Avete mai sentito parlare di "donazione del cordone ombelicale"?
Si tratta di un termine improprio. Non si dona nessun cordone ombelicale ma il sangue che scorre al suo interno. Come sappiamo, in gravidanza, il feto riceve ossigenazione e "nutrimento" dalla madre tramite un funicolo che parte dalla placenta e termina nel suo addome, si chiama "funicolo ombelicale" o "cordone ombelicale". Al momento della nascita, per completare il parto, bisogna recidere questo cordone. Dopo pochi minuti anche la placenta sarà espulsa (in una fase del parto che si chiama "secondamento") e questi "annessi fetali" (si chiamano così le strutture che contribuiscono alla vita dentro l'utero del nascituro) sono buttati per finire nell'inceneritore.
Si tratta di un termine improprio. Non si dona nessun cordone ombelicale ma il sangue che scorre al suo interno. Come sappiamo, in gravidanza, il feto riceve ossigenazione e "nutrimento" dalla madre tramite un funicolo che parte dalla placenta e termina nel suo addome, si chiama "funicolo ombelicale" o "cordone ombelicale". Al momento della nascita, per completare il parto, bisogna recidere questo cordone. Dopo pochi minuti anche la placenta sarà espulsa (in una fase del parto che si chiama "secondamento") e questi "annessi fetali" (si chiamano così le strutture che contribuiscono alla vita dentro l'utero del nascituro) sono buttati per finire nell'inceneritore.
C'è una risorsa che sarebbe utile non distruggere, il contenuto del cordone ombelicale. Sono gli ultimi quantitativi di sangue che scorrono prima che la placenta si distacchi definitivamente. Questo sangue contiene un notevole quantitativo di cellule ancora non "mature", pronte a svilupparsi per diventare le future cellule del corpo umano specializzate nella formazione dei vari tessuti. Si chiamano "cellule staminali". Un po' quello che si fa con il midollo osseo ma con minori difficoltà, spese e complicazioni.
Negli ultimi anni queste cellule sono state studiate come cura per alcune malattie, soprattutto di tipo "degenerativo". I risultati sono stati positivi in alcuni casi (pochi), incoraggianti in altri (pochi), negativi in altri ancora (tantissimi). Questo perché non solo le cellule staminali possono non avere alcun effetto in molte delle malattie che colpiscono l'uomo, ma anche per la difficoltà nel "trapiantarle"; le cellule del sangue cordonale, infatti, sono come un vero e proprio tessuto, se il donatore ed il ricevente non sono compatibili, avvengono una serie di complicazioni molto pericolose, è il noto fenomeno del rigetto, più conosciuto a proposito dei trapianti di altri organi. Non è necessario comunque che i due individui (donatore e ricevente quindi) siano "identici" geneticamente (come i gemelli) ma è importante che siano "compatibili" (soprattutto dal punto di vista immunitario). La capacità terapeutica delle cellule staminali del sangue del cordone ombelicale è una scoperta relativamente recente, nel 1989 fu dimostrata su un paziente affetto da una grave forma di anemia, è una buona prospettiva quindi, ma anche una piccola realtà che serve ad aiutare chi ha bisogno di fronte ad uno "sforzo" praticamente nullo.
Le donne in procinto di partorire che volessero fare richiesta di donazione di sangue cordonale (gratuita per l'uso eterologo) devono chiedere informazioni presso il servizio di ostetricia che le vedrà partorire. La donazione è possibile anche in caso di taglio cesareo. Sono necessarie alcune caratteristiche della donatrice (ad esempio non avere alcuna malattie infettiva) che saranno illustrate dal personale ostetrico responsabile. Il prelievo avviene subito dopo l'espulsione del feto nel parto e poco prima dell'espulsione della placenta, non comporta dolore, effetti collaterali o rischi particolari materni o fetali. Il cordone ombelicale, con tutti gli annessi fetali (placenta, membrane, liquido amniotico) subito dopo il parto sono eliminati per essere inceneriti.
La donazione ha due possibilità: quella autologa (ovvero donare quel sangue per un uso sullo stesso donatore) o quella eterologa (cioè donarlo per un uso su una persona estranea ma compatibile) e tutto il sangue donato si conserva in specifiche "banche" che controllano, "tipizzano" (ne valutano le caratteristiche quindi) e congelano il sangue condividendo i dati di questo dono in un database mondiale. Vi è un'eccezione , la cosiddetta donazione "related", che riguarda le malattie ereditarie e per le quali è prevista la donazione da individui strettamente imparentati (fratelli, ad esempio).
In Italia, per legge, è impossibile donare il sangue per sé stesso, l'unica donazione possibile ed autorizzata è quella eterologa, ovvero a disposizione del primo individuo bisognoso compatibile.
Per questo motivo (e per aggirare gli ostacoli di legge) sono nate diverse banche cordonali (private) fuori dai confini del nostro paese. Il fatto che la loro nascita sia stata pianificata per non violare la legge puntando però al "mercato" italiano è dimostrato dal fatto che la maggioranza delle banche private di sangue cordonale siano nate appena fuori dai confini italiani quando non direttamente "dentro" i nostri confini geografici, come a San Marino. In Italia esistono 19 banche di sangue cordonale pubbliche ed autorizzate, sparse in tutto il territorio nazionale e che sottostanno a controlli e standard internazionali. Le banche private invece nascono "come funghi" e, se anch'esse devono sottostare a controlli e regole, è chiaro che non possono offrire le garanzie che offre una banca pubblica.
Donare il sangue del cordone del proprio neonato è un atto generoso per due motivi, il primo è la possibilità di mettere a disposizione delle cellule staminali per chi ne avesse bisogno, il secondo è quello che si mettono queste cellule a disposizione della ricerca (che è l'uso maggiore al quale sono destinate oggi queste donazioni).
Il vero problema di questo tipo di donazione è che non si tratta di una pratica diffusa (nonostante si possa donare praticamente in tutto il territorio nazionale) mancando forse una vera "informazione" sul tema, se le donazioni fossero più numerose, sicuramente vi sarebbero molte più possibilità di trovare donatori compatibili in tutto il mondo.
Vi è un altro problema.
Allo stato attuale della ricerca, le malattie realmente curabili con cellule staminali sono molto poche, oltre a quelle nelle quali sono in corso delle sperimentazioni, si applicano trapianti di cellule staminali in malattie come le leucemie, i linfomi, gravi forme di anemia (come la talassemia) o alcune malattie metaboliche ed immunodeficienze.
L'uso in malattie come il diabete, la sclerosi multipla ed altre patologie è del tutto sperimentale, non autorizzato e non ancora provato come efficace, alcuni risultati si sono ottenuti in forme di media gravità di alcune malattie neurodegenerative e l'unico risultato che per ora abbiamo riguardo al trapianto autologo di cellule staminali da cordone ombelicale è che sembrano non provocare gravi effetti collaterali nel breve periodo, sembra quindi una pratica abbastanza sicura (non del tutto però, sono segnalati anche casi di reazione letale), ma gli esperimenti si fermano qui, perché riguardo ai risultati vi sono molte incertezze.
Tra le altre proprietà, le cellule staminali cordonali possono aiutare pure il recupero di persone colpite da malattie tumorali che hanno ricevuto danni da radiazioni o chemioterapia. Questo naturalmente non deve alimentare false speranze e non può diventare terreno d'affari di persone che mirano solo al guadagno senza garantire basi scientifiche a chi si rivolge loro. La cosa meno "limpida" dei vari centri privati di conservazione di cellule staminali è che le ricerche sperimentali sono presentate come "rivoluzioni" con possibilità di applicazione (quando non lo sono) e si minimizzano gli ostacoli che le riguardano.
Le banche private sono in tutto e per tutto "aziende" che promuovono un prodotto, tanto da essere forniti di procacciatori d'affari, rappresentanti ed informatori scientifici. Questo sarebbe il minimo, perché il vero problema è, come ho spiegato, l'assoluta inutilità della conservazione a scopo autologo.
Le banche private sono in tutto e per tutto "aziende" che promuovono un prodotto, tanto da essere forniti di procacciatori d'affari, rappresentanti ed informatori scientifici. Questo sarebbe il minimo, perché il vero problema è, come ho spiegato, l'assoluta inutilità della conservazione a scopo autologo.
Il fatto che si usino le cellule staminali per curare, ad esempio, una leucemia, prevede che non si utilizzino le cellule staminali dello stesso individuo malato, questo perché le cellule immature potrebbero contenere lo stesso difetto genetico che ha poi generato la malattia, per questo motivo è realisticamente quasi impossibile che le cellule staminali prelevate dal cordone e donate per uso autologo (quindi, come detto, per la stessa persona che le ha donate), possano essere utilizzate a scopo curativo. Non solo, un altro particolare è che sono molto più efficaci terapeuticamente le cellule di individui compatibili ma non "identici", rispetto a quelle di individui assolutamente identici, il maggior risultato quindi si ottiene proprio con il trapianto di cellula da donazione eterologa rispetto a quelle omologhe.
Da tutto questo sembra chiaro che conservare il sangue cordonale per un uso "omologo" sia un'illusione piuttosto chiara, venduta come possibilità quando ancora è solo teoria. Sorgono tanti altri dubbi. Nel momento in cui una di queste banche dovesse fallire o chiudere per qualsiasi motivo, che ne sarà della donazione? Chi può assicurare i donatori del corretto uso e della conservazione delle sacche donate? Di alcune banche private ad esempio, si conosce la sede amministrativa ma non si hanno notizie sui laboratori e sui depositi di stoccaggio. Per altre si leggono locandine che riportano foto di laboratori modernissimi e depositi ultrasicuri che però non corrispondono alla realtà che vede i "laboratori" ultramoderni essere dei normali laboratori di analisi ed i depositi piccole stanze con pochi contenitori di azoto liquido.
Il fatto che le banche private facciano di tutto per "minimizzare" questi aspetti parla chiaro, se informassero i potenziali clienti della realtà attuale e futura, non solo scientifica ma anche organizzativa e legale, probabilmente i loro fatturati crollerebbero ma è chiaro che non si può pretendere di creare business su aspetti personali e della salute, parlare chiaro, correttamente e con onestà è doveroso da parte di queste strutture. Mentre la donazione eterologa nelle strutture pubbliche è assolutamente gratuita (basta farne richiesta ed avere alcune caratteristiche legate alla sicurezza della donazione), quella alle banche private è a pagamento. La conservazione ha un costo variabile, in genere tra i 2000 ed i 5000 euro (per una conservazione che cambia da una struttura all'altra, in genere un paio di decenni). Secondo un'indagine svolta nel nord-est della nostra nazione, il 25% delle coppie richiedono la conservazione del sangue cordonale in banche private per uso autologo, mentre il 75% ricorrono alla donazione tradizionale in banche pubbliche, c'è un dato che fa riflettere: chi ha richiesto la donazione "privata" lo ha fatto con la speranza di far fronte all'eventualità di un diabete o di celiachia (malattie per le quali esiste attività di ricerca) che colpisse il proprio figlio in futuro (anche se, come detto, questi usi sono ancora sperimentali e non hanno dato risultati particolarmente rilevanti) ed in questo caso le informazioni che li hanno convinti a questo tipo di conservazione sono state tratte da internet e non dal medico.
Che la possibilità di utilizzare il sangue del cordone per un uso "personale" sia un fatto teorico e non praticabile basti pensare che già per quanto riguarda le donazioni eterologhe sono pochissimi gli usi già praticati con successo, questo per la difficoltà nel trovare degli individui compatibili e per la rarità delle malattie curabili, probabilmente si avrebbero numeri più elevati se aumentassero le donazioni e la cultura sull'argomento.
Che la possibilità di utilizzare il sangue del cordone per un uso "personale" sia un fatto teorico e non praticabile basti pensare che già per quanto riguarda le donazioni eterologhe sono pochissimi gli usi già praticati con successo, questo per la difficoltà nel trovare degli individui compatibili e per la rarità delle malattie curabili, probabilmente si avrebbero numeri più elevati se aumentassero le donazioni e la cultura sull'argomento.
Anche per questo motivo è bene ribadire un dato numerico chiarissimo: delle migliaia di donazioni effettuate nel mondo (più di 250.000 unità di sangue), sono state utilizzate a scopo terapeutico più di 1000 donazioni provenienti dall'Italia (che conserva circa 30.000 unità di sangue) per un totale di più di 10.000 utilizzi terapeutici nel mondo tutti effettuati da donazioni eterologhe conservate da banche pubbliche. Delle donazioni omologhe sono state utilizzate zero (0) sacche e quindi non è mai stato effettuato alcun uso terapeutico.
Così è più chiaro a chi servono i trapianti autologhi?
Alla prossima.
ho parlato anche io di questo argomento nel mio blog, ovviamente non con competenza ma per riportare informazioni che trovavo interessanti durante la mia seconda gravidanza http://cosmicmummy.blogspot.it/2011/05/donazione-del-sangue-cordonale.html, e successivamente per raccontare com'è andata durante il parto http://cosmicmummy.blogspot.it/2012/04/doniamo.html
RispondiEliminaracconto in breve la mia esperienza:
con il primo figlio non ho potuto nemmeno fare domanda, l'ospedale non era ancora attrezzato. quando se ne parla durante il corso preparto le ostetriche fanno terrorismo psicologico, perchè invece loro sono per il taglio ritardato del cordone, come se togliessi chissà cosa e chissà quale violenza facessi a tuo figlio tagliandogli il cordone troppo presto. con la seconda gravidanza scopro che l'ospedale nel frattempo si è attrezzato, e mi prenoto per la visita, che è stata molto interessante, ha confermato molto di ciò che sapevo, e mi ha convinta che donare fosse la scelta più giusta. in sala parto è la prima cosa che ho detto alle ostetriche, era anche scritto chiaramente sulla cartella, ma al momento dell'espulsione cascavano tutte dalle nuvole e quando è arrivata l'attrezzatura ormai era troppo tardi. certo non si può pensare che una donna che sta partorendo abbia la lucidità per ricordare al momento giusto che vuole conservare il sangue del cordone, no? sinceramente mi è dispiaciuto molto. io penso che donare dovrebbe essere la norma, e si dovrebbe fare più informazione (e non disinformazione, come avviene) nei corsi preparto e negli ospedali. credere alle banche private poi, rientra in quell'atteggiamento scaramantico/superstizioso/antiscientifico tipico italiano.
aggiungo anche che tante "mamme blogger" pubblicano periodicamente articoli sotto dettatura di queste aziende con tanto di bibliografia (che nessuno ovviamente si prenderà mai la briga di andare a cercare, sono sicura che in nessuno di quegli articoli si parla di uso autologo, nei titoli non vi è nessun accenno), probabilmente sono le stesse mamme blogger che poi vanno alle lezioncine dell Boiron...
RispondiEliminaConfermo che per tutti i miei 3 figli si è rivelato impossibile donare "il cordone ombelicale".
RispondiEliminaPer quanto questa possibilità fosse ampiamente pubblicizzata, ogni volta si manifestava un problema diverso: orari del servizio di raccolta, impossibilità tecnica temporanea ecc.
Della "possibilità" di fare una donazione autologa non ne avevamo neanche sentito parlare, per noi si trattava semplicemente di una donazione analoga a quella del sangue all'AVIS.
Ci sono reparti di ostetricia che annunciano la possibilità di donazione del sangue cordonale ma nei fatti si tratta di una cosa non reale e detta solo per questioni di "immagine". La donazione non comporta sforzi o organizzazione particolari e neanche materiali costosi, visto che il necessario è fornito dalle varie banche pubbliche. A volte la donazione è impossibile (problemi materni, malattie particolari), altre volte viene fatta ma la quantità raccolta non è sufficiente.
RispondiEliminaIn realtà, un reparto che volesse farla può farla senza grossi problemi, quando ripetutamente sorgono ostacoli o problemi...c'è qualcosa che non va.
Io non capisco il senso di scegliere. Se il cordone ombelicale va comunque buttato, che lo si conservasse d'ufficio! Dovrebbe esistere solo il silenzio-assenso: se sei contrario lo dici, altrimenti obbligatoriamente donato e fine delle speculaIazioni.
RispondiEliminaMah, dove ho partorito io la raccolta del sangue cordonale è molto pubblicizzata ed entrambe le volte è stata effettuata senza problemi, con la clausola che, se il sangue fosse risultato idoneo per la consevazione, sarei stata ricontattata entro sei mesi. In entrambi i casi la cosa non è poi, evidentemente, andata a buon fine, nonostatnte il sangue fosse stato raccolto in buona quantità etutte le analisi eseguite in gravidanza fossero a posto. Alla terza gravidanza ho chiesto delucidazioni in merito, e mi è stato detto che pochissimi campioni vengono poi effettivamente conservati, perché vengono selezionati secondo parametri molto stretti. Ma quali sarebbero? Che caratteristiche deve avere il sangue per poter essere conservato?
RispondiEliminaOltretutto, per poter rasccogliere il sangue è necessario perdere un pomeriggio per sottoporsi ad un colloquio ad hoc e compilare un terrificante e interminabile questionario pieno di domande personali, molte delle quali davvero cretine (il tuo partner ha avuto rapporti con soggetti a rischio negli ultimi sei mesi?). Vengono scartate a priori le donne che hanno fatto uso, anche occasionale e anche lontano nel tempo, di droghe pesanti, o che hanno avuto partner che ne hanno fatto uso. Ma perché? Immagino che sul sangue donato vengano fatti i dovuti controlli (indipendentemente da quanto dichiarato nel questionario, voglio sperare) e che importanza ha se una dieci anni prima ha avuto una storia con un tizio che si faceva le piste? Visto che si tratta di donazione eterologa, utile per la ricerca, che senso ha porre tutte queste difficoltà? Io alla fine ho lasciato perdere.
Il sangue da cordone ombelicale viene bancato, ossia lavorato e crioconservato a -196°C in azoto liquido. Per essere un prodotto terapeuticamente valido cioè che una volta trapiantato attecchisca e dia origine ad una nuova popolazione di cellule del sangue, deve avere un numero minimo di cellule nucleate totali di 1.400.000.000 (un miliardo e 400 milioni) e almeno 3 milioni di cellule staminali (CD34 per gli addetti ai lavori)purtroppo solo 1l 15-20% dei campioni prelevati ha queste caratteristiche. Ecco spiegato il motivo per cui spesso non si viene richiamate dopo una donazione. Nessuna speculazione almeno nel settore pubblico. La speculazione esiste eccome nelle cosidette banche private del cordone dove paghi inutilmente un prodotto autologo che nessun ematologo utilizzerà poiché non c'é la certezza che nell'eventualità dovesse servire nessuno da la garanzia di tracciabilità che il sangue da cordone sia stato lavorato e conservato secondo le rigide norme europee e mondiali alle quali i centri pubblici di lavorazione delle cellule staminali emopoietiche, si devono attenere obbligatoriamente!
Eliminaquanta gentaccia c'è nel mondo...
RispondiEliminavorrei una delucidazione: il sangue cordonale è lo stesso sangue del bambino alla nascita? oppure è un sangue "meno differenziato"? Nel caso fosse lo stesso del bambino non sarebbe possibile effettuare dei piccoli prelievi al neonato?
esperienza personale Milano 2009:
RispondiElimina"Accettiamo il sangue se il parto avviene dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 17.00 altrimenti al centro di raccolta nessuno lo riceve e finisce in discarica".
Mio figlio è nato domenica alle 6.00 di mattina -> il sangue è depositato in svizzera.
Povera italia
Se il cordone ombelicale va comunque buttato, che lo si conservasse d'ufficio!
RispondiEliminaNon si può fare per motivi legali ed organizzativi. Legali perché affinché venga conservata qualsiasi "parte" del tuo corpo è necessario il tuo consenso (ed allora potresti darlo per la "semplice" donazione, perché in ogni caso dovresti sottoporti agli stessi esami e test), organizzativi perché conservare il sangue di TUTTE le donne che partoriscono è oggettivamente impossibile così come stanno le cose.
che importanza ha se una dieci anni prima ha avuto una storia con un tizio che si faceva le piste?
Perché economicamente è meglio selezionare le donazioni già adatte che accettarle tutte e sottoporle ai controlli. Inoltre alcune malattie possono avere una "finestra" molto lunga prima di poter essere evidenziate con un controllo del sangue e quindi si rischierebbe di mettere in circolo donazioni controllate ma potenzialmente pericolose.
il sangue cordonale è lo stesso sangue del bambino alla nascita?
No.
Quello del neonato è sangue "normale" misto a un certo quantitativo di cellule staminali (che sono quelle che ci interessano per gli scopi della donazione), quello del cordone è ricchissimo di cellule staminali, un sorta di "concentrato" e quindi con minore quantità riesci a prelevarne un numero adeguato.
Nel caso fosse lo stesso del bambino non sarebbe possibile effettuare dei piccoli prelievi al neonato?
Per i motivi detti sopra non converrebbe (e sarebbe comunque impossibile visti i quantitativi necessari).
Accettiamo il sangue se il parto avviene dal lunedi al venerdi dalle 9.00 alle 17.00 altrimenti al centro di raccolta nessuno lo riceve e finisce in discarica".
E' come sempre un problema di organizzazione. Per ovviare a questo problema basterebbe un'emoteca refrigerata, un frigorifero, alla fine.
E del taglio ritardato del cordone invece cosa ne pensi?
RispondiEliminaE del taglio ritardato del cordone invece cosa ne pensi?
RispondiEliminaIn media il cordone si taglia dopo 15-20 secondi dal parto (in genere entro i 30 secondi), ritardare questo taglio non sembra apportare particolari benefici (ma neanche danni). Diciamo che in una condizione fisiologica e senza l'urgenza di rianimare il neonato, si può benissimo ritardare di qualche secondo il taglio del cordone senza per questo attendersi un miglioramento dei parametri (alcuni hanno misurato una lieve diminuzione dei casi di anemia neonatale, ma non è un dato costante).
Quindi non è vero che per donare il cordone è necessario anticipare il taglio del cordone stesso, "togliendo" una parte di sangue/cellule staminali al proprio bambino?
EliminaLo chiedo perchè è quello che ho sentito dire da alcune mamme che, per questo, hanno deciso di negare il consenso.
Ma assolutamente no.
EliminaIl sangue del cordone si può donare in qualsiasi momento prima che si stacchi la placenta, anche se si staccasse dopo un'ora e non dipende dal taglio del cordone.
Buon giorno dottor Di Grazia, mi sto documentando per un articolo sulla donazione del sangue da cordone e sul clampaggio differito del cordone e ho trovato chiare evidenze dei benefici del clampaggio differito (da 1 a 3 minuti dopo il parto) in termini di guadagno di globuli rossi e ferro per il bambino. C'è una Cochrane Review qui http://www.cochrane.org/CD004074/PREG_effect-timing-umbilical-cord-clamping-term-infants-mother-and-baby-outcomes
Eliminae una raccomandazione dell'OMS qui http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/120074/1/WHO_RHR_14.19_eng.pdf?ua=1
Più documenti di altre società scientifiche. Quello che non ho ancora appurato è se per prelevare il sangue cordonale è necessario clampare precocemente. Ho letto che è così, per garantire una quantità sufficiente, ma voglio sentire qualche specialista.
se per prelevare il sangue cordonale è necessario clampare precocemente.
EliminaNon è necessario ma preferibile, sia per garantire migliore qualità del sangue cordonale che per assicurarsi che la quantità donata sia sufficiente. Se la placenta si stacca (perché si è ritardato di molto tempo il clampaggio del cordone, per esempio), c'è il rischio che non si riesca ad ottenere una quantità sufficiente di sangue donato.
Preferibile ai fini della raccolta, ma non preferibile per il neonato, giusto? Secondo le linee guida del Centro Nazionale Sangue (del 2011), d'accordo con la Società Italiana di Neonatologia, non bisognerebbe clampare e prelevare il sangue dal cordone prima di 60 secondi dalla nascita. Dalla sua esperienza, viene effettivamente rispettato questo lasso di tempo in sala parto?
EliminaIn linea di massima sì. Soprattutto con le nuove generazioni di ostetriche che tendono a mantenersi nei limiti delle linee guida e non delle "opinioni".
EliminaGrazie!
EliminaE' assurdo, ma da noi non solo non è pubblicizzata per niente, ma nessuna delle partorienti è informata direttamente della possibilità di donarlo. Mia moglie ha avuto tre ginecologi diversi più il reparto di ostetricia all'ospedale, ma nessuno ne ha mai accennato. Possibile?
RispondiEliminaProbabilmente non hanno mai attivato il servizio e quindi non sono attrezzati per farlo.
RispondiEliminaHo un dubbio e ti chiedo spiegazioni in merito:
RispondiEliminacito:
"In Italia, per legge, è impossibile donare il sangue per sé stesso"
Circa 10 anni fa, ho effettuato diverse autotrasfusioni prima di grossi interventi chirurgici! E' variata la norma nel frattempo oppure esistono eccezioni?
grazie.. splendido blog!
anche quando ho partorito io le ostetriche hanno cercato di trovare scuse per non farmelo donare, ma dato che ero già inca...tissima perché avevano fatto in modo di non potermi far fare l'epidurale, ho minacciato di denunciarle e ho compilato il modulo mentre ero già in sala parto. Tra le scuse c'è stata anche questa: "ma è davvero sicura signora? lo sa che costa circa 10.000 euro?"
RispondiEliminaE' variata la norma nel frattempo oppure esistono eccezioni?
RispondiEliminaLa norma riguarda le donazioni di sangue del cordone (quindi al momento del parto), non quella di sangue "normale", ovvero quella "classica" che si fa per bisogno della popolazione generale.
In certi casi però (interventi chirurgici particolari, malattie particolari), per esempio quelli che prevedono l'utilizzo di un quantitativo elevato di sangue (più di due sacche), può essere favorita l'autotrasfusione, ma ripeto, in questo caso si parla delle trasfusioni di sangue "classiche", non di sangue del cordone, è tutta un'altra cosa.
Mio figlio ha avuto la fortuna di fare il trapianto da un cordone ombelicale che era congelato da 6 anni . Il dottore aveva dei dubbi sulla bontà delle cellule dopo tanto tempo ma aveva un'ottima compatibilitá con mio figlio 6 su 6. Grazie a questo i problemi di rigetto sono stati piú contenuti e hanno potuto sospendere prima i farmaci anche se é stata lunga lo stesso.
RispondiEliminaSo che in teoria le cellule potrebbero durare moltissimi anni congelate ma c'é in letteratura un tempo limite per essere usate?
So che in teoria le cellule potrebbero durare moltissimi anni congelate ma c'é in letteratura un tempo limite per essere usate?
RispondiEliminaCon una ricerca veloce non ho trovato nulla, ma ricordo di aver letto uno studio che parlava di cellule trovate intatte (ed efficaci) dopo 15 anni di conservazione. L'esperienza in ogni caso è limitata perché è il trapianto di cellule staminali che è una tecnica recente e quindi si parla di procedure esistenti da non più di 20 anni. In generale più è "fresca" la donazione meglio è, ma il tentativo credo vada fatto anche con quelle più "vecchie".
Salvo, mi sono occupato di materiale congelato in passato per questioni di lavoro.
RispondiEliminaEbbene, i passaggi più critici nell'utilizzo di materiale congelato sono due: il congelamento e lo scongelamento.
Una volta che il cordone o la sacca sono portati a -196°C, tutte le reazioni biochimiche si fermano (in realtà rallentano di circa un milione di volte): per dare un'idea dell'ordine di grandezza, 500 anni di conservazione a questa velocità temperatura corrispondono un invecchiamento di 1 ora a temperatura ambiente. Quindi un anno o dieci, non fanno molta differenza...
Quindi un anno o dieci, non fanno molta differenza...
RispondiEliminaCerto, ma il rischio maggiore non è tanto nell'"invecchiamento" delle sacche (come dici tu molto lento) ma nel fatto che la conservazione non sia corretta o che avvengano incidenti, più anni conservi una sacca più rischi di rovinarla e come sai il congelamento scorretto rischia di distruggere in maniera irreparabile qualsiasi prodotto "organico" che debba essere trapiantato.
Ciao, piccolo off topic, tempo fa il mio oculista mi parlava dell'uso delle staminali del liquido amniotico. Lui in ospedale tratta spesso ustioni agli occhi e mi ha detto che l'uso dei fattori di crescita del liquido (se il paziente ha ancora cellule proprie nella cornea) o delle staminali del liquido (se l'ustione si è "mangiata" tutto) nella maggior parte dei casi consente di evitare il trapianto di cornea. Ne sai qualcosa?
RispondiEliminaNe sai qualcosa?
RispondiEliminaSì, siamo ancora al livello delle sperimentazioni ma i primi risultati esistono. Le cellule staminali amniotiche sono utilizzate da tempo per il trattamento delle ustioni e da ancora più tempo si usa la "membrana amniotica" (quel "sacco" che contiene il feto nell'utero materno) anche se in quest'ultimo caso non si parla di staminali.
Che probabilità ci sono di trovare cellule staminali compatibili? Se c'è una alta probabilità questo potrebbe bastare per eliminare completamente il business delle donazioni autologhi.
RispondiEliminaChe probabilità ci sono di trovare cellule staminali compatibili?
RispondiEliminaBassissime in generale, ma con le banche internazionali la possibilità aumenta tantissimo, entro 8 mesi dalla ricerca del donatore compatibile, nel 60% circa dei casi si trova un donatore adatto. Il problema è che proprio le donazioni di sangue cordonale sono quelle meno numerose (sono la minoranza del totale...) e quindi praticamente rappresentano una percentuale bassissima di trapianti.
Naturalmente se aumentassero le donazioni, aumenterebbero le probabilità e le applicazioni pratiche.
Che poi è anche strano, mentre la donazione di midollo osseo è molto complicata (e richiede uno sforzo non indifferente), quella del sangue cordonale è letteralmente una banalità che non comporta né rischi, né conseguenze, né dolore o altro a carico del donatore.
quando leggo articoli sponsorizzati su blog di mamme, se ho tempo rispondo, magari linkando articoli sulla donazione. guardacaso oggi, su un blog su cui avevo commentato di recente, è comparso questo articolo:
RispondiEliminahttp://crescereduegemelli-debora.blogspot.it/2013/02/cellule-staminali-del-cordone.html
io lo trovo allucinante.
bugiardino del vaccino Tripedia DTaP (antidifterite-tetano-pertosse) della Sanofi Pasteur Msd, segnala le seguenti reazioni avverse: “Adverse events reported during post-approval use of Tripedia vaccine include idiopathic thrombocytopenic purpura, SIDS, anaphylactic reaction, cellulitis, AUTISM, convulsion/grand mal convulsion, ENCEPHALOPATHY, hypotonia, NEUROPATHY, somnolence and apnea”. (Traduzione): "Le reazioni avverse riportate durante l'uso post-approvazione del vaccino Tripedia includono purpura trombocitopenica idiopatica, SIDS, reazione anafilattica, cellulite, AUTISMO, convulsioni / convulsioni da grande male, ENCEFALOPATIA, ipotonia, NEUROPATIA, sonnolenza e apnea".
RispondiEliminaLa mia vicina ha partorito la settimana scorsa. Fin dall'inizio della gravidanza le avevo caldeggiato la donazione del sangue cordonale, inviandole articoli con informazioni analoghe a quelle espresse in questo post (importanza della donazione, limiti della conservazione autologa, ecc.). L'avevo convinta.
RispondiEliminaPeccato che in ospedale le abbiano detto che ormai la raccolta del cordone non si fa più perché è troppo complicato e comunque alla fine le cellule utilizzabili sono pochissime.
Allucinante: probabilmente in realtà vogliono solo evitarsi un lavoro in più.
Mah... trovo questo articolo molto superficiale e poco informativo-scentifico.
RispondiEliminaInannzitutto si trascura completamente il tema della conservazione autologa non ad uso del donatore stesso, ma ad esempio di un fratello. E poi ci sono affermazioni contro le banche di conservazione private buttate là così, tanto per parlarne male (Es. "se anch'esse devono sottostare a controlli e regole, è chiaro che non possono offrire le garanzie che offre una banca pubblica." che senso ha? perchè dovrebbero offrire meno garanzie?)
Vi segnalo un articolo, anche questo molto di parte contro la conservazione autologa presso centri privati, dal quale però nei commenti nasce un interessante dibattito di posizioni contrapposte:
http://oggiscienza.wordpress.com/2011/10/26/tutte-le-bugie-delle-banche-private-del-cordone/
Quoto in pieno. A breve partoriró, e ancora non sono riuscita ad avere informazioni chiare e precise sul perché uno non dovrebbe conservare le cellule per sè. È una scommessa sul futuro della ricerca, chiaro, e uno si augura di non doverle usare mai e di aver buttato i soldi. Ma tutta questa demonizzazione non mi convince molto..
Elimina"chi ha richiesto la donazione "privata" lo ha fatto con la speranza di far fronte all'eventualità di un diabete o di celiachia (...) ed in questo caso le informazioni che li hanno convinti a questo tipo di conservazione sono state tratte da internet e non dal medico."
RispondiEliminaNo.
Io sono stata informata di questa possibilità dal mio ginecologo.
E, come fa a fare un'affermazione del genere?
Sottoscrivo anche la precisazione di Gcangini, le cellule conservate a uso autologo possono essere utilizzate anche da fratelli e genitori.
Inannzitutto si trascura completamente il tema della conservazione autologa non ad uso del donatore stesso, ma ad esempio di un fratello.
RispondiEliminaNe parlo elencando le varie possibilità, si chiama donazione "related" ed è fondamentalmente una donazione eterologa Questo tipo di donazione è permessa pure nel pubblico quindi gratis, legale e disponibilissima per tutti.
che senso ha? perchè dovrebbero offrire meno garanzie?
Perché domani, una banca privata con sede in Belgio, potrebbe decidere di chiudere, buttare tutto in pattumiera e scomparire.
Mi spieghi come faresti a rintracciarla o avere notizie delle tue sacche di cellule?
E, come fa a fare un'affermazione del genere?
Un medico dovrebbe sapere che diabete e celiachia non sono curabili con cellule cordonali né lo saranno a breve. Poi naturalmente ognuno può dire ciò che vuole, soprattutto se prende un premio dalla banca privata.
L'unica volta nella mia carriera che qualcuno mi ha offerto un vantaggio personale (nella fattispecie un viaggio) in cambio di una "spintarella" promozionale, è stato nel caso di una banca privata di sangue cordonale. Dopo aver mandato a quel paese la gentile signorina non l'ho più vista.
le cellule conservate a uso autologo possono essere utilizzate anche da fratelli e genitori.
In questo caso diventano "related" (vedi commento sopra).
Le banche private di cellule cordonali sono un businnes a scopo di lucro, inutile e senza attuali applicazioni. Questo è un dato di fatto, se poi vogliamo fare spot pubblicitari naturalmente possiamo inventarci di tutto.
Durante la gravidanza mi sono informata a lungo sulle banche cordonali private e sulla donazione eterologa. Alla fine ho deciso di lasciar perdere il settore privato proprio per il fatto che non mi sembrava dare alcuna garanzia nel lungo termine (nonostante gli alti prezzi!).
RispondiEliminaA quel punto volevo fare la donazione "pubblica" ma con tutti gli impedimenti burocratici che ci sono, beh, ho dovuto a malincuore rinunciare. Ti fanno davvero passare la voglia di farlo.
Non so quanto possa essere complicato per il reparto organizzarsi per raccogliere il sangue del cordone, ma considerata l'importanza della donazione si dovrebbe davvero snellire la burocrazia e permettere a quante più donne di farlo. Possibile che nessuno abbia interesse (nel settore pubblico) a promuovere seriamente questa pratica?