Vi è un altro tormentone nelle discussioni sulle terapie alternative per il cancro che ricorre puntualmente.
È l'affermazione "solo il 5% degli oncologi farebbe la chemio": se non la vogliono fare nemmeno loro, perché la propongono agli altri? Ed anche qui un riferimento bibliografico che a volte è questo (è un .pdf di più di un megabyte), altre volte questo. Il primo è un dossier spedito al senato australiano da un'associazione privata di medicine alternative. Il fatto che promuova terapie come quella di Hamer o come l'agopuntura e che tra le cause del cancro inserisca la mancanza d'amore e la poca tendenza a sorridere può dirla lunga sulla sua scientificità. La seconda fonte è quella reale e si tratta di uno studio, non medico ma socio-economico o ancora più precisamente etico. Spiegare nei particolari lo studio è complicato (la stessa ricerca è particolarmente ingarbugliata e strettamente statistica) ma non è certo quella fatta intendere la conclusione effettiva.
Lo studio tendeva ad analizzare se fosse etico, corretto ed accettabile proporre terapie sperimentali per il tumore al polmone con probabilità di inefficacia per effettuare studi clinici, si discute infatti di "correttezza" di "consenso informato", cita il codice di Nuremberg e la dichiarazione di Helsinki a proposito di sperimentazione umana; non è né uno studio clinico né entra nel merito dell'efficacia della chemioterapia. È stato preso un campione (molto ridotto) di medici di varia formazione ed è stato somministrato un questionario e poi di seguito sono stati immaginati tre scenari: vari tipi di tumore trattati in modo differente. Le varie possibilità (sono tante) prevedevano diverse scelte: alcune terapie chiaramente inaffidabili, altre più efficaci ed altre ancora mai utilizzate, sperimentali. Vi era anche la possibilità di non effettuare nessuna terapia.
Quel 5% (a volte 5,4%) riportato spesso dai ciarlatani presumo sia (è l'unica parte del testo dove lo si può trovare) al primo questionario dato ai medici, lo scenario I, nel quale si ipotizzava la diagnosi di un adenocarcinoma del lobo superiore destro del bronco (confermato dall'esame istologico) poco differenziato e senza altri sintomi a parte l'affaticamento. La ricerca di metastasi in altre parti del corpo era negativa, vi erano linfonodi mediastinici (vicini ai polmoni quindi) invece positivi.
A quel punto ai medici veniva chiesto come volessero essere trattati:
- il 61% ha scelto radioterapia immediata
- il 22% nessuna terapia immediata
- il 5,4% chemioterapia da sola o in associazione ad altre terapie.
Quel 5,4% dovrebbe essere la pietra dello scandalo.
Ora, a parte l'esiguità del campione e la debolezza dello studio (è un questionario), un tumore di quel tipo ha come terapia più efficace ed utilizzata la chirurgia seguita dalla radioterapia. La chemio si utilizza soprattutto quando vi sono metastasi o a scopo palliativo o ancora quando si desidera diminuire le dimensioni del tumore in vista di intervento. È normalissimo che quasi nessun medico scegliesse di sottoporsi alla chemio, è la cura meno efficace per quel tipo di tumore.
Banalizzando, è come se affermassi che nessun pilota usa l'aereo per viaggiare perché in un sondaggio avrebbero risposto così, non specificando però che la domanda chiedeva quale fosse il mezzo preferito per recarsi da Roma a Città del Vaticano.
Trucchi, bisogna sempre diffidare dalle affermazioni drastiche.
Lo studio concludeva che la maggioranza dei medici di alcuni gruppi (non tutti quindi) avrebbero evitato di sottoporsi a terapie non consolidate, non conosciute come efficaci tra le quali alcune che prevedevano anche somministrazione di chemioterapici. Le risposte sono state differenti per gruppi di medici di specialità diverse.
Tutto questo è ben diverso dall'affermare che tutti gli oncologi rifiutano tutti i tipi di chemio per tutti i tipi di tumori. Questo è semplicemente falso.
La ricerca infatti (che ripeto non aveva intenzioni "cliniche") conclude che sembrerebbe chiaro che sottoporre pazienti a terapie sperimentali delle quali non conosciamo l'efficacia non sarebbe propriamente etico e quindi potrebbe essere utile utilizzare proprio questo metodo per stabilire fino a che punto si possa "sperimentare" una nuova terapia..
Che c'entra quindi l'efficacia o l'accettazione della chemioterapia con tutto questo? Lo studio concluderebbe allora che i medici si sottoporrebbero a radioterapia volentieri? No, si è studiato un altro aspetto del trattamento dei tumori che non ha nulla a che vedere con l'efficacia delle terapie.
Lo studio aveva chiaramente un altro scopo, infatti ha anche stimolato dei commenti su questo argomento proprio in sede scientifica, pubblicati in letteratura ed ha ispirato altri studi simili. Gli stessi autori hanno poi approfondito inviando nuovamente dei questionari ma solo ai medici che avevano risposto al questionario iniziale (in questo caso il 64% ha accettato l'ipotetica chemioterapia ma per un altro tipo di tumore).
Il campione analizzato inoltre era come detto (79 medici!) molto piccolo.
Stiamo parlando comunque del 1986, è una ricerca sorpassata, le cure per il tumore polmonare erano diverse e le possibilità analizzate erano incomparabili con le terapie disponibili oggi ma non in assoluto. Attualmente infatti la terapia del tumore polmonare (che dipende da svariati fattori, dal tipo di tumore, sede, estensione, presenza o meno di metastasi, eccetera) prevede soprattutto la chirurgia, mentre la chemio soprattutto negli stadi iniziali è addirittura controindicata: per ironia della sorte quindi, nonostante lo studio datato, a quella stessa domanda probabilmente anche oggi avremmo quelle risposte.
Ma al solito il significato dello studio è stato travisato (manipolato) per trarne le conclusioni più comode.
Tanto per essere completi, nel 1991 è uscito un altro studio con caratteristiche simili nel quale sono state raccolte le risposte di un gruppo di oncologi, un questionario chiedeva se per ogni tipo di tumore avessero accettato la chemioterapia per loro e per le loro mogli. Anche questo è uno studio indicativo, non clinico e serve solo a dare indicazioni generiche.
Le risposte anche qui sono state prevedibili. Per i tumori "curabili" con la chemio sono tantissimi i SI, per quelli dove era preferibile un altro trattamento prevalgono i NO.
Così per i linfomi ed i mielomi (che rispondono bene alla chemio) il 94% degli oncologi avrebbe accettato la chemio per loro o per i loro cari, mentre per il tumore al colon operabile o per il melanoma metastatizzato le percentuali di accettazione sono bassissime (11 e 8% rispettivamente).
Questo studio i ciarlatani lo riportano? No.
Le cose prendono un'altra forma se si leggono per quello che sono.
Tutti questi concetti servono a ben poco nella discussione dell'efficacia delle medicine alternative: pure ammettendo l'assoluta inefficacia di un trattamento standard questo non valida e non fornisce più appigli ad una medicina alternativa che deve dimostrare la sua efficacia indipendentemente da quella della medicina.
Questa è una trappola classica di chi partecipa alle discussioni sulle medicine alternative. A corto di argomenti, il difensore dell'"olistico" e della "pozione magica" vi trascinerà impercettibilmente negli argomenti che ho trattato: la chemioterapia, gli errori medici, la tossicità.
Come dire, se non puoi vincere, distruggi il nemico.
Quando il sostenitore dell'alternativo è con le spalle al muro inizia a discutere di chemioterapia. Scorretto. Non ha senso discutere di chemioterapia per i motivi che ho elencato: non è LA cura per i tumori, è efficace in maniera diversa secondo il tipo di tumore, la sua efficacia non ha nulla a che vedere con l'eventuale efficacia di un altro metodo.
Questi trucchi logici e di manipolazione della verità possono far barcollare chiunque. Non è così scontato che si vada ad approfondire un argomento ed anche quando si ha la voglia di farlo spesso esistono difficoltà tecniche, termini incomprensibili, la voglia di abbandonarsi ad una facile illusione piuttosto che ad una difficile realtà.
Può cedere chiunque.
Sillogismi e conclusioni affrettate traggono sempre in inganno.
In tutti i campi della medicina (e della scienza) c'è chi distrugge senza motivo e senza competenze.
Si troveranno una marea di "certezze" consolidate che poi si rivelano bufale, manipolazioni o strumentalizzazioni in malafede.
Una delle cose più sconvolgenti a proposito di cure alternative sono le "testimonianze" di efficacia. Sconvolgenti per chi le legge ma anche per chi come me le studia per capirne la veridicità.
Non ho mai trovato una testimonianza di guarigione tramite una cura alternativa che non lasciasse spazio a dubbi, perplessità sul caso e sul suo svolgimento. C'è sempre qualcosa di "poco chiaro", di sfuggente (come quando esce fuori la nuova sconvolgente foto di un UFO che poi si rivela un oggetto piccolissimo e sfuocato... che non prova nulla e tutto viene rimandato alla prossima prova definitiva) ma ancora più stupefacente è scoprire che queste testimonianze non dimostrano nulla, non hanno nessuna forma di guarigioni reali e molto spesso basta andare un po' più a fondo per scoprire manipolazioni, veri e propri trucchi da baraccone e falsificazioni molto grezze.
Il cancro. È la malattia che vede la maggioranza dei ciarlatani affollarsi attorno a chi ne soffre.
Nel mondo dei ciarlatani le attenzioni si concentrano sul cancro per un semplice motivo: di cancro si soffre e si muore e nessuno di noi vorrebbe mai averne a che fare. Siamo terrorizzati dall'idea di un cancro.
Davanti all'incredibile prospettiva della "cura miracolosa" anche la mente più solida può vacillare.
Dal cancro allla chemioterapia il passo è breve.
Disprezzata, maledetta e dipinta come il vero male, più del cancro. Sulla chemio si dice tutto ed il contrario di tutto e su internet ne parlano persone senza nessun titolo, senza esperienza, che non hanno mai curato un malato, eppure emettono sentenze, rompono le speranze, illudono.
Quali e quante affermazioni false (o strumentali) sulla chemioterapia leggiamo nei "canali alternativi"?
Troppe.
La chemioterapia fa paura già da nome... chemio... chimico... non è come quei rimedi alternativi "dolci" e naturali. Quelli sono "estratti dalla natura", non come la chemio.
Eppure pochissimi sanno che tra i chemioterapici esistono molti farmaci che provengono direttamente dalla natura: la vinblastina, la vincristina, la vinorelbina che derivano dalla pervinca (un arbusto), il taxolo che deriva da un albero (il tasso): sono tutti chemioterapici prodotti a partire da piante comuni presenti in natura.
Ultimamente si sente più spesso del solito un'affermazione: i chemioterapici sono cancerogeni.
Come possiamo curare il cancro con qualcosa che fa venire il cancro?
Domanda lecita ma che deriva, anche qui, da mancata conoscenza dei fatti. Dall'inevitabile ignoranza di chi questi argomenti non li conosce.
La chemioterapia ha un unico scopo: uccidere le cellule cancerose. Per bloccare la replicazione delle cellule tumorali tra le varie possibilità c'è quella di agire sul suo DNA. I chemioterapici hanno una particolare predilezione per le cellule neoplastiche (che sono quelle che si riproducono più velocemente) ma come detto non sono innocui per le cellule normali. Così, colpito il DNA della cellula cancerosa, è possibile che anche il DNA di una cellula normale venga danneggiato. È una possibilità, visto che non avviene immancabilmente ma può succedere e se viene modificato il DNA di una cellula normale possono aversi effetti di tipo tumorale, esattamente come quelli provocati dalle radiazioni o da certi composti chimici. Anche la radioterapia è "cancerogena" eppure serve a curare il cancro.
Non è un "mistero", è scritto pure nelle schede tecniche dei farmaci perché il meccanismo è proprio quello e per legge tutto ciò che può essere tumorale deve essere indicato.
L'alternativa è non fare nulla.
Certo, fa scalpore dire che curiamo il cancro con una cosa che potrebbe far venire il cancro, esattamente come se ipotizzassimo di uccidere i batteri dannosi con un farmaco che uccide anche i batteri "amici" ed eppure è proprio così e succede per i diffusissimi antibiotici che colpiscono tutti i batteri, con predilezione per quelli dannosi ma che possono danneggiare anche quelli a noi utili, in medicina tutto è un bilancio rischi benefici e nel caso delle neoplasie oltretutto non ci sono altre alternative valide.
Oppure, visto che la chemio può far venire il cancro, non la usiamo più.
Bene. Pensate sia una conquista?
Lo chiediamo a chi è guarito dal cancro? Ai sopravvissuti alle leucemie ed ai linfomi e ad altri tumori?
Vediamo cosa ne pensano?
Che la chemioterapia sia pesante è vero, pesantissima a volte altre molto meno, non fa neanche perdere i capelli. Che possa essere inefficace è vero (basta leggere gli studi scientifici) ma qualsiasi farmaco può essere inefficace anche per malanni banali e se avessimo scoperto la cura efficace contro il cancro non saremo qui a discutere probabilmente.
La chemioterapia è una cura molto potente e tossica. Colpisce le cellule tumorali ma è proprio qui il suo limite: le cellule tumorali non sono cellule estranee al nostro corpo, sono cellule nostre, anormali certo, ma fanno parte di noi.
Per colpire le cellule anormali quindi, la chemio è costretta a colpire quelle normali. Con pochi e precisi limiti. Per esempio la chemio è molto attiva nei confronti di cellule che hanno una velocità di riproduzione elevata, proprio come le cellule tumorali (incidentalmente è per questo che per esempio cadono i capelli in corso di chemioterapia, le cellule che li compongono sono tra quelle che hanno maggiore velocità di rinnovamento nel nostro organismo).
Per questo la chemio, potentissima, è spesso ricca di effetti collaterali.
Nella cura per il cancro esistono diversi protocolli che vengono personalizzati secondo il tipo di tumore, alcuni prevedono chemioterapia, altri no. In alcuni si hanno ottime speranze di riuscita anche grazie alla chemio in altri di speranze ce ne sono pochissime.
Fa star male sapere che per alcune forme di tumore non ci sono praticamente cure ma è così e lo è per tutti: medici, proprietari di multinazionali farmaceutiche, miliardari, papi e presidenti. Non è quindi un problema di cure segrete o complotti è un problema di conoscenza alla quale evidentemente dobbiamo ancora arrivare.
È anche vero che se non esistesse la chemioterapia, alcune neoplasie mieterebbero vittime a non finire. In certi casi infatti la terapia è solo chemioterapica. Non si può usare la chirurgia per le neoplasie del sangue (come le leucemie) ad esempio.
Sui tumori "solidi" la chemio può essere devastante (per il tumore) o totalmente inutile. Se esistono tumori solidi guariti solo grazie alla chemioterapia? Certo.
A volte i risultati sono strabilianti.
Sui tumori del sangue la storia è diversa, non solo i risultati sono eccezionali ma nel tempo le percentuali di guarigione (di guarigione, non sopravvivenza) sono aumentate in maniera vertiginosa! Ed in questi casi il merito è solo della chemioterapia. Cosa facciamo allora, buttiamo via tutto perché qualcuno dice che anche l'aglio al forno cura il cancro?
Che la chemio non sia LA cura per il cancro l'ho ripetuto fino allo sfinimento. È uno dei metodi a disposizione che in alcuni casi da solo in molti altri di supporto ad altre terapie, aumenta le possibilità di successo. Eppure i ciarlatani della medicina battono questo tasto, la "cura per il cancro" è la chemioterapia: non è vero.
Dire che la chemioterapia è inefficace in ogni caso è una bugia bella e buona.
Faccio un altro esempio per capire anzi, userò lo stesso metodo che usano molti ciarlatani, solo che loro lo pubblicano nel sito di ufologia, questi medici lo hanno pubblicato in una rivista scientifica.
Per rendere l'effetto più evidente utilizzerò un caso "disperato" di quelli tosti, giusto per non giocare sulle "interpretazioni".
Analizziamo una "testimonianza di guarigione" da parte della chemioterapia.
Si tratta di un caso di carcinoma polmonare inoperabile. Quindi un caso gravissimo.
Un uomo di 62 anni con tumore polmonare esteso ai bronchi con metastasi alla pleura, al mediastino ed ai linfonodi, il paziente aveva anche un'insufficienza renale. Questa è la TAC polmonare, le frecce rosse indicano una massa chiara e ramificata: è il tumore (l'immagine TAC è come una "fetta" del torace: in basso al centro una vertebra, davanti in corrispondenza di una depressione quel rettangolino chiaro è una "fetta" dello sterno), in particolare le metastasi ai linfonodi (sul lavoro originale altre immagini).
Al momento dell'intervento si rinuncia, la situazione è drammatica e non è possibile asportare il tumore.
Esiste una sola possibilità: tentare con la chemioterapia a ridurre le dimensioni del tumore e poi operare. Difficile, molto difficile ma si prova.
Quattordici cicli di chemioterapia, ben tollerati con scarsi effetti collaterali.
Alla fine dei cicli nuovo controllo TAC, eccolo:<
Avete visto bene. Scomparso.
Ricordate la TAC di prima? Ebbene, il tumore è stato curato. Completamente. Dalla chemioterapia. La maledetta, tossica, velenosa, chemioterapia.
Il paziente è stato poi operato per esame istologico e per controllo intraoperatorio. Confermata la natura della lesione.
Immaginate se un caso come questo lo avesse presentato un guaritore qualsiasi. Non si sarebbe gridato al miracolo o si sarebbero formati comitati spontanei e gruppi su Facebook?
Ecco la prova che questo portentoso farmaco funziona: si chiama chemioterapia.
Non è sempre così, questo è solo un esempio di come vengono distorti i fatti da chi per ignoranza o malafede non vuole rendere nota la realtà.
Naturalmente questo caso è stato documentato, impostato e pubblicato in una rivista scientifica e non al congresso internazionale anticellulite (come fa Tullio Simoncini) così io medico se cerco informazioni su quel chemioterapico per quella terapia ho un caso su cui basarmi e non devo andare dall'estetista per sapere come curare i miei pazienti.
Ecco, questi sono fatti non chiacchiere.
Si tratta di un'eventualità fortunata (anche molto), certamente, ma serva a chi pensa che la chemio sia solo un sadico passatempo di medici cattivi.
Lo stesso fenomeno (ripeto che mi riferisco a guarigioni "eclatanti", giusto per mostrare gli effetti potenti della chemio, nei tumori solidi la chemio non ha scopo curativo diretto) avviene in tanti altri tipi di tumore come è successo in tumori del colon con metastasi al fegato inoperabili, gravi tumori ginecologici (associata alla radioterapia), allo stomaco o per aggressivi sarcomi alle tube con metastasi, o all'utero e persino per tumori molto rari e con poca esperienza terapeutica (per esempio la remissione completa di un tumore della ghiandola lacrimale). Non va sempre così ma vite umane risparmiate ne abbiamo tante. Ne vale la pena o no? Negli anni inoltre i protocolli chemioterapici si sono personalizzati, raffinati, perfezionati. Si provano continuamente nuovi metodi di somministrazione rosicchiando "vita" alla malattia anche poche settimane (ad esempio "localizzati", direttamente sul tumore, come in questo caso, è uno studio in doppio cieco paragonato al placebo, 3 mesi in più di sopravvivenza).
Nel caso di uno dei tumori oggi più curabili (quello del testicolo) in circa 60 anni (dagli anni 50), la terapia chirurgica è rimasta praticamente invariata mentre la chemioterapia si è perfezionata e così si è passati da una sopravvivenza (a cinque anni) del 60% circa ad una attuale del 90% circa. Un guadagno di 30 vite su 100 è poco? Nei linfomi si è passati da circa il 30% di sopravvivenza a cinque anni della metà degli anni 60 all'80% di oggi!
E se qualcuno pensa sia poco, quanto sarebbe quantificabile un guadagno di vite per giustificare una terapia in medicina?
E se non esistono alternative migliori, cosa propongono quelli che criticano la chemioterapia?
Queste sono domande alle quali non risponde nessuno dei critici che parleranno solo delle sconfitte con termini catastrofisti e terroristici: fallimento della medicina, medicina assassina, terapie velenose.
Lo scopo principale della chemioterapia quindi non è quello di "guarire" un tumore: in genere il suo uso serve a facilitare o l'asportazione chirurgica della neoplasia (quindi a farlo diminuire di dimensioni o estensione in vista dell'intervento) o per diminuire il rischio di metastasi o recidive dopo un intervento. Si chiamano "protocolli adiuvanti" o "neoadiuvanti". Se la chemio riduce le dimensioni di un tumore anche solo del 20%, la sua rimozione sarà più semplice, la sua disseminazione meno violenta e così via, come è successo in questo tumore allo stomaco (2 cm di diametro) che prima sottoposto a chemioterapia è stato operato: all'esame istologico nessuna traccia di malattia residua, completamente curato. Ecco l'aspetto delle cellule (al microscopio, esame istologico), prima e dopo la chemioterapia:
Campione istologico, cellule di adenocarcinoma gastrico, prima della chemioterapia Copyright ©2010 Wang et al; licensee BioMed Central Ltd. |
Campione istologico, cellule normali, dopo la chemioterapia Copyright ©2010 Wang et al; licensee BioMed Central Ltd. |
Per farmi capire ancora meglio: in caso di metastasi al peritoneo (è una "membrana che ricopre gli organi addominali), spesso si assiste ad una "disseminazione" vastissima. Solo a guardarla si ha idea della tragicità della situazione. Si vedono centinaia di piccoli noduli di 4-6 millimetri che coprono l'intero peritoneo.
In questo caso non hai nessuna possibilità di "rimuovere" con la chirurgia i noduli, è praticamente impossibile, oggi hai poche chances: la chemioterapia è una di queste.
Può riuscire (e ci riesce spesso) a far scomparire la maggioranza delle lesioni, le riduce di volume, ne blocca la crescita. In questo caso avremo perlomento allungato l'aspettativa di vita della persona e diminuito le sue sofferenze.
È poco?
Per me no.
Assieme alla chemio esistono altre armi ed ultimamente la ricerca si sta aprendo a nuove forme di cura.
Un altro caso che può spiegare come anche le cure standard hanno risultati incredibili è questo: una donna con un melanoma che sviluppa successivamente metastasi al retto, alla vescica, ai linfonodi ascellari, alle ossa ed in altri tessuti morbidi. Un caso praticamente disperato. Ma con l'intervento chirurgico, la radioterapia, la chemioterapia e l'uso di un vaccino sperimentale (che sta dando buoni risultati soprattutto nel melanoma) si ha la remissione totale della malattia. Dal momento della comparsa delle metastasi, dopo più di quattro anni non vi è nessuna traccia del tumore. Remissione totale.
Questi risultati "sconvolgenti" della medicina arrivano nei siti "alternativi"? Mai. E non sono casi singoli o rari.
I risultati quotidiani non fanno notizia (proprio perché "abituali") ne della cura per il cancro emergono solo gli insuccessi.
Bisognerebbe gioire per questi progressi, ammirare chi li ottiene, felicitarsi con i pazienti che ce la fanno, sostenere la ricerca e gli studi, incoraggiare chi si cura e chi cura, incoraggiare, non distruggere. Essere fieri del fatto che l'uomo riesca a sconfiggere una malattia terribile, mortale, detta ancora "inguaribile", invece no, i ciarlatani spargono il panico, demoralizzano, spezzano i sogni.
Parlare di "cura del cancro" in generale è sbagliato. Sarebbe come parlare di "cura delle infezioni". Di infezioni ne esistono centinaia ed ognuna è causata da un agente patogeno (virus, batterio, fungo...). Non esiste LA cura delle infezioni ma le infezioni si curano in qualche modo (antivirali, antibiotici, antimicotici...). Se io dicessi che la cura per le infezioni è l'antibiotico sbaglierei. Un antibiotico (quale? Di quale famiglia? Con che azione?) è la cura per una o alcune infezioni, un altro curerà altre infezioni e per altre ancora saranno inefficaci gli antibiotici e serviranno degli antimicotici o dei batteriostatici e così via.
Chi vi propina dunque la falsa "cura per il cancro" sta semplicemente prendendovi in giro.
Come si cura il tumore al collo dell'utero non si cura quello al colon e come si cura quello ai polmoni non si cura il melanoma.
L'importante è fare qualcosa.
Vedremo qualche altro esempio nella terza parte dell'articolo.
Alla prossima.
Grazie a D.S.