sabato 23 luglio 2011

Un prodotto omeopatico funziona come un medicinale. Che non funziona.

Non so se ricordate l'articolo che scrissi qualche tempo fa su uno studio italiano (definito da qualcuno "rivoluzionario") che avrebbe dimostrato come l'efficacia ansiolitica di un rimedio omeopatico fosse simile a quella di un ansiolitico classico...beh, affrontai gli argomenti di quello studio con molta ironia criticandone contenuti e risultati ma l'autore, un professore universitario italiano che realizza studi su prodotti omeopatici (questo era finanziato dalla Boiron) non la prese bene intimandomi addirittura di chiedergli scusa (immagino per aver osato ironizzare sull'acqua magica). In realtà questo studio è l'ennesimo di una lunghissima serie di ricerche interessanti in teoria ma assolutamente inutili in pratica che si sforzano in tutti i modi di dimostrare reale una pratica che non è mai stata dimostrata come corretta.

Il concetto, espresso dal Edzard Ernst (omeopata e docente di medicine complementari in un'università inglese), è quello che gli omeopati perdono solo tempo ad inseguire improbabili effetti del nulla se prima non riescono in qualsiasi modo a dimostrare che quel nulla esiste. A quel punto, visto che il professore autore dello studio sui topolini omeopatici probabilmente non conosce i meccanismi di un blog, ho preferito trasferire la discussione sul campo più opportuno e scrissi le mie considerazioni sul caso su un commento che inviai direttamente alla rivista scientifica che aveva ospitato il lavoro omeopatico dell'affabile prof.
In quello studio dei topolini erano stati sottoposti ad uno stress (con macchinari specifici): ad un gruppo fu somministrato un ansiolitico (quindi un farmaco che riduce l'ansia) classico (si chiama Buspirone) ad un altro un ansiolitico omeopatico (il Gelsemium).
Lo studio concludeva che il prodotto omeopatico aveva ridotto l'ansia come l'ansiolitico standard e questo significava che l'omeopatico funzionava come il farmaco. Lo studio secondo me era strutturato male (scritto bene sicuramente, ma metodologicamente scadente) e vi ho trovato tantissime lacune.
L'analisi statistica (complicata da studiare ma mi sono fatto aiutare) è molto "larga", si tende cioè a commettere il più classico degli errori nella ricerca: adattare le conclusioni di uno studio alle proprie ipotesi.

Alcune obiezioni le posso riassumere (non mi dilungo nei singoli elementi o diventerei più prolisso di quanto sono, conservo comunque un'analisi più approfondita anche del metodo statistico adottato):

- L'omeopatia afferma di curare la malattia non i sintomi e l'ansia cos'è se non un sintomo? Lo studio quindi, più che confermare l'omeopatia la smentisce.
- L'omeopatia dice di essere una pratica particolarmente "personalizzata" contrapponendosi alla medicina che a dire degli omeopati "cura la malattia, non la persona". Mi chiedo cosa si intende per "personalizzazione" a proposito di un esperimento con dei topolini (o anche i topolini hanno una loro storia intima e caratteriale?) Sarebbe il secondo principio omeopatico smentito in un'unica ricerca.
- La soluzione alcolica nella quale era diluito il rimedio omeopatico era al 30% di etanolo, l'autore è proprio sicuro che questo quantitativo di alcol non fosse già da solo sufficiente ad "ubriacare" i topolini diminuendo la loro ansia? Che prove ha fatto? Su che dati si è basato?
- Mancanza di effetto "dose dipendente": il prodotto omeopatico non è più "efficace" con l'aumentare delle dosi (omeopatiche). Terzo principio dell'omeopatia smentito nello studio, è un record. L'omeopatia afferma che più si diluisce un rimedio, più questo risulta potente e curativo.
- Per testare l'ansia dei topi sono stati utilizzati due test. Uno dei due non ha mostrato alcun effetto del prodotto omeopatico. Alla luce di questo risultato si potrebbe affermare che l'esperimento non è evidente come dichiarato nelle conclusioni dell'autore.
- L'effetto del prodotto omeopatico non è costante. In uno dei test si hanno a volte effetti ansiolitici altre effetti addirittura stimolanti e questi effetti non seguono nemmeno l'aumentare delle diluizioni, sembrano risultati casuali. O lo sono?
- Nei vari gruppi di topolini testati i risultati sono assolutamente differenti uno dall'altro e non dipendono da nessun altro fattore (nemmeno dalla diluizione, come sarebbe lecito aspettarsi).

Infine il dato più evidente che è anche l'errore più grossolano dello studio.

Il paragone tra due prodotti è stato fatto affiancando il prodotto omeopatico (Gelsemium sempervirens) al prodotto "standard" (Buspirone). L'ansiolitico standard è stato somministrato alle cavie per un periodo di 9 (nove) giorni. C'è un palese problema di metodo. Il Buspirone è un ansiolitico abbastanza utilizzato ma che ha un grosso limite: l'inizio del suo effetto è molto lento e ritardato. Per far raggiungere al Buspirone la sua massima efficacia sono necessari almeno 14 giorni, per alcuni autori anche 30. 

Questo non lo dico io ma i manuali di medicina (servono 2-3 settimane di somministrazione), i libri di farmacologia (più di 2 settimane), la scheda tecnica del farmaco (3-4 settimane) e persino Wikipedia (diverse settimane), l'autore dello studio ha quindi somministrato un farmaco per un periodo di tempo (solo 9 giorni) non sufficiente a fargli raggiungere il suo livello ottimale di efficacia.
Visto il numero di imprecisioni ho scritto quindi un commento e l'ho inviato alla rivista che aveva pubblicato lo studio (quando si vuole commentare ufficialmente uno studio apparso in letteratura fa proprio così, invia il proprio commento alla rivista che lo ha pubblicato).
Il mio commento è stato rifiutato (complotto pluto-aqueo-omeopatico?) ed il professore mi ha scritto in privato che le mie obiezioni sono inconsistenti ed è inutile insistere in quanto l'omeopatia non è un placebo.
Obiettivamente non mi aspettavo risposte di altro tipo e tutta la vicenda non fa che confermare come gli argomenti omeopatici si basino davvero su poca cosa.
Alla fine, lo studio rivoluzionario che avrebbe dimostrato gli effetti dell'omeopatia si ferma qui, tra una rivista che non accetta commenti contrari (è nel suo pieno diritto di farlo comunque), un professore che non accetta critiche ed uno studio che non dimostra nulla, anzi se proprio vogliamo, smentisce ancora una volta i "dogmi" dell'omeopatia.
Nulla di nuovo.

Non c'era bisogno di scomodare topolini, università pubbliche e professori iracondi...tanto rumore per nulla e la rivoluzione della medicina dovrà aspettare ancora un po', ci dicano quanto però, che di tempo ne hanno avuto abbastanza.


Aggiornamento (24/07/11): Questo è il commento (rifiutato) che ho inviato alla rivista che aveva pubblicato lo studio sul Gelsemium omeopatico, poco sotto la traduzione:

Comment on:
Psychopharmacology (Berl). 2010 Jul;210(4):533-45 in their article [1], Magnani, Conforti, Zanolin, et al. concluded that a plant (Gelsemium sempervirens) prepared in accordance with the homeopathic pharmacopoeia (ultradiluited solution even above the Avogadro number) had anxiolytic effects in mices similar to Buspirone, an anxiolytic drug. It would be an interesting result given that the current scientific evidence [2,3] has always stressed the placebo effect as the main cause of the effects of homeopathy. There are however some points of concern about this study. Despite some statistical evidence of the research does not seem accurate and are questionable (i.e. the lack of dose-effect results or multiple not statistically significance of many results in the ultradiluited preparations) I want to focus on other aspects.
Homeopathy claims to be based on the customization of treatments and an experiment with mices is far from a claim of customization of the ultradiluite remedy. Homeopathy also claims to be able to cure the causes of diseases not symptoms, contrary to what is the objective of many standard drugs. The anxiety of mices discussed in this study however is a symptom triggered by specific stimuli. In this case two of the homeopathy’s principles have been neglected in the study.

There is another element that makes the conclusions of this study forced and arbitrary. As comparison, Buspirone, a serotonin 5-HT1A receptor partial agonist anxiolytic drug, was chosen. In the study the preparations tested on mices (homeopathic preparation, Buspirone and control groups) for statistical analysis were administered for 9 days.
The Buspirone is known [4,5] for its very slow onset effect [6,7,8] and for minimal sedative effects è [9]. From pharmacokinetic studies and clinical trials we know that Buspirone has no anxiolytic effect before 2-4 weeks (and more[10]) and this is his greatest flaw in the treatment of anxiety disorders.
Comparing the groups treated with ultradiluite Gelsemium with mices treated with a drug that could still be ineffective after only 9 days of tests is likely equivalent to compare it with an inert drug or better yet ineffective, then the study conclusive findings that the ultradiluited product has similar effects of Buspirone is incorrect.

This conclusion could have been reached waiting at least 2 weeks of administration of Buspirone to reach the full anxiolytic effect of this drug. With the method used in the study at most we could conclude that the ultradiluited product had some effect similar to yet ineffective anxiolytic drug (if Buspirone was still ineffective as it’s probable). This inaccurate study design can confirms the author’s conclusion or the hypothesis that studied about homeopathy made so far, that homeopathic ultradiluitions are no more effective than a placebo? Improved statistical analysis and a comparison with a more effective and faster acting drugs may lead to more accurate and conclusive findings.

References

1 Magnani P, Conforti A, Zanolin E, et al: Dose-effect study of Gelsemium sempervirens in high dilutions on anxiety-related responses in mice. Psychopharmacology (Berl). 2010 Jul;210(4):533-45. 2 Shang A, Huwiler-Müntener K, Nartey L, et al.: Are the clinical effects of homoeopathy placebo effects? Comparative study of placebo-controlled trials of homoeopathy and allopathy. Lancet. 2005 Aug 27-Sep 2;366(9487):726-32.
3 Ernst E.: Homeopathy: what does the "best" evidence tell us? Med J Aust. 2010 Apr 19;192(8):458-60.
4 Goa KL, Ward A.: Buspirone. A preliminary review of its pharmacological properties and therapeutic efficacy as an anxiolytic. Drugs. 1986 Aug;32(2):114-29.
5 Tiller JW.: The new and newer antianxiety agents. Med J Aust.1989 Dec 4-18;151(11-12):697-701.
6 Zhu XO, McNaughton N.: Minimal changes with long-term administration of anxiolytics on septal driving of hippocampal rhythmical slow activity. Psychopharmacology (Berl). 1995 Mar;118(1):93-100.
7 Harvey R.A., Champe P.C., Finkel R., et al. (2009) Pharmacology. Lippincott, p 110
8 Longo LP.: Non-benzodiazepine pharmacotherapy of anxiety and panic in substance abusing patients. Psychiatr Annals 1998;28:142-53.
9 Murasaki M, Miura S.: The future of 5-HT1A receptor agonists. (Aryl-piperazine derivatives). Prog Neuropsychopharmacol Biol Psychiatry. 1992;16(6):833-45.
10 Balon R. Practical management of the side effects of psychotropic drugs. (1999) Dekker, NY. -----

- Tradotto:

Nel loro articolo [1] Magnani, Conforti, Zanolin ed altri, hanno concluso che una pianta (Gelsemium Sempervirens) preparata secondo la farmacopeia omeopatica (soluzioni ultradiluite anche oltre il numero di Avogadro) ha avuto effetto ansiolitico in cavie simile al Buspirone, un farmaco ansiolitico. Sarebbe un risultato interessante visto che l'evidenza scientifica attuale [2,3] ha sempre puntato sull'effetto placebo quale motivo principale degli effetti dell'omeopatia. Ma in questo studio ci sono alcuni punti discutibili.
Nonostante alcune evidenze statistiche della ricerca non sembrano accurate e sono discutibili (per esempio la mancanza di risultati dose-effetto o le numerose non significatività di molti risultati delle preparazioni ultradiluite) vorrei concentrarmi su altri aspetti.
L'omeopatia sostiene di basarsi sulla personalizzazione dei trattamenti ed un esperimento con le cavie è lontano dalla vantata personalizzazione del rimedio ultradiluito. L'omeopatia inoltre afferma di essere capace di curare le cause delle malattie e non i sintomi, contrariamente all'obiettivo di molti farmaci standard. L'ansia delle cavie discussa in questo studio tuttavia è un sintomo scatenato da uno stimolo specifico. In questo caso sono stati trascurati due dei princìpi dell'omeopatia.

C'è un altro elemento che rende le conclusioni di questo studio forzate ed arbitrarie.
Come confronto è stato scelto il Buspirone, un farmaco ansiolitico agonista parziale del recettori serotoninergici 5HT1A. Nello studio, le preparazioni testate sulle cavie (preparazione omeopatica, Buspirone e gruppi di controllo) per l'analisi statistica sono state somministrate per 9 giorni. Il Buspirone è conosciuto4,5 per la lentissima insorgenza di effetto [6,7,8] e per l'effetto sedativo minimo [9].
Da studi di farmacocinetica e trials clinici sappiamo che il Buspirone non ha effetto ansiolitico prima di 2-4 settimane (ed oltre [10]) e questo è il suo principale difetto nella cura dei disordini ansiosi. Paragonando i gruppi trattati con Gelsemium ultradiluito con cavie trattate con un farmaco che potrebbe essere ancora inefficace dopo soli 9 giorni di test è probabilmente equivalente a paragonarli con un farmaco inerte o meglio, ancora inefficace, le conclusioni dello studio quindi, che il prodotto ultradiluito abbia avuto effetti simili al Buspirone, sono scorrette.

Questa conclusione sarebbe stata ottenibile aspettando almeno 2 settimane di somministrazione di Buspirone per raggiungere l'effetto ansiolitico massimo di questo farmaco.

Con il metodo utilizzato nello studio al massimo possiamo concludere che il prodotto ultradiluito ha qualche effetto simile ad un farmaco ancora inefficace (se il Buspirone fosse ancora non efficace, com'è probabile). Questo progetto impreciso dello studio può confermare l'ipotesi dell'autore o l'ipotesi che gli studi sull'omeopatia hanno fatto da diverso tempo che le diluizioni omeopatiche non sono più efficaci di un placebo? Una migliore analisi statistica ed il confronto con un farmaco più efficace e dall'azione più rapida può condurre a conclusioni più precise e definitive.

Qui un altro commento critico sulla ricerca sul Gelsemium omeopatico.
Qui un'altra critica da parte di ricercatori dell'istituto Mario Negri di Milano.

Aggiornamento 26/07/11: Qui, tra i commenti, l'autore principale dello studio risponde alle mie critiche.

Aggiornamento 09/09/11: Aggiungo un'analisi dei risultati statistici che un lettore ha studiato personalmente ed ha postato nei commenti:
I valori di F per i vari gruppi, come definiti dall'autore, nelle tabelle da 1 a 3 non mostrano delle differenze statisticamente significative. I valori di F riscontrati sono 0.34 - 0.46 - 0.28 contro un Fcritico di 2.26.
I valori di F per esperimenti, nelle stesse tabelle mostrano differenze statisticamente molto significative. I valori di F riscontrati sono 41 - 25 - 48 contro un Fcritico di 2.44.
Il valore F per gruppi, nella tabella 4 mostra delle differenze statisticamente significative, essendo pari a 2.29 con Fc 2.25. F per esperimenti in tab. 4 è pari a 2.64 (Fc = 2.44). Il gruppo di maggior discordanza è il controllo A: eliminandolo si ha F gruppi = 1.72 (Fc 2.38), F esperimenti = 1.93 (Fc 2.48).
Il valore F per gruppi, nella tabella 5 mostra delle differenze statisticamente significative, essendo pari a 2.26 con Fc 2.25. F per esperimenti in tab. 5 è pari a 3.47 (Fc = 2.44). I gruppi di maggior discordanza sono qui il controllo A ed il buspirone: eliminandoli si ha F gruppi = 1.66 (Fc 2.38), F esperimenti = 3.39 (Fc 2.48).

Riassumendo:
1 Non vi è differenza tra prodotto omeopatico, buspirone e placebo nei test OF. Questo è riconosciuto anche dall'autore. Quindi OGNI differenza riscontrata nei test OF è puramente causale e non va commentata.
2 Non vi è differenza tra prodotto omeopatico, buspirone e gruppo di controllo B nel test di permanenza alla luce. Questo è riconosciuto anche dall'autore. Quindi OGNI differenza tra i gruppi di cui sopra riscontrata nel test è puramente causale e non va commentata.
3 Non vi è differenza tra prodotto omeopatico e gruppo di controllo B nel test di permanenza alla luce. Questo è riconosciuto anche dall'autore. Quindi OGNI differenza tra i gruppi di cui sopra riscontrata nel test è puramente causale e non va commentata.
Alla luce di quanto espresso, figura 2 non dovrebbe essere inclusa nell'articolo e tutte le considerazioni espresse non hanno fondamento statistico.
Alla prossima.

venerdì 22 luglio 2011

Omeopatia: ghiandole di rospo e veleno di serpente.

Lo urlano sempre più forte e dovunque, giornali, trasmissioni, convegni ed incontri: l'omeopatia è scienza e serve a curare le malattie.
Non è vero. Sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.
Andiamo, non vorrete mica che un piccolo blog di provincia riesca a smentire le multinazionali omeopatiche, le lobby dell'acqua "informata" i 99.999 medici omeopati italiani, dimostratemi il contrario, voi che avete capito come funziona una cosa che non funziona. Io continuo ad informare la gente di cosa propinano i venditori di "granuli miracolosi", gli omeopati mi mostrino i loro argomenti che mi smentirebbero.

Qualcuno mi ha scritto mostrandosi irritato perchè ho definito l'omeopatia come "fenomeno paranormale" ma non è riuscito a dirmi in cosa mi sarei sbagliato, la mia definizione sarà pure scioccante ma a quanto pare è perfettamente corretta.
Altri insistono sempre con gli stessi argomenti: ci sono "omeopati ed omeopati", quelli seri che sanno dove possono arrivare con le loro cure ed i ciarlatani che arrivano a curare persino il cancro con l'omeopatia. Il problema è che distinguere uno stregone serio da uno ciarlatano è un bel problema.
Ah, un altro problema è che gli omeopati si lamentano di un grave ostacolo al progresso scientifico ed alla cura delle malattie.
La GUNA, azienda italiana produttrice di omeopatia, è seriamente allarmata perchè un suo prodotto omeopatico molto in voga negli Stati Uniti, non riesce ad essere approvato e quindi venduto nel nostro paese.
Sono speranze per l'autismo, dice qualcuno.
Io dico che sono offese all'intelligenza, olio di serpente, ridicole mosse commerciali senza scrupoli e giudico una fortuna il fatto che queste sciocchezze non si vendano in Italia perchè la pazienza e la creduloneria hanno un limite.
Per chi non lo sapesse, questa azienda produce una soluzione omeopatica per la cura dell'autismo. Si chiama "Autism Awareness" (coscienza nell'autismo) ed è il solito intruglio di alcol ed acqua. Ma è quel "tocco magico" in più che fa il farmaco omeopatico.
Così nell'Autism Awareness, l'azienda ha messo ghiandole di rospo, veleno di serpente e cervello di scrofa.
Lo ripeto: ghiandole di rospo, veleno di serpente e cervello di scrofa.
E l'azienda è "allarmata" perchè viene negata questa "speranza per l'autismo", in vendita non in un'ampolla ma in comode confezioni in farmacia.
Vergogna. Speranza per l'autismo la chiamano. Vergogna.



Questa è l'omeopatia cari miei e chi si ostina a chiamarla scienza dovrebbe prima di tutto interrogarsi su cosa voglia dire "deontologia professionale" ma poi chiedersi dov'è finita la dignità, il prestigio e l'unicità della professione che hanno scelto. I medici omeopati dovrebbero rendersi conto una volta per tutte che hanno studiato anni per fare i medici, non gli stregoni. Per fare lo stregone non è necessaria una laurea!
Se un medico si ritiene tanto paranormale da poter curare con il cervello di scrofa, vada in TV a proporre le previsioni del futuro o si armi di tarocchi, è la stessa cosa ed almeno non rende ridicola la categoria dei medici.

Eppure l'omeopatia con un giro di parole dietro l'altro vi vende proprio questo: stregoneria. Qualcosa che funzionerebbe non si sa come né perché e che nessuno può vedere, misurare, controllare. Esiste e basta. Lo dicono 99.999 omeopati. C'è da credergli e ciecamente. Ciecamente perchè mentre le aziende farmaceutiche sono cattive e fanno i complotti vendendo veleni, quelle omeopatiche sono buone e fanno del bene al mondo, visto che analizzando in qualsiasi modo si preferisca un prodotto omeopatico al suo interno troverete solo gli eccipienti (le sostanze cioè che compongono il granulo o il liquido omeopatico, quasi sempre zucchero o amido), dobbiamo fidarci di loro: anche se l'analisi ci dice che lì dentro non c'è niente non è vero, qualcosa c'è. Fidiamoci.

Che poi non si è mai capito perchè l'acqua che diluisce i prodotti omeopatici debba essere molto più intelligente dell'acqua che scorre nei nostri acquedotti o nelle fognature. L'acqua che si usa per preparare omeopatici infatti, sarebbe dotata della "nota" memoria, sarebbe cioè capace di "ricordare" la molecola che originariamente è stata diluita anche quando questa è ormai scomparsa per la troppa diluizione.
Non si capisce perchè, nonostante sia dotata di questa memoria miracolosa, quest'acqua non ricordi tutto ciò con cui viene a contatto nel suo infinito ciclo. Quando quell'acqua è mare avrà toccato pesci, alghe, petrolio, calzini e subacquei. Poi evapora ed in atmosfera tocca particelle di ozono, ossigeno ma anche carbone, piombo, mercurio ed idrocarburi. Poi cade sotto forma di pioggia e nelle nostre città viene a contatto con spazzatura, animali, piante, concimi, zanzare, vipere e visoni. Tramite i tombini l'acqua finisce nelle tubature sotterranee dove si può mischiare ai residui fognari ma anche ai topi ed alle loro deiezioni ed ai moscerini della frutta. Pipì, liquami, grovigli di capelli e cicche di sigaretta completano il ciclo, sembra che un po' d'acqua sia venuta a contatto persino con veleni per animali, cibo avariato e con lo scheletro di un povero cane perdutosi nelle fogne della città. Poi un'industria omeopatica prende quell'acqua, gli mette una goccia di gelsomino, la diluisce fino a farla scomparire e cosa succede?


Il miracolo più grande: in mezzo a tutto quel marasma l'acqua non avrà dubbi, non ci crederete, si ricorderà solo del gelsomino. Tutto il resto non esiste più. Magia!
Se l'acqua avesse un'anima qualcuno potrebbe supporre che il ricordo del gelsomino è molto più piacevole da mantenere rispetto a quello della fognatura ma l'acqua del romanticismo non sa che farsene e quindi gli omeopati si trovano con un bel dilemma da sciogliere: se ciò che dicono fosse vero ogni granulo che ci propinano conterrà tutto, dal dente di topo alla coda di serpente ed anche il gelsomino e sinceramente, che ci provi lui ad ingurgitare una pastiglia con questi ingredienti...
Che poi a dire il vero le ghiandole di rana omeopatiche già le vendono per i dolori reumatici (alla 30 CH, quindi tranquilli, c'è solo acqua, nessuna traccia della secrezione anfibia).

"Estratto di rospo" omeopatico. Da notare le indicazioni: "da utilizzare per condizioni acute ed autolimitanti", cioè che guariscono da sole. Mitica omeopatia...
Il più coraggioso degli omeopati non si ferma nemmeno davanti a questa evidente assurdità e sostiene che è la succussione (ovvero gli "shakeramenti" che compie l'omeopata per preparare il rimedio) che "attiva" il prodotto che quindi non sarà attivo fino al momento di essere confezionato e poi ingurgitato dallo sprovveduto cliente. E la persona sveglia gli chiederà: ma allora perchè il granulo ricorda la molecola iniziale e non ricorda i batteri , i funghi e i corpi estranei con i quali viene a contatto nella bocca, le sostanze (migliaia!) disciolte nella saliva, l'acido presente nello stomaco e tutto ciò che incontra nel suo cammino dalla bocca all'interno dell'organismo?
Non lo possiamo capire, è un fenomeno paranormale una magia: accade perchè crediamo che accada, ecco, si chiama fenomeno paranormale, non scienza.

Che sia assolutamente magico che l'acqua ricordi solo ciò che vogliono gli omeopati è "certificato" anche dai limiti di purezza delle acque che beviamo. Secondo la direttiva ISO3696 l'acqua è definita pura quando contiene impurità per meno di 10 parti per miliardo che come diluizione corrisponde ad una CH4.
L'acqua che usano le industrie omepatiche (bidistillata) contiene molte più impurità dell'acqua considerata pura. Questo vuol dire che in mezzo al ricordo del gelsomino ci saranno (realmente) tante di quelle molecole che il nostro organismo (se la teoria omeopatica fosse vera) assumerebbe di tutto tranne che il prodotto venduto.
Ma gli omeopati sostengono che ancora non possiamo capire. Cosa dovremmo capire non si sa, ma aspettiamo con ansia di farlo, da 200 anni.
Da 200 anni nessuno è riuscito a spiegarci a cosa serve l'omeopatia, come funziona e perché nessuno riesce a dimostrare questo funzionamento. Da due secoli cerchiamo di capire testardamente e per fare una cortesia agli omeopati (che dovrebbero ringraziare chi li sta ancora ad ascoltare) perché dovremmo credere che dentro una boccettina che contiene solo acqua vi siano contenute strane energie dotate di poteri magici. In questi due secoli nessuno ha spiegato che senso può avere un "rimedio" alla diluizione 30 CH che  ci costringa ad acquistare 10 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 000 flaconi da 100 ml di prodotto (grazie FG per il calcolo) per assumere 1 mg di principio attivo né che effetto possa avere sulla salute
Tra varie arrampicate sugli specchi, sempre più scivolosi per gli omeopati, qualcuno di loro dice: gli studi sull'omeopatia non danno i risultati sperati perché gli effetti sono tanto "sottili" che vengono scambiati per placebo, ma se paragonassimo questo effetto con i placebo della medicina la differenza si noterebbe, il presunto effetto placebo dell'omeopatia non è lo stesso della medicina è molto di più, è un effetto reale, dicono Eppure anche questa ipotesi è stata smentita da uno studio (apparso in una rivista di omeopatia, addirittura): l'effetto dei prodotti omeopatici è esattamente identico al risultato del placebo negli studi dei farmaci standard. Curioso notare come in alcuni casi l'effetto placebo "omeopatico" sia più debole di quello "standard".

Nel frattempo, nonostante la FDA abbia inserito i prodotti omeopatici nella lista dei prodotti fraudolenti (sapete cos'è una frode vero?) contro l'influenza del 2009, gli omeopati, fregandosene delle continue diatribe continuano a diffondere le loro teorie fantasiose facendo finta di vendere una cura scientifica.

Alla prossima.

Aggiornamento 03/08/11: Esilarante.
Qui la replica dell'ufficio stampa della GUNA all'articolo sostenendo che la presenza di ghiandole di rospo nel prodotto sia un battuta che rischia di mettere in ridicolo. Talmente incredibile che non ci credono nemmeno loro. Purtroppo le ghiandole di rospo la GUNA le ha messe davvero (non ci sono perché omeopatiche ma loro dicono di sì).

venerdì 15 luglio 2011

Gli adrenogrammi di Vassiliev

Eccone un altro.

Vitali Vassiliev, ufficialmente biologo specializzato in medicina aereonautica, sedicente "professore", ha inventato un metodo che "guarisce al 100%" tantissime patologie neuromuscolari: le paralisi cerebrali, l'Alzheimer, l'epilessia, i ritardi mentali ma anche l'autismo, la dislessia, la sclerosi multipla ed altro ancora. Dice di avere all'attivo oltre 400 pubblicazioni scientifiche oltre a testi, manuali e riconoscimenti. Dicono di lui:
Alcuni di loro [pazienti del "professore", ndr] sono diventati scienziati. Attualmente il numero dei pazienti, sottoposti alla biocorrezione di Vassiliev nel vari paesi del mondo, sono 3.000 che hanno raggiunto con successo la guarigione.
Attenzione, da notare il termine guarigione.
Si servirebbe di un metodo di diagnosi (chiamato adrenogramma) da lui inventato, che permetterebbe di stabilire le giuste dosi di L-Dopa (levodopa), aminoacido precursore della dopamina un neurotrasmettitore da somministrare a scopo curativo agli ammalati (di tutte le malattie esistenti, soprattutto neuromuscolari).
La l-dopa a livello cerebrale e sanguigno è convertita in dopamina ma per mantenerne la forma originale e favorire il suo passaggio al cervello, il farmaco è somministrato in combinazione con altri (per esempio la carbidopa) che ne bloccano la conversione in dopamina. In questo modo è possibile ottenere il massimo effetto della sostanza nella sua forma originale.

Ha chiamato il suo metodo "Biocorrezione" ammantandolo di scientificità ed autoproclamandolo come "riconosciuto", il problema è che il suo metodo non è considerato attendibile, ha scarsissime basi scientifiche e solo teoriche e non ha mai ottenuto risultati evidenti. Oltretutto l'uso della l-dopa nelle malattie neuromuscolari e la sperimentazione nelle paralisi cerebrali non è nemmeno originale. Il "professore" quindi non ha inventato nulla. Il suo metodo non è conosciuto in maniera precisa, non sono diffusi i dosaggi, tutti i farmaci prescritti e le testimonianze sono molto vaghe, sia da parte dei "terapeuti" che dei pazienti che si sono affidati alle loro mani. Il "professore" avrebbe pure identificato una nuova malattia la "sindrome di Vassiliev" che lui cura nel 100% dei casi. Altro problema: non esiste in medicina una malattia o una sindrome riconosciuta con questo nome. Sembra tutto così improvvisato, ridondante e singolare che la nascita di qualche sospetto è più che legittima.

Scorrendo le biografie che si trovano su internet relative a questo personaggio è subito evidente che ciò che pubblicizza non c'entra nulla con la scienza.
I soliti racconti aneddotici mancanti di ogni riscontro, l'assoluta sicurezza in affermazioni mai dimostrate (né dall'autore delle ipotesi né da altri) e soprattutto il percorso assolutamente fuori da ogni binario scientifico e poi i soliti "migliaia di pazienti guariti" dei quali non vi è traccia.

Vassiliev promette di guarire diverse malattie e sembra che i suoi "metodi" siano praticati in alcune cliniche in giro per il mondo soprattutto in Israele.
I costi sono vertiginosi: decine di migliaia di euro (ho notizia di 60.000 e di 80.000 euro a ciclo di cura).
Ultimamente sono apparsi anche degli appelli a favore di persone gravemente malate che avrebbero dovuto sottoporsi a questa cura inefficace (nel senso che non ha capacità curative ma, quando funziona, solo di miglioramento temporaneo di alcuni sintomi) e per questo lanciavano una raccolta fondi. Ho contattato alla fine del 2010 una famiglia che affermava di raccogliere denaro per una "cura innovativa in Israele" e si trattava proprio di questo, la cura di Vassiliev. La stessa famiglia voleva emulare i presunti successi di un'altra famiglia che ho contattato subito dopo e mi ha riferito del figlio colpito da paralisi cerebrale che con la cura israeliana avrebbe avuto notevoli miglioramenti. Ho chiesto un documento medico che certificasse questi risultati ma non ho ancora ricevuto nulla dopo ripetuti messaggi.
La levodopa (la sostanza che Vassiliev somministra ai suoi clienti) è già utilizzata nella terapia del morbo di Parkinson (e non è sempre efficace) ed in altre malattie dove vi è un deficit della sostanza. Esistono anche malattie genetiche che hanno beneficio con la somministrazione (continua, non a "cicli") di levodopa (per esempio una forma di distonia) mentre non ha mai mostrato di funzionare in altre malattie neuromuscolari per le quali è stata sperimentata.

Nel caso della maggioranza delle malattie elencate dal Vassiliev inoltre, non vi è alcuna ragione per la quale questa sostanza debba avere un effetto benefico in quanto i disturbi relativi non sono causati né da una sua mancanza né da un'alterazione che dipenda dalla presenza dell'aminoacido in questione.

Emblematico un caso. Vassiliev afferma di poter guarire l'idrocefalia, dimenticando (ma lo dimentica davvero?) che questa malattia dipende da un danno "meccanico" (per esempio un'ostruzione di una valvola situata a livello del sistema nervoso centrale) e che quindi non ha alcun legame con presunte carenze di sostanze o neurotrasmettitori né si può diagnosticare con un esame "ormonale".
La dimostrazione chiara che la presunta cura miracolosa non ha alcuna base scientifica è che lo stesso trattamento ormonale viene riservato ai casi di traumi del midollo spinale nei quali c'è un danno anatomico (per esempio un incidente stradale che ha causato danni al midollo) e la cura  per questo ennesimo "luminare" è la somministrazione di un ormone quando non esiste attualmente alcuna cura che possa guarire da queste malattie molto gravi, questa oltretutto è una palese dimostrazione di errata conoscenza (o malafede?) dei meccanismi che creano una patologia.

Sono stati realizzati diversi esperimenti utilizzando la l-dopa nella cura di alcune forme di paralisi. I risultati sono contrastanti ma non si è certo assistito a "guarigione" o a miglioramenti eclatanti della sintomatologia dei pazienti considerati.
Sono diversi gli studi che hanno mostrato come la l-dopa possa migliorare alcuni sintomi in soggetti con paralisi cerebrali ma in tutti si è evidenziato l'effetto temporaneo e non costante (il farmaco cioè non funzionava su tutti i soggetti ed in ogni caso i miglioramenti osservati, quando esistevano, regredivano in breve tempo), i casi poi sono sempre singoli.  In alcuni soggetti la sostanza ha provocato dei "riflessi" che simulano il movimento degli arti inferiori, in altri dei buoni risultati dimostrati anche dagli strumenti. Questa efficacia potrebbe essere spiegata dal fatto che negli individui con paralisi vi è una progressiva degenerazione dei neuroni e quindi di strutture che funzionano proprio grazie alla dopamina. La somministrazione di questa sostanza potrebbe quindi portare ad un lieve miglioramento temporaneo dei sintomi, di certo comunque non a guarigione o a ripresa delle attività che non sono presenti per colpa del danno principale. Da non sottovalutare il fatto che questa sostanza nel centro israeliano, viene somministrata contemporaneamente a sedute intensive di fisioterapia e riabilitazione e non è possibile quindi stabilire dove finisca l'effetto dell'attività fisioterapica ed inizi quello del farmaco.
A questo proposito è interessante lo studio che paragonava la l-dopa unita a fisioterapia ad un placebo sempre associato a fisioterapia (studio in doppio cieco): esistevano dei miglioramenti ma identici nei due gruppi: la l-dopa ha funzionato come il placebo ed il merito dei miglioramenti osservati quindi era dovuto probabilmente alla fisioterapia praticata sui soggetti dello studio.

La presunta cura quindi, di fronte a minime evidenze di possibile effetto non è giustificata in quanto inutile per la vita futura dei pazienti, potenzialmente pericolosa perchè, se sembra che non vi siano effetti collaterali gravi diretti, è prevista la sospensione di farmaci che il paziente assume abitualmente.
Non sottolineo il costo abnorme dei "cicli di cura".

Affermare di poter curare l'autismo o la paralisi cerebrale o la sclerosi multipla con la levodopa è quindi evidente pseudoscienza. Non ci sono altre possibilità, è un modo di carpire la fiducia puntanto sulle speranze dei pazienti (e dei loro familiari). Se quest'uomo avesse scoperto la cura per queste malattie sarebbe un benefattore dell'umanità, lui dice di farlo, il particolare è che non lo ha mai dimostrato. Dalla mancanza di diffusione scientifica del metodo deriva anche l'impossibilità di conoscere esattamente i dosaggi del farmaco che viene somministrato o le caratteristiche precise degli "esami" che effettuano i pazienti nel centro israeliano. Non è possibile quindi stabilire esattamente se esistano effetti collaterali particolari o gravi. Tutto ciò che si conosce (e neanche troppo bene perchè anche su richiesta non vengono forniti particolari) è reperibile in rete. Non sono a conoscenza di casi che hanno subìto gravi conseguenze ma so di bambini che hanno avuto una recrudescenza di alcuni sintomi (crisi epilettiche, la "cura" prevede sospensione dei farmaci antiepilettici).

Ma c'è dell'altro che insospettisce sulla vicenda.
Vassiliev si autopresenta come fosse uno scienziato pluripremiato e di altissimo prestigio, elenca una serie infinita di titoli e riconoscimenti, racconta di entusiasmanti giri del mondo che salvano continuamente persone dalle loro (gravi) malattie.
Non esiste alcuna pubblicazione scientifica indicizzata a nome di Vitali Vassiliev nonostante egli se ne attribuisca centinaia, egli inoltre non risulta nemmeno citato come "esperto" in problematiche neuromuscolari. A quanto pare il personaggio non fa parte di alcuna istituzione scientifica riconosciuta e quelle che egli stesso cita nelle sue biografie sono soltanto delle associazioni private senza alcun valore accademico. Non hanno alcun valore scientifico o prestigioso nemmeno i vantati "riconoscimenti" riportati dalla biografia.
Ad esempio, i multipli riconoscimenti della ABI (come per esempio "uomo dell'anno" o "Order of International Ambassadors", ABI sta per American Biographical Institute) non hanno alcun valore ufficiale e sono assegnati semplicemente dietro pagamento di una somma di denaro: in pratica se si vuole essere riconosciuti come "uomo dell'anno" basta pagare e si è inseriti nel "libro" di questa società privata che vive proprio dai ricavi della vendita di titoli e diplomi a richiesta. La maggioranza dei riconoscimenti di Vassiliev proviene da questa associazione.
Non vi è alcun riconoscimento scientifico quindi né del suo presunto metodo diagnostico (i cosiddetti "adrenogrammi" non hanno alcuna plausibilità) né di quello terapeutico.
Non vi è alcuna evidenza dei suoi risultati clinici (che sono riportati in vari siti che con racconti non supportati da referti medici ma solo da foto "prima e dopo" la cura che non hanno alcun valore). Non esistono casi di "miglioramento" evidente o addirittura "guarigione" da riferire a questa cura.
Non vi è nessun dato statistico né alcuna base documentale sulla quale basarsi per un giudizio almeno generale. Le foto e le immagini riportate nel sito di Vassiliev sono assolutamente inattendibili (oltretutto sembrano molto datate...), non forniscono informazioni utili e non apportano alcun contributo ad un'eventuale analisi clinica. Il "prima e dopo" la cura in questo caso è di livello scadente. Un esempio può essere questo caso, un bambino affetto da "idiozia" (ma non esiste una malattia con questo nome) sarebbe questo dopo un anno di cura alternativa:


 E questo dopo ulteriori 6 mesi di cura, definito "guarito clinicamente":



In effetti l'espressione del bambino è del tutto diversa da un'immagine all'altra, è la prova della guarigione completa?
Non pare proprio, perchè è strano notare come dopo i dichiarati 6 mesi, il bambino sia nella stessa stanza della foto precedente indossando la stessa camicia e lo stesso maglione e sembra avere addirittura la stessa capigliatura e le stesse pieghe sulla manica, la seconda foto è evidentemente stata realizzata a pochi secondi di distanza dalla prima, non dopo "sei mesi di terapia" come sostenuto nel sito. Perchè questi guaritori miracolosi non riescono a fornire una documentazione ineccepibile e ci deliziano con questo genere di fenomeni?
Mi chiedo anche: questi trucchi sono tipici e si ripetono costantemente nelle descrizioni di "guarigioni" che si trovano in rete e non c'è nulla di "medico" o complicato che possa rendere difficile la comprensione che si tratta di un'illusione, chi affida il proprio familiare a questa gente perchè non si accorge di queste rozze falsificazioni?
Riguardo al "viaggio della speranza" sono tante le testimonianze che riferiscono di sistemazioni alberghiere al limite del campeggio con gravissime carenze igieniche e logistiche, di uno stato di abbandono alla fine delle terapie (e del pagamento), dell'immediata sospensione di terapie in corso (come quelle antiepilettiche, la cui sospensione improvvisa può essere rischiosa) e del consiglio di "pregare" quando i famigliari dei malcapitati si lamentano del peggioramento dei loro cari.
Poco da dire quindi.

A chi ha sentito parlare di questo sedicente professore russo, il consiglio di stare molto in guardia e la certezza che le sue cure non posseggono l'efficacia promessa e non sono mai state accettate dalla comunità scientifica internazionale (nonostante l'inventore cerchi di far capire il contrario) non perchè "particolari" ma proprio perchè assolutamente inutili. Il fenomeno poi è strettamente legato alle raccolte fondi per "cure all'estero" di cui ho già parlato. Nel frattempo, dopo la tragica morte di un bambino e della sua nonna in un centro di "miracoli" statunitense, anche la Germania ha toccato con mano questo tipo di tragedie con la morte di un bambino in un centro di cure con cellule staminali altra pratica assolutamente ascientifica ed inefficace meta di centinaia di famiglie in cerca di speranza.

Alla prossima.

venerdì 8 luglio 2011

L'unguento che brucia

Qualche anno fa raccontai come i nostri avi (nemmeno troppo tempo fa) curavano i tumori. Per loro certe escrescenze carnose dovevano essere distrutte ma non conoscendo i meccanismi di diffusione e di propagazione dei tumori, pensavano che bastasse eliminarli dalla vista per farli scomparire definitivamente. Non c'era altro a quei tempi, così si procedeva in maniera cruenta distruggendo i tumori con il fuoco, con ferri arroventati o con coltelli affilati: non impressioniamoci, i nostri trisavoli non erano fortunati come noi, ci si curava con i mezzi a disposizione e non esisteva neanche l'anestesia.
Se in un'epoca di ignoranza "cancellare" il tumore "arrostendolo" era un procedimento logico e sensato, oggi sappiamo che è invece pericolosissimo. Basta lasciare una cellula neoplastica per far diffondere il tumore dovunque. Non solo: cancellando alla vista la lesione, la successiva cicatrizzazione "nasconde" la crescita tumorale che invece prosegue indisturbata e soprattutto invisibile, sotto ai tessuti ormai ricostituiti (cicatrizzati). E' quello che si tenta di evitare quando oggi asportiamo un tumore: non si asporta solo il tumore ma anche una zona di tessuto sana che gli sta attorno, proprio per assicurarsi di aver asportato tutto, non solo il "visibile". Oggi siamo molto più consapevoli di come si evolve e si espande un tumore e questa è la normale conseguenza. E' tanto importante asportare anche una zona sana attorno al tumore che anche l'esame istologico di un organo o di un tessuto asportato per problemi neoplastici segnala se la lesione è contenuta completamente nel pezzo asportato o se "tocca" i margini o addirittura li supera (in quest'ultimo caso l'asportazione non è stata completa, non è quindi sicura e deve essere ripetuta).
Se oggi un concetto come questo ci sembra "elementare" un tempo non lo era.
Il tempo però non passa per tutti allo stesso modo, c'è chi resta ancorato a metodi medievali e chi pur di imbrogliare il prossimo non esita a rifilargli delle soluzioni idiote e pericolose. Un esempio lo abbiamo "a casa nostra", il "mitico" dottor Simoncini, quello che "cura" i tumori con il bicarbonato, in caso di melanomi e lesioni tumorali della pelle consiglia applicazioni di tintura di iodio: questo, assicura lui, asporta miracolosamente il tumore. C'è chi prova questo metodo "innovativo" ed effettivamente nota che dopo un certo periodo sul punto della lesione continuamente imbevuta di tintura di iodio si forma una cicatrice (si chiama èscara) che poi sempre miracolosamente cade facendo scomparire la pericolosa neoplasia maligna: ma allora è vero! Con la tintura di iodio i tumori scompaiono, Simoncini è un genio!
In realtà non si tratta di genialità ma di un pericoloso inganno.
La tintura di iodio ha proprietà caustiche. Dipende dalla sua concentrazione ma già in piccole quantità è capace di "bruciare" le cellule superficiali della pelle (e quindi l'eventuale lesione neoplastica) creando una specie di "cratere" ricoperto da una cicatrice. Quando la cicatrice "cade" la lesione non c'è più, bruciata, distrutta.
C'è un "piccolo" problema.
L'applicazione di tintura di iodio non può, naturalmente, asportare tutte le cellule maligne, se con un po' di fortuna si potrebbe riuscire a "bruciare" tutte quelle superficiali visibili (perchè scure, formano per esempio il melanoma da "curare") non può fare altrettanto con quelle profonde, quelle che invadono il derma e possono non solo far approfondire la lesione ma anche invadere dei vasi sanguigni e quindi diffondersi a distanza. L'evento è ancora più drammatico e pericoloso in quanto dopo la cicatrizzazione e la scomparsa dei segni superficiali del melanoma, quelli visibili, la pelle sana ricopre tutto e letteralmente nasconde quello che sta succedendo a nostra insaputa "in profondità".
Insomma, questo è il modo migliore di far progredire silenziosamente un cancro senza nemmeno accorgercene.
Ma Simoncini non è originale.
L'idea di "bruciare" superficialmente i tumori, oltre che arcaica, è un cavallo di battaglia di molti alternativi e di cliniche "olistiche". Da noi la moda non è ancora arrivata ma negli Stati Uniti (ed in Sud America) è diffusa, in certe zone rurali è considerato un "metodo della nonna" per curare il cancro tanto da far venire a qualcuno l'idea di commercializzare qualcosa di utile a questo scopo.
Negli USA si usa una sorta di pasta cauterizzante, ustionante, che viene chiamata "unguento nero", (Black Salve).

Il meccanismo è quello: una pasta ustionante che viene passata sopra qualsiasi lesione della cute ed in qualsiasi parte del corpo. In poco tempo l'azione della pasta corrode letteralmente le cellule del derma arrivando fino in profondità e riuscendo ad asportare, almeno per quanto è visibile ad occhio nudo, la lesione incriminata (che spesso è diagnosticata come "maligna" dallo stesso paziente (e qui fioccano le testimonianze di "efficacia").
Accade così quello che ho raccontato prima: tumori che avanzano silenziosamente, che scomparsi dalla superficie invadono gli strati profondi dell'epidermide, persone con veri e propri crateri sul corpo che si definiscono "guariti dal tumore" senza nemmeno avere idea di ciò che hanno combinato.
C'è un altro problema che negli Stati Uniti ha rappresentato per alcuni mesi un'epidemia. Grazie al solito "passaparola" questo metodo "innocuo ed efficace" per curare il cancro si è diffuso in diverse zone del paese. Utilizzato per asportare macchie della pelle, infezioni, tumori realmente maligni e lesioni benigne, sono centinaia le persone che si sono ustionate gravemente. Sono riportati diversi casi di gente sfigurata, con veri e propri "buchi" in viso, sulla fronte, sul naso. Non posso mostrarvi alcune immagini perchè sono piuttosto crude e molto impressionanti ma per capirci vi mostro un'immagine meno "scioccante" di altre:


In questo caso l'unguento nero è stato utilizzato per "distruggere" una macchia della pelle ed ha provocato un'ustione molto profonda. Sottoposto a cure mediche, il protagonista della vicenda si è ripreso in breve. Questo è un caso da nulla se paragonato a ciò che è successo ad altre persone. Alcune donne sono state del tutto sfigurate, due hanno perso completamente il naso ed una le labbra, distrutte per sempre (ed in maniera dolorosa) dalle applicazioni della "crema" cauterizzante. Per i danni provocati questi unguenti sono stati dichiarati fuori legge e non commerciabili negli USA ma in internet è abbastanza semplice procurarsene qualche confezione. Molti siti vendono queste creme con il nome di "Cansema", altri le descrivono come derivati dalla radice di una pianta, la Sanguinaria Canadensis.
Le conseguenze come detto sono spesso drammatiche. Molta gente è convinta che sia possibile in qualsiasi caso il "fai da te" e questo gesto porta spesso a conclusioni davvero impressionanti. Le conseguenze dell'applicazione di sostanze corrosive sulla pelle, sono state descritte e studiate ripetutamente. Una rivista di dermatologia descrive 4 casi finiti male proprio per l'uso di "corrosivi". In due casi delle persone colpite da tumore alla pelle avevano usato uno di questi unguenti per "autocurarsi" un basalioma maligno (un tumore della pelle) che come previsto fu "bruciato" dalla sostanza con la cicatrizzazione completa della pelle. Come detto però, sotto la parte sana le cellule maligne continuarono a proliferare e una biopsia profonda effettuata successivamente svelò che il tumore era progredito. I due pazienti furono sottoposti ad un intervento devastante per eliminare ciò che era rimasto e si era oramai approfondito. Nel quarto paziente si osservò lo sviluppo di metastasi. I casi non sono pochi e tra quelli che arrivarono alla ribalta della cronaca vi è quello di Ruth Conrad, una donna abitante in Idaho. Un naturopata le prescrisse una di queste paste corrosive per eliminare un rigonfiamento nel naso. La donna dopo pochi giorni notò il formarsi di strane striscie che partivano a raggiera dalla lesione che era ormai quasi ustionata e molto dolorante. Chiamò il naturopata che le disse:

...è un buon segno, scommetto che assomiglia ad un granchio, bene, il cancro cos'è se non un granchio?"

...e la incoraggiò ad aumentare le dosi di "Black Salve". La donna dopo poche ore vide letteralmente sciogliersi larga parte delle sue guance e tutto il naso. Le servirono 17 interventi di chirurgia plastica in tre anni per avere un aspetto presentabile. Esistono immagini della donna che però per la loro crudezza è bene non mostrare.

Altri "incidenti" si susseguirono e la FDA pensò bene di proibire non solo la vendita ma anche l'importazione e la fabbricazione di sostanze corrosive per utilizzo "topico". Questo non fermò i venditori di pozioni. Dopo Ruth furono descritti altri casi di orrende lesioni al viso ed al tronco, un paziente fu sfigurato e morì per le infezioni che seguirono. Altre vittime furono Sue Gilliat che per "curare" un fibroadenoma benigno del viso ebbe gravissime lesioni da ustione e Gail Bumpus che ebbe il naso completamente distrutto da una di queste "paste". Anche di queste donne esistono immagini impressionanti.
Un altro caso fu descritto dall'università di Miami: una donna di 42 anni applica la crema (acquistata dalla madre via internet) per un nodulo all'addome. L'ustione provoca una fistola enterocutanea (un "buco" che faceva comunicare la cute dell'addome con l'intestino) ed è stato necessario sottoporla a nutrizione parenterale.
Ma è normale? Nel 2011 siamo ancora a questo? Argomento trattato tante volte, troppe.

Qualcuno potrebbe pensare infatti che un'azione del genere sia troppo stupida (così tanto che persino molte riviste di medicina alternativa la considerano una pratica pericolosa) per rappresentare una "minaccia" per la salute, niente di più sbagliato. Queste assurdità sono accettate e spesso ricercate da molti "naturopati" convinti, sicuramente ignoranti o ingenui e ciò accade anche oggi. Internet come ho detto spesso aiuta la diffusione di pratiche incontrollate e pericolose e sono descritti molti casi di persone rovinate dopo applicazione di queste sostanze comprate proprio tramite la rete.
Anche uno dei guru del complottismo italiano ha "curato" qualche anno fa la propria madre (descrivendo l'evento nel suo sito con tanto orgoglio e soddisfazione) con la tintura di iodio da una lesione della pelle probabilmente benigna ma immaginiamo se per caso fosse stata maligna.
E' proprio vero che l'ignoranza uccide.

Alla prossima.

sabato 2 luglio 2011

Disperarsi, rassegnarsi, illudersi...

In tre anni di blog ho ricevuto un centinaio di segnalazioni di "guarigioni" dovute a pratiche alternative. Ho sempre (quando possibile, naturalmente) analizzato la documentazione inviatami, il caso clinico ed i risultati e non ho mai trovato alcuna evidenza del funzionamento di queste cure non "ufficiali".

Se molti di quelli che mi hanno contattato erano semplici "sostenitori" di medici alternativi che provavano a rifilarmi un caso in realtà assolutamente ordinario (già curato dalle medicine standard o non curato dalla pratica alternativa), molti altri erano semplicemente vittime del ciarlatano di turno. Particolare curioso per inciso: inizialmente praticamente tutti quelli che mi segnalavano proprie esperienze di "guarigione" mi autorizzavano a pubblicare la documentazione, quando rispondevo che dai dati inviati non vi era evidenza di "guarigione" tramite il metodo alternativo utilizzato, l'autorizzazione veniva ritrattata.
Dall'esperienza fatta in questi anni non ho mai riscontrato un caso guarito in maniera inconfutabile da cure alternative. Si nota spesso un forte atteggiamento fideistico da parte dei sostenitori di queste cure, non metto in dubbio che alcuni di essi credano davvero e profondamente, anche contro l'evidenza contraria, che la loro guarigione o il miglioramento di una malattia sia dovuto a cure "segrete" tanto da impegnarli in vere e proprie "crociate" a favore del guaritore di turno. E' probabilmente un modo per rafforzare l'illusione, per crederci di più, per aumentare l'effetto rassicurante dell'intera vicenda. Quante volte davanti a "documenti facilmente verificabili e pubblici", al momento di chiederne la visione chi li proponeva non riusciva a produrre un solo referto o un documento (chi segue il blog avrà notato qualche esempio anche nei commenti ai vari articoli)?

È talmente potente la convinzione che quella cura abbia fatto qualcosa (in particolare nelle persone già guarite dalla medicina) che si tende a nascondere tutto l'iter precedente (i ricoveri, gli interventi, gli esami) alla terapia alternativa cercando di mostrare solo ciò che è avvenuto dopo.
Non ho mai riservato un atteggiamento "scortese" o severo nei confronti dei presunti "guariti", comprendo perfettamente le loro problematiche e lo stato (anche psicologico) nel quale si trovano e per questo propongo di visionare la documentazione solo se questo non comporta problemi o difficoltà particolari.

Le spiegazioni per questo fenomeno possono essere tante e diverse, la prima probabilmente, è da cercare nella sofferenza di chi ha vissuto la malattia.
La paura, lo smarrimento ed il terrore di non farcela sono nemici difficili da sconfiggere e coprire la realtà fatta di medicine, operazioni chirurgiche e momenti negativi con un'altra fatta di speranza, sogno e (finte) certezze è umano e comprensibile.

Alcuni casi sono stati sicuramente incredibili ed esemplari per comprendere come agiscono i guaritori e come ci cascano le vittime. Un caso era quello di una ragazza che si dichiarava guarita da un melanoma (è un tumore della pelle) grazie ad una cura alternativa a base di vitamine e marchingegni elettronici (una sorta di cura Clark). È stata molto gentile e disponibile fornendomi tutti i dati: referti e documenti. La donna in realtà non era affetta da melanoma ma da un nevo di Spitz, visivamente (ma per certi versi anche istologicamente) molto simile ad un melanoma (tanto da essere sempre sospettato di malignità ed asportato per sicurezza) ma assolutamente benigno. Il dermatologo della donna ha correttamente consigliato la rimozione del nevo dicendogli che la diagnosi precisa poteva provenire solo dall'esame istologico e questo parlava chiaro: nevo di Spitz asportato completamente. Il sospetto e la paura di avere un melanoma hanno indotto la signora prima a procedere all'asportazione della lesione e quindi  rivolgersi subito ad un medico alternativo il quale dopo aver letto l'esame istologico (che la donna mi ha inviato in copia) l'ha terrorizzata parlandogli di lesione maligna, di pericolo di metastasi e possibile morte.
A quel punto il consiglio di sottoporsi ai cicli di terapia alternativa durati 6 mesi e costati poco più di 12.000 euro. La donna alla fine dei cicli è stata definita guarita. Come si può capire, la differenza tra la reale "guarigione" (non vi era comunque una malattia mortale, ma l'asportazione è stata una giusta precauzione) e quella "alternativa" l'unica differenza fu proprio questa, dodicimila euro.
Quando le ho spiegato l'esatta cronologia degli eventi e ciò che le era successo la signora ha mostrato di comprendere la situazione e si è detta sorpresa di non averlo capito da sola (ed è un atteggiamento molto raro, in genere in questa fase i "testimoni" scompaiono e non mi contattano più) ma, comprensibilmente, era talmente impaurita e disorientata da non essersi resa nemmeno conto che in quel referto la parola "melanoma" che cento volte l'alternativo le aveva ripetuto, non era scritta da nessuna parte.
Un altro caso fu relativo ad una giovane donna straniera che vive in lombardia.
Ricevuta diagnosi di tumore al colon è stata operata nel 2005 (e sottoposta a cicli di chemioterapia) ed i controlli eseguiti in seguito non mostravano alcun problema. Nel 2009 effettuata una TAC addominale per dolori non particolarmente importanti ma continui: di fronte ad una situazione stabile (nessuna evidenza di malattia), si evidenziava la presenza di due linfonodi lievemente aumentati di volume di probabile natura reattiva (infiammazione per esempio o infezione o altro, non per forza un problema tumorale insomma). Il suo medico l'ha correttamente tranquillizzata invitandola a proseguire stretti controlli nel tempo prescrivendole una nuova TAC da effettuare un mese dopo e riferire qualsiasi novità ma la paziente ha vissuto male questa situazione facendosi prendere dal panico e chiedendo aiuto ad un'amica erborista. Questa le consiglia un sito internet nel quale si pubblicizzano varie cure alternative.


Dalla lettura del sito la decisione di contattare un guaritore abbastanza noto sul web e del quale mi sono occcupato. Questi la incontra, le propone la sua cura perchè a suo dire "quei linfonodi sono maligni e devono essere curati" (parole riferitemi dalla signora), chiede un compenso in denaro di oltre 5000 euro e dopo 4 mesi di "cura" la definisce guarita senza sottoporla ad ulteriori esami.

Un anno dopo la donna decide di sottoporsi di sua iniziativa a nuovo esame TAC addominale che evidenzia presenza di lesione al colon di circa 3 cm. Torna dal suo medico curante senza raccontare la sua vicenda e questo la indirizza in ospedale dove è stata sottoposta a nuovo intervento chirurgico che mostra la natura neoplastica maligna della lesione e nuova chemioterapia.

A questo punto mi fermo perchè la paziente ha deciso di procedere per vie legali nei confronti del guaritore.

Nel frattempo è deceduto pochi giorni fa un personaggio noto in Inghilterra per essere un importante pacifista e protagonista di gesti di protesta eclatanti.
Malato di tumore polmonare Brian Haw era stato dimesso dall'ospedale cittadino per continuare una terapia palliativa a casa sua.
Purtroppo riceve la visita di un altro noto personaggio, David Icke, "guru" complottista molto seguito il quale sostiene che la Terra è minacciata da una stirpe di "ibridi" uomo-rettile (i "rettiliani", esseri che si nutrono di sangue umano e che vedrebbero tra le loro fila personaggi famosi come l'ex presidente Bush o la band dei Queen) e che appoggia, naturalmente, le cure alternative per il cancro.
Icke invita Haw a curarsi in una clinica (la Shen Clinic) che applica il "metodo Simoncini", ovvero la cura del cancro con il bicarbonato di sodio e lancia una raccolta fondi tramite il suo sito che in un paio di giorni permette di raggiungere la somma necessaria alla "terapia". Haw si ricovera il 9 aprile di quest'anno, il 18 giugno dopo aver regalato i soldi alla clinica alternativa muore. Non è un caso da me esaminato ma mostra come ci si affida "al primo che capita" senza pensarci due volte. Curioso anche come pur di andare "contro il sistema" si vada incontro al nulla.

L'ultima storia.
Su segnalazione di un lettore ho letto una pagina Facebook nella quale una donna, rispondendo ad un mio messaggio sulla bacheca del social network, dichiarava come suo padre fosse guarito dal suo tumore allo stomaco grazie alla cura Simoncini e per questo motivo si definiva grata a vita al guaritore romano, ancora il bicarbonato per curare i tumori quindi.

Ho chiesto quindi alla signora che faceva quella (importante) dichiarazione, la chiameremo Maria per darle un nome, la documentazione, com'è naturale che sia.
Mi racconta la donna che suo padre era affetto da tumore gastrico e che dopo un intervento chirurgico ed un ciclo di chemioterapia si era sottoposto a controlli che per quattro anni e due mesi avevano dato un tranquillizzante riscontro negativo (cioè non vi era alcuna evidenza di una recidiva della malattia). Dopo questo periodo un successivo controllo evidenziava la presenza di un nodulo di probabile natura metastatica (al fegato). L'esame istologico e successive indagini confermavano il brutto sospetto: una recidiva di circa 2 centimetri. La donna non mi aveva ancora inviato alcuna documentazione dei fatti e mi sono dovuto accontentare delle sue parole che però erano a suo dire, tutte verificabili perchè disponibili nei referti e nelle cartelle relative alla malattia di suo padre.
Il paziente in preda a fortissimo scoraggiamento, depressione e rabbia, secondo Maria aveva deciso di abbandonare qualsiasi cura standard per cercare vie alternative di guarigione. Finalmente una speranza: su internet, la notizia che un ex medico italiano curava i tumori con il bicarbonato di sodio. Si sottopone a visita dallo stesso che gli promette buone speranze di riuscita e gli prescrive dei cicli di flebo di bicarbonato e successivamente un intervento chirurgico per inserire un catetere che avrebbe portato quel bicarbonato direttamente sulla parte malata.
Dopo soli quattro mesi la guarigione, la cura del bicarbonato ha funzionato e Maria avrebbe tutte le prove disponibili per certificare questo eccezionale risultato.
Le chiedo proprio questo, l'invio dei documenti di questa guarigione, visto che finora non ho mai avuto il piacere di avere in mano qualcosa che dimostrasse un effetto almeno positivo delle cure al bicarbonato del guaritore romano. Maria, gentilmente, mi risponde che le sarebbe servito solo il tempo per riorganizzare le carte, prepararle al computer e le avrebbe inviate immediatamente al mio indirizzo di posta. Ci lasciamo così.
Passa un mese e non avendo ricevuto risposta ricontatto Maria chiedendole se fosse tutto a posto e ricordandole che aspettavo ancora la sua documentazione.
Mi risponde che ha avuto problemi con il computer e sta facendo sistemare tutto ad un suo amico, quasi pronte le carte tutte scansionate, pochi altri giorni e le avrei ricevute.
Aspetto un altro mese e non ricevo notizie. Ricontatto Maria che mi risponde in maniera meno "cortese" affermando che la mia insistenza cominciava ad essere molesta. Le ricordo che era stata lei stessa ad offrirsi disponibile all'invio dei documenti e che da parte mia c'era e continuava ad esserci unicamente interesse e disponibilità a diffondere un'eventuale effetto positivo di quelle cure, notizia che se reale, sarebbe stata utile all'umanità intera. Restavo quindi ancora a disposizione per ricevere quella documentazione.

Maria non risponde più anche se nelle pagine di Facebook leggo che si è unita ad una pagina che mi "critica", per usare un eufemismo...
Ho continuato comunque a "seguirne" le vicende proprio sul social network, il mezzo che aveva permesso di metterci in contatto.
La ritrovo qualche giorno dopo commentare nella pagina della "cura Di Bella" affermando che il metodo Di Bella aveva guarito suo padre dal cancro (in precedenza il merito di questa presunta guarigione era stato dato a Simoncini), nessun'altra notizia. Il mese dopo mi arriva una segnalazione. Si parla di "veleno di scorpione", Escozul, uno degli ultimi "composti anticancro" usciti sul mercato internazionale e che ha attirato gli occhi avidi di diversa gente. Visito la bacheca della pagina internet di questa sostanza e chi trovo? Proprio Maria. Era tornata da Cuba per procurarsi il veleno di scorpione e lo aveva somministrato al padre "...che ora finalmente sta bene, l'Escozul è miracoloso!" e ringraziava chi l'aveva messa in contatto con una persona che si occupava (a pagamento) di organizzare le cose a Cuba.

Passano ulteriori mesi (poco più di due) e ritrovo Maria che chiede dalla bacheca di una pagina dedicata alla Madonna, preghiere per il padre che sta soffrendo ed è in fin di vita.
Dopo un'altra settimana Maria annuncia la dipartita del papà.
L'avrei se possibile contattata per starle vicino almeno virtualmente ma non mi è sembrato nè corretto nè opportuno vista la situazione e non l'ho fatto.

Non commento ulteriormente questa vicenda che è simile a centinaia di altre. La riporto solo perchè mi ha colpito l'ufficializzazione ("grazie" a Facebook) del cammino di Maria. Un susseguirsi di speranze infrante, soldi (tanti soldi) buttati, credito dato a cialtroni, dignità infranta e preghiere inascoltate. Rinuncia alla medicina, cura della malattia con il bicarbonato, la cura Di Bella, il veleno di scorpione, la Madonna ed infine il decesso...
Non voglio neanche considerare il potenziale danno provocato dalle sue parole su internet, ogni cura che veniva somministrata al padre lo aveva finalmente guarito ed in chi legge queste parole la tentazione di "provarci" sarebbe stata comprensibile.

Cosa ha guadagnato da tutto ciò?
Un cammino con un finale prevedibile ma che ha attirato, durante il suo svolgersi, tanti avvoltoi, quelli che promettono miracoli (a pagamento) quando sanno che non possono mantenerli.
E' proprio questo che voglio dire quando parlo di gente che ne approfitta. Molte persone arrivano al "guaritore" quando di speranze ce ne sono davvero poche, ma ha senso spendere soldi, diventare vittime, vendere la dignità, farsi truffare, alimentare il mercato del dolore, solo per vivere ciò che rimane sperando che accada un miracolo impossibile?

Illudersi è più consolante che disperarsi ma a quale costo?

Alla prossima.