venerdì 23 settembre 2011

Testimone oculare

Il nostro occhio seleziona ciò che vuole vedere, in genere è ciò che serve o che ci colpisce. Un particolare poco importante o "consueto" sarà visto dall'occhio ma il suo ricordo passerà in secondo piano. È una caratteristica dei nostri organi di senso. Se il cervello umano dovesse conservare nella memoria superficiale tutte le informazioni che percepisce istante dopo istante probabilmente dopo pochi mesi andremmo in "overflow", in una sorta cioè di eccesso di informazioni che non ci consentirebbe di sopravvivere. Manteniamo ciò che usiamo e questo vuol dire tenere in un cassetto le informazioni che non ci servono nell'immediato ma che possono servire in futuro. Ma la memoria è plastica, si adatta alle situazioni, si modifica secondo la nostra cultura, l'ambiente che ci circonda ed il nostro vissuto, proprio perché non è un freddo elenco di avvenimenti ma un modo per apprendere ed utilizzare gli strumenti che l'ambiente ci offre per la nostra sopravvivenza. L'odore di un frutto sarà percepito in un modo da noi esseri moderni ed abitanti di città, in un altro da un nostro antenato che viveva nelle foreste e la frutta la cercava per sopravvivere. Questo succede, come dicevo, anche per gli altri sensi.

Provate a prendere una moneta da 1 euro e tenetela sul dorso della mano rivolgendolo verso l'alto. Probabilmente riuscite a percepirne la presenza e persino il peso. Questo perché i recettori tattili presenti nel dorso della mano hanno trasformato la sensazione in un'informazione: abbiamo un oggetto metallico rotondeggiante sopra la mano. Con un po' di esperienza e con il tempo potremmo riuscire a distinguere una moneta da un euro da una da 20 centesimi senza guardarla, soltanto tenendola in mano ed è ciò che succede quando cerchiamo una moneta nella tasca dei pantaloni e la "tocchiamo" per capire il suo valore senza vederla. Se avete ancora l'euro sulla mano, molto probabilmente non state più avvertendo né la sua presenza né il suo peso. Questo perché i recettori si sono "abituati" alla sua presenza, hanno fornito l'informazione che ci era necessaria ed ora risparmiano energia: non ci serve più sapere dell'esistenza della moneta, l'abbiamo già saputo. È un meccanismo fisiologico e tipico dell'organismo, persino la percezione del nostro corpo è regolata da recettori specifici. Pensateci: in questo momento, sapete dov'è il vostro piede anche senza vederlo. Come mai? Perché esistono dei "propriocettori", dei piccoli meccanismi che sono regolati dal sistema nervoso centrale e distribuiti in tutto il nostro corpo, sia "internamente" (nei muscoli, negli organi) che "in superficie", (sulla cute, nelle mucose). Come facciamo a capire (senza guardarci attorno) se siamo sdraiati o in posizione eretta? E come percepiamo "il vento" nonostante questo non si veda? Proprio grazie ai recettori sparsi nel nostro corpo che ci permettono di interagire con il mondo circostante e così da vivere adattandoci alle condizioni dell'ambiente. La sensazione di caldo o di freddo è regolata da recettori sensibili alla temperatura: immaginate se non ci rendessimo conto della temperatura che ci circonda, l'uomo probabilmente si estinguerebbe, vivremmo in luoghi con temperature estreme ed invivibili senza rendercene conto e quindi non potremmo sopravvivere. Ma questo stupefacente ed incredibile sistema di percezione può sbagliare. Si tratta anche in questo caso di errori dovuti quasi sempre alla selezione delle informazioni che ci riguardano e che interessano la nostra sopravvivenza. Le illusioni ottiche ad esempio traggono in inganno il cervello (che regola ciò che percepiamo tramite la vista). Lo stesso fenomeno è utilizzato dai prestigiatori: si muovono davanti ai nostri occhi ma ci fanno percepire ciò che vogliono loro non ciò che crediamo di percepire. Una persona che subisce l'amputazione di un arto, avvertirà per molto tempo (a volte per sempre) la presenza dell'arto che non esiste più (si chiama "arto fantasma") arrivando persino a sentire dolore nella parte mancante. Questo perché siamo programmati per una condizione di "normalità" e non sfruttiamo tutte le informazioni che ci vengono fornite dall'ambiente ma solo quelle che ci interessano o che "convengono" alla nostra sopravvivenza. Ciò che percepiamo non è necessariamente reale ma spesso è "utile".

Perché quando usciamo dall'acqua dopo un bagno sentiamo più freddo rispetto a prima di fare il bagno? Perché l'acqua che bagna il corpo disperde maggiormente il calore e quindi anche se la temperatura esterna è identica a prima noi la percepiamo molto più bassa. Questa sensazione ci serve per capire che siamo bagnati, che  il nostro corpo sta meglio fuori dall'acqua e che conviene asciugarci. Siamo continuamente ingannati dall'ambiente ma a noi non interessa perché il nostro scopo è di proseguire a vivere ed un inganno "inoffensivo" cambierà le nostre abitudini solo per migliorarle.

Guardando la croce al centro il nostro occhio percepirà una pallina verde che ruota quando in realtà non esiste

Gli inganni a carico degli organi di senso sono comuni anche nei confronti della memoria. Perché ci ricordiamo una canzone di 20 anni fa e non il pranzo di ieri?
Perché i piccoli ricordi non ci interessano e non hanno valore ai fini biologici mentre una canzone che per noi è stata importante (per motivi affettivi, personali, perché è significativa) resta conservata per sempre nei meandri del nostro cervello. Perché la canzone sì ed il pranzo no? In realtà anche il pranzo di ieri resterà conservato "in memoria" per un po' di tempo ma vista l'importanza relativa dell'informazione prima o poi qualcosa prenderà il suo posto, magari il prossimo pranzo e non riporteremo mai più "in superficie" quel ricordo che così resterà per sempre sepolto. La canzone invece, vista la sua "importanza", sarà riportata periodicamente in vita dai nostri pensieri e così non rischia mai di venire sepolta da miliardi e miliardi di altre "piccole" informazioni.
Non vi capita mai di risentire una canzone della vostra adolescenza e miracolosamente rivivere sensazioni, pensieri e persino profumi o rumori che avete vissuto decenni addietro? Sembra quasi una macchina del tempo ed è la memoria a trasportarci.

La memoria a breve termine (cioè degli avvenimenti recenti) e quella a lungo termine (cioè degli avvenimenti più lontani nel tempo) sono due processi differenti fisiologicamente e biologicamente ed hanno anche scopi diversi. Immaginate se fosse l'esatto contrario: ci ricorderemmo perfettamente ogni piccolo gesto compiuto un mese fa e dimenticheremmo per sempre tutto ciò che ci è accaduto nella vita. Come faremmo a tramandare conoscenze, tradizioni e nozioni? I nostri nonni ci racconterebbero del pranzo di ieri (che noi ricordiamo bene come loro) e non avrebbero più memoria della loro infanzia. Sarebbe un disastro e non servirebbe a nulla.
Proprio per questo sembra che la memoria abbia due "sistemi" di conservazione dei ricordi e lo hanno confermato anche alcuni studi (come quelli di Suzanne Corkin): tutti noi abbiamo una memoria "fissa" che ricorda i visi, le persone ed i fatti ed una "plastica" che si occupa dei mestieri, delle arti e delle capacità (come nuotare o saltare).

Ma un sistema così perfetto può "tradirci"? Eccome! Spesso, più di quanto si possa immaginare. Persino quando siamo "sicuri" di ricordare qualcosa è bene conservare il dubbio. Esiste una frequente distorsione della memoria che ha un significato profondo, spesso affettivo ed emotivo.
Lo possiamo notare in tantissimi comportamenti osservabili in chi ci sta vicino e che è un uomo come noi. Quando ci manca una persona cara di lei si ricorderanno i bei momenti passati insieme, i lati più piacevoli del carattere, quasi si cancellano i diverbi, le incomprensioni, le caratteristiche meno piacevoli. Quando un anziano racconta un episodio della sua gioventù (per esempio legato ad un fatto di guerra) ogni particolare diventerà epico, eroico, fiabesco ed anche se egli racconta esattamente quello che ricorda, con molta probabilità ha modificato la storia per adattarla al proprio vissuto.
La nostra memoria non è un computer, potrebbe essere paragonata ad un cassetto con vari scompartimenti ed in ognuno di loro moltissimi oggetti conservati alla rinfusa, tanto disordine insomma ma tutto pronto a tornare utile al nostro scopo: sopravvivere.

Da diversi ricercatori è stata tentata anche una quantificazione di tipo "informatico" della memoria, in poche parole: se il cervello fosse un computer che potenza di memorizzazione avrebbe? Naturalmente si tratta di esperimenti (di attendibilità limitata) ma è stato calcolato che il cervello umano ha una capacità di memorizzazione di  circa 2 bit per secondo (da Landauer: Cognitive Science 10, 477-493, 1986) e durante tutta la vita si memorizzeranno 3-4 centinaia di megabyte, sono "pochissimi" se li paragoniamo alla capacità di un computer dei giorni nostri. La grande differenza con i computer è legata a ben altro e non alla memoria: il cervello umano si evolve, si autoistruisce, si adatta ed ha una memoria elastica, versatile e pratica.
Questo può confermarci come la memoria, da noi considerata un punto di forza della specie umana, possa essere invece uno dei punti deboli in quanto rinforzata da altri fattori: l'esperienza, l'istinto, la conoscenza.
Ma allora siamo, in fondo, degli smemorati? Non ricordiamo bene ciò che vediamo?
Questo dubbio può condizionare molti aspetti della vita quotidiana, alcuni molto delicati.

Quando sentiamo parlare di "testimone oculare" in occasione di un processo o di un avvenimento importante (o drammatico) ad esempio, si tratta davvero di prova inoppugnabile dell'esistenza di un fatto o persino la testimonianza precisa di una persona in buona fede può essere imprecisa o addirittura assolutamente inesatta?
È presto detto: è davvero molto difficile, quando non impossibile, che a distanza di tempo un essere umano ricordi tutti i particolari di una scena o di un avvenimento del quale è stato testimone, soprattutto quando il fatto non ha coinvolto il testimone in prima persona. Anche la presenza in un "luogo del delitto" infatti, con il tempo non è più garanzia di attendibilità, in buona fede infatti, la memoria inganna, trasforma, adatta i ricordi a quello che ci serve, a ciò che vogliamo ed è spesso proprio il desiderio di conservare un ricordo nitido a farci trasformare le immagini che immagazziniamo.
Ricordate la figura che ho inserito nell'ultimo articolo? Avevo raccomandato di guardarla bene. Il test prevede che non dobbiate guardarla più, fa parte del passato, di una scena alla quale avete partecipato ma che non si ripresenterà mai più ai vostri occhi.
Chi non l'avesse vista la vada a guardare (si trova in fondo all'articolo) e prosegua con questo test tra almeno 3 giorni e non prosegua con la lettura dell'articolo, chi l'ha vista provi a ricordarla senza andarla a riguardare, è un piccolo gioco, naturalmente.

Quanti di voi ricordano cosa rappresentava? E se facessi delle domande precise come ad un processo? Salvereste un innocente o lo mandereste direttamente in galera rovinandogli la vita?
Provo ad interrogarvi come testimoni?
Bene. Siamo al processo per la morte di Socrate. Sembra un suicidio ma c'è chi sospetta l'omicidio camuffato da autoavvelenamento. L'accusa è chiara: Socrate "fu suicidato" ma manca la prova. Voi eravate presenti alla scena, questo è assodato e quindi avete assistito all'avvenimento. Siete un testimone importante, davanti al giudice sarete tempestati di domande che servono a capire cosa possa essere successo quel giorno: voi c'eravate, avete visto, potete ricordare.

Giurate di dire la verità?
Bene, da voi dipende tutto il processo verso la verità quindi.
Vi chiedo allora:
  • Socrate era in piedi o seduto?
  • Oltre a lui ed ai suoi discepoli (e voi) c'era altra gente che ha assistito alla scena
  • Socrate ha bevuto il suo veleno o qualcuno lo ha aiutato a farlo?
  • Qualcuno aveva armi in mano?
  • Quante persone ricorda fossero con Socrate?
  • Secondo lei, dalla scena che ha avuto di fronte, Socrate si è ucciso o è stato ucciso?
  • Riconosce tra questi tre individui colui che avrebbe ucciso Socrate o lo avrebbe aiutato nel suicidio?



  • Socrate ha usato un bicchiere o una ciotola?
  • Socrate era ferito?
    • Quante donne erano presenti alla scena?
    • Com'era vestito Socrate o almeno di che colore era il vestito?

    Molto probabilmente pochissimi ricorderanno esattamente quello che avvenne e lo riporteranno così com'era in realtà.
    Il piccolo test serve a capire fino a che punto (ed in realtà lo sappiamo benissimo) un testimone oculare possa essere attendibile in un processo o nel riconoscere una scena, un malfattore, a ricordare particolari importanti, spesso dimenticati come quelli insignificanti, considerando soprattutto come da certe testimonianze dipenda a volte la vita di una persona. Vedremo quanti di voi (nei commenti) avranno risposto esattamente. Da voi dipende la giustizia nei confronti di Socrate e l'eventuale punizione di un colpevole, da voi quindi può dipendere la vita di un individuo. Eravate "presenti" alla scena, siete stati anche invitati a memorizzarla, cosa è successo nel frattempo alla vostra memoria?

    Tutto sommato comunque, visto di cosa è capace la nostra mente e cosa riesce a fare un insieme di cellule che pesa meno di 2 kg. possiamo ritenerci soddisfatti. L'importante è usare a fin di bene e non per forza perfettamente l'organo chiamato cervello.

    Alla prossima.

    Note:


    Grazie a verduz

    PS: Chiedo a chi mi invia messaggi di posta elettronica di avere tantissima pazienza, sono sommerso dalle mail e sono contemporaneamente molto impegnato ma cerco di rispondere (brevemente) a tutti. Grazie della comprensione. 

    giovedì 15 settembre 2011

    MedSpot: vaccini, orecchie, tarocchi ed altro.

    Una rassegna di notizie, aggiornamenti ed assurdità.

    Vaccinati vs non vaccinati

    E' uno dei dubbi nella discussione del nesso tra vaccinazioni e gravi malattie. Ne ho parlato a sufficienza e l'hanno fatto in molti prima di me. Questo nesso è smentito dalle evidenze e dalle innumerevoli ricerche in merito effettuate nonostante il fatto che i principali fautori di queste ipotesi avessero utilizzato argomenti fragili quando non fraudolenti (con il caso Wakefield-autismo su tutti) per supportare le loro tesi. Sono pochi gli studi che misurano i casi di autismo paragonando individui vaccinati e non sottoposti a vaccinazione. Il più noto ed accurato (già per la vastità del campione considerato) è uno studio danese che analizzando i dati di più di 537.000 bambini ha accertato che non vi è alcuna differenza di incidenza di autismo tra individui vaccinati e non vaccinati.
    Le motivazioni di questa scarsità di studi sono varie, la prima è che è molto difficile ottenere un campione attendibile e corposo (in Italia ad esempio è vaccinato quasi il 96% della popolazione residente) per fare un calcolo statistico definitivo. In più esistono motivi etici ed economici ma anche di realizzazione pratica (l'autismo è una problematica molto complessa che si manifesta anche parecchi anni dopo la nascita e con molte sfumature così come altre malattie ipotizzate dagli antivaccinisti) e ricca di fattori "confondenti". Uno degli argomenti più tipici degli antivaccinisti è la supposta pericolosità della vaccinazione perchè "stresserebbe" il sistema immunitario dei bambini (ma gli antivaccinisti non fanno caso al fatto che il sistema immunitario dei bambini è "sotto stress" già dal primo secondo di vita) causando diversi problemi, primo tra tutti le allergie ed in generale indebolendo gli individui vaccinati. L'ipotesi non ha basi scientifiche e non ha mai trovato conferma ma la mancanza di studi specifici ha dato modo di far spargere allarmismi da chi di questi allarmi ci vive, spesso con cure alternative truffaldine. Possiamo affermare comunque che in base alle ricerche finora effettuate non vi è alcuna evidenza (ma le evidenze anzi lo smentiscono) di un nesso tra vaccinazioni ed autismo.
    Ma la ricerca non si ferma e nuovi dati ci permettono di capire meglio il fenomeno. Non si tratta di studio definitivo e conclusivo, soprattutto perchè il campione era per forza di cose molto più corposo nel gruppo dei bambini vaccinati ma è una prima (ottima) notizia. Dei ricercatori tedeschi hanno calcolato la presenza di malattie, infezioni ed allergie (bronchiti, allergie, influenza e malattie gastrointestinali) in bambini ed adolescenti vaccinati o meno, paragonando i due gruppi. Hanno visto che fra i due gruppi non vi è alcuna differenza se non naturalmente una minore presenza nel gruppo vaccinato di malattie come la pertosse, la rosolia ed il morbillo, tre patologie prevenibili con la vaccinazione. Il campione è importante, più di 17.000 bambini ed adolescenti da 0 a 17 anni e gli autori dello studio hanno cercato di paragonare i due gruppi anche per quanto riguarda altre malattie, come le malattie cardiache, l'epilessia, l'ADHD (sindrome da iperattività) ed anche in questo caso nessuna differenza: i bambini vaccinati si ammalano come quelli non vaccinati. Nessuna differenza nemmeno riguardo l'età o il sesso dei bambini. In realtà in passato altri studi avevano evidenziato una mancanza di correlazione tra vaccinazione e malattie di tipo allergico (anzi, in molti studi si era notata una protezione nei confronti delle allergie in bambini vaccinati)  ma con un campione così numeroso la risposta è ancora più attendibile. Sono in corso altre ricerche ma va bene così, soprattutto per chi ogni tanto si lascia prendere dal panico leggendo i deliranti proclami antivaccinisti.
    Di questo studio ne hanno parlato anche altri blog.
    A proposito di studi sui vaccini (che sono sempre "graditi") segnalo che sono state pubblicate due ricerche relative all'ultimo vaccino anti influenzale per il ceppo H1N1, quello delle "polemiche".
    Il primo è relativo a dei casi di narcolessia che si erano presentati subito dopo la vaccinazione di bambini e adolescenti in Svezia. Lo studio ha evidenziato che il legame tra la vaccinazione ed i casi di narcolessia sembra essere reale con un caso ogni 15.000 vaccinazioni circa. Il dato è da valutare relativamente alla popolazione non a rischio (quindi bambini sani ad esempio) ed alla luce di questo dato la vaccinazione di bambini/adolescenti sani potrebbe essere ritenuta non vantaggiosa. Il rischio è aumentato solo per la classe di vaccinati dai 4 ai 19 anni. Il secondo studio è legato alla sindrome di Guillain-Barrè "spauracchio" che molti antivaccinisti agitano come conseguenza pericolosissima delle vaccinazioni. La ricerca ha mostrato che il vaccino anti influenzale H1N1 non aumenta il rischio di contrarre la malattia.
    Ma se non bastasse è stata cercata una correlazione tra le vaccinazioni più diffuse e le patologie più chiamate in causa quando si discute di vaccini.
    La ricerca ha revisionato più di 1000 studi sull'argomento ed ha concluso che i vaccini sono sicuri. In particolare sono esclusi collegamenti tra i seguenti vaccini e malattie:
    • MPR (morbillo-parotite-rosolia) autismo e diabete tipo 1
    • DTaP (difterite-tetano-pertosse) e diabete tipo 1
    • Vaccino anti influenzale e paralisi del nervo facciale (di Bell)
    • Vaccino anti influenzale e peggioramento di asma o malattie allergiche respiratorie in bambini ed adulti
    Mi sembra che possa bastare.

    La scienza che cammina e fa camminare

    Migliaia di persone non possono svolgere un'attività tanto semplice che ci sembra scontata: camminare. Per vari motivi (malattie congenite, neurologiche, traumi) la deambulazione è impossibile e questo comporta oltre ad innegabili problemi psicologici anche conseguenze fisiche non trascurabili. Vista la gravità del problema, come spesso abbiamo visto accadere, molti avvoltoi della salute si premurano di promettere guarigioni impossibili, miracoli mai avvenuti e cure ciarlatanesche. E' il caso dei trattamenti con cellule staminali e di improbabili terapie ascientifiche che di fronte a costi proibitivi illudono chi soffre. Ma mentre c'è chi sfrutta la sofferenza altrui, la scienza cammina nonostante tutto e riesce a far camminare anche chi non potrebbe. E' il caso di un 23enne, paraplegico in seguito ad un incidente stradale, costretto all'uso di una sedia a rotelle per gli spostamenti. La sperimentazione di una nuova metodica, la stimolazione epidurale (cioè direttamente all'interno delle membrane che ricoprono il midollo spinale) della colonna vertebrale, gli ha permesso di compiere i primi passi dopo quattro anni di immobilità e perdita quasi totale della sensibilità dal torace in giù. Il caso è descritto dall'autorevole rivista scientifica Lancet e spiega come l'inserimento di elettrodi (16 elettrodi impiantati direttamente all'interno della colonna vertebrale) che stimolano le zone di midollo spinale danneggiate abbiano consentito al ragazzo, che si chiama Rob, di reggersi in piedi da solo e di compiere alcuni movimenti delle gambe, ormai immobili da anni.


    L'osservazione secondaria è che questi movimenti e la stimolazione, possono ridurre l'atrofia muscolare, altro danno secondario alla paralisi. Ottimo passo avanti ma è bene sottolineare che gli stessi ricercatori che hanno realizzato l'esperimento sottolineano che questa non è una cura per le paralisi e che si tratta di studio pionieristico.

    Cosa ha detto Rob? Le sue parole sono state "quando mi sono alzato ero incredulo", beh, c'è da crederci.


    Un virus diventerà la cura per il cancro?

    La notizia è rimbalzata improvvisamente nei mezzi di informazione ma chi segue i progressi nella cura del cancro sapeva di questo tipo di ricerca. Un virus modificato geneticamente ha ottenuto ottimi risultati nella cura di alcuni tipi di cancro tra i più gravi.

    Uno dei limiti più grossi nelle attuali cure per il cancro è la difficoltà nel colpire esclusivamente le cellule malate: pur se difettose le cellule del tumore sono sempre cellule appartenenti all'organismo che si intende curare e preservare le cellule sane dagli effetti tossici delle terapie è da sempre una delle sfide più importanti dell'attuale ricerca medica. Bisogna quindi cercare qualcosa che si introduca solo nelle cellule neoplastiche, complicato, non c'è che dire. La ricerca ha quindi pensato ai virus trattandoli come "armi intelligenti": il virus infatti deve infettare una cellula per replicarsi e se si fosse riuscito ad indirizzarlo sulla cellula tumorale questa caratteristica poteva giungere utile per "veicolare" le terapie anticancro. L'idea originale non è recente, nel passato infatti sfruttare le caratteristiche dei virus e dei batteri è stato un campo di ricerca abbastanza battuto anche perchè si era osservato che alcune leucemie miglioravano subito dopo un'infezione virale naturale ma il limite più grande era quello che i virus non erano particolarmente selettivi, colpivano cioè le cellule tumorali ma facevano contemporaneamente ammalare gravemente l'uomo che spesso moriva delle complicazioni virali. Per questo motivo il filone di ricerca dedicato ai virus oncolitici (cioè che distruggono le cellule tumorali) conobbe una brusca battuta d'arresto. Vennero poi gli anni dell'ingegneria genetica: riuscire a modificare un virus rendendolo specifico per le cellule neoplastiche poteva rappresentare la svolta cercata negli anni.
    Selezionato un virus della famiglia dei Poxvirus (quella alla quale appartiene il virus del vaiolo) che si chiama JX-594, lo si è reso "oncolitico" (cioè capace di "distruggere" una cellula neoplastica tramite inattivazione di alcuni meccanismi fondamentali per la sua sopravvivenza) e capace di stimolare le difese immunitarie dell'individuo che viene "infettato" da questo virus. Sviluppato attorno al 2009 dopo i primi studi che mostravano come fosse plausibile l'idea del virus "distruttore di tumori", è stato protagonista di alcuni risultati prima incoraggianti poi sempre più entusiasmanti. Le caratteristiche del virus inoltre, sono ideali per il trattamento delle metastasi, altro grosso problema nella lotta al cancro. Anche sulla sicurezza e la mancanza di tossicità particolare c'era molto ottimismo: le campagne di vaccinazione contro il vaiolo non avevano mostrato particolari effetti collaterali legati alla somministrazione del vaccino.

    Si iniziò con i tumori del cervello. Sulle cavie i risultati erano incoraggianti, nella maggioranza dei casi i tumori rallentavano la loro crescita e prolungavano la sopravvivenza, l'effetto era velocissimo (4-5 giorni), gli effetti collaterali scarsissimi. Così anche nei primi esperimenti sull'uomo: su dieci pazienti valutabili alla fine dello studio, tre ebbero una risposta parziale (tumore diminuito almeno del 50%), un decesso e sei malattia stabile (tumore non aumentato di dimensioni).
    Poi è storia di questi mesi.
    Visti i primi risultati si inizia a testare l'eventuale pericolosità del virus, la via più vantaggiosa di somministrazione del virus, le dosi adatte, la tossicità e l'esatto meccanismo d'azione.
    Si scopre così che oltre a distruggere materialmente il tumore e stimolare le difese immunitarie locali, questo vaccino sfavorisce anche la crescita di vasi sanguigni nella zona da trattare (azione antiangiogenica). Gli effetti collaterali inoltre appaiono ancora banali: praticamente un'influenza per un paio di giorni.
    E' il momento di passare all'azione: qual'è il dosaggio più efficace?
    Vengono formati dei gruppi ad ognuno dei quali è somministrata una dose crescente di vaccino "antitumorale". Si tratta di pazienti non responsivi alle cure e che presentavano tumore ormai metastatizzato. Alla fine del test vengono effettuate delle biopsie per studiare i tessuti neoplastici e quelli sani dei pazienti.
    Nel gruppo che ha ricevuto la dose più alta (formato da 8 pazienti) nell'87% dei casi il virus si era diffuso solo nei tessuti tumorali evitando completamente quelli sani. Sei pazienti hanno presentato riduzione del tumore o stabilizzazione dello stesso.
    Effetti collaterali praticamente nulli. Nessuna guarigione, sia inteso, nè miracolo, ma come ha detto qualcuno commentando la notizia, si tratta di una "pietra miliare" nella lotta ai tumori.

    Lo studio che analizza questi risultati è pubblicato da Nature, una delle riviste scientifiche più importanti al mondo e la notizia viene ripresa dovunque.
    E' ancora presto per cantare vittoria e servono ulteriori studi, campioni più vasti ed approfondimenti ma qualcosa mi dice che questa potrebbe essere una strada ricca di successi.

    Omeopatia, tarocchi e malattie.

    Ok, ne abbiamo viste di tutti i colori ma i colori evidentemente non finiscono mai.
    Questa volta parlo di un medico svizzero che cura i suoi pazienti con l'omeopatia astrologica. Già, il massimo dell'irragionevolezza. Più che stregoneria potrei definirlo un delirio perchè questo signore non si limita a "curare" insonnia ed ansia con i granuli di zucchero omeopatici ma pubblicizza le sue cure anche per il cancro. Cura i tumori (ma anche altro, naturalmente, come la sclerosi multipla) con l'omeopatia e somministra i suoi prodotti secondo il segno zodiacale dell'ammalato, la sua data di nascita e l'ascendente. Se poi tra un giro di carte ed un granulo omeopatico mettiamo in mezzo anche le teorie di Hamer, completiamo il quadro:
    le malattie, tramite i loro sintomi, sono un linguaggio pefetto (sic) della nostra psiche. Ogni sintomo rivela un conflitto interiore non risolto e/o non riconosciuto.
    Questo lo dice il geniale medico omeopata (non faccio il nome per non pubblicizzarlo).
    Ma vediamo cosa cura il dottore con l'omeopatia, in quanto egli stesso elenca una serie di "casi clinici" (naturalmente senza alcun riferimento, sembra una lista di un supermercato):
    Le polmoniti:
    Bambina di 1 anno e 2 mesi (nel 2001) che presenta febbre, tosse, con un infiltrato su tutto il polmone dx, quindi POLMONITE ACUTA DESTRA. Somministrazione omeopatica con conseguente guarigione completa dopo 4-5 giorni.
    I tumori cerebrali:
    Bambina di 1 anno e 3 mesi (nel 2008) che presenta un TUMORE CEREBRALE AL LOBO TEMPORALE SINISTRO di mezzo cm, accertato con risonanza magnetica. I medici valutavano un intervento chirurgico, ma prima i genitori decidono di provare con una cura omeopatica. Dopo un mese di terapia si ripete la risonanza magnetica: il tumore è scomparso. In seguito continuato con la cura omeopatica e la paziente non ha più presentato disturbi.
    I disturbi di carattere dei gatti:
    Nel 2007 vedo un gatto di una mia amica che era gravemente aggressivo: aveva aggredito pericolosamente più volte diverse persone quando entravano in casa. Erano già stati provati vari psicofarmaci per sedarlo. Dopo 2 dosi del rimedio omeopatico è diventato un altro gatto, incredibilmente più calmo e d'allora non ha più aggredito nessuno.
    E tanto altro ancora.
    Ma se l'omeopatia per il cancro già da sola lascia sbigottiti è bene sbigottirsi di più con la medicina astrologica, dice il dottore:
    Oggigiorno ci sono ancora pregiudizi rispetto la scienza astrologica, sia perché se ne ha una conoscenza errata, sia perché la cosiddetta scienza ufficiale non si esprime positivamente al riguardo.

    Capito? Troppi pregiudizi nei confronti dell'astrologia (umh, non dicono lo stesso gli omeopati?), il dottore sa che con i segni zodiacali e con l'analisi dei pianeti si fanno diagnosi e terapia:
    Nell'era della risonanza magnetica e della tomografia ad emissioni di positroni (PET) pensare all'astrologia come metodo diagnostico potrebbe sembrare ridicolo. Invece permette non minori informazioni! Soprattutto dà la possibilità di capire quali sono i punti deboli del corpo, prima ancora che vi sia malattia, aiutando di conseguenza un lavoro preventivo, anche perché dà l'oppurtunità di sapere in quali momenti è più probabile che subentri la patologia (momenti critici).
    Ed anche qui qualche esempio di casi clinici, un problema alla laringe, il dottore fa il "tema natale" e via di oroscopo e malattie:
    La tiroide, secondo la medicina psico-energetica, è legata al chakra laringeo, quindi alla propria auto-espressione.
    Nel tema vediamo molto bene la causa e la dinamica del conflitto a questo livello.
    La paziente è ascendente acquario, il cui reggente è saturno, che si trova nei gemelli, nella quarta casa. Questo indica il conflitto ideologico che può manifestarsi nel nucleo familiare, dove facilmente può sentirsi stretta o non compresa. Per lei le parole e la comunicazione sono molto importanti. Inoltre essendo ascendente acquario ha bisogno di esprimersi in maniera completamente libera, indipendente e secondo schemi non ortodossi.
    Certo, ci sarà sempre qualche omeopata che prenderà le distanze da questo collega definendolo "poco serio", il problema però si pone perchè l'omeopatia e l'astrologia hanno le stesse basi scientifiche (cioè non ne hanno) e definire "poco serio" un omeopata "astrologico" suona malissimo sulla bocca di un omeopata "normale" dato che, fino a prova contraria, omeopatia ed astrologia sono la stessa cosa, mi aspetto per esempio che un omeopata "serio" mi spieghi la differenza tra queste due pseudoscienze, ne possiamo discutere se vuole.
    Stupirsi davanti a tutto ciò non serve a nulla, informare che c'è certa gente in giro sì. Occhio ai tarocchi quindi.

    Illusione ottica

    Non so se conoscete l'illusione della "ballerina", una sagoma che ruota e che chi guarda può percepire come rotazione verso destra o verso sinistra. L'illusione è affascinante ma è difficile far cambiare la "direzione" della rotazione a comando.

    L'illusione della "ballerina" (cliccare sull'immagine)
    Non è semplice eh?
    L'illusione funziona perchè la sagoma non ha punti di riferimento (non si vedono il volto, l'ombelico o gli occhi) e quindi sarà il nostro cervello ad elaborare la direzione che più gli sembra evidente. Qualcuno ha provato a segnare delle linee di riferimento sulla sagoma ed affiancare le due figure, il risultato è stupefacente, riusciamo a controllare la direzione di rotazione quando vogliamo perchè, guardando le sagome con i riferimenti il nostro cervello impara a riconoscere anche quella senza...non ci credete?
    Provate a guardare la sagoma al centro, quella "classica" senza riferimenti. Poi date uno sguardo a sinistra e riguardate la sagoma al centro, girerà in senso orario. Guardate a destra e di nuovo la sagoma al centro: girerà in senso antiorario, provate anche alternando velocemente, quando il cervello acquisisce un dato non è facile fargli cambiare idea, in questo caso il cervello "capisce" il meccanismo dell'illusione e la svela...

    L'illusione con i punti di riferimento (cliccare sull'immagine)

    Candele ed orecchie

    Conoscete o avete mai sentito parlare di "candelette" per liberare le orecchie dai "tappi di cerume"?
    E' un metodo che sembra avere origini antichissime, i Maya, gli Egizi ed altri popoli antichi ne facevano uso. Quando un accumulo di detriti auricolari ostruisce il canale auricolare provocando vari disturbi (calo dell'udito, dolori, fastidio) è opportuno rimuovere con tecniche opportune ciò che si è accumulato. Una credenza senza alcuna base scientifica vorrebbe che l'uso di piccoli coni appoggiati al canale auricolare ed ai quali viene dato fuoco (all'estremità libera) libererebbero, grazie al calore, da questi accumuli sciogliendoli. I residui poi sarebbero pure visibili all'interno del cono.
    In realtà non vi è nessuna plausibilità in questo tipo di operazione.
    Prima di tutto il calore sprigionato dai coni (lievissimo o sarebbe molto fastidioso) non è sufficiente a "sciogliere" gli accumuli. Secondariamente anche se ne fosse capace questi residui resterebbero sul posto e non vengono risucchiati nel cono stesso (qualcuno spiega questo "miracolo" con una sorta di corrente d'aria che aspira il materiale rimosso ma qualcuno ha misurato queste "pressioni" ed in realtà non esistono).
    Analizzando il cono in effetti è spesso visibile una sorta di materiale grasso che molti scambiano per il risultato dell'intervento sull'orecchio.
    Esistono diversi modi di applicazione dei coni, alcuni molto semplici altri "esagerati" (accompagnati da massaggi, musica, profumi...) e qualche azienda produttrice di questi aggeggi ha pensato di andare oltre la pretesa di rimuovere gli accumuli auricolari affermando di poter intervenire sulla psiche del soggetto che li usa e di guarire svariate malattie (sinusiti, cefalee, infezioni, vertigini, stress...).

    Cera contenuta nel cono, sciolta ed incollata al timpano

    Come detto però questi "coni" non hanno alcuna utilità (non solo per le guarigioni miracolose ma nemmeno per la rimozione dei "tappi di cerume"), non hanno come detto un meccanismo d'azione spiegabile e le prove alle quali sono stati sottoposti hanno dimostrato l'assoluta inadeguadezza degli stessi a svolgere la funzione per la quale sono venduti. Il materiale "ceroso" che si rinviene alla fine dell'operazione è proprio cera che ricopre la superficie interna del cono e non ha nessuna attinenza con i detriti auricolari che si intendono rimuovere.
    Vi è però l'altra faccia della medaglia. In rari casi (ma descritti anche in letteratura scientifica) il cono può provocare danni lievi e persino molto seri. Sono descritte perforazioni timpaniche, infezioni, infiammazioni, perdita di udito, alcuni casi di danno temporaneo o permanente perchè la cera dal cono scivola fino al timpano (il colmo, succede il contrario di quello che promettono i coni, invece di liberare il canale auricolare lo ostruiscono) ed ustioni.
    Per concludere, i coni auricolari non hanno alcuna base scientifica, non rimuovono "tappi di cerume" e possono essere molto pericolosi. Occhi aperti, anzi, orecchie chiuse (ai coni)!

    Arriviamo ad una notizia "tranquillizzante".

    L'associazione tedesca medici cattolici propone una cura omeopatica per "curare gli omosessuali". Gero Winkelmann, medico tedesco, naturopata ed omeopata propone sedute di psicoterapia ed una terapia omeopatica per "curare" chi ne facesse richiesta dal suo stato di omosessuale.
    Grandioso.
    Stiano tranquilli comunque gli omosessuali: una cura che non è cura per una malattia che non è malattia. Una sciocchezza bella e buona quindi.
    Io però, al posto del medico tedesco mi farei definire "medico omopata" e non omeopata e per ricordare alle multinazionali omeopatiche che Davide e Golia può trasformarsi da leggenda a realtà, visti gli ultimi avvenimenti, è bene far presente una notizia che in Italia non è mai arrivata. Negli Stati Uniti è in corso (da circa un anno) una class action (cioè un'azione legale di gruppo) contro Boiron la più grande multinazionale di prodotti omeopatici che secondo i denunzianti è colpevole di pubblicità ingannevole e di vendere prodotti anti influenza inefficaci.

    Infine un test che si concluderà nel prossimo articolo. Guardate bene questa immagine, siete nella stanza del quadro che ipotizziamo sia una situazione reale e state assistendo alla scena. Guardatela bene. Il test prevede che non dobbiate salvare l'immagine, prendere appunti o cercare su Google, guardatela bene e basta.


    Jacques Louis David - The Death of Socrates (1787)

    Alla prossima. 

    Grazie a: Epsilon74, SDJ, FS e M.

    venerdì 9 settembre 2011

    11 settembre 2011

    Non c'è bisogno di un ulteriore articolo sugli avvenimenti dell'11 settembre 2001, gli attentati che causarono il crollo di tre grattacieli a New York, danni al Pentagono e la distruzione di un ulteriore aereo, ricorre il loro decimo anniversario e la rete è piena di commenti interessanti e commemorativi.
    Ma c'è un aspetto che pochissimi conoscono o considerano relativamente a quel dramma: le vittime indirette del crollo. La nube sprigionatasi dalla distruzione delle torri gemelle, l'aspetto psicologico, il dramma, il lutto, la paura e ciò che può succedere a chi vive in prima persona una tragedia a dir poco incredibile.
    La rivista The Lancet (probabilmente la pubblicazione scientifica più importante e prestigiosa al mondo) ha pubblicato alcuni report interessanti che riguardano proprio i danni subiti a lungo e breve termine da chi è stato esposto alle conseguenze del crollo delle torri. Si analizzano in maniera particolare le situazioni dei soccorritori, pompieri soprattutto ma anche volontari e gente che si trovava quel giorno in quel posto.
    I risultati probabilmente sono meno drammatici di quanto qualcuno sospettava ma fanno capire come la tragedia di un giorno memorabile non si sia limitata a quelle ore ma prosegue fino ad oggi e forse anche nei prossimi anni.
    La cosa che personalmente mi resta addosso è il pensiero che un giorno come un altro, migliaia di persone (negli Stati Uniti era appena iniziata una nuova giornata) sono uscite da casa, hanno salutato e si sono recate come ogni giorno al lavoro o a sbrigare una commissione. Qualcosa di incredibile e di inimmaginabile ha deciso di porre fine alle loro storie in maniera immediata, repentina, senza alcuna spiegazione logica. Nessun incidente né errore, semplicemente terrore che piomba dal cielo.
    I numeri e le considerazioni ci fanno ripiombare in un giorno a dir poco da incubo quindi e che tutti ricorderemo con immenso dolore e dispiacere.

    Nella tragedia delle torri gemelle morirono 2753 persone e molte altre non furono mai identificate né contate nel tragico bilancio finale. Negli ospedali fu il caos. Molti furono costretti ad autodiagnosticare il loro problema per fare spazio a chi era più grave.
    La mortalità ospedaliera di quel giorno fu sovrapponibile a quella già registrata in occasione di altri grandi eventi sanitari nonostante il caos ed il disorientamento rendevano le stutture al limite del collasso.
    Ma oltre ai morti ed ai feriti di quel giorno, migliaia di persone furono esposte ai fumi, alle polveri ed ai detriti causati dal crollo delle due enormi torri.
    Cosa è successo? Quelle polveri hanno causato danni?
    C'è chi ancora oggi subisce conseguenze da quell'attacco terroristico?
    Una raccolta di interessanti articoli pieni di dati ci permette di conoscere le cifre meno note della tragedia.
    In un primo articolo si sottolineano i decessi ed il rischio di decesso correlato all'esposizione dei detriti conseguenti al crollo delle torri gemelle, si studia se questo rischio è diverso tra soccorritori ed abitanti del quartiere e si confrontano altri dati.
    Hannah Jordan ha studiato i decessi registrati dal 2003 al 2009 tra coloro che prestarono soccorso in quei giorni e lavorarono al WTC dopo il disastro. Si vide che su 13337 addetti al salvataggio ed al recupero morirono 156 persone e che ne morirono 634 su 28593 individui non collegati con le operazioni di soccorso e recupero. Questi dati sono paragonabili ai decessi nei gruppi di controllo (individui senza alcun collegamento con gli avvenimenti dell'11/9).
    I tassi di decesso non dipendono dal tipo di esposizione ai detriti (fumo, polvere, fuoco), dal tempo e dal punto di esposizione né dal momento di arrivo sul posto.
    E' stato registrato un aumento di decessi nel gruppo non di soccorso con esposizione alta ed intermedia ai danni del crollo (per esempio gli abitanti della zona, gli scolari e le maestre delle scuole in zona), in particolare vi è un aumento dei decessi per malattie cardiovascolari.


    Un secondo articolo riassume gli studi che hanno analizzato i disturbi più comunemente accusati dai soccorritori e dai cittadini che vivevano o lavoravano nelle zona del WTC. I dati parlano chiaro.
    Sono stati studiati 27499 lavoratori o collaboratori che hanno agito direttamente in loco. Su questo campione sono stati analizzati i dati di 9 anni e si è scoperto che di essi il 27,6% soffre d'asma, il 42,3% di sinusite, il 41,8% di anomalie agli esami diagnostici respiratori (spirometria).
    Gli agenti di polizia di New York presentano un tasso di depressione del 7,0% e disturbi post traumatici da stress nel 9,3%.
    Si è notata una correlazione "dose-tempo", maggiore cioè il tempo di esposizione e la vicinanza con i detriti, maggiore l'incidenza di disturbi.
    Lo studio fa due precisazioni molto corrette: i dati sono da leggere con molta cautela. I soggetti sono studiati ma non possono conoscersi tutti i fattori "confondenti" (di cosa soffrivano prima? Erano predisposti? Erano già malati?) e quindi i risultati sono relativi al monitoraggio successivo alla tragedia. Il secondo punto è che 10 anni possono essere pochi per scoprire tutti i problemi sanitari degli individui coinvolti nelle operazioni di soccorso post-evento.
    Per questo si sottolinea l'importanza di effettuare un monitoraggio continuo. Di sicuro, ribadiscono gli autori, i problemi di salute legati al crollo del WTC esistono, possono essere molto seri e meritano grossa attenzione.

    Non immaginate quanti studi si sono concentrati sulle conseguenze fisiche e psicologiche derivanti dagli attentati di New York, sono centinaia, probabilmente l'evento storico più studiato dalla medicina. Sono studi che servono anche ad affrontare eventuali altre gravi emergenze non solo logisticamente ma anche psicologicamente, tanto che ormai il caso 11 settembre 2001 è il simbolo di come si affronta un'emergenza, di cosa fare, non fare e di come organizzarsi.

    Le problematiche sanitarie scaturite dopo l'11/9 non sono infatti un argomento affrontato recentemente, si evidenziò già pochi mesi dopo la tragedia che erano tanti tra i soccorritori e la popolazione di New York coloro che presentavano disturbi che con molta probabilità erano legati all'evento. Si notò anche un aumento di depressione e di abuso di sostanze stupefacenti e persino dei pensieri suicidi, negli adulti e negli adolescenti. Inquietante ciò che si osservò in donne in gravidanza che si trovavano dentro o nei pressi del WTC nel giorno dell'attentato: raddoppiarono i casi di ritardo di crescita fetale. Questo fenomeno fu collegato all'inalazione di particelle piccolissime, le stesse che formavano la tristemente nota "nebbia" che si formò dopo il crollo delle torri: questo fenomeno in gravidanza è tipico delle madri fumatrici.
    I casi di bronchite, asma ed infezioni polmonari aumentarono per qualche anno.
    Hanno studiato anche l'incidenza di cancro nei vigili del fuoco esposti alle polveri delle torri crollate e si è notato un modesto aumento (263 casi nei pompieri contro i 238 attesi per la popolazione generale) dei casi di cancro ma gli autori dello studio avvertono che i risultati possono essere stati condizionati da svariati fattori e non sono quindi conclusivi.
    La polvere del WTC era fortemente alcalina, con un pH tra 9 e 11 e già per la cute un pH del genere può essere molto irritante. Si è calcolato che probabilmente si assisterà anche ad un aumento dei casi di tumore polmonare (mesotelioma).
    La "nube" di polvere conteneva soprattutto (circa il 95% del suo contenuto) particelle grossolane (non nanometriche) composte da cemento, vetro, asbesto, piombo, idrocarburi e diossina. Particelle di carburante d'aereo erano numerosissime subito dopo gli attentati e diminuirono con le ore.
     I primi soccorritori soffrirono per mesi di tosse, rinite, catarro e molti di loro sono ancora oggi sofferenti di bronchite. Dai risultati dei vari report si può trarre quindi una prima conclusione: il danno maggiore è dovuto all'enorme quantità di polveri e detriti sviluppatesi con il crollo delle torri gemelle. Le polveri hanno causato principalmente problemi polmonari di gravità lieve e media. I tumori non sono aumentati in maniera significativa, aumentate all'inizio significativamente poi diminuite, le problematiche psicologiche e psichiatriche. Un cenno a parte a tutte le persone coinvolte direttamente nei crolli (detriti caduti addosso, incidenti durante la fuga, incidenti stradali...), sono infatti centinaia i "reduci" dell'undici settembre 2001 che ancora oggi soffrono per i danni riportati quel giorno. Traumi fisici, alcuni irreversibili, sono rilevabili in pompieri, soccorritori e cittadini comuni.


    Come si può vedere quindi la tragedia non si è limitata a ciò che abbiamo visto ma a molto altro ed anche per questo la gente che per professione o per altruismo si è lanciata in soccorso di chi aveva bisogno è da ammirare fortemente.
    Questi studi sono importanti anche perchè collegati alle numerose richieste di indennizzo moltiplicatesi negli anni da parte di persone coinvolte a vario titolo negli attentati del 2001, la distanza tra noi e gli USA non ci permette di comprendere pienamente un fenomeno che condiziona anche economicamente oltre che dal punto di vista sanitario, sociale e psicologico un'intera nazione.
    Gli altri articoli di Lancet sono meritevoli perchè analizzano anche ciò che successe dopo quel maledetto giorno e non solo negli Stati Uniti (è un aspetto che noi occidentali spesso non valutiamo). Le guerre, le missioni militari e le loro conseguenze tra i soldati ed i civili, ulteriori vittime di quella tragica giornata. E' interessante ad esempio un report sull'attuale situazione sanitaria dell'Iraq, praticamente al collasso, con personale medico che emigra per trovare lavoro e strutture assolutamente inadeguate. L'aspettativa di vita di un iracheno oggi è di 58 anni e muoiono più di 4 bambini ogni 100 entro i cinque anni. Credo che questo faccia capire il dramma che vivono le popolazioni di quel paese.


    Nelle pagine di Lancet ulteriori articoli molto interessanti, uno dei quali cerca di inquadrare la psicologia, le motivazioni e le considerazioni sugli attacchi suicidi: qual è il loro significato? A cosa sono dovuti? Si possono evitare?

    L'articolo afferma che la prima motivazione del suicida è quella economica: sono pagati per farlo. Individui in gravi difficoltà economica o con importanti debiti familiari sono i più motivati a compiere un attacco suicida. Altre spinte emotive possono derivare dal senso di ingiustizia e sconfitta che in alcune aree del nostro pianeta sono strumentalizzate e sfruttate da capipopolo e dittatori.
    L'attacco suicida, considerato un'arma primitiva e poco raffinata in realtà è particolarmente efficace (ed a New York purtroppo questo si è dimostrato del tutto vero) e poco costosa, si pensi che da marzo 2003 a dicembre 2010 in Iraq sono stati registrati 1003 attacchi suicidi che hanno provocato 12284 morti.
    Dal punto di vista ideologico e politico l'attacco suicida incoraggia la popolazione (che si sente rappresentata dagli attentatori) ed è idealizzato come un atto eroico.
    Come si prevengono?
    Praticamente impossibile, troppo complessi ed imprevedibili.

    Torno con la mente a quel giorno e non posso non rivolgere un pensiero alle vittime del disastro ed ai loro famigliari.

    Alla prossima.

    venerdì 2 settembre 2011

    Quello che i ciarlatani non dicono...(III parte)

    Slogan di molte cure alternative: "meglio morire senza soffrire che avvelenati dalla chemioterapia" e questo slogan in genere si accompagna all'elenco degli effetti collaterali della chemioterapia e della chirurgia.
    Considerando che affidarsi a cure alternative non ha alcun effetto terapeutico antitumorale ed equivale quindi a "non fare nulla", chi non sa (per fortuna) cosa voglia dire avere un tumore potrebbe pensare che "non far nulla" sia meglio di far qualcosa che ha degli effetti collaterali.
    Non è così.
    Non ha nessun senso logico lasciare un cancro al suo destino provando poi ad eliminarlo chirurgicamente e proprio per questo le terapie alternative sono intrinsecamente pericolose: fanno perdere tempo prezioso inutilmente, impediscono la sopravvivenza o la accorciano.
    Soffrire di tumore purtroppo non è una bella avventura e quando discutiamo di questa malattia non dimentichiamo mai che si tratta di una malattia mortale. Esistono tumori che lasciati crescere indisturbati avanzano e progrediscono in maniera impressionante. Ho visto tumori di 2 centimetri misurarne 6 dopo una settimana, crescevano quasi a vista d'occhio e questo fenomeno è descritto anche in letteratura.
    Per visualizzare il terribile potere di una cellula tumorale si guardi questo video. Sono state accelerate le immagini ottenute osservando al microscopio la crescita di cellule di un tumore mammario nel periodo di tre giorni. In soli 3 (!) giorni è accaduto questo (notare come verso la fine le cellule si "ammassano" una con l'altra, fenomeno tipico della cellula tumorale):




    Proviamo ad immaginare cosa può accadere tralasciando una malattia o perdendo tempo con inutili intrugli.

    Non è assolutamente vero come qualcuno vuol far credere che "non fare nulla" faccia star meglio, anzi, persino perdere pochi giorni dietro le scemenze della medicina truffaldina è spesso una condanna a morte.

    In generale, chemioterapia e terapie antitumorali, hanno raggiunto risultati buoni, da migliorare ma buoni e soprattutto ogni anno si assiste ad un piccolo passo avanti nelle statistiche di sopravvivenza. Le strade da esplorare sono tante e dovranno essere necessariamente intraprese. Nella cura dei tumori, con le armi attuali, non sarà possibile fare passi da gigante, la chirurgia, la chemio e la radio non possono migliorare più di tanto (i princìpi che le giustificano lasciano pensare che siamo arrivati quasi al massimo delle loro potenzialità) e quindi ci aspettiamo qualcosa di nuovo ma che sia logico, giustificato, provato. Il futuro è probabilmente legato alle terapie genetiche o a qualsiasi cosa che blocchi l'attività delle cellule neoplastiche in maniera mirata e questi obiettivi si raggiungono solo con la ricerca, né con il caso né improvvisando quindi.
    Se da un lato abbiamo fatto passi da gigante quindi (non dimentichiamo mai che il cancro è una malattia incurabile e quindi anche una sola vita salvata è un miracolo scientifico) dobbiamo insistere e non perdere tempo anche se probabilmente la cura assoluta per il cancro non si troverà mai. Questo è un punto sul quale i ciarlatani insistono (bluffando) continuamente. Affermare che la medicina non riesce a curare tutti i tumori, viene detto per sottolineare un fallimento quando si potrebbe obiettare che essendo il cancro una malattia incurabile e mortale, già poche vite salvate sono un successo ed una vittoria della medicina e quando oggi riusciamo a salvare più di "qualche vita" non possiamo essere pessimisti e non si può lasciare terreno libero all'avanzare di sciocchezze alternative ed inefficaci.

    Intanto facciamo quello che l'uomo è capace di fare, attendere il miracolo è inutile, lottare è indispensabile ed è l'unica maniera di ottenere risultati.

    "Fare qualcosa", curarsi quindi, non è MAI sbagliato.
    Si è visto ad esempio che donne con tumori mammari non curati arrivano ad una sopravvivenza a 5 anni del 18,4% contro gli oltre 80% dei casi trattati.
    Un tumore al polmone iniziale (stadio I) operato entro un mese, ha una sopravvivenza del 93% dopo 12 anni (si può definire guarigione...?) mentre se non trattato (operato) dopo lo stesso periodo la sopravvivenza è dello 0% (zero) e la sopravvivenza media è di circa un anno e mezzo!


    Una sopravvivenza al tumore al colon di oltre il 50% a 5 anni dalla diagnosi è una sconfitta? Il fatto che oggi dal tumore mammario dopo 5 anni siano vive l'85% delle donne colpite è un insuccesso?
    E' invece assolutamente evidente che chi utilizza medicine alternative al posto della medicina è condannato senza speranza. Lo hanno pure studiato recentemente all'università di Portland. Hanno seguito 61 pazienti con cancro mammario che si sono affidati a cure alternative rifiutando la terapia standard. Divisi in due gruppi, e con un follow up medio di circa 5 anni (54 mesi), in quello che ha rifiutato o posticipato l'intervento chirurgico (26 persone) il 96,25% ha avuto progressione della malattia con decesso nel 50% dei casi, nel gruppo che ha rifiutato la terapia adiuvante (cioè la chemio e/o la radioterapia) l'86,2% ha avuto progressione della malattia ed il 20% è deceduto. Ricordo che la sopravvivenza a 5 anni da tumore mammario trattato con la medicina è attorno all'85%. I dati quindi parlano chiaro.
    Ma ci sono stati progressi nella cura del cancro?
    Sì, tanti, la chirurgia è sostanzialmente rimasta invariata mentre le terapie mediche si sono raffinate e potenziate. Un esempio può essere quello del cancro mammario oggi vera sfida dell'oncologia, mieteva vittime negli anni passati mentre oggi è curabile e fa sopravvivere tante donne.
    Nel 1975 morivano di tumore mammario 48 donne ogni 100.000 e la percentuale crebbe di poco fino al 1990 (49 donne su 100.000), dopo soli 10 anni, nel 2000, con l'uso dello screening e della chemioterapia, siamo arrivati a 38 donne ogni 100.000. Dieci donne salvate ogni 100.000 in più in soli 10 anni. Nel 1975 le donne che si erano sottoposte a chemioterapia erano lo 0% (zero per cento), oggi sono l'80% e per uno studio il merito di questo miglioramento è diviso a metà tra la diagnosi precoce e la chemioterapia.

    Qualche ostinato potrebbe obiettare che lo studio sia troppo ottimista e che il merito dell'aumento della sopravvivenza sia soprattutto dovuto alla diagnosi precoce. Come spiega allora il caso dei tumori dell'infanzia (per i quali la diagnosi precoce non esiste) che in 40 anni (dal 1960 ad oggi) hanno visto un miglioramento della sopravvivenza incredibile, praticamente decuplicata (non solo non esiste lo screening ma in molti di questi la cura è solo la chemioterapia)? Chi è nato nel 1965 o nel 1970, se avesse contratto un cancro subito dopo la nascita non avrebbe avuto praticamente nessuna possibilità di sopravvivenza. Così per i tumori del cervello, dal 37% del 1966 al 71% del 2005. La chiamiamo sconfitta della medicina?

    Sopravvivenza dalla leucemia dal 1966 al 2005. La leucemia si cura solo con chemioterapici

    Negli anni 60 meno di tre bambini su 10 sopravviveva dal cancro, oggi ne sopravvivono nove su 10.
    Mi rivolgo a qualche genitore che è convinto dell'inutilità della chemioterapia: oggi se vostro figlio ha la chance di sopravvivere lo deve quasi esclusivamente alla chemio, non alle pozioni magiche.
    L'alternativa inoltre, non esiste. Non c'è "sopravvivenza" perché non c'è cura efficace oltre a quelle conosciute.

    Questo i ciarlatani ve lo dicono?
    No. Vi diranno sempre che la chemioterapia non serve a nulla, che è solo tossica e che è molto meglio non fare nulla anche se "sotto sotto" la loro cura alternativa è efficacissima. Sono bugie che non potranno mai dimostrare. Le cure alternative non curano nessuno, provate il contrario.
    Perchè lo fanno? Ne abbiamo discusso ripetutamente: denaro, ricerca di fama, mitomania. Avvoltoi insomma.

    La classica storia delle statistiche, l'avete mai sentita?

    Vi dirà la persona in malafede: le statistiche sono manipolate!
    Questo presupporrebbe il solito complotto perché io medico che so che statisticamente dal cancro mammario sopravvivono l'87% delle donne, se fosse "tutto manipolato" le vedrei morire nel 100% dei casi e starei a guardare e questa "complicità" nella manipolazione coinvolgerebbe tutti i medici del mondo: plausibile, non c'è che dire.
    Le statistiche invece sono pubbliche ed alla luce del sole ed i medici le vivono tutti i giorni.
    C'è anche un giochetto utilizzato spesso come "prova" della manipolazione. "Non è vero che l''87% delle donne con tumore mammario guariscono perché se muoiono a 5 anni ed un giorno resti nei casi guariti e quindi le statistiche sono falsate". E' tutto un imbroglio quindi.

    Beh, anche qui la verità è stata capovolta a proprio uso e consumo.
    Le statistiche in oncologia devono dare dei numeri, dei riferimenti.
    Si scelgono degli "end point" cioè si devono stabilire dei punti fermi o non avremmo riferimenti sui quali basarci per studiare o fare confronti.
    Quando è giusto dire che si è "guariti"?
    Dopo 5 anni? 10? Trenta? Prima o poi moriremo ed è bene quindi, proprio per darci dei punti fermi, stabilire delle scadenze.
    Le famose statistiche a cinque anni dell'oncologia, non riguardano le "guarigioni", ma i "sopravvissuti".
    I mumeri cioè ci dicono proprio quello che leggiamo e servono a darci una misura della realtà.
    Se a cinque anni sopravvive il 5% dei malati di una determinata malattia sapremo che probabilmente la prognosi sarà infausta, se al contrario ne sopravvivono 90 su cento probabilmente la prognosi è ottima.
    Quei numeri non vogliono dire altro e c'è poco da falsificare: sono dei riferimenti statistici appunto.

    Tutti questi artifici logici e tecnici hanno un solo scopo: demolire la medicina.
    E se la medicina è inefficace, la chemioterapia uccide, i medici sono assassini anche frasi stupide come "meglio morire in salute che di chemioterapia" hanno il loro posto nelle deliranti discussioni dei ciarlatani.

    Sono sciocchezze, provengono da gente che non riesce a guardare la realtà e deve trovare necessariamente un colpevole per ogni avvenimento umano.
    Anche la terapia chemioterapica palliativa ha almeno lo scopo di diminuire le sofferenze, i dolori, la morte per sfinimento.

    ...e vi diranno anche che il dottor Pinco Pallino o la signora Vattelapesca hanno decine di casi di guarigione dal tumore ottenuti con il loro metodo. Lo ripeteranno centinaia a volte, fino a quando qualcuno sparge la notizia come "accertata", vera. Il passaparola, il "si dice" è da sempre il miglior mezzo di propaganda.
    L'omeopata non vi dirà mai che il suo metodo di "cura" non ha mai dimostrato di funzionare esattamente come farà il pranoterapeuta o il mago con il pendolino, ci girerà attorno, parlerà di "energie", vibrazioni e flussi, esattamente come fa il guaritore filippino. Sono giochi di prestigio, stregonerie, roba da saltimbanchi.
    I casi di "guarigione" dei guaritori che ho studiato fino ad oggi esistono solo sulla carta perché ad un'analisi (a volte anche superficiale) non sono veri, mai. Stupefacenti i casi con i "testimoni", si tratta semplicemente di pubblicità come quella che vende prodotti dimagranti (inefficaci) o numeri per il gioco del lotto (che non hanno alcun fondamento).
    I testimoni sono tutti pagati? Attori?
    Non sempre. Si tratta spesso di vittime della truffa, di gente convinta di essere stata guarita quando in realtà lo era già stata dalla medicina o non aveva più la malattia. Vittime esse stesse di un'illusione. Nel caso della folle Nuova Medicina Germanica di Hamer per esempio molte delle "malattie incurabili" dei "guariti" erano state diagnosticate dagli stessi medici aderenti ai gruppi hameriani ed in realtà non avevano nessun tumore e dopo la "cura" venivano arbitrariamente giudicati "guariti". Quelli che davvero lo avevano sono purtroppo deceduti. In altri casi (come nel cosiddetto "metodo Di Bella") i pazienti avevano già effettuato altre cure o erano stati operati ma questo risalta solo studiando bene il caso, chi lo pubblicizza "sminuisce" ogni intervento e cura concentrando l'attenzione sul metodo alternativo. Oppure si annunciano "successi" che non ci sono (per esempio un miglioramento dei valori ematici viene considerato "successo della terapia" quando il tumore è in realtà in progressione).

    In alcuni casi i pazienti sono indotti a considerarsi guariti quando in realtà non è così. Un paziente che utilizzava integratori vitaminici (cura Nacci) per curare un melanoma su un pollice ha visto progredire la malattia in maniera tanto aggressiva che è stata necessaria l'amputazione di metà della mano, pollice, due ulteriori dita e parte di altre ossa (in ospedale, naturalmente). Il poveretto ha poi scritto al suo guaritore dichiarandosi grato per averlo guarito.

    I "naturopati" fanno prescrizioni, danno consigli, convinti che "male non possono fare" eppure in questi mesi ne abbiamo visti di casi drammatici per la superficialità di incompetenti. Eppure al mondo esiste gente morta perché un "naturopata" leggendo uno studio scientifico ed interpretandolo male, ha commesso un errore.

    Nel 1987 Ryan Pitzer di due mesi, fu ucciso da un arresto cardiaco perché i suoi genitori, dopo aver letto un libro di un "naturopata", gli avevano somministrato del cloruro di potassio endovena. Per il naturopata, il potassio endovena era ottimo per le coliche addominali, così aveva capito leggendo uno studio del 1956.
    In questo studio si notava che in bambini con le coliche vi erano bassi livelli di potassio e si concludeva che la reintegrazione poteva migliorare i sintomi.
    Il naturopata però non aveva letto che in bambini disidratati, quella sostanza era molto pericolosa.
    Così nel suo libro scrisse che bastava iniettare cloruro di potassio a bimbi con le coliche per farli stare meglio. Quei genitori lo fecero ed uccisero il loro bambino. Semplice quanto tragico.
    Quello stesso libro ridusse in fin di vita un altro bambino i cui genitori fecero la stessa cosa fatta a Ryan e causò un'anemia gravissima ad un altro che fu nutrito per 6 anni con acqua e latte di capra, come recitava il libro intitolato "Let's have healthy children" (Come avere bimbi in salute), vendutissimo.


    Come vendutissimo è il libro di "naturopatia" che ha convinto una donna italiana a curare il suo tumore mammario con le foglie di cavolo, ridotta in uno stato gravissimo si è rivolta all'ambulatorio di fitoterapia di un ASL toscana. Non c'è da stupirsi, ricordate il "naturopata" (in realtà ex croupier, poi commerciante di integratori) italiano che consigliava la ricotta sul tumore di un'altra donna? Il mondo da sempre è fatto da furbi ed ingenui, senza i secondi non esisterebbero i primi

    Anche questo i ciarlatani non ve lo dicono, sparano a zero sulla medicina e si ergono a santoni della salute, a guaritori umili ma preparati: hanno scoperto i segreti della vita, sanno cosa succede e da chi guardarsi, quando i primi che devono essere evitati sono proprio loro.
    Qualsiasi cosa ci stupisca quindi, un'informazione, una notizia, un caso eclatante è bene approfondirla seriamente. Come con una cartina tornasole, i fatti non devono essere plausibili ma verificabili, misurabili.
    Le affermazioni devono rispecchiare la realtà, non soltanto "sembrare" credibili.
    Vi dicono che una cura guarisce? Chiedetene la prova certa.

    Ma per capire meglio cosa può significare affidarsi alla medicina, rifiutando le cure dei ciarlatani, lascio parlare chi ce l'ha fatta, con determinazione ma ce l'ha fatta, chiudo così la serie dedicata ai ciarlatani con la testimonianza di chi deve la sua guarigione alla capacità di mandare quei ciarlatani a cercare vittime da un'altra parte.

    Mi ha scritto una lettrice del blog dai suoi esordi:
    [...] ho avuto il cancro anzi i cancri. Quando la sfiga ce l'ha con te hai poco da fare per evitarla. Da piccola una leucemia curata con la chemioterapia. I miei genitori si sono letteralmente svenati per me, hanno venduto la casa per curarmi. Quando ero piccola non ti curavano nell'ospedale sotto casa ma dovevi stare per mesi in una regione lontanissima. Nel mio caso si abitava in paese e solo raggiungere la città era un vero viaggio.
    Sono guarita, perfettamente, ma la sfiga ha voluto che mi venisse un altro tumore: al colon.
    Operata, chemio e radioterapia. Ora sto bene, 21 anni dopo, 21 e mezzo per la precisione.
    I miei genitori erano persone colte, istruite ma istruite davvero, con lo studio, i libri, con sacrificio. Figlio di contadini papà e figlia di impiegato e casalinga mamma. Anche a loro sono arrivate tantissime proposte "magiche" persino da parenti. Giuravano di guarire i tumori e tutte le malattie con le loro ricette misteriose, erbe, decotti, uno con l'imposizione delle mani e tutti avevano guarito decine di persone. Nel mio piccolo paese, rifiutare la cura alternativa o la preghiera del parroco era una follia, un atto di insubordinazione, una disubbidienza sociale ma a me interessava vivere ed ai miei interessava una figlia guarita, non morta con la benedizione del paese. Un paio di quelli che si curavano con gli intrugli sono morti giurando di stare meglio, qualcuno di nascosto andava dai medici (non si sa mai vero?). Una è morta urlando di dolore ma continuava a chiedere la tisana di erbe che le aveva preparato la fattucchiera del paese che nulla aveva fatto fino a quel momento. Io no. Io mi sono curata con la chemio. Ho vomitato, ho perso i capelli e non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto. Anche l'acqua era di sapore orribile, era tutto orribile. Ma mi sono curata. E sono viva.
    Perché i miei genitori erano persone serie. [...] Mio padre si arrabbiava tantissimo quando arrivava la zia con la nuova ricetta contro il cancro. "Per chi ci hanno preso per dei poveri idioti ?". I miei genitori avevano ragione. Hanno avuto ragione pienamente.
    Grazie alla chemio ho riavuto la vita, un figlio, un marito, ho viaggiato, amato, pianto, ho sofferto ed ho gioito. Ricordo benissimo i giorni di sofferenza ed i dolori, li ricordo uno per uno ma ricordo pure quegli sciamani che mi trattavano con distacco appena gli dicevamo che di loro non ci importava nulla, che per noi erano solo cialtroni, ricordo la loro rabbia, il diprezzo per noi che non li adulavamo al contrario delle comari ignoranti del paese.
    Guardo con distacco questi santoni, con superiorità perché da me non meritano nemmeno considerazione, tanto sono di bassa lega, imbroglioni, ciarlatani e bugiardi [...]. Li odio ed il mio odio traspare dalle mie parole, li odio perchè in quei giorni ognuno aveva la sua ricetta "infallibile" per guarire, mi ronzavano attorno come mosche sul miele appiccicoso e dopo i convenevoli chiedevano soldi, niente altro che soldi.
    Tutta questa gentaglia che illude il prossimo proponendogli miracoli irrealizzabili dovrebbe vergognarsi. Ma cosa crede che siamo tutti pronti ad abboccare, pensano di aver a che fare con degli idioti senza testa? Per un ingenuo che trovano ce ne sono cento che non si lasceranno fregare da questi truffatori. Nemmeno la persona più disperata, se colta ed informata, cadrà mai in quelle trappole. E' un'offesa solo pensarlo. Offendono le persone perbene e colte. Per questo bisogna lavorare sull'informazione, informare, raccontare.[...] io sono viva grazie non  alla cultura dei miei genitori ma alla loro educazione e civiltà, per loro affidarmi ad un ciarlatano sarebbe stata una mancanza di rispetto nei miei confronti, avrebbe significato sacrificarmi sull'altare della superstizione e per loro che non appendevano aglio alla porta come facevano le mie zie ed i miei vicini questo era un valore fondamentale, un segno di civiltà, fierezza e dignità, loro chiamavano quei ciarlatani "gli stregoni" e li evitavano come la peste, dicevano che erano roba per muli, non per esseri umani e spero che altri abbiano la mia fortuna di non lasciarsi convincere da questi esseri diabolici, sono solo degli stregoni...(continua con ringraziamenti, messaggio modificato con il permesso dell'autrice per rispettare l'anonimato e per privacy)...

    L'unica risposta alle deliranti teorie alternative ed al loro tentativo di demolire le conquiste della medicina è una sola:

     
    Aumento della sopravvivenza da tumore dal 1971 al 2001. Tutti i tumori (escluso pancreas e polmoni) hanno ottenuto un aumento drastico della sopravvivenza, in alcuni casi eccezionale (seno, testicolo, melanoma, linfomi, leucemie). Da notare che nello stesso periodo di tempo le tecniche chirurgiche sono rimaste praticamente invariate.
    Dagli anni '70 ad oggi le cure per tutti i tumori (tranne quelli al pancreas e polmoni) hanno ottenuto un miglioramento evidente e deciso della sopravvivenza: nessuna cura alternativa nè pozione è stata mai capace di guarire un solo malato. Sono i numeri che parlano, il resto sono solo chiacchiere da mercato.

    Alla prossima.

    Grazie a D.S. e A.M.G.
    La prima parte dell'articolo è qui, la seconda qui.