Spiegare la scienza non è un compito facile.
Lo sa chi la scienza l'ha studiata e chi cerca di capirla. Molti concetti sono astratti, altri richiedono basi che non sono alla portata di tutti ed i meccanismi che permettono di giungere ad una conclusione scientifica possono richiedere un impegno ed un'applicazione che costano fatica e tempo.
Capire la scienza, la ricerca e gli studi è però un esercizio molto gratificante: apre la mente, incuriosisce e soprattutto rende più evidenti i principali fenomeni che regolano la nostra vita.
Ho pensato che può essere utile rendere comprensibili alcuni processi che permettono ad una teoria o ad una ipotesi di diventare o meno "scientifica", rendere "pratico" un processo che può essere lungo e complicato serve a tutti, anche a me che con la scienza devo fare i conti ogni giorno. Ho avuto molti dubbi scrivendo questo articolo, so che risulterà un po' indigesto, prolisso (e quando mai...) e probabilmente meno appassionante di altri, ma capire certi passi è necessario per compierne degli altri più grandi. Dico sempre di approfondire qualsiasi notizia vi interessi, soprattutto quelle importanti sulla salute, è fondamentale, ma come approfondire una notizia scientifica o medica se non si ha la minima conoscenza di ciò che si sta analizzando?
Cercherò di spiegarne i principali meccanismi in maniera comprensibile e, non me ne vogliano i puristi, arrivare ad un pubblico sempre più vasto sarebbe un grande risultato soprattutto oggi quando viene venduta come scienza vera e propria spazzatura. Un'ipotesi diventa scientifica quando chi l'ha proposta la verifica con metodi che cercano di escludere per quanto possibile errori, condizionamenti e false convinzioni. La stessa esperienza è poi ripetuta da altri individui (chiamiamoli scienziati, per facilitare la comprensione del discorso) che, se ottengono gli stessi risultati, possono confermare o meno che l'ipotesi di partenza è corretta.
Quante volte ho sottolineato che finchè gli studi scientifici non confermano un'idea questa rimane un'ipotesi indimostrata?
Quante volte si dice che l'esperienza personale non è scienza ma "aneddoto"?
L'argomento è vasto ed a tratti ingarbugliato ma proviamoci, ne vale la pena. Dedicherò una serie di articoli alla spiegazione dei meccanismi della ricerca, degli studi, parlerò di come si progetta un esperimento scientifico, quali sono i possibili errori e come si può giungere a conclusioni errate anche senza volerlo.
Spero di non essere noioso e di rendere piacevole la lettura di un argomento che spesso è trattato come "d'elite" e per questo non popolare.
Se la scienza diventasse popolare scomparirebbero dalla Terra l'ignoranza e la superstizione e per i ciarlatani non servirebbero giudici o polizia ma basterebbero le nostre conoscenze, un po' di mente critica ed un sano uso della ragione.
La prima parte è dedicata a ciò che si chiama "evidenza scientifica" con piccole digressioni nel torbido mondo di chi ha provato a bluffare rischiando di truffare l'intera umanità.
Introduzione: Scienza, evidenza ed onestà.
Lo "scientificamente provato" è un concetto molto delicato.
Lo sa chi la scienza l'ha studiata e chi cerca di capirla. Molti concetti sono astratti, altri richiedono basi che non sono alla portata di tutti ed i meccanismi che permettono di giungere ad una conclusione scientifica possono richiedere un impegno ed un'applicazione che costano fatica e tempo.
Capire la scienza, la ricerca e gli studi è però un esercizio molto gratificante: apre la mente, incuriosisce e soprattutto rende più evidenti i principali fenomeni che regolano la nostra vita.
Ho pensato che può essere utile rendere comprensibili alcuni processi che permettono ad una teoria o ad una ipotesi di diventare o meno "scientifica", rendere "pratico" un processo che può essere lungo e complicato serve a tutti, anche a me che con la scienza devo fare i conti ogni giorno. Ho avuto molti dubbi scrivendo questo articolo, so che risulterà un po' indigesto, prolisso (e quando mai...) e probabilmente meno appassionante di altri, ma capire certi passi è necessario per compierne degli altri più grandi. Dico sempre di approfondire qualsiasi notizia vi interessi, soprattutto quelle importanti sulla salute, è fondamentale, ma come approfondire una notizia scientifica o medica se non si ha la minima conoscenza di ciò che si sta analizzando?
Cercherò di spiegarne i principali meccanismi in maniera comprensibile e, non me ne vogliano i puristi, arrivare ad un pubblico sempre più vasto sarebbe un grande risultato soprattutto oggi quando viene venduta come scienza vera e propria spazzatura. Un'ipotesi diventa scientifica quando chi l'ha proposta la verifica con metodi che cercano di escludere per quanto possibile errori, condizionamenti e false convinzioni. La stessa esperienza è poi ripetuta da altri individui (chiamiamoli scienziati, per facilitare la comprensione del discorso) che, se ottengono gli stessi risultati, possono confermare o meno che l'ipotesi di partenza è corretta.
Quante volte ho sottolineato che finchè gli studi scientifici non confermano un'idea questa rimane un'ipotesi indimostrata?
Quante volte si dice che l'esperienza personale non è scienza ma "aneddoto"?
L'argomento è vasto ed a tratti ingarbugliato ma proviamoci, ne vale la pena. Dedicherò una serie di articoli alla spiegazione dei meccanismi della ricerca, degli studi, parlerò di come si progetta un esperimento scientifico, quali sono i possibili errori e come si può giungere a conclusioni errate anche senza volerlo.
Spero di non essere noioso e di rendere piacevole la lettura di un argomento che spesso è trattato come "d'elite" e per questo non popolare.
Se la scienza diventasse popolare scomparirebbero dalla Terra l'ignoranza e la superstizione e per i ciarlatani non servirebbero giudici o polizia ma basterebbero le nostre conoscenze, un po' di mente critica ed un sano uso della ragione.
La prima parte è dedicata a ciò che si chiama "evidenza scientifica" con piccole digressioni nel torbido mondo di chi ha provato a bluffare rischiando di truffare l'intera umanità.
Introduzione: Scienza, evidenza ed onestà.
Lo "scientificamente provato" è un concetto molto delicato.
Nonostante questo articolo possa sembrare filosofico e lontano dagli argomenti tipici che tratto lasciatemi scrivere delle riflessioni sulla scienza, gli scienziati e le ricerche.
Viviamo immersi in concetti ormai assimilati come "accertati", diamo per scontati assiomi che abbiamo appreso nei banchi di scuola e la nostra società è regolata da princìpi che sembrano innati, ineccepibili ed innegabili.
Se dico che la Terra è al centro del sistema solare e ruota assieme ad altri pianeti attorno ad una stella potrà sembrare elementare e banale provare a discuterne. E' certo.
Siamo "certi della certezza" di questo fatto?
Ok, non entriamo nella filosofia ma se pensate un attimo alla Terra, chi di voi l'ha "vista"? E chi ha visto che ruota attorno al Sole?
Per dirla tutta, siamo sicuri che la Terra sia un globo che ruota su se stesso? Come facciamo a dirlo, non abbiamo mai visto con i nostri occhi la Terra ruotare né ci sentiamo muovere la Terra sotto i piedi.
Ci fidiamo delle conoscenze di chi ha studiato l'astronomia e la fisica. Crediamo a quello che qualcuno, più esperto di noi in un dato argomento, ci riferisce.
Ci fidiamo delle conoscenze di chi ha studiato l'astronomia e la fisica. Crediamo a quello che qualcuno, più esperto di noi in un dato argomento, ci riferisce.
Se gli astronomi dicono che la Terra è rotonda e ruota attorno al Sole ed è immersa nello spazio non può essere che così.
In questo modo, ogni altra teoria che smentisse questa "certezza" fino a quando non viene dimostrata come corretta, resta falsa, sbagliata da chiunque essa provenga.
Questo concetto possiamo applicarlo in tutti i campi dell'esistenza umana. Siamo fatti di atomi ma quanti di noi hanno visto un atomo? Lo sappiamo perchè "qualcuno" ce lo ha raccontato. Siete così sicuri di avere un cuore che batte? Lo avete mai visto? Chi vi dice di non avere un meccanismo svizzero in acciaio che pulsa ritmicamente al centro del petto? Avete dato fiducia ad un anatomista e poi ai suoi successori. Ma se l'anatomista non ha visto mai il pianeta Terra con i suoi occhi, l'astronauta non ha mai visto (probabilmente) un cuore battere dal vivo.
L'essere umano, pur essendo (forse) l'abitante più intelligente del pianeta, non è capace di conoscere tutto. E' praticamente impossibile trovare uno di noi con una cultura tanto smisurata da potersi definire esperto in qualsiasi campo dello scibile umano. L'uomo allora ha pensato bene di "dividersi i compiti": da buon animale sociale ha creato dei campi di utilità e li ha affidati ad ogni componente della comunità. C'è quello che sa procurare cibo, l'altro che sa costruire ripari per la notte, quello che cura le ferite e l'altro che sa orientarsi nella foresta di notte.
Ognuno è utile al gruppo ed in cambio usufruisce dei benefici dello stesso gruppo (tutti per uno ed uno per tutti, no?). Ma l'uomo è mortale, così presto ha capito che quelle conoscenze dovevano essere trasmesse, da padre in figlio e da un componente del gruppo all'altro. La società non avrebbe mai potuto fare a meno dell'esperienza e della sapienza di uno.
Ognuno è utile al gruppo ed in cambio usufruisce dei benefici dello stesso gruppo (tutti per uno ed uno per tutti, no?). Ma l'uomo è mortale, così presto ha capito che quelle conoscenze dovevano essere trasmesse, da padre in figlio e da un componente del gruppo all'altro. La società non avrebbe mai potuto fare a meno dell'esperienza e della sapienza di uno.
Se fosse venuto a mancare il fornaio nessuno avrebbe potuto sostituirlo ed anche il cacciatore, la sarta o il guerriero ne avrebbe sofferto, sarebbe morto ed il gruppo in breve si sarebbe estinto.
Allora si cominciavano a tramandare le arti ed i mestieri, poi le conoscenze e la sapienza.
Ogni generazione avrebbe affinato le arti, imparato dagli errori, selezionato il buono ed il cattivo fino ad arrivare ad una quasi perfezione che ha reso l'uomo un essere imbattibile e praticamente senza rivali. Noi dominiamo sulla Terra perchè siamo stati capaci (grazie alle nostre qualità fisiche) di diventare una società con gli individui interdipendenti tra loro ma assolutamente differenti uno dall'altro.
Tutto questo fino ad oggi.
La scienza si è evoluta così. Ciò che sembrava evidente cinque secoli fa oggi è sorpassato e ciò che sarebbe stata un'eresia nello stesso momento dell'antichità oggi è di una evidenza sfacciata.
Un procedimento scientifico apparentemente sembra un percorso complicatissimo, intricato e con poca possibilità di errore ed invece è talmente semplice che diventa disarmante e per questo passibile di errori.
Se una teoria vuole trasformarsi in realtà deve semplicemente essere dimostrata. Ma non basta una sola dimostrazione, questa può essere dovuta al caso, a fattori sconosciuti, all'incapacità di capire, deve essere ripetibile.
Se sono convinto che gli asini volano e voglio farlo sapere al mondo e per dimostrarlo scatto una foto del mio asino sospeso in aria, devo anche saper dimostrare che quello non è il mio asino lanciato da un dirupo e fotografato al volo mentre precipita ma che ogni asino ha la possibilità di librarsi nell'aria o che almeno il mio lo faccia (allora non tutti gli asini volano ma solo il mio potrebbe essere dotato di questa capacità insolita). In pratica il fenomeno non può essere dichiarato reale se io sono l'unico a vederlo (realmente o fraudolentemente). L'osservabilità quindi è il primo scalino di una dimostrazione scientifica: se un fatto avviene deve essere osservato.
Se sono convinto che gli asini volano e voglio farlo sapere al mondo e per dimostrarlo scatto una foto del mio asino sospeso in aria, devo anche saper dimostrare che quello non è il mio asino lanciato da un dirupo e fotografato al volo mentre precipita ma che ogni asino ha la possibilità di librarsi nell'aria o che almeno il mio lo faccia (allora non tutti gli asini volano ma solo il mio potrebbe essere dotato di questa capacità insolita). In pratica il fenomeno non può essere dichiarato reale se io sono l'unico a vederlo (realmente o fraudolentemente). L'osservabilità quindi è il primo scalino di una dimostrazione scientifica: se un fatto avviene deve essere osservato.
Non devo riuscirci solo io però, si potrebbe pensare che il mio asino voli perchè l'ho gonfiato con un gas leggerissimo, deve riuscirci chiunque voglia ripetere la mia esperienza: la ripetibilità. Chiunque ripeta l'esperienza in quelle condizioni otterrà un risultato simile (o uguale, meglio) al mio.
Allo stesso tempo ogni esperienza deve essere misurabile. Non "a spanne" ma in maniera precisa e riconosciuta.
Se organizzo la dimostrazione del volo del mio asino non basta urlare che c'è stato un leggero ma netto movimento verso l'alto delle sue zampe, deve essere possibile misurare questo spostamento e decidere se è definibile come "volo" o soltanto come un normale movimento degli arti inferiori, la misurabilità.
"Semplice" quindi. Voglio dimostrare al mondo che gli asini hanno la capacità di volare? Basta aspettare che tutti o la maggioranza degli osservatori ne vedano almeno uno, che chiunque abbia un asino riesca a farlo volare e che quel volo abbia le caratteristiche del volo, in un modo o nell'altro. Se raggiungo questi criteri ho dimostrato una mia convinzione personale trasformandola in un fatto scientifico. Ma non è finita (noiosa la scienza eh?) e queste "lungaggini burocratiche" spiegano anche perchè i progressi della scienza sono spesso lentissimi. In questo modo avrei dimostrato che un asino vola: ma è una capacità di tutti gli asini o quello che ho visto è un asino speciale?
A questo servono le statistiche, gli studi con grossi campioni (cioè possibilità di osservazione del fenomeno) e quelli multicentrici (che si svolgono in posti differenti). Questo perchè il mio asino potrebbe volare perchè soffre di una malformazione che gli ha dato questa possibilità: la mia osservazione quindi non equivarrebbe a quella che gli asini volano ma che ne vola solo uno, il mio.
Ma c'è una scappatoia a queste lunghe procedure. L'evidenza.
Se non riesco a far vedere a tutti il mio asino che vola perchè è timido ed ogni tanto si rifiuta, se non ripete i suoi voli perchè nei giorni nuvolosi si intristisce e rinuncia a spiccare i salti, se quando vola lo fa in maniera tanto confusa e goffa che una misurazione è impossibile, ma vola, e questo lo ritengo certo perchè lo trovo un giorno su un albero, l'altro al terzo piano di un palazzo ed il giorno successivo sopra una torre inaccessibile, vi è un'evidenza. L'evidenza però deve essere controllata: qualcuno porta quell'asino sopra l'albero o la torre? Sono io che con un potente getto d'aria o con delle funi sollevo l'asino fino a farlo salire in alto? Insomma, l'evidenza è un fatto reale o è solo un trucco o l'immaginazione?
Se escludiamo frodi e condizionamenti (potrebbe essere tutto un sogno), l'evidenza è certa: quel fatto avviene.
Non sappiamo come e perchè, nessuno riesce a dimostrarlo scientificamente ma quell'asino vola, c'è poco da fare. Fino a prova contraria.
Se escludiamo frodi e condizionamenti (potrebbe essere tutto un sogno), l'evidenza è certa: quel fatto avviene.
Non sappiamo come e perchè, nessuno riesce a dimostrarlo scientificamente ma quell'asino vola, c'è poco da fare. Fino a prova contraria.
La ricerca scientifica è proprio come cercare un asino che vola. Per fare un passo avanti deve compiere migliaia di tentativi (ne abbiamo fatti di passi avanti eh?) e solo alcuni di questi superano tutti gli scogli, quello dell'osservabilità (in medicina, se ho la febbre e mangio foglie di salice la febbre diminuisce), quello della ripetibilità (ogni volta che ho la febbre e mangio salice, la temperatura diminuisce) e della misurabilità (ogni volta che ho la febbre e mangio salice, la temperatura presa con il termometro, diminuisce di due gradi).
Potrei anche non conoscere i motivi di questi effetti ma non posso negarli: esistono.
Non so bene perchè, non ho gli strumenti per analizzare il salice ma puntualmente, ogni volta accade la stessa cosa. Se il salice mi fa star bene più di quanto mi può fare stare male la prossima volta che ne avessi bisogno potrei usarlo per abbassare la febbre e potrei consigliarlo pure ai miei vicini, ai miei amici e famigliari ed anche loro avranno gli stessi risultati a fronte di disagi minimi e sopportabili. Poi estendo l'esperienza ai miei colleghi di lavoro così da aver provato il mio rimedio su circa 200 persone. Ho scoperto l'Aspirina. Ma non è tutto.
Devo essere sicuro che gli effetti di questo rimedio non siano il frutto di una condizionamento mentale, che non sia tutta immaginazione e non ho che una scelta per capirlo con maggiore sicurezza possibile: sperimentarlo.
Così come ho agito finora non ho avuto alcuna prova scientifica che il mio rimedio possa funzionare, ho solo un metro personale che potrebbe essere condizionato da tanti fattori ed anche chi volesse utilizzare il mio nuovo prodotto per la sua febbre non può essere sicuro del risultato. Come si fa a sperimentarlo correttamente? Ne parlerò più avanti.
Non so bene perchè, non ho gli strumenti per analizzare il salice ma puntualmente, ogni volta accade la stessa cosa. Se il salice mi fa star bene più di quanto mi può fare stare male la prossima volta che ne avessi bisogno potrei usarlo per abbassare la febbre e potrei consigliarlo pure ai miei vicini, ai miei amici e famigliari ed anche loro avranno gli stessi risultati a fronte di disagi minimi e sopportabili. Poi estendo l'esperienza ai miei colleghi di lavoro così da aver provato il mio rimedio su circa 200 persone. Ho scoperto l'Aspirina. Ma non è tutto.
Devo essere sicuro che gli effetti di questo rimedio non siano il frutto di una condizionamento mentale, che non sia tutta immaginazione e non ho che una scelta per capirlo con maggiore sicurezza possibile: sperimentarlo.
Così come ho agito finora non ho avuto alcuna prova scientifica che il mio rimedio possa funzionare, ho solo un metro personale che potrebbe essere condizionato da tanti fattori ed anche chi volesse utilizzare il mio nuovo prodotto per la sua febbre non può essere sicuro del risultato. Come si fa a sperimentarlo correttamente? Ne parlerò più avanti.
C'è una domanda comunque che assilla tanti scienziati: fino a quando potremo "scoprire" qualcosa di nuovo? Fino a quale limite ci spingeremo?
Forse non tutti ci fanno caso ma soltanto negli ultimi 200 anni (due secoli) abbiamo compiuto dei passi talmente enormi ed inimmaginabili che ora, per forza di cose, il passo rallenta, diventa sempre più fine, non puntiamo a grandi conquiste quanto a piccoli perfezionamenti.
Forse non tutti ci fanno caso ma soltanto negli ultimi 200 anni (due secoli) abbiamo compiuto dei passi talmente enormi ed inimmaginabili che ora, per forza di cose, il passo rallenta, diventa sempre più fine, non puntiamo a grandi conquiste quanto a piccoli perfezionamenti.
Quattro generazioni fa (quindi per i padri dei nostri nonni o per i nonni di chi è meno giovane) l'invenzione più clamorosa fu la radio, sperimentata da Marconi nel 1895 un'impresa praticamente impossibile fino ad allora. La fotografia non esisteva e fu presentata per la prima volta in quegli anni, così come il cinema, grande e strabiliante invenzione umana. Fu sempre in quegli anni che fu brevettata la lampadina elettrica che oggi è "la norma" in tutte le case e con essa arrivarono anche beni "superflui" come la Coca-Cola.
Poi arrivò l'Aspirina, proprio quella. La compressa che sembra ormai una pillola banale, sorpassata, eppure da quella in poi fu una cascata di scoperte, brevetti, invenzioni che ci portano ai giorni nostri.
Questa storia è affascinante e coinvolgente. Pensare che in pochissimi anni siamo riusciti a passare dal primo aereo allo Space Shuttle è sinceramente strabiliante.
A che punto siamo quindi? Siamo al punto che, tranne scoperte rivoluzionarie, la scienza ha rallentato il suo passo. Di fronte alle grandi invenzioni degli scorsi decenni, probabilmente per qualche anno cammineremo molto più lentamente, che chi ha ipotizzato pure un limite alle scoperte e non è una teoria così stramba, in fondo.
Per questo motivo le evidenze cominciano a scarseggiare (abbiamo avuto tempo a sufficienza per accorgerci dei fenomeni che ci circondano) e dobbiamo affidarci a studi scientifici sempre più complicati e "fini" per passi piccolissimi, tanto che a qualcuno questi sforzi sembrano eccessivi.
E' logico ed economico ad esempio spendere milioni in ricerca e sfruttare risorse importanti per "scoprire" o dimostrare (provare a dimostrare) che sono più efficaci 480 milligrammi di Aspirina invece dei canonici 500?
Ha senso sprecare tempo, denaro e forza per inventare un motore che consuma 1 litro ogni 10 chilometri invece che ogni 9?
Sono problemi al limite della paranoia ma si confrontano con il concetto che la scienza non può fermarsi. Anche un piccolo passo oggi, un'osservazione apparentemente insignificante, un giorno potrà aprire le porte alla rivoluzione, alla conoscenza completa di un argomento, per questo esistono gli scienziati ed i loro studi, per questo motivo i ricercatori continuano a studiare qualsiasi argomento.
E le ricerche e gli studi allora, servono ancora? Certamente sì, ma anche qui si apre un capitolo senza fine.
Sono tutte efficaci? Tutte attendibili? Sono falsificabili? Sono tutte vere o anche tra gli studi più prestigiosi esistono "buchi neri" che lasciano perplessi?
Come in tutte le attività umane la scienza può essere utilizzata a fin di bene o a servizio del male, può essere onesta e pulita come corrotta e falsa, può rappresentare il nobile intento di progredire come l'oscuro fine dell'interesse personale.
Sull'attendibilità degli studi scientifici il dibattito è sempre caldissimo. Uno studio, pur se preciso, ben condotto e valido deve essere letto per quello che è: relativo alle notizie che fornisce senza concludere nulla, anche davanti ad un risultato eclatante.
Questo vuol dire che non esiste certezza nella scienza e non esistono nemmeno studi "definitivi". Quante volte l'avrò detto?
Le novità scientifiche non sono infallibili, eterne o dogmatiche, Popper insegna che anche le conoscenze scientifiche più evidenti e plausibili sono sempre superabili, migliorabili e sostituibili, fino ad essere pure smentibili con il tempo. Una teoria scientifica:
deve disporsi al controllo pubblico, da chiunque, e pertanto disposta a sottoporsi a qualsiasi prova di falsificazione. Se esce indenne da tali prove la teoria risulta buona per risolvere un tal problema, se ne esce falsificata la teoria non è valida, non è scientifica, e in ogni caso qualora risultasse valida verrebbe prima o poi sostituita da una teoria migliore.
Lo "scientismo" è un estremismo negativo, tanto che una scoperta scientifica, per essere ritenuta tale, deve essere falsificabile. Non esistendo scoperta scientifica "eterna" ogni novità smentisce quella precedente. Qualcosa che sembra una contraddizione ma che invece ha definito in maniera più moderna e realistica il pensiero scientifico.
Questo vuol dire che la scienza non è un dolmen immovibile, lo è al massimo nel momento in cui la viviamo ma prima o poi si muoverà ed è pure la risposta alla critica che proviene da parte di molti pensatori "alternativi": la scienza crede di avere la verità in mano.
Non è così. La scienza non può avere la verità in mano, per definizione: per formazione, uno scienziato è qualcuno che si evolve e cambia continuamente conoscenze, ne acquisisce di nuove e con queste trasforma quelle vecchie. Al limite la scienza ha la conoscenza in mano, perchè tutto è relativo al tempo che vive.
L'idea dello studioso con la..."scienza infusa", è antica e proviene dalla visione ignorante e gelosa che le classi povere ed analfabete avevano dei "colti" e degli studiosi. "Sanno tutto loro", "credono di sapere" quando per ironia queste critiche provenivano da persone che non sapevano nulla (non avevano nessuna base culturale) e credevano di conoscere tutto (erano padroni solo di ciò che facevano, coltivare, mangiare, dormire).
L'idea dello studioso con la..."scienza infusa", è antica e proviene dalla visione ignorante e gelosa che le classi povere ed analfabete avevano dei "colti" e degli studiosi. "Sanno tutto loro", "credono di sapere" quando per ironia queste critiche provenivano da persone che non sapevano nulla (non avevano nessuna base culturale) e credevano di conoscere tutto (erano padroni solo di ciò che facevano, coltivare, mangiare, dormire).
Lo scienziato può essere anch'esso presuntuoso e fermo nelle sue posizioni: non è quindi un uomo di scienza ma un uomo di fede e come tale non è attendibile come scienziato.
Allora nella realtà gli studi scientifici che leggiamo nelle riviste di fisica, medicina o chimica, sono tutte attendibili? Dobbiamo crederci ad occhi chiusi?
No.
La risposta è drastica: NO.
Esistono sempre i casi in malafede, lo studioso che per interessi personali falsifica dei risultati o addirittura uno studio intero, questo sia riguardo ad argomenti che incidono relativamente poco sulla vita quotidiana (i rapporti tra le molecole di un materiale plastico ad esempio) sia in quelli che potrebbero condizionare la vita se non la sopravvivenza immediata degli esseri umani (per esempio gli studi sui vaccini).
La malafede è sempre in agguato: scienziati, ricercatori e studiosi non hanno nè una tara genetica che li rende immuni, nè hanno preso i voti di santità, sono uomini e tra loro può esistere la pecora nera. Per questo motivo la ripetibilità dei risultati di uno studio è un meccanismo di controllo: se uno è disonesto è molto difficile che lo siano 10, 100 o tutti gli altri. Lo stesso se l'errore è in buonafede: sbaglia uno ma 1000 controllano. Anche per questo il fantomatico "complotto" medico che nasconderebbe cure efficaci per le malattie gravi è oggettivamente irrazionale.
Esistono esempi di studiosi in malafede che hanno falsificato coscientemente degli studi?
Tantissimi.
Persone rispettabili, con una carriera sicura e redditizia si sono lasciati incantare dalle sirene del successo cadendo poi nella trappola dell'inganno. Dalle pagine di questo blog abbiamo imparato a conoscere Andrew Wakefield e Jacques Benveniste. Ambedue "normali" esponenti della scienza poi caduti nella pattumiera della ciarlataneria. Qualche settimana fa abbiamo conosciuto addirittura dei premi Nobel che poi sono diventati paladini della pseudoscienza. Ma non sono gli unici casi noti.
Ne esistono altri e c'è di peggio: scienziati che hanno falsificato i dati, manipolato le conclusioni, ingannato i colleghi. La frode scientifica è un'onta gravissima nel campo della ricerca è come il doping nello sport e si dice che persino scienziati come Newton o Pasteur durante i loro studi si concedevano qualche "aggiustamento" per confermare le loro teorie. Come E. Racher o William Summerlin.
Quest'ultimo era uno scienziato che si occupava di dermatologia che annunciò di essere riuscito a trapiantare dei tessuti animali tra esseri non compatibili senza causare rigetto. Per dimostrare la sua (eccezionale) scoperta presentò dei topolini bianchi che avevano delle macchie nere sulla pelle, quelle macchie erano i tessuti trapiantati ed il topolino riuscì a mantenerli integri e sopravvivere senza alcun effetto collaterale e rigetto. Una scoperta del genere fu accolta con sorpresa ed incredulità: trapiantare un tessuto o un organo senza provocare alcun rigetto in un individuo non compatibile apriva spiragli incredibili in medicina e soprattutto contraddiceva una marea di studi e ricerche ormai considerate certezze scientifiche.
I giorni passavano e le macchie sbiadivano e quando qualcuno ebbe l'idea di passare un batuffolo di cotone imbevuto d'alcol scoprì che oltre a sbiadire le macchie scomparivano, venivano cancellate dall'alcol. In pratica le zone nere che rappresentavano il "tessuto trapiantato" erano state disegnate da Summerlin con un pennarello. Sembra una barzelletta ma non lo è.
Una frode ridicola, smascherata ed ammessa dallo stesso scienziato quando messo alle strette che si giustificò con il suo stato di salute secondo lui molto precario ed esaurito dal punto di vista nervoso. Da quel giorno, "dipingere il topo" è un'espressione utilizzata negli Stati Uniti per definire la frode scientifica.
Ma fortunatamente questi sono casi limite. La maggioranza degli studi sono realizzati da persone che impegnano la loro vita onestamente ed al servizio del progresso.
Tantissimi.
Persone rispettabili, con una carriera sicura e redditizia si sono lasciati incantare dalle sirene del successo cadendo poi nella trappola dell'inganno. Dalle pagine di questo blog abbiamo imparato a conoscere Andrew Wakefield e Jacques Benveniste. Ambedue "normali" esponenti della scienza poi caduti nella pattumiera della ciarlataneria. Qualche settimana fa abbiamo conosciuto addirittura dei premi Nobel che poi sono diventati paladini della pseudoscienza. Ma non sono gli unici casi noti.
Ne esistono altri e c'è di peggio: scienziati che hanno falsificato i dati, manipolato le conclusioni, ingannato i colleghi. La frode scientifica è un'onta gravissima nel campo della ricerca è come il doping nello sport e si dice che persino scienziati come Newton o Pasteur durante i loro studi si concedevano qualche "aggiustamento" per confermare le loro teorie. Come E. Racher o William Summerlin.
Quest'ultimo era uno scienziato che si occupava di dermatologia che annunciò di essere riuscito a trapiantare dei tessuti animali tra esseri non compatibili senza causare rigetto. Per dimostrare la sua (eccezionale) scoperta presentò dei topolini bianchi che avevano delle macchie nere sulla pelle, quelle macchie erano i tessuti trapiantati ed il topolino riuscì a mantenerli integri e sopravvivere senza alcun effetto collaterale e rigetto. Una scoperta del genere fu accolta con sorpresa ed incredulità: trapiantare un tessuto o un organo senza provocare alcun rigetto in un individuo non compatibile apriva spiragli incredibili in medicina e soprattutto contraddiceva una marea di studi e ricerche ormai considerate certezze scientifiche.
I giorni passavano e le macchie sbiadivano e quando qualcuno ebbe l'idea di passare un batuffolo di cotone imbevuto d'alcol scoprì che oltre a sbiadire le macchie scomparivano, venivano cancellate dall'alcol. In pratica le zone nere che rappresentavano il "tessuto trapiantato" erano state disegnate da Summerlin con un pennarello. Sembra una barzelletta ma non lo è.
Una frode ridicola, smascherata ed ammessa dallo stesso scienziato quando messo alle strette che si giustificò con il suo stato di salute secondo lui molto precario ed esaurito dal punto di vista nervoso. Da quel giorno, "dipingere il topo" è un'espressione utilizzata negli Stati Uniti per definire la frode scientifica.
Ma fortunatamente questi sono casi limite. La maggioranza degli studi sono realizzati da persone che impegnano la loro vita onestamente ed al servizio del progresso.
Ma se uno studio scientifico è ben fatto ed accurato, mette la parola fine riguardo ad un argomento?
No.
Pure lo studio più attendibile deve sempre essere letto per quello che è e per quello che vuole dire. L'eternità e l'immobilità non sono scienza, ciò che conclude uno studio, pur se preciso e statisticamente corretto, può essere smentito l'indomani con uno studio simile o soltanto perchè si sono svolte misurazioni in maniera differente.
No.
Pure lo studio più attendibile deve sempre essere letto per quello che è e per quello che vuole dire. L'eternità e l'immobilità non sono scienza, ciò che conclude uno studio, pur se preciso e statisticamente corretto, può essere smentito l'indomani con uno studio simile o soltanto perchè si sono svolte misurazioni in maniera differente.
Lo spunto per capire meglio questo fenomeno posso fornirvelo facilmente.
Se io ponessi una domanda: reputate scientificamente dimostrato che il paracadute protegga dai traumi da caduta libera?
Cosa rispondete? Sì!
Se io ponessi una domanda: reputate scientificamente dimostrato che il paracadute protegga dai traumi da caduta libera?
Cosa rispondete? Sì!
Qualcuno ha risposto no? Dai, tutti rispondono istintivamente di sì. Il paracadute protegge dai traumi da caduta libera, è palese, evidente, elementare, è scientificamente provato.
Ah sì?
Io vi dico di no, scientificamente (e provocatoriamente).
Siete già stufi o vi interessa?
Bene, nella seconda delle ipotesi proseguirò con questo argomento e nei prossimi articoli proveremo a scoprire cosa vuol dire ricerca e metodo scientifico, come si realizza e si pubblica uno studio, cos'è il placebo o il bias, cos'è una rivista scientifica ed altro, così che chi è mosso da reale curiosità per la vita possa comprendere meglio i meccanismi che la condizionano.
Alla prossima.
Ah sì?
Io vi dico di no, scientificamente (e provocatoriamente).
Non esistono chiari elementi provati e corretti scientificamente che possano confermare questa convizione (comune). Si tratta di una provocazione, è chiaro, ma se ci attenessimo strettamente a ciò che gli studi hanno provato, anche un'idea così banale diventa difficile da dimostrare.
Due medici hanno provato a fare una "review", una revisione cioè degli studi controllati e randomizzati che portassero dati certi a favore dell'opinione suddetta. Non ne esistono. Non esistono dati scientificamente precisi che possano confermare la capacità del paracadute di proteggere un essere umano dalle cadute da altezza elevata. Pensateci bene perchè è pure elementare come concetto: può esistere uno studio ben fatto (cioè con le caratteristiche più esigenti) sull'utilità del paracadute nel proteggere dai traumi da caduta?
Lo studio è pure molto ironico ed è geniale.
Bellissimo il finale:
A questo punto ci rimangono soltanto due opzioni: la prima è di accettare che, date le circostanze eccezionali, si applichi il buonsenso nel considerare i rischi e i potenziali benefici nell’uso di questo tipo di strumento.
La seconda è che continuiamo nella nella nostra maniacale ricerca di una dimostrazione di tipo scientifico, ed escludiamo l’uso del paracadute all’infuori del contesto di un trial condotto in modo adeguato.
L’abitudine che abbiamo creato nella popolazione all’uso del paracadute potrebbe però rendere difficile trovare soggetti che siano disponibili a questo tipo di esperimento. Nel caso, restiamo certi che coloro che sostengono a tutti costi la “medicina basata su prove scientifiche”, e che criticano l’uso di soluzioni che non siano basate su questo tipo di prove, non esiteranno nel mostrare loro stessi la propria dedizione al metodo, e si offriranno volontariamente per uno studio a doppio cieco, randomizzato, con placebo di controllo, sull’uso del paracadute.
Fatevi avanti dunque, chi si offre volontario per far parte del gruppo placebo nello studio sul paracadute?
Fin qui ci siamo?Siete già stufi o vi interessa?
Bene, nella seconda delle ipotesi proseguirò con questo argomento e nei prossimi articoli proveremo a scoprire cosa vuol dire ricerca e metodo scientifico, come si realizza e si pubblica uno studio, cos'è il placebo o il bias, cos'è una rivista scientifica ed altro, così che chi è mosso da reale curiosità per la vita possa comprendere meglio i meccanismi che la condizionano.
Alla prossima.
sulle prime circa il paracadute mi stavo scompisciando, poi una scintilla ha attraversato il mio cervello... e mi è uscito fuori un "oh cazzo"
RispondiEliminanon vedo l'ora di leggere la prossima puntata.
questa serie potrebbe anche diventare un'ottima introduzione a tutto il tuo blog.
Certo che ci interessa!
RispondiEliminaNon vedo l'ora del prossimo articolo, grande!
PS: mi sono iscritto solo per incitarti e ringraziarti, trovo sempre interessanti i tuoi articoli : )
RispondiEliminaComplimenti. E' davvero un bell'articolo.
RispondiEliminaMi ha fatto tornare in mente un documentario della BBC degli anni 80 su Richard Feynman (intitolato The Pleasure of Finding Things Out, che poi è anche il titolo di un suo libro), uno dei motivi per cui mi sono appassionato all'argomento. Se posso suggerire, tra tutti i libri di Feynman, il migliore sulla percezione della scienza è "Il senso delle cose.
Aspetto il seguito. :-)
io sono disponibile, previo addestramento, a far parte del gruppo del controllo positivo (ovvero quello che verifica che con il paracadute ci si fa meno male)
RispondiEliminaQuoto yupswing:
RispondiElimina"non vedo l'ora di leggere la prossima puntata."
Definire questo post "interessante" non si avvicina manco lontanamente alla realta'.
Aspetto anch'io il prossimo...
Altra riflessione personale scaturita dalla lettura di questo gioiello di divulgazione. Si dice che la medicina non è una scienza esatta. Questo perché ogni individuo è a se stante, non perché la scienza non conti nulla. Si dice che in medicina non ci sono diagnosi certe, se non la morte. E anche qui io ne discuterei. Il problema sta nel far combaciare armonicamente fisica e filosofia. Io non dico che la spiritualità non sia importante, specie in medicina. Parlare di medicina olistica, di energie, di chakra, etc. può essere un modo come un altro di affrontare da diversi punti di vista problematiche socio-psico-fisiche e quindi io ho grande rispetto per il medico che usa un po’ questo, un po’ quello, un po’ la psiche, un po’ la scienza. Non posso rispettare chi rifiuta un aspetto a favore di un altro, in particolare la scienza in favore del voodoo... Certo, un medico che non capisce che c’è anche molta psicologia e spiritualità è un po’ ottuso, ma non mi pare che nel codice deontologico sia scritto di rifarsi all’omeopatia o a pratiche non scientificamente dimostrate, anzi, è scritto il contrario. Questo perché il lavoro del medico si fonda sulla scienza. Quindi, se uno vuol fare il medico, sappia che non può esserci medico che prescriva rimedi non scientificamente dimostrati pretendendo che funzionino. Non esiste. E’ come pensare a un banchiere, che dovrebbe fare soldi, che brucia soldi in stufa… E’ un eretico da ostracizzare? Ma no! E’ semplicemente un pazzo. Giusto?
RispondiEliminaQualcuno potrebbe rispondermi “eh, ma se quel banchiere scopre che bruciando soldi può riceverne altri…” Ok. Vero. Ma questo si chiama imbrogliare.
Clap clap clap!...92 minuti di applausi!!!
RispondiEliminaQualche riflessione scaturita dalla lettura di questo bellissimo articolo, se posso.
“Potrei anche non conoscere i motivi di questi effetti ma non posso negarli: esistono.”
Quando ero piccola avevo un mangiadischi per i 45 giri (favole sonore etc) e quando chiedevo a mio padre come faceva la musica a “uscire da lì” lui mi rispondeva, per prendermi in giro, che dentro c’era un omino che leggeva il disco e cantava. Oppure mi diceva che dentro al semaforo c’era un omino che accendeva e spegneva le luci ciclicamente. Io ero affascinata da questo scherzo, anche se capivo la presa in giro, ma volevo crederci. Pensate allo stesso discorso per il computer con cui state leggendo e scrivendo in questo blog: ci credereste se vi dicesero che dentro c’è un omino? Oppure un’insieme di non meglio specificate energie? E se vi dicessero che dentro c’è un insieme di chips e transistors? Sarebbe la stessa cosa, per chi non se ne intende, ma se l’affermazione arriva da un ingegnere, è buon senso fidarsi. Ma sicuramente qualcuno potrà tirare fuori la storia che quell’ingegnere è colluso con il monopolio della silicon valley e vi sta dicendo un sacco di frottole. Provate a pensare che situazione grottesta. Bene. E’ esattamente quello che succede ogni giorno con la medicina. Non solo in questo blog. Ogni giorno ci sono schiere di pazienti che vanno dal medico con diagnosi scaricate via google da wikipedia o peggio dopo aver letto qualche libro della dottoressa Wallesplugen vissuta chissà quando e chissà dove. Molti si informano perché giustamente preoccupati per il loro stato, e ci mancherebbe, molti altri per vera e propria sfida e arroganza e non mi vergogno a dirlo, perché quando cerchi di rassicurarli continuano imperterriti a darti tra le righe dell’incompetente (!): tralasciamo il fatto che di medici incompetetenti ne esistono, come in tutti i lavori, ma come può una persona senza uno straccio di preparazione scientifica pensare di saperne di più di un medico che ha affrontato un percorso ricco di scremature, di esami e di test difficilissimi? Proviamo a pensare a questo scenario: siamo su un aereo in volo. Vola, funziona, significa che gli ingegneri e i meccanici che l’hanno costruito sapevano come fare (tecno-logia), basandosi su dei collaudati saperi (scienza) e anche i piloti hanno studiato e si sono a lungo esercitati. Immaginate un passegero che entra in cabina e che deride i piloti che non avrebbero capito niente di volo perché LUI ha letto un libro dell’ing. Tal dei tali che dice questo, ma la comunità scientifica l’ha allontanato, ma lui potrebbe portare un sacco di esempi, testimonianze, prove che quel che dice è vero…e intanto l’aereo continua avolare…a un certo putno un pilota gli fa “Ok, predni la cloche e dimostrami” e lui “Eh, mah…in questo momento non posso…l’etica mi vieta di fare…perché io…ho cambiato idea…mi sono dimenticato di portare un foglio di istruzioni fondamentale…ma guardate che appena atterriamo vado a prenderlo a casa e ve lo porto…” Uno scenario pazzesco, insomma. Ridicolo. Ma è esattamente quello che succede spesso in questo blog e non solo e non c’è nulla da ridere quando si parla di salute. Ergo, ben venga che ci sia chi continua a promuovere la divulgazione scientifica in una società che sta arretrando sempre più verso il mistico (vedi Voyagere al posto di Quark!!!), forse per un normale bisogno di spiritualità…ma purtroppo gli sciacalli ne approfittano…
io sono disponibile, previo addestramento, a far parte del gruppo del controllo positivo
RispondiEliminaEh no! Devi immolarti per la scienza. Per quel gruppo c'è la fila, l'altro non trova nemmeno un volontario, neanche pagando.
;)
Boh...grazie a questi post passerò l'esame di statistica ed epidemiologia senza nemmeno studiare. :D
RispondiEliminaNo, comunque articolo interessante, aspetto il prossimo!
Bell' articolo, complimenti! Ho giá un protocollo pronto per lanciare un centinaio di maiali col paracadute, che dici cominciamo? :)
RispondiEliminaSolo un aggiuntina riguardo Popper, in quanto in parte giá superato ed in parte no. Il razionalismo critico di Popper infatti si basava su di un mix tra norme etiche e metodologiche. Molti vedevano il limite del popperismo proprio in questo, in quanto l'epistemologia dovrebbe tendere all'eliminazione di qualsivoglia norma ideologica. Ma in verità più che una debolezza questa visione di Popper pare si stia rivelando adesso molto attuale e valida, e in qualche modo collegata anche al piú attuale concetto di paradigma di Kuhn.
(http://it.wikipedia.org/wiki/Thomas_Kuhn)
Saluti
Zille
Boh, l'articolo del paracadute e' obbiettivamente ironico ma metodologicamente sbagliato.
RispondiEliminaSiccome e' scritto da medici si riferisce a trial ma gli effetti delle cadute senza paracadute sono ovviamente note senza bisogno di trial.
Al di la' dell'ironia costruire un trial per il paracadute e' semplicissimo e non prevede l'uso di cavie umane (e non vive).
Ma siccome per fortuna non siamo tutti medici basta ancora meno, basta fare una review della casistica disponibile per gli incidenti in cui il paracadute non si e' aperto..
Come sempre, l'articolo è interessante e divertente allo stesso tempo. Però, oltre ad appoggiare quanto ha scritto Milo prima di me, mi permetto di osservare che si fa un po' di confusione fra "scoperta" ed "invenzione".
RispondiEliminaLe onde radio sono sempre esistite, e hanno sempre viaggiato nello spazio. Però nessuno ne era a conoscenza. Poi sono arrivati Hertz e compagni e le hanno scoperte, dimostrandone l'esistenza in base ad esperimenti basati su una modellizzazione matematica del fenomeno. Poi è arrivato Marconi e ha inventato la radio, sfruttando e mettendo insieme le scoperte precedenti.
Perché dico questo? Perché, anche ammesso che fosse vero (e non ne sono per nulla convinto, anzi sono convinto del contrario) che il ritmo con cui si fanno oggi scoperte scientifiche sta rallentando, questo non implica affatto che anche il ritmo con cui si fanno invenzioni debba rallentare: anzi, è certamente vero il contrario, perché quanto più aumenta la conoscenza delle cose tanto più aumenta la possibilità di utilizzare questa conoscenza. Ne vediamo costantemente un esempio nell'informatica: sembrerebbe che ormai non ci sia più niente da inventare, e invece ogni giorno compaiono nuovi dispositivi che in buona parte derivano da un migliore sfruttamento delle conoscenze che la scienza ci mette a disposizione.
Un'ultima osservazione e poi la pianto: è sì vero che non esiste certezza della scienza, ma ne esiste nell'invenzione. Può darsi benissimo che tutta la teoria sulla propagazione delle onde radio sia sbagliata, ma è un fatto incontestabile che la radio funziona, così come funziona un ecografo e anche l'aspirina. E pure il paracadute: non c'è necessariamente bisogno di uno studio randomizzato a doppio cieco per dimostrare qualcosa che ha a che fare con la salute umana. Che il paracadute rallenti la velocità dei corpi che cadono è un fatto incontestabile, a meno di mettere in dubbio gli assiomi fondamentali su cui si basa la nostra conoscenza; che l'energia cinetica dei corpi in movimento sia proporzionale al quadrato della loro velocità, almeno in prima approssimazione, è altrettanto incontestabile; che gli oggetti fisici sottoposti a decelerazioni si rompano in vario modo riguarda evidentemente (e sperimentalmente) anche gli esseri umani. E di come si rompono gli esseri umani sottoposti a decelerazione abbiamo una casistica amplissima. Quindi, al di là della statistica sui paracadute che non si sono aperti, abbiamo anche un'ottima è scientifica dimostrazione che prima di buttarsi dall'aereo il paracadute e meglio indossarlo...
@ Riccardo
RispondiElimina"si fa un po' di confusione fra "scoperta" ed "invenzione"."
Infatti io ho voluto distinguere apposta il sapere (scienza) dal sapere come fare (tecnologia). Però le due cose sono legate dal fatto che chi non ha basi scientifiche fatica a capire sia l'una che l'altra. E credo che questo fosse l'argomento principale di Weewee.
Ne vediamo costantemente un esempio nell'informatica
RispondiEliminaInfatti fai piccoli passi, anche in informatica. Costruisci un nuovo processore più potente ma dopo l'avvento del primo processore non siamo ancora arrivati al computer che compie interventi chirurgici o porta un bambino a scuola (per esempio). Se consideri che in 100 anni siamo arrivati dalla radio a internet e per fare un altro salto simile dovremo aspettare almeno il 2090, se i tempi restano gli stessi, questo vorrebbe dire che il ritmo delle grandi scoperte non è accelerato, anzi...sta pericolosamente rallentando.
E' anche vero che un informatico percepisce la costruzione del nuovo processore come un progresso enorme visto l'uso che ne può fare, il profano (io, per esempio) lo percepisco pochissimo perchè nell'uso quotidiano non cambia apparentemente nulla.
costruire un trial per il paracadute e' semplicissimo e non prevede l'uso di cavie umane (e non vive)
Leggi bene il lavoro, è proprio questa la genialata. Loro si riferiscono al fatto che non esiste e probabilmente non esisterà mai uno studio su uomo (vivente), randomizzato (ed in doppio cieco?) con gruppo di controllo. In medicina è questo il tipo di studio più preciso, che poi sia evidente che i paracadute proteggano dagli schianti è chiaro, ma allora potremmo sostenere che anche l'omeopatia protegge dal vaiolo, l'ha detto un omeopata.
E' chiara l'ironia, ma io la trovo squisita.
è altrettanto incontestabile; che gli oggetti fisici sottoposti a decelerazioni si rompano...
Ma certo ed è proprio questa la chiave dello studio!
E' incontestabile in base alle nostre conoscenze ed alle esperienze ma non esiste uno studio che dimostri scientificamente questo dato sull'uomo (vivo) nei confronti del placebo.
Saprai che esistono casi di persone sopravvissute ad un incidente dell'aereo in volo, quindi cadute da 10.000 metri. Ancora vive.
Così incontestabile quindi non dev'essere...
;)
Mi unisco ai complimenti per lo splendido (mezzo) articolo. Se posso fare un'osservazione:
RispondiEliminaI problemi davvero seri della scienza non dipendono tanto da quegli scienziati che ad un certo punto della loro vita cominciano a dare da matto e a sostenere tesi strampalate, e nemmeno da quelli che mentono e falsificano i dati deliberatamente.
I veri problemi - perchè attengono ai limiti e alle contradizioni del metodo scientifico in quanto tale - sono invece rappresentati da quegli scienziati che scambiano il livello delle conoscienze scientifiche alla loro epoca per degli articoli di fede, e si rifiutano di credere che la realtà (scientifica) possa essere diversa.
L'esempio "classico" è quello di Lavoisier. Grandissimo scienziato, al quale dobbiamo delle scoperte fondamentali - ma che poi scrive la relazione, "Rapport sur une pierre qu’on prétend être tombée du ciel pendant un orage". Suvvia, qualunque persona di buon senso si rende conto che non ci sono pietre volanti in cielo. E quindi, tutta queste storie dei meteoriti sono solo favole.
Oh non e' colpa mia se i medici non riescono a vedere al di la' della loro personale visione della scienza.
RispondiElimina:)
Tutti gli altri scienziati ci riescono :)
Comunque domani mi metto a scrivere un articolo sul perche' non esistono review con trial in doppio cieco per le collisioni tra galassie, sai mai che me lo pubblicano..
@WeWee
RispondiEliminaSaprai che esistono casi di persone sopravvissute ad un incidente dell'aereo in volo, quindi cadute da 10.000 metri. Ancora vive.
Uno scienziato ha una pulce ammaestrata, che salta quando glie lo si ordina. Lo scienziato le strappa una zampa, le ordina di saltare, e quella salta. Glie ne strappa un'altra, un'altra ancora, e quella, poveretta, continua a saltare (sempre peggio, ma salta). Alla fine le strappa l'ultima, e la povera bestia non salta più.
-Nella pulce, annota trionfante lo scienziato, il senso dell'udito risiede nelle zampe: privata di esse, non sente più i comandi.
Questo è un classico errore metodologico: dimentichi di dire che le persone cadute da 10000 metri erano dentro un aereo, mentre non mi risulta proprio che ci siano persone sopravvissute a una caduta libera da quell'altezza, o anche da molto meno, che è esattamente la stessa cosa, perché la velocità di arrivo diventa costante cadendo da oltre una certa altezza. E' per questo che l'articolo che citi non mi sembra per nulla furbo: non è vero che il trial in doppio cieco sia sempre necessario, neanche in medicina. Posso dimostrare che una martellata sul pollice fa un male dell'accidente senza bisogno di nessun gruppo di controllo, ma per semplice induzione.
Riguardo ai "piccoli passi" dell'informatica, beh, se tu ritieni che quelli fatti dopo Von Neumann siano dei semplici avanzamenti, allora io potrei dire che l'invenzione della radio non è che un piccolo raffinamento della tecnica che usava l'imoeratore Tiberio per farsi mandare le notizie alla villa di Capri: in fin dei conti, è basata anche lei sull'impiego di onde elettromagnetiche.
E non è vero che per il profano non cambi nulla: da quanti anni hai un PC? da quanti un cellulare? da quanti non fai più una fotografia su pellicola?
Ma mi permetto di invadere anche il tuo campo, e di chiederti: hai mai provato a fare un elenco di quelle che ritieni le, diciamo, cento scoperte più importanti della medicina e delle discipline collegate (farmacologia, biologia, ecc.). Poi, prova a metterci l'anno in cui sono state fatte, e calcola la frequenza di scoperte per anno. Ti viene fuori un trend positivo o negativo? I tumori sono sempre stati dichiarati incurabili. Adesso, tutto d'un tratto, si curano, e ogni momento viene fuori qualche nuova buona notizia. Da profano, non mi sembra un rallentamento, anzi...
@Riccardo (D.O.C.)
RispondiElimina>Riguardo ai "piccoli passi" dell'informatica, beh,
>se tu ritieni che quelli fatti dopo Von Neumann
>siano dei semplici avanzamenti,
Fondamentalmente, si', in termini di invenzioni frutto delle basi teoriche fondanti. Magari, personalmente non partirei da Newmann, Turing, Shannon e cosi' via, ma dalla seconda meta' degli anni '60 (Project MAC): da quel punto, non ritengo vi siano stati progressi determinanti. Eh no, la miniaturizzazione e l'aumento della potenza di calcolo, ovvero il miglioramento tecnologico che porta all'applicazione piu' fruibile e piu' a portata delle masse, sia in hardware che software, dei concetti, non lo classificherei come "progresso scientifico". :-)
Saluti,
Gian Luca
@Renaissance
RispondiEliminaCioè, se capisco bene, tu ritieni che il display a cristalli liquidi sia un improvement del CRT e che il tuo disco da due TB sia un'evoluzione della memoria a bolle, e che non derivino invece da fondamentali avanzamenti della fisica della materia? Sarebbe come dire che il transistor è un'evoluzione del triodo termoionico: è vero che fanno la stessa cosa, ma funzionano per ragioni completamente diverse, e la loro creazione ha richiesto lo sviluppo di due branche diverse della fisica. Non solo, ma con il triodo il tuo telefonino, semplicemente,non si potrebbe costruire.
Lo stesso vale anche nel campo della programmazione dei calcolatori, anche se qui la patente di "scientificità" è più difficile da dare (ma non è questo il punto adesso): mi riesce difficile pensare che, non so, la programmazione comportamentale dei robot sia una banale evoluzione dell'algoritmo A*...
Non solo, ma oltre alle applicazioni pratiche che possiamo vedere, esistono anche tutte le scoperte che non sono ancora state utilizzate.
Metti che la faccenda dei neutrini più veloci della luce fosse vera (non sto dicendo che lo sia): ma ti rendi conto di quale impressionante massa di nuove invenzioni ci riserverebbe il futuro, anche quello prossimo?
Correzione: volevo dire della memoria a nuclei (ma anche del nastro magnetico. fra l'uno e l'altro c'è di mezzo almeno un premio Nobel) :)
RispondiEliminaSentivo dire ultimamente che nonostante internet abbia cambiato il mondo non lo ha fatto quanto il treno e il telegrafo.
RispondiEliminaE in futuro sarà sostanzialmente impossibile migliorare significativamente la velocità di trasmissione delle informazioni.
L'informatica è un campo dove invece appare evidente che alcuni limiti si siano già raggiunti, per esempio sulla risoluzione degli schermi video e sul numero di colori. Nel senso che un miglioramento non è particolarmente significativo. Ricordo poi che 15 anni fa un computer che aveva 3 anni era un rottame inutilizzabile rispetto al modello nuovo, ora un computer di 3 anni può tranquillamente essere utilizzato senza problemi, a riprova che c'è un rallentamento.
Riguardo al paragrafo "La scienza non può avere la verità in mano". È giusto, ma forse la parola "verità" è troppo ambigua per esprimere efficacemente il concetto. È chiaro che stai parlando di una verità assoluta, una verità certa, ma allora tanto vale parlare subito di "certezza".
RispondiEliminaRicordo la puntata "Knowledge or Certainty" di "The ascent of man" di Bronowsky, dove alla fine il succo della puntata è che dobbiamo pensare a "certezza" e "conoscenza" come a due concetti antagonisti: non si possono avere entrambi, ma solo certezza senza conoscenza, oppure conoscenza senza certezza.
Riccardo (D.O.C.)
RispondiEliminaRiccardo, ti rispondo brevemente: il fraintendimento a mio avviso deriva dal fatto che bisogna operare una netta distinzione fra "progresso scientifico" e "progresso tecnologico". Il mio moderno disco da 2tb, considerando unicamente il processo di magnetizzazione del supporto, non rappresenta nessun progresso scientifico rispetto a un nastro, ma un grosso progresso tecnologico. Penso cosi' di interpretare cio' che scrive wewee nell'articolo. Non penso affatto che il cristallo liquido sia un improvement del tubo catodico, direi una fesseria. E' solo una tecnologia differente. Ma ognuna di esse ha fondamento in scoperte scientifiche di molto antecedenti all'impiego tecnologico. Ora, ma lo dico giusto per una curiosita', a proposito di tubi termoionici, hai perfettamente ragione che non e' possibile fare un telefonino, ma gli stessi principi fisici sono da pochi anni oggetto di studio presso ibm nella realizzazione su materiale semiconduttore di microscopici tubi termoionici attrvaerso i quali i segnali possono essere trasmessi con frequenze nell'ordine dei teraherz. I futuri sumpercomputer, chissa'...? ;-) Mai dire mai. :-)
Saluti,
Gian Luca
Ciao, il tuo blog è molto interessante, mi pacerebbe fare uno scambio di link e/o di contenuti con il mio http://latuapsicologia.blogspot.com/
RispondiElimina@Renaissance
RispondiEliminaAppunto, io non confondo il progresso scientifico con quello tecnologico, ma ho l'impressione che tu stia semplificando un po' troppo. L'HD di oggi condivide il principio di funzionamento con il nastro magnetico solo all'apparenza, perché di mezzo, tanto per dirne una, c'è la GMR che non c'entra niente col nastro magnetico e che ha fruttato appunto il Nobel (per la fisica, non un premio per l'ingegnerizzazione!) di cui parlavo. La PET usa conoscenze scientifiche mai sfruttate in altri sistemi di indagine medica. E lo stesso vale per tante altre cose. Poi è chiaro che fra la scoperta scientifica e la sua applicazione pratica passa sempre del tempo, ma questo non mi sembra un problema: se oggi sfruttiamo le scoperte di vent'anni fa, fra vent'anni sfrutteremo quelle di oggi.
La tecnologia, dal canto suo, va sempre a braccetto con la scienza: se non introduci nuova conoscenza puoi fare ben poco per migliorare ciò che già c'è (e questo, detto fra noi, è uno dei principali difetti di quasi tutte le industrie italiane). Ho letto recentemente un libro interessantissimo in questo senso: si intitola "Engineering was fun", ed è stato scritto da G. Laurer, quello che fra l'altro ha inventato il codice a barre. Racconta del suo lavoro in IBM, e fa chiaramente capire come ogni miglioramento tecnologico nasconda sempre un poderoso fondamento scientifico, anche nelle cose che sembrano più banali.
Adesso sono proprio curioso di leggere la seconda parte del post di WeWee, poi mi scateno... :)
@Riccardo (D.O.C.): c'è almeno una persona che è caduta fuori da un aereo da 10.000 metri ed è sopravvissuta
RispondiEliminahttp://it.wikipedia.org/wiki/Vesna_Vulovi%C4%87
spero funzioni il link... comunque: vesna vulovic, si trova facilmente con google
RispondiEliminaChiedo il permesso di utilizzare questo articolo per le mie lezioni. Scienze al Liceo.
RispondiElimina@Dr. Giuliano Parpaglioni
RispondiEliminaNon lo sapevo. Adesso lo so, ma temo che anche tu sia caduto nella trappola della pulce ammaestrata: andando a guardare Wikipedia inglese, che è fatta un po' meglio, si scopre che la tizia in questione è caduta dentro l'aereo, non in caduta libera... Vedo anche che ci sono altri che si sono salvati da una caduta libera, ma sempre perché sono caduti su qualcosa che ha attutito la caduta.
Quindi alla fine mi sembra che la questione non si sposti: se vogliamo buttarci da un aereo, è meglio che ci mettiamo il paracadute...
Circa la persone cadute o saltate fuori da un aereo e sopravvissute per varie circostanze favorevoli, c'è solo l'imbarazzo delle scelta.
RispondiEliminaPer limitarsi ai casi documentati:
- Ivan Chisov (1942, 6000m)
- Alan Magee (1944, 6700m)
- Nicholas Alkemade (1944, 5500m)
- Joe Herman (1944, 6000m?)
- Juliane Koepcje (3000m, 1971 - seguito da una marcia di 17 giorni nella giugla amazzonica, senza viveri e con la clavicola fratturata, prima di rientrare in contatto con la civiltà)
- James Boyle (2002, "solo" 2000m)
Boh io sinceramente non vi capisco.
RispondiEliminaCi saranno forse qualche centinaio di migliaia di persone cadute da altezze variabili che ci hanno rimesso la pelle per l'impatto.
Ne esisteranno qualche decina che si sono salvati (riportando comunque fratture gravissime) per mille ragioni fortuite.
Con un paracadute funzionante la percentuale di danni e morti si riduce significativamente.
Questa e' la conclusione che se ne puo' trarre, non un'assolutismo o una certezza, solo una conclusione basata sui fatti.
Occorre uno studio a doppio cieco? Fare una review? Occorre stilare una casistica completa di tutti quelli che sono caduti e si sono salvati? E che valore avrebbe, oltre a definire meglio le varie percentuali?
Non so, spero solo che non vi occupiate di ricerca per professione.
@Milo: io credo che tu prenda questa storia del paracadute un po' troppo sul serio... In fin dei conti se è stato inventato il paracadute un motivo c'è, non siam mica così tonti da non saperlo ;-)
RispondiEliminaFigurati Giuliano, sono qua che me la rido :) altro che troppo serio..
RispondiElimina@martinobri: ho pensato la stessa cosa che hai chiesto tu :)
RispondiElimina@WeWee: ho scoperto il tuo blog abbastanza di recente; mi sono iscritta per dirti che ammiro la pazienza e la precisione con le quali cerchi di far capire la differenza tra scienza e superstizione (che spesso diventano truffa, raggiro, inganno).
Occorre uno studio a doppio cieco? Fare una review? Occorre stilare una casistica completa di tutti quelli che sono caduti e si sono salvati? E che valore avrebbe, oltre a definire meglio le varie percentuali?
RispondiEliminaChe è proprio quello che vogliono dire i medici che hanno compilato lo studio.
Secondo me non hai afferrato a pieno il loro obiettivo...
Chiedo il permesso di utilizzare questo articolo per le mie lezioni. Scienze al Liceo.
Certo.
Era la mia ora preferita.
;)
ho scoperto il tuo blog abbastanza di recente
Benvenuta!
Secondo me non hai afferrato a pieno il loro obiettivo...
RispondiEliminaForse mi sono spiegato male ma ritengo di aver compreso benissimo il loro obbiettivo. Solo che non lo condivido, ritenendolo un paragone poco calzante e fuorviante. Al di la' dell'ironia ovviamente.
Quello che loro sostengono e' un parallelo ironico tra trial medici e "scienza" in generale.
Parallelo che secondo me non regge perche' la dimostrazione SCIENTIFICA sull'utilita' dell'uso del paracadute e' possibile. Ci sono una varieta' di metodi, sperimentali ed analitici, che possono essere impiegati. Basta non considerare il trial in doppio cieco l'unica possibile forma metodologica.
A tal proposito le loro affermazioni e questa tua riportata nell'articolo:
Non esistono dati scientificamente precisi che possano confermare la capacità del paracadute di proteggere un essere umano dalle cadute da altezza elevata. Pensateci bene perchè è pure elementare come concetto: può esistere uno studio ben fatto (cioè con le caratteristiche più esigenti) sull'utilità del paracadute nel proteggere dai traumi da caduta?
Sono risibili perche' i dati esistono ed uno studio ben fatto e' possibile.
E' impossibile solo per chi, ironicamente come per gli autori dell'articolo o piu' seriamente (forse) per i commentatori del blog, ha una visione ristretta della scienza.
Specifico, per non provocare equivoci, che la mia ultima affermazione non vuole essere denigratoria di nessuno ed a nessun livello.
RispondiEliminaSe qualcuno si ritenesse offeso mi scuso fin d'ora.
Vediamo se schematicamente riesco a spiegare cosa vuol dire lo studio secondo me:
RispondiEliminaIn medicina uno studio attendibile è quello in:
- Randomizzato
- Doppio cieco
- Gruppo di controllo (placebo)
Tutti gli altri studi sono considerati di minor valore, meno precisi, meno attendibili e per questo una pratica medica che non ha questi requisiti non è considerata scientificamente accertata.
Il caso del paracadute è emblematico: NON esistono studi (è una review, quindi li hanno cercati) in randomizzato, doppio cieco, con gruppo di controllo, che studino sull'uomo la sua efficacia nel proteggere dalle cadute dall'alto (perchè naturalmente è impossibile fare questo tipo di esperimenti sul vivente e con un gruppo di controllo, soprattutto..., vorrebbe dire senza paracadute).
Per questo motivo, scientificamente, non esisterebbe alcuna prova che il paracadute protegga, cosa che, esperienza, logica e pratica smentiscono.
Quindi: in senso strettamente scientifico il paracadute non è provato, in senso pratico sì.
E' la stessa identica cosa che dice la scienza di omeopatia, agopuntura e reiki.
Qui risiede l'ironia della review, che fa anche riflettere.
Grazie mille per l'articolo.
RispondiEliminaMilo ha ragione: si vedano gli esperimenti della trasmissione "Myth Busters" http://www.discoverychannel.it/programmi/mythbusters
L'essere umano, pur essendo (forse) l'abitante più intelligente del pianeta, non è capace di conoscere tutto.
RispondiEliminaMi piace quel forse :-)
Scusate, ho risposto senza leggere i nuovi commenti. Mi sono perso circa la metà dei commenti :)
RispondiEliminaQuindi: in senso strettamente scientifico il paracadute non è provato, in senso pratico sì.
RispondiEliminaMa no, perbacco: è proprio qui il punto su cui non sono d'accordo.
È statisticamente provato (e la statistica in medicina è come il prezzemolo) che chi cade dal quinto piano si ammazza.
È statisticamente provato che chi cade dal primo piano non si ammazza.
È scientificamente provato che il paracadute riduce la velocità di caduta a quella di uno che salta dal primo piano.
È scientificamente provato che statisticamente chi salta col paracadute non si ammazza.
Non ti serve alcun gruppo di controllo se puoi mettere con certezza in relazione l'effetto con la causa (e le autopsie di tutti quelli che sono caduti dal quinto piano dimostrano che non sono morti per lo spavento): il gruppo di controllo ti serve quando non puoi avere la certezza che l'effetto non sia dovuto a cause diverse da quelle che tu ipotizzi (avevo l'influenza, ho preso l'oscillocoso e l'influenza mi è passata, ma potrebbe essere invece merito del cataplasma di mia nonna...)
Non ti serve il doppio cieco se gli effetti sono strumentalmente misurabili (è schiattato, non c'è da valutare se sta meglio o peggio...)
E anche randomizzare, quando l'intera popolazione dell'esperimento ha subito la stessa sorte, mi sembra poco utile...
Cosa c'è di sbagliato in questo ragionamento?
In medicina uno studio attendibile è quello in:
RispondiElimina- Randomizzato
- Doppio cieco
- Gruppo di controllo (placebo)
Non sono medico ma questi mi sembrano ottimi criteri per uno studio farmacologico.
E le altre branche della medicina? Per esempio la traumatologia?
E il resto della scienza? Non valida? Non scientifica?
Per questo motivo, scientificamente, non esisterebbe alcuna prova che il paracadute protegga, cosa che, esperienza, logica e pratica smentiscono.
Ecco, vedi che sei ricaduto nell'errore che avevo sottolineato prima?
Il problema sta proprio in quel SCIENTIFICAMENTE all'inizio della frase. La scienza non e' fatta soltanto di farmacologia..
Come ho detto, e come ha ribadito correttamente riccardo, abbiamo tutti i metodi per dimostrare SCIENTIFICAMENTE che il paracadute protegga.
Ci saranno come minimo qualche migliaio di studi pubblicati a proposito...
Se io ponessi una domanda: reputate scientificamente dimostrato che il paracadute protegga dai traumi da caduta libera?
RispondiEliminaCosa rispondete? Sì!
Qualcuno ha risposto no? Dai, tutti rispondono istintivamente di sì.
La prima cosa che ho pensato è: "Se non si apre, no"...
Comunque concordo con Riccardo D.O.C. e Milo :-)
L'essere umano, pur essendo (forse) l'abitante più intelligente del pianeta
RispondiEliminaLo sanno tutti che siamo la terza specie più intelligente...
... cammineremo molto più lentamente, che chi ha ipotizzato pure...
Credo sia un "c'è", non un "che".
@Irene
A dire il vero dentro i computer ci sono criceti.
Ruote e criceti, spesso sfaticati.
@Giuliano
io sono disponibile, previo addestramento, a far parte del gruppo del controllo positivo
Ma così va a farsi benedire il doppio cieco!
:D
Cosa c'è di sbagliato in questo ragionamento?
RispondiEliminaNon è sbagliato è "poco adatto" al caso in questione. Tu fai delle deduzioni ma non mi hai mostrato lo studio che dimostri che il paracadute protegga dalle cadute da alta quota. Quei medici nella loro review cercano proprio questo!
Facciamo così: so che il bicarbonato essendo alcalino uccide le cellule del cancro, esistono diversi studi che lo provano, perchè scientificamente non si utilizza nella cura della malattia?
Ma solo io riesco a cogliere la sottile differenza tra le due cose?
:(
E le altre branche della medicina? Per esempio la traumatologia?
Se devi provare un rimedio farmacologico o un nuovo trattamento chirurgico i criteri di attendibilità sono quelli, con mille varianti naturalmente...ma il confronto con placebo (il doppio cieco è un po' più difficile, ma è stato fatto...) è stato già utilizzato anche in chirurgia, cardiologia (con risultati stupefacenti), ortopedia...
E il resto della scienza? Non valida? Non scientifica?
E chi l'ha detto, io sto parlando di medicina e lo studio tira le orecchie proprio ai medici che vogliono "le prove",a tutti i costi (io per primo).
abbiamo tutti i metodi per dimostrare SCIENTIFICAMENTE che il paracadute protegga.
Puoi dedurlo, dimostrarlo indirettamente calcolandone le caratteristiche, puoi dedurlo con l'osservazione, la logica, l'esperienza ma non hai lo studio che LO PROVA (e ci mancherebbe...).
Ripetendo e ribaltando la metafora: dov'è lo studio che dimostra che l'omeopatia non cura il cancro? Quindi vuol dire che lo cura?
...e di nuovo, a me sembra tutto banalmente semplice, probabilmente partiamo da punti di vista diversi e formazioni molto distanti, provo ad ipotizzare: un ingegnere basa le sue scelte su calcoli, deduzioni e prove simulate, un medico su esperimenti sul vivente, prove sull'uomo e confronti con placebo. Ai due servono cose diverse per raggiungere le loro conclusioni e quindi...non ci capiamo...
Possibile.
@ WeWee:
RispondiEliminasemplificando, l'ingegnere progetta un sistema applicando un modello (e conoscendone i limiti), mentre il medico cerca, a partire dalle osservazioni, la legge che descrive il modello.
Forse dovete mettervi prima d'accordo sulla definizione di 'studio': se rientrano solo i randomizzati ecc., tutte le altre 'metodiche' si possono usare per una dimostrazione?
Se è vero che l'universo è infinito la scienza non smetterà mai di cercare e di trovare.Poi adesso c'è la genetica che è un universo la cui esplorazione è solo all'inizio e chissà le sorprese che ci riserverà in futuro.La natura è li che aspetta solo di essere scoperta ed è solo questione di tempo.
RispondiEliminasono leggermente OT ma volevo porre alla vostra attenzione un articolo sui prodotti omeopatici...
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/cronache/ai_malati_false_cure_medichecon_acqua_lourdesarresti_tappeto_ancona/santuario-malati-lourdes-guarigione-acqua-truffa/02-02-2012/articolo-id=570157-page=0-comments=1
Il mio voto per la prosecuzione :-)
RispondiEliminaAnche io ho non poche perplessità riguardo alla reale efficacia della provocazione lanciata con quello studio. Mi pare che Milo e Riccardo (D.O.C.) abbiano colto bene il punto: i criteri di cui parlano gli autori sono validi per uno studio farmacologico, come lo stesso WeWee conferma nell'ultimo commento (aggiungendo, tutt'al più, che si usano anche in chirurgia, ma non in traumatologia). Pertanto non si può pretendere che siano presi in considerazione sempre, e l'analogia col caso del paracadute mi sembra che non regga per nulla, facendo risultare l'articolo piuttosto maldestro ai miei occhi. Capisco la volontà di far riflettere provocando, ma mi sembra una enorme forzatura cercare di ridurre alla stregua di un caso farmacologico un fenomeno "banalmente" fisico. Nessuno si sognerebbe di fare altrettanto, ad esempio, nei test sulla efficacia di cinture di sicurezza ed airbag, non vi pare?
RispondiEliminaUn'ultima domanda a WeWee: a proposito di quanto affermi nel tuo ultimo commento, non capisco perchè dici che non esistono studi che provino la non efficacia dei rimedi omeopatici. Mi era sembrato di capire leggendo altri tuoi post che invece c'erano studi che ne sancivano la stessa efficacia dei placebo. Non credi sia sufficiente?
E' giusto precisare che in medicina non si usano solo i trial controllati randomizzati: questi studi si usano per la sperimentazione clinica dei farmaci, ma poi ce ne sono altri, fondamentali in epidemiologia: gli studi retrospettivi, gli studi di coorte, gli studi caso-controllo...ma servono per valutare altro, per esempio l'incidenza delle malattie o l'associazione tra un presunto fattore d rischio e la malattia (vedi vaccini)...
RispondiEliminanon capisco perchè dici che non esistono studi che provino la non efficacia dei rimedi omeopatici.
RispondiEliminaDove avrei detto una cosa (falsa) del genere?
O__O
Forse non sono stato sufficientemente chiaro. Non ho detto che tu hai parlato di studi che provavano la non efficacia dei rimedi omeopatici, ma che in altri post hai parlato di studi dove si dimostrava che avevano la stessa efficacia dei placebo.
RispondiEliminaLe due affermazioni sono diverse, ma la sostanza, per quanto mi riguarda è la stessa. E dunque, da come la vedo io, se si dimostra che un rimedio omeopatico altro non è che un placebo, allora si è anche dimostrato che non può essere equiparato ad un medicinale "tradizionale". Ed è su questo che ti chiedevo delucidazioni, dal momento che dalle tue affermazioni nel commento precedente al mio mi sembrava non fossi d'accordo con questa conclusione.
Qui ci sono i link ai post cui alludevo:
http://medbunker.blogspot.com/2009/08/omeopatia-funziona-o-no-iv-parte.html
(Omeopatia: funziona o no? IV parte. Qui tu affermi chiaramente che "L'omeopatia non ha dimostrato nessun effetto superiore al placebo" e porti vari esempi di studi controllati che lo dimostrerebbero, in particolare uno di Lancet dell'Agosto 2005)
http://medbunker.blogspot.com/2010/05/lomeopatia-funziona-per-i-clienti.html
(L'omeopatia funziona! Per i clienti. In quest'altro post, verso la fine, affermi "E poi mi domando cosa ci sia da interpretare quando uno studio in doppio cieco conclude con le parole: non ha più efficacia del placebo.")
se si dimostra che un rimedio omeopatico altro non è che un placebo, allora si è anche dimostrato che non può essere equiparato ad un medicinale "tradizionale".
RispondiEliminaCertamente.
dalle tue affermazioni nel commento precedente al mio mi sembrava non fossi d'accordo con questa conclusione.
Boh, mi sarò spiegato male.
Non so a quali affermazioni tu ti riferisca ma ti confermo che sono d'accordissimo (che poi, non è che l'abbia scoperto io...) con il fatto che gli omeopatici sono placebo e non curano nulla.
Per onore di cronaca, l'affermazione "incriminata" è quella alla fine del commento del 30 Gennaio 2012 ore 12 e 41:
RispondiElimina"Per questo motivo, scientificamente, non esisterebbe alcuna prova che il paracadute protegga, cosa che, esperienza, logica e pratica smentiscono.
Quindi: in senso strettamente scientifico il paracadute non è provato, in senso pratico sì.
E' la stessa identica cosa che dice la scienza di omeopatia, agopuntura e reiki."
Ma ad ogni modo, mi fa piacere che ci siamo chiariti e che concordiamo sulla questione.
Probabilmente hai già avuto la notizia..
RispondiEliminahttp://www.acqualucebianca.it/index.php/it/Home
Vai alla lettera aperta del 2 febbraio.
Finalmente la magistratura comincia a muoversi.
Ciao WeWee.
RispondiEliminaSto dialogando con una signora, di nome Daniela che dice di essere guarita grazie alla cura Simoncini.
Mi ha confidato di aver avuto un carcinoma duttale infiltrante, e che ha eseguito l' intervento in sterilità con cateteri.
Sai dirmi qualcosa in più ? Grazie.
Sai dirmi qualcosa in più ?
RispondiEliminaCome potrei...
Più che altro sono disposto (come sempre) ad analizzare il caso, naturalmente con documentazione piena.
Certo, chiaro. Volevo chiederti che tipo di documentazioni devo domandargli per poter comprendere meglio il caso.
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