Spiegare la scienza non è un compito facile.
Lo sa chi la scienza l'ha studiata e chi cerca di capirla. Molti concetti sono astratti, altri richiedono basi che non sono alla portata di tutti ed i meccanismi che permettono di giungere ad una conclusione scientifica possono richiedere un impegno ed un'applicazione che costano fatica e tempo.
Capire la scienza, la ricerca e gli studi è però un esercizio molto gratificante: apre la mente, incuriosisce e soprattutto rende più evidenti i principali fenomeni che regolano la nostra vita.
Ho pensato che può essere utile rendere comprensibili alcuni processi che permettono ad una teoria o ad una ipotesi di diventare o meno "scientifica", rendere "pratico" un processo che può essere lungo e complicato serve a tutti, anche a me che con la scienza devo fare i conti ogni giorno. Ho avuto molti dubbi scrivendo questo articolo, so che risulterà un po' indigesto, prolisso (e quando mai...) e probabilmente meno appassionante di altri, ma capire certi passi è necessario per compierne degli altri più grandi. Dico sempre di approfondire qualsiasi notizia vi interessi, soprattutto quelle importanti sulla salute, è fondamentale, ma come approfondire una notizia scientifica o medica se non si ha la minima conoscenza di ciò che si sta analizzando?
Cercherò di spiegarne i principali meccanismi in maniera comprensibile e, non me ne vogliano i puristi, arrivare ad un pubblico sempre più vasto sarebbe un grande risultato soprattutto oggi quando viene venduta come scienza vera e propria spazzatura. Un'ipotesi diventa scientifica quando chi l'ha proposta la verifica con metodi che cercano di escludere per quanto possibile errori, condizionamenti e false convinzioni. La stessa esperienza è poi ripetuta da altri individui (chiamiamoli scienziati, per facilitare la comprensione del discorso) che, se ottengono gli stessi risultati, possono confermare o meno che l'ipotesi di partenza è corretta.
Quante volte ho sottolineato che finchè gli studi scientifici non confermano un'idea questa rimane un'ipotesi indimostrata?
Quante volte si dice che l'esperienza personale non è scienza ma "aneddoto"?
L'argomento è vasto ed a tratti ingarbugliato ma proviamoci, ne vale la pena. Dedicherò una serie di articoli alla spiegazione dei meccanismi della ricerca, degli studi, parlerò di come si progetta un esperimento scientifico, quali sono i possibili errori e come si può giungere a conclusioni errate anche senza volerlo.
Spero di non essere noioso e di rendere piacevole la lettura di un argomento che spesso è trattato come "d'elite" e per questo non popolare.
Se la scienza diventasse popolare scomparirebbero dalla Terra l'ignoranza e la superstizione e per i ciarlatani non servirebbero giudici o polizia ma basterebbero le nostre conoscenze, un po' di mente critica ed un sano uso della ragione.
La prima parte è dedicata a ciò che si chiama "evidenza scientifica" con piccole digressioni nel torbido mondo di chi ha provato a bluffare rischiando di truffare l'intera umanità.
Introduzione: Scienza, evidenza ed onestà.
Lo "scientificamente provato" è un concetto molto delicato.
Lo sa chi la scienza l'ha studiata e chi cerca di capirla. Molti concetti sono astratti, altri richiedono basi che non sono alla portata di tutti ed i meccanismi che permettono di giungere ad una conclusione scientifica possono richiedere un impegno ed un'applicazione che costano fatica e tempo.
Capire la scienza, la ricerca e gli studi è però un esercizio molto gratificante: apre la mente, incuriosisce e soprattutto rende più evidenti i principali fenomeni che regolano la nostra vita.
Ho pensato che può essere utile rendere comprensibili alcuni processi che permettono ad una teoria o ad una ipotesi di diventare o meno "scientifica", rendere "pratico" un processo che può essere lungo e complicato serve a tutti, anche a me che con la scienza devo fare i conti ogni giorno. Ho avuto molti dubbi scrivendo questo articolo, so che risulterà un po' indigesto, prolisso (e quando mai...) e probabilmente meno appassionante di altri, ma capire certi passi è necessario per compierne degli altri più grandi. Dico sempre di approfondire qualsiasi notizia vi interessi, soprattutto quelle importanti sulla salute, è fondamentale, ma come approfondire una notizia scientifica o medica se non si ha la minima conoscenza di ciò che si sta analizzando?
Cercherò di spiegarne i principali meccanismi in maniera comprensibile e, non me ne vogliano i puristi, arrivare ad un pubblico sempre più vasto sarebbe un grande risultato soprattutto oggi quando viene venduta come scienza vera e propria spazzatura. Un'ipotesi diventa scientifica quando chi l'ha proposta la verifica con metodi che cercano di escludere per quanto possibile errori, condizionamenti e false convinzioni. La stessa esperienza è poi ripetuta da altri individui (chiamiamoli scienziati, per facilitare la comprensione del discorso) che, se ottengono gli stessi risultati, possono confermare o meno che l'ipotesi di partenza è corretta.
Quante volte ho sottolineato che finchè gli studi scientifici non confermano un'idea questa rimane un'ipotesi indimostrata?
Quante volte si dice che l'esperienza personale non è scienza ma "aneddoto"?
L'argomento è vasto ed a tratti ingarbugliato ma proviamoci, ne vale la pena. Dedicherò una serie di articoli alla spiegazione dei meccanismi della ricerca, degli studi, parlerò di come si progetta un esperimento scientifico, quali sono i possibili errori e come si può giungere a conclusioni errate anche senza volerlo.
Spero di non essere noioso e di rendere piacevole la lettura di un argomento che spesso è trattato come "d'elite" e per questo non popolare.
Se la scienza diventasse popolare scomparirebbero dalla Terra l'ignoranza e la superstizione e per i ciarlatani non servirebbero giudici o polizia ma basterebbero le nostre conoscenze, un po' di mente critica ed un sano uso della ragione.
La prima parte è dedicata a ciò che si chiama "evidenza scientifica" con piccole digressioni nel torbido mondo di chi ha provato a bluffare rischiando di truffare l'intera umanità.
Introduzione: Scienza, evidenza ed onestà.
Lo "scientificamente provato" è un concetto molto delicato.
Nonostante questo articolo possa sembrare filosofico e lontano dagli argomenti tipici che tratto lasciatemi scrivere delle riflessioni sulla scienza, gli scienziati e le ricerche.
Viviamo immersi in concetti ormai assimilati come "accertati", diamo per scontati assiomi che abbiamo appreso nei banchi di scuola e la nostra società è regolata da princìpi che sembrano innati, ineccepibili ed innegabili.
Se dico che la Terra è al centro del sistema solare e ruota assieme ad altri pianeti attorno ad una stella potrà sembrare elementare e banale provare a discuterne. E' certo.
Siamo "certi della certezza" di questo fatto?
Ok, non entriamo nella filosofia ma se pensate un attimo alla Terra, chi di voi l'ha "vista"? E chi ha visto che ruota attorno al Sole?
Per dirla tutta, siamo sicuri che la Terra sia un globo che ruota su se stesso? Come facciamo a dirlo, non abbiamo mai visto con i nostri occhi la Terra ruotare né ci sentiamo muovere la Terra sotto i piedi.
Ci fidiamo delle conoscenze di chi ha studiato l'astronomia e la fisica. Crediamo a quello che qualcuno, più esperto di noi in un dato argomento, ci riferisce.
Ci fidiamo delle conoscenze di chi ha studiato l'astronomia e la fisica. Crediamo a quello che qualcuno, più esperto di noi in un dato argomento, ci riferisce.
Se gli astronomi dicono che la Terra è rotonda e ruota attorno al Sole ed è immersa nello spazio non può essere che così.
In questo modo, ogni altra teoria che smentisse questa "certezza" fino a quando non viene dimostrata come corretta, resta falsa, sbagliata da chiunque essa provenga.
Questo concetto possiamo applicarlo in tutti i campi dell'esistenza umana. Siamo fatti di atomi ma quanti di noi hanno visto un atomo? Lo sappiamo perchè "qualcuno" ce lo ha raccontato. Siete così sicuri di avere un cuore che batte? Lo avete mai visto? Chi vi dice di non avere un meccanismo svizzero in acciaio che pulsa ritmicamente al centro del petto? Avete dato fiducia ad un anatomista e poi ai suoi successori. Ma se l'anatomista non ha visto mai il pianeta Terra con i suoi occhi, l'astronauta non ha mai visto (probabilmente) un cuore battere dal vivo.
L'essere umano, pur essendo (forse) l'abitante più intelligente del pianeta, non è capace di conoscere tutto. E' praticamente impossibile trovare uno di noi con una cultura tanto smisurata da potersi definire esperto in qualsiasi campo dello scibile umano. L'uomo allora ha pensato bene di "dividersi i compiti": da buon animale sociale ha creato dei campi di utilità e li ha affidati ad ogni componente della comunità. C'è quello che sa procurare cibo, l'altro che sa costruire ripari per la notte, quello che cura le ferite e l'altro che sa orientarsi nella foresta di notte.
Ognuno è utile al gruppo ed in cambio usufruisce dei benefici dello stesso gruppo (tutti per uno ed uno per tutti, no?). Ma l'uomo è mortale, così presto ha capito che quelle conoscenze dovevano essere trasmesse, da padre in figlio e da un componente del gruppo all'altro. La società non avrebbe mai potuto fare a meno dell'esperienza e della sapienza di uno.
Ognuno è utile al gruppo ed in cambio usufruisce dei benefici dello stesso gruppo (tutti per uno ed uno per tutti, no?). Ma l'uomo è mortale, così presto ha capito che quelle conoscenze dovevano essere trasmesse, da padre in figlio e da un componente del gruppo all'altro. La società non avrebbe mai potuto fare a meno dell'esperienza e della sapienza di uno.
Se fosse venuto a mancare il fornaio nessuno avrebbe potuto sostituirlo ed anche il cacciatore, la sarta o il guerriero ne avrebbe sofferto, sarebbe morto ed il gruppo in breve si sarebbe estinto.
Allora si cominciavano a tramandare le arti ed i mestieri, poi le conoscenze e la sapienza.
Ogni generazione avrebbe affinato le arti, imparato dagli errori, selezionato il buono ed il cattivo fino ad arrivare ad una quasi perfezione che ha reso l'uomo un essere imbattibile e praticamente senza rivali. Noi dominiamo sulla Terra perchè siamo stati capaci (grazie alle nostre qualità fisiche) di diventare una società con gli individui interdipendenti tra loro ma assolutamente differenti uno dall'altro.
Tutto questo fino ad oggi.
La scienza si è evoluta così. Ciò che sembrava evidente cinque secoli fa oggi è sorpassato e ciò che sarebbe stata un'eresia nello stesso momento dell'antichità oggi è di una evidenza sfacciata.
Un procedimento scientifico apparentemente sembra un percorso complicatissimo, intricato e con poca possibilità di errore ed invece è talmente semplice che diventa disarmante e per questo passibile di errori.
Se una teoria vuole trasformarsi in realtà deve semplicemente essere dimostrata. Ma non basta una sola dimostrazione, questa può essere dovuta al caso, a fattori sconosciuti, all'incapacità di capire, deve essere ripetibile.
Se sono convinto che gli asini volano e voglio farlo sapere al mondo e per dimostrarlo scatto una foto del mio asino sospeso in aria, devo anche saper dimostrare che quello non è il mio asino lanciato da un dirupo e fotografato al volo mentre precipita ma che ogni asino ha la possibilità di librarsi nell'aria o che almeno il mio lo faccia (allora non tutti gli asini volano ma solo il mio potrebbe essere dotato di questa capacità insolita). In pratica il fenomeno non può essere dichiarato reale se io sono l'unico a vederlo (realmente o fraudolentemente). L'osservabilità quindi è il primo scalino di una dimostrazione scientifica: se un fatto avviene deve essere osservato.
Se sono convinto che gli asini volano e voglio farlo sapere al mondo e per dimostrarlo scatto una foto del mio asino sospeso in aria, devo anche saper dimostrare che quello non è il mio asino lanciato da un dirupo e fotografato al volo mentre precipita ma che ogni asino ha la possibilità di librarsi nell'aria o che almeno il mio lo faccia (allora non tutti gli asini volano ma solo il mio potrebbe essere dotato di questa capacità insolita). In pratica il fenomeno non può essere dichiarato reale se io sono l'unico a vederlo (realmente o fraudolentemente). L'osservabilità quindi è il primo scalino di una dimostrazione scientifica: se un fatto avviene deve essere osservato.
Non devo riuscirci solo io però, si potrebbe pensare che il mio asino voli perchè l'ho gonfiato con un gas leggerissimo, deve riuscirci chiunque voglia ripetere la mia esperienza: la ripetibilità. Chiunque ripeta l'esperienza in quelle condizioni otterrà un risultato simile (o uguale, meglio) al mio.
Allo stesso tempo ogni esperienza deve essere misurabile. Non "a spanne" ma in maniera precisa e riconosciuta.
Se organizzo la dimostrazione del volo del mio asino non basta urlare che c'è stato un leggero ma netto movimento verso l'alto delle sue zampe, deve essere possibile misurare questo spostamento e decidere se è definibile come "volo" o soltanto come un normale movimento degli arti inferiori, la misurabilità.
"Semplice" quindi. Voglio dimostrare al mondo che gli asini hanno la capacità di volare? Basta aspettare che tutti o la maggioranza degli osservatori ne vedano almeno uno, che chiunque abbia un asino riesca a farlo volare e che quel volo abbia le caratteristiche del volo, in un modo o nell'altro. Se raggiungo questi criteri ho dimostrato una mia convinzione personale trasformandola in un fatto scientifico. Ma non è finita (noiosa la scienza eh?) e queste "lungaggini burocratiche" spiegano anche perchè i progressi della scienza sono spesso lentissimi. In questo modo avrei dimostrato che un asino vola: ma è una capacità di tutti gli asini o quello che ho visto è un asino speciale?
A questo servono le statistiche, gli studi con grossi campioni (cioè possibilità di osservazione del fenomeno) e quelli multicentrici (che si svolgono in posti differenti). Questo perchè il mio asino potrebbe volare perchè soffre di una malformazione che gli ha dato questa possibilità: la mia osservazione quindi non equivarrebbe a quella che gli asini volano ma che ne vola solo uno, il mio.
Ma c'è una scappatoia a queste lunghe procedure. L'evidenza.
Se non riesco a far vedere a tutti il mio asino che vola perchè è timido ed ogni tanto si rifiuta, se non ripete i suoi voli perchè nei giorni nuvolosi si intristisce e rinuncia a spiccare i salti, se quando vola lo fa in maniera tanto confusa e goffa che una misurazione è impossibile, ma vola, e questo lo ritengo certo perchè lo trovo un giorno su un albero, l'altro al terzo piano di un palazzo ed il giorno successivo sopra una torre inaccessibile, vi è un'evidenza. L'evidenza però deve essere controllata: qualcuno porta quell'asino sopra l'albero o la torre? Sono io che con un potente getto d'aria o con delle funi sollevo l'asino fino a farlo salire in alto? Insomma, l'evidenza è un fatto reale o è solo un trucco o l'immaginazione?
Se escludiamo frodi e condizionamenti (potrebbe essere tutto un sogno), l'evidenza è certa: quel fatto avviene.
Non sappiamo come e perchè, nessuno riesce a dimostrarlo scientificamente ma quell'asino vola, c'è poco da fare. Fino a prova contraria.
Se escludiamo frodi e condizionamenti (potrebbe essere tutto un sogno), l'evidenza è certa: quel fatto avviene.
Non sappiamo come e perchè, nessuno riesce a dimostrarlo scientificamente ma quell'asino vola, c'è poco da fare. Fino a prova contraria.
La ricerca scientifica è proprio come cercare un asino che vola. Per fare un passo avanti deve compiere migliaia di tentativi (ne abbiamo fatti di passi avanti eh?) e solo alcuni di questi superano tutti gli scogli, quello dell'osservabilità (in medicina, se ho la febbre e mangio foglie di salice la febbre diminuisce), quello della ripetibilità (ogni volta che ho la febbre e mangio salice, la temperatura diminuisce) e della misurabilità (ogni volta che ho la febbre e mangio salice, la temperatura presa con il termometro, diminuisce di due gradi).
Potrei anche non conoscere i motivi di questi effetti ma non posso negarli: esistono.
Non so bene perchè, non ho gli strumenti per analizzare il salice ma puntualmente, ogni volta accade la stessa cosa. Se il salice mi fa star bene più di quanto mi può fare stare male la prossima volta che ne avessi bisogno potrei usarlo per abbassare la febbre e potrei consigliarlo pure ai miei vicini, ai miei amici e famigliari ed anche loro avranno gli stessi risultati a fronte di disagi minimi e sopportabili. Poi estendo l'esperienza ai miei colleghi di lavoro così da aver provato il mio rimedio su circa 200 persone. Ho scoperto l'Aspirina. Ma non è tutto.
Devo essere sicuro che gli effetti di questo rimedio non siano il frutto di una condizionamento mentale, che non sia tutta immaginazione e non ho che una scelta per capirlo con maggiore sicurezza possibile: sperimentarlo.
Così come ho agito finora non ho avuto alcuna prova scientifica che il mio rimedio possa funzionare, ho solo un metro personale che potrebbe essere condizionato da tanti fattori ed anche chi volesse utilizzare il mio nuovo prodotto per la sua febbre non può essere sicuro del risultato. Come si fa a sperimentarlo correttamente? Ne parlerò più avanti.
Non so bene perchè, non ho gli strumenti per analizzare il salice ma puntualmente, ogni volta accade la stessa cosa. Se il salice mi fa star bene più di quanto mi può fare stare male la prossima volta che ne avessi bisogno potrei usarlo per abbassare la febbre e potrei consigliarlo pure ai miei vicini, ai miei amici e famigliari ed anche loro avranno gli stessi risultati a fronte di disagi minimi e sopportabili. Poi estendo l'esperienza ai miei colleghi di lavoro così da aver provato il mio rimedio su circa 200 persone. Ho scoperto l'Aspirina. Ma non è tutto.
Devo essere sicuro che gli effetti di questo rimedio non siano il frutto di una condizionamento mentale, che non sia tutta immaginazione e non ho che una scelta per capirlo con maggiore sicurezza possibile: sperimentarlo.
Così come ho agito finora non ho avuto alcuna prova scientifica che il mio rimedio possa funzionare, ho solo un metro personale che potrebbe essere condizionato da tanti fattori ed anche chi volesse utilizzare il mio nuovo prodotto per la sua febbre non può essere sicuro del risultato. Come si fa a sperimentarlo correttamente? Ne parlerò più avanti.
C'è una domanda comunque che assilla tanti scienziati: fino a quando potremo "scoprire" qualcosa di nuovo? Fino a quale limite ci spingeremo?
Forse non tutti ci fanno caso ma soltanto negli ultimi 200 anni (due secoli) abbiamo compiuto dei passi talmente enormi ed inimmaginabili che ora, per forza di cose, il passo rallenta, diventa sempre più fine, non puntiamo a grandi conquiste quanto a piccoli perfezionamenti.
Forse non tutti ci fanno caso ma soltanto negli ultimi 200 anni (due secoli) abbiamo compiuto dei passi talmente enormi ed inimmaginabili che ora, per forza di cose, il passo rallenta, diventa sempre più fine, non puntiamo a grandi conquiste quanto a piccoli perfezionamenti.
Quattro generazioni fa (quindi per i padri dei nostri nonni o per i nonni di chi è meno giovane) l'invenzione più clamorosa fu la radio, sperimentata da Marconi nel 1895 un'impresa praticamente impossibile fino ad allora. La fotografia non esisteva e fu presentata per la prima volta in quegli anni, così come il cinema, grande e strabiliante invenzione umana. Fu sempre in quegli anni che fu brevettata la lampadina elettrica che oggi è "la norma" in tutte le case e con essa arrivarono anche beni "superflui" come la Coca-Cola.
Poi arrivò l'Aspirina, proprio quella. La compressa che sembra ormai una pillola banale, sorpassata, eppure da quella in poi fu una cascata di scoperte, brevetti, invenzioni che ci portano ai giorni nostri.
Questa storia è affascinante e coinvolgente. Pensare che in pochissimi anni siamo riusciti a passare dal primo aereo allo Space Shuttle è sinceramente strabiliante.
A che punto siamo quindi? Siamo al punto che, tranne scoperte rivoluzionarie, la scienza ha rallentato il suo passo. Di fronte alle grandi invenzioni degli scorsi decenni, probabilmente per qualche anno cammineremo molto più lentamente, che chi ha ipotizzato pure un limite alle scoperte e non è una teoria così stramba, in fondo.
Per questo motivo le evidenze cominciano a scarseggiare (abbiamo avuto tempo a sufficienza per accorgerci dei fenomeni che ci circondano) e dobbiamo affidarci a studi scientifici sempre più complicati e "fini" per passi piccolissimi, tanto che a qualcuno questi sforzi sembrano eccessivi.
E' logico ed economico ad esempio spendere milioni in ricerca e sfruttare risorse importanti per "scoprire" o dimostrare (provare a dimostrare) che sono più efficaci 480 milligrammi di Aspirina invece dei canonici 500?
Ha senso sprecare tempo, denaro e forza per inventare un motore che consuma 1 litro ogni 10 chilometri invece che ogni 9?
Sono problemi al limite della paranoia ma si confrontano con il concetto che la scienza non può fermarsi. Anche un piccolo passo oggi, un'osservazione apparentemente insignificante, un giorno potrà aprire le porte alla rivoluzione, alla conoscenza completa di un argomento, per questo esistono gli scienziati ed i loro studi, per questo motivo i ricercatori continuano a studiare qualsiasi argomento.
E le ricerche e gli studi allora, servono ancora? Certamente sì, ma anche qui si apre un capitolo senza fine.
Sono tutte efficaci? Tutte attendibili? Sono falsificabili? Sono tutte vere o anche tra gli studi più prestigiosi esistono "buchi neri" che lasciano perplessi?
Come in tutte le attività umane la scienza può essere utilizzata a fin di bene o a servizio del male, può essere onesta e pulita come corrotta e falsa, può rappresentare il nobile intento di progredire come l'oscuro fine dell'interesse personale.
Sull'attendibilità degli studi scientifici il dibattito è sempre caldissimo. Uno studio, pur se preciso, ben condotto e valido deve essere letto per quello che è: relativo alle notizie che fornisce senza concludere nulla, anche davanti ad un risultato eclatante.
Questo vuol dire che non esiste certezza nella scienza e non esistono nemmeno studi "definitivi". Quante volte l'avrò detto?
Le novità scientifiche non sono infallibili, eterne o dogmatiche, Popper insegna che anche le conoscenze scientifiche più evidenti e plausibili sono sempre superabili, migliorabili e sostituibili, fino ad essere pure smentibili con il tempo. Una teoria scientifica:
deve disporsi al controllo pubblico, da chiunque, e pertanto disposta a sottoporsi a qualsiasi prova di falsificazione. Se esce indenne da tali prove la teoria risulta buona per risolvere un tal problema, se ne esce falsificata la teoria non è valida, non è scientifica, e in ogni caso qualora risultasse valida verrebbe prima o poi sostituita da una teoria migliore.
Lo "scientismo" è un estremismo negativo, tanto che una scoperta scientifica, per essere ritenuta tale, deve essere falsificabile. Non esistendo scoperta scientifica "eterna" ogni novità smentisce quella precedente. Qualcosa che sembra una contraddizione ma che invece ha definito in maniera più moderna e realistica il pensiero scientifico.
Questo vuol dire che la scienza non è un dolmen immovibile, lo è al massimo nel momento in cui la viviamo ma prima o poi si muoverà ed è pure la risposta alla critica che proviene da parte di molti pensatori "alternativi": la scienza crede di avere la verità in mano.
Non è così. La scienza non può avere la verità in mano, per definizione: per formazione, uno scienziato è qualcuno che si evolve e cambia continuamente conoscenze, ne acquisisce di nuove e con queste trasforma quelle vecchie. Al limite la scienza ha la conoscenza in mano, perchè tutto è relativo al tempo che vive.
L'idea dello studioso con la..."scienza infusa", è antica e proviene dalla visione ignorante e gelosa che le classi povere ed analfabete avevano dei "colti" e degli studiosi. "Sanno tutto loro", "credono di sapere" quando per ironia queste critiche provenivano da persone che non sapevano nulla (non avevano nessuna base culturale) e credevano di conoscere tutto (erano padroni solo di ciò che facevano, coltivare, mangiare, dormire).
L'idea dello studioso con la..."scienza infusa", è antica e proviene dalla visione ignorante e gelosa che le classi povere ed analfabete avevano dei "colti" e degli studiosi. "Sanno tutto loro", "credono di sapere" quando per ironia queste critiche provenivano da persone che non sapevano nulla (non avevano nessuna base culturale) e credevano di conoscere tutto (erano padroni solo di ciò che facevano, coltivare, mangiare, dormire).
Lo scienziato può essere anch'esso presuntuoso e fermo nelle sue posizioni: non è quindi un uomo di scienza ma un uomo di fede e come tale non è attendibile come scienziato.
Allora nella realtà gli studi scientifici che leggiamo nelle riviste di fisica, medicina o chimica, sono tutte attendibili? Dobbiamo crederci ad occhi chiusi?
No.
La risposta è drastica: NO.
Esistono sempre i casi in malafede, lo studioso che per interessi personali falsifica dei risultati o addirittura uno studio intero, questo sia riguardo ad argomenti che incidono relativamente poco sulla vita quotidiana (i rapporti tra le molecole di un materiale plastico ad esempio) sia in quelli che potrebbero condizionare la vita se non la sopravvivenza immediata degli esseri umani (per esempio gli studi sui vaccini).
La malafede è sempre in agguato: scienziati, ricercatori e studiosi non hanno nè una tara genetica che li rende immuni, nè hanno preso i voti di santità, sono uomini e tra loro può esistere la pecora nera. Per questo motivo la ripetibilità dei risultati di uno studio è un meccanismo di controllo: se uno è disonesto è molto difficile che lo siano 10, 100 o tutti gli altri. Lo stesso se l'errore è in buonafede: sbaglia uno ma 1000 controllano. Anche per questo il fantomatico "complotto" medico che nasconderebbe cure efficaci per le malattie gravi è oggettivamente irrazionale.
Esistono esempi di studiosi in malafede che hanno falsificato coscientemente degli studi?
Tantissimi.
Persone rispettabili, con una carriera sicura e redditizia si sono lasciati incantare dalle sirene del successo cadendo poi nella trappola dell'inganno. Dalle pagine di questo blog abbiamo imparato a conoscere Andrew Wakefield e Jacques Benveniste. Ambedue "normali" esponenti della scienza poi caduti nella pattumiera della ciarlataneria. Qualche settimana fa abbiamo conosciuto addirittura dei premi Nobel che poi sono diventati paladini della pseudoscienza. Ma non sono gli unici casi noti.
Ne esistono altri e c'è di peggio: scienziati che hanno falsificato i dati, manipolato le conclusioni, ingannato i colleghi. La frode scientifica è un'onta gravissima nel campo della ricerca è come il doping nello sport e si dice che persino scienziati come Newton o Pasteur durante i loro studi si concedevano qualche "aggiustamento" per confermare le loro teorie. Come E. Racher o William Summerlin.
Quest'ultimo era uno scienziato che si occupava di dermatologia che annunciò di essere riuscito a trapiantare dei tessuti animali tra esseri non compatibili senza causare rigetto. Per dimostrare la sua (eccezionale) scoperta presentò dei topolini bianchi che avevano delle macchie nere sulla pelle, quelle macchie erano i tessuti trapiantati ed il topolino riuscì a mantenerli integri e sopravvivere senza alcun effetto collaterale e rigetto. Una scoperta del genere fu accolta con sorpresa ed incredulità: trapiantare un tessuto o un organo senza provocare alcun rigetto in un individuo non compatibile apriva spiragli incredibili in medicina e soprattutto contraddiceva una marea di studi e ricerche ormai considerate certezze scientifiche.
I giorni passavano e le macchie sbiadivano e quando qualcuno ebbe l'idea di passare un batuffolo di cotone imbevuto d'alcol scoprì che oltre a sbiadire le macchie scomparivano, venivano cancellate dall'alcol. In pratica le zone nere che rappresentavano il "tessuto trapiantato" erano state disegnate da Summerlin con un pennarello. Sembra una barzelletta ma non lo è.
Una frode ridicola, smascherata ed ammessa dallo stesso scienziato quando messo alle strette che si giustificò con il suo stato di salute secondo lui molto precario ed esaurito dal punto di vista nervoso. Da quel giorno, "dipingere il topo" è un'espressione utilizzata negli Stati Uniti per definire la frode scientifica.
Ma fortunatamente questi sono casi limite. La maggioranza degli studi sono realizzati da persone che impegnano la loro vita onestamente ed al servizio del progresso.
Tantissimi.
Persone rispettabili, con una carriera sicura e redditizia si sono lasciati incantare dalle sirene del successo cadendo poi nella trappola dell'inganno. Dalle pagine di questo blog abbiamo imparato a conoscere Andrew Wakefield e Jacques Benveniste. Ambedue "normali" esponenti della scienza poi caduti nella pattumiera della ciarlataneria. Qualche settimana fa abbiamo conosciuto addirittura dei premi Nobel che poi sono diventati paladini della pseudoscienza. Ma non sono gli unici casi noti.
Ne esistono altri e c'è di peggio: scienziati che hanno falsificato i dati, manipolato le conclusioni, ingannato i colleghi. La frode scientifica è un'onta gravissima nel campo della ricerca è come il doping nello sport e si dice che persino scienziati come Newton o Pasteur durante i loro studi si concedevano qualche "aggiustamento" per confermare le loro teorie. Come E. Racher o William Summerlin.
Quest'ultimo era uno scienziato che si occupava di dermatologia che annunciò di essere riuscito a trapiantare dei tessuti animali tra esseri non compatibili senza causare rigetto. Per dimostrare la sua (eccezionale) scoperta presentò dei topolini bianchi che avevano delle macchie nere sulla pelle, quelle macchie erano i tessuti trapiantati ed il topolino riuscì a mantenerli integri e sopravvivere senza alcun effetto collaterale e rigetto. Una scoperta del genere fu accolta con sorpresa ed incredulità: trapiantare un tessuto o un organo senza provocare alcun rigetto in un individuo non compatibile apriva spiragli incredibili in medicina e soprattutto contraddiceva una marea di studi e ricerche ormai considerate certezze scientifiche.
I giorni passavano e le macchie sbiadivano e quando qualcuno ebbe l'idea di passare un batuffolo di cotone imbevuto d'alcol scoprì che oltre a sbiadire le macchie scomparivano, venivano cancellate dall'alcol. In pratica le zone nere che rappresentavano il "tessuto trapiantato" erano state disegnate da Summerlin con un pennarello. Sembra una barzelletta ma non lo è.
Una frode ridicola, smascherata ed ammessa dallo stesso scienziato quando messo alle strette che si giustificò con il suo stato di salute secondo lui molto precario ed esaurito dal punto di vista nervoso. Da quel giorno, "dipingere il topo" è un'espressione utilizzata negli Stati Uniti per definire la frode scientifica.
Ma fortunatamente questi sono casi limite. La maggioranza degli studi sono realizzati da persone che impegnano la loro vita onestamente ed al servizio del progresso.
Ma se uno studio scientifico è ben fatto ed accurato, mette la parola fine riguardo ad un argomento?
No.
Pure lo studio più attendibile deve sempre essere letto per quello che è e per quello che vuole dire. L'eternità e l'immobilità non sono scienza, ciò che conclude uno studio, pur se preciso e statisticamente corretto, può essere smentito l'indomani con uno studio simile o soltanto perchè si sono svolte misurazioni in maniera differente.
No.
Pure lo studio più attendibile deve sempre essere letto per quello che è e per quello che vuole dire. L'eternità e l'immobilità non sono scienza, ciò che conclude uno studio, pur se preciso e statisticamente corretto, può essere smentito l'indomani con uno studio simile o soltanto perchè si sono svolte misurazioni in maniera differente.
Lo spunto per capire meglio questo fenomeno posso fornirvelo facilmente.
Se io ponessi una domanda: reputate scientificamente dimostrato che il paracadute protegga dai traumi da caduta libera?
Cosa rispondete? Sì!
Se io ponessi una domanda: reputate scientificamente dimostrato che il paracadute protegga dai traumi da caduta libera?
Cosa rispondete? Sì!
Qualcuno ha risposto no? Dai, tutti rispondono istintivamente di sì. Il paracadute protegge dai traumi da caduta libera, è palese, evidente, elementare, è scientificamente provato.
Ah sì?
Io vi dico di no, scientificamente (e provocatoriamente).
Siete già stufi o vi interessa?
Bene, nella seconda delle ipotesi proseguirò con questo argomento e nei prossimi articoli proveremo a scoprire cosa vuol dire ricerca e metodo scientifico, come si realizza e si pubblica uno studio, cos'è il placebo o il bias, cos'è una rivista scientifica ed altro, così che chi è mosso da reale curiosità per la vita possa comprendere meglio i meccanismi che la condizionano.
Alla prossima.
Ah sì?
Io vi dico di no, scientificamente (e provocatoriamente).
Non esistono chiari elementi provati e corretti scientificamente che possano confermare questa convizione (comune). Si tratta di una provocazione, è chiaro, ma se ci attenessimo strettamente a ciò che gli studi hanno provato, anche un'idea così banale diventa difficile da dimostrare.
Due medici hanno provato a fare una "review", una revisione cioè degli studi controllati e randomizzati che portassero dati certi a favore dell'opinione suddetta. Non ne esistono. Non esistono dati scientificamente precisi che possano confermare la capacità del paracadute di proteggere un essere umano dalle cadute da altezza elevata. Pensateci bene perchè è pure elementare come concetto: può esistere uno studio ben fatto (cioè con le caratteristiche più esigenti) sull'utilità del paracadute nel proteggere dai traumi da caduta?
Lo studio è pure molto ironico ed è geniale.
Bellissimo il finale:
A questo punto ci rimangono soltanto due opzioni: la prima è di accettare che, date le circostanze eccezionali, si applichi il buonsenso nel considerare i rischi e i potenziali benefici nell’uso di questo tipo di strumento.
La seconda è che continuiamo nella nella nostra maniacale ricerca di una dimostrazione di tipo scientifico, ed escludiamo l’uso del paracadute all’infuori del contesto di un trial condotto in modo adeguato.
L’abitudine che abbiamo creato nella popolazione all’uso del paracadute potrebbe però rendere difficile trovare soggetti che siano disponibili a questo tipo di esperimento. Nel caso, restiamo certi che coloro che sostengono a tutti costi la “medicina basata su prove scientifiche”, e che criticano l’uso di soluzioni che non siano basate su questo tipo di prove, non esiteranno nel mostrare loro stessi la propria dedizione al metodo, e si offriranno volontariamente per uno studio a doppio cieco, randomizzato, con placebo di controllo, sull’uso del paracadute.
Fatevi avanti dunque, chi si offre volontario per far parte del gruppo placebo nello studio sul paracadute?
Fin qui ci siamo?Siete già stufi o vi interessa?
Bene, nella seconda delle ipotesi proseguirò con questo argomento e nei prossimi articoli proveremo a scoprire cosa vuol dire ricerca e metodo scientifico, come si realizza e si pubblica uno studio, cos'è il placebo o il bias, cos'è una rivista scientifica ed altro, così che chi è mosso da reale curiosità per la vita possa comprendere meglio i meccanismi che la condizionano.
Alla prossima.