Mi arrivano tantissimi messaggi di posta elettronica (e mi scuso con chi non ha ricevuto risposta ma è davvero un'impresa farlo, assicuro che comunque leggo tutto ed approfitto per ringraziare chi mi scrive) e se molti sono messaggi di segnalazione o di incoraggiamento, altri sono storie personali, casi delicati e vicende umane durissime. Non pubblico spesso le lettere che mi colpiscono di più ma (sempre dopo aver chiesto autorizzazione) qualcuna merita di essere letta.
Quella che pubblicherò oggi mi è stata inviata da una persona gentilissima, colta ed educata, con la quale è piacevole conversare e scambiare opinioni. Lei ha fatto uso (non personalmente ma per la malattia di sua madre) di una cura alternativa abbastanza nota. Non serve commentare più di tanto le parole di Maria (nome inventato) perchè fanno riflettere. Quando ci chiediamo i motivi di tanta "ingenuità" nel cadere tra le braccia (avide) di ciarlatani e guaritori, quando restiamo a bocca aperta davanti a persone apparentemente ragionevoli ma che si trasformano in sprovveduti davanti ad un'evidente cura senza utilità, possiamo avere una risposta dalle parole scritte in questo messaggio.
Il messaggio è lungo anche se ho tagliato parti non fondamentali, ma spiega tante cose.
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Buongiorno dottore,
volevo intanto ringraziarla [...].
Vorrei anche raccontarle la mia storia uguale sicuramente a tante altre che ha conosciuto [...]
Sono laureata in biologia e svolgo il mio lavoro in un'industria chimico-biologica, mi piace tutto ciò che è scienza, innovazione e cultura, non ho mai utilizzato medicine alternative, dalla popolare omeopatia a quelle più "estreme", mai fino ad 6 anni fa.
Accompagnando mia mamma ad un controllo medico per disturbi che la colpivano da qualche mese, ho avuto la notizia peggiore che potessi aspettarmi. Mia madre era stata colpita da un tumore all'utero, più precisamente da un sarcoma uterino allo stadio IIB. Come lei sicuramente saprà alla sfortuna della diagnosi si è aggiunta la sfortuna del tipo di tumore e dell'estensione (diffusa oltre l'utero), [...].
Passata la prima fase (disperata, perchè non volevo spiegare esattamente di cosa si trattasse, mia madre era un tipo apprensivo e pessimista), ci siamo affidati con tutte le nostre buone intenzioni al reparto del ginecologo che seguiva da una vita la mamma (e che mi aveva pure fatto nascere).
Ci tengo a sottolineare l'umanità, la professionalità e la passione con la quale mia mamma è stata curata dai medici, dagli infermieri e dal personale tutto dell'ospedale [...], a loro devo molto anche io perchè una buona parola la riservavano anche a me ed alle mie sorelle.
Dopo una prima chemioterapia (che aveva ridotto l'estensione a quasi la metà), mia mamma ha fatto un intervento chirurgico e poi radioterapia e nuova chemioterapia.
Devo dire che i nostri timori di effetti collaterali terribili ed ingestibili non si sono avverati, oltre a qualche disturbo facilmente sopportabile mia mamma si è ripresa subito dall'intervento e non ha sofferto particolarmente durante tutta la fase di cura.
Ero felice per due motivi: mia mamma era viva, per prima cosa e poi non soffriva. La prima paura di quando affronti un tumore è proprio quella legata al dolore ed alla sofferenza.
Tutti i controlli successivi andavano bene e mia mamma ha potuto godere della nascita di una nipotina, ha viaggiato, ha coltivato i suoi hobby e nessuno avrebbe potuto definirla "ammalata".
Poi il momento della ricaduta, esattamente un anno fa, quando il risultato di uno dei vari controlli periodici (sempre negativi fino ad allora) faceva sospettare qualcosa di poco piacevole. Così fu: una recidiva.
Per la sede della lesione e per il tipo di malattia il medico fu chiaro: c'è poco da fare, la mamma era inoperabile e l'unica speranza era una chemioterapia palliativa e forse delle sedute di radioterapia. Alla mia domanda sulla possibile sopravvivenza il medico rispose che in genere non si supera l'anno.
Me lo aspettavo ma speravo che questo momento arrivasse il più tardi possibile ma era arrivato. Accettai le cure proposte dal nostro medico (che ebbero il loro effetto, le masse crescevano molto lentamente ed inizialmente erano pure regredite) ma contemporaneamente mi misi alla disperata ricerca di altre possibilità.
Mentre cercavo su internet e leggevo delle cure più incredibili [...] in un forum fui letteralmente catturata da un gruppo di sedicenti "guariti" da una di queste cure.
Era la famigerata "cura [...]". Quelle persone erano felici, esaltate, mi ricordavano le riunioni di rappresentanti di oggetti per la casa alle quali partecipavo quando cercavo lavoro, piene di luci, suoni, urla, tutto creava un'atmosfera surreale, ti ipnotizzava, volevano a tutti i costi trascinarti nel loro gruppo, una sorta di cerchio magico che ti attirava come sirene suadenti.
Approfondii la conoscenza della cura [...] ed approfittando dei miei studi ho letto libri, studi, ho raccolto centinaia di dati di letteratura, ho letteralmente rivoltato il sito della cura, ho perso sonno e persino qualche ora di lavoro, quando mi recavo distante per parlare con qualcuno.
Mi resi conto che ero in preda ad un'isteria mai provata, quello che leggevo erano banali storie di chi deve convincerti di qualcosa che non esiste, la "famosa" cura [...] era una delle tante versioni che si trovano su internet per illudere i malati. Non c'era niente di interessante o "scientifico", mi trovavo di fronte al nulla spacciato per "scienza", [...] e non era credibile e lo stesso pensava il medico curante di mia mamma, il mio, due parenti medici (che nemmeno sapevano che esistesse acora una cura del genere). Parlai pure con alcune persone guarite grazie alla cura e due le incontrai personalmente.
Mi fecero leggere dei documenti e, anche se con un po' di difficoltà, riuscìi a capire che quella cura non aveva niente a che fare con la loro guarigione, quelle donne erano state curate completamente in ospedale esattamente come mia madre, con un intervento chirurgico ed una anche con le consuete sedute di chemio e radio ma per loro questa parte delle cure non esisteva, era stata rimossa, era stata tossica e pericolosa e doveva essere cancellata, nonostante le avesse mantenute in vita. Arrivai a tante delle conclusioni che anche lei ha scritto nel suo sito su questo metodo.
Tutto il merito del loro stato di salute era dovuto alla cura che avevano fatto, anche se questa arrivò dopo quelle effettuate in ospedale, ne erano realmente sicure e in buonafede, anche loro erano esaltate ed in preda a una specie di crisi mistica nei confronti del loro "santone" ed anche io, nonostante l'evidenza mi diceva di non avere trovato una soluzione al mio problema mi buttai in quella specie di "fede cieca" che non mi faceva notare nemmeno i migliaia di euro spesi per le medicine.
Prenotai non senza qualche difficoltà una visita dal dott. [...] e mi trovai davanti ad una persona che restava sul vago ma mi dava le speranze che i medici non mi avevano dato. Mi prometteva risultati, "in tanti anni sono tantissime le persone ancora tra noi", sorridente, suadente, anche un po' viscido, ma ipnotico, con l'aria da saggio, mi passa una ricetta stampata raccomandandomi di acquistare i farmaci in una farmacia ben precisa che era l'unica "autorizzata", mi colpì la sua espressione quasi sofferente da maschera di commedia greca, aveva una espressione che sembrava recitare una parte e sussurrava.
Dopo aver pagato mi resi conto di essere uscita da una specie di santuario, provavo la stessa cosa che si prova quando si esce da una chiesa nella quale si è pregato per ricevere una grazia o una concessione, mi sentivo libera, soddisfatta, piena di speranza e fiduciosa, ero piena di fede. Ha presente quando viene voglia di gridare con tutta la forza possibile e dopo averlo fatto ti senti libera? Ecco, io avevo quella sensazione: la realtà dell'ospedale e la speranza dell'impossibile.
Mi superai per fare quella cura in maniera perfetta, seguendo pedissequamente le indicazioni del dottore che visitò mia mamma. Orari precisi, decine di pillole, somministrazioni temporizzate, cavi, batterie e rituali di somministrazione. [...], spendevo tanti di quei soldi che la mia condizione di persona benestante passò in poche settimane a quella di una piena di debiti e senza alcuna possibilità di concedersi uno svago o un piacere extralavorativo.
Ero felice però, più di mia mamma che non sopportava tutte quelle medicine, che voleva essere lasciata in pace e mi rimproverava ma io credevo di farlo per lei, che era tutto per aiutarla.
Al controllo successivo, dopo tre mesi, la malattia era stabile, nessun miglioramento. Il medico mi disse che non era un male e sottintese che era meglio ripetere il controllo in un altro ospedale perchè spesso i medici boicottavano e falsificavano i risultati degli esami di chi era sotto cura da lui. Inoltre un risultato degli esami del sangue era diminuito di un po': ecco, mi disse il medico, visto che la cura comincia ad agire?
Io, come la fedele alla liturgia, ripetevo lo stesso esame in un altro ospedale (altri soldi, altra fatica, giorni di lavoro saltati, sacrifici...). Risultato praticamente identico.
Però mia mamma stava bene, usciva, mangiava, come se non avesse nulla e così mi catapultavo nei luoghi di ritrovo virtuali dei "fedeli" della cura e parlavo di miglioramenti, l'esame era sceso un po' e mia mamma stava benissimo, forse era tutto vero, forse quella cura serviva veramente, ero sommersa di complimenti, abbracci, cuoricini, tutti contentissimi che la cura "stava funzionando".
Il medico continuava ad essere ottimista: "non deve preoccuparsi, se fa bene la cura sua mamma avrà benefici", mi rispondeva il dottore con un sorriso e così facevo, continuavo la cura rischiando l'esaurimento per la complessità delle cose, sopportavo gli effetti collaterali (che per ironia della sorte erano più pesanti di quelli della chemio) e passavano i giorni, sicura che al prossimo controllo tutto si sarebbe risolto.
Invece no al controllo successivo era tutto peggiorato, un linfonodo però, all'altezza dell'inguine, era quasi sparito e mi aggrappavo a quello. Per il medico, per me e per tutti i miei nuovi "amici" conosciuti su internet, la cura andava alla grande, quella era la prova certa che la cura funzionava. Il medico mi disse che avrebbe presentato il caso nel suo prossimo congresso perché era soddisfatto dei risultati.
Mia mamma cominciò a stare male, giorno dopo giorno cominciò a spegnersi fino a quando fu necessario il ricovero in terapia intensiva.
Dopo solo una settimana nella quale io, come una fissata, continuavo a somministrarle di nascosto quello che potevo la riportammo a casa.
Morì esattamente quando aveva previsto il suo oncologo, dopo meno di un anno, senza nessun beneficio, senza miglioramenti, senza vantaggi. Mi sono trovata senza mamma, senza soldi e vuota nell'anima.
Frattanto il gruppo di internet che mi aveva fatto conoscere la cura era sempre sorridente, incoraggiante, festante, dopo le condoglianze, passavano al prossimo malato: ce la fai! Siamo con te! Coraggio!...
Dove trovi decine di persone che ti dicono che sconfiggere quella malattia è possibile e semplice, che sorridono di continuo, che incoraggiano?
Ho autoanalizzato il mio comportamento e credo di aver capito che la vera malata ero io. Avevo bisogno di una spalla, di un gruppo di sostegno. Mi servivano certezze e tutte queste cose la medicina non può (ovviamente) dartele. Me le davano quelle persone, il medico, la speranza. Ero in uno stato di ipnosi tale che avrei potuto giurare che mia madre stava meglio quando invece si spegneva giorno per giorno. Mia mamma è stata curata ed è sopravvissuta grazie al lavoro di un ospedale pubblico che io ho presto dimenticato e per questo mi sento in colpa profonda. Quando faceva la cura alternativa, non ne ha ricevuto nessun beneficio se non quello di aver perso tutti i suoi risparmi, ma io raccontavo di miglioramenti, di passi da gigante che esistevano solo nella mia testa e probabilmente ho contribuito a convincere qualcun altro a seguire questa strada folle e pericolosa, ma non pensavo di raccontare un sogno e non la realtà.
Mia mamma non ha avuto nessun sollievo, nessun giovamento, nessun aiuto dalla cura alternativa: l'ho presa in giro per farmi sopportare la sofferenza, in quel modo ho aiutato me non lei. La cura alternativa è servita a me, non a lei e la cosa che più mi ha fatto soffrire è averla messa nelle mani di certe persone per mia consolazione non per suo giovamento.
Sono uscita fuori da una crisi successiva a quello che per me è stato un errore. Affidando mia mamma nelle mani degli alternativi le ho rubato salute e speranza, le ho mentito ed ho mentito a me stessa. Questo non me lo perdonerò mai, ma la cosa che più mi dispiace è che non ho reso giustizia a chi ha curato davvero la mamma con amore e professionalità, tutto il personale dell'oncologia e di ginecologia dell'ospedale [...].
Loro mi hanno chiesto notizie di mia mamma, il dottore alternativo oggi ha nel suo sito il caso elencato tra quelli "guariti" (gli ho scritto per farlo togliere ma non lo ha fatto) e mentre mia mamma moriva, lui era al congresso che raccontava una guarigione che non era mai avvenuta e non ha mai chiesto come fosse andata a finire, per lui mia mamma è ancora viva.
Il mio unico grazie va ai medici ed al personale di Milano, al dottore della cura alternativa non devo nulla e spero che di lui, per chi crede, si occuperà una giustizia molto più severa di quella terrena. Non mi resta altro da fare [...].
La ringrazio [...]
Maria
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Alla prossima.