Morto, chiuso in una bara si risveglia e tutto diventa un incubo.
L'incubo non è riservato solo a chi vive questo destino crudele ma anche a tutti quelli che pensano che una cosa del genere possa capitare proprio a loro.
Immaginiamo di morire (ok, non si può immaginare, ma proviamoci), il medico accerta il decesso, funerale, veglia e poi chiusi nella bara.
Apro gli occhi e vedo il buio dovunque, sarà notte, sto dormendo, ho mangiato pesante...
Provo a toccare l'ambiente attorno a me: ci sarà una coperta ed invece no; una tavola dura e sto pure abbastanza stretto, forse starò dormendo in un letto a castello, mi trovo in vacanza e non lo ricordo, chissà.
Provo a togliere il cuscino pur se con difficoltà. Strano, un cuscino rivestito di un materiale "setoso" sembra uno di quelli che si mettono nelle bare per adagiare la testa del defunto.
Strano...che succede...non vorrei preoccuparmi...ma poi che ci faccio a letto in giacca e cravatta e perchè tutto attorno a me...sono circondato da imbottiture.
Perchè ieri dopo esser caduto dalla scala non ricordo più niente. Non sono mica in ospedale? Non sento nessun rumore e poi comincio a sentire un senso di soffocamento e claustrofobia.
Dove sono tutti?
Perchè non posso alzarmi? Che ci faccio qui?
Questo è un classico racconto horror, trama di tanti film e di certi nostri sogni claustrofobici ma la "morte apparente" non è una leggenda, esiste.
In realtà il termine più esatto non sarebbe "morte apparente" ma "ritorno in vita" questo perchè la morte non è mai apparente, se sei morto, lo sei e basta ma in certi casi il processo della morte (che non è un processo immediato ma graduale) si interrompe e torna indietro.
Sono noti diversi casi anche se ognuno ha cause e storia clinica differente.
Il "ritorno alla vita" dopo la morte o più correttamente il ritorno spontaneo della circolazione (SROC= Spontaneus Return Of Circulation) detto anche Sindrome di Lazzaro (non credo servano spiegazioni per questa definizione), è un fenomeno conosciuto in medicina, rarissimo (sono noti meno di 30 casi nel mondo), straordinario (i meccanismi con il quale avviene sono un insieme di coincidenze e complicate reazioni fisiologiche) e del tutto inusuale.
Spesso ne abbiamo avuto notizia anche tramite giornali o TV ma naturalmente non tutti i casi che vengono diffusi dai media appartengono a questo tipo di eventi. Nella maggioranza di essi si tratta di "false morti" cioè di un errato o apparente stato di morte poi rivelatosi falso.
Alcuni episodi?
Ad esempio un tentativo di suicidio tramite ingestione di un farmaco (60 compresse, 350 mg, di un inibitore del sistema nervoso centrale utilizzato per malattie neuromuscolari) ha causato perdita di coscienza, gasping (una sorta di "sussulto" che precede l'arresto cardiorespiratorio completo), flaccidità muscolare, la totale scomparsa di riflessi, pupille non reattive, stato di coma (stadio 3 Glasgow). Solo dopo 24 ore furono progressivamente riprese le capacità motorie. In questo caso però era mantenuta una normale frequenza cardiaca e pressione arteriosa. Il paziente era "morto" alla vista ma vivo e vegeto dal punto di vista cardiovascolare. Come si può capire in questo caso non è possibile affermare che il paziente, deceduto, si fosse rianimato successivamente poichè un esame completo e corretto dei parametri vitali avrebbe dimostrato la sua vitalità.
In altri casi al contrario la normalità del sistema nervoso centrale era contrapposta all'apparente assenza di segni cardiologici. Battito cardiaco non facilmente rilevabile, pressione arteriosa non rilevabile, polso assente, stato di incoscienza, respiro non percepibile.
In questo secondo caso (che è di gran lunga più frequente) in realtà le funzioni cardiocircolatorie, seppure fortemente compromesse, sono presenti.
Spesso un'assenza di attività cardiaca è in realtà una marcata bradicardia (cioè una frequenza cardiaca bassissima, anche di 7-10 battiti al minuto contro i 70 circa della normalità) e questo può avvenire soprattutto in neonati o soggetti molto anziani o in individui che assumono farmaci (o li hanno assunti per scopi suicidi).
L'auscultazione con metodi manuali (fonendoscopio, orecchio) può non percepire i pochi battiti cardiaci così come il polso. Il respiro "superficiale" (cioè leggero, poco frequente) può non essere percepito, così come la pressione cardiaca bassissima può sfuggire al controllo dello sfigmomanometro (l'apparecchio per misurare la pressione arteriosa).
Per questo motivo per accertare ufficialmente la morte si utilizzano macchinari molto più sensibili, precisi e che permettono un controllo nel tempo.
Un battito cardiaco inesistente per 15 minuti non è solo segno di assenza di attività cardiaca ma indirettamente ci indica che anche il sistema nervoso non funziona più (dopo 15 minuti il cervello senza ossigeno "cessa di funzionare").
L'osservazione è considerata obbligatoria (tranne emergenze infettive infatti un defunto non può essere sepolto subito).
La "morte" inoltre non è un evento "immediato" (tranne naturalmente nelle morti "violente" con danno fisico grave) ma "graduale".
Esistono infatti in senso strettamente letterale, tre fasi della morte, quella cardiocircolatoria (nella quale l'individuo non presenta attività cardiaca nè pressione arteriosa), quella respiratoria nella quale vi è assenza di respiro spontaneo e quindi non è possibile alcun proseguimento della vita (senza ossigeno il corpo non può vivere) e quella nervosa, definizione più legale (tanto da definirla "morte legale") che medica: quando anche il cervello non è più in funzione (il cervello controlla l'attività di tutto il corpo) è impossibile tornare ad uno stato vitale.
Ma esistono pure fatti inspiegabili (o spiegabili con meccanismi assolutamente incredibili) che sembrano dimostrare l'esistenza di un fenomeno così singolare.
Intendiamoci, questo non serva ad alimentare le paure e gli incubi di ciascuno di noi: si tratta di fenomeni eccezionali, straordinari e tanto rari da diventare casi clinici descritti in letteratura medica.
Quanto avvenuto è stato descritto accuratamente e quindi non è una leggenda ma un fatto.
Si chiama come detto Sindrome di Lazzaro e quando succede si assiste ad un vero e proprio "ritorno alla vita".
Attenzione, nulla a che vedere con la rianimazione di una persona che ha avuto un arresto cardiocircolatorio e che riprende le sue funzioni, la sindrome di Lazzaro si realizza quando nonostante i tentativi di rianimazione le attività vitali non ripartono ed il paziente è dichiarato morto.
Nella mia carriera ho assistito ad un caso in realtà poco attinente (l'ho raccontato già in questo blog) ma che mi ha lasciato un ricordo vivissimo perchè fu uno dei primi ai quali ho assistito dopo la laurea e che ai tempi mi lasciò stupefatto più dal punto di vista emotivo che medico: una donna sulla cinquantina arriva al pronto soccorso sostenuta dai suoi figli dicendo di sentirsi male.
Appena sdraiata nel lettino per iniziare la visita il suo volto assume un colorito poco rassicurante, il corpo ha un sussulto e la donna crolla priva di sensi. Assente il battito cardiaco e la respirazione spontanea.
Inizia la terapia rianimatoria ma inizialmente non vi sono reazioni, nè battito nè respiro.
Ad un terzo tentativo di rianimazione e parecchi minuti dopo, la paziente apre gli occhi improvvisamente, esattamente come farebbe una persona svegliata improvvisamente dal sonno.
Respira da sola e la frequenza cardiaca è normale. Si riprende perfettamente anche se sembra un po' stordita.
Dopo averla tranquillizzata e stabilizzata la lasciamo tranquilla nel suo letto.
Poco dopo passo da lei e le chiedo: "Come sta signora?" e lei: "...mah, un po' meglio..." e lì ho subito pensato a quanto è strana la vita una donna era morta e poco dopo..."stava un po' meglio"...riflettendoci è una cosa incredibile...un po' meglio della morte è uno stato fisico inusuale.
Negli anni di episodi simili ne ho vissuti ancora ed è sempre qualcosa di emozionante.
Ma la letteratura scientifica ci regala esempi ancora più eccezionali.
Come nel caso del paziente con aneurisma dell'aorta addominale rotto (l'aorta, importante arteria del corpo umano, si rompe in un punto del suo decorso, è un evento gravissimo). Il paziente viene sottoposto ad intervento chirurgico ma nel frattempo a metà circa dell'operazione sopravviene un arresto cardiaco (la rottura di un aneurisma aortico è ad altissimo rischio di evoluzione fatale).
Dopo ben 17 minuti (diciassette!) di massaggio cardiaco e tentativi di defibrillazione senza successo il paziente viene dichiarato deceduto e l'intervento interrotto.
Dopo ulteriori dieci minuti un infermiere sente un impulso proveniente dal macchinario che lo teneva monitorato. L'equipe riprende l'intervento, lo termina con successo ed il fortunato (mi sembra proprio il caso di dirlo) torna in vita senza nessuna sequela fisica o neurologica. Incredibile.
I casi descritti non sono pochi. In un altro caso avvenuto in Germania, la "morte" colpisce un paziente con pacemaker (dispositivo che regola il battito cardiaco). Era in corso un intervento chirurgico per la correzione di un difetto cardiaco, sopravviene un arresto del battito del cuore. Tentativi ripetuti di rianimazione inutili e si decide di rinunciare dopo una decina di minuti.
Appena viene interrotta pure la "ventilazione meccanica" (il paziente durante l'intervento respira tramite un macchinario che insuffla l'aria nel polmoni automaticamente), il cuore riprende a battere. L'intervento viene terminato e l'uomo torna alla vita senza alcun problema.
In questo caso è stata ipotizzata una causa della "risuscitazione": la respirazione meccanica causa spesso un problema al ritorno di sangue venoso verso il cuore, aver interrotto la ventilazione polmonare ha consentito la ripresa del flusso del sangue venoso che è anche uno stimolo per il cuore alla sua attività elettrica. Questo ha permesso la ripresa del battito.
In effetti tra le cause di "ripresa del battito" questa sembra essere la più probabile ed è una delle spiegazioni più accettate in fatti come questo.
Non dimentichiamo che il cuore ormai fermo, non esaurisce immediatamente la sua capacità di contrarsi, non "muore" all'istante ma solo dopo parecchi minuti (nell'ordine delle decine), solo quando si esauriscono le sostanze che permettono lo svolgersi delle reazioni che causano il battito. Più tempo il cuore non batte, più le sostanze si esauriscono meno ha possibilità di tornare a svolgere il suo compito e quindi si può definire morto.
I casi noti quindi non sono casi singolarissimi.
Un servizio sul giornale "La Repubblica" racconta un episodio recente che sarebbe avvenuto in Colombia.
Attenzione però: si tratta di casi nei quali il "ritorno in vita" è avvenuto dopo poche decine di minuti. Questo perchè le cellule del cervello e degli altri organi hanno buone possibilità di resistenza all'ipossia (mancanza di ossigeno). I casi riportati dalla stampa parlano quasi sempre di persone "risuscitate" dopo molte ore o giorni addirittura. In questi casi è molto più probabile trattarsi di "falsi" casi di morte apparente e con tutta probabilità si tratta di individui nei quali lo stato di "cessazione della vita" era stato mal valutato. Da non escludere la bufala giornalistica, naturalmente.
E' semplice: dopo una decina di minuti le cellule cerebrali soffrono la mancanza di ossigeno e dopo qualche ora sono praticamente ormai incapaci non solo di svogere la loro funzione "intellettiva" ma anche di regolare e coordinare tutti gli organi del nostro corpo che da loro dipendono.
Questo vuol dire che se passano 10 ore dal momento dell'arresto cardiaco il cervello di conseguenza muore ed a quel punto è l'intero nostro corpo che ha già cessato di vivere. Le attuali leggi (tranne nei casi di "morte certa" come in certi incidenti stradali o nei casi nei quali il corpo non è in condizioni integre) prescrivono non solo il rilevamento dei parametri vitali per svariate ore ma anche l'osservazione. Se la morte non è un bel momento, consoliamoci quindi con il fatto che essere sepolti vivi è davvero improbabile se non impossibile.
Tutte le storie che descrivono defunti riesumati con inequivocabili segni che indicherebbero una "sepoltura ancora in vita" sono leggende metropolitane.
Si narra di donne riesumate e ritrovate con i capelli e le unghie lunghe, segno di vita prolungata dopo la sepoltura o di vestiti strappati, espressione terrorizzata, ghigno di follia per essersi scoperti sepolti vivi
Addirittura di posizioni innaturali o nei tipici racconti del "mio cuggino mi ha detto" di una persona lasciata a riposare in una stanza di una chiesa e poi trovata in un'altra stanza, ormai morta davvero ma dalla paura.
L'incubo peggiore è raccontato in quella storia della tomba riaperta che presentava tracce di graffi nel coperchio, come se ci fossero stati tentativi disperati di liberarsi di quella trappola.
In realtà non è mai documentato nessun caso simile.
Alcuni di questi "segni" inoltre hanno una spiegazione ben più "terrena".
Tralasciando i racconti riportati è possibile rinvenire cadaveri con unghie di lunghezza anomala. E' una conseguenza del processo di decomposizione del corpo. I tessuti molli si retraggono lasciando scoperte le porzioni delle unghie che normalmente sono nascoste e che quindi appaiono molto più lunghe. Stesso meccanismo per "il ghigno della follia", non è dovuto alla scoperta di essere stati sepolti vivi ma dalla conformazione dei muscoli del volto e delle ossa del cranio che donano al viso un'espressione quasi beffarda. Fateci caso: un teschio sorride sempre, suo malgrado.
Sembra che questo tipo di morfologia abbia ispirato la nascita della leggenda dei vampiri: unghie lunghe e canini pronunciati (il fenomeno è lo stesso).
Una donna in gravidanza deceduta può "partorire" dopo la sepoltura: è dovuto al rilasciamento e l'inversione dell'utero che così espelle il suo contenuto.
Così pure le variazioni di posizione: la contrazione dei muscoli "post mortem" può provocare non solo il cambiamento della posizione originale del defunto ma addirittura lo spostamento del suo corpo.
Ed i vestiti strappati?
Non scendo nei particolari piuttosto macabri ma si tratta sempre della conseguenza dei processi fisiologici di decomposizione.
La claustrofobica paura di essere sepolti vivi ha raggiunto vette tali in quest'epoca di fobie e stress che soprattutto negli USA esistono industrie che producono bare con sistemi di allarme, telecamere interne, impianto di ossigenazione e rilevatori di battito cardiaco. I prezzi sono naturalmente elevatissimi. Il fenomeno è comunque mondiale, tanto che anche in una fiera commerciale italiana, la bara con il telefono all'interno è apparsa in tutto il suo splendore dei 280.000 euro di costo.
In realtà come detto, con le leggi ed i sistemi attuali seppellire un individuo non ancora deceduto è un'evenienza davvero molto ma molto improbabile (leggi impossibile).
Coraggio, tanto in ogni caso non ci sentirà nessuno.
Hrhrhrhr (risata malvagia da leggere con effetto eco ed allontanamento)...
:D
con le leggi ed i sistemi attuali seppellire un individuo
RispondiEliminaMa prima?
A proposito, da estimatore di Poe l'articolo mi è piaciuto particolarmente. Comunque la mia domanda è se esiste o è esistito almeno un caso riconosciuto di sepoltura prematura in epoche passate.
RispondiEliminama guarda un po'!
RispondiEliminahttp://en.wikipedia.org/wiki/Fear_of_being_buried_alive
da estimatore di Poe l'articolo mi è piaciuto particolarmente
RispondiEliminada estimatore successivo confermo e concordo :)
però se non erro in quel racconto Poe è (stranamente) positivo: il protagonista dopo essersi cacato sotto su una nave avendo scambiato le cuccette a castello di legno per la sua bara, butta alle ortiche questa sua fobia e vive una vita piena
ricordo male?!
certo che non si può neanche morire tranquilli... :)
RispondiEliminaArticolo molto interessante, dal mio punto di vista :)
RispondiEliminaPer ciò che riguarda la nascita delle leggende sui vampiri, da buon conoscitore (essendo io un vampirla) sono arrivato a questa conclusione: sia la morfologia data dalla normale decomposizione, sia le "morti apparenti", hanno portato l'uomo (fin dalla preistoria) ha pensare a dei demoni. Ed i pipistrelli nulla c'entrano con la nascita di queste affascinanti leggende.
Oltre a ringraziarti che ho mangiato pesante e sto per andare a letto con un senso di tranquillità che te lo raccomando (soprattutto visto che giornalmente ci sono un po' di "simpatici" che mi mandano email e si dileggiano con bambole voodoo), volevo sfoggiare un po' di cultura citando il termine "beccamorto". Il termine è nato perchè le persone che lo portavano dovevano letteralmente mordere il defunto per appurarsi che fosse realmente tale. Quindi questa paura della morte apparente non è cosa recente.
RispondiEliminaIl problema si pone con il termine "pompa funebre"... ma forse ci sono minori che leggono?
:-)
Ciao
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina@Nico: il mestiere del beccamorto era un mestiere che si tramandava di padre in figlio, e dovevano mordere gli alluci. Ad un certo punto ci fu una figlia e un cadavere senza gambe, e...
RispondiEliminaDi Poe (terzo estimatore) c'è anche "Le esequie premature" sull'argomento.
RispondiEliminaPer gli appassionati propongo, oltre a Poe (quarto estimatore), anche "In the vault" di Lovecraft.
RispondiEliminaPer il resto quest'articolo mi rende ancor più convinto della bontà della scelta di donare gli organi non appena giunta la fatal quiete.
bell'articolo, però ti devo smentire sulla parte del "solo leggende" o meglio, lo sono se riportate ai nostri giorni.
RispondiEliminaAvendo un professore di anatomia patologica purtroppo appassionato all'argomento, ci ha tenuto un'intera lezione... Gli eventi pare che siano tutti riferibili all'800 o antecedenti (periodo in cui infatti si diffuse un marchingegno che collegava il defunto a una campana posta al di fuori della tomba, nell'eventualità :D), e come prove portavano casse unghiate o colpite dall'interno, e un caso più evidente in una cripta di famiglia, con bara scoperchiata e cadavere ai piedi delle scale che portavano all'uscio chiuso.
E, conoscendo i metodi di constatazione dell'epoca, è molto più verosimile pensare a un insieme di segni troppo flebili e magari un po' di leggerezza del medico necroscopo.
Citava i casi da un libro, che purtroppo non ricordo, appena riesco a placcarlo mi faccio ridire il titolo :)
Nota di colore: almeno nell'obitorio della mia città, a fianco al lettino su cui giace il cadavere c'è un campanello -anche se gli addetti riferiscono di non averlo mai sentito suonare- retaggio del marchingegno di prima, evidentemente!
Una nota: come la pressione cardiaca bassissima può sfuggire al controllo dello sfigmomanometro (l'apparecchio per misurare la pressione arteriosa).
più che la pressione bassa in sè, il problema è che se non riesco a sentire il battito sull'aia cardiaca, non lo sento neanche a livello del braccio.
@McG
oltre all'ottima scelta della donazione degli organi, potresti optare per il metodo usato per sincerarsi che i condannati a morte fossero defunti (e che il medico non fosse in combutta quando ne certificava la morte...) qualche secolo fa': un cuneo di ferro nel cranio, peggio dei vampiri U_U
Avvertirò i miei cari do non seppellirmi prima che mi spuntino rigor mortis ed ipostasi, meglio essere sicuri :-)
RispondiElimina@Thhh
RispondiEliminaehm...sì, sì...mo' me lo segno :-P
Gli eventi pare che siano tutti riferibili all'800 o antecedenti (periodo in cui infatti si diffuse un marchingegno che collegava il defunto a una campana posta al di fuori della tomba, nell'eventualità :D), e come prove portavano casse unghiate o colpite dall'interno, e un caso più evidente in una cripta di famiglia, con bara scoperchiata e cadavere ai piedi delle scale che portavano all'uscio chiuso.
RispondiEliminatu lo sai che LE STESSE IDENTICHE COSE le scrive Poe nel suo racconto The Premature Burial?
è molto interessante leggere la voce del racconto su Wikipedia dove si scopre che addirittura gli inglesi fondarono la Società per la prevenzione della sepoltura da vivi....
Poe è uomo dell'800 infatti :)
RispondiEliminae, banalmente, sono anche le uniche 'prove' a cui potresti trovarti innanzi in caso di sepolti vivi.
Cerco di rintracciare il prof, per il titolo, dire che è la soluzione migliore!
Cerco di rintracciare il prof, per il titolo, dire che è la soluzione migliore!
RispondiEliminaUmh...non sarebbe male.
Io ricordo il mio prof. di medicina legale (era un barone vecchiardo) che raccontava (su nostra specifica domanda fatta per far finire presto la lezione che era agosto...) di non aver mai trovato una traccia di "sepoltura precoce" in tutta la sua carriera.
Ma era agosto, appunto...
;)
Bellissimo il tuo blog.
RispondiEliminaTi avviso che in quest'ultimo post il link al Gazzettino non è più valido...
Ciao!
Rodri
Grazie, corretto.
RispondiElimina:)
Ciao, innanzitutto complimenti per il blog - che ho scoperto da pochi giorni e che trovo interessantissimo!
RispondiEliminaPoi, questa è la mia grande fobia, anche se dici che OGGI questo non dovrebbe accadere... beh, avrò letto troppi racconti del terrore, ma io prima di essere sepolta voglio essere cremata, così non ci sono problemi!!
ma io prima di essere sepolta voglio essere cremata, così non ci sono problemi!!
RispondiEliminaMah, non sopporterei il bruciore intenso...
:D
Devo dire che ci vuole davvero sfortuna (tanta) ancora di più oggi ad incappare in un incidente del genere, a quel punto cremato, incenerito, sepolto o altro non credo faccia la differenza.
Benvenuta.
beh, anche essere bruciata viva in effetti non dovrebbe essere il massimo della goduria...
RispondiEliminaE hai ragione sul fatto che no fa poi molta differenza... comunque dicevo così, perché è proprio l'idea di essere chiusa dentro una bara sotto terra che mi angoscia da matti!!
E comunque auguriamoci tutti di non scoprire cosa si prova :)
Chiedo scusa se commento un post molto vecchio, ma l'argomento mi interessa molto.
RispondiEliminaNell'articolo sono citati gli strumenti molto sensibili adoperati per diagnosticare la morte di un individuo. Però questi vengono usati solo se la persona si spegne in ospedale. Per gli altri c'è la visita del medico necroscopico che, come ho potuto constatare più volte, non adopera strumenti elettronici... Spesso la visita si svolge in pochi minuti, con il cadavere già esposto nella bara, circostanza che non consente certo un sufficiente spazio di manovra. A me che sono una profana, in tali casi sembra possibile che qualche segnale di vita sfugga...
Grazie in anticipo per la risposta.
Spesso la visita si svolge in pochi minuti, con il cadavere già esposto nella bara, circostanza che non consente certo un sufficiente spazio di manovra.
RispondiEliminaQuando lavoravo nel 118 mi è capitato diverse volte di effettuare constatazioni di morte e non avevo (ma questo credo sia comprensibile) a mia disposizione strumenti particolarmente elaborati.
Agivo in questo modo:
1) Indagine sulle modalità della morte (chiedevo ai parenti stretti cosa fosse successo, i tempi e le modalità della presunta morte, il momento del decesso e la causa presunta).
2) Esame obiettivo: esiste respiro spontaneo? Il polso (radiale e carotideo) è percepibile? Esistono riflessi? Il presunto deceduto mostra segni fisici sospetti? Riscontro di segni cadaverici (non sto qui ad approfondire).
Presenza eventuale di sensibilità dolorifica e valutazione del tono muscolare.
3) Controllo della pressione arteriosa con sfigmomanometro.
4) Controllo del battito cardiaco con fonendoscopio.
5) Attesa di 15 minuti.
6) Nuovo controllo di pressione e battito.
In caso di evidente stato di morte compilavo la scheda. In caso di dubbio avrei rimandato al controllo in ospedale (mai successo). Diciamo che pur non disponendo di grossi mezzi non ho mai avuto particolari dubbi sul decesso, alcuni segni possono essere "fraintesi", altri decisamente no.
Considera inoltre che per legge nessun cadavere può essere sepolto prima di 24 ore dal suo decesso.
Saluti.