Quando una normale giornata di lavoro diventa qualcosa che ricorderai tutta la vita.
In questa occasione voglio parlarvi di un fatto assolutamente incredibile, quelli che si chiamano "miracoli" e che lasciano stupefatto chi ne viene a conoscenza.
L'evento è particolare, tanto ed ancor di più perchè mi riguarda personalmente. Quando lo ricordo o ne parlo, ancora oggi mi vengono i brividi, tra noi medici si usa dire "ho perso 10 anni della mia vita in 10 minuti", forse è vero, perchè è talmente tanto lo stress che quando tutto è finito sembri uscito fuori da sotto un treno in corsa. Il tempo si dilata, i minuti diventano ore e tutto ciò che accade attorno a te non lo ricordi nemmeno.
Il momento per raccontarlo è proprio questo, riesco a farlo un po' più freddamente rispetto a pochi mesi fa e si collega ad una notizia giornalistica di un avvenimento simile accaduto negli Stati Uniti, proprio nel periodo di Natale dello scorso anno.
Quello che è successo a me ed a chi era con me avvenne pochi mesi prima di Natale ed in Italia.
Nel caso americano una donna si accingeva a partorire e mentre tutto procedeva normalmente fu colpita da un arresto cardiaco. L'intervento medico immediato risolse tutto, davvero miracolosamente vista la gravità e la rarità e l'assoluta imprevedibilità del caso.
Nel caso americano una donna si accingeva a partorire e mentre tutto procedeva normalmente fu colpita da un arresto cardiaco. L'intervento medico immediato risolse tutto, davvero miracolosamente vista la gravità e la rarità e l'assoluta imprevedibilità del caso.
Ne parlarono anche i giornali e quando lessi la notizia riprovai i brividi di quella notte, avevo vissuto esattamente la stessa cosa.
Probabilmente i miei colleghi ginecologi rimarranno allibiti, non mi invidieranno per l'esperienza vissuta e nemmeno io auguro loro di viverla.
Una notte di turno in un reparto di ostetricia non ha regole fisse: può passare assolutamente tranquilla senza alzarsi un attimo dalla sedia, può trascorrere in "ordinaria amministrazione" con un paio di parti (sempre lavoro è, ma abbastanza tranquillo), può essere pesante, con donne che partoriscono, altre che hanno problemi, urgenze più o meno gravi. Poi c'è sempre il pericolo del dramma e quando questo succede, chissà perchè, avviene sempre all'improvviso, in turni tranquilli, senza avvisaglie, quando meno te lo aspetti (...e qualcuno dice...sempre di notte).
Racconterò le cose come mi vengono, di getto, così forse riuscirò a rendere (fino ad un certo punto) l'angoscia provata in quei momenti.
Quella notte infatti successe qualcosa di assolutamente incredibile.
Quella notte infatti successe qualcosa di assolutamente incredibile.
Montavo per il turno di notte ed era presente in reparto una donna prossima al parto. Aveva già subìto un taglio cesareo quattro anni prima e sebbene questa condizione (il precedente taglio cesareo) aumenti molto lievemente i rischi in un eventuale successivo parto spontaneo, le cose procedevano normalmente.
Il travaglio si svolgeva un po' lentamente ma questo può essere normale. La paziente era continuamente sorvegliata dall'ostetrica di turno che saltuariamente mi aggiornava sulla situazione, il bambino stava bene e tutto continuava come è normale.
Attorno alle due di notte l'ostetrica mi chiama. La donna è arrivata a "dilatazione completa" cioè è pronta per partorire ma nonostante "spinga" (le "spinte" della madre aiutano, anzi sono fondamentali per il parto, facendo discendere il feto fino alla sua nascita) il feto non progredisce rapidamente rendendo tutto più lento.
Devo prendere una decisione.
In questi casi, arrivati al momento del parto, se nonostante le contrazioni dell'utero e le spinte materne il bimbo non nasce si può decidere di effettuare un taglio cesareo. Il feto non nasce per vie "naturali" e lo si estrae dall'addome, con un intervento chirurgico.
Fortunatamente il benessere fetale era pieno, non vi era alcuna sofferenza e questo mi permetteva di prendere il tempo necessario per vedere se c'era possibilità di evitare l'intervento.
Fortunatamente il benessere fetale era pieno, non vi era alcuna sofferenza e questo mi permetteva di prendere il tempo necessario per vedere se c'era possibilità di evitare l'intervento.
Chiedo allora all'ostetrica di portare la signora in sala parto: avremmo potuto agire meglio, gestire meglio anche le spinte ed al limite "aiutare" il feto in qualche modo.
In effetti in sala parto nonostante la donna non collaborasse particolarmente (era stanca e scoraggiata) la testa fetale scende bene fino ad essere visibile anche dall'esterno (evito termini medici per spiegarmi meglio).
Il marito era presente in sala parto e sosteneva la moglie.
Non posso fare altro che incoraggiare la signora, invitarla a sforzarsi di più e provare ancora per un po', il feto stava benissimo e questo mi tranquillizzava.
Dopo pochi secondi l'imprevisto più incredibile che ho incontrato nella mia carriera.
Durante una spinta la signora inarca la schiena (era sdraiata), lancia un urlo strozzato e si accascia sul lettino.
Durante una spinta la signora inarca la schiena (era sdraiata), lancia un urlo strozzato e si accascia sul lettino.
La guardo ed ha gli occhi chiusi, penso subito ad un momento di stanchezza anche ad una crisi nervosa (in sala parto si vede anche questo) la chiamo...non mi risponde, le sollevo le palpebre e mi rendo conto che ha perso conoscenza, per un attimo rifletto e subito chiedo di chiamare l'anestesista di turno mentre cerco di rendermi conto di cosa possa essere successo (perdere i sensi in sala parto non è un avvenimento "abituale").
A quel punto per sicurezza chiedo a tutto il personale presente di attivarsi per preparare un taglio cesareo d'urgenza.
Mentre chiamo il mio collega reperibile per avvertirlo dell'urgenza l'ostetrica urla qualcosa "non c'è più battito! Non ha battito!"...non so cosa mi sia passato per la testa in quel momento, corro verso la signora e cerco di avvertire il suo battito cardiaco.
Era in arresto.
Era in arresto.
La donna senza alcun motivo apparente (in quel momento) aveva avuto un arresto cardiaco.
Il dramma nel dramma era che il suo bambino non era ancora nato...
Il dramma nel dramma era che il suo bambino non era ancora nato...
Chiedo all'ostetrica di cercare il battito cardiaco del feto, c'era ma aveva una frequenza bassissima, segno evidente di sofferenza: senza una circolazione materna il bambino aveva pochi minuti di vita.
Urlo di preparare tutto che avremmo operato la signora, di chiamare tutti, chiunque, in sala parto il caos, tutti correvano a destra e sinistra, ognuno con un compito preciso. Richiamo il mio collega farfugliandogli qualcosa ed urlandogli di correre...
Di quei momenti ricordo qualche secondo e mi rivedo allibito a pensare cosa fare: salvare la mamma o il bambino? Come non perdere tempo? In quei momenti non agisci pensando a quello che fai ma per istinto, che è certamente guidato dall'esperienza e da quello che sai, ma può essere anche pericoloso: decisioni veloci dovrebbero prevedere una pausa di riflessione ma come fai a "riflettere" quando sai di avere pochi secondi, letteralmente, per salvare due vite, contemporaneamente?
Di quei momenti ricordo qualche secondo e mi rivedo allibito a pensare cosa fare: salvare la mamma o il bambino? Come non perdere tempo? In quei momenti non agisci pensando a quello che fai ma per istinto, che è certamente guidato dall'esperienza e da quello che sai, ma può essere anche pericoloso: decisioni veloci dovrebbero prevedere una pausa di riflessione ma come fai a "riflettere" quando sai di avere pochi secondi, letteralmente, per salvare due vite, contemporaneamente?
Da quello che racconto sembrano passate decine di minuti, invece tutto si è verificato in pochi secondi. I miei ricordi hanno dei buchi, alcuni momenti non li ricordo bene e sarà poi l'ostetrica a ricordarmi cosa dicevo e facevo.
Mi butto sulla signora che era ancora stesa sul lettino e comincio un massaggio cardiaco. Uno, due tentativi e controllo il suo battito, niente...ancora un tentativo, cerco di mantenere attiva la circolazione, per la donna e per il bambino che ancora deve nascere e nel frattempo arriva l'anestesista rianimatore.
Il mio collega arriva senza nemmeno sospettare l'accaduto. Quando chiami un anestesista in sala parto in genere si tratta di "routine" o "urgenze" relativamente meno importanti, quelle serie le tratti in sala operatoria, non dove si partorisce.
L'anestesista mi trova sopra il letto da parto mentre effettuo il massaggio cardiaco anche lui si rende conto che sta accadendo qualcosa di assolutamente assurdo, noto nel suo sguardo un disorientamento nel vedere il collega ostetrico mentre massaggia la paziente, mi chiede "ma cos'è successo!?" io ricordo di avergli risposto "non lo so...è in arresto, non lo so...".
Subito dopo un sussulto, mentre lui prepara il necessario per la rianimazione il cuore riprende a battere, lentamente ma riprende, poi più velocemente. L'anestesista "vèntila" la signora, cioè la fa respirare forzatamente con uno strumento particolare (si chiama "pallone ambu") io, accertatomi che in sala parto lasciavo la signora nelle mani del collega, penso all'intervento di urgenza. In quel momento non ero nemmeno sicuro che il nascituro fosse ancora vivo, a dire la verità ci speravo ma non ci credevo.
L'ostetrica (dopo settimane dal fatto) mi ha raccontato che mentre effettuavo il massaggio cardiaco ero pallido ed alla fine di ogni massaggio muovevo la testa in un "no" che non faceva ben sperare.
Corro in sala operatoria, nel frattempo tutto era pronto. Poco prima di entrare in sala il povero marito che era più sconvolto di me mi chiede "...dottore mia moglie..., mia moglie è viva?", io risposi "non lo so...non lo so..." e se ci penso stringo i denti per l'assurda situazione. Non lo sapevo davvero, non sapevo nemmeno se il mio intervento fosse riuscito a salvare la donna ed il bambino o solo uno dei due...non lo sapevo, non sapevo nemmeno cosa sarebbe successo nei minuti successivi.
Entro in sala operatoria, infermieri ed ostetrica (una delle più giovani del reparto, in quell'occasione è stata eccezionale) corrono con la barella e portano la signora in sala mentre l'anestesista continua con la ventilazione forzata.
Mi hanno raccontato che tutte le donne ricoverate in reparto erano fuori dalle stanze perchè avevano capito dal caos che qualcosa fosse andata storta, io non ricordo di aver notato qualcuno, ero assolutamente preso dall'evento.
La sala operatoria era quasi pronta, ognuno aveva fatto quello che doveva fare, perfettamente, nulla era andato storto (si fa per dire...), mi prendo cinque secondi (5) per provare a riassumere quello che stava succedendo, chiedo nel frattempo di chiamare il primario e preparare tutto per una trasfusione di sangue.
La signora è pronta sul lettino operatorio, il battito cardiaco è regolare, l'ostetrica cerca il battito fetale: c'è.
Il bambino è ancora vivo ma sta soffrendo. Il feto è molto più resistente di noi adulti alle "ipossie", cioè alla mancanza di ossigeno ma certo lì c'è da far prestissimo.
Tutto è pronto, evito di perdere troppo tempo nella pulizia delle mani, è l'ultima cosa alla quale penso, chiedo il permesso all'anestesista (nel frattempo anche l'equipe anestesiologica era stata completata dal primario di anestesia) che mi dà l'ok ed inizio.
Solo a quel punto, dopo aver raggiunto l'utero pochi secondi dopo, mi rendo conto di quello che è successo.
Rottura d'utero.
La rottura dell'utero è una complicanza rarissima ma molto pericolosa che può risultare anche letale. E' una delle urgenze più gravi in ostetricia. E' definita come complicanza devastante per la sua gravità.
Probabilmente durante una spinta, la cicatrice del vecchio cesareo fatto dalla paziente qualche anno prima si è rotta, aperta, la signora ha provato per questo un forte dolore (è definito "a pugnale" per le sue caratteristiche) che ha provocato un riflesso (si chiama "stimolo vagale") che ha provocato un arresto cardiaco.
Un insieme di eventi incredibili, rarissimi, imprevedibili ed assolutamente gravi.
In realtà guardando la lesione sembrava probabile che l'utero fosse già "aperto" da tempo sul punto del precedente taglio cesareo, in questo caso si chiama "deiscenza", non è cioè una rottura "casuale" ma è proprio sulla cicatrice del precedente cesareo. Non era una "rottura" recente, tanto che i margini della lesione erano praticamente cicatrizzati. Presumo che la signora abbia trascorso buona parte della sua gravidanza con quel problema senza nemmeno accorgersene.
L'arresto cardiaco in gravidanza è un'evenienza molto rara, stimata con una frequenza di un caso ogni 30.000 gravidanze. L'arresto in fase espulsiva del parto è un evento più unico che raro, ne sono descritti solo pochi casi al mondo. L'estrazione di un feto in corso di arresto cardiaco materno, deve avvenire (con taglio cesareo) entro 4 minuti dall'arresto o si rischiano danni cerebrali gravissimi fino alla morte se non si riesce entro 6 minuti a far nascere il bambino.
L'arresto cardiaco in gravidanza è un'evenienza molto rara, stimata con una frequenza di un caso ogni 30.000 gravidanze. L'arresto in fase espulsiva del parto è un evento più unico che raro, ne sono descritti solo pochi casi al mondo. L'estrazione di un feto in corso di arresto cardiaco materno, deve avvenire (con taglio cesareo) entro 4 minuti dall'arresto o si rischiano danni cerebrali gravissimi fino alla morte se non si riesce entro 6 minuti a far nascere il bambino.
Dall'incisione della cute all'estrazione del bambino sono passati 31 secondi. Non ho potuto nemmeno migliorare me stesso, il mio record di estrazione in cesareo è di 23 secondi ma in questo caso ho perso qualche secondo nei miei continui sguardi all'anestesista che mi aggiornava sulla situazione della donna.
Conservo ancora la copia del foglio del registro operatorio di quella notte...e chi se la dimentica.
Conservo ancora la copia del foglio del registro operatorio di quella notte...e chi se la dimentica.
Il bambino, estratto, comincia a piangere.
La pediatra lo visita mentre noi ginecologi proseguiamo nell'intervento. Chiedo ai pediatri velocemente come vanno le cose, uno di loro alza il pollice verso l'alto come per dire "tutto ok"...
Un utero rotto (praticamente "spaccato in due") ha poche possibilità di essere salvato, così siamo costretti a procedere ad un'isterectomia, cioè all'asportazione dell'utero che se lasciato in sede avrebbe potuto provocare gravi emorragie.
La pediatra lo visita mentre noi ginecologi proseguiamo nell'intervento. Chiedo ai pediatri velocemente come vanno le cose, uno di loro alza il pollice verso l'alto come per dire "tutto ok"...
Un utero rotto (praticamente "spaccato in due") ha poche possibilità di essere salvato, così siamo costretti a procedere ad un'isterectomia, cioè all'asportazione dell'utero che se lasciato in sede avrebbe potuto provocare gravi emorragie.
Arriva anche il primario che partecipa all'intervento, io mi stacco.
Mi siedo e metto la testa tra le mani più dalla stanchezza che dalla disperazione.
L'intervento finisce.
La paziente alla fine viene ricoverata in rianimazione in prognosi riservata, un'anemia importante richiede una trasfusione di sangue e la perdo di vista. So che sta meglio e nei giorni successivi migliora, fino alla sua dimissione in buone condizioni. Anche il bambino è in buona salute.
Dopo un mese incontro la signora per la visita di controllo. Non ha più il suo utero ma è viva, in ottime condizioni. Suo figlio è vivo e vegeto, sta bene e cresce benissimo.
La prima volta che la incontro la abbraccio, molto emozionato e lei forse lo è più di me anche se non sembra rendersi conto di cosa sia successo quella notte. Glielo chiedo anche: "ma si è resa conto di cosa è successo?". Mi risponde di sì e niente altro, forse non vuole ricordare, non approfondisco.
La prima volta che la incontro la abbraccio, molto emozionato e lei forse lo è più di me anche se non sembra rendersi conto di cosa sia successo quella notte. Glielo chiedo anche: "ma si è resa conto di cosa è successo?". Mi risponde di sì e niente altro, forse non vuole ricordare, non approfondisco.
Il marito ringrazia continuamente ma anche lui non va oltre, non chiede e non ne parla.
Io ne parlo ogni tanto con i miei colleghi che ricordano l'episodio, con le ostetriche per fare un esempio di ciò che vuol dire "sapere cosa fare", ne parlo anche con l'ostetrica presente quella notte, ci ridiamo anche su ricordando il mio viso pallido ed io dicendole che lei aveva il cappellino chirurgico tutto storto da quanto fosse sconvolta.
Io ne parlo ogni tanto con i miei colleghi che ricordano l'episodio, con le ostetriche per fare un esempio di ciò che vuol dire "sapere cosa fare", ne parlo anche con l'ostetrica presente quella notte, ci ridiamo anche su ricordando il mio viso pallido ed io dicendole che lei aveva il cappellino chirurgico tutto storto da quanto fosse sconvolta.
Ci sono anche i colleghi che non ci credono, "dai, stai scherzando" rendendo ancora più surreale quanto accaduto e quelli che fanno i "superiori", quelli che ti dicono "sì ma tu potevi...tu dovevi..." senza rendersi conto che al mio posto avrebbero avuto bisogno di tanti santi in paradiso, quanti ne abbiamo avuti io e la signora, perchè in questi casi, fatti di secondi e decisioni in un attimo, deve aiutarti anche la fortuna ed il caso che tu speri sia dalla tua parte. Io l'ostetrica che era con me quella notte, la guardo con ammirazione ed orgoglio perchè è una ragazza di 24 anni che ha fatto qualcosa di eccezionale, molto più grande di lei.
La mattina era già inoltrata, ero abbastanza distrutto ed andai a casa buttandomi a letto.
Dal giorno dopo tutto è tornato normale, come se nulla fosse successo.
E' stato forse l'episodio più drammatico che ho vissuto professionalmente.
Dal giorno dopo tutto è tornato normale, come se nulla fosse successo.
E' stato forse l'episodio più drammatico che ho vissuto professionalmente.
Questa storia la porterò per sempre con me ma so anche che storie come queste accadono ogni giorno negli ospedali di tutto il mondo. I medici tanto criticati perchè...perchè? Non lo so nemmeno io...fanno un lavoro duro, carico di responsabilità, passibile anche di errori, certamente, e questo è dovuto al loro essere uomini, fallibili ma responsabili anche di risultati eccezionali, miracolosi, atti a volte eroici. Questo non fa notizia ma basterebbe ascoltare qualcuna di queste esperienze che noi medici portiamo dentro di noi.
Per due vite salvate quella notte nessuno di noi ha preso complimenti, premi, aumenti di stipendio o pacche sulle spalle, è ordinaria amministrazione, la vita che ho scelto.
Nei giornali non leggerete mai queste storie che accadono quotidianamente, leggerete solo quello che fa scandalo, audience.
Chiedete ad un anestesista quante volte ha fatto riprendere il cuore di una persona fino a quel momento in perfetta salute che improvvisamente viene lasciato "a piedi" dal suo organo battente...
Ha letteralmente compiuto un miracolo, lo ha rianimato, eppure probabilmente quel paziente non lo saprà mai.
Accade tutti i giorni.
Per due vite salvate quella notte nessuno di noi ha preso complimenti, premi, aumenti di stipendio o pacche sulle spalle, è ordinaria amministrazione, la vita che ho scelto.
Nei giornali non leggerete mai queste storie che accadono quotidianamente, leggerete solo quello che fa scandalo, audience.
Chiedete ad un anestesista quante volte ha fatto riprendere il cuore di una persona fino a quel momento in perfetta salute che improvvisamente viene lasciato "a piedi" dal suo organo battente...
Ha letteralmente compiuto un miracolo, lo ha rianimato, eppure probabilmente quel paziente non lo saprà mai.
Accade tutti i giorni.
Chi insulta la classe medica per principio dovrebbe pensare per un attimo che la grande massa dei medici è rappresentata da lavoratori onesti e preparati, da gente che passa notti insonni e prende in carico situazioni incredibili, che cura, rasserena, parla e solleva che è spesso sovraccaricata di lavoro e stress. I freddi burocrati immaginati da qualcuno sono fantasmi creati ad arte per screditare un'intera classe di persone per bene e non lo dico per me ma per tutti quelli che questa professione l'hanno amata prima di me trascurando famiglia, svaghi e passatempi.
Le storie di "big pharma" e dei complotti se esistono riguardano qualche disonesto e non certo le migliaia di professionisti che sorvegliano la salute di tutti noi e se proprio esistesse un complotto le prime vittime sarebbero proprio i medici che curerebbero convinti di dare il meglio.
Le storie di "big pharma" e dei complotti se esistono riguardano qualche disonesto e non certo le migliaia di professionisti che sorvegliano la salute di tutti noi e se proprio esistesse un complotto le prime vittime sarebbero proprio i medici che curerebbero convinti di dare il meglio.
Io mi auguro di non dover più pagare il mio prezzo con il dovere in questo modo perchè è stata dura e poteva finire in tutt'altro modo e sicuramente non me la sarei perdonata.
Raramente si esaminano i problemi di coscienza di un medico, le sue ansie, le preoccupazioni e gli stress, non si parla mai degli atti quotidiani di vero e proprio eroismo e colgo l'occasione per ricordare le migliaia di medici che hanno passato la vita a risolvere le sofferenze ed a sopportare il dolore, gente che ha avuto nelle mani la vita del prossimo e l'ha trattata con rispetto e coscienza. Molti di loro se ne sono andati senza nemmeno un grazie da parte di chi hanno salvato ma probabilmente nemmeno si aspettavano un ringraziamento perchè quello che hanno fatto era l'essenza stessa del duro mestiere che li aspettava.
Raramente si esaminano i problemi di coscienza di un medico, le sue ansie, le preoccupazioni e gli stress, non si parla mai degli atti quotidiani di vero e proprio eroismo e colgo l'occasione per ricordare le migliaia di medici che hanno passato la vita a risolvere le sofferenze ed a sopportare il dolore, gente che ha avuto nelle mani la vita del prossimo e l'ha trattata con rispetto e coscienza. Molti di loro se ne sono andati senza nemmeno un grazie da parte di chi hanno salvato ma probabilmente nemmeno si aspettavano un ringraziamento perchè quello che hanno fatto era l'essenza stessa del duro mestiere che li aspettava.
Auguro a quella donna ed a quel bimbo una vita serena.
A tutti voi buone, rilassanti e luminose feste e ne approfitto per ringraziare tutti degli auguri inviati via mail.
A tutti voi buone, rilassanti e luminose feste e ne approfitto per ringraziare tutti degli auguri inviati via mail.
Alla prossima.