Non c'è bisogno di un ulteriore articolo sugli avvenimenti dell'11 settembre 2001, gli attentati che causarono il crollo di tre grattacieli a New York, danni al Pentagono e la distruzione di un ulteriore aereo, ricorre il loro decimo anniversario e la rete è piena di commenti interessanti e commemorativi.
Ma c'è un aspetto che pochissimi conoscono o considerano relativamente a quel dramma: le vittime indirette del crollo. La nube sprigionatasi dalla distruzione delle torri gemelle, l'aspetto psicologico, il dramma, il lutto, la paura e ciò che può succedere a chi vive in prima persona una tragedia a dir poco incredibile.
La rivista The Lancet (probabilmente la pubblicazione scientifica più importante e prestigiosa al mondo) ha pubblicato alcuni report interessanti che riguardano proprio i danni subiti a lungo e breve termine da chi è stato esposto alle conseguenze del crollo delle torri. Si analizzano in maniera particolare le situazioni dei soccorritori, pompieri soprattutto ma anche volontari e gente che si trovava quel giorno in quel posto.
I risultati probabilmente sono meno drammatici di quanto qualcuno sospettava ma fanno capire come la tragedia di un giorno memorabile non si sia limitata a quelle ore ma prosegue fino ad oggi e forse anche nei prossimi anni.
Ma c'è un aspetto che pochissimi conoscono o considerano relativamente a quel dramma: le vittime indirette del crollo. La nube sprigionatasi dalla distruzione delle torri gemelle, l'aspetto psicologico, il dramma, il lutto, la paura e ciò che può succedere a chi vive in prima persona una tragedia a dir poco incredibile.
La rivista The Lancet (probabilmente la pubblicazione scientifica più importante e prestigiosa al mondo) ha pubblicato alcuni report interessanti che riguardano proprio i danni subiti a lungo e breve termine da chi è stato esposto alle conseguenze del crollo delle torri. Si analizzano in maniera particolare le situazioni dei soccorritori, pompieri soprattutto ma anche volontari e gente che si trovava quel giorno in quel posto.
I risultati probabilmente sono meno drammatici di quanto qualcuno sospettava ma fanno capire come la tragedia di un giorno memorabile non si sia limitata a quelle ore ma prosegue fino ad oggi e forse anche nei prossimi anni.
La cosa che personalmente mi resta addosso è il pensiero che un giorno come un altro, migliaia di persone (negli Stati Uniti era appena iniziata una nuova giornata) sono uscite da casa, hanno salutato e si sono recate come ogni giorno al lavoro o a sbrigare una commissione. Qualcosa di incredibile e di inimmaginabile ha deciso di porre fine alle loro storie in maniera immediata, repentina, senza alcuna spiegazione logica. Nessun incidente né errore, semplicemente terrore che piomba dal cielo.
I numeri e le considerazioni ci fanno ripiombare in un giorno a dir poco da incubo quindi e che tutti ricorderemo con immenso dolore e dispiacere.
Nella tragedia delle torri gemelle morirono 2753 persone e molte altre non furono mai identificate né contate nel tragico bilancio finale. Negli ospedali fu il caos. Molti furono costretti ad autodiagnosticare il loro problema per fare spazio a chi era più grave.
La mortalità ospedaliera di quel giorno fu sovrapponibile a quella già registrata in occasione di altri grandi eventi sanitari nonostante il caos ed il disorientamento rendevano le stutture al limite del collasso.
La mortalità ospedaliera di quel giorno fu sovrapponibile a quella già registrata in occasione di altri grandi eventi sanitari nonostante il caos ed il disorientamento rendevano le stutture al limite del collasso.
Ma oltre ai morti ed ai feriti di quel giorno, migliaia di persone furono esposte ai fumi, alle polveri ed ai detriti causati dal crollo delle due enormi torri.
Cosa è successo? Quelle polveri hanno causato danni?
C'è chi ancora oggi subisce conseguenze da quell'attacco terroristico?
C'è chi ancora oggi subisce conseguenze da quell'attacco terroristico?
Una raccolta di interessanti articoli pieni di dati ci permette di conoscere le cifre meno note della tragedia.
In un primo articolo si sottolineano i decessi ed il rischio di decesso correlato all'esposizione dei detriti conseguenti al crollo delle torri gemelle, si studia se questo rischio è diverso tra soccorritori ed abitanti del quartiere e si confrontano altri dati.
Hannah Jordan ha studiato i decessi registrati dal 2003 al 2009 tra coloro che prestarono soccorso in quei giorni e lavorarono al WTC dopo il disastro. Si vide che su 13337 addetti al salvataggio ed al recupero morirono 156 persone e che ne morirono 634 su 28593 individui non collegati con le operazioni di soccorso e recupero. Questi dati sono paragonabili ai decessi nei gruppi di controllo (individui senza alcun collegamento con gli avvenimenti dell'11/9).
Hannah Jordan ha studiato i decessi registrati dal 2003 al 2009 tra coloro che prestarono soccorso in quei giorni e lavorarono al WTC dopo il disastro. Si vide che su 13337 addetti al salvataggio ed al recupero morirono 156 persone e che ne morirono 634 su 28593 individui non collegati con le operazioni di soccorso e recupero. Questi dati sono paragonabili ai decessi nei gruppi di controllo (individui senza alcun collegamento con gli avvenimenti dell'11/9).
I tassi di decesso non dipendono dal tipo di esposizione ai detriti (fumo, polvere, fuoco), dal tempo e dal punto di esposizione né dal momento di arrivo sul posto.
E' stato registrato un aumento di decessi nel gruppo non di soccorso con esposizione alta ed intermedia ai danni del crollo (per esempio gli abitanti della zona, gli scolari e le maestre delle scuole in zona), in particolare vi è un aumento dei decessi per malattie cardiovascolari.
Un secondo articolo riassume gli studi che hanno analizzato i disturbi più comunemente accusati dai soccorritori e dai cittadini che vivevano o lavoravano nelle zona del WTC. I dati parlano chiaro.
Sono stati studiati 27499 lavoratori o collaboratori che hanno agito direttamente in loco. Su questo campione sono stati analizzati i dati di 9 anni e si è scoperto che di essi il 27,6% soffre d'asma, il 42,3% di sinusite, il 41,8% di anomalie agli esami diagnostici respiratori (spirometria).
Gli agenti di polizia di New York presentano un tasso di depressione del 7,0% e disturbi post traumatici da stress nel 9,3%.
Si è notata una correlazione "dose-tempo", maggiore cioè il tempo di esposizione e la vicinanza con i detriti, maggiore l'incidenza di disturbi.
Lo studio fa due precisazioni molto corrette: i dati sono da leggere con molta cautela. I soggetti sono studiati ma non possono conoscersi tutti i fattori "confondenti" (di cosa soffrivano prima? Erano predisposti? Erano già malati?) e quindi i risultati sono relativi al monitoraggio successivo alla tragedia. Il secondo punto è che 10 anni possono essere pochi per scoprire tutti i problemi sanitari degli individui coinvolti nelle operazioni di soccorso post-evento.
Per questo si sottolinea l'importanza di effettuare un monitoraggio continuo. Di sicuro, ribadiscono gli autori, i problemi di salute legati al crollo del WTC esistono, possono essere molto seri e meritano grossa attenzione.
Non immaginate quanti studi si sono concentrati sulle conseguenze fisiche e psicologiche derivanti dagli attentati di New York, sono centinaia, probabilmente l'evento storico più studiato dalla medicina. Sono studi che servono anche ad affrontare eventuali altre gravi emergenze non solo logisticamente ma anche psicologicamente, tanto che ormai il caso 11 settembre 2001 è il simbolo di come si affronta un'emergenza, di cosa fare, non fare e di come organizzarsi.
Le problematiche sanitarie scaturite dopo l'11/9 non sono infatti un argomento affrontato recentemente, si evidenziò già pochi mesi dopo la tragedia che erano tanti tra i soccorritori e la popolazione di New York coloro che presentavano disturbi che con molta probabilità erano legati all'evento. Si notò anche un aumento di depressione e di abuso di sostanze stupefacenti e persino dei pensieri suicidi, negli adulti e negli adolescenti. Inquietante ciò che si osservò in donne in gravidanza che si trovavano dentro o nei pressi del WTC nel giorno dell'attentato: raddoppiarono i casi di ritardo di crescita fetale. Questo fenomeno fu collegato all'inalazione di particelle piccolissime, le stesse che formavano la tristemente nota "nebbia" che si formò dopo il crollo delle torri: questo fenomeno in gravidanza è tipico delle madri fumatrici.
I casi di bronchite, asma ed infezioni polmonari aumentarono per qualche anno.
Hanno studiato anche l'incidenza di cancro nei vigili del fuoco esposti alle polveri delle torri crollate e si è notato un modesto aumento (263 casi nei pompieri contro i 238 attesi per la popolazione generale) dei casi di cancro ma gli autori dello studio avvertono che i risultati possono essere stati condizionati da svariati fattori e non sono quindi conclusivi.
La polvere del WTC era fortemente alcalina, con un pH tra 9 e 11 e già per la cute un pH del genere può essere molto irritante. Si è calcolato che probabilmente si assisterà anche ad un aumento dei casi di tumore polmonare (mesotelioma).
La "nube" di polvere conteneva soprattutto (circa il 95% del suo contenuto) particelle grossolane (non nanometriche) composte da cemento, vetro, asbesto, piombo, idrocarburi e diossina. Particelle di carburante d'aereo erano numerosissime subito dopo gli attentati e diminuirono con le ore.
I primi soccorritori soffrirono per mesi di tosse, rinite, catarro e molti di loro sono ancora oggi sofferenti di bronchite. Dai risultati dei vari report si può trarre quindi una prima conclusione: il danno maggiore è dovuto all'enorme quantità di polveri e detriti sviluppatesi con il crollo delle torri gemelle. Le polveri hanno causato principalmente problemi polmonari di gravità lieve e media. I tumori non sono aumentati in maniera significativa, aumentate all'inizio significativamente poi diminuite, le problematiche psicologiche e psichiatriche. Un cenno a parte a tutte le persone coinvolte direttamente nei crolli (detriti caduti addosso, incidenti durante la fuga, incidenti stradali...), sono infatti centinaia i "reduci" dell'undici settembre 2001 che ancora oggi soffrono per i danni riportati quel giorno. Traumi fisici, alcuni irreversibili, sono rilevabili in pompieri, soccorritori e cittadini comuni.
Come si può vedere quindi la tragedia non si è limitata a ciò che abbiamo visto ma a molto altro ed anche per questo la gente che per professione o per altruismo si è lanciata in soccorso di chi aveva bisogno è da ammirare fortemente.
Questi studi sono importanti anche perchè collegati alle numerose richieste di indennizzo moltiplicatesi negli anni da parte di persone coinvolte a vario titolo negli attentati del 2001, la distanza tra noi e gli USA non ci permette di comprendere pienamente un fenomeno che condiziona anche economicamente oltre che dal punto di vista sanitario, sociale e psicologico un'intera nazione.
Gli altri articoli di Lancet sono meritevoli perchè analizzano anche ciò che successe dopo quel maledetto giorno e non solo negli Stati Uniti (è un aspetto che noi occidentali spesso non valutiamo). Le guerre, le missioni militari e le loro conseguenze tra i soldati ed i civili, ulteriori vittime di quella tragica giornata. E' interessante ad esempio un report sull'attuale situazione sanitaria dell'Iraq, praticamente al collasso, con personale medico che emigra per trovare lavoro e strutture assolutamente inadeguate. L'aspettativa di vita di un iracheno oggi è di 58 anni e muoiono più di 4 bambini ogni 100 entro i cinque anni. Credo che questo faccia capire il dramma che vivono le popolazioni di quel paese.
Nelle pagine di Lancet ulteriori articoli molto interessanti, uno dei quali cerca di inquadrare la psicologia, le motivazioni e le considerazioni sugli attacchi suicidi: qual è il loro significato? A cosa sono dovuti? Si possono evitare?
L'articolo afferma che la prima motivazione del suicida è quella economica: sono pagati per farlo. Individui in gravi difficoltà economica o con importanti debiti familiari sono i più motivati a compiere un attacco suicida. Altre spinte emotive possono derivare dal senso di ingiustizia e sconfitta che in alcune aree del nostro pianeta sono strumentalizzate e sfruttate da capipopolo e dittatori.
L'articolo afferma che la prima motivazione del suicida è quella economica: sono pagati per farlo. Individui in gravi difficoltà economica o con importanti debiti familiari sono i più motivati a compiere un attacco suicida. Altre spinte emotive possono derivare dal senso di ingiustizia e sconfitta che in alcune aree del nostro pianeta sono strumentalizzate e sfruttate da capipopolo e dittatori.
L'attacco suicida, considerato un'arma primitiva e poco raffinata in realtà è particolarmente efficace (ed a New York purtroppo questo si è dimostrato del tutto vero) e poco costosa, si pensi che da marzo 2003 a dicembre 2010 in Iraq sono stati registrati 1003 attacchi suicidi che hanno provocato 12284 morti.
Dal punto di vista ideologico e politico l'attacco suicida incoraggia la popolazione (che si sente rappresentata dagli attentatori) ed è idealizzato come un atto eroico.
Come si prevengono?
Praticamente impossibile, troppo complessi ed imprevedibili.
Come si prevengono?
Praticamente impossibile, troppo complessi ed imprevedibili.
Torno con la mente a quel giorno e non posso non rivolgere un pensiero alle vittime del disastro ed ai loro famigliari.
Alla prossima.
Beh, oggettivamente, direi che lo studio ha solo confermato quello che ci si aspettava di trovare...
RispondiEliminaCon questo non voglio dire che non andasse fatto, anzi: è sempre utile una conferma, però non è niente di stupefacente.
Un piccolo appunto di stile: questo articolo non mi è piaciuto, hai usato uno stile un po' troppo sensazionalistico... è proprio necessario riferirsi sempre a "quel maledetto giorno" e cose del genere?
Lasciamolo fare a studio aperto ;)
Ciao.
questo articolo non mi è piaciuto, hai usato uno stile un po' troppo sensazionalistico
RispondiEliminaAccetto l'appunto ma per me quello resta un giorno maledetto. Ancora oggi guardando le immagini mi vengono i brividi.
Ippo, non lasciarti andare a faciloneria scientifica. Non si sa cosa si trova finchè non si verifica. Tanto che tu dici che si è trovato quello che ci si aspettava, ma molti contesterebbero/contesteranno questi risultati perchè credono che le conseguenze siano molto, molto peggiori. C'è chi parla di migliaia di tumori, per esempio.
RispondiEliminaAFMcrime, hai ragione, infatti come ho detto una conferma fa sempre bene. Diciamo che non mi sorprende il risultato, ecco tutto.
RispondiEliminaGrazie, WeWee.
RispondiEliminaQuesti sono aspetti molto significativi e molto ignorati del dramma di quel giorno.
A furia di perdere tempo dietro alle castronerie dei cospirazionisti, non ci si dedica abbastanza alle "cose serie".
Qualunque massacro insensato è un giorno maledetto Ippo, per quanto ci si possa proporre di studiare freddi numeri statistici su dei fogli, quei numeri sono persone che muoiono, che soffrono, che sono morte e che moriranno.
RispondiEliminawow che foto
RispondiEliminaI giornalisti scrissero: -un'avvenimento del genere non ha precedenti nella storia-.
RispondiEliminaC'eravamo già dimenticati dell'aria fumigante di carni umane bruciate nei forni crematori della hybris nazista...
L'uomo nel corso della storia ha soprattutto imparato a togliere la vita, piuttosto che a risanarla, questo è il pensiero che mi viene in mente. Bel post esplicativo e celebrativo. Buona serata
ricordiamoci anche delle (decine di?) migliaia di morti dell'11 di settembre del 1973, gia' che ci siamo...
RispondiEliminaSarei curioso se vi sono simili statistiche riguardanti le popolazioni soggette a terremoti, che potrebbero essere stati soggetti a pressioni ambientali paragonabili. E' chiaro, danni parziali ad edifici non non paragonabili a un simile collasso, ma mi pare l'unico vero termine di paragone. Ovviamente anche i bombardamenti in zone di guerra potrebbero essere confrontabili, ma c'è chi in zone di guerra si mette poi a fare simili studi ?
RispondiEliminaTu hai citato i mesoteliomi polmonari. quello che io so a riguardo è che dovrebbero essere causati esclusivamente dagli amianti (non sono un medico ma mi sono occupato molto del problema dell'amianto, sopratutto della sua presenza in natura). Si ha notizia di presenza di amianto nelle torri gemelle ?
Ciao Wewee, scusa ma tu scrivi che:
RispondiElimina“L'articolo afferma che la prima motivazione del suicida è quella economica: sono pagati per farlo. Individui in gravi difficoltà economica o con importanti debiti familiari sono i più motivati a compiere un attacco suicida. Altre spinte emotive possono derivare dal senso di ingiustizia e sconfitta che in alcune aree del nostro pianeta sono strumentalizzate e sfruttate da capipopolo e dittatori.”
Ma davvero scrive questo l’articolo?? …e la religione?? Capisco che anche la motivazione religiosa e di “guerra santa” sia anch’essa alla fin fine causa-effetto di una struttura caratteriale e psicologica definitasi nel tempo (sulla base di dogmi, precetti e interpretazioni religiose della “verita’”), ma citare come prime cause le motivazioni economiche o il senso di giustizia/sconfitta mi sembra un tantino superficiale da parte di chi ha scritto quell’articolo.
Sarei curioso se vi sono simili statistiche riguardanti le popolazioni soggette a terremoti, che potrebbero essere stati soggetti a pressioni ambientali paragonabili.
RispondiEliminaSì, esistono, ma l'evento di NY è stato talmente singolare da "meritarsi" tantissimi studi, probabilmente anche per coinvolgimento emotivo.
ma c'è chi in zone di guerra si mette poi a fare simili studi ?
Li hanno fatti, nella serie di articoli di Lancet c'è anche un gruppo di studi dedicati alle guerre in Iraq, alle conseguenze dei combattimenti ed all'analisi dei reduci.
Si ha notizia di presenza di amianto nelle torri gemelle ?
Sì, nella polvere c'era anche amianto (nell'articolo ho scritto asbesto che è un sinonimo).
@ Passalento:
Ma davvero scrive questo l’articolo?? …e la religione??
Sì, aggiunge anche la motivazione politica. Per esempio in Iraq molti dei "kamikaze" fanno parte di gruppi fedeli all'ex dittatore Saddam Hussein ed hanno interesse, sempre secondo l'articolo, ad indebolire l'attuale potere, a sfiduciare la popolazione.
La motivazione religiosa non è stata presa nemmeno in considerazione e riflettendoci non credo abbia tutti i torti visto che dietro molte motivazioni religiose si possono nascondere altri scopi mascherati come "missioni" per farle digerire meglio. Molti attacchi suicidi, ancora, colpiscono in maniera mirata, esponenti di schieramenti politici, ciò significherebbe che la motivazione religiosa non c'entri poi tanto.
[OT] Sarebbe bello un giorno parlare di amianto, anche perché ci sono visioni a volte contrastanti tra varie scienze che se ne sono occupate, ma qui siamo nettamente fuori argomento[/OT]
RispondiEliminaWeWee
RispondiElimina“La motivazione religiosa non è stata presa nemmeno in considerazione e riflettendoci non credo abbia tutti i torti visto che dietro molte motivazioni religiose si possono nascondere altri scopi mascherati come "missioni" per farle digerire meglio. Molti attacchi suicidi, ancora, colpiscono in maniera mirata, esponenti di schieramenti politici, ciò significherebbe che la motivazione religiosa non c'entri poi tanto.”
Scusa, ma allora mi sembra si stia facendo un po’ di confusione; credo ci siano due livelli ben distinti, quello di chi e’ a capo di questi gruppi politico/militari, e quello della massa dei soggetti gregari, dalla quale poi arrivano i kamikaze: io di questi ultimi parlo, come mi sembra anche l’articolo (altrimenti non avrebbe senso la loro pretesa della motivazione economica messa in cima a tutto), sono questi che si fanno saltare in aria. E se si parla di motivazioni del “martire”, allora tener fuori la religione (le fede cieca e totale nelle scritture, le decine di vergini che ti aspettano dall’altra parte e comunque sopra tutto la totale convinzione che tu martire hai la salvezza eterna) non ha alcun senso.
Poi posso essere d’accordo sul fatto che magari chi dirige questi gruppi utilizza la religione (come sempre e’ successo) per i suoi scopi, che la situazione economica e la fame, aiutano, ma non si puo’ non vedere che tutte queste eventuali condizioni (magari anche necessarie) si innestano in strutture caratteriali pronte al sacrificio per la fede;
e quindi se (come mi sembra) il punto di vista e’ quello del soggetto suicida, la motivazione fondamentale della fede religiosa e’ a mio parere semplicemente assurdo non metterla alla base di tutto.
non si puo’ non vedere che tutte queste eventuali condizioni (magari anche necessarie) si innestano in strutture caratteriali pronte al sacrificio per la fede
RispondiEliminaPremesso che io ho riportato quello che hanno scritto gli autori dell'articolo (io non ho gli elementi per dare un giudizio attendibile), in base a quali dati puoi affermare che la religione sia la motivazione più importante alla base della maggioranza degli attentati suicidi?
@ Passalento, è molto probabile che il messaggio di missione religiosa sia quello che fanno passare i capi delle organizzazioni terroristiche, ma che lo scopo dei martiri sia davvero di tipo economico. La motivazione religiosa serve per giustificarsi con le persone che vuoi portare dalla tua part, ed a reclutare nuovi terroristi, ma a tutti i suicidi, o perlomeno questo è quello che dicono fonti giornalistiche, è stata pagata una forte somma alle famiglie. In aree di forte degrado non è raro trovare qualcuno disposto a suicidarsi per assicurare un futuro ai propri figli o per levargli il cappio di strozzini con i quali si sono indebitati.
RispondiEliminaWewee
RispondiElimina“Premesso che io ho riportato quello che hanno scritto gli autori dell'articolo (io non ho gli elementi per dare un giudizio attendibile), in base a quali dati puoi affermare che la religione sia la motivazione più importante alla base della maggioranza degli attentati suicidi?”
Scusa ma qual e’ il fine di Al Quaida e delle altre organizzazione di integralisti islamici, se non in ultima il trionfo della “verita’” delle scritture religiose e la conversione/eliminazione degli infedeli, con l’instaurazione di una teocrazia mondiale? E la religione non c’entra?
Ii dirottatori/suicidi dell’11/9 secondo te per quale motivazione l’hanno fatto? Cioe’ quale e’ stata la spinta essenziale (indottrinati e influenzati dall’ambiente quanto vuoi) a compiere il gesto del sacrificio totale (non la lotta anche armata per una causa, giusta o sbagliata, ma proprio il martirio/suicidio), se non la piu’ totale certezza della ricompensa ultraterrena? E la religione non c’entra?
Poi se la tua domanda e’ da intendersi come “hai ricerche o numeri che dicono questo?”, beh allora la risposta e’ no; ma qui siamo di fronte ad una jihad, ad una “guerra santa” e di religione dichiarata da loro stessi; e nella quale i “martiri” si annientano con la fiducia piu’ totale nella vita eterna .
PS: c’e’ poi da interdersi su cos’e’ “religione” a livello di psicologia, di meccanismi di fede e di caratteri e gesti conseguenti…e allora mi viene da pensare all’annullamento totale dell’individuo per la patria e per l’imperatore dei Kamikaze giapponesi , ai surrogati dogmatici della religione rappresentati dal nazismo e dal comunismo, ma si va un po’ troppo in la’.
Grezzo
RispondiEliminaChe le famiglie dei "martiri" ricevano somme di denaro mi sembra assolutamente credibile e anche direi normale, che questa sia la motivazione fondamentale per arrivare a compiere il gesto, che quindi lo farebbero al netto della certezza della ricompensa ultraterrena ho i miei dubbi
Mah, ho molti dubbi a riguardo.
RispondiEliminaNelle rivendicazioni che hanno seguito l'attentato, Bin Laden a quanto pare dice qualcosa come "Dio ci ha detto di terrorizzare i miscredenti e noi lo abbiamo fatto" quindi ammanta di religioso tutto il suo pensiero, mentre uno degli attentatori dice più o meno: "togliete le mani dalla terra degli arabi e smettete di sostenere gli israeliani, non ci sfuggirete" e questo potrebbe essere un esempio di come i "capi" ammantino di religione un evento tragico come un attentato suicida che pero i protagonisti diretti (chi si suicida) effettuano per disperazione o odio.
Poi, visto che non abbiamo chissà quali dati sui quali basarci stiamo dissertando più per opinioni ed impressioni che su fatti.
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaVorrei condividere con voi questo sito in cui si mostrano le fotografie delle persone in cui in quegli attimi di terrore decisero di suicidarsi buttandosi giù dalle torri. Forse in un disperato tentativo di farla finita per non soffrire. Io sono rimasto senza parole e davvero credo che la tragedia ed il terrore che hanno vissuto quelle persone non la comprenderemo mai fino in fondo. La foto della madre e del bimbo mi ha lasciato per giorni un vuoto dentro.
RispondiEliminax WeWee considerando le foto se decidi di cancellare questo post posso capire. La mia segnalazione è solo per divulgare ulteriormente quanta sofferenza c'è stata in quel giorno.
Lo spam sui prestiti mi sembra ancora più di cattivo gusto rispetto a quello che vende robaccia, non vi pare?
RispondiEliminaJessica:
RispondiEliminaho cancellato il tuo commento perchè contiene un link non consentito e pubblicitario (in gergo si chiama spam). Se vuoi puoi riscriverlo senza link. Ciao.
@ Epsilon: .
Sì quel giorno, anche 10 anni dopo, resta un dramma enorme. Le persone che si sono lanciate nel vuoto, se non bastasse il resto, sono flash di sofferenza e disperazione incredibili che davvero non potremo mai comprendere veramente.
Quelle immagini fanno parte della cronaca. E' giusto comunque avvertire che sono particolarmente crude ed impressionanti.
Terribile, ogni volta che vedo quelle immagini provo lo stesso senso di angoscia;
RispondiEliminaQui un articolo che parla di una di quelle persone
http://www.ilpost.it/2011/09/11/storia-falling-man/