Ecco un altro caso di manipolazione dei dati, pubblicati da Simoncini.
Tanti dei casi presentati, non permettono di trarre conclusioni certe, la maggioranza per esempio, non forniscono elementi utili a smentire una eventuale guarigione (pubblicheremo anche quelli, nei prossimi giorni, come casi di NESSUNA EVIDENZA DI EFFETTO e non di falso, questo per essere precisi ed onesti) ma è anche vero che NESSUN caso presentato da Simoncini DIMOSTRI una guarigione.
Sono invece molto più chiarificatori (su tutta la vicenda), quei casi, come i due già pubblicati, nei quali Simoncini VOLONTARIAMENTE (non si spiega altrimenti, visti gli errori grossolani e maldestri) manipola i dati presentati, cercando di far capire una cosa invece di quello realmente successo e naturalmente a favore delle sue teorie, quindi dei FALSI.
Che bisogno ha un ricercatore che ha capito tutto del cancro, trovandone causa e cura, di pubblicare dei casi manipolati o nella migliore delle ipotesi, dubbi?
E se questi sono i casi pubblicati, quindi quelli più meritevoli di studio, come sono gli altri casi? Ad ognuno trarre conclusioni.
[Continua…]
Dal sito di Simoncini:
viene descritto un caso di tumore al fegato con metastasi ai polmoni, trattato con bicarbonato, le metastasi scompaiono.
http://www.curenaturalicancro.org/epatocarcinoma%20_metastasi_polmonari.htm
"Una Tac effettuata il 4 dicembre 2002 attesta una riduzione della lesione epatica a 7 cm e una regressione quasi totale delle metastasi polmonari."
3) TUMORE EPATICO CON METASTASI POLMONARI CURATO: FALSO
Copio dal sito:
"Paziente di 65 anni affetto da epatocarcinoma di notevole dimensioni con metastasi polmonari (Tac del 19 aprile 2002), al quale viene posizionato un catetere transcardiaco in arteria polmonare e un catetere in arteria epatica.
Effettua un ciclo di infusioni giornaliere endoarteriose con 500-550 cc di soluzioni di bicarbonato di sodio 5% per 8 giorni.
Nel mese di luglio la massa neoplastica epatica misura ancora 10 cm.
Ulteriori cicli per infusione endovenosa e per assunzione orale vengono effettuati nei mesi seguenti.
Una Tac effettuata il 4 dicembre 2002 attesta una riduzione della lesione epatica a 7 cm e una regressione quasi totale delle metastasi polmonari."
Questa è l'immagine della TAC che rappresenterebbe il "prima", quelle "palline bianche" che si vedono a sinistra sono le metastasi. Le due zone scure sono i polmoni e l'immagine bianca al centro è il cuore, con dietro una vertebra (la TAC fornisce delle immagini a "sezioni", è come se il nostro corpo fosse fotografato a fette...):
Questa è l'immagine del "dopo trattamento"
Come si vede, a sinistra, le "palline bianche" sono sparite...dimostrazione di un successo...o no?
No.
La seconda immagine è in realtà ad un livello più basso della prima, è cioè una "fetta" di torace (è quello che stiamo analizzando) più bassa rispetto a quella della prima immagine.
Lo si capisce dall'aspetto dei polmoni, dall'ombra cardiaca (l'immagine del cuore) ed anche i rami bronchiali appaiono ad un livello diverso.
Basta leggere comunque in basso per vedere che un'immagine è del torace, l'altra del torace-addome...quindi ad un altro livello.
In ogni caso il livello di uno "slide" (si chiamano così le varie "fette" della tac) è segnalato nel bordo dell'immagine stessa, ma in questo caso nella prima immagine, il livello è stato tagliato da chi l'ha pubblicata.
E' normale quindi a questo punto non visualizzare più eventuali immagini presenti.
Questa dichiarazione di Simoncini (dal suo sito):
"Una Tac effettuata il 4 dicembre 2002 attesta una riduzione della lesione epatica a 7 cm e una regressione quasi totale delle metastasi polmonari."
E' quindi FALSA.
Ma questa manipolazione è più chiara nelle altre immagini. Secondo Simoncini anche il tumore al fegato è migliorato.
Vediamo le immagini fornite.
Prima del bicarbonato:
Dopo il bicarbonato:
Anche in questo caso le immagini mostrate, sono di livelli diversi della TAC, esattamente come nel primo caso, si tratta quindi di un'altra manipolazione pur di dimostrare quello che si desidera.
In questo secondo caso, i livelli delle immagini sono ancora visibili e così possiamo dire che le due immagini sono a livello +260 (o 250, non si capisce perfettamente) e +270 millimetri rispettivamente (è scritto anche sul bordo sinistro, in alto, se servisse posso fornire immagini con evidenziata la scritta).
Se taglio un limone a metà trovo i semi, se ne taglio uno più vicino alla punta non li trovo più.
Elementare, Simoncini.
martedì 24 febbraio 2009
Simoncini: altro epatocarcinoma curato dal bicarbonato? ALTRO FALSO
Scritto da
Salvo Di Grazia
e pubblicato alle ore
13:06
Parole di ricerca:
bicarbonato,
epatocarcinoma,
Simoncini
27 commenti:
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questa manipolazione era evidente anche a me che non sono un medico. Mi chiedo se si siano posti il dubbio tutti quei presunti medici che sostengono il trattamento di Simoncini su luogocomune o simili.
RispondiEliminaQuando ho scritto che le cose che si vedono nel sito di Simoncini sono "disarmanti" mi riferivo proprio a questo. I fatti manipolati dall'ex medico, non sono finezze o particolari da niente, sono enormità, basta solo osservare attentamente, non ci vuole nè laurea nè esperienza.
RispondiEliminaQuesto rende ancora più evidente la sua malafede, un errore è possibile ad un profano non ad un medico ed i concetti che lui manipola, per un medico sono come un metro per un sarto, la base.
Ciao WeWee,
RispondiEliminabentrovato! Innanzitutto, ti ringrazio personalmente per i risultati che stai pubblicando che contribuiscono a chiarire ancora meglio l'aspetto "umano" (meglio: criminale) di simoncini.
Vorrei proporti una mia argomentazione sulla teoria fungina e perciò devo premettere due cose:
1. non essendo preparato in materia, la mia rischierà di essere una formulazione quasi ontologica;
2. prendo per buono un principio, ereditato dalla mia formazione di fisico, secondo cui una nuova teoria che non sia in grado di spiegare almeno tutte le osservazioni già spiegate da una precedente, sia inconsistente; a maggior ragione se alcune osservazioni non rimangono semplicemente inspiegate ma diventano, addirittura, contraddittorie.
Ebbene, mi sembra che sia largamente osservato che i tumori solidi negli organismi anziani abbiano una velocità di crescita e di diffusione nell'organismo praticamente nulla, al punto da non richiedere concretamente alcun tipo di trattamento terapeutico.
Ma nell'ipotesi fungina, la candida non dovrebbe invece aumentare a dismisura le sue potenzialità aggressive nei confronti di un organismo immunodepresso e diffondersi rapidamente?
E se anche si volesse spiegare l'assenza della proliferazione del tumore proprio con la ridotta reazione dell'organismo immunodepresso, la candidosi stessa non dovrebbe degenerare facilmente in ascessi polmonari, endocarditi, meningiti, ascessi cerebrali, ecc.?
Spero di essere riuscito a spiegarmi,
saluti e buon lavoro
Molto evidente: concordo.
RispondiEliminaSi fatica davvero a non intravvedere malafede in una simile pubblicazione.
@drdea:
RispondiEliminanell'ipotesi fungina, la candida non dovrebbe invece aumentare a dismisura le sue potenzialità aggressive nei confronti di un organismo immunodepresso e diffondersi rapidamente?
Assolutamente si. Non per niente la candida è un organismo saprofita che approfitta dei danni causati dalla necrosi cellulare tipica dei tumori e parassita quando le difese immunitarie diminuiscono per qualsiasi motivo.
Da un altro punto di vista, basta osservare che in condizioni normali la candida convive tranquillamente con le altre specie del nostro corpo e con il nostro organismo.
Solo l'immunodeficienza la rende aggressiva.
Questo vuol dire che non solo gli anziani, ma anche i malati di AIDS o chi si sottopone a terapie antibiotiche per esempio, dovrebbe ammalarsi di cancro.
A proposito di metastasi, ne approfitto per un chiarimento: non mi uccidano i medici presenti se la sparo grossa...
RispondiEliminaHo avuto diverse volte la sensazione assolutamente soggettiva che talora sia proprio l'intervento chirurgico a "scatenare" la diffusione di metastasi in situazioni in cui il tumore primario se ne stava circoscritto.
E' possibile che la resezione effettivamente in qualche misura "faciliti" la diffusione attraverso il flusso sanguigno di cellule metastatiche?
O sto dicendo una totale fesseria...?
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminala metastasi non è un fenomeno passivo: le cellule non "spaccano" semplicemente l'involucro che gli stanno intorno e dilagano.
RispondiEliminaPerchè? perchè la "tumoralità" delle cellule è una continua conquista di libertà di queste.
Una cellula normale prolifica solo quando deve, va in apoptosi dopo aver differenziato, muore se cessano gli stimoli che la supportano. Un tumore benigno perde questi controlli, ma rimane in sede.
Un tumore maligno, infiltrante, ne perde anche altri: una cellula normale se si stacca dalle proprie "sorelle", muore. Se si stacca dalla membrana basale, muore. Se la membrana basale si rompe, la ricrea. Un tumore maligno deve perdere questi controlli, se non li perde non basta "mandarlo in circolo" passivamente, le sue cellule morirebbero e basta.
Inoltre, una metastasi deve anche sviluppare capacità di aderire alle cellule (pensa a un'autostrada: hai voglia che le cellule si fermino da sole!) e di invadere i vasi, che devono essere perforati, mica fan spazio per gentilezza =P
Questo almeno è quanto so io, chiedo a wewee di confermare o meno.
Credo che Thhhh abbia ragione. La cellula che ha acquisito la capacità di metastatizzare non ha bisogno che qualcuno rompa il suo involucro. Una delle caratteristiche essenziali del potenziale metastatico di una cellula tumorale è proprio la capacità di degradare i componenti della matrice extracellulare (l'involucro che hanno tutte le cellule parenchimali, per definirlo in termini semplici) per raggiungere il circolo sanguigno.
RispondiEliminaIn più come ha giustamente detto Thhhh il processo di metastatizzazione avviene per fasi successive: degradazione della matrice - penetrazione in un vaso - interazione con il sistema immunitario (a cui deve sfuggire) - fuoriuscita da vaso - attecchimento e angiogenesi (quest'ultimo punto è fondamentale, perchè se le cellule metastatiche non riescono a fare in modo che si formino nuovi vasi attorno a loro non possono proliferare e muoiono).
Questo indica che non basta un intervento chirurgico per "scatenare" le metastasi.
Probabilmente, il fenomeno che hai osservato brain-use è dovuto al fatto che spesso, quando il paziente viene sottoposto all'intervento è già in stato avanzato (perchè nella maggior parte dei casi ci si rivolge al medico solo al momento del sintomo) e le metastasi magari ci sono già anche se microscopiche e non visiili alla Tc o alle altre tecniche di imaging. Forse l'intervento funge da fattore precipitante in quanto altamente stressante per l'organismo. Ma questa è solo un'ipotesi anche perchè ho notato (nella mia limitatissimissima esperienza) che i pazienti oncologici in uno stadio avanzato presentano comunque alla fine una fase di peggioramento improvviso, anche senza il ricorso alla terapia chirurgica.
Grazie a entrambi per la chiarissima delucidazione.
RispondiEliminaCome immaginavo, la banale osservazione non sistematica del caso comune non porta a risultati realmente significativi.
@brain_use: come già detto, spesso le metastasi ci sono già, ma sono piccole e non rilevabili. Per quel poco che ho studiato di patologia posso dire che il tumore primario (maligno perché produce metastasi) serve a tenerle buone: rimosso quello le metastasi cominciano a crescere. Questo perché è il tumore stesso a produrre sostanze che frenano la crescita delle metastasi, ovviamente togliendolo questo freno non c'è più.
RispondiEliminaIn tutti i modi, non sono un medico ma un biologo, chiedo a WeWee di correggermi se ho sbagliato
ah, questa non la sapevo ancora... ci sarebbe una funzione a feedback negativo tipo la miostatina e la leptina quindi?
RispondiElimina(o dimmi il testo, che me lo vo' a cercare...)
Quindi la neoplasia primaria produce degli inibitori nei confronti delle metastasi secondarie.
RispondiEliminaMolto interessante!
Si lavora anche in questa direzione, immagino.
non ricordo se è una cosa che ho sentito a lezione o letto sul testo... comunque il libro è il Majno, cellule, tessuti e malattia (oppure il Lowe, patologia, ma mi sento di escluderlo perché l'ho usato davvero poco).
RispondiEliminaSe non sbaglio c'entra l'angiogenesi: il tumore primario la stimola per se e la inibisce lontano, quindi le metastasi sono ferme. Una volta tolta l'inibizione comincia la vascolarizzazione e le metastasi crscono
ho trovato un link
RispondiEliminaIn particolare questo passo:
Neovascularization of a primary tumor increases the possibility that cancer cells will enter the blood stream and spread to other organs and is also necessary for the growth of metastases in distant organs (130). Most of the micrometastases have a high death rate and are not vascularized until they switch to the angiogenic phenotype (75). Mice experiments have shown that for certain tumors, like Lewis lung carcinoma (LLC), this switch is dependent on the removal of the primary tumor, which releases an angiogenesis inhibitor: angiostatin (175). However, this is not a general rule, as metastases of B16 melanoma are not affected by removal of the primary tumor. In this case, the switch to the angiogenic phenotype does not depend on a decrease in endogenous circulating inhibitors, but on an intrinsic program in the metastatic cells (75).
Tutto giusto Giuliano.
RispondiEliminaLa neoangiogenesi infatti è una delle vie di ricerca più recenti nella lotta al cancro...
;)
Neanche io avevo mai sentito della possibilità che il tumore primitivo inibisse la crescita delle metastasi, quindi grazie a Giuliano, è sempre utile imparare!
RispondiEliminaComunque, che io sappia il Lewis lung carcinoma è un tumore sperimentale indotto nel topo sbaglio? non c'è il corrispettivo umano o no?
E' comunque possibile che alcuni tumori umani si comportino in modo simile, suppongo. La ricerca sui fattori promuoventi e inibenti l'angiogenesi ci darà probabilmente la risposta, in un futuro, speriamo prossimo!!!
Già che ci siamo ne approfitto nuovamente.
RispondiEliminaA che punto è la ricerca sui fattori inibenti l'angiogenesi nei tessuti neoplastici?
Qualche anno fa ricordo che la novità destò scalpore, dando l'impressione che potesse risultare la via definitiva per la cura delle forme tumorali, ma mi sembra di ricordare che interferire coi meccanismi di angiogenesi si sia poi dimostrato un po' più complesso di quanto sembrava in prima battuta.
Ci sono novità significative?
come ogni news, all'inizio è accolta come panacea di tutti i mali ;)
RispondiEliminala neoangiogenesi tumorale è supportata dall'incremento di vari fattori pro-vascolarizzazione (uno su tutti, VEGF), e dalla soppressione di fattori anti-vascolarizzazione (angiostatina).
per ora si è lavorato soprattutto sull'inibizione di VEGF: questo ha ampio successo iniziale, ma spesso il tumore sviluppa resistenza producendo altri fattori pro.
Altro: i vasi esistono in una configurazione "matura" e una "immatura". Senza addentrarci, i vasi tumorali sono per la maggior parte immaturi. Bloccando VEGF, gli immaturi muoiono, i maturi no.
Si assiste quindi spesso a una rapida regressione (talmente rapida da dare aree necrotiche, che possono portare a perforazioni), seguita quindi da una ricrescita resistente perchè di vasi maturi.
Altri dati: bloccando VEGF si ha una finestra temporale limitata in cui i chemioterapici e gil altri farmaci riescono a essere più penetranti; a seguire, con la degenerazione dei vasi, si ha invece una diminuizione dell'efficacia. E' una lama a doppio taglio quindi.
Ultima nota, in topi in cui si sia usata terapia antiangiogenica in modo reiterato (mi pare che utilizzassero angiostatina però, non anti-VEGF), s'è visto che dopo 3-4 cicli il tumore, sebbene vivo, non ricominciava più a crescere (dormienza tumorale). Chissà che non si riesca a indurla anche nell'uomo..
Per tornare un momento al caso esaminato, sembra abbastanza evidente dove sta l'errore, sempre che di errore si tatti anche se la malafede va provata e non presupposta.
RispondiEliminaMi chedo da profano se la tac, o il referto finale della tac, da informazioni sulle dimensioni tridimensionali del tumore e se viene sempre fatta, a fette sì, ma per tutta la lunghezza dell' organo interessato.
In tal caso chi è in possesso di quei documenti potrebbe avere queste informazioni e si potrebbe affermare senza ombra di dubbio se Simoncini ha sbagliato nel presentare dei dati incompleti o sei i dati completi non rispecchiano la realtà di quello che è successo.
Mi chedo da profano se la tac, o il referto finale della tac, da informazioni sulle dimensioni tridimensionali del tumore e se viene sempre fatta, a fette sì, ma per tutta la lunghezza dell' organo interessato.
RispondiEliminaLa TAC può dare solo informazioni "bidimensionali", (immagina semplicemente una diapositiva) e "fotografa" le parti di corpo che interessano.
Puoi richiedere una TAC per tutto il corpo, una per un organo specifico, per una zona del corpo o per un distretto (collo, torace, addome...).
Se analizzi un organo, la TAC ti mostra quell'organo "a fette" in tutta la sua lunghezza-estensione.
"Se analizzi un organo, la TAC ti mostra quell'organo "a fette" in tutta la sua lunghezza-estensione"
RispondiEliminaQuindi la tac originale, da cui sono state tratte quelle immagini presentate da Simoncini e che tu hai "confutato", dovrebbe contenere anche le immagini "giuste", quelle allo stesso "livello", che si sarebbeo dovute confrontare per ottenere informazioni reali riguardo la guarigione o meno. Giusto?
kataclisma:
RispondiEliminaGuarda questa immagine e capirai
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/ed/CT_of_brain_of_Mikael_H%C3%A4ggstr%C3%B6m_large.png
Una TC è sempre così.
Appunto allora avevo capito bene e la risposta alla mia domanda è sì.
RispondiEliminaGrazie.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaCome annunciato posto qui la mia domanda:
RispondiEliminaGrazie della risposta riguardo il "punto di riferimento" delle tac, anche se non mi ha soddisfatto completamente. Non sono un medico, ma ho più familiarità con misure et similia che con tac e pillole, e per me dire che il riferimento è sempre lo stesso non è sufficiente. Bisogna dire qual'è e come si fa per individuarlo ogni volta, per poter valutare veramente la possibilità di errore e l'entità di tale eventuale errore. Sono certo che la "misura" di una tac è fatta con la massima precisione possibile proprio per poterla confrontare, ma nel confronto in genere si hanno a disposizione più sezioni (giusto?), quindi risalire ad un eventuale errore di posizionamento del "punto zero" non sarebbe forse impossibile e addirittura forse non necessario (sempre da profano delle tac).
Ho letto poco oltre le risposte del febbraio 2009 (in particolare di Alessia). Mi sono fermata su questo blog perché cercavo notizie su Simoncini.
RispondiEliminaVi posso dire dell'esperienza di mio padre, se può servire ad aggiungere un tassello all'ipotesi di sviluppo di metastasi non necessariamente collegato all'intervento di asportazione del tumore primario.
A mio padre è stato diagnosticato un epatocarcinoma al fegato (già cirrotico in conseguenza di epatite) e non è mai stato sottoposto a intervento, ma nel giro di un anno e mezzo o poco meno ha sviluppato metastasi polmonari. Varie e diffuse.