Rispondendo ad un post nel blog di orsatosta che scriveva a proposito dei fatti di un giorno particolare, mi è uscita una riflessione degna del peggior Baudelaire in preda ai fumi della peggiore droga in commercio, ma da quello inizio:
Oggi è un giorno come un altro, è un giorno che come è arrivato passerà, con degli avvenimenti, e nuove vite che arrivano ed altre che se ne vanno, oggi è un giorno, solo un giorno.
Se in tanti di questi giorni riuscirai a creare, costruire, ideare, comunicare, aiutare, trovare, sconfiggere, crescere, coltivare, beh, qualcuno si ricorderà di te, in un altro giorno come un altro.
Qualcuno penserà a te come a qualcuno che invece di lasciar passare i giorni li usava per dare quello che ha agli altri, dai figli agli amici, ai conoscenti, agli sconosciuti.
Un giorno esisterà un altro giorno dove una tua azione di oggi, rivivrà in chi vivrà, quel giorno.
Oggi è un giorno come un altro, è un giorno che come è arrivato passerà, con degli avvenimenti, e nuove vite che arrivano ed altre che se ne vanno, oggi è un giorno, solo un giorno.
Se in tanti di questi giorni riuscirai a creare, costruire, ideare, comunicare, aiutare, trovare, sconfiggere, crescere, coltivare, beh, qualcuno si ricorderà di te, in un altro giorno come un altro.
Qualcuno penserà a te come a qualcuno che invece di lasciar passare i giorni li usava per dare quello che ha agli altri, dai figli agli amici, ai conoscenti, agli sconosciuti.
Un giorno esisterà un altro giorno dove una tua azione di oggi, rivivrà in chi vivrà, quel giorno.
Mangiato di fretta? Troppi appuntamenti? Non hai avuto il tempo di salutare tuo figlio o tua moglie?
Nessun problema. Succede a tutti. E sappiamo tutti che è ridicolo e contro il senso stesso della vita, ma ormai ci stiamo dentro, tutti.
A me capita ogni tanto di soffermarmi a discutere con una persona malata di malattie molto gravi, non solo neoplasie maligne, ma anche malattie neuromuscolari. Ogni volta è una lezione di vita. Anche per questo amo il mio lavoro, credo di aver ricevuto molto di più di quello che ho dato e per questo non mi stancherò mai di dare e quando qualcuno mi ringrazia, per qualsiasi cosa, dall'indicazione del reparto giusto, alla soluzione di un problema, rispondo sempre e solo "prego". Niente altro. Perchè quello che faccio, anche l'atto più "eroico" va oltre il mio dovere, è il minimo che possa fare per chi in quel momento crede in me ed alle mie capacità. Certo, alla mia risposta secca e senza cerimonie, molti mi guardano strano, ma non mi importa, non è calcolato è diventata un'abitudine.
Accadono spesso nel mio lavoro episodi che ti fanno riflettere, che ti aprono orizzonti che credevi inesistenti.
Come quella volta che arriva una donna al pronto soccorso, in pessime condizioni, sorretta dai figli, colorito pallido, che appena sdraiata nel lettino crolla: arresto cardiaco. Eravamo in due, il mio collega inizia la somministrazione di farmaci, io inizio il massaggio cardiaco, non c'era nemmeno il tempo di andare a prendere l'apparecchio per la cardioversione (la stimolazione elettrica del cuore), attimi eterni, i figli erano davanti a noi, la signora riapre gli occhi...si riprende.
Le chiedo...: "come sta??" e lei..."meglio, meglio..." ed io a pensare, "era morta, cuore fermo ed ora sta meglio..." non è incredibile...? Ero solo un neolaureato, mi stupivo di tutto ma quell'episodio lo ricordo ancora oggi.
Poi ci fai l'abitudine, ne vedi tanti di casi come questo. Oppure la donna che durante la fase finale del parto, ti lascia lì, senza parole. Parto difficoltoso, la donna non spinge come dovrebbe, è stanca ma il parto è prossimo e sembra ormai fatta. La fase espulsiva del parto è quella dove devi spingere e spingere, senza pensare ad altro, la donna non "mi aiuta ad aiutarla". "Spinga signora, forza!!". L'ostetrica le solleva la testa, poi mi guarda ed urla: "Dottore, ma la signora è in arresto!!! (cardiaco)" in quel momento cioè, la donna viene colta da arresto cardiaco...un evento assurdo, imprevedibile, da adrenalina.
Lei senza sensi nel lettino da parto e la testa del bambino che si intravedeva appena. Inizio con il massaggio cardiaco e nel frattempo faccio chiamare l'anestesista, trasportiamo la signora in barella in sala operatoria, io sconvolto che cercavo di mantenere la calma, il marito paralizzato, bianco come un lenzuolo, lo persi di vista.
Il cuore riparte, non c'è altra alternativa che tentare un cesareo d'urgenza per provare a salvare mamma e bambino.
La signora arriva in sala operatoria con un'attività cardiaca presente, il battito cardiaco del bambino era anch'esso presente anche se indicava sofferenza, ci laviamo per operare, molto velocemente. Il bimbo deve nascere immediatamente con un taglio cesareo.
L'anestesista, pensa al problema cardiaco, io mi concentro sul taglio cesareo, poco dopo l'inizio un altro arresto cardiaco, poi risolto. L'anestesista mi dice nel frattempo che la signora ha avuto un infarto. Ho conservato il foglietto con i tempi operatori. In 23 secondi è nato il bimbo (dall'incisione della cute alla fuoriscita del feto), in 20 minuti ho finito l'intervento, è stato il taglio cesareo più veloce della mia vita.
Mamma salva, bimbo pure, sono poi tornati a casa, senza nessun problema, anche se la signora farà i suoi controlli e le terapie per il problema cardiaco, l'ho rivista dopo un paio d'anni e stava bene.
Risalgo in reparto (credo di aver perso una ventina di anni della mia vita però...) e la sorella della donna mi ferma arrabbiata: "ma che modi sono...? Ci avete fatto preoccupare, non sono riuscita nemmeno a salutarla mia sorella!! E' modo di correre così, senza dire nulla? Ci siamo spaventati da morire!!".
Io le ho risposto: "mi faccia bere un bicchiere d'acqua e poi vengo a spiegarle un po' di cose...".
Ho il sospetto che anche dopo averle spiegato quello che era successo, visto che continuava a chiedere il peso del bambino e se era bello e se avevamo detto alla sorella che assomigliava tutto al papà...non ha capito l'esatta gravità della situazione. Anche il marito, l'unica cosa che mi ha detto: "Mi ha fatto preoccupare, dottore..."
:)
Ma che importa, ho salvato due vite, non è poco...anzi...è tanto eccome...
Ma potrei raccontarne tante altre...
Sarà passato un mese, credo, era l'ultima visita di controllo della mattinata, una donna doveva essere accompagnata ad eseguire una TAC addomino pelvica, le avevo trovato una cisti ovarica. Lei era stata operata e curata 12 anni prima per carcinoma mammario, stava bene ed effettuava ogni anno un controllo.
Quella cisti non mi piaceva e così le ho prescritto la TAC.
L'infermiera che doveva accompagnarla era in sala operatoria per un'urgenza, io avevo finito le visite e così mi sono offerto di farle compagnia, se non ti dai da fare si blocca tutto, in un piccolo ospedale.
Arriviamo in radiologia ed aspettiamo, cominciando a discutere.
Io sono originario del sud Italia, emigrato al nord fondamentalmente per lavoro ma anche per scelta. La signora, accortasi del mio accento poco "nordico" inizia la discussione con un "eh sì, al sud esistono anche brave persone come lei..."...ottimo inizio...
:)
Poi si prendono argomenti tipici per passare il tempo, i figli, la pioggia, non ci sono più le mezze stagioni ed una volta qui era tutta campagna.
Mi racconta infine una storia, ai tempi della guerra, la sua famiglia, lei era una bambina, ospitò per pietà, un soldato dell'esercito italiano, palermitano di origine, nella sua casa. I nazisti stavano effettuando dei rastrellamenti ed imprigionavano tutti i soldati italiani che trovavano per deportarli.
Il soldatino (era un ragazzino, mi raccontava) era sporco, affamato ed assetato, loro lo nutrirono, pulirono e lo rivestirono, regalandogli un cappotto del nonno per fargli togliere di dosso i vestiti militari, che lo avrebbero, prima o poi condannato a morte.
Dopo una settimana di permanenza, il soldato andò via e di lui non si seppe più nulla.
Passarono gli anni, la bambina diventò donna, moglie e nonna ed un giorno, nella sua casa, bussò qualcuno. Un signore anziano, accompagnato da una donna. Molto timidi le chiesero di poterle rubare 10 minuti.
L'uomo le raccontò che era in gioventà un soldato, deposte le armi, scappò per le campagne e fu ospitato da una famiglia della zona, ne conosceva solo il cognome ed il nome della figlia più piccola, perchè tutti la chiamavano spesso. La piccola era lei, ormai grande ed il signore era proprio quel soldato.
La donna che lo accompagnava era sua figlia che spiegò che il padre ripeteva da anni che prima di morire avrebbe voluto restituire ai legittimi proprietari il cappotto che lo aveva riparato, in tutti i sensi, alla fine della guerra.
La figlia lo aveva accontentato, aveva cercato a lungo quell'indirizzo e si era informata bene su chi fossero quelle persone che abitavano lì. Dopo aver sbagliato per 2 volte famiglia, era arrivata alla casa giusta.
L'uomo tirò fuori il cappotto, ormai praticamente marcio e lo consegnò alla donna assieme ad una confezione di cannoli siciliani, dicendole: "Grazie, ora posso morire in pace".
Inutili le insistenze per farlo restare da loro qualche giorno, festeggiare, fargli conoscere gli altri familiari, niente. Lui aveva raggiunto quello che sperava da decenni. Tornò nella sua città ed a quanto pare morì pochi anni dopo.
La donna, raccontando questa storia si commosse molto, io evitai di farle domande o chiederle particolari che non capivo, ma la fissavo continuamente. Mi stava raccontando qualcosa di privato ed io non la conoscevo. Ma di queste lezioni di vita, ne ricevo tante, quotidianamente, ne ascolto tanti di miracoli, ricordi, segreti, vittorie, tante.
La chiamarono per la TAC ed io dovevo tornare alle mie cose (in realtà avevo finito il turno e dovevo semplicemente andare a casa), ma prima di lasciarmi mi disse più o meno: "qualsiasi cosa fai nella vita, l'importante è che qualcuno, per quella cosa, si ricordi di te, solo così sopravviverai alla morte".
E' vero. Un pittore, quando morirà, vivrà nelle sue opere, così un poeta o uno scultore. Un musicista, sopravviverà alla sua morte perchè ogni volta che qualcuno ascolterà la sua composizione o la sua voce, ne farà una persona viva, vivente.
Uno scrittore, lascia le sue parole scolpite per sempre, il suo corpo morirà ma lui sopravviverà nei suoi scritti.
E chi non fa un lavoro "creativo"? Un gesto, una buona azione, un comportamento esemplare, sono tutte cose che non si dimenticano in fretta. Lasciare una "firma" nella vita di un'altra persona, non è così difficile, basta pochissimo.
L'importante è che la nostra vita, assuma un significato e non è un caso che queste riflessioni emergano soprattutto in chi sa di avere poco da vivere.
Nessun problema. Succede a tutti. E sappiamo tutti che è ridicolo e contro il senso stesso della vita, ma ormai ci stiamo dentro, tutti.
A me capita ogni tanto di soffermarmi a discutere con una persona malata di malattie molto gravi, non solo neoplasie maligne, ma anche malattie neuromuscolari. Ogni volta è una lezione di vita. Anche per questo amo il mio lavoro, credo di aver ricevuto molto di più di quello che ho dato e per questo non mi stancherò mai di dare e quando qualcuno mi ringrazia, per qualsiasi cosa, dall'indicazione del reparto giusto, alla soluzione di un problema, rispondo sempre e solo "prego". Niente altro. Perchè quello che faccio, anche l'atto più "eroico" va oltre il mio dovere, è il minimo che possa fare per chi in quel momento crede in me ed alle mie capacità. Certo, alla mia risposta secca e senza cerimonie, molti mi guardano strano, ma non mi importa, non è calcolato è diventata un'abitudine.
Accadono spesso nel mio lavoro episodi che ti fanno riflettere, che ti aprono orizzonti che credevi inesistenti.
Come quella volta che arriva una donna al pronto soccorso, in pessime condizioni, sorretta dai figli, colorito pallido, che appena sdraiata nel lettino crolla: arresto cardiaco. Eravamo in due, il mio collega inizia la somministrazione di farmaci, io inizio il massaggio cardiaco, non c'era nemmeno il tempo di andare a prendere l'apparecchio per la cardioversione (la stimolazione elettrica del cuore), attimi eterni, i figli erano davanti a noi, la signora riapre gli occhi...si riprende.
Le chiedo...: "come sta??" e lei..."meglio, meglio..." ed io a pensare, "era morta, cuore fermo ed ora sta meglio..." non è incredibile...? Ero solo un neolaureato, mi stupivo di tutto ma quell'episodio lo ricordo ancora oggi.
Poi ci fai l'abitudine, ne vedi tanti di casi come questo. Oppure la donna che durante la fase finale del parto, ti lascia lì, senza parole. Parto difficoltoso, la donna non spinge come dovrebbe, è stanca ma il parto è prossimo e sembra ormai fatta. La fase espulsiva del parto è quella dove devi spingere e spingere, senza pensare ad altro, la donna non "mi aiuta ad aiutarla". "Spinga signora, forza!!". L'ostetrica le solleva la testa, poi mi guarda ed urla: "Dottore, ma la signora è in arresto!!! (cardiaco)" in quel momento cioè, la donna viene colta da arresto cardiaco...un evento assurdo, imprevedibile, da adrenalina.
Lei senza sensi nel lettino da parto e la testa del bambino che si intravedeva appena. Inizio con il massaggio cardiaco e nel frattempo faccio chiamare l'anestesista, trasportiamo la signora in barella in sala operatoria, io sconvolto che cercavo di mantenere la calma, il marito paralizzato, bianco come un lenzuolo, lo persi di vista.
Il cuore riparte, non c'è altra alternativa che tentare un cesareo d'urgenza per provare a salvare mamma e bambino.
La signora arriva in sala operatoria con un'attività cardiaca presente, il battito cardiaco del bambino era anch'esso presente anche se indicava sofferenza, ci laviamo per operare, molto velocemente. Il bimbo deve nascere immediatamente con un taglio cesareo.
L'anestesista, pensa al problema cardiaco, io mi concentro sul taglio cesareo, poco dopo l'inizio un altro arresto cardiaco, poi risolto. L'anestesista mi dice nel frattempo che la signora ha avuto un infarto. Ho conservato il foglietto con i tempi operatori. In 23 secondi è nato il bimbo (dall'incisione della cute alla fuoriscita del feto), in 20 minuti ho finito l'intervento, è stato il taglio cesareo più veloce della mia vita.
Mamma salva, bimbo pure, sono poi tornati a casa, senza nessun problema, anche se la signora farà i suoi controlli e le terapie per il problema cardiaco, l'ho rivista dopo un paio d'anni e stava bene.
Risalgo in reparto (credo di aver perso una ventina di anni della mia vita però...) e la sorella della donna mi ferma arrabbiata: "ma che modi sono...? Ci avete fatto preoccupare, non sono riuscita nemmeno a salutarla mia sorella!! E' modo di correre così, senza dire nulla? Ci siamo spaventati da morire!!".
Io le ho risposto: "mi faccia bere un bicchiere d'acqua e poi vengo a spiegarle un po' di cose...".
Ho il sospetto che anche dopo averle spiegato quello che era successo, visto che continuava a chiedere il peso del bambino e se era bello e se avevamo detto alla sorella che assomigliava tutto al papà...non ha capito l'esatta gravità della situazione. Anche il marito, l'unica cosa che mi ha detto: "Mi ha fatto preoccupare, dottore..."
:)
Ma che importa, ho salvato due vite, non è poco...anzi...è tanto eccome...
Ma potrei raccontarne tante altre...
Sarà passato un mese, credo, era l'ultima visita di controllo della mattinata, una donna doveva essere accompagnata ad eseguire una TAC addomino pelvica, le avevo trovato una cisti ovarica. Lei era stata operata e curata 12 anni prima per carcinoma mammario, stava bene ed effettuava ogni anno un controllo.
Quella cisti non mi piaceva e così le ho prescritto la TAC.
L'infermiera che doveva accompagnarla era in sala operatoria per un'urgenza, io avevo finito le visite e così mi sono offerto di farle compagnia, se non ti dai da fare si blocca tutto, in un piccolo ospedale.
Arriviamo in radiologia ed aspettiamo, cominciando a discutere.
Io sono originario del sud Italia, emigrato al nord fondamentalmente per lavoro ma anche per scelta. La signora, accortasi del mio accento poco "nordico" inizia la discussione con un "eh sì, al sud esistono anche brave persone come lei..."...ottimo inizio...
:)
Poi si prendono argomenti tipici per passare il tempo, i figli, la pioggia, non ci sono più le mezze stagioni ed una volta qui era tutta campagna.
Mi racconta infine una storia, ai tempi della guerra, la sua famiglia, lei era una bambina, ospitò per pietà, un soldato dell'esercito italiano, palermitano di origine, nella sua casa. I nazisti stavano effettuando dei rastrellamenti ed imprigionavano tutti i soldati italiani che trovavano per deportarli.
Il soldatino (era un ragazzino, mi raccontava) era sporco, affamato ed assetato, loro lo nutrirono, pulirono e lo rivestirono, regalandogli un cappotto del nonno per fargli togliere di dosso i vestiti militari, che lo avrebbero, prima o poi condannato a morte.
Dopo una settimana di permanenza, il soldato andò via e di lui non si seppe più nulla.
Passarono gli anni, la bambina diventò donna, moglie e nonna ed un giorno, nella sua casa, bussò qualcuno. Un signore anziano, accompagnato da una donna. Molto timidi le chiesero di poterle rubare 10 minuti.
L'uomo le raccontò che era in gioventà un soldato, deposte le armi, scappò per le campagne e fu ospitato da una famiglia della zona, ne conosceva solo il cognome ed il nome della figlia più piccola, perchè tutti la chiamavano spesso. La piccola era lei, ormai grande ed il signore era proprio quel soldato.
La donna che lo accompagnava era sua figlia che spiegò che il padre ripeteva da anni che prima di morire avrebbe voluto restituire ai legittimi proprietari il cappotto che lo aveva riparato, in tutti i sensi, alla fine della guerra.
La figlia lo aveva accontentato, aveva cercato a lungo quell'indirizzo e si era informata bene su chi fossero quelle persone che abitavano lì. Dopo aver sbagliato per 2 volte famiglia, era arrivata alla casa giusta.
L'uomo tirò fuori il cappotto, ormai praticamente marcio e lo consegnò alla donna assieme ad una confezione di cannoli siciliani, dicendole: "Grazie, ora posso morire in pace".
Inutili le insistenze per farlo restare da loro qualche giorno, festeggiare, fargli conoscere gli altri familiari, niente. Lui aveva raggiunto quello che sperava da decenni. Tornò nella sua città ed a quanto pare morì pochi anni dopo.
La donna, raccontando questa storia si commosse molto, io evitai di farle domande o chiederle particolari che non capivo, ma la fissavo continuamente. Mi stava raccontando qualcosa di privato ed io non la conoscevo. Ma di queste lezioni di vita, ne ricevo tante, quotidianamente, ne ascolto tanti di miracoli, ricordi, segreti, vittorie, tante.
La chiamarono per la TAC ed io dovevo tornare alle mie cose (in realtà avevo finito il turno e dovevo semplicemente andare a casa), ma prima di lasciarmi mi disse più o meno: "qualsiasi cosa fai nella vita, l'importante è che qualcuno, per quella cosa, si ricordi di te, solo così sopravviverai alla morte".
E' vero. Un pittore, quando morirà, vivrà nelle sue opere, così un poeta o uno scultore. Un musicista, sopravviverà alla sua morte perchè ogni volta che qualcuno ascolterà la sua composizione o la sua voce, ne farà una persona viva, vivente.
Uno scrittore, lascia le sue parole scolpite per sempre, il suo corpo morirà ma lui sopravviverà nei suoi scritti.
E chi non fa un lavoro "creativo"? Un gesto, una buona azione, un comportamento esemplare, sono tutte cose che non si dimenticano in fretta. Lasciare una "firma" nella vita di un'altra persona, non è così difficile, basta pochissimo.
L'importante è che la nostra vita, assuma un significato e non è un caso che queste riflessioni emergano soprattutto in chi sa di avere poco da vivere.
Cosa c'entra tutto questo in questo blog? Non lo so, un blog è un diario no? Va bene così. Ma la riflessione mi è sorta pensando a quelle persone che spesso scrivono qui nei commenti di MedBunker, o mi scrivono in privato "distruggendo", criticando, insultando, senza costruire nulla, senza rappresentare niente, senza creare, vogliono solo DISTRUGGERE per astio personale, interesse, ignoranza o altro.
Cosa lasceranno questi, ai loro figli, ai loro amici, all'umanità? NULLA.
Cosa lasceranno a chi li ha conosciuti?
Cosa lasceranno questi, ai loro figli, ai loro amici, all'umanità? NULLA.
Cosa lasceranno a chi li ha conosciuti?
Hanno lasciato molto di più quelli che se ne sono andati soffrendo, hanno offerto il loro dolore nella speranza di farcela e spesso non per loro ma solo per chi gli stava accanto e chi gli stava accanto, non avendolo capito, sparge a volte solo odio, astio e distruzione. Altre volte con dignità, ricorda quel dolore e la persona che l'ha portato addosso.
Spargete amore, create, ideate. Date ed ottenete fiducia, non sospettate, credeteci, fino in fondo.
Così è stato per il professor PAUSCH.
Non c'è più, ma è vivo, più che mai.
Randolph Frederick Pausch è morto a Chesapeake il 25 luglio 2008 a 48 anni. Era un professore di informatica e lavorava all'Università di Pittsburgh (Pennsylvania). Negli Stati Uniti, si usa dare l'ultima lezione quando un docente va in pensione o lascia l'incarico e questa è la sua ultima lezione all'università, quando era già consapevole di stare morendo a causa di cancro al pancreas.
L'esperienza è ciò che ottieni quando non sei riuscito a ottenere ciò che volevi.
Il video è piuttosto lungo, più di un'ora e richiede un po' di tempo quindi, per essere visto ed apprezzato, ma ne esiste una sintesi (anche di qualità video minore) che ha tenuto per una rete televisiva, qui, poco più di 10 minuti, in caso non troviate il tempo per guardare la versione integrale (ma ne varrebbe la pena).
Questo ha lasciato Randolph ai suoi figli, a sua moglie, a tutti noi.
Ah, la paziente che mi raccontò la storia del soldato fu operata per rimuovere la cisti ovarica. Tutto benigno, tutto bene, è davvero contenta. Mi ha detto "grazie per la compagnia" quando le ho comunicato l'esito dell'esame istologico, le ho risposto "prego!".
Vi prometto che il prossimo articolo sarà molto più "leggero", estivo, è già pronto e farà anche sorridere, scusatemi se vi ho dato lo spunto per qualcosa che con l'aria delle ferie c'entra poco.
Alla prossima.
Ho letto il tuo post a mia moglie.
RispondiEliminaCommento "Finalmente ! E' la prima volta che mi leggi qualcosa di positivo".Bello
Non credo ci siano parole adatte per commentare questo post: si finirebbe per essere o sembrare retorici. Mi limito quindi a un sentito "grazie"
RispondiEliminaAnche da parte mia, grazie. Grazie di cuore.
RispondiEliminaSí. Fortunato davvero - o meglio meritevole - chi alla fine può dirsi, come Orazio, "Exegi momunentum aere perennius..."
RispondiEliminaCome dici tu, non è necessario fare un lavoro creativo per lasciare i memi. Basta vivere la vita cercando, quando si può, di renderla più facile e più felice alle persone che ci circondano.
RispondiEliminaQuando vedete un funerale di una persona non ricca, non famosa, fate caso a quanta gente c'è: più ce n'è, più quella persona, grazie alle sue azioni, ha lasciato dietro di se i suoi memi ed è e rimarrà viva nel cuore, nelle menti e nelle voci delle persone a cui ha cercato di rendere più facile la vita.
La vera immortalità è questa.
ma soprattutto se becco quello che ha votato come "inutile" questo post gli lascio un memo che se lo ricorda per tutta la vita :-D
RispondiEliminaEh sì, si parlava di inutilità di chi "distrugge senza motivo" e spunta sempre quello che vota "Inutile", manco a dirlo...
RispondiElimina:)
Davvero bello, grazie di cuore.
RispondiEliminacaro Wee Wee,
RispondiEliminagrazie per aver condiviso tutto questo.
Non importa se ci sono quelli che vogliono distruggere, quelli che creano, sognano scrivono versi e danno la vita sono molti di più.
Come ho già detto "massimo supporto".
Verba volant, acta manent ;)
buonanotte!
Conoscevo la storia di Pausch e posso dire a riguardo solo una cosa: nonostante io cerchi sempre, come filosofia personale, di vivere e non di sopravvivere, ogni tanto anche solo pensando al fatto che l'aria entra e esce dal mio naso quando non posso fare di più per godermi la giornata, quado ho visto il video (quello breve) sono rimasto estremamente colpito dal comportamento del prof, non mi sarei mai aspettato una vitalità e una gioia così forte in qualcuno che sa di avere poco tempo da vivere. Mettendomi nei suoi panni mi sono detto che mi piacerebbe, se capitasse a me, avere la sua forza d'animo, e ogni tanto ricordo le parole sentite in quel video un anno fa circa, il suo viso sorridente e... e niente, solo grazie di averlo ricordato, e grazie comunque di aver scritto anche le tue esperienze, perché tutto insieme è un meraviglioso pugno allo stomaco
RispondiEliminaCaro Wewee,
RispondiEliminafortuna che "al sud esistono anche brave persone come lei.."
:))
a parte gli scherzi: è un raggio di sole 'sto post, non riesco a capire come tu abbia potuto trovarlo pesante.
Sono felice di averti (anche se solo telematicamente) conosciuto!
Ecco, mi hai fatto piangere di prima mattina. Bastardo :D
RispondiEliminaGrazie.
RispondiEliminaMaledetto wewee....ora come faccio a lavorare :')
RispondiElimina:)
p.s. Ma quello sei te con i tuoi bimbi?
Il post e' bello, forse chi lo ha giudicato inutile lo ha fatto perche' in questo caso non puo' trollare ;-)
RispondiEliminaottimo, adesso mi hai tolto il piacere della prima giornata di riposo... scherzo, bellissimo post.
RispondiEliminaM'ha dato i brividi, come il video di Pausch. Grazie.
Oltre a un medico, abbiamo anche un ottimo scrittore :D
@ roberts
dovrebbe essere il professor Pausch
Ecco,mi sembrava strano!Grazie Thhh.
RispondiEliminaNon ho visto il video, avevo solo letto le sue frasi xciò non sapevo esser lui.
OT
Occhio che nella prox puntata di superquark si parla delle nuove scoperte in campo tumori, giovedì prossimo. Anche ieri sera han detto cose interessanti, l'argomento era più o meno questo:
http://www.area.trieste.it/opencms/opencms/area/it/informa/AREA_magazine/Numeri_Precedenti/numero_39/medicina_personalizzata.html
il prossimo giovedì non mancherò di segnalarvi la puntata, così se avrò domande vi romperò a voi dottorini :) :)
FINE OT
Complimenti, bell'articolo, davvero, belle (e utili) parole senza retorica che puntano dritte al cuore.
RispondiEliminaE chi ha occhi per leggere e cervello per capire, capisca.
P.S.
per il genietto che ha votato "inutile": non era necessario che ci ribadissi il tuo ruolo su questa terra.
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RispondiEliminami mancavano gli ultimo 10 minuti del video - ieri sera ero cottissima, ma ho cercato di vederne il più possibile, perchè ascoltare quest'uomo era come ricevere uno tzunami di positività! così ho finito oggi.
RispondiEliminain ordine sparso:
-il capitano Kirk
-gli orsi
-il muro
-la faccia quando ha detto "the clash of culture" ahahahah
-persino la citazione di Cheavy Chase
- il concetto dell'imparare divertendosi
questo conferma che chi non sa ridere non è una persona seria.
Ma voi avete mai avuto un prof così?
E sarebbe possibile un prof così nella nostra realtà accademica?
....
ot: nessuno ieri ha pensato, anche per 10 secondi a Mr Dulbecco? ;)
p.s. curricolAAAAAAAAAA, al plurale.
...e forse nessuno ha notato che domani ricorre un anno dalla morte di Randy Pausch. Non l'ho fatto apposta, giuro...
RispondiElimina:)
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RispondiEliminaAlice Wins Duke's Choice Award
RispondiEliminaCarnegie Mellon's innovative Alice software system was recently awarded with Sun Microsystems Duke's Choice Award — recognizing the year's most influential Java technology-based applications around the world.
Alice is an innovative programming environment that teaches students to program as they create 3-D animations, stories and video games.
"The School of Computer Science, the Alice project, and of course the leader of the Alice project, Randy Pausch, have done a phenomenal job teaching kids programming," said Vice President and Sun Fellow James Gosling (CS'83), the inventor of the Java programming language.
Gosling presented the award to Carnegie Mellon's Randy Bryant, dean of the School of Computer Science, at the recent JavaOne conference.
"Randy Pausch had a vision of getting young people hooked on programming by having them tell stories and create games using a mouse and menus to write programs rather than by typing on a keyboard," said Bryant. "He deployed that with the program Alice 2, which is widely available and in fact is downloaded about 1,000 times a day from the servers at Carnegie Mellon."
Alice is used in about 15 percent of U.S. colleges and universities, as well as a growing number of secondary schools. Experts believe its revolutionary approach could reinvigorate computer science education in the United States, from the middle school level through college.
The latest version, Alice 3, will include a standard Java language interface so students can create programs either by using the drag-and-drop editor or by typing on a keyboard. Alice 3 will be released later this summer.
Last year, Sun announced it was teaming with Carnegie Mellon to support Alice's continued development. Over the next three years, Sun will work with the university to globalize Alice, providing tools to translate it into different languages and develop drag-and-drop artifacts unique to a variety of cultures. Sun will work with the Alice development team to bring the system to a worldwide audience of educators and students.
questo sta sulla Home dell'università di Pausch.
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RispondiEliminaEliminati gli OT, si prega di mantenersi in argomento, grazie.
RispondiElimina@orsatosta
RispondiEliminail sito dove chiunque può giocare con il programmino è questo:
http://www.alice.org/
Per altro vi devo dire che,essendo ing. informatico, ci darò volentieri un occhio prestissimo.
E il premio è di una importanza NOTEVOLE, dato che lo ha assegnato la Sun, che si occupa dello sviluppo del Java, importantissimo software di programmazione e che avete anche sui vostri pc ;)
Gli è piaciuto talmente tanto che ci collaboreranno assieme :)
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RispondiEliminaho citato questo fantastico post - mi meraviglio della carestia di commenti ... questo è un post che ti tocca dentro... non so quanti, sapendo di avere dai tre ai sei mesi di vita, avrebbero fatto come Pausch....
RispondiEliminaqui si parla dei sogni di tutti noi.
wee Wee ha anche parlato di come succede che grazie a quello che hai imparato/studiato delle persone non sono morte (dite niente?????) e come succede che la gente abbia fiducia in te, perchè probabilmente hai "una faccia che ispira" ;), e ti racconta delle cose bellissime.
Pensavo che il "grande freddo" fosse solo un film degli anni 80.
@Roberts: non so quanti anni hai... sapevi che da noi uscì una mitica rivista chiamata "VIRTUAL"?
Xorsarosta
RispondiEliminaSe non intervengo io col piffero che vedi volare il numero dei post.
Ma in questo caso non c'è nulla da "trollare" come dicono i miei estimatori a parte il filmato ed enrico che dovrebbe avere il buon senso di cancellare il post relativo alla supposta e scherzosa affermazione su un Sud costituito per lo più da feccia.
enrico che era palesamente ironico, citando l'articolo...
RispondiEliminacmq orsa, i post dubito che decollino, in questo caso.
Per farli decollare serve un dibattito, ma per avere un dibattito serve essere in disaccordo.
Su Pausch e su questo post, eventuali obiezioni non meriterebbero risposta ;)
Sono daccordo, non è dal numero di risposte che si valuta un post, oltretutto SIETE (maledetti, ferie finite...) tutti al mare...
RispondiElimina;)
Bellissimo Post. Grazie WeWee!
RispondiElimina@WeWee: mah... io al massimo andrò in montagna ad agosto. Meglio lì per rinfrescarsi un po' :-)
RispondiElimina@Orsatosta: non so quanti anni hai... sapevi che da noi uscì una mitica rivista chiamata "VIRTUAL"?
RispondiElimina30.
No, di che si tratta? che è "da noi" ?
:)
Ciao, Wewee
RispondiEliminanon posso esimermi dal farti i complimenti, come sempre, per il bellissimo articolo.
Credo di sapere chi ha votato "inutile" ... ed anche voi!!!
PS: ma hai già finito le ferie ???
Sarà anche bello il nostro lavoro, ma bisogna "staccare" ogni tanto: altrimenti il "burn out" è dietro l'angolo !
Ciao genesis, da quanto tempo non ti leggevo, grazie!
RispondiEliminaPS: Sì, ferie finite, ma sono state intense ed ho anche preso un "burn out" solare, altro che da lavoro...quindi tutto bene...
;)
Ciao!
uh uh! dunque il confronto è solo uno scontro? - stando a ciò che scrive Thhh...
RispondiEliminano, pensavo che qualcuno cogliesse l'abbrivio e scrivesse come e quanto questo post gli avesse smosso i pianeti, che facesse commenti su come/ quanto il nostro ambiente accademico sia diverso, se avete realizzato i vostri sogni e cose così.
no certo, non è il numero dei commenti che sancisce alcunchè - ma, per mille trote, per una volta che non era un campionato di pettate (cfr Lupo Alberto :D)
@ Roberts: da noi= Italia, non ricordo bene se fosse il 91 o il 92, uscirono solo due numeri... ovviamente. Parlava di RV.
Beh, per quanto mi riguarda, non so se si percepisce da quello che ho scritto, ho realizzato praticamente tutti i sogni d'infanzia (ed erano tanti!).
RispondiEliminaCon una nota romantica/sognatrice: da ragazzo adoravo guardare il cielo di notte, abitando (allora) in una città di mare (e potendomelo permettere, vista l'età e l'incoscienza), mi capitava spesso di stare tutta la notte in spiaggia e quando vedevo una meteora, esprimevo il classico desiderio, così, per tradizione. I desideri erano grandi desideri, erano appunto i miei sogni e puntualmente, prima o poi si avveravano (non sto dando credenziali alla scaramanzia, il mio era un gioco). Così, cominciai ad esprimere i miei desideri ogni estate, uno per volta...ed uno per volta si avverarono tutti.
Ora quando vedo una "stella cadente", i miei desideri sono rivolti a mio figlio. Era anche questo un mio desiderio.
Sono cresciuto...
:)
WeWee ce lo devi dire... il tuo nick è "campano" o sono del tutto fuori strada? :)
RispondiElimina@ Orsatosta.
RispondiEliminaEh non sò di che parli..del resto nel 92 ero tipo alle medie ... :)
cmq...
"no, pensavo che qualcuno cogliesse l'abbrivio e scrivesse come e quanto questo post gli avesse smosso i pianeti..."
E chi ti dice che non sia stato così x molti qui dentro? Secondo me nessuno qui dentro è rimasto insensibile a questo bell'articolo...a volte però le parole per commentare sono superflue ;)
@orsa
RispondiEliminaPausch era indubbiamente, per quel che sappiamo della sua vita (cioè soprattutto la parte pubblica), una persona in condizioni di realizzazione di sé.
Personalmente io non lo sono :-)
Lo dico per introdurre una delle domande più importanti della vita: muore meglio chi ha un grande livello di realizzazione personale o chi ne ha un livello più basso?
Una idea è che meno si ha, meno si perde e quindi meno si soffre nella consapevolezza della fine imminente. Tuttavia la serenità d'animo che accompagna una vita familiare, lavorativa, sociale ben sviluppata porta ad essere più forti.
Tornando a me, non so come reagirei: io sono un tipo ansioso, ma la mia ansia è la classica paura dell'ignoto. Quando conosco e comprendo le proprietà del problema allora mi sorge una forza precedentemente insospettabile. Soffro più a non sapere. La certezza della propria fine in qualche modo è più sollevante dell'incertezza del domani che noi tutti viviamo.
Però sono teorie, bisogna viverle, è proprio il caso di dirlo, certe situazione per sapere come si reagirà.
Per ora posso solo dire che Pausch è stata una gran persona anche davanti alla prova più grande.
Secondo me, the drakkar (o come diavolo si scrive, non ho tempo scusa... :P),
RispondiEliminamuore meglio chi non si pone affatto la domanda:
"Lo dico per introdurre una delle domande più importanti della vita: muore meglio chi ha un grande livello di realizzazione personale o chi ne ha un livello più basso?"
La vita va vissuta come è, giorno per giorno, il resto poco importa...vedrai che poi non avrai più da pensare più di tanto a:
"... dell'incertezza del domani che noi tutti viviamo."
;)
Cmq nel caso in particolare...è vero che chiaramente sapere della propia fine può far reagire più o meno diversamente ognuno di noi, reagire nei confronti della vita che ci rimane, intendo!
La vita va vissuta come è, giorno per giorno, il resto poco importa..
RispondiEliminava bene, ma mi chiedo come la vive la vita giorno per giorno chi è disoccupato e non trova lavoro e chi invece ha un eccellente percorso professionale? vedi che il vivere la vita giorno per giorno potrebbe essere una condanna all'agonia per molte persone
ok TheDRaKKaR (l'ho scritto perfetto!).
RispondiEliminaAnche io sono passato per quella strada(disoccup ecc.)... certo non è piacevole e sicuramente vivi con ansia il futuro.
E' chiaro cmq che più uno si sente realizzato, non solo in campo lavorativo, e più sta bene! :)
Dovrebbe quindi essere naturale per ognuno di noi seguire il propio istinto e cercare le "cose" che fanno per noi, combattendo per esse.
Non è facile... ma io lo faccio, e ottenere quello che si vuole(in tutti i campi intendo) è soddisfacente devo dire ;)
cribbio che questione spinosa che avete tirato fuori... Tutto quello che dirò sarà solo ed esclusivamente il mio punto di vista, applicabile alla mia esclusiva persona per tutte le esperienze che ho avuto fino ad ora. Se qualcuno dovesse ritrovarcisi al 100% oppure dissentire in toto sarà solo per le ovvie distinzioni o somiglianze tra le varie esperienze personali di tutti noi, che, come ovvio, segnano la vita.
RispondiEliminaLa mia vita la vivo respirando: almeno una volta al giorno mi fermo e respiro volontariamente, accorgendomi dell'aria che entra e che esce. Questo piccolo accorgimento mi da tantissimo, mi fa capire che non è il lavoro la cosa più importante della vita, mi fa apprezzare il momento presente che non mi sfugge e mi accorgo del tempo che passa (da quando lo faccio un anno dura un anno, non vola più), e spesso associo un sorriso al respiro, che mi tira su. Sembra una stupidaggine ma il fermarsi da tutto e sorridere, anche solo una volta al giorno senza motivo, dà una carica infinita, fa apprezzare quello che veramente è importante per noi (io non do peso al lavoro, non è quello che fa di me la persona che sono, ma per qualcun altro potrebbe essere diverso), e ci fa allontanare tutti gli spettri passati e futuri, almeno per un po'. Se dovessi trovarmi nella condizione di Paush credo che persevererei nel mio modo di fare, che è il modo che mi fa stare meglio: quale momento migliore per stare meglio, quando non si può stare peggio?
Bravo Giulio :)
RispondiEliminaCiao a tutti,
RispondiEliminaè da un po' che seguo questo blog (sono di provenienza "attivissima") ma non ho mai "postato" niente perchè non ho mai avuto nulla di particolarmente intelligente da apportare ai vari temi via via discussi.
Questa volta però vorrei condividere con voi, da appassionato monteverdiano, qualche considerazione sulla morte; a parer mio su questo e su altri temi basilari della "fattura humana" nelle opere e nei madrigali di Monteverdi (più in generale nelle composizioni rinascimentali) si possono trovare vere e proprie perle; ovviamente anche nella letteratura dell'epoca ma su quest'ultima sono un po' più claudicante e comunque spesso è a quest'ultima che i testi delle composizioni si rifanno.
Premettendo che grazie alla musica rinascimentale ho perso un bel po' di amicizie :-) vorrei sottoporvi la morte di Seneca da "L'incoronazione di Poppea"; a Seneca è stato ordinato il suicidio da Nerone ed in questa scena lo comunica ai suoi "famigliari" (in pratica i suoi adepti) i quali, davanti alla nobiltà della reazione di Seneca, molto umanamente tra loro commentano spaventati che "io per me morir non vo'". La contrapposizione tra la morte vissuta come passaggio da affrontarsi a testa alta e la voglia di vivere ad ogni costo ("ogni amaro, ogni veleno finalmente è lieve intoppo") ne fa, a mio umilissimo parere, una bellissima pagina d'arte.
http://www.youtube.com/watch?v=Qb9nCKAQVyA
Secondo i precetti della "seconda scritura" il cantato è molto comprensibile ma vi allego comunque il testo:
SENECA
Amici è giunta l'ora
Di praticare in fatti
Quella virtù, che tanto celebrai.
Breve angoscia è la morte;
Un sospir peregrino esce dal core,
Ov'è stato molt'anni,
Quasi in ospizio, come forastiero,
E se ne vola all'Olimpo,
Della felicità soggiorno vero.
FAMIGLIARI
Non morir, Seneca, no.
Io per me morir non vo'.
RITORNELLO
I°: Questa vita è dolce troppo,
II°: Questo ciel troppo è sereno,
III°: Ogni amar, ogni veleno
I TRE
Finalmente è lieve intoppo.
RITORNELLO
I°: Se mi corco al sonno lieve,
II°: Mi risveglio in sul mattino,
III°: Ma un avel di marmo fino,
I TRE
Mai no dà quel che riceve.
Io per me morir non vo'.
Non morir, Seneca.
RITORNELLO
SENECA
(omissis)
Itene tutti, a prepararmi il bagno,
Che se la vita corre
Come il rivo fluente,
In un tepido rivo
Questo sangue innocente io vo' che vada
A imporporarmi del morir la strada.
Ovviamente l'invocazione "Non morir, Seneca" può comodamente tradursi con: "Non ci mettere davanti alla prospettiva di compiere un bel gesto e morire insieme a te".
Io, nella mia immensa e specchiata coerenza, un giorno mi sento "itene tutti a prepararmi il bagno" ed il seguente "Io per me morir non vo'" :-)
Spero che non troverete la cosa troppo noiosa; nel caso mi piacerebbe inserire altri due o tre passaggi sul tema.
Enrico... non quello di prima :-)
PS visto che non ho mai avuto modo di dirlo prima, grazie a We Wee per lo splendido blog
Io, nella mia immensa e specchiata coerenza, un giorno mi sento "itene tutti a prepararmi il bagno" ed il seguente "Io per me morir non vo'"
RispondiEliminaoh, non prendertela troppo con te stesso, non darti dell'incoerente, credo che questa sia la condizione di tutti, tranne rari casi
tornando alla morte di Seneca (o meglio, del Seneca monteverdiano), non era triste nel lasciare per sempre i suoi allievi? la morte è anche distacco, per questo si dice "partire è un po' morire"
Ciao The Drakkar,
RispondiEliminache piacere parlarti di persona dopo mesi e mesi di... stracchino ;-)
Tanto per inquadrarmi io sono l'Enrico che, a proposito di interventi intelligenti, ha "possstato" qualche canzone nel post da 2012 interventi ;-)
Tornando a cose (ben) più serie, in genere i personaggi delle opere di Monteverdi hanno sempre (almeno) due chiavi di lettura per cui oltre alla specchiata magnificenza virtuosa che lo caratterizza, contemporaneamente Seneca è anche visto come un vecchio barbogio pieno di sè per cui dei famgliari in fin dei conti non è che glene importi molto; mentre altri sono presi da vicende amorose più o meno fortunate lui è lì tutto contento perchè prima Pallade e poi Mercurio sono venuti ad annunciargli la futura morte.
Ribadisco comunque che questa è una seconda chiave di lettura e la figura di Seneca è comunque di straordinaria possanza; bellissima è la lite con Nerone in cui si contrappongono ragione e forza.
La conclusione a cui giunge Seneca è purtroppo molto comune (Strakerino?!?) ovvero lascia Nerone affermando: "Il partito peggior sempre sovrasta, quando la forza con la ragion contrasta"
Enrico
c'hai ragione, orsa :D
RispondiEliminaho proiettato sugli altri il mio modo di essere - quando qualcosa mi emoziona, sono quello che ti descrive l'emozione al più con un paio di parole. Mi pare di rovinare la naturalezza del primo impatto.
e ho toppato arrivando alla conclusione precedente ^^
epsilon, che dire oltre a: continua!
penso tu possa capire se non commento, non per mancanza di interesse, ma perchè preferisco leggere i vostri scambi
Enrico, hai una cultura classica così vasta rispetto a me, che io, visto che siamo in tema, posso pure mori' :-)
RispondiElimina@ The Drakkar:
RispondiEliminasul mio nick sei fuori strada, non si legge uè, ueè, come qualcuno potrebbe pensare ma uì uìì (all'inglese)...
Non sono campano.
;)
Ma tanto prima o poi il nick farà posto al mio vero nome...
RispondiEliminaMa tanto prima o poi il nick farà posto al mio vero nome...
Beh, allora sarà facile individuarti: non credo che ci siano molti Dr. WeWee negli ospedali italiani :)
x Giuliano:
RispondiEliminase davvero riesci a fare quell' (apparentemente) semplice esercizio tutti i giorni, è già un buon primo passo.
Adesso prova questo: la sera, prima di addormentarti, rivivi tutti gli eventi della giornata al contrario, partendo dal momento in cui ti sei messo a letto. Sembra facile, ma in realtà è MOLTO difficile.
Penso tu possa già capire a cosa serve. Visto che non siamo capaci di vivere la nostra vita nella piena coscienza di noi stessi e dei motivi della nostre azioni, e ci limitiamo invece a reagire meccanicamente a tutta una varietà di stimoli esterni, rivedere le nostre azioni al contrario (e quindi PRIMA dello stimolo che le ha provocate) serve ad "appropriarcene" come se le avessimo davvero volute e pensate, e quindi - per usare l'espressione un po' retorica ma esatta di qualcuno - "forgiarle nell'eternità".
@ebonsi: va bene lo stesso se ogni sera rispondo alla domanda "come è andata la giornata?" della mia ragazza? Vivamo insieme ma lei lavora di giorno, io la sera, e quando ci incontriamo ci raccontiamo quello che non ci siamo detti via mail prima :-)
RispondiEliminaInteressante spunto comunque, ci proverò, grazie