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venerdì 25 maggio 2012

Bambini

Com'è la salute dei nostri bambini?
I cittadini della Terra del futuro, di cosa muoiono?
Questo articolo è ispirato ed in parte estratto da una interessante pubblicazione apparsa sul prestigioso New England Journal of Medicine (NEJM) dedicata alla storia della pediatria.
Abbiamo (come in molte cose) una percezione molto ristretta della realtà, confinata nel nostro piccolo ambiente e relativa ai nostri confini che, sembra strano, non si estendono che per pochi chilometri. La sensazione di salute, benessere e "felicità" è per forza di cose relativa alla nostra esperienza personale, a quella di poche famiglie vicine (parenti, amici) ed all'ambiente che frequentiamo. Ma fuori c'è un mondo, un grande pianeta con miliardi di persone e tantissimi bambini che nascono e vivono in condizioni e situazioni assolutamente differenti una dall'altra. Anche il tempo che viviamo rende differenti le percezioni e le aspettative in campo medico.
Per questo, un viaggio nel mondo della pediatria può allargare di un po' la nostra percezione di salute; a cosa serve?
A capire che tutto ciò che (noi) abbiamo è una fortuna ed a rendersi conto che nascere "un po' più in là" (nel tempo o nello spazio) avrebbe potuto significare dolore e sofferenza.
I bambini sono la popolazione che vedrà un mondo che noi nemmeno immaginiamo, una speranza, una risorsa per il futuro, coloro che formeranno la popolazione di domani, qualche decennio fa no, non esisteva nemmeno la pediatria (la specialità medica che si occupa del benessere infantile).

Nel 1880 per la prima volta apparve il termine "pediatrico" in una rivista scientifica (proprio il NEJM): fino ad allora le malattie dell'infanzia non erano un'entità separata da quelle dell'età adulta.
Fu William Osler, autore di quell'articolo, che incoraggiò la creazione di una medicina specifica per i bambini ed identificava i medici che si occupavano di loro come "pediatri", non esistendo questa specialità, le malattie dei bambini non erano considerate "speciali" tranne in rari casi. Morire di infezione o di dissenteria era la normalità (e lo è ancora oggi in alcune parti del mondo) ed ogni tanto dovremmo riflettere su ciò che il benessere e la medicina ci offrono.
All'inizio del 1800 tante famiglie perdevano almeno metà dei loro figli e spesso anche di più. Non vi era apparentemente alcuna cura disponibile e si lasciava "fare alla natura", qualcuno diceva "come arrivano se ne vanno", mescolando religione e fatalismo in un'epoca nella quale i ricchi erano molto pochi. Nel 1713, per esempio, il morbillo uccise la moglie, i due gemelli appena nati, un figlio di due anni ed un servitore del pastore Cotton Mather, sopravvissero due figli e 4 figlie, tutti superiori ai sette anni di età.


In realtà questa situazione che ci sembra distante nel tempo e nei fatti è presente ancora oggi in molte aree povere e disagiate, nelle quali anche l'intervento delle organizzazioni umanitarie è difficile e poco incisivo.

La maggioranza dei bambini del 1800 moriva di infezione. Davanti ad intere famiglie decimate dal vaiolo, dalla difterite ma anche dal colera, uno o più figli che morivano per dissenteria o morbillo erano tragedie superabili anche perchè era molto più importante salvare la vita al capo famiglia che assicurava un reddito che ad un nuovo arrivato le cui cure costavano soldi ed impegno.
Nel 1735, l'epidemia di difterite nel New England fece oltre 5000 vittime, l'80% delle quali erano bambini e se l'agonia di un adulto è dolorosa, quella di un bambino è straziante. Un medico inglese così descrive la sofferenza di un piccolo malato di croup:
his inarticulate appeals and beseeching looks for relief...constitute one of the most touching scenes which we are called upon to witness in the practice of medicine. Happily the extreme suffering usually, though not always, subsides towards the close of life, and death takes place at last with comparative ease

(trad.) i suoi richiami inarticolati e gli sguardi supplichevoli di sollievo...costituiscono una delle scene più toccanti che siamo chiamati a testimoniare nella pratica della medicina. Fortunatamente la sofferenza estrema di solito, anche se non sempre, scompare vicino alla fine della vita e la morte avviene finalmente con relativa facilità
Da questa straziante testimonianza si nota l'impotenza della medicina di fronte ad un problema che oggi ci appare "banale" e facilmente risolvibile e soprattutto come l'unico sollievo al dolore ed alla sofferenza fosse la morte, che liberava da ogni male.
Ma alla fine del 1800 il dramma fu sempre meno accettato fino a quando proprio dalla classe medica anglosassone prima e americana poi, gli appelli per una particolare attenzione alla salute dei bambini si fecero continui.
I risultati furono l'apertura dei primi grandi ospedali pediatrici, prima a Philadelphia (nel 1855), poi a Boston (1869), ne seguirono altri e quasi tutti vivevano anche di beneficienza, volontariato e donazioni. La protezione dei bambini si sviluppò anche in altro senso con la proibizione del lavoro minorile ed il diritto alla cultura: nel 1870 in Francia, la legge disponeva che i bambini con meno di 13 anni e le bambine con meno di 14 non potessero lavorare più di 6 ore al giorno. Si moriva ancora di dissenteria. L'utilizzo di acqua inquinata (sporca) per preparare il latte da dare ai neonati era la prima causa di infezione e si incoraggiò così l'allattamento materno diffondendo contemporaneamente le norme di igiene e pulizia. Da quel momento si salvarono centinaia di piccole vite che però non trovavano alcun sollievo dalle malattie virali e contagiose (vaiolo, poliomielite, difterite) che continuavano a mietere vittime, soprattutto nelle grandi città. L'Inghilterra in questo senso precorse i tempi: nel 1853 si stabilì che tutti i bambini entro i 3 mesi dovessero essere vaccinati obbligatoriamente contro il vaiolo (malattia infettiva con alta letalità) ottenendo un grande successo soprattutto nelle classi meno agiate, erano i "poveri" infatti che morivano di più. L'obbligo vaccinale fu deciso dopo la resistenza degli strati più "colti" della popolazione che nella vaccinazione di massa vedevano per la prima volta mescolare i loro diritti con quelli della "plebe ignorante e sporca" ma che dovettero cedere alla pressione popolare diventando parte attiva dei programmi di vaccinazione.
Si continuava a progredire: nel 1930 fu sviluppata la prima "incubatrice", la "scatola magica" che sostituiva panni e paglia permettendo ad un neonato di restare in ambiente protetto e controllato (e caldo!) subito dopo la nascita. Poi vennero gli antibiotici...

Nel 1967 furono registrati 131.000 casi di vaiolo in tutto il mondo. Nel 1980 il vaiolo diventò la prima e l'unica malattia eradicata dalla faccia del pianeta Terra.

Come ci sembrano lontani quei tempi eh?
Eppure sono gli anni nei quali erano bambini i nostri bisnonni.
I nostri piccoli, oggi, di cosa soffrono?

Le cause di morte più frequenti (nel mondo) nei primi 27 giorni di vita sono legate ai problemi durante la gravidanza ed il parto. Le cause di morte entro i 5 anni di vita sono rappresentate soprattutto dalle infezioni: polmoniti, diarrea ed altre. Questo spiega perchè nei paesi meno sviluppati la mortalità infantile sia così elevata.

Cause di morte infantile, oggi: dissenteria, infezioni e complicanze della gravidanza rappresentano il 45% dei casi.

A seguire, la malaria, soprattutto, ma anche l'AIDS, il morbillo e la pertosse, rappresentano ancora oggi cause di morte diffuse nell'età pediatrica.

Non possiamo negare comunque che l'attenzione prestata alla salute infantile si sia evoluta negli anni, anche grazie alle campagne ed all'impegno delle associazioni governative (UNICEF, WHO) ed umanitarie.
Preservare i bambini dalla sofferenza, non è solo un gesto arcaico che ci appartiene (senza bambini....non c'è futuro per la specie umana) ma un corretto gesto di civilltà. Dal punto di vista medico possiamo dire di aver avuto successo, il prossimo passo sarà quello di produrre gli stessi risultati nei paesi più poveri nei quali la mortalità infantile è ancora alta. Difficile ma possibile anche se un dato fa rabbrividire: solo in Italia, 650.000 (fonte Eurostat) bambini vivono in stato di assoluta indigenza.

Alla prossima.

sabato 19 maggio 2012

Hoxsey: il più grande ciarlatano d'America

La vicenda di Harry Hoxsey è simile a quella di tanti guaritori che periodicamente si presentano annunciando di aver trovato la cura definitiva per il cancro.
Il copione è identico a tutti gli altri: una cura trovata per caso, "autodefinita" efficace senza sperimentazione, venduta ai malati più ingenui. Seguono le accuse di complotto, l'aggressività, tanti soldi guadagnati.
Questa storia si svolge negli Stati Uniti, da noi è praticamente sconosciuta mentre nel paese americano per anni occupò lo spazio più ingombrante nelle pagine dei giornali, assieme alla "cura Gerson", fu la pozione alternativa più conosciuta ed utilizzata negli Stati Uniti, una storia che fece epoca.
Un aspetto importante di questa vicenda è quello relativo al fatto che il guaritore in questione godette per diverso tempo dell'appoggio di alcuni politici e di strati della popolazione che lo vedevano come un nuovo "salvatore".
Purtroppo anche in questo caso non vi fu alcuna guarigione dal cancro e tutta la vicenda si sgonfia come una bolla di sapone davanti alla prima verifica.



Hoxsey era un minatore anafabeta che trovò impiego in un'agenzia di assicurazioni. Disse di aver ereditato dal padre un formula che curava il cancro. Per i tumori "esterni" (della pelle per esempio) si doveva utilizzare una pasta caustica che corrodeva le lesioni, per quelli "interni" una mistura di erbe (liquirizia, trifoglio rosso, cascara ed altre) e sostanze chimiche (ioduro di potassio) unite ad una dieta con vitamine e cibi da evitare (carne di maiale, pomodoro, aceto, sale ed altri). Il papà di Harry, che aveva un cavallo malato di tumore, raccontò di aver notato che per un periodo l'animale si nutriva vicino ad un cespuglio e dopo qualche settimana guarì dalla sua malattia. Raccolse quindi le erbe che il cavallo brucava di solito e preparò una tisana con la quale cominciò a curare gli animali ed il figlio pensò di applicarla anche agli esseri umani, la "cura" del padre quindi fu utilizzata e pubblicizzata dal figlio.
Harry Hoxsey cominciò ad annunciare un tasso di guarigioni esaltante e chi non guariva aveva avuto la colpa di non aver seguito attentamente la terapia; come detto, fu aiutato da diverse persone che per scopi personali o politici lo sostenevano in maniera decisa manipolando l'opinione pubblica, illudendola e creando una credibilità che era assolutamente artefatta: spuntavano dal nulla decine di "guariti", interviste emozionanti, testimonianze apparentemente credibili, l'ex minatore colpiva per il suo comportamento aggressivo e convincente, il suo modo di porsi fu paragonato a quello degli "strilloni da circo", urlava di poter guarire il cancro ma nessuno riuscì a dimostrarlo né lui fornì alcuna prova credibile. La clinica che Hoxsey aprì in Texas nel 1936 era la più grande clinica privata per la cura del cancro nel mondo, l'uomo si trasformò da povero ignorante a magnate dell'imprenditoria.

Negli Stati Uniti il caso fu eclatante proprio perchè Hoxsey era sostenuto, tra gli altri, da parte della comunità cristiana fondamentalista e questo causò infinite polemiche pubbliche e sui giornali, manifestazioni, proteste e raccolte di firme. Per la popolazione plagiata da certi politici e da parte della stampa, Hoxey simboleggiava il "genio incompreso" schiacciato dai "poteri forti", rappresentati soprattutto dalle associazioni mediche. Da queste e dalla minoranza della stampa, l'ex minatore fu criticato, attaccato ed invitato a non illudere la gente ma questo non accadde, anzi, ad ogni intimazione Hoxsey rispondeva con un comunicato, attaccava violentemente i suoi detrattori, fu descritto come un uomo che donava le sue cure disinteressatamente e soprattutto che queste cure funzionavano, gli unici ostacoli alla sua presunzione provenivano da parte delle associazioni mediche che però risentirono delle varie correnti politiche al loro interno; per questo (la ciarlataneria muove masse e quindi voti) si arrivò anche all'analisi della documentazione rintracciabile. Siamo attorno al 1920.
Furono esaminate centinaia di cartelle cliniche e si analizzarono i casi di "guarigione" forniti dallo stesso ex minatore americano che nel frattempo aveva aperto una clinica anche in Messico. Il risultato dell'esame fu deprimente: chi aveva un cancro ed effettuò solo la cura Hoxsey moriva senza alcun sollievo, chi invece aveva fatto ricorso alle cure standard veniva giudicato guarito dalla cura alternativa, un copione comune a tutti i guaritori.

Harry Hoxsey


La FDA nel 1960 definì la "ricetta" una frode inefficace proibendone la vendita ed ordinando la distruzione di ogni scorta conservata, iniziò anche una campagna di informazione pubblica che metteva in guardia la cittadinanza sull'inefficacia e sui pericoli del cocktail di erbe, definendo quelle del guaritore "false promesse". Nonostante questo e di nuovo per la continua pressione popolare, la "cura" fu sperimentata e studiata di continuo quando le autorità americane si resero conto del numero di persone che si recava con speranza in Messico. Furono il Memorial Sloan-Kettering Cancer Center prima ed a seguire il M. D. Anderson Cancer Center, l'American Cancer Society, il National Cancer Institute e l'FDA che condussero le loro ricerche su quel metodo scoprendo che non curava nessuno e che aveva procurato anche danni gravi agli utilizzatori. Le solite "incongruenze" caratterizzavano la maggioranza dei casi presentati come risolti: diagnosi mancanti o incomplete, lacune del percorso terapeutico, pazienti che erano stati operati o curati con altre terapie. Un investigatore arrivò anche a presentarsi come paziente nella clinica messicana, pur non avendo il cancro: Hoxsey gli fornì la cura registrandolo come malato di tumore. Davanti ad una smentita così secca l'ex minatore diventò aggressivo denunciando le autorità americane e vincendo un processo per diffamazione ma rifiutandosi contemporaneamente di fornire prove concrete delle sue affermazioni, infrangendo continuamente la legge con mille accorgimenti ed arrestato in continuazione, alla fine fu definito il più grande ciarlatano della storia medica americana.
Alcuni scienziati proposero di approfondire gli studi sulla "pozione" visto che alcune delle erbe contenute nella formula, in vitro (ed in cavie animali), avevano mostrato una certa attività antitumorale. Altri sottolineavano l'implausibilità della sperimentazione umana considerato anche il fatto che altre erbe erano conosciute per la loro tossicità (con casi di decesso, avvelenamento ed emorragia interna).
Nel 1990, in ogni caso, un'ulteriore e più profonda analisi, studiò 400 pazienti che Hoxsey aveva registrato nei suoi archivi come "trattati e guariti" dalla sua cura. In nessuno di loro fu rilevato un effetto curativo da parte della terapia e la quasi totalità dei pazienti si era sottoposto a cure normali. In oltre 300 soggetti non vi erano nemmeno le diagnosi di tumore o le biopsie. Persino un gruppo di medici che seguono la medicina alternativa non riuscì a trovare alcuna prova convincente di efficacia del metodo e pubblicarono la loro conclusione in una rivista di naturopatia (Journal of Naturopathic Medicine. 1994;5:74-76).
Un fallimento assoluto.

L'annuncio pubblico del Dipartimento della salute statunitense che metteva in guardia la popolazione sui pericoli del "metodo Hoxsey"


Hoxsey la sua cura non la regalava di certo ma la faceva pagare dai 3000 ai 5000 dollari per chi la seguiva nella sua clinica messicana, oggi la clinica funziona ancora ed è gestita dall'ex capoinfermiera della clinica originale.
Per ironia macabra della sorte, Hoxsey si ammalò di tumore prostatico ed utilizzò la sua cura che non ebbe, nemmeno su di lui, alcun effetto. Decise quindi di ricoverarsi in ospedale dove fu operato e sottoposto a chemioterapia sopravvivendo ulteriori sette anni (Hafner AW.: Reader's guide to alternative health methods. Milwaukee, Wisconsin: American Medical Association, 1993:128-130). Da quel momento Hoxsey non parlò più della sua cura fino alla morte.
Chissà cosa avrebbero pensato di questa "conversione" i suoi clienti alla notizia che colui che prometteva guarigioni miracolose finì per sopravvivere grazie alla medicina, anche questo un copione che si è ripetuto in altre occasioni.

Alla prossima.

venerdì 11 maggio 2012

Cosa c'è di difficile in oncologia?

Avete fatto caso a come i ciarlatani propongano cure "semplici", veloci, economiche e senza alcuna complicazione?
Fanno concorrenza ad una medicina che propone cure spesso difficili, ricche di effetti collaterali e costose da tutti i punti di vista.
E' vero che i risultati ci sono solo da una parte (la medicina) mentre dall'altra si ruba al malato la dignità, i soldi e la salute, ma se la scienza riuscisse a curare sempre e senza difficoltà non esisterebbero i ciarlatani.
Come mai non succede?

Com'è possibile che l'uomo riesce a comunicare da un capo all'altro del mondo, vola con dei mezzi modernissimi, è andato sulla Luna ma non riesce a curare una malattia, il cancro?
E' un dubbio che molti di noi si saranno posti.
Il motivo è lo stesso per il quale l'uomo riesce a volare ma non arriva oltre alla Luna o che riesce  comunicare ma ha bisogno di cavi.
La domanda nasce da un equivoco mentale e culturale. Il primo ci spinge a credere che l'essere umano possa essere capace di qualsiasi conquista tecnica. Se guardiamo ai nostri avi, oggi ci sentiamo imbattibili, evoluti, tecnicamente avanzati. Ma tutto vive una sua epoca e come per i nostri bisnonni pensare ad un mezzo come il telefono equivaleva ad immaginare un miracolo, oggi sarebbe un miracolo volare senza mezzi metallici (come l'aereo) o curare le malattie definite "incurabili". Per comprendere però come il nostro punto di vista è piccolissimo e legato all'epoca in cui viviamo, basterebbe pensare che il DNA (uno dei componenti della nostra esistenza e base della biologia e dello studio delle malattie) è stato definitivamente descritto dopo il 1950, in termini scientifici, pochissimo tempo fa. L'equivoco culturale invece si basa sul concetto (errato) che il cancro sia un'unica malattia. Si può fare un paragone con una malattia che è all'opposto della scala di gravità, il raffreddore. Quello che chiamiamo con questo nome è in realtà il risultato (quasi sempre) di un'infezione da virus e di virus che causano i sintomi del raffreddore ne esistono centinaia. Per semplicità, buon senso e praticità diciamo che siamo affetti da "raffreddore". Un medico, se volesse parlare "tecnicamente" non dovrebbe mai pronunciare questo termine, sarebbe più corretto quello di "rinite" che letteralmente significa "infiammazione alle vie nasali" ma anche qui saremmo troppo sul generico. Raffreddore è un termine "popolare", per comprendersi e che racchiude un insieme di sintomi (starnuti, malessere, secrezioni nasali, difficoltà respiratorie ed altro) ma basterebbe che a questi si aggiungessero altri disturbi (febbre, dolori articolari, brividi ed altro) che si dovrebbe parlare di sindrome influenzale. Il "raffreddore" è una malattia causata quasi sempre da un virus di una specie che si chiama Rhinovirus nella quale esistono centinaia di tipi virali diversi, ognuno di loro può causare la malattia in forme e durata differente. Ecco, quando si parla di "raffreddore" quindi, sappiate che si usa un termine "generale" che semplifica la comunicazione e la comprensione.
Sapete che non esiste cura per il raffreddore?
Se fosse una malattia mortale probabilmente non esisterebbe la specie umana, fortunatamente questi virus non causano mai sintomi pericolosi o letali e quindi la loro infezione ci consente di sopravvivere e di continuare a riprodurci. Se domani si scoprisse una cura definitiva efficace contro uno dei tipi di Rhinovirus (ammettiamo il sierotipo 50), avremmo risolto i raffreddori causati da questa specie ma probabilmente non quelli causati dalle altre specie (che sono circa un centinaio). Un fallimento? No, si tratta semplicemente di com'è fatto il nostro mondo.
Mi sono lanciato in questa spiegazione per fare un paragone con i tumori (e per dimostrare come non è necessario prendere come esempio una malattia grave o considerata "letale"). Il termine "tumore" (letteralmente "gonfiore") serve a comprendere di cosa stiamo parlando. Un termine unico però potrebbe fare pensare ad una malattia "unica" e ciò non è assolutamente vero. Non solo esistono differenze tra un tumore di un tessuto (ad esempio osseo o epiteliale) ed un altro ma anche tra tumori che colpiscono lo stesso organo o apparato (ad esempio il tumore mammario). Oggi sappiamo che i tumori hanno un'origine genetica anche se non è semplice spiegare cosa accade, ci provo lo stesso ispirato da un articolo di un mio collega americano.
Le nostre cellule hanno un unico scopo: riprodursi. Questa funzione serve a farci "crescere" ma anche a riparare eventuali danni subiti dal corpo (se ci feriamo, la crescita di nuove cellule "ripara" la ferita, se perdiamo sangue, la produzione di nuovi globuli rossi lo rimpiazza...).
I "comandi" ai quali ubbidisce una cellula (crescere, riprodursi, morire) sono scritti nel nostro DNA (nei "geni" in particolare) i quali mediante particolari meccanismi "ordinano" alla cellula quando riprodursi, quando fermare questa riproduzione, quando riprenderla e quando morire per sempre (quest'ultimo meccanismo è chiamato "apoptosi"). Se avessimo un microscopio potentissimo, potremmo vedere che dentro ogni nostra cellula vi è un nucleo che contiene dei cromosomi, corpuscoli (l'uomo ne ha 23 coppie delle quali una regola le caratteristiche sessuali, il topo ne ha 21 ed il batterio Escherichia Coli 1) costituiti da due filamenti di un acido, chiamato DNA.

Se uno dei geni che regolano questi processi è mancante o difettoso (fenomeno molto comune, noi umani non siamo "perfetti"), la cellula non segue più le regole previste e così si riproduce di continuo o non muore come dovrebbe. Questo "difetto" può essere spontaneo, ereditato o causato da agenti esterni, così rispettivamente avremo dei geni che diventano "difettosi" durante la vita di un individuo, altri già "difettosi" perchè l'individuo è nato così ed altri normali che a causa di un agente esterno (fumo di sigaretta, virus, amianto ma anche traumi cronici) perdono la loro normalità. I "difetti" di una cellula possono essere diversi. Per esempio un cromosoma può avere l'assenza di una parte della sua struttura, persa durante le sue divisioni, un'altra può avere due cromosomi che si scambiano alcuni geni o addirittura intere parti del cromosoma ed altro ancora. Un difetto dei cromosomi si chiama "mutazione".
Se una cellula contiene un gene difettoso quindi, perderà la sua capacità di controllo ed invece di seguire un normale ciclo di vita ne segue uno "anarchico", senza le regole conosciute, praticamente agisce senza l'obiettivo di collaborare con le altre cellule ma con il solo scopo di sopravvivere. Ogni cellula difettosa si riprodurrà creando ulteriori cellule difettose ed anche queste, riproducendosi, ne creerano altre: si è formata una "neoplasia", una crescita cellulare cioè non prevista. Alcune neoplasie si "autolimitano", crescono cioè fino ad un certo punto, non invadono gli organi circostanti ma restano confinate nel punto di origine o sono dotate di una sorta di "capsula" che le contiene: sono i "tumori benigni". Altre invece sono molto più aggressive: crescono senza sosta (a volte la crescita tumorale è impressionante, visibile quasi ad occhio nudo!), non restano confinate ma sono trasportate (con il sangue o la linfa) in organi distanti, non hanno nessuna capsula che le contiene permettendosi così di invadere gli organi circostanti. Sono i cosiddetti e temuti "tumori maligni", ovvero il cancro.

In realtà non è "obbligatorio" che una cellula difettosa causi un tumore. Ogni giorno nel nostro corpo si formano migliaia di cellule con difetti genetici ma il nostro sistema immunitario le riconosce come "ostili" e le distrugge senza dare loro la possibilità di riprodursi. Quando questo non accade inizia la riproduzione di una cellula cancerosa che darà origine ad altre cellule simili che a loro volta si riprodurranno dando origine ad un gruppo di cellule cancerose che continueranno la loro crescita e riproduzione, prima locale poi a distanza (fenomeno chiamato "metastatizzazione").
Torniamo al discorso iniziale. Perchè ogni tumore è diverso da un altro?
Per diversi motivi.
Il primo è che ogni tumore è come una malattia dell'organo che colpisce. Il tumore alla prostata sarà un lontano parente di quello al fegato, si avrà in comune il meccanismo scatenante la malattia ma non vi sarà alcuna somiglianza tra le cellule dell'uno con quelle dell'altro. Per questo motivo non sarà possibile curare il primo allo stesso modo del secondo. Il secondo motivo è strettamente "cellulare". Ogni tumore sarà formato da cellule diverse, pur trovandosi nello stesso organo. Nel caso del tumore mammario ad esempio, vi sarà una neoplasia formata da cellule con dei recettori (sono come un bersaglio per varie sostanze, una cellula può avere recettori per ormoni, proteine ed altro) per gli estrogeni ed un'altra senza questi recettori, oppure un tumore con cellule che hanno una mutazione (quindi un difetto) in un gene e tumori che non hanno questo difetto ma lo hanno in un altro gene. Che la formazione del cancro (ed il suo studio...) sia tanto complicata, può farlo capire il fatto che in un tumore mammario sono conosciute almeno 1700 mutazioni e che solo 3 di esse sono state identificate in almeno il 10% delle persone colpite dalla malattia, mentre tutte le altre sono comparse in altri individui come reperto unico, presente solo in quella persona, come dire, il cancro non è solo un malattia singola per ogni sua apparizione ma cambia da un individuo all'altro.
Incredibile, vero?


E' tanto complicato il meccanismo di sviluppo di un tumore che possiamo dire con sufficiente sicurezza che l'uomo non si libererà mai totalmente da questa malattia. Probabilmente miglioreremo le cure, la sopravvivenza, la qualità di vita, scopriremo meccanismi che ci permetteranno di rendere un tumore "curabile" ma, finchè non troveremo l'elisir dell'immortalità (che esiste solo nei libri di fantascienza), l'uomo morirà di tumore.
Ecco, parlare di tumori non è facile, i tecnicismi sono tanti ed il discorso è molto complicato. Se mi addentrassi nell'argomento non basterebbero 10 articoli, l'oncologia è una delle branche più complesse della medicina.
Per lo stesso motivo curarlo non è per niente semplice.
Una cellula "difettosa" resta un componente del nostro organismo. In oncologia esistono due tipi di tumori: quelli solidi (i tumori agli organi, quello del colon ad esempio o quello mammario) e quelli "della serie liquida" (ovvero quelli del sangue, come le leucemie).
Nel caso dei tumori solidi abbiamo diversi tipi di cura: l'obiettivo è l'asportazione del tumore. Con un intervento chirurgico (eseguito con tecniche diverse secondo i casi) si asporta il più possibile (quando è ancora possibile, naturalmente) la massa tumorale. Non è sempre facile: a volte la massa è molto grande (esistono tumori di 20-30 cm di diametro, spesso "incollati" agli organi circostanti, addirittura infiltrati nei vasi sanguigni) e questo non ci permette di asportare tutto il tumore o lo permetterebbe ma a gravissimo rischio di morte (un tumore che infiltra tutti gli organi circostanti compresi i grossi vaso sanguigni è praticamente impossibile da asportare). Non ci resta che una possibilità: effettuare un trattamento chemioterapico (si chiama chemioterapia neoadiuvante o primaria) che faccia diminuire di dimensioni il tumore, facendolo regredire e permettendone l'asportazione. La stessa chemioterapia può essere utilizzata nei tumori ad alta probabilità di metastasi, prima di eseguire l'intervento chirurgico.
A tumore asportato, secondo il tipo di malattia, il suo stadio e le condizioni del paziente, è possibile eseguire dell'altra chemioterapia per diminuire la possibilità che cellule neoplastiche in circolo possano creare metastasi a distanza (si chiama chemioterapia adiuvante), questo tipo di chemioterapia è effettuata solo se gli studi hanno dimostrato un buon effetto in quel tipo di tumore negli stadi avanzati.
Per i tumori solidi vi è la possibilità di eseguire anche altri trattamenti: la radioterapia (ovvero l'esposizione del tumore a raggi X che hanno la capacità di distruggere le cellule neoplastiche), l'ormonoterapia (ovvero l'uso di sostanze che contrastano certi ormoni che "nutrono" alcuni tipi di tumore), le terapie immunitarie (che sfruttano gli anticorpi che colpiscono, distruggendole, alcune cellule tumorali dotate di particolari "bersagli"), eccetera.
Come si vede (e questa è una risposta ai ciarlatani che fingono di rivelare un "grande segreto"), la chemioterapia NON E' la cura "del cancro" ma è utile prima e dopo l'intervento chirurgico. Esistono comunque alcuni tumori (testicolo, linfomi) solidi che riescono ad essere curati anche solo grazie alla chemioterapia e l'intervento, in questo caso, è secondario o a volte nemmeno previsto. In altri casi (polmoni, prostata, colon ed altri) la chemioterapia da sola NON cura il tumore.
Un ultimo utilizzo della chemio (quando possibile ed efficace) è quello palliativo: quando non c'è altra possibilità, alcuni cicli di chemio riescono a prolungare la sopravvivenza del paziente o di mitigare gli effetti della malattia avanzata.

Nel secondo tipo di tumori, quelli liquidi come le leucemie, non vi è ovviamente alcuna possibilità di intervento chirurgico (non si può "operare il sangue"). Non ci resta quindi che affidarci alla chemioterapia. In questo caso i farmaci hanno valore direttamente curativo (ciò che è la chirurgia nei tumori solidi) e bisogna dire che il loro lavoro lo eseguono egregiamente. Oggi le neoplasie ematiche hanno un alto tasso di sopravvivenza, aumentato vertiginosamente negli anni.

Quali sono i limiti della chemioterapia?
Nei tumori liquidi vi sono alcuni effetti collaterali ma l'alto tasso di efficacia consente di considerarli "accettabili", in quelli solidi vi è il rischio di causare delle "resistenze" (simili a quelle che si causano con gli antibiotici usati in maniera indiscriminata).
Se dopo alcuni cicli di chemio sopravvivono delle cellule neoplastiche, alcune di esse potrebbero presentare delle ulteriori mutazioni. Si adatterebbero cioè all'ambiente ostile (dovuto alle cure) mutando in modo da non subire alcun danno dai farmaci.
E' l'evento più grave: se si crea una colonia di cellule che resistono ai farmaci non resta molto altro da fare.
Se i chemioterapici sono efficaci?
La risposta è semplice: sì, basti pensare al loro ruolo nelle neoplasie del sangue, se non funzionassero per le neoplasie come le leucemie non ci sarebbe cura disponibile. La loro efficacia (come per qualsiasi farmaco) può variare e nelle neoplasie solide sono in alcuni casi efficaci (come coadiuvanti della chirurgia) in altri no. Esistono tumori nei quali la chemioterapia è inutile o addirittura controindicata. In ogni caso è quello che abbiamo oggi a disposizione. Forse un giorno la ricorderemo come una "vecchia terapia".

La chirurgia non può fare più di quello che fa e quindi la maggioranza delle ricerche attuali riguardano le cure mediche (cioè non chirurgiche), si parla sempre più spesso di trattamenti "personalizzati" proprio per trattare ogni cancro come unità singola. Per questo motivo sono sempre di più gli studi che analizzano le cellule di vari tumori singolarmente. Il futuro della terapia del cancro (che in parte è già presente) sarà quello di dare una cura non per "il cancro" ma per "l'individuo con quel cancro". Questo è uno dei motivi per cui se l'uomo è già andato sulla Luna ancora non riesce a curare "il" cancro, il problema è proprio questo: non esiste IL cancro.
Un altro elemento che fa discutere in campo oncologico sono le statistiche: ne avevo già parlato in passato ma lo ripeto, le statistiche disponibili e facilmente consultabili, riguardano la sopravvivenza, nessuna statistica parla di guarigione (anche se oggi qualche centro sta provando a calcolare le statistiche di "lungosopravvivenza" a 10 e 15 anni, che possono essere considerate di guarigione), questo perchè quei numeri servono a dare dei riferimenti a capire se un tipo di tumore è più grave di un altro e per controllare l'efficacia delle cure. Le statistiche non mentono e non fanno false promesse, nessun medico e nessuna medicina potrà dare la sicurezza di una guarigione, di certo chi si prenderà cura di chi è malato ce la metterà tutta ed assicurerà l'impegno e l'assoluta buonafede nel fare il suo lavoro. Grazie alle statistiche ad esempio, scopriamo che la sopravvivenza di chi è stato colpito da tumore è aumentata continuamente quasi per tutte le forme di malattia (esistono ancora i cosiddetti "big killers", malattie neoplastiche che non riusciamo a curare come vorremmo), in certi casi, come in quello del tumore mammario, la sopravvivenza a 5 anni è aumentata in maniera vertiginosa in pochissimi anni. In altri casi molto dipende dal momento della diagnosi e dalle condizioni della persona colpita da malattia.

Per questo bisogna diffidare assolutamente di chi racconta di poter curare qualsiasi tipo di cancro, di avere risultati eccezionalmente superiori a quelli conosciuti o di poter guarire quasi sempre.
Perchè sperare e non smettere di combattere?
Prima di tutto perchè l'uomo non si arrende facilmente: i nostri nonni morivano di infezione, noi moriamo di malattie cardiovascolari o tumori. Secondo perchè la lotta si fa anche in nome di tutte quelle persone che hanno lottato e lottano ogni giorno, alle quali può essere utile anche un mese di vita in più, per le quali anche vivere accanto ai loro cari per un altro giorno è una grande vittoria, si lotta anche in nome di chi è stato travolto dalla paura ma alla fine ne è uscito fuori ed oggi vive una vita normale che è quello che più ha desiderato in quei giorni.
Visto che molti ciarlatani usano le "video testimonianze" per farsi pubblicità, oggi potremmo ricambiare con la stessa moneta. Per chi volesse conoscere qualche storia di "guariti", ecco quelle dell'AIRC (che giorno 13 maggio raccoglie fondi per la ricerca), nella loro pagina dedicata alle testimonianze, parole di persone che dopo aver vissuto la malattia vogliono tornare a respirare e vivere:
Non mi piace troppo sentirmi ripetere quanto sono stata forte e coraggiosa. Mi sono trovata in ballo e ho ballato. E la vita è stata generosa con me, regalandomi un presente luminoso (Michela, guarita da sarcoma)
C'è comunque una sola certezza in medicina: se esiste una possibilità di sopravvivenza questa possono offrircela i farmaci, la ricerca e gli scienziati seri che permettono piccoli passi quotidiani, nessun ciarlatano, nessun "alternativo" e nessun "genio incompreso" ha mai salvato una vita ma ne porterà tante nella coscienza, perchè i soldi che guadagna a spese di chi cade nella loro rete non serviranno ad aprirgli le porte del paradiso ma a spalancargli quelle dell'inferno.

Alla prossima.

martedì 1 maggio 2012

Dentosofia: la vita tra i denti

Hai un problema in famiglia? Avrai i denti storti.
Il lavoro va male? Un dente cariato è la conseguenza.
Il marito tradisce? Ecco perchè hai degli incisivi sporgenti.

Niente male eh?

Eppure anche a me è capitato di cadere nelle grinfie dell'ennesimo delirio pseudomedico solo che all'abituale allergia che ho nei confronti di questi accalappiatori di allocchi si è aggiunto quello dovuto al fatto che in quelle grinfie c'era mio figlio.

Il mio dentista, ottimo professionista, persona perbene, gentile, capace e simpatico si è trasformato in un attimo in uno strano personaggio a metà tra l'indovino e Hamer. Preciso che il medico non aveva mai manifestato (con me) segni di squilibrio.

Qualche mese fa ho portato mio figlio da lui per un controllo. La sua abitudine a dormire a bocca aperta ed una certa sporgenza degli incisivi mi hanno indotto a fargli dare un'occhiata. Non sono odontoiatra ma non serviva esserlo per "preoccuparsi" già alle prime parole del mio collega, ma non per le condizioni dei denti di mio figlio ma per le parole che un professionista che sembrava serio e preparato stava per pronunciare.

"Tuo figlio ha problemi a scuola, vedi gli incisivi superiori? Sono lievemente sporgenti, questo rappresenta un problema scolastico che deriva da un cattivo rapporto con il padre, l'arcata dentaria superiore infatti rappresenta il lato paterno...". Ho strabuzzato gli occhi. Ma che stava dicendo?
Oltre al fatto che il rapporto con mio figlio lo considero ottimo (e lui va pure bene a scuola), cosa c'entra l'incisivo o l'arcata dentaria con i rapporti famigliari o l'andamento scolastico?
Ma il dottore continua: "i molari invece, sono il passato. Questo bambino ha sofferto per motivi di salute che ora ha risolto...". Non ne ho potuto più ed ho cominciato a balbettare qualcosa: "ma scusami, cosa stai dicendo? Mio figlio va bene a scuola, non ha mai avuto problemi di salute ed in ogni caso non vedo cosa c'entri la dentatura con la personalità e...".
Il dentista si porta un po' indietro con il corpo ed alza le mani come per difendersi fisicamente: "Non sono pazzo, non preoccuparti, capisco che può sembrarti strano ma ci sono delle prove...degli studi..." lo interrompo: "ma quali studi? Che dimostrano che gli incisivi hanno un qualsiasi rapporto con i problemi scolastici o che il passato di una persona possa essere letto sui denti? Ma scherzi?"

Il collega ha notato probabilmente il mio "lievissimo" disappunto e cerca di recuperare: "Io lo so che voi medici [sic] preferite la medicina che ha prove scientifiche, lo capisco, ma dalla mia esperienza questa è quasi scientifica...cioè io non voglio che tu creda a tutto ma esistono libri ed io ho fatto dei corsi...una collega è stata in Francia ed i casi risolti sono tantissimi...".
"Guarda, non voglio fare polemica - naturalmente il dentista non aveva idea di chi fossi, nel senso che non sa che mi occupo proprio di "sbufalare" le medicine alternative - lasciamo stare, hai dato un occhio a mio figlio, ti ringrazio, dimmi quanto devo e finiamola qui che è meglio. "Oh, ma io non sono pazzo..." continuava a ripetere...spiegandomi che il metodo da lui seguito prevede l'uso di una sorta di apparecchio di silicone (una specie di "bite", un morso di gomma) che il bambino avrebbe dovuto indossare tutta la notte e quando possibile di giorno facendo nel contempo una serie di "esercizi" con la lingua e con l'apparecchio stesso. Si chiama "attivatore" ed il costo è di qualche centinaio di euro.
"Lo usa anche la tua collega XYZ per sua figlia, già da otto mesi, puoi chiedere a lei..."
Rispondo: "Guarda, non devo chiedere, tu devi dirmi dove hai letto queste cose, ti rendi conto di cosa mi stai dicendo?"
"Sono teorie che esistono da tanti anni, sei tu che non sei aggiornato perdonami...sono io l'odontoiatra, non sono pazzo..."
Non ho detto che sei pazzo - faccio io - ma ti ho chiesto dove hai letto che gli incisivi superiori mostrano il tipo di rapporto tra padre e figlio, se non sai dirmelo pago e ci salutiamo senza alcun problema".

Insiste: "non ti faccio pagare, ci mancherebbe, però promettimi che leggerai il libro che ti consiglio, è stato scritto proprio dall'inventore di questa tecnica che ha risolto migliaia di casi, alla fine deciderai se fare seguire o meno questo metodo a tuo figlio".
"Certo, leggo quello che preferisci, sarò pure lieto di darti un giudizio".

Il dentista mi scrive su un foglio di carta il titolo di un libro che compro subito dopo essere uscito dal suo studio.
La lettura del testo è angosciante. Pensare che un professionista che mette le mani in bocca alle persone (ed ai bambini, sottolineo) si basi su una tale marea di deliri pseudomedici è preoccupante.

L'autore è un certo Michel Montaud, dentista francese che racconta una serie di episodi della sua vita che lo portarono a diffondere il metodo e diventare il breve tempo il "guru" mondiale di questa pratica.

Nel suo libro il francese inizia con una storia di famiglia, suo figlio non dormiva bene, faceva incubi e piangeva tutte le notti. Montaud se ne faceva una colpa, il suo lavoro lo teneva sempre lontano da casa (e dal figlio), lo stress e le responsabilità lo rendevano nervoso ed assente. Il bambino che aveva contemporaneamente un problema odontoiatrico (denti in eccesso e non allineati) continuava mese dopo mese con le sue crisi fino a presentare vere e proprie convulsioni notturne.
Montaud sentì parlare un omeopata di un rimedio "dolce" per risolvere i problemi odontoiatrici. Si rivolse quindi a lui che gli parlo dell'"attivatore", un morso in lattice che gli avrebbe permesso di risolvere il problema odontoiatrico del figlio senza estrazioni, dolori o interventi invasivi.
Dopo una settimana il bambino non ha più incubi, dorme benissimo e si sente sempre più in forma. Il padre è felicissimo.
In pochi mesi svaniscono i problemi odontoiatrici ed il dottor Montaud entra in una sorta di "estasi" (lui la definisce così) che gli fa concludere che non hanno importanza le prove scientifiche perchè, pur ammettendo che non vi sia alcuna ragione perchè quell'apparecchio in gomma funzioni, ha funzionato, a lui basta questo.
Inizia quindi a proporre lo stesso "attivatore" ad altri suoi conoscenti, poi a dei pazienti e su tutti i risultati sono strabilianti: problemi ai denti risolti, malesseri passati, vita in famiglia perfetta, guarigione da svariate malattie e tutto nella vita fila liscio: sembra la scoperta della panacea per tutti i mali.

Nel libro sono inserite diverse foto del "prima e dopo" la cura miracolosa con l'attivatore, alcune testimonianze (di risultati odontoiatrici ma non solo) eclatanti ma nessun riferimento scientifico, nemmeno ipotetico. Tutto si basa (e lo sottolinea lo stesso autore) sulla sua intuizione che non è stata nemmeno provata in maniera sistematica. Per lui è tutto vero e gli basta così.

A quanto pare la pratica non è così rara. Sono tanti i dentisti che utilizzano questo "attivatore" e che sostengono che i denti possano rappresentare qualcosa di più di un semplice "osso" dedicato alla masticazione. Qui però non discutiamo di postura o digestione, si parla di cose molto più profonde. Per esempio:
L’incisivo centrale superiore destro, corrisponde all’archetipo maschile. Si tratta della nozione del padre, dell’uomo, dell’autorità, l’animus, (il lato maschile interiore presente sia nella donna che nell’uomo). L’incisivo centrale superiore sinistro corrisponde all’archetipo femminile. Si tratta della madre, della donna, dell’anima (il lato femminile interiore). Gli incisivi raccontano le reazioni di un individuo rispetto al padre, alla madre agli archetipi.

Oppure:
Avere una dentatura completa ed efficiente significa, poter masticare ciò che abbiamo prima deciso di far entrare nella bocca, essere certi di poterlo ridurre e trasformare. Proprio come avviene nel processo di mentalizzazione quando elementi appartenenti al Pensiero Inconscio, vengono via via trasformati dalla “bocca” . 
Non si discute cioè di postura o masticazione corretta (concetti conosciuti in odontoiatria e da tempo) ma di pensieri filosofici e psicologici collegati alla masticazione, la trasformazione del cibo come trasformazione dell'inconscio: in campo odontoiatrico sono balle (per dirla chiaramente).

La "bocca olistica" della dentosofia: ad ogni dente corrisponde un organo

Questa quindi è la "dentosofia".
Ideata nel 1953 da André Besombes e René Soulet a partire da un apparecchio in caucciù (oggi in silicone) che dovrebbe essere "indossato" (morso, inserito in bocca, ha due incavi in corrispondenza delle due arcate dentarie, quella inferiore e quella superiore), non esiste alcun riferimento scientifico o sperimentale che mostri un vantaggio o un beneficio derivante dall'uso di questo aggeggio.
Il grande sviluppo mondiale della pratica si ebbe attorno al 2000 quando Montaud, il medico che risolse i problemi di sonno e di denti del figlio, iniziò a girare il mondo facendo conferenze ed infine pubblicò il suo libro.
Montaud oggi organizza corsi per dentisti e conferenze.
La maggioranza dei "dentosofisti" pratica anche omeopatia, agopuntura ed altre medicine pseudoscientifiche definendosi spesso dentisti "olistici" o "naturali" (quando odio queste definizioni senza senso...come se gli altri odontoiatri fossero "innaturali" o "artificiali").
Per capire lo spessore scientifico di uno di questi medici "naturali", basti pensare che secondo lui è dannoso eseguire alcune cure dentali durante particolari fasi lunari e soprattutto, attenzione al segno zodiacale nei giorni dell'Ariete e del Toro pensare ai denti sarebbe un problema.
Ma so che chi legge, se segue regolamente il blog, non ha di che stupirsi.


Ma questo metodo, deliri psicofilosofici a parte, ha un fondamento pratico?
Scientificamente non è stato mai realizzato uno studio che misurasse la sua efficacia, nemmeno da chi l'ha inventato o lo diffonde.
In pratica si tratta di un morso di caucciù che "costringe" chi lo indossa nel sonno a respirare con il naso (la bocca è otturata dall'apparecchio). Questo comportamento potrebbe migliorare alcuni difetti di occlusione e persino alcune anomalie dei denti quando queste derivano proprio dalla cattiva abitudine (che a volte nasconde altri problemi, specie otorinolaringoiatrici) di respirare con la bocca durante il sonno.
Diciamo che se il problema è questo, il "trucchetto" dell'apparecchio potrebbe avere qualche senso. Non vi è alcun legame (aggiungerei "naturalmente") con il vissuto dell'individuo, con la sua vita personale, famigliare o lavorativa, questo è tutta una cortina fumogena per "vendere" meglio un semplice aggeggio di gomma (la cui produzione costa pochi centesimi di euro ma è in vendita ad alcune centinaia degli stessi) e prendere in giro i pazienti.
I clienti non mancano. Se da un lato esistono quelli che si fidano del proprio dentista un po' furbetto ed un po' "olistico" e quindi accettano l'apparecchio come se fosse un normale presidio medico, altri si lanciano a capofitto in queste situazioni "paranormali": appena sentono parlare di "odontoiatria psicoemozionale" o "attivatore energetico" trovano letteralmente pane per i loro denti (e per le loro credenze) e corrono a comprare l'apparecchio per le più svariate esigenze (anche se non esiste alcun problema, né ai denti né psicologico).
Che l'attivatore sia una bufala è possibile comprenderlo anche leggendo (sempre nel libro di Montaud) passi come:
Maladie, malattia in francese, si può scrivere anche "mal a dit" (male ha detto). Quando la malattia tace vuol dire che è stato integrato interiormente quello che aveva da comunicare, e che si è guariti (M. Montaud: Denti e Salute, pag.103)
Tradotto in italiano dall'alternativese: quando non c'è più malattia, si è guariti (ma và?).

Nelle parole di questo dentista vi è molto della pseudoscienza hameriana, le malattie non sono "nemiche" ma sono "colpa" di chi le ha, quando ti rendi conto delle colpe e le espìi guarisci.
Se non si guarisce la "colpa" è dello stesso malato che non ha saputo comprendere il suo problema o non ha applicato alla lettera i suggerimenti del terapeuta.
Orribile. Scaricare al malato tutte le colpe della malattia è quanto di peggio possa fare un medico: se viene la malattia la colpa è del malato, se non si guarisce anche, se si guarisce il merito è del "terapeuta".

Ma a cosa sarebbe dovuto questo potere particolare dell'attivatore?
Si forma un legame tra mascella e mandibola che permette una circolazione continua di energia. La lingua in questa posizione collega il meridiano anteriore a quello posteriore. Questo è il segno dell’armonia ritrovata dentro sé stessi, in un corpo in cui i piani fisico, psichico e emozionale sono riunificati. (Denti e salute Michel Montaud)

Eccoli lì i termini da manuale. Inutile sottolineare che nella bocca non esiste nessuna "circolazione di energia" e che non vi è alcun meridiano.
Infine il punto più tipico del perfetto guaritore. Cosa guarisce l'attivatore?
E' presto detto:
Asma, alcolismo, tabagismo (vizio del fumo), allergie, sclerosi multipla, schizofrenia, depressione, AIDS...e tanto altro...fino all'onnipresente cancro.
Già, l'attivatore guarisce il cancro. L'autore del libro non lo dice espressamente (avesse almeno il coraggio delle proprie posizioni) ma fa presente che chi ha il cancro mastica prevalentemente a sinistra (Montaud, pag.116). Come correggere quindi questo "difetto"? Semplice: con l'attivatore.
E' riportato anche l'incredibile caso della nonnina che da decenni porta l'attivatore e continua, ad ottanta anni di età, a frequentare la piscina andando da un bordo all'altro più veloce di un ventenne.
Sembra la pubblicità di un integratore magico...

Non credo ci siano particolari discussioni da fare sull'argomento ma mi sembrava interessante perchè tocca un campo che non ho mai trattato, le medicine alternative in campo odontoiatrico. La dentosofia può essere considerata come un modo esotico e "confondente" che riesce a spillare soldi agli sprovveduti. Nessun motivo per preferirla ad altri metodi, nessuno studio, nessun beneficio dimostrato, nessuna plausibilità: perchè quindi spendere soldi per questa pseudoscienza? Perchè al solito "è bello" pensare che migliorando i denti con un "semplice" apparecchietto di gomma miglioreremmo noi stessi. Ma non è così.

Ah, con il dentista che aveva provato a rifilarmi l'attivatore è finita che dopo aver letto il libro gli ho detto chiaramente che si tratta di grosse bufale e che dovrebbe stare attento a proporle alla gente. Si è arrabbiato moltissimo ma non ha avuto nessun argomento per confutare la mia opinione.
Ha perso un paziente, anzi due, visto che era anche il mio dentista.
Anzi tre o quattro.
La collega che da otto mesi usava l'apparecchio per la figlia non ha ottenuto (aggiugo, naturalmente) alcun risultato ed ora ha cambiato anche lei dentista. Se questo succedesse un po' più spesso, molti medici che usano la ciarlataneria per attirare clienti cambierebbero strategia.

Così anche in questo caso è valido un consiglio che serve sempre: quando andate dall'odontoiatra fate domande, chiedete lumi, se è preparato ed aggiornato saprà rispondere a qualsiasi curiosità o richiesta. Se inizia a parlare di "energie", "attivatori", "olistico", chiudete la bocca (nel vero senso della parola) e scappate.

Alla prossima.