aggiornamento del 30/08/09: sostituito paragrafo sul numero di Avogadro. Inserita parte preparata da axlman (grazie!).
__Si diceva nella prima parte dell'articolo:
Se non curi l'influenza stai per ben sette giorni a letto malato,
se prendi un rimedio omeopatico in una sola settimana sei già perfettamente guarito.
E' la sintesi dell'omeopatia. A quanto pare.
Un argomento molto interessante e vasto, dato che l'omeopatia si può considerare una delle medicine alternative più utilizzate al mondo. Per essa, valgono tante delle considerazioni fatte a proposito delle altre medicine alternative:
-Basi o fondamenti scientifici: nessuno.
-Evidenze o prove di efficacia superiori al placebo: nessuna.
-Conoscenza dei principi su cui si basa da parte degli utilizzatori: scarsa.
L'argomento è diviso in quattro parti:
1) Omeopatia: Introduzione
2) Omeopatia: la conosciamo?
3) L'incredibile caso del dottor Benveniste
4) Funziona o no?
Abbiamo letto delle origini di questa pratica, dei princìpi e delle sue applicazioni e passiamo quindi con la spiegazione dei principali termini, concetti e leggi che regolano l'omeopatia:
Un argomento molto interessante e vasto, dato che l'omeopatia si può considerare una delle medicine alternative più utilizzate al mondo. Per essa, valgono tante delle considerazioni fatte a proposito delle altre medicine alternative:
-Basi o fondamenti scientifici: nessuno.
-Evidenze o prove di efficacia superiori al placebo: nessuna.
-Conoscenza dei principi su cui si basa da parte degli utilizzatori: scarsa.
L'argomento è diviso in quattro parti:
1) Omeopatia: Introduzione
2) Omeopatia: la conosciamo?
3) L'incredibile caso del dottor Benveniste
4) Funziona o no?
Abbiamo letto delle origini di questa pratica, dei princìpi e delle sue applicazioni e passiamo quindi con la spiegazione dei principali termini, concetti e leggi che regolano l'omeopatia:
Cos'è l'omeopatia?
Chi vuole approfondire l'argomento, trova un buon riassunto su Wikipedia. L'omeopatia è una "pseudoscienza" perchè con la scienza non ha nulla in comune, i suoi teoremi sono smentiti dalle conoscenze scientifiche attuali e le basi dell'omeopatia furono create quando la maggiorparte di queste conoscenze non esistevano. Non erano conosciuti nemmeno gli antibiotici e non si conosceva nemmeno l'esistenza dei batteri e dei virus. L'omeopatia quindi si basa su concetti totalmente estranei alla nostra conoscenza.
L'omeopatia fu teorizzata da Hanneman nel XVIII secolo, su principi simili a quelli di Ippocrate nel V secolo a.c. La "teoria dei simili": una sostanza che produce dei sintomi, può essere utilizzata per curare gli stessi sintomi o, detta al contrario: per curare una malattia, basta utilizzare una sostanza che procuri gli stessi sintomi di quella malattia.
Per eliminare gli effetti tossici della sostanza, mantenendone quelli utili, basta diluirla in successione, tante volte e ad ogni diluizione agitare, tramite "succussione" (la chiamano "dinamizzazione") ciò che è risultato, per poi diluirlo di nuovo.
Alla fine di tutte queste diluizioni, in effetti non resta nulla della sostanza iniziale, ma gli omeopati spiegano che quella sostanza ha lasciato una traccia nel solvente, nel "terreno" cioè che ha diluito la sostanza (l'alcol, l'acqua ad esempio). Nel caso dell'acqua dunque, questa sarebbe capace di una sorta di effetto "memoria", ricorderebbe cioè quello che è stato diluito decine di volte, mantenendone le proprietà anche se di quella sostanza non ne esiste più una molecola.
E' nato il prodotto omeopatico.
L'omeopatia fu teorizzata da Hanneman nel XVIII secolo, su principi simili a quelli di Ippocrate nel V secolo a.c. La "teoria dei simili": una sostanza che produce dei sintomi, può essere utilizzata per curare gli stessi sintomi o, detta al contrario: per curare una malattia, basta utilizzare una sostanza che procuri gli stessi sintomi di quella malattia.
Per eliminare gli effetti tossici della sostanza, mantenendone quelli utili, basta diluirla in successione, tante volte e ad ogni diluizione agitare, tramite "succussione" (la chiamano "dinamizzazione") ciò che è risultato, per poi diluirlo di nuovo.
Alla fine di tutte queste diluizioni, in effetti non resta nulla della sostanza iniziale, ma gli omeopati spiegano che quella sostanza ha lasciato una traccia nel solvente, nel "terreno" cioè che ha diluito la sostanza (l'alcol, l'acqua ad esempio). Nel caso dell'acqua dunque, questa sarebbe capace di una sorta di effetto "memoria", ricorderebbe cioè quello che è stato diluito decine di volte, mantenendone le proprietà anche se di quella sostanza non ne esiste più una molecola.
E' nato il prodotto omeopatico.
Le diluizioni
Il concetto di diluizione è fondamentale nell'omeopatia. La diluizione in omeopatia è detta "potenza". Secondo il numero di diluizioni che ha subìto una sostanza, ogni rimedio omeopatico presenta una sigla.
Una diluizione centesimale (cioè con un rapporto 1 a 100) viene contrassegnata con C. Una diluizione decimale (un rapporto 1 a 10) ha la sigla D.
Nella diluizione centesimale, C, una parte di sostanza viene diluita in 99 parti di diluente in una diluizione D, invece, una parte di sostanza viene diluita in 9 parti di diluente.
La prima diluizione quindi sarà la 1C.
Un preparato 10C quindi, indicherà che quella sostanza è stata diluita 10 volte, ogni volta con un rapporto 1 a 100. Una parte su 100 10 quindi.
In omeopatia, di usano diluizioni "estreme", oltre i 30C ad esempio o da 12 o 15D.
Secondo il numero di Avogadro però, a partire da 12C o dal 24D, in quella soluzione non ci sarà più nemmeno una molecola della sostanza di partenza. In pratica, quello che stiamo diluendo o che stiamo per confezionare, è acqua, solo acqua.
A quel punto il prodotto deve essere somministrato: esistono una serie di precauzioni, fondamentali perchè il prodotto abbia effetto, non bisogna toccarlo con le mani, non bisogna lavare i denti prima di prenderlo (esistono dentifrici adatti agli "omeopazienti"), non bisogna assumere alimenti "irritanti" come la menta o il caffè e così via, con tutta una serie di procedure e cerimonie che fanno tanto pensare ad un rituale magico...che stranamente è uno dei meccanismi tipici di condizionamento della mente.
Concetti utili
Premettiamo anche alcuni concetti che ci serviranno nell'analisi:
Il Placebo: è una sostanza inerte, senza effetti specifici, somministrata al fine di provare gli effetti di un'altra sostanza, quasi sempre a scopo di studio e scientifico, ma anche, in certi casi, a scopo terapeutico. Ma se il placebo è inerte, che scopo terapeutico può avere? Ce l'ha.
E' stato dimostrato che il placebo riesce a migliorare (di poco) alcuni sintomi soggettivi, soprattutto quelli legati alla sfera psicologica. Il placebo è una compressa, un granulo, una soluzione di acqua e zucchero o acqua e farina.
Attenzione, il placebo è una sostanza inerte per definizione ma agisce nel nostro subconscio perchè l'uomo NON SA di assumere un placebo. Viene condizionato dalla convinzione di assumere un farmaco. Sono conosciuti addirittura intolleranze ai placebo e dipendenza da placebo. Il paziente stava male se non assumeva quella pillola di farina a quella determinata ora.
Se somministro il placebo, del quale conosco l'effetto quindi, posso provare quanto un'altra sostanza sia efficace nei confronti di una malattia. Somministrando un placebo ad una persona con cefalea, posso provare se, per esempio, l'aspirina è efficace per la cefalea e posso dimostrare soprattutto quanto, l'aspirina sia efficace, visto che la paragono con qualcosa di misurabile.
Ma perchè si somministra il placebo?
Perchè così gli interessati dalla ricerca, assumono qualcosa, credono di prendere un farmaco, sono allo stesso livello di chi prende il farmaco vero ma non ne hanno gli effetti.
Invece di paragonare una sostanza al nulla, la si paragona a qualcosa, del quale i piccoli effetti psicologici sono conosciuti e misurabili, la differenza è sottile.
E perchè esistono gli studi cosiddetti "a doppio cieco"?
Perchè si è visto, proprio per l'effetto placebo, che anche la modalità di somministrazione, addirittura il colore o il confezionamento o la "passione" di chi somministrava il placebo, nel farlo, condizionava i risultati.
Proprio per evitare il condizionamento eventualmente derivante dal medico che somministra il placebo, nemmeno il medico sa cosa sta somministrando: doppio cieco, (in inglese double blind), nessuno dei due individui coinvolti nella sperimentazione sa di cosa si tratta, se del placebo o del farmaco vero.
Il condizionamento da parte del medico nei confronti del paziente infatti è molto noto.
Un medico che propone un farmaco ad un paziente ed afferma che probabilmente quel farmaco non farà nulla, condiziona il paziente che molto probabilmente avvertirà meno gli effetti del farmaco. Un medico che propone lo stesso farmaco, dicendo che si tratta di una sostanza potentissima e molto efficace, condizionerà lo stesso il paziente, ma in maniera positiva. Così, se assumo un placebo incolore ed insapore, a qualsiasi ora della giornata ho un effetto, se ne assumo un altro di un bel rosso vivo ed amarognolo, magari con l'indicazione di assumerlo 32 minuti esatti prima di pranzo, l'effetto sarà maggiore.
Esattamente come la "visita" omeopatica, che risponde come un pugno in un occhio alla visita classica di tanti medici "normali". L'omeopata interroga il paziente minuziosamente, su tutti gli aspetti della sua vita, gli dedica molto tempo, chiedendo anche particolari sul momento della nascita, sulle malattie eventuali, sulla famiglia, le ansie, le aspettative. Il paziente si sente al centro dell'attenzione, è finalmente compreso, si sfoga, si confessa. Il medico deve solo convogliare tutte quelle informazioni su una pillola, la prescrive descrivendo la "cerimonia" di somministrazione ed il gioco è fatto.
Sono condizionamenti mentali, veri e propri.
Ma è stato dimostrato alla fine un effetto del rimedio omeopatico?
L'omeopatia, non ha MAI mostrato un effetto superiore a quello del placebo.
Gli unici studi che dimostrerebbero effetti misurabili (superiori al placebo) di prodotti omeopatici, sono pubblicate da riviste del settore, da testi di omeopatia, da giornali di medicina alternativa. Anche le review (uno studio che analizza e riunisce tutti gli studi precedenti sull'argomento) hanno dimostrato la stessa cosa, in uno studio è scritto: "l'omeopatia è al massimo una "placeboterapia" o quando peggio, una ciarlataneria".
Ma perchè l'omeopatia non ha basi scientifiche?
Semplicemente perchè i composti omeopatici non contengono nulla ed il nulla non cura. E come si sa che non contengono nulla?
La densità è definita come il rapporto tra la massa di un corpo e il suo volume: nota la densità di una sostanza, si può ricavarne la massa conoscendone il volume o viceversa.
Oltre ad essa si può parlare di densità molecolare, cioè quante molecole di una sostanza sono contenute in un dato volume.
Essa si ricava facilmente dalla densità, grazie al numero di Avogadro.
In un centimetro cubo di una sostanza liquida o solida (in questi casi la densità è dello stesso ordine di grandezza, mentre gli aeriformi sono meno densi di diversi ordini di grandezza), è contenuto un numero di molecole dell'ordine delle decine di migliaia di miliardi di miliardi, cioè 10 22. Analogamente in un litro (1˙000 cc) sarà contenuto un numero di molecole dell'ordine di 10 25 (10 22 moltiplicato per 1˙000), mentre in una goccia (ordine di grandezza sul decimo di centimetro cubo) ne saranno contenute circa 10 21. L'esempio della goccia serve perché i "farmaci" omeopatici solitamente si assumono a gocce o granuli (1 cc spruzzato su un centinaio di granuli) e non certo a litri.
Naturalmente se si fanno calcoli precisi, a seconda di quanto la singola molecole è "pesante" e a seconda della densità della sostanza stessa, il numero di molecole contenute in un centimetro cubo cambia al variare della sostanza, ma l'ordine di grandezza è quello indicato (chi è interessato a vederne qualcuno nel dettaglio può leggere questo commento.
Detto ciò è facile dare un'indicazione di quante molecole di una sostanza si possono trovare una volta che si sono compiute successive diluizioni.
Ad esempio, parlando di diluizioni centesimali, alla prima diluizione abbiamo 1 parte di "principio attivo" diluito con 99 parti di acqua per ottenere 100 parti di soluzione. Considerato che, come detto, la densità molecolare è dello stesso ordine di grandezza sia per il "principio attivo" che per l'acqua, ci sarà all'incirca una sola molecola utile (o almeno presunta tale) ogni 100 molecole.
Analogamente, diluendo una seconda volta, avremo 1 molecola "utile" ogni 100 2 = 10 4 molecole.
A 10C siamo nell'ordine di 1 molecola "utile" ogni 10 20, quindi si parla di trovare, in media, un numero di molecole "utili" dell'ordine delle centinaia in un cc di soluzione (10 22, molecole totali in 1 cc, diviso 10 20 dà 100), delle decine in una goccia e delle unità in un granulo: se non è niente strettamente parlando, lo è certo come effetto pratico.
Per diluizioni superiori delle molecole "utili" non c'è praticamente più traccia: in una goccia (o granulo) sarà molto più facile che non sia contenuta neppure una molecola "utile" piuttosto che il contrario, e per avere la ventura di incrociarne una bisognerà assumerne parecchie decine (o centinaia o migliaia o milioni o miliardi o anche più, dipende dalla potenza della soluzione).
Tanto per fare un esempio, a 11C ci sarà circa una molecola ogni 10 gocce (o ogni 100 granuli), a 12C una ogni 1˙000 gocce (o 10˙000 granuli), a 13C una ogni 100˙000 gocce (o 1˙000˙000 di granuli) e così via.
Ecco perché nei composti omeopatici non esiste traccia delle sostanze che chi li produce afferma di diluire nei propri prodotti.
Esiste anche la prova pratica di questa affermazione in quanto nessuno e in nessun modo è capace di elencare che tipo di sostanza sia disciolta in un prodotto omeopatico se non è indicata, così come nessuno e in nessun modo è capace di distinguere un flacone di una preparazione omeopatica da un flacone di acqua.
Per particolari ed esempi sul numero di Avogadro, si possono leggere alcuni commenti a questo stesso articolo, qui e qui ad esempio.
La legge di Avogadro, ai tempi dell'inventore dell'omeopatia, era sconosciuta. Tanto dovrebbe bastare per chiudere ogni discussione sul fenomeno: chi aveva inventato l'omeopatia aveva creato una teoria semplicemente sbagliata perchè non conosceva una legge fondamentale della chimica. Eppure non è bastato, oggi l'omeopatia chiede sempre più un riconoscimento scientifico e pretende di essere efficace.
Il Placebo: è una sostanza inerte, senza effetti specifici, somministrata al fine di provare gli effetti di un'altra sostanza, quasi sempre a scopo di studio e scientifico, ma anche, in certi casi, a scopo terapeutico. Ma se il placebo è inerte, che scopo terapeutico può avere? Ce l'ha.
E' stato dimostrato che il placebo riesce a migliorare (di poco) alcuni sintomi soggettivi, soprattutto quelli legati alla sfera psicologica. Il placebo è una compressa, un granulo, una soluzione di acqua e zucchero o acqua e farina.
Attenzione, il placebo è una sostanza inerte per definizione ma agisce nel nostro subconscio perchè l'uomo NON SA di assumere un placebo. Viene condizionato dalla convinzione di assumere un farmaco. Sono conosciuti addirittura intolleranze ai placebo e dipendenza da placebo. Il paziente stava male se non assumeva quella pillola di farina a quella determinata ora.
Se somministro il placebo, del quale conosco l'effetto quindi, posso provare quanto un'altra sostanza sia efficace nei confronti di una malattia. Somministrando un placebo ad una persona con cefalea, posso provare se, per esempio, l'aspirina è efficace per la cefalea e posso dimostrare soprattutto quanto, l'aspirina sia efficace, visto che la paragono con qualcosa di misurabile.
Ma perchè si somministra il placebo?
Perchè così gli interessati dalla ricerca, assumono qualcosa, credono di prendere un farmaco, sono allo stesso livello di chi prende il farmaco vero ma non ne hanno gli effetti.
Invece di paragonare una sostanza al nulla, la si paragona a qualcosa, del quale i piccoli effetti psicologici sono conosciuti e misurabili, la differenza è sottile.
E perchè esistono gli studi cosiddetti "a doppio cieco"?
Perchè si è visto, proprio per l'effetto placebo, che anche la modalità di somministrazione, addirittura il colore o il confezionamento o la "passione" di chi somministrava il placebo, nel farlo, condizionava i risultati.
Proprio per evitare il condizionamento eventualmente derivante dal medico che somministra il placebo, nemmeno il medico sa cosa sta somministrando: doppio cieco, (in inglese double blind), nessuno dei due individui coinvolti nella sperimentazione sa di cosa si tratta, se del placebo o del farmaco vero.
Il condizionamento da parte del medico nei confronti del paziente infatti è molto noto.
Un medico che propone un farmaco ad un paziente ed afferma che probabilmente quel farmaco non farà nulla, condiziona il paziente che molto probabilmente avvertirà meno gli effetti del farmaco. Un medico che propone lo stesso farmaco, dicendo che si tratta di una sostanza potentissima e molto efficace, condizionerà lo stesso il paziente, ma in maniera positiva. Così, se assumo un placebo incolore ed insapore, a qualsiasi ora della giornata ho un effetto, se ne assumo un altro di un bel rosso vivo ed amarognolo, magari con l'indicazione di assumerlo 32 minuti esatti prima di pranzo, l'effetto sarà maggiore.
Esattamente come la "visita" omeopatica, che risponde come un pugno in un occhio alla visita classica di tanti medici "normali". L'omeopata interroga il paziente minuziosamente, su tutti gli aspetti della sua vita, gli dedica molto tempo, chiedendo anche particolari sul momento della nascita, sulle malattie eventuali, sulla famiglia, le ansie, le aspettative. Il paziente si sente al centro dell'attenzione, è finalmente compreso, si sfoga, si confessa. Il medico deve solo convogliare tutte quelle informazioni su una pillola, la prescrive descrivendo la "cerimonia" di somministrazione ed il gioco è fatto.
Sono condizionamenti mentali, veri e propri.
Ma è stato dimostrato alla fine un effetto del rimedio omeopatico?
L'omeopatia, non ha MAI mostrato un effetto superiore a quello del placebo.
Gli unici studi che dimostrerebbero effetti misurabili (superiori al placebo) di prodotti omeopatici, sono pubblicate da riviste del settore, da testi di omeopatia, da giornali di medicina alternativa. Anche le review (uno studio che analizza e riunisce tutti gli studi precedenti sull'argomento) hanno dimostrato la stessa cosa, in uno studio è scritto: "l'omeopatia è al massimo una "placeboterapia" o quando peggio, una ciarlataneria".
Ma perchè l'omeopatia non ha basi scientifiche?
Semplicemente perchè i composti omeopatici non contengono nulla ed il nulla non cura. E come si sa che non contengono nulla?
DENSITÀ MOLECOLARE
La densità è definita come il rapporto tra la massa di un corpo e il suo volume: nota la densità di una sostanza, si può ricavarne la massa conoscendone il volume o viceversa.
Oltre ad essa si può parlare di densità molecolare, cioè quante molecole di una sostanza sono contenute in un dato volume.
Essa si ricava facilmente dalla densità, grazie al numero di Avogadro.
In un centimetro cubo di una sostanza liquida o solida (in questi casi la densità è dello stesso ordine di grandezza, mentre gli aeriformi sono meno densi di diversi ordini di grandezza), è contenuto un numero di molecole dell'ordine delle decine di migliaia di miliardi di miliardi, cioè 10 22. Analogamente in un litro (1˙000 cc) sarà contenuto un numero di molecole dell'ordine di 10 25 (10 22 moltiplicato per 1˙000), mentre in una goccia (ordine di grandezza sul decimo di centimetro cubo) ne saranno contenute circa 10 21. L'esempio della goccia serve perché i "farmaci" omeopatici solitamente si assumono a gocce o granuli (1 cc spruzzato su un centinaio di granuli) e non certo a litri.
Naturalmente se si fanno calcoli precisi, a seconda di quanto la singola molecole è "pesante" e a seconda della densità della sostanza stessa, il numero di molecole contenute in un centimetro cubo cambia al variare della sostanza, ma l'ordine di grandezza è quello indicato (chi è interessato a vederne qualcuno nel dettaglio può leggere questo commento.
Detto ciò è facile dare un'indicazione di quante molecole di una sostanza si possono trovare una volta che si sono compiute successive diluizioni.
Ad esempio, parlando di diluizioni centesimali, alla prima diluizione abbiamo 1 parte di "principio attivo" diluito con 99 parti di acqua per ottenere 100 parti di soluzione. Considerato che, come detto, la densità molecolare è dello stesso ordine di grandezza sia per il "principio attivo" che per l'acqua, ci sarà all'incirca una sola molecola utile (o almeno presunta tale) ogni 100 molecole.
Analogamente, diluendo una seconda volta, avremo 1 molecola "utile" ogni 100 2 = 10 4 molecole.
A 10C siamo nell'ordine di 1 molecola "utile" ogni 10 20, quindi si parla di trovare, in media, un numero di molecole "utili" dell'ordine delle centinaia in un cc di soluzione (10 22, molecole totali in 1 cc, diviso 10 20 dà 100), delle decine in una goccia e delle unità in un granulo: se non è niente strettamente parlando, lo è certo come effetto pratico.
Per diluizioni superiori delle molecole "utili" non c'è praticamente più traccia: in una goccia (o granulo) sarà molto più facile che non sia contenuta neppure una molecola "utile" piuttosto che il contrario, e per avere la ventura di incrociarne una bisognerà assumerne parecchie decine (o centinaia o migliaia o milioni o miliardi o anche più, dipende dalla potenza della soluzione).
Tanto per fare un esempio, a 11C ci sarà circa una molecola ogni 10 gocce (o ogni 100 granuli), a 12C una ogni 1˙000 gocce (o 10˙000 granuli), a 13C una ogni 100˙000 gocce (o 1˙000˙000 di granuli) e così via.
Ecco perché nei composti omeopatici non esiste traccia delle sostanze che chi li produce afferma di diluire nei propri prodotti.
Esiste anche la prova pratica di questa affermazione in quanto nessuno e in nessun modo è capace di elencare che tipo di sostanza sia disciolta in un prodotto omeopatico se non è indicata, così come nessuno e in nessun modo è capace di distinguere un flacone di una preparazione omeopatica da un flacone di acqua.
Per particolari ed esempi sul numero di Avogadro, si possono leggere alcuni commenti a questo stesso articolo, qui e qui ad esempio.
La legge di Avogadro, ai tempi dell'inventore dell'omeopatia, era sconosciuta. Tanto dovrebbe bastare per chiudere ogni discussione sul fenomeno: chi aveva inventato l'omeopatia aveva creato una teoria semplicemente sbagliata perchè non conosceva una legge fondamentale della chimica. Eppure non è bastato, oggi l'omeopatia chiede sempre più un riconoscimento scientifico e pretende di essere efficace.
La logica
Quasi come in un gioco, esiste anche un premio succosissimo (1.000.000 di euro) per chiunque riesca a distinguere un flacone omeopatico da un flacone di acqua, in un esperimento controllato. Nessuno ha mai raccolto la sfida. Ed esiste un'altra prova di assurdità di questa teoria, fornita dagli stessi omeopati e sbandierata come punto di forza: un prodotto omeopatico NON HA effetti collaterali. Fa SOLO quello che promette di fare. Eppure qualsiasi sostanza ha diversi effetti ed in medicina si sfruttano gli effetti benefici delle sostanze, pur conoscendone quelli malefici. NON ESISTE una sostanza che ha SOLO effetti positivi. Nemmeno l'acqua, se vogliamo proprio essere precisi. E se l'acqua conservasse la memoria di qualsiasi cosa con la quale venga a contatto (e quindi il prodotto omeopatico non deve essere "contaminato" dalle nostre mani, da bicchieri o da alimenti), come mai non conserva la memoria delle tubature nelle quali scorre o dei flaconi nei quali è preparato il rimedio o della terra ( o peggio...) sulla quale è strisciata la lumaca dalla quale preleviamo la bava?
Misteri dell'omeopatia...
Una similitudine molto simpatica può far capire cosa contenga un preparato 24D, una parte di sostanza cioè, diluita in 10 24 di soluto, la "teoria dell'ultimo respiro di Cesare":
Al momento della sua morte, Giulio Cesare esalò l'ultimo respiro. Le molecole di quel respiro, per forza di cose, si sono disperse nell'atmosfera, uniformemente. Se ipotizziamo che il volume dell'atmosfera corrisponde alla capacità dei nostri polmoni moltiplicata per 10 24 (ogni nostro atto respiratorio contiene circa 10 22 molecole d'aria, l'atmosfera terrestre contiene circa 10 44 molecole) ad ogni inspirazione noi inaliamo una molecola dell'ultimo respiro di Giulio Cesare.
Ecco: la teoria omeopatica sostiene che ci sarebbero ancora tracce dell'ultimo respiro di Giulio Cesare, anche se diluissimo ancora di più l'atmosfera terrestre.
;)
Nel mondo l'omeopatia è molto utilizzata ma esistono profonde differenze che servono anche a capire i motivi di questa diffusione. Dal 2% della popolazione in Inghilterra al 36% in Francia, esistono diverse percentuali nei vari paesi. La più grande multinazionale di rimedi omeopatici è la Boiron che è un'industria francese...e guardacaso la Francia è una delle nazioni nella quali l'omeopatia è molto diffusa.
In Italia le uniche persone autorizzate a prescrivere rimedi omeopatici sono i medici, laureati ed abilitati alla professione.
Questo da un lato sembrerebbe dare una certa autorevolezza al rimedio ma in realtà cambia poco, abbiamo visto che la laurea non è sinonimo di perfezione o intelligenza e sono davvero la minima parte i medici che vivono esclusivamente di medicina omeopatica. Chi si serve dell'omeopatia per curare i propri pazienti è spesso anche agopuntore, iridologo o utilizzatore di altre pratiche non convenzionali.
Il resto sono solo aneddoti. "Su di me l'omeopatia ha funzionato", dicono in tanti. Probabilmente è vero. Una "cura" omeopatica non dura due giorni, dura settimane, mesi a volte anni.
"Il mio omeopata mi cura sempre da tutto, naturalmente per una bronchite mi prescrive l'antibiotico". Beh, certo, se fa stare meglio sentirsi curato da un mal di testa che passa in un giorno senza prendere nulla, con un giorno di granuli di bava di lumaca, ben vengano i granuli...
"Io all'omeopatia ci credo...", sì, chiedete pure se chi crede all'omeopatia conosce bene i principi che la fondano.
"Avevo un'allergia che non passava con nulla, dopo due anni, ho preso dei granuli omeopatici e sono bastati sei mesi per curarmi definitivamente...". E' stato il granulo omeopatico o l'allergia è passata perchè dopo due anni e mezzo sarebbe guarita lo stesso?
Non è dato saperlo.
Ma se qualcuno sta meglio per merito di un rimedio omeopatico, perchè dovrebbe sospenderlo?
E chi ha detto di sospenderlo?
Se si "curano" piccoli disturbi o malattie non serie, l'omeopatia con il suo effetto placebo è utilissima. L'effetto placebo ha poteri a volte stupefacenti. La convinzione che possiamo stare meglio, può guarire davvero (da piccoli disturbi).
Lo uso anche io con alcuni pazienti e posso affermare, senza paura di essere smentito, che è largamente utilizzato in tantissimi ospedali in Italia e nel mondo. Sono piccoli "trucchi" del mestiere che ogni medico può confermare.
Ma l'omeopatia è pericolosa?
No, per principio. Posso dirlo con sufficiente sicurezza. Non ha capacità di guarigione e non ne ha nemmeno di danneggiare qualcuno, ma indirettamente (ed è successo diverse volte), può causare guai seri. Esistono persone che utilizzano l'omeopatia per curarsi da tutto, dal piccolo malanno alla malattia più seria. Quando un paziente (o un omeopata, cosa molto più grave) consiglia di curare il diabete o il cancro con l'omeopatia, corre un grave rischio, per la vita a volte.
Qualche anno addietro, si presentò nel mio studio un informatore scientifico di prodotti omeopatici. Discutemmo a lungo. Mi mostrò il catalogo dei prodotti, c'era di tutto...rimedi per tutte le malattie. Arrivai ad una pagina dove erano elencati dei rimedi contro i tumori maligni. Mi fermai e gli chiesi: "Ma se la sua casa farmaceutica ha scoperto un rimedio contro i tumori, lei è uno stupido a fare questo lavoro, utilizzi questi prodotti, diventerà ricco e famoso..." mi rispose che "era chiaro che quei prodotti non curavano il cancro, erano lì solo per fare catalogo, era meglio passare alle altre pagine per vedere gli altri prodotti, quelli sì che erano efficaci...".
Sono morti bambini curati dall'asma con l'omeopatia somministrata da genitori sconsiderati. E' questo l'unico, vero, pericolo. Non risiede nell'omeopatia ma in chi la usa. O la fa usare.
Il complottoMisteri dell'omeopatia...
Una similitudine molto simpatica può far capire cosa contenga un preparato 24D, una parte di sostanza cioè, diluita in 10 24 di soluto, la "teoria dell'ultimo respiro di Cesare":
Al momento della sua morte, Giulio Cesare esalò l'ultimo respiro. Le molecole di quel respiro, per forza di cose, si sono disperse nell'atmosfera, uniformemente. Se ipotizziamo che il volume dell'atmosfera corrisponde alla capacità dei nostri polmoni moltiplicata per 10 24 (ogni nostro atto respiratorio contiene circa 10 22 molecole d'aria, l'atmosfera terrestre contiene circa 10 44 molecole) ad ogni inspirazione noi inaliamo una molecola dell'ultimo respiro di Giulio Cesare.
Ecco: la teoria omeopatica sostiene che ci sarebbero ancora tracce dell'ultimo respiro di Giulio Cesare, anche se diluissimo ancora di più l'atmosfera terrestre.
;)
Nel mondo l'omeopatia è molto utilizzata ma esistono profonde differenze che servono anche a capire i motivi di questa diffusione. Dal 2% della popolazione in Inghilterra al 36% in Francia, esistono diverse percentuali nei vari paesi. La più grande multinazionale di rimedi omeopatici è la Boiron che è un'industria francese...e guardacaso la Francia è una delle nazioni nella quali l'omeopatia è molto diffusa.
In Italia le uniche persone autorizzate a prescrivere rimedi omeopatici sono i medici, laureati ed abilitati alla professione.
Questo da un lato sembrerebbe dare una certa autorevolezza al rimedio ma in realtà cambia poco, abbiamo visto che la laurea non è sinonimo di perfezione o intelligenza e sono davvero la minima parte i medici che vivono esclusivamente di medicina omeopatica. Chi si serve dell'omeopatia per curare i propri pazienti è spesso anche agopuntore, iridologo o utilizzatore di altre pratiche non convenzionali.
Il resto sono solo aneddoti. "Su di me l'omeopatia ha funzionato", dicono in tanti. Probabilmente è vero. Una "cura" omeopatica non dura due giorni, dura settimane, mesi a volte anni.
"Il mio omeopata mi cura sempre da tutto, naturalmente per una bronchite mi prescrive l'antibiotico". Beh, certo, se fa stare meglio sentirsi curato da un mal di testa che passa in un giorno senza prendere nulla, con un giorno di granuli di bava di lumaca, ben vengano i granuli...
"Io all'omeopatia ci credo...", sì, chiedete pure se chi crede all'omeopatia conosce bene i principi che la fondano.
"Avevo un'allergia che non passava con nulla, dopo due anni, ho preso dei granuli omeopatici e sono bastati sei mesi per curarmi definitivamente...". E' stato il granulo omeopatico o l'allergia è passata perchè dopo due anni e mezzo sarebbe guarita lo stesso?
Non è dato saperlo.
Ma se qualcuno sta meglio per merito di un rimedio omeopatico, perchè dovrebbe sospenderlo?
E chi ha detto di sospenderlo?
Se si "curano" piccoli disturbi o malattie non serie, l'omeopatia con il suo effetto placebo è utilissima. L'effetto placebo ha poteri a volte stupefacenti. La convinzione che possiamo stare meglio, può guarire davvero (da piccoli disturbi).
Lo uso anche io con alcuni pazienti e posso affermare, senza paura di essere smentito, che è largamente utilizzato in tantissimi ospedali in Italia e nel mondo. Sono piccoli "trucchi" del mestiere che ogni medico può confermare.
Ma l'omeopatia è pericolosa?
No, per principio. Posso dirlo con sufficiente sicurezza. Non ha capacità di guarigione e non ne ha nemmeno di danneggiare qualcuno, ma indirettamente (ed è successo diverse volte), può causare guai seri. Esistono persone che utilizzano l'omeopatia per curarsi da tutto, dal piccolo malanno alla malattia più seria. Quando un paziente (o un omeopata, cosa molto più grave) consiglia di curare il diabete o il cancro con l'omeopatia, corre un grave rischio, per la vita a volte.
Qualche anno addietro, si presentò nel mio studio un informatore scientifico di prodotti omeopatici. Discutemmo a lungo. Mi mostrò il catalogo dei prodotti, c'era di tutto...rimedi per tutte le malattie. Arrivai ad una pagina dove erano elencati dei rimedi contro i tumori maligni. Mi fermai e gli chiesi: "Ma se la sua casa farmaceutica ha scoperto un rimedio contro i tumori, lei è uno stupido a fare questo lavoro, utilizzi questi prodotti, diventerà ricco e famoso..." mi rispose che "era chiaro che quei prodotti non curavano il cancro, erano lì solo per fare catalogo, era meglio passare alle altre pagine per vedere gli altri prodotti, quelli sì che erano efficaci...".
Sono morti bambini curati dall'asma con l'omeopatia somministrata da genitori sconsiderati. E' questo l'unico, vero, pericolo. Non risiede nell'omeopatia ma in chi la usa. O la fa usare.
Anche a proposito dell'omeopatia è stato immaginato il "grande complotto" che ci nasconde tutte le verità per gli interessi di pochi. In medicina, secondo chi sostiene l'idea del complotto, pochi illuminati conoscono la giusta strada e lasciano che il resto della popolazione mondiale (quindi anche i loro parenti, nipoti ed amici) muoiano senza cure appropriate ed avvelenate da medicine tossiche. Il cancro, per esempio, secondo i complottisti si può curare e la medicina ufficiale nasconde queste cure in modo da non far perdere guadagni alle nefaste cause farmaceutiche, nella loro mente, il cancro si cura con il bicarbonato, con le erbe, con il tartufo, con l'aloe, secondo i casi, perchè poi si potrebbe curare con lo Zapper, con le terapie psicologiche di Hamer, con l'Essiac, con la cartilagine di squalo...ma se proprio vogliamo, si può curare pure con la formula di Caisse, con l'argento colloidale, con la tintura di iodio, la vitamina C...insomma, con tutte queste cose e tutte queste cure hanno il 90% di possibilità di successo e tutte hanno centinaia di testimoni pronti a giurare sulla loro guarigione e sono tutte gratis e disponibili...
Insomma, il grande complotto nasconde le cure efficaci proponendo cure inutili. Anche l'omeopatia, naturalmente, fa parte delle cure nascoste perchè talmente efficace da portare fastidio alla lobby del farmaco.
Il problema è che come spesso accade, il complottista diventa "complottato" e così l'omeopatia da vittima delle lobby, diventa parte della lobby, con la Boiron (la principale multinazionale che produce omeopatici) che fattura miliardi su miliardi, commissiona e sponsorizza ricerche, spende in pubblicità e congressi, esattamente come le industrie di "Big Pharma". Il medico omeopata, pur se alternativo, si comporta esattamente come i medici "ufficiali", ma non è supportato dalla scienza.
Così, l'omeopata deve screditare il medico ufficiale per accreditare le proprie teorie.
Spesso, per prendere in giro il cliente, basta far credere che il negoziante di fronte, ti stia prendendo in giro.
Oltretutto, un'industria che vende boccettine di acqua (è questo alla fine il rimedio omeopatico) a prezzi stratosferici (arriviamo a 200 euro al litro in certi casi), cos'è, vittima o truffatrice?
I complottisti sono confusi, se si fa caso, la inseriscono molto raramente tra le "medicine alternative" eppure è una medicina alternativa, la più diffusa oltretutto, però in questo momento per loro l'omeopatia è in un limbo: è efficace perchè è contro la scienza, ma è prodotto della cattiva multinazionale, quindi non è efficace.
Nella terza parte racconterò la storia dell'evento che stava per cambiare le sorti della medicina mondiale. La memoria dell'acqua esisteva, una rivoluzione totale per la scienza e la medicina, tutto certificato da una delle riviste mediche più importanti, con un esperimento incredibile. Una scoperta eccezionale. Per qualche mese, l'omeopatia ebbe la riscossa dopo anni di incomprensione e derisioni, salvo poi scoprire...
Alla prossima.
Bibliografia
- S. Hahnemann, trad. It. Organon dell'arte del guarire, Como, red/studio redazionale, 1985, p. 45
- H.C. von Baeyer, Caesar's last breath, in Science, vol. 26, n. 6, 1986, pp. 2-4
- AA.VV. Human basophil degranulation triggered by very dilute antiserum against IgE, in Nature, n. 333, 1988, pp. 816-818
- Vinar O. Dependence on a placebo: a case report. Brit J Psychiatry 1969;115:1189-1190
- J. Maddox, J. Randi, W. Stewart, "High-dilution" experiments a delusion, in Nature, n. 334, 1988, pp. 287