. Immaginiamo che abbia pensato ad una cura per malattie inguaribili, non una o due, tutte, persino quelle genetiche e che questa cura abbia dei presupposti che nessuna persona al mondo, nemmeno dei premi Nobel per la medicina, sia riuscito a notare.
Supponiamo che per dica in giro che la sua cura funziona, guarisca, migliori.
Ammettiamo che, nonostante non ci siano prove, documenti pubblici, evidenze, dimostrazioni di queste guarigioni (o dei miglioramenti), una trasmissione televisiva di intrattenimento decida di pubblicizzare questa "cura per malattie incurabili", evitando almeno la prudenza dovuta e la risoluzione di pesanti sospetti a carico della società del detto letterato. Facciamo finta che, davanti all'inconsistenza di questi fatti, la comunità scientifica internazionale cerchi di spiegare in tutti i modi che non è così che si curano le malattie né si trattano le persone con disabilità.
Immaginiamo che nonostante tutto questo, uno sparuto gruppo di sostenitori (nell'ultima manifestazione se ne sono contati un centinaio), scenda in piazza per urlare il loro sostegno a questa presunta cura.
Immaginiamo pure che tutta la vicenda arrivi sui banchi del parlamento italiano ed arriviamo ad immaginare che lo stesso parlamento, fondamentalmente con il solo scopo di accontentare parte dell'opinione pubblica, decida di "sperimentare" la presunta cura, destinando un fondo di 3.000.000 di euro.
Se torniamo al letterato che ha "inventato" la cura, c'è da sapere che nonostante questo cospicuo investimento, lui continua a gridare allo scandalo, ad insultare chi lo critica (li definisce "polli starnazzanti") e a non essere d'accordo con questa sperimentazione. "Accetta con rammarico" dice, tra lo sconfitto ed dispiaciuto. Stiamo assistendo allo spettacolo di un uomo triste, rammaricato, insomma, cosa strana, visto che il governo mette a disposizione milioni di euro per sperimentare una presunta cura, nemmeno ben delineata e codificata (l'inventore ha sempre detto che "è tutto nei brevetti", nonostante non esistano brevetti ma solo domande che non descrivono correttamente la metodica utilizzata tanto da essere respinti dall'ufficio brevetti statunitense), che non ha dimostrato di funzionare, che non è messa a disposizione del pubblico o almeno della comunità scientifica, che non ha nemmeno uno studio a suo favore, che non è stata mai testata in nessun modo precedentemente e soprattutto che afferma di curare malattie che nessuno al mondo riesce a curare (in maniera decisiva). Un bel vantaggio per il professore/inventore, non si capisce quindi perché rifiuti questa bellissima (per lui) possibilità, almeno per i bambini che lui dice di voler "salvare". Guai però ad avanzare dubbi o chiedere trasparenza, oltre alle accuse di insensibilità e cattiveria potrebbero aggiungersi i sospetti di chissà quale collusione o connivenza.
Se torniamo al letterato che ha "inventato" la cura, c'è da sapere che nonostante questo cospicuo investimento, lui continua a gridare allo scandalo, ad insultare chi lo critica (li definisce "polli starnazzanti") e a non essere d'accordo con questa sperimentazione. "Accetta con rammarico" dice, tra lo sconfitto ed dispiaciuto. Stiamo assistendo allo spettacolo di un uomo triste, rammaricato, insomma, cosa strana, visto che il governo mette a disposizione milioni di euro per sperimentare una presunta cura, nemmeno ben delineata e codificata (l'inventore ha sempre detto che "è tutto nei brevetti", nonostante non esistano brevetti ma solo domande che non descrivono correttamente la metodica utilizzata tanto da essere respinti dall'ufficio brevetti statunitense), che non ha dimostrato di funzionare, che non è messa a disposizione del pubblico o almeno della comunità scientifica, che non ha nemmeno uno studio a suo favore, che non è stata mai testata in nessun modo precedentemente e soprattutto che afferma di curare malattie che nessuno al mondo riesce a curare (in maniera decisiva). Un bel vantaggio per il professore/inventore, non si capisce quindi perché rifiuti questa bellissima (per lui) possibilità, almeno per i bambini che lui dice di voler "salvare". Guai però ad avanzare dubbi o chiedere trasparenza, oltre alle accuse di insensibilità e cattiveria potrebbero aggiungersi i sospetti di chissà quale collusione o connivenza.
Cerchiamo allora di capire cosa si potrebbe fare con quella somma, per aiutare quei cento manifestanti e tutte le altre famiglie con problemi simili e probabilmente tante altre famiglie che di problemi simili potrebbero averne in futuro. Altri siti hanno fatto questo "calcolo" ed io lo riprendo, credo sia una delle assurdità più evidenti della nuova legge.
Con 3.000.000 di euro si potrebbero pagare 80 dottorati di ricerca, ovvero 80 persone che studiano le cause e le terapie delle malattie più gravi, come ha calcolato il sito Prometeus.
Con la stessa somma, potremmo costruire 6 sale operatorie complete di attrezzature all'avanguardia, due al nord, due al centro, due al sud Italia ed 1 sala operatoria "mobile" da spostare in caso di calamità naturale.
Per i bambini (e gli adulti) affetti da grave disabilità, uno dei problemi principali è la disponibilità di centri di riabilitazione moderni ed attrezzati, con quella somma potremmo costruirne 20, modernissimi ed attrezzati, che potrebbero aiutare, sostenere e curare migliaia di bambini con malattie come la SMA, la paralisi cerebrale ed altre malattie genetiche, ma anche adulti con SLA, sclerosi multipla, autismo e traumi spinali, diffusi in tutto il territorio nazionale. Questa somma è la stessa che l'associazione italiana sclerosi multipla (AISM) ha destinato per un anno di ricerca sulla malattia.
Con la stessa somma stanziata per provare una cura che finora non ha mai curato nessuno, potremmo pagare per due anni 100 tecnici della riabilitazione, fisioterapisti, psicomotricisti, tutte figure fondamentali e realmente curative per tutti coloro che hanno un problema di disabilità, magari da assumere dove ne mancano tanti (e si darebbe aiuto ai disabili e nel frattempo anche lavoro a chi lo cerca), come migliaia di progetti di assistenza domiciliare e 1000 sedie elettroniche basculanti utilissime a chi ha problemi di movimento e deambulazione.
Quintali di oggetti di uso quotidiano utili alla vita di queste persone, 90 medici che per un anno potrebbero seguire da vicino la situazione di persone con malattie neurodegenerative, 120 infermieri per due anni (utilissimi!) ed anche due anni per 100 insegnanti di sostegno per chi va a scuola e non trova l'aiuto necessario, senza considerare che si potrebbero pagare anche dei corsi e degli aggiornamenti per questi insegnanti, rendendoli specializzati nel sostegno per questo tipo di problemi.
Ma guarda quante cose si potrebbero fare con quei soldi...
Chi di noi contribuenti non sarebbe felice di destinare le proprie tasse a questi fini, di vedere quei bambini e quegli adulti ricevere cure ed attenzioni dovute e necessarie, chi non sarebbe orgoglioso di un paese che destinasse parte delle sue risorse (soprattutto in un momento di crisi come questo) per aiutare chi non ha tutte le nostre possibilità, eppure tutta quella somma di denaro andrà alla "sperimentazione" di un prodotto mediatico senza basi e soprattutto senza motivi per essere preso in considerazione seriamente. Attenzione, questi investimenti andrebbero a beneficio di quelle famiglie che ne hanno bisogno, comprese quelle che accusano lo stato e gli scienziati dei crimini più odiosi e che scendono in piazza per sostenere il professor Vannoni e la sua associazione urlando "assassini" ai rappresentanti delle istituzioni, le stesse persone che possono mantenere i propri figli in vita grazie agli strumenti reali (aspiratori, respiratori, ausili ortopedici, farmaci, fisioterapia, alimenti...) messi a disposizione dal progresso tecnico e dalla scienza: insultano dei fatti concreti e sostengono un'illusione. Andrebbero pure a vantaggio di tutte quelle "associazioni", nate come funghi, che ora organizzano raccolte fondi, riunioni, collette, vendono magliette e souvenir. Sarebbero insomma patrimonio di tutti.
Il parlamento ha preso una decisione che ha concluso per il finanziamento di una sperimentazione del "metodo", servirà a capire se davvero serve a qualcosa o è solo una grande bugia ma bisogna prenderne atto, è possibile criticarla ma le decisioni istituzionali bisogna intanto rispettarle.
Strano paese il nostro però, nel quale si confonde la "libertà di cura" con il "diritto alla cura". La libertà di cura è sancita dalla costituzione, dalla legge e dalla logica: chiunque può decidere come curarsi, cosa usare per migliorare il proprio stato di salute, come spendere i propri soldi per comprare una terapia o se farla o meno (esiste anche la libertà di NON curarsi). Altrimenti non avremmo persone che vanno a Lourdes per "guarire" o non si venderebbe l'omeopatia, non esisterebbero i pranoterapeuti e sarebbe fuorilegge recarsi in Thailandia per sottoporsi ad infusioni di cellule staminali.
Il "diritto alla cura" è ben altra cosa: tutti i cittadini hanno il diritto di poter accedere alle migliori cure a disposizione e lo Stato le mette a disposizione. Per questo motivo con le tasse di ognuno di noi si pagano le cure per tutti. Basta recarsi in ospedale e chiunque ne abbia bisogno, da un pronto soccorso ad un ricovero, da una terapia ad un intervento chirurgico, lo otterrà "gratuitamente". In Italia dunque, come in questo caso, il diritto alla cura come la libertà di cura sono perfettamente rispettati: chi ha bisogno accede pubblicamente alle cure già disponibili, chi cerca cure non provate o pseudocure, le paga di tasca sua e nessuno potrà impedirgli di effettuarle.
Nel caso delle staminali non si tratta neppure di "cura compassionevole", visto che per rientrare in questo tipo di inquadramento, una terapia deve aver superato una serie di test e prove che le staminali di Vannoni non hanno neanche sfiorato: non si capisce a questo punto nemmeno perché qualcuno abbia autorizzato le attività di Vannoni in una struttura pubblica (l'ospedale di Brescia).
Le staminali non sono un'invenzione di Vannoni, questo sia chiaro, né Vannoni ha mai saputo spiegare o mostrare effetti "particolari" delle sue preparazioni, tutto si è svolto come in un grande spot pubblicitario, visto che l'ha detto la TV, un'intera nazione ne sovvenziona la sperimentazione, non si è arrivati a questa decisione per altri motivi, né per evidenti miglioramenti dei soggetti ad oggi in cura.
Bisogna ricordare anche che i pazienti che hanno usufruito dei trattamenti di Vannoni (compresa la piccola Sofia, la bambina la cui storia ha dato inizio a tutta la vicenda) non hanno mai interrotto le terapie già in corso, quelle di sostegno, la fisioterapia, non vi è insomma nessuna prova che la "cura Vannoni" abbia avuto il benché minimo effetto positivo su queste persone, eppure la nostra nazione lo degna di interesse.
Fanno un po' di tenerezza a questo punto, tutte le persone che ritengono "miracolose" altre pseudocure, nessuno è riuscito ad ottenere ciò che la Stamina foundation (la società di Vannoni) ha ottenuto, nessuna sperimentazione per i viaggi a Lourdes o dei trattamenti sotto la piramide energetica, nessuno pensa agli anelli dell'immortalità o ai guaritori filippini. Le testimonianze ci sono (anche molte di più di quelle relative a questa vicenda), gli "operatori" garantiscono i risultati. Perché "Stamina" sì e loro no? Sembrano dei dilettanti tutti quelli che parlano di "cure segrete" ed "infallibili" in confronto a ciò che è riuscito ad ottenere il professore di psicologia lanciato dal programma "Le Iene".
Non perdano la speranza comunque, in Italia tutto può accadere.
Lo sanno i nostri governanti, evidentemente, perché grazie a loro, siamo arrivati a questo punto (e dobbiamo quasi tirare un sospiro di sollievo, visto che c'erano possibilità peggiori) che vedranno come, qualsiasi dovesse essere il risultato della sperimentazione, non sarà accettato né da Vannoni né dai suoi seguaci.
Il "diritto alla cura" è ben altra cosa: tutti i cittadini hanno il diritto di poter accedere alle migliori cure a disposizione e lo Stato le mette a disposizione. Per questo motivo con le tasse di ognuno di noi si pagano le cure per tutti. Basta recarsi in ospedale e chiunque ne abbia bisogno, da un pronto soccorso ad un ricovero, da una terapia ad un intervento chirurgico, lo otterrà "gratuitamente". In Italia dunque, come in questo caso, il diritto alla cura come la libertà di cura sono perfettamente rispettati: chi ha bisogno accede pubblicamente alle cure già disponibili, chi cerca cure non provate o pseudocure, le paga di tasca sua e nessuno potrà impedirgli di effettuarle.
Nel caso delle staminali non si tratta neppure di "cura compassionevole", visto che per rientrare in questo tipo di inquadramento, una terapia deve aver superato una serie di test e prove che le staminali di Vannoni non hanno neanche sfiorato: non si capisce a questo punto nemmeno perché qualcuno abbia autorizzato le attività di Vannoni in una struttura pubblica (l'ospedale di Brescia).
Le staminali non sono un'invenzione di Vannoni, questo sia chiaro, né Vannoni ha mai saputo spiegare o mostrare effetti "particolari" delle sue preparazioni, tutto si è svolto come in un grande spot pubblicitario, visto che l'ha detto la TV, un'intera nazione ne sovvenziona la sperimentazione, non si è arrivati a questa decisione per altri motivi, né per evidenti miglioramenti dei soggetti ad oggi in cura.
Bisogna ricordare anche che i pazienti che hanno usufruito dei trattamenti di Vannoni (compresa la piccola Sofia, la bambina la cui storia ha dato inizio a tutta la vicenda) non hanno mai interrotto le terapie già in corso, quelle di sostegno, la fisioterapia, non vi è insomma nessuna prova che la "cura Vannoni" abbia avuto il benché minimo effetto positivo su queste persone, eppure la nostra nazione lo degna di interesse.
Fanno un po' di tenerezza a questo punto, tutte le persone che ritengono "miracolose" altre pseudocure, nessuno è riuscito ad ottenere ciò che la Stamina foundation (la società di Vannoni) ha ottenuto, nessuna sperimentazione per i viaggi a Lourdes o dei trattamenti sotto la piramide energetica, nessuno pensa agli anelli dell'immortalità o ai guaritori filippini. Le testimonianze ci sono (anche molte di più di quelle relative a questa vicenda), gli "operatori" garantiscono i risultati. Perché "Stamina" sì e loro no? Sembrano dei dilettanti tutti quelli che parlano di "cure segrete" ed "infallibili" in confronto a ciò che è riuscito ad ottenere il professore di psicologia lanciato dal programma "Le Iene".
Non perdano la speranza comunque, in Italia tutto può accadere.
Lo sanno i nostri governanti, evidentemente, perché grazie a loro, siamo arrivati a questo punto (e dobbiamo quasi tirare un sospiro di sollievo, visto che c'erano possibilità peggiori) che vedranno come, qualsiasi dovesse essere il risultato della sperimentazione, non sarà accettato né da Vannoni né dai suoi seguaci.
Dopo settimane di "tam tam" mediatico insomma, siamo giunti al primo capolinea: si sperimenterà il "metodo Vannoni". Intanto questo può servire a capire a chi è troppo giovane l'atmosfera che si respirava ai tempi dell'altra pseudocura sperimentata a nostre spese, la "cura Di Bella", anche in quel caso manifestazioni, politici in pieno fermento e trasmissioni che rilanciavano la notizia e miliardi spesi per ottenere un nulla di fatto e centinaia di morti.
Ho già detto che in fondo al cuore resta la speranza che per qualsiasi motivo questa sperimentazione dia esito positivo, scambierei volentieri la mia incredulità con la salute di uno di quei bambini, però è anche vero che se i risultati fossero negativi più di una persona dovrà farsi un esame di coscienza. Si è parlato di cura, guarigione, salvezza, si sono disprezzati scienziati, esperti, famiglie e bambini, sono arrivate anche minacce ed insulti. Il protagonista indiscusso di questa storia è uno solo ed in ogni caso, alla fine, sarà stato lui a guadagnarci, qualsiasi sia il finale, perché qualcuno glielo ha permesso. Questa persona dice di aver trovato una cura per malattie incurabili e che questa cura la conosce solo lui e può essere "preparata" solo da lui (ovvero nei suoi laboratori). Basterà aspettare per conoscere la verità.
Un solo consiglio mi sento di dare al prof. Vannoni: la smetta di lanciare comunicati su Facebook, secondo me non le fanno onore, sembrano propaganda spicciola e nessuno deve arrivare a pensare che a lei interessi più la propaganda e smuovere le masse più che dimostrare che la sua cura funzioni. Si metta a lavorare in silenzio e provi finalmente al più presto di avere ragione. Se ne ha.
Un solo consiglio mi sento di dare al prof. Vannoni: la smetta di lanciare comunicati su Facebook, secondo me non le fanno onore, sembrano propaganda spicciola e nessuno deve arrivare a pensare che a lei interessi più la propaganda e smuovere le masse più che dimostrare che la sua cura funzioni. Si metta a lavorare in silenzio e provi finalmente al più presto di avere ragione. Se ne ha.
Davide Vannoni, avrebbe trovato la cura per malattie incurabili. |
Alla prossima.
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Nota aggiuntiva:
Interessante conoscere le obiezioni di Vannoni alla sperimentazione proposta, il professore, purtroppo, si contraddice ripetutamente e mostra di non conoscere bene né la biologia né le norme e nemmeno le regole di preparazione di cellule staminali, non essendo uno scienziato non sarebbe suo dovere, ma proprio per questo il buon gusto gli imporrebbe di non parlare di cose che non conosce (ed anche di non dipingersi come "inventore di medicine"), ma se siamo arrivati a questo punto, andiamo fino in fondo.
Per capire il livello di
Ecco le motivazioni pubblicate su Facebook (il prof. Vannoni ha proprio un'allergia al parlare di medicina in posti "consoni") che secondo Vannoni invaliderebbero la sperimentazione controllata con le relative risposte del prof. De Luca (riportate in corsivo subito dopo le parole di Vannoni, alcune risposte riguardano più obiezioni):
Davide Vannoni: Perchè la metodica Stamina non potrebbe essere utilizzabile in un laboratorio farmaceutico (modalità GMP)
1. Tutti i media di coltura utilizzati dal protocollo Stamina non sono GMP, modificarli per adeguarli ad una produzione farmaceutica crerebbe un prodotto cellulare differente che non sarebbe mai stato applicato sull'uomo a differenza di quello prodotto con il protocollo Stamina, che, seppure ancora da sperimentare pienamente, non ha mai dato effetti collaterali ed ha dato risultati significativi su singoli pazienti.
Michele De Luca ( ):
Tutte le colture cellulari usate in tutto il pianeta per scopi clinici possono essere (e sono) coltivate in GMP, incluse le staminali mesenchimali oggetto di oltre 300 sperimentazioni cliniche ufficiali. Tutti i componenti dei terreni di coltura possono facilmente essere adeguati alle GMP. Stamina continua a dire che il suo metodo “è scritto nei brevetti”. Tutto quello che è scritto nelle domande di brevetto può essere riprodotto in GMP. In nessun caso una procedura GMP crea un prodotto differente per attività biologica da quello prodotto in condizioni non controllate. Crea solo un prodotto più sicuro. Se il prodotto non può essere fatto in GMP, allora il metodo non è utilizzabile in nessun Paese occidentale, e quindi non può essere riprodotto fuori dall’Italia. Se viceversa un prodotto cellulare è efficace solo se prodotto in condizioni che mettano potenzialmente a repentaglio la sicurezza del paziente, vuol dire potrebbe essere tossico. Un rischio anche se potenziale dal punto di vista deontologico è ingiustificabile.
2. La procedura di differenziazione si completa durante le ultime tre ore prima dell'infusione e deve, quindi, essere svolta nell'ospedale in cui si svolge l'inoculazione. Ciò potrebbe avvenire nei laboratori dei centri trapainti presenti negli ospedali in cui si svolge la terapia, onde evitare spesso pericolosi spostamenti a pazienti in gravi condizioni.
6. I laboratori per trapianti, come è, ad esempio, quello di Brescia, sono laboratori sterili, a pressione positiva dotati di cappe a flusso sotto le quali operano i biologi in condizioni di altissima sterilità. Esistendo omologhi di tali laboratori in tutti gli ospedali in cui si fanno trapainti, il materiale sarebbe facilmente trasportabile e si potrebbe scongelare in diversi ospedali senza dover muovere i pazienti, mentre non avrebbe senso fare una parte della lavorazione in un laboratorio farmceutico per poi finirla in un laboratorio non farmaceutico.
Non esiste la possibiltà biologica che una qualsiasi cellula si trasformi in una cellula completamente diversa in solo 3 ore. In ogni caso, se il differenziamento è stabile, deve rimanere dopo 3 ore. Se il differenziamento è instabile, allora non esiste nessuna verifica che sia stabile dopo la somministrazione.
3. La composizione dei terreni di coltura varia ogni 2 giorni in base all'andamento dello sviluppo cellulare tipico di ogni linea cellulare (di ogni paziente), ciò non è compatibile con i protocolli rigidi previsti nelle cell factories GMP.
Qualunque variazione dei terreni di coltura durante la produzione delle cellule può essere fatta in GMP; basta prevederla in quelle che si definiscono procedure ordinarie standard. Non è invece concepibile che la variazione sia decisa in modo estemporaneo e casuale. In base a quale parametro vengono modificate le condizioni di coltura, e in base a quali dati si identificano le variazioni necessarie per ogni coltura e per ogni paziente? E in che cosa consiste il “metodo”, se il metodo cambia ogni volta, anzi ogni due giorni, e nessuno sa in che modo? Visto che queste modifiche non sono descritte ne’ nelle richieste di brevetto, ne’ altrove, come si fa a sapere che la metodica sia riproducibile. In altri termini chi garantisce che Stamina non aggiunga o abbia aggiunto altri farmaci o altre cellule al materiale che viene infuso ai pazienti?
4. Ogni stanza (camera bianca) di un laboratorio GMP contiene un solo incubatore con all'interno una sola linea cellulare (un solo paziente), quindi una cell factory di grandi dimensioni (10 camere bianche) potrebbe produrre al massimo, con la metodica stamina, cellule utili per la terapia a 10 pazienti, per un totale di 120 pazienti all'anno. Quantità assolutamente incompatibile con la numerosità dei pazienti in attesa, affetti da malattie orfane di farmaci.
7. Nei laboratori per trapianti si possono utilizzare più incubatori contemporaneamente, ponendo una sola linea cellulare per ogni piano (circa 4 linee cellulari per incubatore). Sono, inoltre previste sia la tracciabilità di tutti i media di coltura utilizzati, sia la descrizione delle procedure, sia approfondite valutazioni sul prodotto cellulare finito prima di essere iniettato (analisi di sterilità, caratterizzazione delle linee cellulari, telomerasi, vitalità cellulare), allo stesso modo in cui potrebbbero essere svolte in un laboratorio farmaceutico.
Non è vero che un singolo laboratorio GMP contiene un solo incubatore con all'interno una sola linea cellulare. È sufficiente adottare le procedure previste per poter coltivare le cellule di diversi pazienti in un singolo laboratorio, che può contenere certamente più di un incubatore.
5. I costi per la produzione in un laboratorio GMP lievitano di circa 12 volte, così, se una linea cellulare prodotta in un labotratorio non farmaceutico, con la metodica Stamina costa tra i 5000 e gli 8000 Euro, in un laboratorio GMP verrebbe a costare circa 60.000 Euro. Visto che i costi di produzione cellulare sono a carico di Stamina, allora risulterebbe più etico continuare a produrre le linee cellulari presso gli Spedali Civili di Brescia dove, con le pronunce dei Giudici del Lavoro, si potrebbero curare un maggior numero di pazienti con lo stesso costo di produzione.
La sicurezza dei pazienti non può essere misurata in migliaia di euro. Dal momento che Stamina sostiene che il suo metodo può essere applicato a tutti i malati rari (circa 8000 malattie rare con almeno 1 milione di pazienti in Italia) la maggior parte dei quali non sono in pericolo di vita, è essenziale avere una coltura che sia sicura, per evitare di creare un danno in un paziente già di per sé debole. Lo Stato ha offerto di coprire i costi della sperimentazione in GMP. Stamina sostiene che si deve risparmiare a scapito della sicurezza dei pazienti, e in violazione della legge, perchè le spese per la produzione di cellule sono a suo carico. Lo Stato invece ha offerto di coprire i costi per 3 milioni di euro, per produrre le cellule in sicurezza a vantaggio dei pazienti, e non per “ stendere i protocolli di valutazione”, come è ovvio. È in grado Stamina e il suo finanziatore Medestea di coprire i 144 milioni di euro necessari a trattare, senza sperimentazione formale, e senza GMP, i 18000 pazienti di cui Stamina parla, al costo di 8,000 euro a paziente che Stamina indica?
6. I laboratori per trapianti, come è, ad esempio, quello di Brescia, sono laboratori sterili, a pressione positiva dotati di cappe a flusso sotto le quali operano i biologi in condizioni di altissima sterilità. Esistendo omologhi di tali laboratori in tutti gli ospedali in cui si fanno trapainti, il materiale sarebbe facilmente trasportabile e si potrebbe scongelare in diversi ospedali senza dover muovere i pazienti, mentre non avrebbe senso fare una parte della lavorazione in un laboratorio farmceutico per poi finirla in un laboratorio non farmaceutico.
7. Nei laboratori per trapianti si possono utilizzare più incubatori contemporaneamente, ponendo una sola linea cellulare per ogni piano (circa 4 linee cellulari per incubatore). Sono, inoltre previste sia la tracciabilità di tutti i media di coltura utilizzati, sia la descrizione delle procedure, sia approfondite valutazioni sul prodotto cellulare finito prima di essere iniettato (analisi di sterilità, caratterizzazione delle linee cellulari, telomerasi, vitalità cellulare), allo stesso modo in cui potrebbbero essere svolte in un laboratorio farmaceutico.
Non è vero che i laboratori per trapianti siano uguali ai laboratori GMP per le colture cellulari. Il Centro Nazionale Trapianti che li coordina in tutta Italia ha affermato che queste cellule sono farmaci e non tessuti e che i centri trapianti non hanno la competenza ne la capacità per lavorare queste cellule. Lavorare in GMP non significa solo avere una determinata tipologia di laboratorio. Significa adottare tutta una serie di procedure a garanzia del paziente. Procedure che garantiscono, nel caso delle colture cellulari, di somministrare al paziente un prodotto sicura e efficace Non è certo a spese di Stamina, che il sottoscritto dirige una Cell Factory Autorizzata in GMP, attraverso la quale ripristina da molti anni con cellule staminali vere, la vista di chi l’ha perduta (Rama et al., N. Engl. J. Med. 2010, 363:147-155). Sarà forse invece a spese dei cittadini che Stamina potrà sperimentare il suo "metodo"; se il Parlamento sovrano così decidesse ne prenderemo atto senza nessuna intenzione di chiedere degli sconti sulle regole di sicurezza.
Nota: il laboratorio GMP: è un laboratorio dotato di precisi requisiti precisi tecnici, di sicurezza ed organizzazione (GMP=Good Manufacturing Practice, buone norme di lavorazione, sono una serie di regole che massimizzano i risultati e minimizzano i rischi di una procedura)
Davide Vannoni: Perchè la metodica Stamina non potrebbe essere utilizzabile in un laboratorio farmaceutico (modalità GMP)
1. Tutti i media di coltura utilizzati dal protocollo Stamina non sono GMP, modificarli per adeguarli ad una produzione farmaceutica crerebbe un prodotto cellulare differente che non sarebbe mai stato applicato sull'uomo a differenza di quello prodotto con il protocollo Stamina, che, seppure ancora da sperimentare pienamente, non ha mai dato effetti collaterali ed ha dato risultati significativi su singoli pazienti.
Michele De Luca ( ):
Tutte le colture cellulari usate in tutto il pianeta per scopi clinici possono essere (e sono) coltivate in GMP, incluse le staminali mesenchimali oggetto di oltre 300 sperimentazioni cliniche ufficiali. Tutti i componenti dei terreni di coltura possono facilmente essere adeguati alle GMP. Stamina continua a dire che il suo metodo “è scritto nei brevetti”. Tutto quello che è scritto nelle domande di brevetto può essere riprodotto in GMP. In nessun caso una procedura GMP crea un prodotto differente per attività biologica da quello prodotto in condizioni non controllate. Crea solo un prodotto più sicuro. Se il prodotto non può essere fatto in GMP, allora il metodo non è utilizzabile in nessun Paese occidentale, e quindi non può essere riprodotto fuori dall’Italia. Se viceversa un prodotto cellulare è efficace solo se prodotto in condizioni che mettano potenzialmente a repentaglio la sicurezza del paziente, vuol dire potrebbe essere tossico. Un rischio anche se potenziale dal punto di vista deontologico è ingiustificabile.
2. La procedura di differenziazione si completa durante le ultime tre ore prima dell'infusione e deve, quindi, essere svolta nell'ospedale in cui si svolge l'inoculazione. Ciò potrebbe avvenire nei laboratori dei centri trapainti presenti negli ospedali in cui si svolge la terapia, onde evitare spesso pericolosi spostamenti a pazienti in gravi condizioni.
6. I laboratori per trapianti, come è, ad esempio, quello di Brescia, sono laboratori sterili, a pressione positiva dotati di cappe a flusso sotto le quali operano i biologi in condizioni di altissima sterilità. Esistendo omologhi di tali laboratori in tutti gli ospedali in cui si fanno trapainti, il materiale sarebbe facilmente trasportabile e si potrebbe scongelare in diversi ospedali senza dover muovere i pazienti, mentre non avrebbe senso fare una parte della lavorazione in un laboratorio farmceutico per poi finirla in un laboratorio non farmaceutico.
Non esiste la possibiltà biologica che una qualsiasi cellula si trasformi in una cellula completamente diversa in solo 3 ore. In ogni caso, se il differenziamento è stabile, deve rimanere dopo 3 ore. Se il differenziamento è instabile, allora non esiste nessuna verifica che sia stabile dopo la somministrazione.
3. La composizione dei terreni di coltura varia ogni 2 giorni in base all'andamento dello sviluppo cellulare tipico di ogni linea cellulare (di ogni paziente), ciò non è compatibile con i protocolli rigidi previsti nelle cell factories GMP.
Qualunque variazione dei terreni di coltura durante la produzione delle cellule può essere fatta in GMP; basta prevederla in quelle che si definiscono procedure ordinarie standard. Non è invece concepibile che la variazione sia decisa in modo estemporaneo e casuale. In base a quale parametro vengono modificate le condizioni di coltura, e in base a quali dati si identificano le variazioni necessarie per ogni coltura e per ogni paziente? E in che cosa consiste il “metodo”, se il metodo cambia ogni volta, anzi ogni due giorni, e nessuno sa in che modo? Visto che queste modifiche non sono descritte ne’ nelle richieste di brevetto, ne’ altrove, come si fa a sapere che la metodica sia riproducibile. In altri termini chi garantisce che Stamina non aggiunga o abbia aggiunto altri farmaci o altre cellule al materiale che viene infuso ai pazienti?
4. Ogni stanza (camera bianca) di un laboratorio GMP contiene un solo incubatore con all'interno una sola linea cellulare (un solo paziente), quindi una cell factory di grandi dimensioni (10 camere bianche) potrebbe produrre al massimo, con la metodica stamina, cellule utili per la terapia a 10 pazienti, per un totale di 120 pazienti all'anno. Quantità assolutamente incompatibile con la numerosità dei pazienti in attesa, affetti da malattie orfane di farmaci.
7. Nei laboratori per trapianti si possono utilizzare più incubatori contemporaneamente, ponendo una sola linea cellulare per ogni piano (circa 4 linee cellulari per incubatore). Sono, inoltre previste sia la tracciabilità di tutti i media di coltura utilizzati, sia la descrizione delle procedure, sia approfondite valutazioni sul prodotto cellulare finito prima di essere iniettato (analisi di sterilità, caratterizzazione delle linee cellulari, telomerasi, vitalità cellulare), allo stesso modo in cui potrebbbero essere svolte in un laboratorio farmaceutico.
Non è vero che un singolo laboratorio GMP contiene un solo incubatore con all'interno una sola linea cellulare. È sufficiente adottare le procedure previste per poter coltivare le cellule di diversi pazienti in un singolo laboratorio, che può contenere certamente più di un incubatore.
5. I costi per la produzione in un laboratorio GMP lievitano di circa 12 volte, così, se una linea cellulare prodotta in un labotratorio non farmaceutico, con la metodica Stamina costa tra i 5000 e gli 8000 Euro, in un laboratorio GMP verrebbe a costare circa 60.000 Euro. Visto che i costi di produzione cellulare sono a carico di Stamina, allora risulterebbe più etico continuare a produrre le linee cellulari presso gli Spedali Civili di Brescia dove, con le pronunce dei Giudici del Lavoro, si potrebbero curare un maggior numero di pazienti con lo stesso costo di produzione.
La sicurezza dei pazienti non può essere misurata in migliaia di euro. Dal momento che Stamina sostiene che il suo metodo può essere applicato a tutti i malati rari (circa 8000 malattie rare con almeno 1 milione di pazienti in Italia) la maggior parte dei quali non sono in pericolo di vita, è essenziale avere una coltura che sia sicura, per evitare di creare un danno in un paziente già di per sé debole. Lo Stato ha offerto di coprire i costi della sperimentazione in GMP. Stamina sostiene che si deve risparmiare a scapito della sicurezza dei pazienti, e in violazione della legge, perchè le spese per la produzione di cellule sono a suo carico. Lo Stato invece ha offerto di coprire i costi per 3 milioni di euro, per produrre le cellule in sicurezza a vantaggio dei pazienti, e non per “ stendere i protocolli di valutazione”, come è ovvio. È in grado Stamina e il suo finanziatore Medestea di coprire i 144 milioni di euro necessari a trattare, senza sperimentazione formale, e senza GMP, i 18000 pazienti di cui Stamina parla, al costo di 8,000 euro a paziente che Stamina indica?
6. I laboratori per trapianti, come è, ad esempio, quello di Brescia, sono laboratori sterili, a pressione positiva dotati di cappe a flusso sotto le quali operano i biologi in condizioni di altissima sterilità. Esistendo omologhi di tali laboratori in tutti gli ospedali in cui si fanno trapainti, il materiale sarebbe facilmente trasportabile e si potrebbe scongelare in diversi ospedali senza dover muovere i pazienti, mentre non avrebbe senso fare una parte della lavorazione in un laboratorio farmceutico per poi finirla in un laboratorio non farmaceutico.
7. Nei laboratori per trapianti si possono utilizzare più incubatori contemporaneamente, ponendo una sola linea cellulare per ogni piano (circa 4 linee cellulari per incubatore). Sono, inoltre previste sia la tracciabilità di tutti i media di coltura utilizzati, sia la descrizione delle procedure, sia approfondite valutazioni sul prodotto cellulare finito prima di essere iniettato (analisi di sterilità, caratterizzazione delle linee cellulari, telomerasi, vitalità cellulare), allo stesso modo in cui potrebbbero essere svolte in un laboratorio farmaceutico.
Non è vero che i laboratori per trapianti siano uguali ai laboratori GMP per le colture cellulari. Il Centro Nazionale Trapianti che li coordina in tutta Italia ha affermato che queste cellule sono farmaci e non tessuti e che i centri trapianti non hanno la competenza ne la capacità per lavorare queste cellule. Lavorare in GMP non significa solo avere una determinata tipologia di laboratorio. Significa adottare tutta una serie di procedure a garanzia del paziente. Procedure che garantiscono, nel caso delle colture cellulari, di somministrare al paziente un prodotto sicura e efficace Non è certo a spese di Stamina, che il sottoscritto dirige una Cell Factory Autorizzata in GMP, attraverso la quale ripristina da molti anni con cellule staminali vere, la vista di chi l’ha perduta (Rama et al., N. Engl. J. Med. 2010, 363:147-155). Sarà forse invece a spese dei cittadini che Stamina potrà sperimentare il suo "metodo"; se il Parlamento sovrano così decidesse ne prenderemo atto senza nessuna intenzione di chiedere degli sconti sulle regole di sicurezza.