Il nostro occhio seleziona ciò che vuole vedere, in genere è ciò che serve o che ci colpisce. Un particolare poco importante o "consueto" sarà visto dall'occhio ma il suo ricordo passerà in secondo piano. È una caratteristica dei nostri organi di senso. Se il cervello umano dovesse conservare nella memoria superficiale tutte le informazioni che percepisce istante dopo istante probabilmente dopo pochi mesi andremmo in "overflow", in una sorta cioè di eccesso di informazioni che non ci consentirebbe di sopravvivere. Manteniamo ciò che usiamo e questo vuol dire tenere in un cassetto le informazioni che non ci servono nell'immediato ma che possono servire in futuro. Ma la memoria è plastica, si adatta alle situazioni, si modifica secondo la nostra cultura, l'ambiente che ci circonda ed il nostro vissuto, proprio perché non è un freddo elenco di avvenimenti ma un modo per apprendere ed utilizzare gli strumenti che l'ambiente ci offre per la nostra sopravvivenza. L'odore di un frutto sarà percepito in un modo da noi esseri moderni ed abitanti di città, in un altro da un nostro antenato che viveva nelle foreste e la frutta la cercava per sopravvivere. Questo succede, come dicevo, anche per gli altri sensi.
Provate a prendere una moneta da 1 euro e tenetela sul dorso della mano rivolgendolo verso l'alto. Probabilmente riuscite a percepirne la presenza e persino il peso. Questo perché i recettori tattili presenti nel dorso della mano hanno trasformato la sensazione in un'informazione: abbiamo un oggetto metallico rotondeggiante sopra la mano. Con un po' di esperienza e con il tempo potremmo riuscire a distinguere una moneta da un euro da una da 20 centesimi senza guardarla, soltanto tenendola in mano ed è ciò che succede quando cerchiamo una moneta nella tasca dei pantaloni e la "tocchiamo" per capire il suo valore senza vederla. Se avete ancora l'euro sulla mano, molto probabilmente non state più avvertendo né la sua presenza né il suo peso. Questo perché i recettori si sono "abituati" alla sua presenza, hanno fornito l'informazione che ci era necessaria ed ora risparmiano energia: non ci serve più sapere dell'esistenza della moneta, l'abbiamo già saputo. È un meccanismo fisiologico e tipico dell'organismo, persino la percezione del nostro corpo è regolata da recettori specifici. Pensateci: in questo momento, sapete dov'è il vostro piede anche senza vederlo. Come mai? Perché esistono dei "propriocettori", dei piccoli meccanismi che sono regolati dal sistema nervoso centrale e distribuiti in tutto il nostro corpo, sia "internamente" (nei muscoli, negli organi) che "in superficie", (sulla cute, nelle mucose). Come facciamo a capire (senza guardarci attorno) se siamo sdraiati o in posizione eretta? E come percepiamo "il vento" nonostante questo non si veda? Proprio grazie ai recettori sparsi nel nostro corpo che ci permettono di interagire con il mondo circostante e così da vivere adattandoci alle condizioni dell'ambiente. La sensazione di caldo o di freddo è regolata da recettori sensibili alla temperatura: immaginate se non ci rendessimo conto della temperatura che ci circonda, l'uomo probabilmente si estinguerebbe, vivremmo in luoghi con temperature estreme ed invivibili senza rendercene conto e quindi non potremmo sopravvivere. Ma questo stupefacente ed incredibile sistema di percezione può sbagliare. Si tratta anche in questo caso di errori dovuti quasi sempre alla selezione delle informazioni che ci riguardano e che interessano la nostra sopravvivenza. Le illusioni ottiche ad esempio traggono in inganno il cervello (che regola ciò che percepiamo tramite la vista). Lo stesso fenomeno è utilizzato dai prestigiatori: si muovono davanti ai nostri occhi ma ci fanno percepire ciò che vogliono loro non ciò che crediamo di percepire. Una persona che subisce l'amputazione di un arto, avvertirà per molto tempo (a volte per sempre) la presenza dell'arto che non esiste più (si chiama "arto fantasma") arrivando persino a sentire dolore nella parte mancante. Questo perché siamo programmati per una condizione di "normalità" e non sfruttiamo tutte le informazioni che ci vengono fornite dall'ambiente ma solo quelle che ci interessano o che "convengono" alla nostra sopravvivenza. Ciò che percepiamo non è necessariamente reale ma spesso è "utile".
Perché quando usciamo dall'acqua dopo un bagno sentiamo più freddo rispetto a prima di fare il bagno? Perché l'acqua che bagna il corpo disperde maggiormente il calore e quindi anche se la temperatura esterna è identica a prima noi la percepiamo molto più bassa. Questa sensazione ci serve per capire che siamo bagnati, che il nostro corpo sta meglio fuori dall'acqua e che conviene asciugarci. Siamo continuamente ingannati dall'ambiente ma a noi non interessa perché il nostro scopo è di proseguire a vivere ed un inganno "inoffensivo" cambierà le nostre abitudini solo per migliorarle.
Gli inganni a carico degli organi di senso sono comuni anche nei confronti della memoria. Perché ci ricordiamo una canzone di 20 anni fa e non il pranzo di ieri?
Perché i piccoli ricordi non ci interessano e non hanno valore ai fini biologici mentre una canzone che per noi è stata importante (per motivi affettivi, personali, perché è significativa) resta conservata per sempre nei meandri del nostro cervello. Perché la canzone sì ed il pranzo no? In realtà anche il pranzo di ieri resterà conservato "in memoria" per un po' di tempo ma vista l'importanza relativa dell'informazione prima o poi qualcosa prenderà il suo posto, magari il prossimo pranzo e non riporteremo mai più "in superficie" quel ricordo che così resterà per sempre sepolto. La canzone invece, vista la sua "importanza", sarà riportata periodicamente in vita dai nostri pensieri e così non rischia mai di venire sepolta da miliardi e miliardi di altre "piccole" informazioni.
Non vi capita mai di risentire una canzone della vostra adolescenza e miracolosamente rivivere sensazioni, pensieri e persino profumi o rumori che avete vissuto decenni addietro? Sembra quasi una macchina del tempo ed è la memoria a trasportarci.
La memoria a breve termine (cioè degli avvenimenti recenti) e quella a lungo termine (cioè degli avvenimenti più lontani nel tempo) sono due processi differenti fisiologicamente e biologicamente ed hanno anche scopi diversi. Immaginate se fosse l'esatto contrario: ci ricorderemmo perfettamente ogni piccolo gesto compiuto un mese fa e dimenticheremmo per sempre tutto ciò che ci è accaduto nella vita. Come faremmo a tramandare conoscenze, tradizioni e nozioni? I nostri nonni ci racconterebbero del pranzo di ieri (che noi ricordiamo bene come loro) e non avrebbero più memoria della loro infanzia. Sarebbe un disastro e non servirebbe a nulla.
Proprio per questo sembra che la memoria abbia due "sistemi" di conservazione dei ricordi e lo hanno confermato anche alcuni studi (come quelli di Suzanne Corkin): tutti noi abbiamo una memoria "fissa" che ricorda i visi, le persone ed i fatti ed una "plastica" che si occupa dei mestieri, delle arti e delle capacità (come nuotare o saltare).
Ma un sistema così perfetto può "tradirci"? Eccome! Spesso, più di quanto si possa immaginare. Persino quando siamo "sicuri" di ricordare qualcosa è bene conservare il dubbio. Esiste una frequente distorsione della memoria che ha un significato profondo, spesso affettivo ed emotivo.
Lo possiamo notare in tantissimi comportamenti osservabili in chi ci sta vicino e che è un uomo come noi. Quando ci manca una persona cara di lei si ricorderanno i bei momenti passati insieme, i lati più piacevoli del carattere, quasi si cancellano i diverbi, le incomprensioni, le caratteristiche meno piacevoli. Quando un anziano racconta un episodio della sua gioventù (per esempio legato ad un fatto di guerra) ogni particolare diventerà epico, eroico, fiabesco ed anche se egli racconta esattamente quello che ricorda, con molta probabilità ha modificato la storia per adattarla al proprio vissuto.
La nostra memoria non è un computer, potrebbe essere paragonata ad un cassetto con vari scompartimenti ed in ognuno di loro moltissimi oggetti conservati alla rinfusa, tanto disordine insomma ma tutto pronto a tornare utile al nostro scopo: sopravvivere.
Da diversi ricercatori è stata tentata anche una quantificazione di tipo "informatico" della memoria, in poche parole: se il cervello fosse un computer che potenza di memorizzazione avrebbe? Naturalmente si tratta di esperimenti (di attendibilità limitata) ma è stato calcolato che il cervello umano ha una capacità di memorizzazione di circa 2 bit per secondo (da Landauer: Cognitive Science 10, 477-493, 1986) e durante tutta la vita si memorizzeranno 3-4 centinaia di megabyte, sono "pochissimi" se li paragoniamo alla capacità di un computer dei giorni nostri. La grande differenza con i computer è legata a ben altro e non alla memoria: il cervello umano si evolve, si autoistruisce, si adatta ed ha una memoria elastica, versatile e pratica.
Questo può confermarci come la memoria, da noi considerata un punto di forza della specie umana, possa essere invece uno dei punti deboli in quanto rinforzata da altri fattori: l'esperienza, l'istinto, la conoscenza.
Ma allora siamo, in fondo, degli smemorati? Non ricordiamo bene ciò che vediamo?
Questo dubbio può condizionare molti aspetti della vita quotidiana, alcuni molto delicati.
Provate a prendere una moneta da 1 euro e tenetela sul dorso della mano rivolgendolo verso l'alto. Probabilmente riuscite a percepirne la presenza e persino il peso. Questo perché i recettori tattili presenti nel dorso della mano hanno trasformato la sensazione in un'informazione: abbiamo un oggetto metallico rotondeggiante sopra la mano. Con un po' di esperienza e con il tempo potremmo riuscire a distinguere una moneta da un euro da una da 20 centesimi senza guardarla, soltanto tenendola in mano ed è ciò che succede quando cerchiamo una moneta nella tasca dei pantaloni e la "tocchiamo" per capire il suo valore senza vederla. Se avete ancora l'euro sulla mano, molto probabilmente non state più avvertendo né la sua presenza né il suo peso. Questo perché i recettori si sono "abituati" alla sua presenza, hanno fornito l'informazione che ci era necessaria ed ora risparmiano energia: non ci serve più sapere dell'esistenza della moneta, l'abbiamo già saputo. È un meccanismo fisiologico e tipico dell'organismo, persino la percezione del nostro corpo è regolata da recettori specifici. Pensateci: in questo momento, sapete dov'è il vostro piede anche senza vederlo. Come mai? Perché esistono dei "propriocettori", dei piccoli meccanismi che sono regolati dal sistema nervoso centrale e distribuiti in tutto il nostro corpo, sia "internamente" (nei muscoli, negli organi) che "in superficie", (sulla cute, nelle mucose). Come facciamo a capire (senza guardarci attorno) se siamo sdraiati o in posizione eretta? E come percepiamo "il vento" nonostante questo non si veda? Proprio grazie ai recettori sparsi nel nostro corpo che ci permettono di interagire con il mondo circostante e così da vivere adattandoci alle condizioni dell'ambiente. La sensazione di caldo o di freddo è regolata da recettori sensibili alla temperatura: immaginate se non ci rendessimo conto della temperatura che ci circonda, l'uomo probabilmente si estinguerebbe, vivremmo in luoghi con temperature estreme ed invivibili senza rendercene conto e quindi non potremmo sopravvivere. Ma questo stupefacente ed incredibile sistema di percezione può sbagliare. Si tratta anche in questo caso di errori dovuti quasi sempre alla selezione delle informazioni che ci riguardano e che interessano la nostra sopravvivenza. Le illusioni ottiche ad esempio traggono in inganno il cervello (che regola ciò che percepiamo tramite la vista). Lo stesso fenomeno è utilizzato dai prestigiatori: si muovono davanti ai nostri occhi ma ci fanno percepire ciò che vogliono loro non ciò che crediamo di percepire. Una persona che subisce l'amputazione di un arto, avvertirà per molto tempo (a volte per sempre) la presenza dell'arto che non esiste più (si chiama "arto fantasma") arrivando persino a sentire dolore nella parte mancante. Questo perché siamo programmati per una condizione di "normalità" e non sfruttiamo tutte le informazioni che ci vengono fornite dall'ambiente ma solo quelle che ci interessano o che "convengono" alla nostra sopravvivenza. Ciò che percepiamo non è necessariamente reale ma spesso è "utile".
Perché quando usciamo dall'acqua dopo un bagno sentiamo più freddo rispetto a prima di fare il bagno? Perché l'acqua che bagna il corpo disperde maggiormente il calore e quindi anche se la temperatura esterna è identica a prima noi la percepiamo molto più bassa. Questa sensazione ci serve per capire che siamo bagnati, che il nostro corpo sta meglio fuori dall'acqua e che conviene asciugarci. Siamo continuamente ingannati dall'ambiente ma a noi non interessa perché il nostro scopo è di proseguire a vivere ed un inganno "inoffensivo" cambierà le nostre abitudini solo per migliorarle.
Guardando la croce al centro il nostro occhio percepirà una pallina verde che ruota quando in realtà non esiste |
Gli inganni a carico degli organi di senso sono comuni anche nei confronti della memoria. Perché ci ricordiamo una canzone di 20 anni fa e non il pranzo di ieri?
Perché i piccoli ricordi non ci interessano e non hanno valore ai fini biologici mentre una canzone che per noi è stata importante (per motivi affettivi, personali, perché è significativa) resta conservata per sempre nei meandri del nostro cervello. Perché la canzone sì ed il pranzo no? In realtà anche il pranzo di ieri resterà conservato "in memoria" per un po' di tempo ma vista l'importanza relativa dell'informazione prima o poi qualcosa prenderà il suo posto, magari il prossimo pranzo e non riporteremo mai più "in superficie" quel ricordo che così resterà per sempre sepolto. La canzone invece, vista la sua "importanza", sarà riportata periodicamente in vita dai nostri pensieri e così non rischia mai di venire sepolta da miliardi e miliardi di altre "piccole" informazioni.
Non vi capita mai di risentire una canzone della vostra adolescenza e miracolosamente rivivere sensazioni, pensieri e persino profumi o rumori che avete vissuto decenni addietro? Sembra quasi una macchina del tempo ed è la memoria a trasportarci.
La memoria a breve termine (cioè degli avvenimenti recenti) e quella a lungo termine (cioè degli avvenimenti più lontani nel tempo) sono due processi differenti fisiologicamente e biologicamente ed hanno anche scopi diversi. Immaginate se fosse l'esatto contrario: ci ricorderemmo perfettamente ogni piccolo gesto compiuto un mese fa e dimenticheremmo per sempre tutto ciò che ci è accaduto nella vita. Come faremmo a tramandare conoscenze, tradizioni e nozioni? I nostri nonni ci racconterebbero del pranzo di ieri (che noi ricordiamo bene come loro) e non avrebbero più memoria della loro infanzia. Sarebbe un disastro e non servirebbe a nulla.
Proprio per questo sembra che la memoria abbia due "sistemi" di conservazione dei ricordi e lo hanno confermato anche alcuni studi (come quelli di Suzanne Corkin): tutti noi abbiamo una memoria "fissa" che ricorda i visi, le persone ed i fatti ed una "plastica" che si occupa dei mestieri, delle arti e delle capacità (come nuotare o saltare).
Ma un sistema così perfetto può "tradirci"? Eccome! Spesso, più di quanto si possa immaginare. Persino quando siamo "sicuri" di ricordare qualcosa è bene conservare il dubbio. Esiste una frequente distorsione della memoria che ha un significato profondo, spesso affettivo ed emotivo.
Lo possiamo notare in tantissimi comportamenti osservabili in chi ci sta vicino e che è un uomo come noi. Quando ci manca una persona cara di lei si ricorderanno i bei momenti passati insieme, i lati più piacevoli del carattere, quasi si cancellano i diverbi, le incomprensioni, le caratteristiche meno piacevoli. Quando un anziano racconta un episodio della sua gioventù (per esempio legato ad un fatto di guerra) ogni particolare diventerà epico, eroico, fiabesco ed anche se egli racconta esattamente quello che ricorda, con molta probabilità ha modificato la storia per adattarla al proprio vissuto.
La nostra memoria non è un computer, potrebbe essere paragonata ad un cassetto con vari scompartimenti ed in ognuno di loro moltissimi oggetti conservati alla rinfusa, tanto disordine insomma ma tutto pronto a tornare utile al nostro scopo: sopravvivere.
Da diversi ricercatori è stata tentata anche una quantificazione di tipo "informatico" della memoria, in poche parole: se il cervello fosse un computer che potenza di memorizzazione avrebbe? Naturalmente si tratta di esperimenti (di attendibilità limitata) ma è stato calcolato che il cervello umano ha una capacità di memorizzazione di circa 2 bit per secondo (da Landauer: Cognitive Science 10, 477-493, 1986) e durante tutta la vita si memorizzeranno 3-4 centinaia di megabyte, sono "pochissimi" se li paragoniamo alla capacità di un computer dei giorni nostri. La grande differenza con i computer è legata a ben altro e non alla memoria: il cervello umano si evolve, si autoistruisce, si adatta ed ha una memoria elastica, versatile e pratica.
Questo può confermarci come la memoria, da noi considerata un punto di forza della specie umana, possa essere invece uno dei punti deboli in quanto rinforzata da altri fattori: l'esperienza, l'istinto, la conoscenza.
Ma allora siamo, in fondo, degli smemorati? Non ricordiamo bene ciò che vediamo?
Questo dubbio può condizionare molti aspetti della vita quotidiana, alcuni molto delicati.
Quando sentiamo parlare di "testimone oculare" in occasione di un processo o di un avvenimento importante (o drammatico) ad esempio, si tratta davvero di prova inoppugnabile dell'esistenza di un fatto o persino la testimonianza precisa di una persona in buona fede può essere imprecisa o addirittura assolutamente inesatta?
È presto detto: è davvero molto difficile, quando non impossibile, che a distanza di tempo un essere umano ricordi tutti i particolari di una scena o di un avvenimento del quale è stato testimone, soprattutto quando il fatto non ha coinvolto il testimone in prima persona. Anche la presenza in un "luogo del delitto" infatti, con il tempo non è più garanzia di attendibilità, in buona fede infatti, la memoria inganna, trasforma, adatta i ricordi a quello che ci serve, a ciò che vogliamo ed è spesso proprio il desiderio di conservare un ricordo nitido a farci trasformare le immagini che immagazziniamo.
Ricordate la figura che ho inserito nell'ultimo articolo? Avevo raccomandato di guardarla bene. Il test prevede che non dobbiate guardarla più, fa parte del passato, di una scena alla quale avete partecipato ma che non si ripresenterà mai più ai vostri occhi.
Chi non l'avesse vista la vada a guardare (si trova in fondo all'articolo) e prosegua con questo test tra almeno 3 giorni e non prosegua con la lettura dell'articolo, chi l'ha vista provi a ricordarla senza andarla a riguardare, è un piccolo gioco, naturalmente.
Quanti di voi ricordano cosa rappresentava? E se facessi delle domande precise come ad un processo? Salvereste un innocente o lo mandereste direttamente in galera rovinandogli la vita?
Chi non l'avesse vista la vada a guardare (si trova in fondo all'articolo) e prosegua con questo test tra almeno 3 giorni e non prosegua con la lettura dell'articolo, chi l'ha vista provi a ricordarla senza andarla a riguardare, è un piccolo gioco, naturalmente.
Quanti di voi ricordano cosa rappresentava? E se facessi delle domande precise come ad un processo? Salvereste un innocente o lo mandereste direttamente in galera rovinandogli la vita?
Provo ad interrogarvi come testimoni?
Bene. Siamo al processo per la morte di Socrate. Sembra un suicidio ma c'è chi sospetta l'omicidio camuffato da autoavvelenamento. L'accusa è chiara: Socrate "fu suicidato" ma manca la prova. Voi eravate presenti alla scena, questo è assodato e quindi avete assistito all'avvenimento. Siete un testimone importante, davanti al giudice sarete tempestati di domande che servono a capire cosa possa essere successo quel giorno: voi c'eravate, avete visto, potete ricordare.
Giurate di dire la verità?
Bene, da voi dipende tutto il processo verso la verità quindi.
Giurate di dire la verità?
Bene, da voi dipende tutto il processo verso la verità quindi.
Vi chiedo allora:
- Socrate era in piedi o seduto?
- Oltre a lui ed ai suoi discepoli (e voi) c'era altra gente che ha assistito alla scena
- Socrate ha bevuto il suo veleno o qualcuno lo ha aiutato a farlo?
- Qualcuno aveva armi in mano?
- Quante persone ricorda fossero con Socrate?
- Secondo lei, dalla scena che ha avuto di fronte, Socrate si è ucciso o è stato ucciso?
- Riconosce tra questi tre individui colui che avrebbe ucciso Socrate o lo avrebbe aiutato nel suicidio?
- Socrate ha usato un bicchiere o una ciotola?
- Socrate era ferito?
- Quante donne erano presenti alla scena?
- Com'era vestito Socrate o almeno di che colore era il vestito?
Molto probabilmente pochissimi ricorderanno esattamente quello che avvenne e lo riporteranno così com'era in realtà.
Il piccolo test serve a capire fino a che punto (ed in realtà lo sappiamo benissimo) un testimone oculare possa essere attendibile in un processo o nel riconoscere una scena, un malfattore, a ricordare particolari importanti, spesso dimenticati come quelli insignificanti, considerando soprattutto come da certe testimonianze dipenda a volte la vita di una persona. Vedremo quanti di voi (nei commenti) avranno risposto esattamente. Da voi dipende la giustizia nei confronti di Socrate e l'eventuale punizione di un colpevole, da voi quindi può dipendere la vita di un individuo. Eravate "presenti" alla scena, siete stati anche invitati a memorizzarla, cosa è successo nel frattempo alla vostra memoria?
Tutto sommato comunque, visto di cosa è capace la nostra mente e cosa riesce a fare un insieme di cellule che pesa meno di 2 kg. possiamo ritenerci soddisfatti. L'importante è usare a fin di bene e non per forza perfettamente l'organo chiamato cervello.
Alla prossima.
Note:
Grazie a verduz
PS: Chiedo a chi mi invia messaggi di posta elettronica di avere tantissima pazienza, sono sommerso dalle mail e sono contemporaneamente molto impegnato ma cerco di rispondere (brevemente) a tutti. Grazie della comprensione.
Tutto sommato comunque, visto di cosa è capace la nostra mente e cosa riesce a fare un insieme di cellule che pesa meno di 2 kg. possiamo ritenerci soddisfatti. L'importante è usare a fin di bene e non per forza perfettamente l'organo chiamato cervello.
Alla prossima.
Note:
Grazie a verduz
PS: Chiedo a chi mi invia messaggi di posta elettronica di avere tantissima pazienza, sono sommerso dalle mail e sono contemporaneamente molto impegnato ma cerco di rispondere (brevemente) a tutti. Grazie della comprensione.